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Racconti Erotici Etero

Piacerà

By 4 Agosto 2021No Comments

«Uffa, non arriva più»
«Possiamo sempre prendere un altro cocktail nell’attesa»

«Non voglio essere ubriaca prima che arrivi» fa esasperata. Ah, come sono cambiati i tempi. Qualche anno fa non mi interesserebbe minimamente che la ragazza che ho davanti a me è come una sorella, men che meno del suo intreccio sentimentale, ma i tempi corrono. Panta Rei. Chissà, un giorno magari il mio fiume devierà ancora, ma per oggi non c’è motivo di essere in apprensione.
«Come fai a non essere nervoso?» mi fa ancora lievemente alterata
«Ho aspettato così tante ragazze che ormai non mi stupisco più di nulla. Si è lavata i capelli? Ora deve scegliere il vestito ed arrivare. Dalle tempo!»
«Spero che almeno l’attesa valga… lo dico per te» concluse dopo aver visto il mio sguardo sornione
«Sareste un’ottima coppia lesbo»
«Ma smettila! Hai smesso di pensare a lei?» riferendosi alla mia di situazione sentimentale. Un capitolo che nemmeno io so in che condizioni è
«Mi servirebbe un libretto d’istruzioni… e probabilmente non ci riuscirei neanche con quello»
«Lo sai che è una stronza, vero?»
«Tu pensa a scopare il tuo boyfriend che la mia vita sentimentale sembra essere diventato un affare di stato, porca troia»

E niente, un negroni io e un mojito lei dopo, siamo ancora ad aspettare. Fino a quando questa piccola creatura non sbuca da dietro di noi
«Ehi, siamo qui!» la chiamiamo
«Ohi, eccovi! Non vi avevo visti»
«Oh, ora che siamo tutti possiamo ricominciare a bere» da buon alcolizzato è l’unica cosa che mi importa. Eppure in questa ragazza appena arrivata c’è qualcosa di speciale. Non so ancora cosa, ma il mio radar si è attivato di nuovo dopo anni. 
Avete presente i segnalatori acustici delle auto? Ecco, il mio cervello è uguale. Un suono continuo e fastidioso che cessa solo quando le fisso le labbra. Il mio cervello ha scelto, fortunatamente il resto del corpo al momento non è d’accordo altrimenti sarebbe veramente imbarazzante al momento.

Primo giro di cocktail, si ride e si scherza, ma non capisco perché deve fare così la pazza. Del margarita ne avrà bevuto circa la metà.

Secondo giro e capisco che la nuova arrivata non è normale per niente. La caipirinha è tutta lì, in compenso io mi sono scolato prima un long island e ora un mai tai rifilato per rubarmi il mio americano.

È carina, cazzo se è carina. Ha delle labbra fantastiche con un arco di cupido appena accennato, ma tremendamente sexy. Gli occhi sono così vivaci, così vispi. Sarà l’alcool, ma ha bevuto così poco.

E poi come un fulmine a ciel sereno arrivano i drammi: giri di shot.

Le risate cominciano a sprecarsi, ma non solo quelle. Le ragazze cominciano ad essere tese e cose è meglio salvare la mia sorellina. Anzi, meglio salvare la nuova arrivata dalla mia sorellina, ho già capito quale testa ruzzolerebbe sull’asfalto.

Cerco di distrarla, attiro la sua attenzione, ma il problema è che lei attira me. Ora sono nei guai davvero, i pantaloni sono troppo evidenti. Speriamo non guardi.

Primo giro di shot, sono ancora vivo. Poi arriva il secondo giro: è con l’assenzio. Istintivamente prego. Gli shot vanno giù, ma le ragazze li bevono in più sorsate. Ho idea che presto le raccoglierò con il cucchiaino.

Non so chi ha l’idea, ma propongono un nuovo giro di cocktail. Stavolta è un bel martini dry giusto per farsi male del tutto.

Ci alziamo e siamo tutto meno che lucidi. Camminare dritti è ancora facile, ma tenerle a freno un po’ meno. Non so dove trovino la voglia, ma fanno pure delle corse. Ecco, lo sapevo, la prima è andata. Sta seduta che non può alzarsi. Povera sorellina.

Alla fine arriviamo alla macchina e mi accorgo di una cosa, sono fottutamente eccitato da quella ragazza, maledizione, sembra avermi stregato. Non riesco a trattenermi dal cercarla, sopratutto nel contatto fisico. Porto a casa la sorellina e riparto con lei, ma non sono lucido.

Non dovrei farlo, non sono più così, ma non riesco a trattenermi dal cercarla. Le mie mani salgono e lei non si oppone, mi sento in paradiso. No, non posso, ma prima che possa ragionare, le mie mani hanno già agito, guidate da una memoria che non pensavo più di avere. Sposto le mutandine e il mio dito affonda in lei. Quel calore che non credevo di sentire più, quei sospiri che sono come musica.

No, sono proprio musica. Non ascolto nulla di musica io, non so nemmeno come sia fatta una canzone, ma datemi una donna che sospira e potrei ascoltarla per ore. E non mi ecciterei, semplicemente sarei rapito dalla melodia.

Le sue mani cominciano ad accarezzare il mio braccio, forse non ho sbagliato. Eppure la mia mente continua a dire: “Che stai facendo?”
Non lo so se ha ragione lei, forse sto ragionando con il cazzo, ma allora lei sta ragionando con la fica. Mi sta bene dopotutto, le conseguenze ci penseremo dopo, ora c’è una cosa che vogliamo entrambi.

Parcheggio, scendiamo e non ci riesco, la devo baciare, devo sapere. Le sue labbra si schiudono, la sua lingua saetta. Forse non sarà un errore, ma un bel inizio.

Entriamo, ma ho una paura da matti, mi sento come un ragazzo vergine. È passato troppo tempo, non so più cosa fare, ma so cosa voglio: dedicarmi a lei.
Dedicarmi alle sue labbra, al suo collo, al suo seno. Mi rapisce e mi trascina in un turbine di pensieri.
Il suo seno, piccolo, ma così sodo e quei capezzoli così in evidenza. Mi sto perdendo in lei, nella sua delicatezza, nella sua dolcezza.

Ma non tutti coloro che appaiono angeli lo sono realmente e lei me lo ricorda. Il labbro inferiore mi fa male, me l’ha morso così forte, ma diamine quanto è eccitante. Mi piace e la voglio ancora di più.
La giro, voglio prenderla a modo mio, ansima, stringe il lenzuolo, cazzo mi rapisce completamente.
Non fosse per questa stupida vacanza, magari potrei anche innamorarmi di una ragazza così. E poi…

Poi arriva la realtà, e devo tornare sulla terra. Non sono la persona giusta, non sono così delicato, così dolce. Ci provo, mi impegno, la sento fremere, avvicinarsi, ma finisco sempre per sbagliare qualcosa: troppo profondo, troppo veloce. Il mio cervello vorrebbe lanciare un solo grido: “Non è un cazzo di film!”

L’incanto finisce, torno sulla terra, ma per quanto possa andare male, lei mi piace. Tutto però ha un termine, anche questa notte ed è il momento di tornare a casa.

Un ultimo bacio strappato sul finale, ma qualcosa sembra essersi rotto. Forse le mie parole hanno spezzato l’incantesimo, forse semplicemente non sono la persona giusta. 

Avrei voluto legarla a quella testiera, bloccarla e costringerla a vivere come me. Domarla, prenderla come volevo, come desideravo, come anelavo profondamente.
Un lato di me avrebbe voluto vedere il terrore in quegli occhi così dolci e vispi, avrebbe voluto farle diventare il culo rosso, lasciarle i segni e marchiarla, ma capisco che non è per lei.

Ormai è sfilata via e io sono in macchina… da solo. La rivedrò domani, ma un angelo simile non potrà mai essere mio.

È sabato, e fa caldo. Eppure lei è in ipotermia, dev’essere così cazzo. È un fottuto iceberg. Non riesco a capire e poi quella frase. Saranno passati circa 15 minuti da quando ci siamo visti:

«Ti sei approfittato di me»

Eh no, questa non la tollero. Cazzo, sei stata una delle peggiori scopate che mi sia fatto, non potevo fare un cazzo di quello che mi piace, una frustrazione unica. Avevi bevuto meno della metà di me, eri abbastanza sobria da baciarmi, da chiedermi se avevo il tuo numero, da dirmi che mi volevi e ora… No, non ci sto. E probabilmente fermerei qui la macchina e ti farei scendere sulla statale da sola, ma questo vecchio stronzo ormai si è ammorbidito e lo vedo nei tuoi occhi, vedo quel velo che c’era sui miei qualche anno fa.

Quel velo di chi ha il timore di aver sbagliato tutto perché è convinto di essere caduto in una trappola e non posso pensare a come ti sentiresti se ti lasciassi qui. Lo meriteresti, ma come mi dice sempre la mia sorellina: sono un gran coglione.

Andiamo in giro stasera, hai più bisogno tu di me che io di te per i prossimi due giorni, poi sarà un buona fortuna angioletto.

Sabato tutto fu ambito e tutto fu tentato. Quel che non fu fatto io lo sognai e tanto era l’ardore che il sogno eguagliò l’atto.

Domenica dopotutto è un altro giorno e di lunedì: “Francamente me ne infischio”

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