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Racconti Erotici Etero

Posso baciarti?

By 15 Novembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Posso baciarti? Era cominciato tutto così, con la domanda che nessuno le aveva mai fatto. E che l’aveva fatta ridere. Nonostante i troppo drink e la serata divertente continuava a pensare che quel ragazzo carino fosse troppo giovane, dolce ma troppo diverso dal tipo di maschio che le era sempre piaciuto. Di sicuro uno che non ti chiede il permesso prima di provarci. E poi li conoscevano tutti, lei collaborava ad un suo progetto, Milano può essere più piccola e pettegola di un paese di provincia’

Era tornata a casa sola quella sera, sorridente e un po’ imbarazzata per aver detto di no. Come una donna, o forse come una ragazzina insicura visto che aveva aspettato il messaggio del giorno dopo. Era sicura ci sarebbe stato, ed infatti era arrivato in mattinata. E lei aveva sorriso. Divertiti alla degustazione e torna con una bottiglia. Io ci metto i bicchieri. Aveva deciso.

Passarono pochi giorni prima del nuovo messaggio. Sono a Milano, ho la bottiglia. Vediamoci alla presentazione di questa sera, poi la stappiamo. Aveva deciso di dargli una chance.
Quella sera arrivò all’incontro direttamente dall’ufficio, era già buio e indossava un cappotto di velluto. Sotto aveva un vestito nero, corto, aderente e accollato. Le aderiva al corpo e le lasciava
scoperte le gambe magre. Indossava i tacchi, quelli di vernice nera e camminava veloce verso l’appuntamento. Gli uomini la guardavano, lei sorrideva perché voleva ritrovare quello sguardo nei suoi occhi quando si sarebbero visti. Lui la aspettava puntuale in mezzo alla gente davanti alla sala
dell’incontro. Mille persone, facce note, cenni di saluto’ Lei lo fissava dritto fra la folla mentre si avvicinava, e lui non le staccava gli occhi di dosso. Aveva salutato qua &egrave là ma non si era fermata a parlare con nessuno e aveva camminato fino a lui: quella sera erano lì insieme. Era sexy, era sicura e lui sembrava un po’ a disagio nel vederla così, mentre lo sceglieva, davanti a tutti. Un bacio sulla guancia, un sorriso e via come se niente fosse.

Erano seduti vicini, lei aveva accavallato le gambe e la gonna le saliva scoprendole le cosce. Si avvicinava per bisbigliargli qualcosa nell’orecchio, per commentare, si voltava per sorridergli, gli
sfiorava il braccio per richiamare la sua attenzione. Aveva infranto in pochi gesti qualunque distanza,ed era entrata nel suo spazio. Che dici, andiamo a stappare la bottiglia? Gli disse nell’orecchio, avvicinandosi più di quanto avrebbe dovuto e lasciando che il suo seno si schiacciasse contro la sua spalla. Stava flirtando e ora si vedeva davvero.
Si alzarono dalla platea e uscirono dalla sala, lui le tenne aperta la porta per farla uscire e lei si appoggiò al suo braccio per scendere il gradino del marciapiede.

Due passi e sarebbero arrivati alla macchina, camminavano vicini é chiacchieravano di quanto appena ascoltato. Appena svoltato l’angolo lei rallentò il passo e gli prese il braccio di nuovo, per fermarlo un secondo. La strada era buia, il primo freddo era arrivato e la punta del naso cominciava ad infreddolirsi ma quell’aria fresca rendeva la sera ancora più magica.
Ei. Disse lei per catturare la sua attenzione mentre stringeva la mano sul suo braccio e lo tirava verso di s&egrave, per farlo girare. Certe cose si fanno non si chiedono, aveva detto, e si era alzata in punta di piedi per baciarlo. Lo aveva guardato negli occhi. Poi un semplice bacio sulla bocca, poi un’altro, poi aveva preso le labbra fra le sue, aveva appena passato la lingua sulla sua bocca. Qualche secondo, un attimo appena, poi l’aveva guardato negli occhi mentre era ancora in punta di piedi davanti a lui. Non volevo passare tutta la sera ad aspettare che arrivasse questo momento, aveva detto, con aria maliziosa e sarcastica al tempo stesso. E ora andiamo a bere questa famosa bottiglia, andiamo a casa mia, ed erano saliti in macchina. Salirono in macchina senza parlare. Lei aveva il sorriso di quando non si hanno pensieri, perché tutto sarebbe andato liscio. Aveva spinto la serata dove desiderava, fatto il passo avanti che di solito aspettava dall’altro, e ora si godeva la tranquillità di un copione già scritto.

Lo guardava guidare e non riusciva a staccare gli occhi dai dettagli che lo rendevano sexy. La camicia bianca, la giacca un po’ dandy, le gambe slanciate che quasi toccavano il volante. Assaporava un pezzettino per volta il desiderio che aveva coltivato negli ultimi giorni.
I preliminari li aveva già fatti da sola e ora non aveva più voglia di aspettare un solo minuto.
La strada scorreva fuori dal finestrino, non vedeva l’ora di arrivare ma non c’era il gusto dell’ignoto. C’era quello della certezza che di li a poco avrebbero fatto sesso. Da li a quanto e come era solo questione di dettagli. Di storie così ne aveva già viste abbastanza però da sapere che ora era il momento di fare un passo indietro, di aspettare e di lasciare che fosse lui a dettare le prossime mosse.
A volte i maschi sono lenti, amano molto credere di essere loro a condurre il gioco. Questo era il suo toy boy, e aveva intenzione di farglielo credere’

Parcheggio, portiera, cinquanta metri prima del portone di casa.
Arrivati mise le chiavi della toppa e prima di aprire si guardo indietro e lo fissò negli occhi con uno sguardo complice. L’ultimo prima di cancellare l’aria da furbetta e un po’ spavalda. Il gioco era appena cominciato.
Quella delle prossime ore sarebbe stata la sua versione ‘ragazza normale’. Per fargli scoprire qualche trucchetto e il lato più malizioso di lei ci sarebbe stato tempo. Forse.

Qualche gradino, l’androne, silenzio, ascensore. Lei si appoggiò e lo guardò negli occhi, tenendo il mento abbassato e sfonderando quella faccia da cerbiatta impaurita che’ un passo in avanti e la baciò. Di nuovo e per la prima volta al tempo stesso. Ora erano pari e nemmeno lui aveva molta voglia di preliminari. La notte era già scritta.

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