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Racconti Erotici Etero

Patrizia.

By 8 Giugno 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

A ventisei anni si è giovani e non si pensa a quello che si fa. Una sera vado ad una piccola festicciola di compleanno. Un vecchio amico festeggia gli anni in un locale fuori paese. Vado in compagnia dei soliti ragazzi con cui esco la sera, timoroso di incombere nell’ennesima festa noiosa. Alla mia ragazza manco l’ho chiesto, non avendo il ‘più uno’. La invidio, si risparmia ogni sorta di supplizio.
Arriviamo al locale e già son tutti fuori. L’aria di settembre è calda, l’autunno considerevolmente lontano. Le ragazze indossano corti vestitini e scoprono le gambe. Forse ho fatto bene a venire, penso. Le ragazze son poche ma buone, e tra queste c’è Patrizia, vecchia fiamma di qualche anno addietro. Manco l’avevo più vista da quand’era partita per Milano.
I miei amici corrono allupati verso di loro mentre io gli sto dietro. Corro dal festeggiato e gli faccio i miei auguri, poi raggiungo i ragazzi che da come si comportano sembra non vedano una figa da cinquant’anni. Io con la mia ragazza ci scopo, ma non come vorrei. E la solita capatina qua e là non mi basta.
Dopo qualche minuto iniziano ad arrivare a tavola le prime portate. Ci troviamo sotto un bel gazebo, abbastanza grande per coprire noi, uno spazio per ballare e l’attrezzatura del dj. Quand’arriva il vino mi si illuminano gli occhi. Due bicchieri riesco a sopportarli, la macchina posso portarla. Me ne faccio uno e ne verso un altro a Patrizia, che stasera sembra tanto intenzionata ad accompagnarmi. Appena mi ha visto mi ha guardato con fare strano e tutto questo mi ha terribilmente attizzato. Me ne frego della ragazza, stasera bisogna divertirsi.
Mettono su qualche canzone da karaoke e si inizia a cantare. Poi il dj imposta le hit del momento e scendiamo in pista. I primi due bicchieri mi fanno stare brilletto, ma Patrizia di bicchieri ne ha bevuti tre e si vede che non regge l’alcool. Ce la spassiamo un attimo con gli altri, la abbraccio forte e le accarezzo la pancia e il seno mentre lei strofina il culo sul mio cazzo già quasi duro. Poi le dico di spostarci, che sarebbe bello andare in un posto riparato, e lei mi segue senza dire nulla. La faccio salire in macchina e nessuno se ne accorge, troppo impegnati a gironzolare tra le donne i miei amici. La porto in un posticino vicino dove qualche volta ho portato la mia ragazza. Ci fermiamo, ci guardiamo, senza dirci nulla lei mi salta addosso e io inizio a spogliarla, come se quella sera fosse già stata decisa da un appuntamento prestabilito. Abbasso lo schienale del suo sedile quando lei ha perso già la maglietta scollata. Il seno, che goduria. Non riesce a trattenersi dall’uscire fuori dal reggiseno. Patrizia continua a strusciarsi, mi toglie la maglia, io le sbottono i jeans e glieli sfilo e lei fa lo stesso. Poi le apro le gambe e le strofino con le dita la fica, già tutta bagnata. Inizia a contorcersi, le piace, poi cerca di prendere il mio cazzo lasciandolo nelle mutande, gli strofina la mano, lo accarezza. D’un tratto le sfilo le mutandine dopo averle fatto chiudere le gambe e la faccio mettere sopra. Lei si china, mi sfila le mutande e inizia a fare su e giù con la cappella, prima dolcemente, poi sempre più veloce. Inizia a baciarlo, lo mette interamente in bocca e poi lo ricaccia fuori per continuare a baciarlo. Non ci vedo più, sarà l’alcool, sarà Patrizia, ma porca miseria, è stupendo. La faccio smettere, la prendo, indosso il cappuccio e lascio che si posizioni per penetrarla subito, di colpo, tutto dentro. Le sfilo il reggiseno e il seno florido e sostanzioso le ricade giù, traballa, mentre va su e giù col culo e io le afferro i glutei e le comando il movimento. Dopo qualche minuto la faccio scendere, la faccio girare e la metto di spalle. La penetro con forza, le stringo i seni, l’alcool si fa sentire, sto per venire e lei ansima tremendamente, non riesco a fermarmi, le stringo sempre di più i seni, poi la faccio girare ancora e la penetro sul davanti, stringendole ancora i seni da cui non riesco a staccarmi. Poi veniamo, entrambi, e lei mi stringe forte, quasi a farmi male. Mi tolgo il cappuccio, ci rivestiamo e senza dirci nulla torniamo alla festa. Sorridendo, ed è ciò che più conta.

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