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Racconti Erotici Etero

Perché perché, la domenica mi lasci sempre sola

By 5 Novembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Voglio raccontarvi quel che mi &egrave successo Domenica scorsa. Un po’ mi sento in colpa per quel che &egrave accaduto ma’. l’occasione fa l’uomo ladro e non ho saputo resistere.
Mi chiamo Guido, ho venticinque anni e da sempre sono tifoso di” non lo dico ovviamente. Ho un amico, mio coetaneo, di nome Luca che fa parte degli ultrà, la frangia più accanita della tifoseria. Per lui &egrave come una droga, fa anche tantissime trasferte mentre io solo qualcuna importante. Ogni volta, in casa, partiamo insieme dal paesino in cui abitiamo per recarci allo stadio. Poi lui va insieme agli altri ultrà mentre io mi metto un po’ defilato perché non mi sono mai trovato con certi modi di pensare, li comprendo ma non mi appartengono.
Luca ha una ragazza, Luigina, molto carina. Alta 1,70, come me, capelli biondi con riflessi ramati lunghi sino alle spalle, fisico ben proporzionato, terza di seno e culetto da morsi (avete mai notato quante beltà callipigie vanno in giro? E’ quasi una regola per le giovani ma anche le donne con qualche anno in più ‘.. prodigi della palestra credo)
Dicevo che Luca sta insieme a Luigina da circa un anno. Per amore di Luca anche lei viene ogni tanto allo stadio e Luca la fa accomodare vicino a me preferendo non mischiarla al suo gruppo. Alla fine anche lei s’&egrave un po’ appassionata ma si vede che preferirebbe fare altre cose.
Domenica giocavamo in casa contro’.. anche questo non lo dico, e con la mia auto andammo tutti e tre allo stadio.
Entrati nel settore Luca raggiunse i suoi amici per vedere cosa c’era da fare riguardo una coreografia e io e Luigina ci accomodammo non molto distante, tra i tifosi comuni.
Man mano che il settore si riempiva, era una partita di cartello con molti più spettatori del solito, lo spazio a disposizione diminuiva (nel settore degli ultrà il posto assegnato &egrave molto relativo) e così ci trovammo coinvolti nostro malgrado nel gruppo dei più accaniti, anche se alla periferia dello stesso, senza possibilità di sedere sul seggiolino e, anzi, stretti gli uni agli altri. Era anche divertente cantare e saltare insieme a tutti gli altri senonché tutto quel movimento portava Luigina, posizionata proprio davanti a me, a strusciarsi continuamente contro il mio basso ventre. Già avevo avuto modo di ammirare il suo sedere, fasciato in leggins che mostravano come indossasse solo un perizoma, ma il sentirlo muoversi, sbattere, strofinarsi contro la mia patta in breve mi produsse un’erezione incredibile. Capii ben poco della partita, sbagliai anche qualche coro e ero sempre più nervoso e eccitato.
Luigina continuava a muoversi e saltare insieme a tutti gli altri. Impossibile non se ne fosse accorta, sempre più spesso mi trovavo appoggiato a lei, il mio ‘lui’ infilato nell’incavo dei suoi glutei, duro quasi da far male. Mancava poco alla fine del primo tempo quando la nostra squadra segnò. Fu il caos totale. Chi saltava a destra, chi a manca, vidi Luca fare quasi tre gradoni al volo nell’esultare. Luigina esultò anche lei, girandosi e abbracciandomi. D’istinto la strinsi a me e nel saltare il suo seno si appoggiò al mio petto, ne sentii la morbidezza, il suo ventre aderì al mio e il mio pene era appoggiato proprio lì, sulla sua micina. Un sorriso ironico mi confermò che sì, se ne era accorta, eccome se se ne era accorta.
Finì il primo tempo, riuscii a trovare un piccolo spazio per sedere a cavallo tra due seggiolini e lei sedette sulle mie gambe. Mentre aspettavamo l’inizio del secondo tempo scambiammo qualche parola, a fatica nel frastuono che ci circondava.
‘Capisco che a Luca piaccia tutto questo, mi sto divertendo anche io oggi, però sinceramente ci sarebbero anche altre cose da fare, migliori, per passare il tempo’
Di questa sua frase intesi solo il senso più ambiguo, più lubrico. Sentivo le sue cosce sulle mie, avvertivo il suo profumo, il contatto con il suo corpo spinto verso il mio dagli interminabili movimenti delle persone circostanti. Provai a stuzzicarla:
‘Che intendi per migliori, stiamo bene qui no?’
‘Guido non fare il finto tonto, ti ho sentito bene prima, ti sto sentendo anche ora contro la mia coscia. Tu preferiresti essere qui o con Mara (la mia ragazza)?’
Credo che arrossii, non mi aspettavo tanta sincerità.
‘Beh, scusami, non l’ho fatto apposta, &egrave che con tutto quel movimento, a forza di strusciamenti’.. &egrave successo ma non volevo. Spero non ti sia offesa’
‘Offesa? Mi hai fatto un complimento. Peccato che Luca ultimamente ci pensi poco, &egrave troppo preso dai suoi amici, lo prova che mi lascia sempre con te invece di stare lui con me, anche oggi. Pare quasi che la sua ragazza siano quei tipi con le sciarpe. Tu fai lo stesso con Mara?’
In effetti con Mara qualche problema l’avevo avuto per lo stesso motivo. Avevo provato a portarla con me allo stadio ma proprio non le piaceva, e alla fine avevamo trovato un accordo, con me che cedevo e rinunciavo talvolta alla partita per stare con lei.
Glielo spiegai cercando di giustificare, di difendere Luca.
‘Guido, a Luca non serve un avvocato difensore, ormai lo so com’&egrave fatto, &egrave lui che non sa ancora come sono fatta io. Pensi che mi faccia piacere che questa settimana non possiamo vederci perché invece di uscire con me preferisce andare in trasferta con gli amici?’
‘Potresti uscire con le tue amiche’
‘Lo faccio ma non &egrave solo questo, io ho bisogno di altro’
‘Di cosa hai bisogno?’
Non poté rispondermi, le squadre tornarono in campo e ci dovemmo rialzare, ancora stretti come sardine, lei davanti a me a pochi centimetri di distanza.
Iniziò il secondo tempo e riprese lo strusciamento del suo sedere contro di me. Cercavo di stare lontano ma era materialmente impossibile evitare il contatto e l’erezione raggiunse ancora il suo massimo tanto che temevo di venire dentro le mutande. All’improvviso sentii la mano di Luigina afferrarmi l’uccello attraverso i pantaloni. Approfittando della calca aveva portato indietro la mano, nessuno poteva vederla ma io la sentivo, la sentivo proprio bene.
‘Ho bisogno di questo’.
La voce di Luigina mi colse alla sprovvista, aveva girato la testa e mi parlava quasi all’orecchio. Io ero perso, temevo veramente di bagnarmi le mutande. La sua mano si apriva e si chiudeva, lieve e decisa allo stesso tempo. Non sapevo cosa fare, cosa dire, potei solo avvertirla:
‘Ti prego, così rischio di venirmene nei calzoni’
Girò ancora la testa verso di me:
‘No, non &egrave così che devi venire’
Tolse per fortuna la mano ma cambiò relativamente la situazione tornando il contatto col suo culetto e, stavolta, era lei che chiaramente spingeva verso di me. Recuperato un po’ di controllo stetti al gioco, appoggiandoglielo volontariamente, deliziato da come faceva oscillare il bacino quando se lo sentiva premuto contro.
La nostra squadra segnò ancora, ancora esultammo saltando e ancora lei mi abbracciò aderendo a me con tutto il corpo. Mi diede un bacio fuggevole, all’angolo delle labbra, velocissimo, ma riuscii a sentire la punta della sua lingua, umida, che mi toccava.
Come Dio volle la partita finì, avevamo vinto e la gente andava via contenta. Contento lo ero anche io che non so come avevo fatto a resistere. Mi sentivo un po’ umido, probabilmente per il liquido pre-eiaculazione, sintomo di quanto fossi andato vicino al disastro. Stavamo per raggiungere Luca quando fu lui, salendo veloce i gradoni, a venire da noi.
‘Ciao amore’ e le diede un bacio.
‘Guido devo chiederti un favore, puoi riaccompagnare tu Luigina? Io devo andare con i ragazzi, forse riusciamo a entrare in contatto con gli ultrà dell’altra squadra, e poi dobbiamo vedere i dettagli della trasferta infrasettimanale. Mi riaccompagnano loro poi. Tu scusami amore, ma &egrave importantissimo. Ciao, ciao’
Le diede un altro bacio a stampo e ci lasciò lì come due salami. La faccia di Luigina non faceva presagire nulla di buono, era chiaramente infuriata. Mentre uscivamo dallo stadio mi parlò ancora:
‘Lo vedi? Non gli interesso per niente. Preferisce andare a mettere le mani addosso a uno che nemmeno conosce quando potrebbe metterle addosso a me, e lasciare che io le metta addosso a lui, e non solo le mani”..’
Il senso esplicito delle sue parole mi fecero fermare e guardarla. Si girò verso di me, la faccia triste e una luce di rimpianto negli occhi, luce che diventò di sfida mentre mi guardava. Le sue labbra s’incurvarono in un sorriso.
‘Va bene, non ci pensiamo, tocca a te farmi da cavalier servente. Sir Guido, la prego di scortarmi al mio castello’
Con una risata di sollievo accettai riconoscente il cambio di discorso.
‘Mia principessa sarà un onore, venga con me, raggiungiamo la carrozza’.
Cio&egrave la mia auto, parcheggiata un po’ distante per evitare di restare ingolfati nel deflusso dallo stadio. Salimmo e ripresi la strada di casa. Sulla tangenziale guidavo tra le tante auto quando Luigina allungò la mano posandomela sull’inguine.
‘Abbiamo lasciato un discorso in sospeso mi pare’
Sobbalzai, cercai di togliere la sua mano ma l’aveva stretta ancora, questa volta forte, sul mio uccello che al contatto rialzò di nuovo la testa.
‘Fermati Luigina, non fare pazzie, sto guidando’
‘Tu guida’.Guido, e lasciami fare’
Mi aprì la cerniera e lo tirò fuori. Ero nervosissimo, temevo l’incidente ma il mio uccello se ne fregava di queste considerazioni e, beato, si godeva le attenzioni della mano di Luigina. In breve lo portò alla massima erezione e poi si slacciò la cintura di sicurezza, mi scostò il braccio e si sporse verso di me.
‘Però, sei messo bene’.
Mi sentii avvolto da un caldo umido, succhiato delicatamente. In cuor mio benedissi il cambio automatico e mi concentrai sulla guida; oramai non ero più disposto a rinunciare alle carezza della sua bocca.
Mi succhiò a lungo, accarezzandomi i testicoli con la mano, e quando mi sentiva fremere smetteva i suoi movimenti, tenendomi fermo nella sua bocca o tirandoselo fuori a fargli prendere aria, a raffreddare. Eravamo quasi alla nostra uscita e l’avvertii, da lì sarebbe stato facile essere visti e la guida diventava più impegnativa. Luigina si rialzò leccandosi le labbra, senza dire una parola, si riallacciò la cintura e come se nulla fosse guardò in avanti mentre imboccavo lo svincolo. Da due minuti eravamo sulla statale, mancavano pochi chilometri all’arrivo. Luigina mi prese per un braccio e mi disse di svoltare in una strada laterale sterrata.
Lo feci senza esitazione, ero ansioso di riprendere lì dove mi aveva lasciato, ogni considerazione morale su Luca, su Mara, era scomparsa lasciando il posto al ricordo della sua lingua morbidamente avvolta alla mia cappella.
Appena vidi un’altra stradina laterale la imboccai, conoscevo quel posto, era uno di quelli che usavamo noi ragazzi del paese per appartarci con la morosa.
Mi fermai sotto un albero, non più visibili dalla strada. Spensi il motore, slacciai la cintura e mi voltai verso di lei. Avevo ancora la patta aperta, il mio uccello che fuoriusciva ancora teso.
Luigina si chinò ancora in avanti e lo riprese in bocca. La sua azione era ora più energica, mi pompava facendolo entrare e uscire velocemente dalla bocca, poi si bloccava stringendo le labbra poco sotto la cappella e succhiava con forza. La sua lingua mulinava su tutta l’asta lasciando rivoli di saliva, la sua mano mi carezzava i testicoli e si spingeva, con un ditino, verso l’ano, carezzevole. Non riuscii a resistere oltre, lanciai un avvertimento che rimase inascoltato e m’inarcai sul sedile godendo. Lei serrò le labbra a mezz’asta e succhiò. Vedevo le gote incavate mentre scaricavo dentro la sua bocca il mio seme in diversi schizzi. Non si staccò fino a quando non mi rilassai. Si rialzò leccandosi ancora le labbra, nessuna goccia le era sfuggita. Mi cercò le labbra, mi ficcò la lingua in bocca e sentii lieve il mio stesso sapore. Le ricambiai un bacio famelico. Quando ci staccammo si sedette meglio, tirò su le gambe e si fece scendere leggins e slip insieme, se li tolse abbandonandoli sul pavimento dell’auto. Toccava a me ora, e lo feci volentieri. Allungai una mano verso la sua micina e la trovai colma di umori, calda come l’inferno. Lavorai un poco con le dita dentro di lei e poi abbassai la testa e con la lingua picchiettai il clitoride che sporgeva turgido, continuando a penetrarla con due dita. Luigina gemeva tenendomi le mani sulla testa, spingendomi verso se stessa quasi a farmi entrare in lei. La leccai a lungo e più la leccavo più sentivo gli umori scorrere, dalle sue labbra usciva un gemito ininterrotto.
Mi tirò per i capelli verso l’alto. Protestai ma le vidi una luce selvaggia negli occhi. Con forza mi spinse sul mio sedile, scavalcò la mezzeria e allargando le gambe mi si sedette sopra. Il mio uccello era tornato rigido nel frattempo, lei lo afferrò e lo guidò dentro di se mugolando man mano che entrava fino a quando non fui tutto dentro di lei. Aggrappata alle mie spalle prese a muoversi avanti e indietro.
‘Finalmente, &egrave da quando ti ho sentito contro il mio culetto allo stadio che ci penso’
Mi scopava lei, io provai a spingere verso l’alto ma i suoi movimenti frenetici mi fecero capire che era meglio stare fermo e lasciarla fare.
‘Mmmmmhhhhh, un cazzo, un cazzo finalmente”’. Hai idea di quanto mi sia mancato tutto questo? Hai idea di quanto mi bagnavo mentre me lo strofinavi dietro?…… Mmmmhhhhh, che deliziaaaaaahhhhhh. Muoviti, muoviti Guido che sto per venire”. muovitiiiiiiiiIIIIIIII”.. AAAAAHHHHHHH, VENGO, VENGO, STO VENENDOOOOOOHHHHHHH’
Mugolava forte muovendosi come una furia su di me e mentre io sgroppavo in alto per andarle incontro venne, stringendomi forte le spalle, mordendomi il collo. Anche io mi sentivo vicino e quando i suoi movimenti rallentarono fin quasi a fermarsi mi mossi con più forza cercando il mio orgasmo. Ci volle poco.
‘Aaaaahhhhh, Luigina, sto per venire, togliti”. Toglitiiiiiii’
‘Non importa, vienimi dentro, vienimi dentrooooooohhhhhhh’
Aveva ripreso a muoversi anche lei, come prima, freneticamente. I nostri corpi si scontravano producendo rumori osceni, bagnati e mentre venivo per la seconda volta, scaricando il mio seme fino al suo utero, la sentii contrarsi sul mio uccello, muoversi scomposta.
‘Sì, sì, sì sììììììììììììì. VENGO, VENGO ANCORA, GUIDO STO VENENDO ANCORAAAAAAHHHHHHHHH’
Anche in questo secondo orgasmo mi morse il collo, con forza, ma il dolore servì solo a acuire il piacere. Poi restammo abbracciati riprendendo le forze.
Luigina si sciolse dal mio abbraccio e tornò al suo posto.
‘Hai dei fazzoletti? Sto colando.’
Le porsi i kleenex e li usai anche io per pulirmi come meglio potevo.
Con calma ne usò due come un tampone reinfilandosi slip e leggins.
Ora solo le guance rosse di entrambi, il fiato ancora corto, mostravano che avevamo fatto qualcosa più che parlare.
Ci guardavamo e io sentivo che non me ne fregava niente della mia ragazza Mara, del mio amico Luca, contava solo Luigina davanti a me. Ruppe lei il silenzio:
‘Luca partecipa alla trasferta infrasettimanale a XXXXXXXXXX””’ tu hai da fare quel giorno?’
Risi felice riaccendendo l’auto e lei s’unì alla mia risata. Stavamo ancora ridendo quando entrammo nel paese e mi fermai sotto casa sua. La salutai con un cenno mentre scendeva. Sapevo che l’avrei rivista presto.

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