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Racconti Erotici Etero

pizzo nero

By 26 Gennaio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Aveva programmato il suo ritorno per venerdì sera, tardi, dopo essere stato all’estero per lavoro da troppo tempo; lei lo avrebbe aspettato a casa -come aveva già previsto- e ovviamente già addormentata nel loro letto, vuoto per metà ormai da due mesi.
E’ venerdì sera, lo chiama e gli dice solo: “via mercanti 10. raggiungimi lì”.
Lui, sorpreso e curioso allo stesso tempo, esce dall’areoporto più in fretta che può, con solo una valigia non molto ingombrante riesce a chiamare un taxi velocemente e a recarsi sul luogo dell’appuntamento; appena arrivato non trova nulla, ma facendo più attenzione nota un piccolo numero, il 10 appunto, scritto su una targhetta bianca finemente lavorata a mano, e una scritta: “bentornato, entra”.
Apre la porta, piano, molto piano, e sulla soglia trova un altro biglietto: “sali le scale e annusa l’aria. mi troverai facilmente”. Ancora più lentamente inizia a salire le scale, a odorare quel lieve profumo; è familiare, e più si avvicina alla stanza semi-illuminata, più se lo ricorda, oh, eccome se se lo ricorda. Ora, a due passi da quella luce soffusa, è inebriato da quella fragranza, non resiste, sbircia dallo stipite della porta e la vede. Vede i suoi piedi, le sue gambe ben tornite e sode, le mutandine, nere di pizzo, quelle che lo hanno sempre fatto impazzire; vede il suo seno racchiuso in un reggiseno che si accoppia perfettamente al resto dell’intimo e quasi non riesce a trattenere la sua quinta abbondante; vede le sue mani, dolcemente appoggiate sul suo addome, con le unghie laccate di rosso; sogna, rivive il passato, si eccita.
Si avvicina, senza dire una parola, le prende il viso tra le mani e la bacia, di un bacio intenso, passato e presente si mescolano, le lingue iniziano a vorticare insieme in un ballo conosciuto da tempo e mai dimenticato, la bacia quasi a volerle togliere il fiato. E le sue mani iniziano a scendere, sul collo, sulla schiena per procurarle quel brivido che la fa impazzire e inzuppare le mutandine, scende più giù, le slaccia il reggiseno e si ferma. Resta estasiato dalla bellezza del suo seno; le prende in mano, le massaggia, le tocca, le strizza, strizza i capezzoli, li eccita, si induriscono, li prende in bocca perchè non resiste più, ci gioca con la lingua e lei inizia a mugulare di piacere, perchè sì, sta godendo. E una mano di lui scende, si intrufola tra le mutandine, sente la pelle liscia, morbida, proprio come piace a lui, e sente soprattutto la sua eccitazione, i suoi umori. Le infila un dito, poi un altro, continua muovendoli sempre più dentro, sempre più in profondità; lei inizia a urlare, gridare per il piacere che quei tocchi le procurano, è un lago, gode.
Lui non vuole perdersi quel godimento che quasi si era scordato, allora velocemente, le strappa le mutandine e beve, beve di lei, beve il suo sapore, la lingua non resiste e continua ad accarezzarle il clitoride, per poi penetrarla, sempre più velocemente, sempre di più, vuole farla godere, di nuovo. E lei arriva a quel piacere, velocemente, spingendogli la testa sempre più vicina, sempre più addosso, vuole che si nutra di lei.
Ebbra di piacere, scatta, con un movimento fulmineo, lo spoglia, per ultimi pantaloni e mutande; senza un movimento di mani ma solo con la sua bocca, alza il suo membro e lo lecca, lo prende in bocca e inizia a succhiarlo, quanto le mancava il sapore, l’umido già prima dell’orgasmo, lo sente ingrossarsi dentro di lei, ogni tanto lo tira fuori e continua col dolce movimento delle sue mani, dedicandosi ai testicoli, perchè sa che lo fanno impazzire, e lui sta per godere, ma lei non vuole che finisca così, subito.
Allora lo spinge sul letto, lei sopra di lui, con un gesto veloce se lo infila completamente dentro di lei; ansimi di piacere, inizia a muoversi, facendo dondolare il suo seno straripante a abbondante sul viso di lui, che inizia a succhiarlo e a morderlo; stanno godendo, lei continua, sempre più velocemente, su e giù, su e giù, sente che sta per godere, sì, sta per godere, sente anche lui pronto, sì, sì, godono, godono entrambi, l’uno dentro l’altra, l’uno con in bocca i seni dell’altra, l’altra urlando di piacere. Godono così…. per iniziare……

(ringrazio tutti… spero che sia piaciuto questo primo capitolo, Tamara…… tamdl@libero.it) …ma lei non è ancora sazia, e anche il membro di lui non ne vuole sapere di riposarsi, nonostante il piacere fosse stato molto intenso, troppo intenso, erano mesi che non si ricordava una scopata del genere. Lei si sfila lentamente da lui, nuda e impregnata degli umori di entrambi, si avvicina al suo orecchio e gli sussurra: “Questo è solo un aperitivo; che ne dici di rivivere quello che ti è sempre piaciuto di me?”. Sentendo quelle parole, lui ha un moto di eccitazione, gli occhi si illuminano, come se improvvisamente fosse rimasto preda di una violenza che aveva provato molto tempo fa. La prende con aggressività e a lei, notando ciò, si dipinge sul viso un sorriso malizioso e invitante, accompagnato dalle parole: “vedo che hai capito cosa intendo”; la fa girare, il suo intento è quello di avere a due centimetri dal suo volto quello che di lei ha sempre apprezzato e ha sempre venerato: il suo sedere. Non ha mai più incontrato nella sua vita un culo più bello del suo: tondo, grosso al punto giusto, liscio come la pelle di un bambino, morbido e tonico al contempo (per questo lei ha sempre benedetto quei tredici anni di nuoto: le hanno regalato un bel culo, un paio di tette adorabile e spalle larghe). Non poteva scordarsi quel sedere, mai e poi mai, lo aveva sempre desiderato e dopo mesi di lavoro all’estero (e lontano da quello!) voleva riappropiarsene.
Inizia a stringere le chiappe con entrambe le mani, accompagnandole con un lento movimento circolare: nota con piacere, nel frattempo, che gli umori grondanti dal sesso di lei, incominciano a salire e a spargersi dappertutto, fino ad arrivare al buchetto tanto bramato. Avvicina il viso a quel paradiso e con la lingua inizia a dargli piccoli colpetti, cercando di “pulire” tutto intorno e portandola molto vicina a un orgasmo esagerato, ma fermandosi proprio al punto esatto, prima di farle raggiungere il piacere. Vuole che goda solo con il suo membro completamente all’interno, vuole possederla, vuole possedere il suo culo, la vuole totalmente.
Ma per lei è ancora presto.
Riesce a liberarsi, a malincuore, da quella lingua e da quelle mani; si alza dal letto, si avvicina al comodino, apre il primo dei tre cassetti (“non avevo nemmeno fatto caso a quei cassetti” riflette l’uomo), prende qualcosa di non ben definito e si riavvicina a lui.
“Guarda cos’ho qui, ma prima di farti vedere devi promettermi che non ti avvicinerai a me per nessun motivo, fin quando non ti dirò io di farlo”; a lui sono sempre piaciuti i giochetti che lei inventava per rendere più erotici e sensuali i loro rapporti, così, ancora una volta, accetta.
Lei allora tira fuori dalle mani, che aveva nascoste dietro la schiena, un finto fallo di plastica, molto morbido, di colore rosa, molto lungo, molto largo, poco più piccolo del pene del suo uomo; lo mette in bocca, lo inumidisce e, eccitata come non mai, se lo porta dietro, nell’incavo del suo sedere e con un gesto repentino, se lo infila interamente dentro. E incomincia a muoverlo.
L’uomo a quella vista sublime rimane estasiato, lottando con la voglia irrefrenabile di togliere quel pene fasullo per sostituirlo con il suo, che svetta perfetto in mezzo alle sue gambe, iniziando a bagnarsi e a colare umori, segno che era pronto alla penetrazione. Ma la lascia fare, vuole godersi ancora un po’ quello spettacolo solo per lui, vuole gustare la mano di lei che con forza spinge il fallo sempre più dentro, sempre più all’interno del suo culo, che piano piano si sta allargando (“io voglio sfondarglielo, devo essere io a farlo” pensa tra sé l’uomo) e l’altra mano che si accarezza sempre più concitatamente prima il seno e i capezzoli, per poi scendere verso il suo sesso, verso il clitoride, stuzzicandolo e infilandosi poi un dito completamente dentro, gocciolante di piacere.
Per l’uomo è troppo, sente il suo pene rizzarsi sempre di più, è pronto, troppo pronto, non vuole raggiungere l’orgasmo così, senza nemmeno averle consumato quel bel sedere che aveva di fronte a sé. Allora si decide a muoversi, incurante dei lievi cenni di dissenso della donna, si avvicina a lei, le sfila il fallo di gomma, la posiziona a quattro zampe e finalmente punta il suo pene all’entrata di quell’ eden e, spingendo senza nemmeno troppa fatica (vista la dilatazione ormai accentuata), entra in lei, accompagnato da un mugolio sempre più intenso e animalesco della donna. Inizia a stantuffare, sempre più velocemente, il rumore dei testicoli che sbattono sulle chiappe di lei lo eccita ancora di più, la donna non ha mai smesso nel frattempo di tenere le dita (questa volta sono due) dentro il suo sesso, e sta per venire, lo incita con versi selvaggi, lui continua a spingere, ormai l’ano della donna è completamente spaccato, dilatato; l’uomo sente il suo pene gonfiarsi, sta per godere, vuole possederla fino in fondo, non esce da lei e al momento dell’orgasmo, schizza tutti i suoi umori, il suo sapore, il suo sperma all’interno della donna, riempiendola e facendola godere come mai le era accaduto.
Ancora madida di sudore e con un sorriso eccitato e esaltato sul viso, lei gira il viso nella sua direzione dicendogli: “Non hai rispettato la promessa, ora credo proprio che dovrò fartela pagare”.

(continua…)
(scusate per l’assenza protratta fino ad ora, ma ho passato giorni un po’ incasinati; come sempre, per qualsiasi cosa, vi metto a disposizione il mio indirizzo tamdl@libero.it . Un abbraccio, Tamara)

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