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Pelle e seta

By 21 Giugno 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

In ritardo, forse lo faceva apposta, mi infastidisce aspettare, ma era arrivata, il suono del citofono l’annunciava, non chiesi niente, sapevo chi era , l’aspettavo, le uniche parole che pronunciai furono ‘terzo piano, troverai aperto’. Entrò nel moderno e lussuoso appartamento guardandosi in giro, io ero li in piedi in fondo al corridoio fissandola negli occhi, quando se ne accorse abbassò lo sguardo e fece per parlare ma la fermai ‘zitta, non dire niente, sei in ritardo e sai che meriti una punizione’, venne verso di me, le indicai il salotto e mi sedetti sul divano, lei era li davanti, senza guardarmi, in attesa. La osservai per bene, nel suo tailleur da ufficio, scarpe con il tacco, elegante’. ‘spogliati’, fu allora che alzò lo sguardo come per interrogarmi, ma cominciò togliendosi la giacca, fu la volta delle scarpe ma la fermai subito ‘no, quelle le tieni’, proseguì sempre più curiosa, era la volta della gonna e poi della camicetta, rimase in intimo, era estate e non portava calze ‘cosa aspetti, non mi sembra di averti detto di fermarti’. Era titubante, ma slacciò il reggiseno e poi fu la volta delle mutandine, non aveva timore, si fidava di me, forse erano le mie intenzioni ad intimorirla. Era stata dall’estetista, l’avevo chiesto io e mi faceva piacere che avesse eseguito, era tutta liscia e fresca, una bella quarantenne, l’osservai bene, dalla punta dei piedi salendo, il suo pube, il suo ventre, i seni’il collo e il suo viso, un insieme armonioso e piacevole. Distolse lo sguardo quando arrivai ai suoi occhi, la tentazione era di alzarmi e baciarla, ma non eravamo li per quello. ‘Inginocchiati’, eseguì senza fiatare, i suoi capezzoli turgidi tradivano la sua voglia, le porsi una striscia di seta nera, ancora una volta il suo sguardo incrociò il mio ‘bendati’. Era titubante ma io ero fermo sulla mia posizione, la guardavo e facevo in modo di non tradire le mie emozioni, ancora una volta obbedì, mi assicurai che l’avesse fato per bene e passai la mano tra i suoi capelli, sfiorai il suo collo con le dita, le spalle, scesi a disegnare cerchi intorno ai capezzoli per poi tornare sui suoi capelli raccolti in una coda, mi alzai e mi misi dietro di lei, presi le sue braccia portandole dietro la schiena e con una tecnica shibari, l’antica arte giapponese della legatura, unii tra di loro gli avambracci con eleganti disegni di corda rossa intrecciata, mi misi davanti a lei e mi spogliai, in quella posizione non poteva muoversi molto, ero in piedi davanti a lei quando presi la coda dei suoi capelli facendole reclinare il capo all’indietro, la sua bocca si aprì e io lo infilai direttamente in gola. Cominciò un avanti e indietro lento e profondo, prolungato, sentivo i suoi gemiti quando affondavo ma sapevo quando fermarmi, non era ancora il momento di venire e mi fermai. ‘Vieni con me’,le dissi rimettendomi dietro e aiutandola ad alzarsi, la condussi ad un tavolo in vetro lungo e stretto, perfetto per la mia idea di quel pomeriggio , tenendola per un braccio e per la coda dei capelli. Quando il suo ventre si appoggiò al freddo vetro trasalì e la spinsi in avanti, facendola ritrovare con i piedi a terra e il corpo, i seni, schiacciati sulla fredda superficie. Non diceva niente,solo il suo respiro tradiva le sue emozioni, subiva tutto questo, si fidava e lasciava fare. ‘Non muoverti’, mi allontanai per prendere altre corde di seta rossa che avevo minuziosamente cercato proprio per questi giochi, legai le sue caviglie alle gambe del tavolo, in modo da tener le sue gambe più allargate possibile, così legata le era impossibile muoversi, ansimava e ad un certo punto dalla sua bocca uscirono alcune parole, sussurrate ‘fammi godere’.per favore”. Non le risposi, non dissi proprio nulla, ero seduto dietro di lei su di una sedia e mi godevo lo spettacolo, alzandomi poco dopo e rispondendo che non era ancora il momento. Avevo fatto degli acquisti oltre alle corde, alcuni plug anali di cui uno con la coda, mi piaceva molto, e del gel lubrificante con il quale cosparsi proprio il plug con la coda, mi avvicinai al suo culetto e lo puntai direttamente sul suo stretto buco, non che non fosse mai stato violato, ma lo puntai e con l’altra mano cominciai a solleticare il suo sesso, il suo clitoride, aspettavo che si rilassasse e quando mi accorsi che stava cedendo, che le sue gambe cominciavano a lasciarsi andare assieme a tutto il corpo lo spinsi forte, tutto dentro facendola urlare, più per sorpresa forse, ma ormai era tutto dentro, la visione di tutto questo era meravigliosamente erotica, Il suo respiro era affannato, l’attesa la faceva fremere, era il momento di iniziare a darci dentro. Feci il giro del tavolo arrivandole davanti e senza darle il tempo di pensare la tirai per la coda e nuovamente lo infilai direttamente nella sua bocca iniziando a scoparla con foga, velocemente, a tratti quando uscivo la sentivo inspirare profondamente ma non le davo tregua, arrivavo fin dentro la sua gola, tentava di dire qualcosa ma così legata e costretta non poteva muoversi molto. Così come avevo iniziato mi fermai, rivoli di saliva le uscivano dalla bocca e respirò finalmente a pieni polmoni. Volevo tutto e tornai dietro di lei togliendo il plug e penetrandola da dietro, questa volta non ansimava più per fatica, stava godendo, anche se le avevo preso il suo culetto, quando uscii dopo un tempo indefinito, stupendomi per la mia resistenza, sospirò quasi sentendone la mancanza, dopodiché infilai direttamente il plug, senza aspettare troppo. ‘ti prego fammi godere adesso’nonce la faccio più”, ma i miei intenti erano altri, cominciai a colpirla in mezzo alle gambe con un frustino di cuoio, piano piano, raggiungendo il clitoride e aumentando i colpi, la frequenza e la forza, gemeva e sussultava ad ogni colpo, ma non usciva una parola dalla sua bocca se non gemiti e sospiri. I miei colpi erano mirati a sensibilizzare il suo clitoride e quando decisi che era abbastanza mi fermai lasciandola abbandonata sul tavolo. Subito la mia lingua si impossessò di lei, leccate profonde e decise, portandola al limite del godimento, con un dito la stavo penetrando e mi fermai appena un attimo prima del suo orgasmo. ‘noooo, fammi godere, ti prego’.non smettere’. Le mie dita percorrevano la sua pelle, dalle gambe al collo, passando per i seni schiacciati sul tavolo in vetro, ma durò poco, la penetrai con tutte le mie forze e comincia finalmente a scoparla come si deve, la pausa aveva fatto un buon effetto anche su di me, ‘oooh si, finalmente” era un sussurro ma era quello che aspettava, le mie mani aggrappate ai suoi fianchi, era talmente bagnata che quasi non la sentivo’.Il plug ancora infilato nel suo culetto rendeva più stretta la sua fighetta depilata aumentando sia per me che per lei il piacere. Il suo orgasmo arrivò in fretta con un urlo liberatorio, lasciandola esausta e ancora legata sul tavolo mentre io continuavo senza sosta, avevo preparato quel momento e volevo godere anche io, il ritmo aumentò fino al limite e finalmente la riempii di tutto me stesso, fermandomi poco dopo rimanendo in lei’.Mi abbassai per darle un bacio sul collo, uscii e mi sedetti per riprendere fiato. Lei era li, esausta e legata, il mio seme che colava tra le cosce e il plug nel suo culetto, le candele rosse sul tavolo avevano creato l’atmosfera nell’appartamento semibuio, i rumori della vita esterna arrivavano ovattati, eravamo chiusi nella nostra bolla , quando si calmò la sbendai, slegandole poi le caviglie e l’intricato gioco di corde che le tenevano le braccia dietro la schiena, l’aiutai a rialzarsi e le indicai un bagno, riprese i suo i vestiti e la sua borsa e sparì dietro la porta, con quella sensuale coda che le spuntava dal sederino, sentii l’acqua scorrere nella doccia. Mi ripulii nel secondo bagno e mi rivestii, dovevo sistemare l’appartamento. Quando uscì era in jeans e camicia, scarpe senza tacco e un filo di trucco, ma sempre bellissima’i nostri occhi si incrociarono ancora una volta, brillavano di una luce nuova, nessuno parlò per un attimo e poi purtroppo dovetti rompere il momento prendendo le chiavi e uscendo. Una volta in ascensore dissi solo ‘siamo in ritardo, devo riconsegnare le chiavi’, uscimmo dal portone e le diedi un leggero bacio sulle labbra, ‘corro a prendere i bambini, ti aspetto a casa” mi rispose. Poco dopo, immerso nel traffico, mi arrivò un suo messaggio ‘la prossima volta cosa inventerai?, un sorriso comparve sulla mia bocca, accelerai per tornare a casa da lei il prima possibile.

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