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Percezioni impareggiabili

By 27 Gennaio 2023No Comments

Da bambino sono stato senza dubbio un giovane alquanto cauto, schivo e timido, nonostante i miei compagni di classe sia alle scuole elementari che nelle scuole medie, m’incoraggiassero spronandomi ed esortandomi al meglio, cercando di coinvolgermi e tentando di trascinarmi, appena nella loro cerchia conoscevano e s’affacciavano nuove ragazze. Tale approccio, quell’accostamento in effetti insolito, in quell’epoca era per me piuttosto difficoltoso e per lo più instabile, direi alquanto arduo e problematico, essendo io stesso d’indole un individuo abbastanza introverso, pensoso e taciturno, in quanto non m’aprivo agevolmente né m’attivavo facilmente con l’altro sesso. Rievoco con estremo piacere e rammento con grande interesse, quella volta che mi capitò una deliziosa vicissitudine, poiché suppongo che quell’insperata peripezia ebbe su di me successivamente il corretto e risolutivo approccio, in quanto ipotizzo che quella sperimentazione abbia in conclusione avuto per me un’influenza decisamente trionfale e considerevole, per quanto concerne il mio individuale e confidenziale piacere nel farsi guardare.

A quei tempi, a ben vedere, come menzionavo poc’anzi, ero ancora un principiante inesperto, un debuttante maldestro, sosterrei un candido novellino, ma con le smaniose pulsioni e gl’istinti impazienti da adulto indosso sennonché ben convinti e radicati. In quel periodo avevo suppergiù diciassette anni d’età ed ero al mare dai miei zii, nei bagni privati dove sono sempre andato con i miei genitori, e quel mattino ero disteso sopra lo sdraio, intanto che sfogliavo delle riviste e dei giornali sportivi. In realtà, lo spassionato e basilare proposito, era quello d’esplorare e di squadrare con vero piacere le ragazze indiscutibilmente più grandi di me, che ostentavano i primi monokini (costumi da bagno femminili composti solamente della parte inferiore del bikini), in quanto da noi qua in Italia eravamo assai indietro rispetto alla Germania e alle nazioni del nord Europa, poiché quest’aspetto l’ho riscontrato individuandolo in ultimo unicamente negli anni successivi.

Sto parlando, nel concreto, del periodo della storia della tolleranza del topless, giacché la stessa comincia dall’inizio degli anni ’70, quando iniziò a diffondersi sulle nostre spiagge, anche se la piena legittimazione e il globale riconoscimento dei seni al vento in spiaggia, arrivò soltanto dopo una sentenza della Cassazione, che facendo una distinzione fra il topless e il nudismo, legalizzò di fatto il primo, concludendo favorevolmente per le amanti di tale libertà, ahimè una battaglia giudiziaria quasi trentennale. Se oggi l’Italia al pari delle nazioni europee del Mediterraneo, quali Francia, Spagna e Grecia è ormai considerata una delle patrie del monokini, nel resto del mondo non sempre tale comportamento è stato ritenuto legittimo, perché penalmente reputato rilevante.

Io in realtà, in quella circostanza, per poter ispezionare adocchiando libidinosamente quatto quatto e in pace, quelle deliziose tette esposte al vento delle mie vicine d’ombrellone, avevo indossato astutamente e strategicamente gli occhiali da sole. Disteso su d’un fianco sullo sdraio e fingendo di leggere, origliando e osservando le attigue persone, non mi sono reso conto giacché questa è la pura verità, che il mio cazzo per l’erezione era fuoriuscito di lato dal costume da bagno. In effetti, quel costume era di scadente categoria e sapevo che l’elastico del costume non era più resistente come un tempo, in quanto aveva perso tutta la sua funzione, ma io non ci avevo badato un granché. Di fronte al mio sdraio, a più di tre metri di distanza, c’erano accomodate due ragazze risolutamente più grandi di me, suppergiù sui trent’anni d’età distese a pancia in giù, intanto che origliavo cogliendo dai loro discorsi il parlottare di vari argomenti.

Proseguendo nella mia lettura e simulando ingegnosamente la stessa, avevo cercato d’inquadrare i loro argomenti puntando l’orecchio su quello che stavano ribadendo, smascherando che ben presto avevano però fatto la rivelazione più rapida della mia, perché come naturale propensione ho chiuso le gambe, ma quella situazione ha generato in me una sensazione tale, che come in un incantamento e senza ben avere cognizione che cosa stessi facendo, le ho quasi immediatamente riaperte. Rammento come fosse ieri, che per un poco di tempo ambedue hanno sbirciato facendo battutine spinte e rilasciando freddure, in seguito una delle due ha detto, voltandosi, che poteva bastare comportarsi da maniache guardone nei confronti d’un ragazzo, mentre l’altra più spregiudicata e sfrenata, le ha prontamente ribattuto con una frase che non ho giammai più dimenticato:

“Io non resisto, ti dirò che non sono capace di spostare gli occhi di dosso. Mi piace il suo cazzo, davvero” – controbatteva la ragazza più graziosa e senza troppi peli sulla lingua, rivolgendosi all’altra più indolente e inoperosa.

Quella là, è stata invero l’espressione che mi ha scombussolato le viscere dissestandomi e scompigliandomi nello stesso modo la psiche e le membra, o che forse proprio in quell’insperata congiuntura si è spalancata una novizia apertura nel mondo del sesso. Stuzzicato e aizzato a dovere dalla situazione, sono rimasto statico e ben ancorato nel lasciarmi osservare, frastornato da quegli occhi, rimanendo inespressivo da quella frase e intontito da quelle sensazioni uniche e irripetibili. Avvistare e scorgere quelle iridi, posizionare a fuoco il mio cazzo, è stata una percezione indescrivibile, uno sbalordimento inenarrabile e sublime. Io tentavo ambendo di tenere il cazzo quieto sia per morigeratezza e anche per una sorta di decenza, che presentemente provavo nel farmi vedere, anche se pur essendo il cazzo schiettamente manchevole né in piena erezione pullulava, generandomi in ultimo tremolii indicibili e straordinari.

A un certo punto, probabilmente sorretto e fiancheggiato da un inavvertibile sfioramento sulla coscia, ho avvertito il mio cazzo cominciare a muoversi dall’eccitazione, e la seconda ragazza ha istantaneamente avvertito la prima senz’indugio, affibbiandole un colpetto sulla spalla, sicché ambedue sono tornate a ispezionare la situazione, esibendo ghigni di correità mescolata all’impulso e una qualche forma di divertimento, arguzie, freddure e sottigliezze poiché non potevano sapere che stessi ascoltando, e poi di nuovo da solo con la ragazza più intrigata e attenta.

Dapprincipio, più stimolato e per lo più istigato dalla loro reazione ho iniziato a trastullarmi il cazzo, muovendolo prudentemente per non originare né suscitare dubbi, in modo tale da sembrare qualcosa di naturale, ma a sufficienza per farsi notare, con lo scopo di tenere consistente la considerazione e al tempo stesso l’interesse elevato, per tenere salda quella situazione di lussuriosa e sfrenata partecipazione delle due ragazze, che tanto mi fomentava elettrizzandomi a dismisura. Progressivamente, nel tempo in cui ambedue non m’adocchiavano, me lo sono toccato sulla punta per un istante percependolo che era interamente bagnato. La faccenda m’ha galvanizzato ulteriormente, perché soltanto in quell’istante stavo comprendendo non solo che stavano esaminando il mio cazzo eretto, ma anche le piccole stille che fuoriuscivano luccicanti dalla punta.

Quella, era per loro, la prova indiscussa e inattaccabile del mio stato di totale eccitazione, e del fatto che la mia non era solamente un’erezione involontaria, di quelle che capitano quando ci si sveglia al mattino, ma una vera e fortissima eccitazione sessuale, d’un giovane sedicenne dalla vigorosa e nerboruta tensione spasmodica. Allorquando si sono girate il mio cazzo era compatto e massiccio come non mai, irrorato e lucente dall’eccitazione, interamente con il glande scoperchiato, in quanto sono stati i minuti più entusiasmanti e stuzzicanti della mia inesperta e incauta vita: le due donne, erano per l’occasione rimaste come tacitamente incontrollate e nevrotiche per quella vista, con il tono di voce che sovente scappava al controllo dell’una, e l’altra che nel contempo la zittiva, prorompendo in seguito in una sghignazzata nevrastenica ed alterata, che cercavano senza profitto di bloccare sul nascere.

Loro due che esaminavano il mio cazzo dritto, essendo convinte d’essere leggermente scellerate, pervertite e maniache, mentre ero io che in quel momento ero diventato depravato, sregolato e finanche vizioso. In quel preciso istante, mi pareva come se fossi un autentico ammaliatore, che impressione e che domina il proprio ofide, dal momento che avevo il totale controllo di due donne trentenni, giacché questa motivazione mi donava tremori e palpiti in tutto il corpo, che ancora oggi rivivo in modo fervido e vigoroso. La cosa entusiasmante e insolita, era che commentavano pacificamente ripetendo frasi del seguente tenore:

“Che cosa ne pensi? Tu dici che lui si rende conto di quello che gli succede là di sotto? Che roba. Cosa sarà, perché si è eccitato così d’improvviso? Ce l’ha duro da un bel po’. Guarda come ce l’ha tutto bagnato” – ironizzando e schernendomi, intanto che sondavano ogni vibrazione, sbeffeggiandosi divertite del mio cazzo e scandagliandolo per bene.

Io le squadravo, scrutavo famelico le loro vogliose iridi, udivo accuratamente ogni loro singolo vocabolo, contemplavo ogni loro cenno d’intesa, mi gustavo le loro risatine infervorate, in conclusione ero io che oltre ad esibirmi ero guardone fortuito delle loro emozioni, tanto quanto loro del mio corpo. Dopo è successo qualcosa che giammai mi era accaduto, e mai dopo mi è ricapitato: era duro, e io tiravo di tanto in tanto i muscoli per farlo muovere, a un certo punto ho sentito sempre più forti le contrazioni, che partivano dai muscoli dell’inguine fino al cazzo che percepivo arroventato. Le contrazioni diventavano più forti, perché a ogni ondata sentivo il cazzo vibrare e informicolirsi in maniera incontrollabile, con sensazioni potenti e deliziose in tutto il corpo, bocca compresa, poiché suppongo che i miei centri nervosi fossero totalmente fuori controllo.

Ho fatto appena in tempo a sollevare le ginocchia e a sedermi, perché senza sfiorarmi ho sborrato abbondantemente tutta la mia giovanile e vivace esuberanza, poiché sborravo lanciando quattro lunghi fiotti con degli spasmi incontrollati del cazzo, dopo l’ho sentito afflosciarsi gradualmente per poi sgonfiarsi, quando non c’era più nulla che potesse uscire. Loro due non si sono accorte di nulla, io sono rimasto lì rincretinito e fermo per qualche minuto. Notavo dei cambiamenti nel mio corpo, ma non sapevo descriverne il concetto né delinearne i reali contenuti. La mia eccitazione era è così tangibile che, una volta sveglio, è stato possibile osservarne quei caratteristici cambiamenti. Nel concreto, avevo sperimentato il cosiddetto orgasmo notturno spontaneo, senza aver avuto alcun contatto fisico diretto.

Forse nel mio intrinseco inconscio, avevo meccanicamente palesato e istintivamente svelato il mio individuale orientamento sessuale. Avevo sognato di scopare all’aperto in un luogo pubblico e di fronte a due donne, ragione che può riflettere rispecchiando il bisogno di trasgressione, d’infrangere le regole e di provocare. Suppongo che sia, anche oltre a ciò, legato al famelico e voglioso desiderio di mettersi in mostra nella propria vita, d’imporsi all’attenzione altrui, ma è certamente anche un sinonimo d’insicurezza e nel tempo stesso, d’appoggio e di bisogno di protezione.

Devo ammettere, riferire e in conclusione confidare, che quelle parole, quello sguardo fisso, con quelle sbirciate indirizzate ripetutamente sul mio cazzo, erano di gran lunga più energiche, notevoli e perentorie della vista d’una donna nuda. La dissoluta percezione, il libidinoso istinto e la viziosa sensazione, di sentirmi oggetto e nel tempo stesso materia del desiderio di due avvenenti, spudorate e temerarie ragazze trentenni mi sobillava istigandomi parecchio, pur essendo io stesso di natura un individuo riluttante, timido e ritroso.

Ammetto e confesso, al presente senz’avversioni né reticenze, che ho avuto sempre fantasticherie erotiche quando sovente mi masturbavo, per il fatto che credevo fosse una spia di malessere, un presagio del mio intimo disagio, non avendo in quel tempo una ragazza che m’appagasse. Poi, con il tempo, mi sono reso conto da solo che la fantasia era lo stimolo della masturbazione, il motore dell’autoerotismo, pur essendo unicamente meccanico e ripetitivo come atto per accendermi. Nel mio piccolo e ingarbugliato mondo interiore, invero, ideavo e fantasticavo su molteplici cose, sebbene io sviluppassi fantasie altamente trasgressive o distanti dal mio individuale vissuto. Generalmente, in linea di massima, mi concentravo con posture raffiguranti immagini sadomaso, di sesso a tre o perfino con degli omosessuali, anche se oggigiorno lo acconsento e lo dichiaro raramente per questioni di tabù per di più culturali, però nel campo dell’immaginazione può accadere, perché si tratta di pensieri astratti, che non per forza si vorrebbero trasformare in atti pratici.

Io, in effetti, non avendo in quel periodo mesto e plumbeo una ragazza, adoperavo l’immagine d’una donna qualsiasi durante la masturbazione, perché in un contesto e in una trama opposta alla mia quotidianità, giacché la vivevo sovente come una ventata d’ossigeno che viene ad alleggerirti i patimenti, sciogliendomi la tensione e affrancandomi in ultimo i tormenti, tenuto conto che la masturbazione io la intendevo come un delizioso atto d’amore verso me stesso, poiché mi faceva stare bene, sgravandomi e svuotandomi sia il corpo che rinfrancandomi l’intelletto. L’orgasmo lussurioso, abbondante e dirompente che provavo, era è il momento più individualistico, accentratore e sublime, nel quale facevo di tutto per raggiungere il piacere e la fantasia, perché ricopriva per me un ruolo risolutamente centrale, in quanto per me quello che sperimentavo, era assai bellissimo e piacevole, peraltro privo di limiti, spoglio di demarcazioni e scevro di confini d’ogni sorta.

Devo riconoscere, legittimare e rivelare che, anche se non avendo una cerchia relazionale, quando fantasticavo avevo e vivevo talvolta delle crisi e degl’inediti scompensi interiori, dovuti senza dubbio per causa della cultura patriarcale nella quale, purtroppo, ero tristemente stato allevato ed educato, per di più sconsolatamente e finanche involontariamente immerso. Io mi sentivo bene, perché vagheggiare e desiderare altre donne, quando ero con me stesso nella mia intimità, mi serviva per andare avanti. In un certo frangente cercavo di sentirmi libero, sotto un altro aspetto invece mi sentivo profondamente in colpa, in quanto facevo fatica a parlarne, proprio per timore di ricevere un commento sfavorevole o per un giudizio negativo, per la mia natura sensibile, chiusa e taciturna. Dopo, a distanza di tempo, essendo ventisettenne, nel corso d’un viaggio per motivi di lavoro, ho magicamente risolto tutto per incanto, non appena ho conosciuto la fidanzata dell’epoca, diventata in seguito la mia attuale, mirabile e meravigliosa consorte, perché lei stessa m’ha agguantato per mano, m’ha capito, conducendomi e liberandomi dalle mie continue angherie mentali e dai miei immensi e dolorosi conflitti interiori, che mi stavano consumando e martoriando. Rammento ancora oggi, quando lei mi dichiarava candidamente:

“Sai Marcello, so che per te non sarà semplice né immediato né quantomeno sciolto afferrare subito il mio diretto concetto, però sappi che all’interno d’una coppia, bisognerebbe sempre sentirsi liberi di dire tutto, comprese le proprie fantasie, che se non spartite, non solo possono aumentare il piacere nei momenti individuali, ma anche in quelli in due. Se però, tu non te la senti di comunicarmele, tienitele addosso per te, e intanto godiamoci con leggerezza e delizia il tutto, perché ognuno di noi ha e possiede in definitiva fantasie, chimere e creatività più o meno anticonformiste e disinibite, anche se in cuor nostro non lo ammettiamo né lo accordiamo con semplicità, temendo d’affliggere, di mortificare e di ferire il partner. Fidati di me e starai meglio, garantito” – mi rincuorava incoraggiandomi benevolmente la mia adorata Sonia.

In quel momento, manifestamente ancora intorpidito, esplicitamente contrariato e chiaramente spazientito, mi sono girato di lato e ho spento in modo corrucciato e risentito la sveglia che rintoccava inclemente in modo ripetuto sulla mensolina, interrompendo e troncando in quel modo quel favoloso, lussurioso e vizioso istante erotico, inducendomi nel contempo ad alzarmi.

Quel favoloso e mirabile sogno si è ohimè sgarbatamente e villanamente concluso, dopo sono stato male e francamente oggigiorno, giacché ancora medito sull’accaduto, la faccenda mi rode bistrattandomi e vessandomi parecchio, perché rimugino e sono curioso di sapere, che cosa sarebbe successo se non mi fossi svegliato.

{Idraulico anno 1999}

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