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Racconti Erotici Etero

PattyBlue40 – la mia storia – cap. 3

By 29 Settembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

PattyBlue40 > la mia storia 3′ capitolo ‘ alcuni flash della mia vita

Io sono molto mattiniera. Abitudine questa che mi trascino da quando ero ragazzina e, come tutte le cattive abitudini, difficile da sradicare. E, se una volta un po’ mi pesava far trascorrere questo ‘tempo morto’, da quando lavoro e mi sono sposata ed ho avuto i figli, quelli del mattino presto restano gli unici momenti totalmente miei; esclusivi; senza alcuna interferenza esterna.
Intorno alle 7,00 di solito mi faccio una doccia. Poi, ancora in accappatoio, preparo la colazione per tutti e quindi dò la sveglia al resto della ‘truppa’.
Ovviamente essendo in 4 e disponendo solo di 2 bagni, sono questi i momenti di massimo casino!
[prima che nascessero i gemelli e sino a quando erano piccoli, mi divertiva moltissimo sfruttare la sua fisiologica erezione mattutina per svegliare mio marito: via il lenzuolo e, inginocchiata o accosciata al lato del letto ‘ o anche sdraiata sul letto, quasi di traverso ‘ carezzarglielo leggermente e poi lasciarmelo scivolare tra le labbra. Chiaro che lui si svegliava immediatamente’ mugugnava di piacere, si assestava nella posizione migliore’ ma raramente io portavo a compimento la mia opera! Proprio nel momento in cui lo sentivo irrigidirsi, gonfiarsi, vibrare contro il mio palato’ mi interrompevo e, ridendo, mi allontanavo dicendogli di sbrigarsi, che era tardi’ eccetera. Molto spesso completavo l’opera poi, in cucina, mentre lui seduto al tavolo sorbiva il suo caffellatte con fetta tostata ed imburrata e cosparsa di marmellata ‘ rigorosamente fatta in casa, con le mie manine d’oro ‘ io, accosciata tra le sue gambe, facevo colazione con lui, ‘di lui’. Ma altrettanto spesso interrompevo nuovamente il pompino sul più bello, quasi al culmine’ lui naturalmente si incazzava; io me la ridevo. Mi piaceva restare con quella sensazione di non completa soddisfazione, di sottile tensione, di attesa, di latente eccitamento’ il che caricava entrambi sino al suo rientro’ sino alla sera quando davamo poi libero sfogo ai desideri maturati nell’arco della giornata.
Abitudine persa, questa! Certo i ragazzi che crescono, i miei impegni di lavoro che diventano più precisi e scanditi, gli impegni di lavoro di mio marito, le preoccupazioni sempre maggiori’ e mettiamoci anche un po’ di pigrizia, molta stanchezza’ e, non ultimo, il fatto che comunque fosse diventata una ‘abitudine’; quasi un dovere che alla fine non dava più grande soddisfazione a nessuno dei due.
Finita per esaurimento!
Colpa sua, come colpa mia’ per carità!
Per inciso: in questi ultimi giorni d’estate (primi giorni di settembre), sfruttando la maggiore libertà concessaci (vuoi per l’irregolarità iniziale del mio lavoro che per l’assenza dei ragazzi, ancora al mare’ beati loro!), un paio di mattine abbiamo rinverdito la ‘tradizione del pompino mattutino” il piacere dei ricordi e la leggera stilettata dei rimpianti’ ma per me anche angosciante per altri motivi (&egrave necessario che li spieghi?): mio marito insisteva, io lo avrei volentieri evitato!
Usciti di casa figli e marito (ha lui l’onere di accompagnarli a scuola al mattino), sistemando alla meglio il casino a casa, mi vesto e mi reco a scuola. Mattinata impegnata nel lavoro e, a seconda dell’orario svolto, se torno in tempo preparo io il pranzo, altrimenti i ragazzi provvedono ad apparecchiare, mettere l’acqua sul fuoco’ insomma in modo che quando io arrivo si possa pranzare con una certa sollecitudine. Di solito non pranziamo mai prima delle 14,00 ‘ 14,30.
Primo pomeriggio: rapido riposino (almeno per me’ spesso senza dormire, ma in relax leggendo un libro).
Il pomeriggio, se libero da impegni scolastici extra, lo dedico a seguire i ragazzi nei loro compiti, a rimettere un po’ a posto la casa, molto spesso esco per compere e spese; talvolta svolgo anche un po’ di lavoro scolastico arretrato.
La sera: cena verso le 21,00 (preparata con l’aiuto dei ragazzi e di mio marito). Quindi ‘libera uscita’ fino alle 23,00, ora in cui, inderogabilmente, i ragazzi vanno a letto. E da quel momento in poi mio marito ed io abbiamo finalmente un po’ di tempo tutto per noi (ultimamente però sfruttato sempre peggio) se ci regge la forza e la voglia! Poi, anche noi a letto’ prima di addormentarmi una mezz’oretta di lettura.
Ecco: questo &egrave lo standard’ sul quale, naturalmente, si innestano tutte le variazioni possibili a seconda delle contingenze occasionali.
[un andamento ormai ben codificato ed al quale mi &egrave stato facile assuefarmi’ in fondo &egrave sempre stato quanto davvero mi aspettavo dalla vita] Ed &egrave in questo andamento, forse un po’ lento e pacato, ma fino a qualche tempo fa pienamente soddisfacente, che d’improvviso (ed assolutamente non voluto) irrompe Enrico, facendo saltare quegli equilibri così faticosamente costruiti.
Mi rendo conto che in questo periodo ‘ dall’inizio della mia storia con lui ‘ m i capita sempre più spesso di sentirmi un po’ più nervosa del solito, più insofferente, pronta a scattare per un nonnulla. Succede quasi sempre quando ho un appuntamento con Enrico e sono costretta a trovare scuse, dire bugie, raccontare chiacchiere (cosa che, tra l’altro, non sono mai stata capace di fare molto bene!).
Così una sera rientro a casa dopo un pomeriggio di fuoco nel letto di Enrico e (‘o sono io in ritardo oppure mio marito &egrave rientrato in anticipo) lui &egrave lì, a casa, che sta preparando la cena assieme ai ragazzi, quando lo vedo venirmi incontro, sorridente, avverto come una scossa, un doloroso brivido che mi attraversa tutta. In questi quasi 15 anni di matrimonio, non abbiamo mai (dico proprio mai!) mancato di salutarci, uscendo di casa o rientrando, con un bacio sulle labbra. E perché allora stasera non dovremmo farlo?
Perché io ho ancora in bocca la sensazione del cazzo di Enrico e sulla lingua il sapore del suo piacere che mi ha scaricato in bocca almeno un paio di volte. Cerco di dribblare mio marito, ma lui mi afferra per un polso e mi attira a sé. Mi stringe forte per baciarmi’ ho il cuore che batte all’impazzata, la salivazione azzerata e le gambe che mi tremano.
Miodio fai che non senta’ che non si accorga’
Inoltre quel coglione di Enrico, mentre mi rivestivo, ha preteso di conservare le mie mutandine a riprova e ricordo di questo indimenticabile pomeriggio; per cui sono senza. Sua ulteriore assurda pretesa: non lavarmi prima di andar via’
Tanto ‘ mi dice sornione ‘ appena arrivi a casa tua ti farai una doccia’
E allora perché non potrei lavarmi qui’?
Perché’ perché mi fa impazzire l’idea che te ne vada in giro sporca e piena di me’ della mia passione’
Che idea del cazzo! ‘ rido io, divertita.
Ma allora perché quell’idea del cazzo mi sembra così trasgressiva e stravagante ed eccitante?
Ho ancora, tra le cosce, tracce incrostate ed essiccate dello sperma di Enrico’ e se mio marito’ oddio no, ti prego: no!!!
Respingo bruscamente mio marito, forse addirittura con una certa violenza (il che evidentemente lo coglie di sorpresa) e fuggo in bagno, borbottando con voce rotta: ‘smettila Ale’ ci sono i ragazzi!’
In bagno, chiusa a chiave la porta, abbassato il coperchio del water, mi ci siedo sopra e scoppio a piangere. Mi copro il volto con le mani e cerco di soffocare i singhiozzi (ho paura che mio marito sia dietro la porta chiusa).
‘ma che cazzo hai da piangere, stronza? Ti ci sei ficcata tu, in questa situazione del cazzo!
‘si, si, lo so! Ma non la reggo questa maledetta pressione! Non voglio gettare alle ortiche tutto quello di buono che sono riuscita s costruire sino ad oggi.
‘e allora la soluzione &egrave una sola: troncare questa assurda e stupida storia con Enrico!
…si! chiuso, finito! Adesso basta, davvero!
E mentre penso tutto questo, mi spoglio e mi infilo sotto la doccia per cancellare le tracce del mio tradimento’ per cancellarle non solo dal mio corpo, ma anche dalla mente a dal cuore.
Ho preso una decisione!
Ed io mi conosco: quando decido qualcosa, non c’&egrave nulla che possa fermarmi prima che l’abbia portata a compimento fino alle estreme conseguenze.
Esco dal bagno, in camera da letto mi rivesto e vado in cucina.
Fortunatamente lungo questo tragitto non incontro Alessandro. Lui &egrave in cucina con i gemelli: hanno apparecchiato la tavola e finito di preparare le cena.
Diosanto che immagine stupenda: mio marito (l’uomo che amo e col quale ho deciso di dividere tutto il resto della mia vita, nel bene e nel male) ed i miei figli (luce splendente dei miei occhi e per i quali sono disposta a tutto, anche a sacrificare la mia stessa vita)’ sono lì che condividono questa felicità comune di stare insieme: ridere, scherzare, sfottersi, giocare,,,
Dio che stronza sono stata! Ma tranquillo, amore mio: ho decciso di porre rimedio a questa mia assurda follia!
Cerco il suo sguardo per trasmettergli rassicuranti messaggi d’amore’ ma non lo trovo.
Ceniamo in silenzio e meno male che i gemelli col loro inarrestabile chiacchierio riempiono i vuoti che si stanno allargando tra noi.
Quella notte, a letto, ci siamo augurati serenamente la ‘buonanotte’, ma nessuno dei due ha avuto il coraggio di avvicinarsi all’altro’ forse per paura di un rifiuto.
Trascorrono 2 giorni prima che riesca ad incontrare Enrico per metterlo al corrente della mia ferma decisione. Solo questo: dirgli che &egrave finita, che non ci vedremo mai pià! E poi via, finalmente libera, tornerò alla mia vita di sempre
In culo non lo avevo mai preso, fino al mio incontro con Enrico (ed anche con lui, non lo abbiamo fatto subito). Ovviamente: soprattutto per il timore del dolore fisico. Chi ha provato il parto capisce benissimo quale sia il dolore di una dilatazione che va aldilà del normale. Però molto dipende anche sempre dalla componente psicologica.
La mia educazione borghese/cattolica ha sempre rappresentato la sodomia come un atto innaturale e di assoluta depravazione… insomma sono di quegli atti che pur desideri fare, ma che certo non puoi imporre a tua moglie, alla madre dei tuoi figli, alla donna che rispetti. E siccome il mio rapporto con Alessandro &egrave sempre stato impostato sul profondo reciproco rispetto: io non volevo farlo, lui non ha mai voluto impormi di farlo!
Con Enrico invece &egrave stato diverso: molto più diretto, molto più deciso, molto più fermo… incurante delle mie deboli proteste, delle mie paure (fisiche o psicologiche che fossero)… ha spinto con forza, ha forzato, ha dilatato… e mi &egrave entrato nel culo.
La prima volta, &egrave stato particolarmente doloroso… molto doloroso nella fase di penetrazione. Avevo netta la sensazione della ‘profanazione’; la punta che premeva lì dove non avrebbe dovuto; il dolore di sentirmi dilatata, aperta lentamente, forzata. Era fuori: spingeva, mi faceva maledettamente male; lo imploravo di smettere; gli dicevo che non era possibile… che non volevo… e poi, un attimo dopo era dentro! La grossa punta di quel cazzo mi era penetrata nel culo… e forse una sensazione di soddisfazione, di ‘ecco, finalmente’!, un attenuarsi del precedente dolore.
In culo lo senti il cazzo, lo percepisci diversamente da come ti riempia la fica. Ogni volta che Enrico mi entra nel culo (ed orami succede quasi ogni volta che ci incontriamo… addirittura talvolta sono io stessa a dirigerlo lì, provando posizione nuove e diverse) io ne sento il progressivo procedere, centimetro dopo centimetro; &egrave quasi una fusione… una aderenza perfetta… che, nonostante il bruciore (sempre presente) ti fa sentire davvero ‘piena’, ‘colma’; un tutt’uno con l’invadenza di quel cazzo.
Non so se sia solo una circostanza fortuita che succede a noi oppure se accada sempre ed a tutti così: quando Enrico mi esplode dentro (lui spingendo con forza in avanti il suo inguine, io spingendo indietro con forza il mio bacino… &egrave il momento in cui davvero voglio sentirlo tutto dentro), inondando i miei visceri del suo denso e bruciante e filante piacere… beh anche io vengo, di solito con un orgasmo altrettanto abbondante, altrettanto squassante, altrettanto travolgente.
Ecco, &egrave così che &egrave finita quel giorno che sono andata da lui per comunicargli la mia ferma intenzione di chiudere il nostro rapporto.
Dicendomi, incazzato, che lui non era un pupazzo, un giocattolo o un gingillo che io potessi prendere o lasciare a mio piacimento. mi ha sbattuta con violenza sul letto, a pancia sotto. Tenendomi immobilizzata col peso del suo corpo e senza nemmeno spogliarmi, strappandomi con rabbia violenta le mutandine, senza preliminari o preparazione di alcun tipo, mi ha inculata. Come ho detto, non &egrave la prima volta che succede, ma mai con questa violenza, brutalità, desiderio di farmi male.
Un altissimo grido di dolore! Mi fa male, mi brucia, sotto le sue ampie e profonde spinte. Incurante delle mie proteste, delle mie grida e del mio agitarmi. Piango, ma non per il dolore o per la forte sensazione di quel cazzo’
‘piango perché avevo deciso che’ e invece|
La sua azione non dura molto: dopo una spinta ancora più poderosa delle altre, completamente affondato dentro di me, viene. Tremando, vibrando’ e mi spinge in un buio tunnel al termine del quale scoppia il mio orgasmo: dirompente, travolgente. Talmente intenso e copioso da bagnare il letto come la pipì di un bambino.
Ho dovuto cambiargli le lenzuola, a quel letto. Tre ore dopo, prima di andar via!

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