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Possessione silenziosa

By 22 Settembre 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Sveltina silenziosa

Per quanto tempo passasse, non riuscivo ad addormentarmi. Ero girato di lato nel mio letto, stavo leggendo un thriller poliziesco ma non riuscivo a concentrarmi troppo sulla trama perché ripensavo a quanto fossero stupide alcune discussioni di coppia. Marika dormiva di fianco a me, si era addormentata poco dopo essersi messa a letto. Non era spesso così, solitamente si scopava allegramente prima di addormentarci, ma quel pomeriggio avevamo discusso, non ricordo neanche su che cosa, e c’eravamo tenuti il muso fino ad arrivare a quella situazione di stallo. &egrave per questo che una volta a letto mi ero messo a leggere facendole muro. In tutta risposta Marika, dopo aver tolto le lenti a contatto ed il trucco, mi aveva raggiunto in camera da letto e si era spogliata dei vestiti per rimanere in mutandine con sopra soltanto una mia maglietta che lei usava come pigiama. Appena infilata a letto si era girata verso il muro e poco dopo ho capito dal suo respiro che stava già dormendo.
‘Affari suoi’ avevo pensato. In fondo quel libro era interessante ed ero sicuro che mi avrebbe tenuto compagnia.
Due ore e mezza dopo, ed un centinaio di pagine, i miei occhi si posarono sui morbidi e scuri capelli di Marika che ricadevano scomposti sul cuscino. Girandomi verso di lei allungai la mano per accarezzarli, scesi delicato prestando attenzione a non svegliarla e sentii con le dita la linea del collo e della schiena, infine il morbido calore del suo sedere. Forse quel libro non era così interessante.

Mi girai mettendomi a cucchiaio verso di lei, i miei piedi sfioravano i suoi, godendomi il calore, ma soprattutto usai una mano per accarezzare dolcemente il suo culetto. Usai le dita in modo delicato sulla porzione di pelle non coperta dalle mutandine. Poco dopo risalì il suo fianco infilando la mano sotto la maglietta, giocai dolcemente con la sua pancia e subito dopo con il suo seno, almeno con quello che riuscivo a toccare grazie alla posizione del suo braccio. Quando tornai al suo culetto decisi di farmi più intraprendente, la mia voglia si stava risvegliando ed il mio sesso era ormai in erezione.
Questa volta le mie dita non si fermarono a toccare soltanto la porzione di pelle libera dalla stoffa, ma iniziarono lentamente a prendere la strada a loro più familiare, percorrendo il percorso che dalle sue natiche scorreva verso il suo sesso. Inizia il mio gioco. Iniziai a muovere i polpastrelli mimando attraverso le mutandine un leggero ditalino sopra le sue labbra morbide ma ancora strette. Ci presi gusto e continuai a farlo con delicatezza ma forza sempre crescente, con il passare del tempo mi accorsi che Marika non accennava a svegliarsi, ma inconsciamente il suo corpo iniziava a muoversi in modo leggero e sensuale, anche nel sonno riconosceva il mio tocco nella sua intimità. Con tremenda soddisfazione mi accorsi che il tessuto leggero iniziava ad inumidirsi. Trovai la cosa eccitanti e capii subito come sarebbe finita.
Mi venne in mente una scena de ‘Il cuore rivelatore’ di Poe in cui un assassino ogni notte entra nella camera della persona che vuole uccidere e lì lo scrittore si esalta facendo descrivere al personaggio la lentezza esasperata con cui apre la porta e si avvicina per non svegliare la sua preda. Presi spunto da quella storia e con la stessa lentezza le spostai la stoffa che le copriva la fica. Si era ormai schiusa e la stoffa era entrata tra le labbra carnose, per questo si era impregnata ancora più dei suoi umori. Usai la mano libera per tenere le mutandine leggermente al di fuori dal percorso che dovrebbero occupare e con la mano destra ripresi ad occuparmi del ditalino. Seppi di essere stato bravo quando affacciandomi verso il suo viso mi accorsi che ancora non si era svegliata. Non mi arrischiai ad entrarle dentro, ma rimasi sopra le labbra muovendo due dita.

Ormai era completamente calda e bagnata, le sue labbra erano gonfie e schiuse, sentivo che era pronta. Mi abbassai le mutande fino alle ginocchia, usai la mia saliva per bagnare la mia cappella, e subito dopo con gesti decisi agii. Quando iniziai ad abbassarle le mutandine Marika iniziò a svegliarsi, più che altro ebbe dei mugugni sconnessi, non era ancora completamente lucida e non sapeva con certezza cosa stesse succedendo. Comprese tutto nel momento in cui senza alcuna dolcezza la costrinsi a rimanere ferma mentre la penetravo con un colpo solo. Si era completamente svegliata. Ma rimase docile mentre la presi abbracciandoci a cucchiaio. La presi con forza, ma nulla di eccessivo, mi stavo sfogando come un animale. Ero arrivato all’ottava notte del racconto di Poe, era il momento della violenza. Con la mano sinistra le strinsi il collo, con l’altra le tenevo e stringevo un fianco. Grugnivo stringendo i denti per darle colpi decisi. Lei era morbida e calda, sentivo il suo sedere accogliente che si piegava sul mio pube ad ogni colpo che le davo, sentii dai suoi respiri che godeva, ma i nostri occhi non si incontrarono mai quella notte. Rimase docile per tutto il tempo, accettando le mie spinte e spingendo a sua volta verso di me per accompagnarmi. Lei sapeva che mi stavo prendendo quello che era mio e lei stava subendo ciò che meritava, era molto sensuale pensare a questo. Non durò molto, ero molto eccitato da quando avevo iniziato a toccarla mezz’ora prima, così dopo qualche minuto di spinte e grugniti, il mio tono aumentò e le scaricai dentro una notevole quantità di sperma. Aveva accettato di subirmi, ma io sapevo che era stato eccitante per me almeno quanto lo era stato per lei.

In quel momento mi sentii finalmente appagato e rilassato, quella rapida sveltina mi aveva finalmente fatto sfogare dell’astio trasformando tutto in amore. La abbracciai baciandola con infinita tenerezza dietro la nuca, spostando la mano dal fianco alla sua patata che però toccai con dolcezza. Senza masturbarla lasciai la mano sopra di lei come se volessi proteggerla, ascoltando i nostri respiri che si normalizzavano. Il mio cazzo si sgonfiò e scivolò fuori da lei, lo sperma sarebbe fuoriuscito lentamente macchiando il lenzuolo e avremmo sentito il suo odore ed il suo contatto per tutta la notte, ma non ci interessò. Rimanemmo fermi ed abbracciati fino ad addormentarci dolcemente. Da amante delle letture dovevo ammettere che una sana scopata era riuscita a calmarmi molto più di quanto avrebbero mai potuto fare mille libri.

Soltanto mentre stavo scivolando tra le braccia di Morfeo il mio ultimo pensiero fu che in tutta la notte, non avevamo mai detto neanche una parola.

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