Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Pizza fredda

By 8 Novembre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

 

 

Quel venerdì sera non avevo voglia di cucinare, e decisi di prendermi una pizza; da un paio di mesi andavo in una pizzeria d’asporto, a pochi km da casa mia, in cui avevano recentemente cambiato gestione. La pizza era decisamente migliorata rispetto a prima, motivo per cui avevo ripreso a servirmi da loro. Beh, diciamo che quello non era l’unico motivo. Era anche per la nuova tipa al bancone. Mora, capelli lunghi, sguardo intenso… un po’ bassa, e in carne, aveva una caratteristica forma a pera. E doveva essere parecchio formosa; anche se finora, con la stagione fredda, quelle poche volte che c’ero stato l’avevo sempre vista in abbigliamenti troppo coprenti.

 

Quindi esco di casa, prendo l’auto, e una volta arrivato parcheggio nel piazzale di fronte alla pizzeria. Ormai è primavera, l’aria è tiepida e si sta volentieri anche fuori. Le luci della pizzeria animano la piazzetta, c’è un pò di via vai. Dentro al momento però non c’è nessuno. Entro e sento il calore dei forni e gli aromi. E lei è al bancone.

“Ciao.”

“Ciao.”

Ha un berretto bianco, con capelli raccolti. Maglietta a righe multicolore, smanicata e con una generosa scollatura, sui cui pende una collanina d’oro, con una croce e altri monili. Sguardo un po’ stizzito, ma sarà il caldo e il daffare. Infatti dopo un po’ mi sorride.

“Allora, cosa prendi?”

“Uhm… guardo un po’” mentre  leggo l’elenco pizze affisso alla parete.

“Facciamo dei gusti particolari, ad esempio abbiamo il calzone con uva americana.”

“Vedo, vedo. Ma mi sa che prenderò una margherita.”

“Una margherita??” Fa lei con espressione sbuffante, ma divertita.”Che noia!” Rido anch’io.

Mentre il pizzaiolo prepara la margherita, ho qualche minuto per scambiare due chiacchiere con lei.

“Siamo qui da poco.”

“Si, ho visto, prima c’era un’ altra gestione.”

Nonostante la prima impressione fosse diversa, si rivela una tipa affabile, e simpatica. Ogni tanto non posso evitare di lanciare un occhio furtivo alla sua generosa scollatura, che lei in verità non sembra fare tanto per nascondere, piegata com’è sul bancone.

“Comunque la pizza è migliorata di certo.” faccio io.

“Beh rispetto a prima non ci voleva molto!” scherza lei.

La mia pizza è pronta, lei la mette nel cartone e batte lo scontrino. Pago e la saluto.

 

Rientro in auto, e appoggio il cartone sul sedile passeggero. Ma un’ attimo prima di girare la chiave, la vedo uscire di corsa dalla pizzeria, e venire al mio finestrino. Lo abbasso per sentire cosa vuole, e lei fa capolino con la testa.

“Ehi, scusa, ma il resto era sbagliato. Ti venivano 2 euro.” E, sorridente e un po’ trafelata, mi allunga una moneta.

Alcune ciocche dei suoi lunghi capelli scuri escono dal berretto e si allungano contro la portiera, fino ai miei jeans. Le incorniciano il seno, appoggiato, anzi premuto, alla base del finestrino, e la profonda scollatura. Sopra la maglietta a righe posso vedere il pizzo nero delle coppe.

“Ah ok, figurati … tanto sarei tornato di sicuro.” e mentre dico così non posso fare a meno di fissare quella scollatura. E lei lo capisce, “Ah si, allora ti piace proprio, la nostra pizza?” mentre porta una mano alla maglietta per coprirsi.

“Si, la fate buonissima.”

“Capito…Quindi non ti piacciono queste?” e con la mano, invece di coprirsi come credevo, prende il lembo superiore della maglietta, e lo abbassa. La coppa destra del reggiseno fuoriesce dalla maglietta; nera, di pizzo, tonda e grossa come un melone, penzola dentro l’abitacolo.

Non riesco a trattenere un “Cazzo!” Alzo lo sguardo, ci fissiamo negli occhi, un secondo, poi mi avvento sulla sua bocca. Le nostre lingue si incontrano. Con la mano afferro quella coppa.

“Aspetta … vai qua dietro.”

Non me lo faccio ripetere. Avvio l’auto, giusto per fare 10 metri ed entrare in un vicolo buio sul retro dell’edificio. Lei mi raggiunge. Apro la portiera, lei entra e si mette a cavalcioni su di me. Riprendiamo da dove avevamo lasciato. Le nostre lingue esplorano furiosamente la bocca altrui, mentre il suo berretto cade, e i lunghi capelli avvolgono il mio viso. Io riprendo a palparle il seno con una mano, mentre con l’altra afferro i leggins proprio sopra il culo. Lei intanto mette mano alla mia maglietta, la solleva e armeggia con la cintura. Senza staccarmi dalla sua bocca, le do una mano, sbottonando la patta mentre lei sfila la cintura. Alzo un po’ il sedere per sfilare jeans e boxer fino alle cosce, e il mio cazzo balza fuori.

Passiamo ai suoi leggins. La aiuto a sfilarli del tutto. Nel farlo, il suo bel culo preme contro il mio cazzo duro. Quindi prendendola per le cosce, la aiuto a rimettersi a cavalcioni su di me. Le sue mutandine, come il reggiseno, sono di pizzo nero. Non le sfila, ma le scosta appena, scoprendo la sua passera quel tanto che basta al mio uccello per potersi infilare, lentamente.

Una volta dentro, lei comincia a muoversi, e io seguo il suo ritmo. Le mie mani tengono il suo rotondo e maestoso culo, avidamente, mentre lei si muove su e giù, avanti e indietro, con movimenti brevi e via via più veloci. La sento ansimare, non solo per la foga… inizia a gemere, sempre di più, e la sua schiena si irrigidisce. Anch’io sto per venire, sento il cazzo, dentro di lei, che mi sta per esplodere. Affondo il viso fra le sue tette che sbattono su e giù, ancora coperte dal reggiseno, e soffoco i miei gemiti contro il suo corpo caldo. Sento la sua collanina sulla mia guancia. Con una mano invece copro la bocca di lei. Non possiamo fare rumore. Le sue labbra e i suoi gemiti premono contro le mie dita, ne sento l’umido e il vapore, mentre pian piano calano di intensità, cosi come i nostri movimenti.

Restiamo qualche secondo lì, in quella posizione, ad ansimare, a riprendere fiato. La guardo. E’ imperlata di sudore, che le corre per tutto il corpo mezzo nudo. Bellissima. Lei mi restituisce lo sguardo; sorride, compiaciuta e complice. Rimane su di me giusto il tempo di infilare i leggins; io mi rialzo i jeans.

“La tua pizza si sarà freddata.” Mi fa lei ridacchiando, mentre si risistema la maglietta.

“Fa niente, verrò a prenderne un’altra la settimana prossima.”

 

Leave a Reply