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Racconti Erotici EteroTradimento

Prima e adesso

By 14 Dicembre 2020Dicembre 16th, 2020No Comments

Sento il rumore dell’ascensore arrivare al piano. Il nostro piano. Ti aspetto seduto, il rumore delle chiavi tirate fuori dalla borsa, la porta che si apre. Ti saluto, come se ti avessi vista l’ultima volta due giorni prima, invece sono passate cinque ore. Due ore serali, tre notturne. Non pensavi di trovarmi ancora in piedi o forse sì. Levi le scarpe, posi la borsa. Prendo due bicchieri, ti chiedo di venire a sedere con me. Arrivi, dopo essere passata in bagno. Ora sì, ora sei qui. Ora puoi sederti tra le mie gambe, sulla mia stessa sedia, poggiata su di me. Puoi sentire le mie braccia attorno alle tue. La mia mano posarsi sulla tua gamba nuda, la parte scoperta che esce dal vestito nero che indossi. Prendi il bicchiere, accendi una sigaretta. Bevi qualcosa con me. Anche con me. È stata una serata divertente? Non rispondi più di tanto, ti limiti ad annuire, come se ora fosse arrivato il momento di rilassarti, come se fosse stata una giornata stancante, una serata impegnativa. O forse perché senti le mie dita scorrere sulla gamba, il mio corpo dietro al tuo. Senti il mio petto premere sulla tua schiena. Senti le mie parole, che domandano della compagnia. Eravate pochi, vero? Forse solo in quattro, le tue due amiche e lui. Loro due, le amiche però non fanno così tardi in genere, se non sbaglio. Non sbaglio, no, mi fai cenno con la testa e gli occhi chiusi che non fanno così tardi. Perché in genere una riaccompagna l’altra a casa. Allora alla fine siete rimasti solo voi due, in quel locale, a bere e a parlare. Vero, è così. Non lo dici, ma è così, è quel lieve sorriso che si forma sulle tue labbra a confermarlo, mentre la mia mano sale sul fianco coperto dalla sottile stoffa nera. Mentre la mia bocca percorre il tuo collo. Continuo a fare le mie ipotesi, mentre prendi il bicchiere nuovamente, mentre accendi una sigaretta e aspiri con le tue labbra da baciare. Sei bellissima, vestita così, lo sai, vero? Sai che questo vestito leggero segue perfettamente i contorni del tuo corpo, le tue linee così attraenti. Lo hai sempre saputo, fin dal giorno in cui lo hai provato e comprato. Sai che mi eccita vedertelo addosso. Sai che eccita anche altri. Ti ha guardato, vero? Senti le mie parole nelle orecchie, aspiri un’altra boccata, fai uscire il fumo.

Sì.

Stavolta, sottovoce, rispondi. Risponde il tuo corpo, il brivido che ti attraversa. Risponde il mio. L’eccitazione che puoi sentire spingere dove sono poggiato. Lasci che la tua schiena si rilassi di più, sul mio petto. Lasci che la mia mano arrivi sul braccio, sulla spalla. Che scenda davanti, passando per la clavicola parzialmente scoperta. E immagino che ti abbia fatto piacere sapere di provocare qualcosa nei suoi pensieri. Non mi sbaglio, lo so. Non c’è bisogno di conferma, l’unica conferma è il lieve gemito che esce dalle tue labbra. Non c’è bisogno. La mia mano scende, percorre la strada fino a sfiorare il seno. Non indossi il reggiseno, non è adatto a questo vestito che scopre parte delle spalle, e della schiena. Non è mai stato adatto. E i capezzoli li sento sotto le mie dita, sotto la stoffa. Li sento, sono quelli, sono eccitanti. Sono eccitati. Forse è il passaggio delle dita, il fatto che li sto stringendo e poi lasciando, sfiorando e poi toccando. Forse è quello che dico. Quello che hai fatto. Perché so che lo hai fatto, che ti sei fatta desiderare. Che volevi il suo sguardo su di te, le sue parole di desiderio che ti facevano perdere le inibizioni, volevi sapere che potevi avere le sue mani addosso, se solo avessi deciso che si poteva, non è così?

È così, dici, a piena voce, mentre sollevo il vestito, scoprendo completamente le tue cosce. Guardati, guarda come sei eccitante, seduta qui, poggiata a me, con le gambe nude, i capezzoli duri. Guardati, guarda quelle mutandine nere. Guarda la mia mano che si poggia sul cotone, che sente il calore che hai tra le gambe.

Sì. È così.

Lo ripeti. Lo specifichi ancora. Ad occhi chiusi, adesso, di nuovo. Adesso che senti le mie dita dentro le mutandine, sulla tua pelle liscia. Liscia, bagnata. Adesso che senti che ti chiedo se ti ha riaccompagnata a casa, uscendo dal locale. Adesso che te lo chiedo muovendo le dita. Spingendo il mio cazzo duro dietro di te. Adesso che una mano è tra le tue gambe, l’altra sul tuo seno.

Mi ha accompagnata lui, sì, ero seduta lì, sul sedile del passeggero, avevo bevuto, lo sai. Lo so. Ero lì, lui guidava, e mi guardava. Mi piaceva avere i suoi occhi sulle gambe, sulle cosce. E allora gli ho permesso di guardarle di più.

Gemi, mentre lo dici, mentre le mie dita ti danno piacere. Mentre la mia bocca ti sfiora le orecchie, il collo. Mentre sai quanto mi travolgi.

Mi ha sorriso, mi ha guardata, mi ha desiderata.

Hai permesso che ti guardasse, vero? Che accostasse la macchina prima di arrivare a casa, vero?

Con la scusa di un’ultima sigaretta con calma, sì. Lo ho permesso. Perché lo volevo.

Ti esce strozzato, quel perché lo volevo, saranno i movimenti delle mie dita, il calore, il sesso. Sarà il tuo godere del raccontarmi quanto ti è piaciuto farlo. Sarà il mio godere del tuo modo di sentire, di provare, di eccitare. Ti sei fatta baciare, lì, mentre fumavate l’ultima sigaretta, vero? Ti sei fatta poggiare le mani sulla bocca, sugli occhi. Sul seno. Vero? Lo hai fatto. Hai sentito la pelle passare sulla tua, le mani scorrere sul tuo corpo. Hai sentito il piacere del desiderio.

Non rispondi. Ora senti le mie mani, le mie parole, le mie dita. Senti il piacere di averle strette nelle tue cosce che si chiudono, nella forza dell’orgasmo che ti percorre. Nei capezzoli stretti, premuti, schiacciati. Godi, di questo. Godi di come sei. Senti la voglia su di te, ricordi la voglia su di te. Prima e ora. Non rispondi più. Solo gemiti. Solo piacere, puro, diretto, adesso.

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