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Racconti Erotici Etero

Perversioni da ufficio

By 13 Aprile 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Erano mesi che non toccava una donna. Cose che capitano, non era questo a preoccuparlo. Era stata una giornata stressante per il suo sistema nervoso, e ora si sentiva al limite. Prima di tutto la colpa era di Elena. Era vero che in ufficio faceva caldo, ma indossare quella camicetta cosi esageratamente leggera, e per giunta senza reggiseno, era una provocazione bella e buona. La seta teneva sempre in tensione i suoi capezzoli, che rimanevano palesemente visibili.. Come se non bastasse, aveva indossato una gonna altrettanto leggera, che oltre a svolazzare ad ogni suo movimento, lasciando vedere generosamente le sue gambe, ti lasciava il dubbio se quel triangolo nero che si intravedeva era il perizoma o il suo accattivante ciuffetto di peli.
Ma non era finita li. Aveva dovuto passare 2 ore fianco a fianco con la dottoressa Brandi. Oltre a essere il capo, era una bellissima donna di quasi 40 anni, nel pieno della sua furiosa e indipendente maturità femminile, accentuata da un corpo morbidamente rigoglioso. Oggi per giunta, indossava un provocantissimo tajeur con una minigonna vertiginosa che si arrampicava continuamente sulle sue gambe, mostrando che indossava le calze autoreggenti. Sotto la giacca, naturalmente, solo il reggiseno. Forse.
Cercando un po’ di svago in pausa pranzo si era rifugiato nell’amato internet. La sua email era piena di pubblicità di siti porno e relative immagini provocanti. Aveva cercato di cancellare il tutto più velocemente possibile, per non essere tentato di andare a farci un giro. In chat, non aveva trovato la giusta distrazione, anzi, ulteriori tentazioni al suo sistema nervoso. Decise che non poteva aspettare di arrivare a casa. Tutto l’ufficio era chino sulle proprie scrivanie, chi a lavorare, chi a fare finta come al solito. Sembrava il momento giusto.
Zitto zitto si era sgattaiolato in bagno. Abbassati i pantaloni e i boxer, aveva impugnato il proprio sesso e aveva iniziato a massaggiarlo.
Pregustando già il culmine, sentiva i nervi rilassarsi, e la sua mente concentrarsi sul piacere. La sua mano si muoveva lentamente avanti e indietro, trovando sempre maggiore spazio di movimento man mano che il suo cazzo si inturgidiva.
Il suo sguardo fisso su quello che stava facendo. La sua mente lontana dall’ufficio, persa in un convulso limbo di piacere dove vorticavano immagini di donne provocanti nelle posizioni più oscene che riusciva a immaginare.
Quando senti il click era troppo tardi. Elena era appoggiata alla porta e aveva fatto scattare la serratura. I suoi occhi erano fissi su quel cazzo prigioniero della sua mano, ora immobile. Sul viso di Dago si mischiava il rossore dell’eccitazione con il rossore della vergogna. Il suo primo pensiero fu ‘Non poteva aspettare 2 minuti questa stronza ??’ e il secondo quasi sovrapposto ‘E adesso che cazzo mi invento ??’
‘Ti prego non ti fermare’ la voce roca di eccitazione di Elena aveva rotto quel silenzio imbarazzante. Dago nel caos della sua mente aveva provato a cercare qualche risposta, ma era troppa la confusione causata dall’imbarazzo e da quella sensazione di peccato causata dalla cultura cristiana. E poi, la masturbazione non era una cosa personale ?
‘Per favore, continua a masturbati per me.’ I suoi occhi, lucidi di voglia, la sua voce, calma ed eccitata nello stesso momento, cancellarono in lui quelle sensazioni, e la sua mano, lentamente, quasi fosse staccata dal suo cervello, ricominciò a muoversi.
‘Adesso ti mostro quanto può essere eccitante per una donna vedere un uomo che si masturba!’ Appoggiando un piede sul water sollevò la gonna, rivelando che non indossava le mutandine. Passo voluttuosamente sul suo sesso curato la mano. Quando con le dita aprì le labbra, il rosa intenso e lucido, risaltò in maniera impressionante tra le cosce abbronzate. La mano di Dago ebbe un sussulto accelerando il ritmo. Le dita di Elena iniziarono a giocare con il clitoride. Gli occhi dei due era fissi sul sesso dell’altro. Le mani come ipnotizzate si adeguavano al reciproco ritmo, in un crescendo di piacere. La cappella di Dago era sempre più gonfia e livida, mentre la figa di Elena era imperlata di gocce di piacere, e il clitoride svettava turgido. Dago con la mente fantasticava. Elena lo capì. ‘Dimmi a cosa stai pensando.’ Non era una domanda.
‘Sto sognando di essere dentro la tua figa, di muovermi dentro di te e di sentire il mio cazzo che scorre, scivola da quanto sei bagnata, sentire che ti bagni sempre di più, spingertelo sempre più dentro ‘ ‘ mentre lui raccontava Elena lascio scivolare la mano sul proprio sesso, infilandosi dentro due dita, iniziando a muoverle come lui aveva descritto.
‘Continua a raccontarmi come mi scoperesti ‘ ‘
Nella mente di Dago oltre all’eccitazione, si accese il piacere di una lucida vendetta per quello che gli aveva fatto tutto il giorno, e per quello che gli stava facendo adesso. Con voce decisa, guardandola negli occhi, le disse ‘Ti metterei in ginocchio, e ti scoperei nel culo!’ Elena con fare plateale si girò, scoprendo il suo magnifico culo, accarezzandolo con una mano. E mentre spingeva un dito dentro il buchino disse ‘Cosi?’ Dago sempre più eccitato fece per saltarle addosso, ma lei riusci a fermarlo ‘No, ti prego, continua a muovere la tua mano, voglio vederti venire, voglio sentirti venire!’ La mano ricominciò a muoversi, ubbidendo ai suoi ordini, mentre lei ora si sditalinava sia il culetto che la figa, ma senza perdere di vista Dago che si masturbava. Bastarono ancora pochi minuti in quella situazione perché Dago si sentisse al limite. Elena che lo seguiva attentamente colse l’attimo. Più rapida di un felino si trovo con la bocca aperta davanti alla sua cappella nel momento preciso che partì il primo schizzo. Le dita di Elena che non avevano mai perso il contatto con il clitoride le permisero di raggiungere lo stesso piacere.
Per Dago fu una delle seghe più belle della sua vita.
Elena, ancora in ginocchio davanti a lui, raccoglieva con le dita le gocce di sborra che erano colate dalla sua bocca, succhiandosele avidamente. Sfioro con un dito il suo cazzo. Lo bacio delicatamente. Poi lo lascio scivolare dolcemente nella sua bocca, quasi fosse un ringraziamento per lo spettacolo. Si alzo e si guardo nello specchio. ‘Guarda che hai combinato, meno male che ho qui la trousse del trucco.’ In pochi istanti si sistemo come se nulla fosse successo.
Dago era immobile vicino a lei che osservava la scena, con il cazzo ancora penzoloni fuori dai pantaloni, sconvolto da quanto successo e dalla naturalezza di Elena, guardandola come se fosse irreale. Elena lo guardo attraverso lo specchio. ‘Dai, ricomponiti prima che arrivi qualcun altro.’ Dago goffamente iniziò a ricomporsi. Lei si giro, lo bacio frettolosamente sulle labbra ‘Non pensare di cavartela cosi semplicemente’ aggiunse prima di uscire dal bagno con uno sguardo molto malizioso, che accendeva ancora di più il verde dei suoi occhi.
Dago rimase immobile per qualche istante cercando di capire se era una minaccia o una promessa. Poi completamente intontito, usci dal bagno, sperando che nessuno in ufficio si fosse accorto della sua prolungata assenza. Forse era meglio se si fosse preoccupato di rialzare la zip dei pantaloni.

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