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Racconti Erotici Etero

Pomeriggio tra le dune

By 12 Giugno 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Dedicato ad un intenso ma fugace incontro

La spiaggia di questo lungo ponte di inizio maggio &egrave quasi deserta. Il vento sferza il mare, la sabbia e i corpi seminudi, radi e un po’ pallidini che cercano di raccogliere i primi raggi di sole della stagione che si sta affacciando.
Il contrasto tra il calore del sole delle due del pomeriggio e il freddo del vento stuzzica piacevolmente la mia pelle. Cerco di concentrarmi sul mio testo di crittografia, aiutato dalla musica che esce del mio telefono. Ma non ci riesco molto. Quel fisico statuario a pochi metri da me mi entra nella testa senza possibilità di discussione. Ha deciso di mettersi in topless! Allora &egrave una congiura, mi dico! Gli occhiali scuri mi proteggono e non mi perdo lo spettacolo dei due lembi di stoffa che lentamente si alzano e lasciano al sole una scultura degna di michelangelo. Bastano un paio di folate di vento e vedo i capezzoli, già belli grossi, innalzarsi al cielo in maniera imponente. L’effetto per me &egrave devastante. L’erezione latente diventa prepotente. Riesco a malapena a sistemarmi in modo da non dare nell’occhio. Il mio movimento evidentemente desta curiosità e vedo un occhiata fugace partire dalla mia vicina. Cerco di fare un pò di training autogeno. Penso al marito che &egrave andato via qualche minuto fa, penso a mia moglie che potrebbe tornare, al lavoro che devo assolutamente finire entro il we. Ma niente da fare, non ne vuole sapere di mollare la presa. &egrave li duro come l’acciaio. Mentre penso a questo, vedo che porta le braccia sopra la testa esaltando ancora di più la perfezione del seno e l’esplosione dei capezzoli. L’effetto su di me &egrave fantastico. Lo sento vibrare. Lei sta rovistando nella borsa posizionata proprio sulla sua testa. Mi godo lo spettacolo. Ma cos’&egrave? Cavolo, un bandana parte vorticando, trascinato dal vento. Frazione di secondo. Che faccio? Ok scatto. 10 salti. Preso. “grazie, molto gentile”. “Non c’e di che” rispondo ancora accovacciato mentre penso: come faccio a presentarmi da lei con questa erezione così enorme? Non posso rimanere a lungo così. Mi alzo, cerco di sistemarmelo senza farmi vedere. Al contatto con le mie mani rischio di fare un danno maggiore. Ok! Respiro profondo. “Preparati alla figura di merda”, mi dico. Mi giro e mi avvicino. I suoi occhi indugiano sul mio pacco quasi per niente contenuto dal costume. Me ne frego e ricambio con una lenta leccata visiva alle sue tette. Se ne accorge. Sorrisino. Non mi vorrei sbagliare ma vedo i capezzoli indurirsi ancora di più, e l’areola intorno raggrinzire. Mi sembra di percepire anche un leggero tremore al ventre. Ma forse fantastico troppo. “birbante questo vento” mi fa’. “eh si” le rispondo. “oggi non ci si capisce nulla. A momenti si sta da favola e a momenti si trema dal freddo. Ecco il bandana. Piacere Gianni”
“Grazie mille. Rischiavo di perderlo.” E alzandosi leggermente di lato mi porge la mano. “Piacere Francesca”. “ho visto che ascolti musica dal telefono, ti dispiace se ci avviciniamo un pò? Magari facciamo quattro chiacchiere e mi ascolto un pò di musica”. “Ma certo” rispondo, mentre dentro di me penso: la classica stronza che sa di essere figa e a cui piace torturare gli uomini. Da qui non ne cavo niente ma solo qualche scenata da mia moglie se torna. Mi avvio a prendere le mie cose. Mumble mumble…Mi dico: Chissà se le dune della spiaggia mi danno una mano? Mentre mi riavvicino a lei l’ennesima folata di vento mi fa svolazzare il telo e mi riempie gli occhi di sabbia. Prendo la palla al balzo. “Posso farti una proposta alternativa? Li sulla duna c’&egrave uno spiazzo protetto dalla vegetazione, sono quasi sicuro che il vento non ci darà fastidio. Ti va di andare?”. Dimmi di si mi ripeto dentro di me. “In effetti questo vento sta diventando fastidioso. Mi sembra un’ottima idea,” Si mette seduta mentre io non credo alle mie orecchie e il mio uccello più o meno coperto dal telo mi tira quasi da farmi male. Fa per prendere il sopra del costume, poi si gira, mi guarda e dice con un sorrisino stronzo sulle labbra:. “Penso che rivestirmi potrebbe fare anche peggio e ci farebbe solo perdere tempo”. Io faccio fatica a capire, ma resto subito affascinato da come si mette carponi a raccogliere le sue cose. Quel culetto &egrave decisamente all’altezza delle tette! E lei ne sembra ben consapevole. Le do una mano per farla alzare e mi godo lo spettacolo delle sue tette che mi vengono incontro. Sono così sode che le afferrerei istantaneamente con entrambe le mani. Ma mi trattengo. Invece mi chino e le raccolgo la borsa. Lei mi prende sotto braccio e strofinandomi prima solo il capezzolo, che ha la consistenza di un chiodo, e poi la tetta marmorea mi dice con una vocina provocante ‘ Oggi deve essere proprio il mio giorno fortunato’. Io le rispondo, sperando che capisca: ‘Speriamo che lo sia anche per me!’. E ci avviamo verso la duna, scherzando sulla difficoltà di camminare sulla sabbia bollente con il vento che sferza la schiena.
La camminata sulla sabbia inevitabilmente mi fa strusciare continuamente il braccio sulla sua tetta. La mia erezione ormai mi provoca dolore e ad ogni passo lo strofinio con il costume e con il telo, con il quale cerco di nasconderla, rischia di farmi venire.
Cerco di concentrarmi sulla conversazione e riesco ad arrivare sano e salvo nello spiazzo che avevo puntato. Completamente circondata dalla macchia mediterranea. Pini bassi, alti meno di due metri. L’avvallamento ci protegge dal vento e dagli sguardi indiscreti. La mia amica mi ringrazia: ‘ Ma qui &egrave fantastico. Possiamo veramente rilassarci e prenderci una bella abbronzatura senza che il vento ci disturbi’ e mentre stende il telo a terra mi struscia il pacco con il sedere. Io ho un fremito e lei se ne accorge.
Mi stendo vicino a lei e le dico: ‘adesso che il vento non c’&egrave più il sole pizzica molto di più sulla pelle’. Lei per tutta risposta ‘Guarda, avevo un po’ di remore a chiedertelo, ma in effetti lo sto sentendo tanto anche io e avrei bisogno di un po’ di crema. Saresti così gentile da spalmarmene un po’ sulla schiena?’ Io dentro di me urlo e penso:’E’ fatta! Sei mia!’. ‘Certo’ Le rispondo. Lei si gira e si infila completamente il costume tra le natiche. Io le metto una abbondante quantità di crema sulla schiena e inizio a spalmarla. In effetti la afferro con le mani sulla schiena, con i pollici che si toccano all’altezza della sua colonna vertebrale e le dita che le arrivano ai fianchi. Come se dovessi tenerle la vita prima di penetrarla. Man mano che salgo verso le spalle allento la pressione delle dita al lato del torace lasciandole solo sfiorare la pelle, mentre con i pollici continuo a spingere. Quando passo all’altezza del seno sfioro il rigonfiamento che si &egrave formato di lato per la compressione delle sue magnifiche tette a terra. Sento che ha un leggero tremore. Ripeto la ricetta due o tre volte e poi inizio ad accennarle un massaggio shiatsu al centro della colonna. ‘Ma come sei bravo’ mi fa. ‘Se vuoi ti faccio provare una cosa’ le dico.
‘E di che si tratta?’
‘Una tecnica di massaggio che mi hanno insegnato nel corso di yoga che ho fatto l’anno scorso’.
‘OK sono curiosa’.
Prendo i laccetti con cui di solito blocco l’ombrellone sulla spiaggia. Mi avvicino alla caviglia destra, alzo il piede piegandole la gamba all’indietro, lo accarezzo, lo massaggio un pochino, accenno ad infilare un dito tra il suo primo e secondo dito ma non vado avanti. Lego il laccio alla caviglia, mentre lei, sempre allungata sulla pancia, gira la testa e guarda prima il piede e poi il mio pacco sempre più grande. Allungo l’altra estremità del laccio ad una radice di un pino e lo blocco fermamente.
Mi avvicino all’altro piede e lei mi fa
‘Ma non sarà mica pericoloso questo massaggio?’
‘Assolutamente no. Devi solo rilassarti’
Le prendo l’altro piede. Anche questo &egrave bellissimo. Inizio a massaggiarlo e mentre lo faccio effettuo la penetrazione tra le due dita, che avevo risparmiato all’altro. Appena infilo il mio dito tra i suoi sento che ha un brivido.
Non ripeto, ma lego anche questa caviglia. Scelgo appositamente una radice lontana in modo che abbia le gambe ben aperte. Nel frattempo spezzo un ramo che all’estremità ha un bel ciuffo di aghi appuntiti.
Mi avvicino alle braccia, le prendo e con delicatezza le porto sopra la testa. Lego fermamente le mani insieme e lego l’altra estremità del laccio ad un’altra radice.
‘Accidenti, mi sento un po’ bloccata’ mi dice con voce non più tanto tranquilla.
Io mi metto a cavalcioni su di lei e comincio a massaggiarle con una leggera pressione del pollice la riga centrale del cranio. Qualche secondo sul punto e poi mi sposto di due centimetri. La pressione le fa piacere e sento che si rilassa. Arrivo alla nuca, finisco la pressione e poi le infilo la mano sinistra tra i capelli. Stringo la mano e metto i capelli sotto tensione bloccandole la testa. Avvicino la bocca al suo orecchio destro e le sussurro, sfiorando l’orecchio con le mie labbra: ‘fino ad adesso hai giocato tu, adesso giochiamo a modo mio’ Sempre tenendola ferma mi strofino con calma il pacco sul suo sedere e poi mi levo cavalcioni mettendomi di lato, ma sempre con la mia bocca sul suo orecchio in modo da farle sentire il mio fiato caldo.
Prendo il ramo di pino e comincio a batterla leggerissimamente solo in modo che gli aghi possano leggermente pizzicarla.
‘Adesso ti racconto una storia di una ragazzina biricchina che un giorno ha incontrato un cattivone che l’ha messa in riga bene bene. Da quel giorno la ragazzina &egrave ancora più biricchina ma &egrave sempre tanto contenta, specialmente quando il cattivone la chiama e le dice che vuole incontrala, perché sa che le aspettano due ore di godimento puro. Io lo so che la tua fighetta adesso &egrave tanto bagnata e vuole essere soddisfatta, ma non &egrave ancora il momento giusto.’ Mentre le dico questo continuo ad aumentare leggermente la forza sui capelli, ma senza farle male, e continuo a pizzicarla con gli aghi di pino. Ogni volta che questi le toccano la pelle sento un leggero fremito che la pervade. ‘Hai visto come me l’hai fatto diventare grosso? Io lo so che adesso tu ti senti tanto in colpa e vorresti farti perdonare accogliendolo nella tua fighetta calda. Ma non &egrave quello che ti aspetta. Almeno per il momento.’ E con gli aghi le do un colpetto in mezzo alle gambe. La vedo sussultare e cercare di contorcersi ma non ci riesce per via delle corde. ‘Mi dispiace non riuscire a vedere come stanno le tue tettine in questo momento, ma se farai la brava poi ci giocherò così a lungo che vedrai ne sarai molto contenta’ A queste parole sento che comincia a vibrarle un po’ il bacino. Io la aiuto con un po’ di colpetti degli aghi nell’interno delle cosce. Sento che si sta eccitando al massimo. ‘Sai, quando si va sulla spiaggia e si torturano i maschietti sfoggiando dei pezzi da museo come i tuoi non ci si può lamentare se poi si incontra un cattivone che decide di frustarti.’ Vedo il suo culetto che si inarca verso l’alto chiedendo un contatto con una mano o meglio con il mio cazzo in super tiro. ‘E’ inutile che mi inviti non &egrave ancora il momento. Devi soffrire prima di avere la tua soddisfazione. Devi provare cosa vuol dire fare eccitare un povero maschietto che sta li senza poter avere nessuna soddisfazione’ ‘Quando l’avrai capito forse ti scoperò come stai sognando’ Un colpo con gli aghi un po’ più forte sul sedere e due veloci all’interno delle cosce fanno l’effetto che aspettavo. Con un urlo soffocato si contrae e viene con un tremore sul bacino e sulle gambe. Le infilo la lingua nell’orecchio e comincio a scoparglielo mulinando uscendo e entrando aiutandomi anche con il fiato caldo, mentre con la mando continuo a tenerle ben ferma la testa dai capelli. Appena le contrazioni diminuiscono lascio il ramo e infilo un dito tra le grandi labbra, lo riempio di umore e lo porto sul buchino spingendo un po’ ‘No ti prego’
‘Non sei tu che decidi’ Le rispondo.
Mi sfilo il costume, le sposto il suo e le appoggio la cappella sulla figa, la lubrifico bene bene ma non la infilo. Salgo su, la appoggio sul buchino e con una spinta dolce la faccio entrare. La sento mugugnare, ma la mia cappella sta li ancora ferma. Il suo culetto si allarga. Sento che lo vuole. Spingo. Non finisce più di entrare. Io non resisto. Comincio a spingere. Sento che lei si dimena. Le infilo una mano sotto e le afferro il clitoride tra due dita. Continuo a pompare e a stringere quando arrivo in fondo. E’ questione di due minuti non di più e con uno spasmo sento il mio cazzo rigonfiarsi per il passaggio dello sperma. Stringo forte il suo clitoride e le provoco un orgasmo proprio mentre le riempio il culetto di liquido caldo. I suoi movimenti senza controllo per l’orgasmo mi fanno venire in maniera fantastica e mi provocano una nuova eccitazione istantanea.
Lo sfilo. E’ già duro di nuovo. Che giornata fantastica. Le slego i piedi e la giro. Le sue tette sono veramente uno spettacolo. Mi butto famelico sui suoi capezzoli, li mordo, li succhio, li tiro. Afferro le tette con le mani alla base e le stringo come per far schizzare via quei capezzoli fantastici. Con la lingua gli giro intorno senza toccarli, a lungo. La sento contorcersi. Vorrebbe che affondassi, ma io resisto. Le strizzo le tette con le mani. I capezzoli svettano. Non resisto. Comincio a schiaffeggiarli con la lingua. Lei muove il bacino. Cerca il mio cazzo che io sapientemente ogni tanto gli avvicino alla fighetta. Ma non può muoversi troppo. Ha ancora le mani legate sopra la testa. Io mi diverto a lungo con quei capezzoli fantastici. Li sento duri, durissimi. Dopo una ventina di minuti di lavorio incessante su quella meraviglia della natura la sento bagnatissima. Le afferro di nuovo il clitoride e mi viene istantaneamente. Decido che &egrave arrivato il momento di scoparla per bene. Le prendo i piedi e me li poggio sul torace tra l’ascella e la spalla piegandole le gambe, mentre io, reggendomi sulle ginocchia le sono praticamente sopra. Mi porge benissimo il buchino e la fighetta larghissima. Decido che devo darle un po’ di soddisfazione. La penetro. La posizione con il bacino così inarcato fa arrivare il mio cazzo istantaneamente fino in fondo. Lo sente perfettamente tutto. Lei si contorce e io comincio a pompare. Riesco a scoparmela con una perfezione totale. Sto quasi per venire. Decido di uscire un attimo. Faccio rinfrescare un po’ il mio arnese. Lei scalpita. Si agita. Ricomincio. Ma stavalota cambio buco. Ha il sederino completamente aperto. Entro con una facilità estrema. Le prendo la mano e glie la infilo nella fighetta. ‘masturbati e masturba anche il mio pisello’.
Non resiste nemmeno 15 secondi e viene. Io le levo la mano e comincio a pomparla: due spinte nella figa e due nel culetto. E’ fantastico entro ed esco con una facilità estrema. Continuo cosi, soffermandomi ogni tanto un po’ di più nella fighetta per una decina di minuti. Siamo completamente fradici di sudore. Decido di venirle nel culetto. Mi posiziono e comincio a spingere. Lei capisce. Si afferra il clitoride e comincia a massaggiarselo come se stesse facendo una sega ad un cazzo.
Io mi eccito da paura a vederla fare così. Il mio cazzo si indurisce ancora di più. Lei se ne accorge. Aumentiamo il ritmo e veniamo insieme con una contrazione fantastica’.
Mentre ci salutiamo mi faccio dare il suo numero e le do appuntamento per l’indomani alla stessa ora.

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