Skip to main content
Racconti Erotici Etero

….pantaloni….

By 31 Dicembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Se c’è una cosa che odio è provare i vestiti nei negozi. Questo rifiuto credo nasca dalle reminiscenze della mia infanzia, quando mia madre, autentica appassionata di shopping mi sequestrava ai miei giochi per interi pomeriggi a gironzolare nei vari reparti dei grandi magazzini ( ai miei tempi per fortuna i centri commerciali erano ancora lontano da venire) per poi accanirsi su di me costringendomi a provare l’intero campionario più e più volte prima di decidere il ponderato acquisto. Ancora oggi porto impressi nella mia psiche le indelebili tracce di questi sciagurati pomeriggi. Difatti, qualsiasi cosa io compri, non la provo assolutamente, confido ciecamente sulla standardizzazione delle misure e sulla professionalità e competenza delle commesse. Alle volte , quando capisco che sarebbe arduo giustificare questi miei atteggiamenti o per estorcere a qualche commerciante informazioni su misure o vestibilità mi invento che devo fare un regalo o che mi hanno chiesto di acquistare il tal capo in vece loro.
Ovviamente tutto questo ha le sue buone controindicazioni. Tipo giungere a casa e vedere che i pantaloni appena acquistati potrebbero essere indicati più per il Gabibbo che per l’asciutto girovita che la natura mi ha regalato.
Fatta questa debita premessa, voglio raccontare questa piccola avventura di cui sono stato protagonista non più di un mese fa. Avevo deciso di comprare un paio di pantaloni leggermente più di tendenza di quelli che, anche per questioni lavorative, fanno parte del mio guardaroba. Così, preso dal sacro fuoco del consumismo decido di fare una passeggiata per viale Marconi e limitrofe. Di capi carini ce ne erano, tuttavia nulla che mi soddisfacesse più di tanto. Finche, passando davanti ad una vetrina incrociai lo sguardo di una adorabile commessa intenta a ripiegare alcuni maglioni sul tavolo/bancone del negozio. Rimasi qualche secondo ad osservarla finche decisi di entrare. Come misi piede nel negozio fui accolto dalla ragazza, la quale, con un sorrisetto divertito mi chiese se poteva essermi utile. Non so come ma dalla mia bocca, del tutto involontariamente, usci un sospiro e un: ” immagino infiniti modi in cui potresti essermi utile”. Realizzai immediatamente l’inequivocabile allusione che mi era uscita dalla bocca e credo di essere arrossito vistosamente perché lei sbotto a ridere. Cercai di metterci una pezza affidandomi alla dialettica ma, a giudicare dalla sua crescente ilarità, la mia arrampicata sugli specchi non sorti nessun effetto. Ci presentammo , lei si chiamava Sara. Scambiammo due parole dove cercai di rimanere sul generico senza lasciare che il mio inconscio prendesse il sopravvento. Sara mi chiese se oltre ad immaginare scopi utilitaristici per lei mi servisse qualcosa. Gli dissi che cercavo dei pantaloni e che ne avevo visti giusto un paio in vetrina che trovavo carini. Mentre si dirigeva verso lo scaffale dove erano accatastati i pantaloni mi chiese che misura portassi. Gli dissi che solitamente portavo una taglia 48 ma alle volte persino 46. Lei mi guardo un poco sconcertata al che sollevando un poco il maglione che indossavo le dissi che avevo una vita piuttosto sottile e che ero assolutamente privo di grasso. Così rovisto ancora in cerca della taglia, la estrasse e me la passo indicandomi il camerino dove avrei dovuto provarli. Per un attimo rimasi tra l’interdetto e l’accigliato cercando di farfugliare qualcosa che giustificasse l’idiosincrasia per la prova vestiti ma subito Sara pose fine alla discussione dicendo che voleva proprio vedere come mi stavano. Posta così, e sempre con quel meraviglioso sorriso, mi rassegnai ad indossare i pantaloni. Compiuta l’opera di svestizione ed indossati i pantaloni ne osservavo allo specchio i riscontri estetici non troppo convinto. Fu a quel punto che senti la voce di Sara che facendosi più vicina mi chiedeva come stesse andando. Non feci in tempo ad articolare una risposta che la porta del campeggi si apri. “Vediamo un po” disse Sara squadrandomi da cima a fondo. Il risultato era piuttosto evidente. I pantaloni erano piuttosto larghi oltre ad essere esorbitatamente più lunghi del dovuto. “mi sa che dobbiamo ricorrere alla 46” disse lei mentre lasciava il camerino per dirigersi allo scaffale. Tornò, mi passo i pantaloni e si appoggio allo stupide della porta guardandomi di riflesso dallo specchio. Inutile dire che non mi aspettavo la sua permanenza nel camerino, tuttavia seguendo un imput istintivo comincia a togliermi i pantaloni e ad indossare gli altri mantenendo il mio sguardo sul suo. Quando ebbi finito Sara mi si fece vicino mi sistemo i pantaloni sulla vita per poi scendere ad abbozzare una sorta di orlo ripiegato per eliminare il sovrabbondante tessuto che si era ripiegato innumerevoli volte all’altezza delle mie caviglie. “allora che ne dici?” mi chiese mentre mi guardava dal basso accovacciata all’altezza del mio cazzo che stava lentamente tradendo il mio subbuglio emotivo. ” dimmi tu” le dissi. “Sicuro che vuoi saperlo” e questa volta c’era una calda luce nei suoi occhi mentre mi parlava e con i denti si morse impercettibilmente il labbro inferiore. Poi allungo entrambe le braccia verso il mio addome, afferro i pantaloni, li slaccio, li abbasso insieme ai boxer liberandomi il cazzo che intanto si era animato di vita propria. Ero piuttosto incredulo e non nascondo anche piuttosto imbarazzato. Sara lo prese dolcemente in mano accarezzandolo ed aspettando che si inturgidisse ancora, poi avvicino la bocca accogliendolo e torno con il suo sguardo sul mio. Scorreva con la bocca su tutta l’asta morbidamente, con lenta e sapiente maestria. Per me era uno spettacolo contemplare l’allegra malizia che prorompeva dal suo sguardo e vedere il mio cazzo scomparire tra le sue labbra mentre miriadi di sensazioni si sommavano al piacere di quell’inaspettato pompino. Poggiai una mano sulla sua testa, la accarezzavo, scendevo con le dita a sfiorarle le guance e scendevo ancora fino al collo e più giù sui seni che avverti liberi dal reggiseno. A quel tocco Sara lascio per un istante il mio uccello per tirarsi su il leggero golfino che indossava liberando un magnifico seno dalle piccole aureole di un delicatissimo rosa e dai capezzoli ben definiti e già vistosamente eccitati. Avventai immediatamente le mie mani su quelle rette meravigliose straziandole con crescente vigore, inebriandomi della loro consistenza e del loro calore mentre la sua bocca riprendeva l’opera con ansimante trasporto. Aveva iniziato a giocare con la lingua, picchettando e leccando sinuosa la base del glande. Modulando l’intensità dei movimento sui miei fremiti che si facevano man mano più intensi. Riportai le mani sulla testa, afferrandola pienamente e con decisione e sostituendo al suo ritmo il mio sempre più infoiato e voluttuoso. Le pompavo la bocca con un impeto che non mi conoscevo e per accrescere ulteriormente quella sensazione di piacere e possesso, mi liberai di una delle gambe dei pantaloni, mi piantai bene a terra divaricando le gambe e afferrandole i capelli alla base della nuca iniziai ad imprimere un ritmo forsennato entrando quanto più possibile. Lei mi guardava con uno sguardo misto di eccitazione e allegro stupore. In effetti anche io ero stupito di tanto eccitato ardore ma la voglia di godere appieno e in maniera totale ed assoluto di quella situazione e di Sara aveva dissipato ogni inibizione. Sara deve aver avvertito il gustoso piacere che mi dava ed eccitata da questa consapevolezza nel suo essere così pienamente e perversamente femmina afferro miei fianchi assecondando con veemenza il mio cazzo che entrava ed affondava in lei. Stavo morendo. E stavo morendo due volte uno di piacere sessuale, della carne e l’altro dei sensi a guardarla, a sentirla, a toccarla ed a possederla ed usarla. Sentivo il fremito del mio corpo irrigidirlo e con un ultimo affondo tenendola serrata al bacino con le mani esplosi il mio orgasmo nella sua bocca. Avverti quattro cinque fiotti inondarla la bocca mentre una violenta scarica correva lungo la mia schiena deflagrando nel mio cervello. Delirio puro!
Rimasi ancora alcuni istanti in lei dissipando gli ultimi sussultii muovendomi piano, quando riaprii gli occhi Sara mi apparve in tutto il suo splendore, con il suo sguardo sorridente che si beava del mio volto estasiato. Con la sua espressione genuina e fresca che tracimava dai suoi occhi coinvolgendo tutto ciò che incontrava. Rideva, rideva di vita e nel suo sorriso qualsiasi atto perdeva le sue dimensioni meccanicistiche per assurgere ad una sacralità della carne. Tornai in me e nel mio goffo essere imbarazzato. Me che importava. Parlammo un poco. Di quel che era accaduto e delle incredibili emozioni che mi aveva regalato e lei rideva. In effetti parlai solo io lei rideva solo, finche entrò un altro cliente e l’incanto si spense. “Bhe”, mi disse lei, ” i pantaloni?”. “Oh, ci devo pensare” dissi….. “Qualcosa non mi ha convinto!!!” “allora lei rise e aggiunse “dovrebbero arrivare i modelli invernali inizio settimana prossima!!!”. “allora ritorno magari trovo qualcosa di bello!!!” “certo, certo…. Ti aspetto!”
Tornai la settimana seguente…..ma questa è un’altra storia….

Codename_prometheus@live.it

Leave a Reply