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Racconti Erotici Etero

PRIMA USCITA UFFICIALE

By 29 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

PRIMA USCITA UFFICIALE

Lasciato Mimmo, volli subito mettermi alla prova, sfruttando la mia nuova verve da seduttrice. Ovviamente la mia prima domanda fu: ‘Sì, ma con chi?’.
Ero lì che ci pensavo, il pomeriggio dopo aver parlato con il mio ragazzo, al quale avevo spiegato che avevo voglia di esperienze nuove, ‘perché ‘ gli avevo detto ‘ ci siamo messi insieme troppo piccoli, e non abbiamo mai avuto altre persone’. Adesso ero a casa, nella mia camera, con il libro di inglese davanti, ma senza nessuna voglia di mettermi a studiare. Fantasticavo su dove, e come, trovare la mia prima, vera avventura sessuale, ricordando con mille brividi al ventre l’esperienza eccitantissima avuta il giorno prima con il mio vecchio medico di famiglia, quando squillò il telefono, facendomi sobbalzare poiché mi scuoteva da pensieri hot.
Qualche minuto dopo, mia madre si affacciò alla porta. ‘Vera, amore, mi faresti un piacere? Porteresti il Maalox a nonna Lidia? Ha mal di stomaco, ma &egrave domenica, e cercare una farmacia di turno non &egrave il caso’.
Mi alzai volentieri per scuotermi dalle fantasie bollenti che avevo in mente e mi preparai. Poco dopo ero fuori, alla guida dell’auto, verso casa dei miei nonni.
Varcato il portone, mentre salivo a piedi, folgorazione improvvisa: Matteo, il figlio del portiere. Gran figo, sui trent’anni, appena separato, e dunque tornato da poco a vivere ‘a casa di mammà’. E, immaginavo, in astinenza sessuale da due mesi, cio&egrave da quando sua moglie lo aveva lasciato scoprendo la sua pessima abitudine di giocare a carte.
Mentre suonavo alla porta di mia nonna, avevo già deciso: sarebbe stato Matteo la mia prima storia di sesso da una sera.
Nonna Lidia e nonno Gino stettero lì a stressarmi una buona mezzora di fesserie sul mal di stomaco e sugli altri acciacchi dell’età. Poi mi congedai, dicendo che dovevo andare a studiare.
Sì, studiare’.mi veniva da ridere mentre mi fermavo davanti al campanello degli Ancona e suonavo, senza avere la minima idea di cosa avrei detto a Matteo per farlo uscire e di dove portarlo per ‘consumare’. Il destino mi aiutò. Dopo un paio di minuti buoni di attesa ‘ sembrava che in casa non ci fosse nessuno, ma sentivo la radio accesa ‘ la porta si aprì. Era proprio lui, Matteo. Spettinato al punto giusto, con addosso solo i jeans e a torace nudo. ‘Veronica, ciao’.cosa c’&egrave? Ti servono le chiavi di tua nonna?’. Si stropicciò gli occhi. ‘Dormivi, Matteo?’, gli chiesi, un po’ esitante. Non sapevo come approcciarlo, e temevo spuntasse fuori sua madre: cosa avrei potuto dirle?
‘Scusa, mi ero appisolato. Sono solo, i miei sono andati a pulire la casa di campagna. Che ti serve?’.
Mi buttai. Entrai in casa, chiudendomi la porta alle spalle. ‘Mi serve sesso’, dissi, e gli poggiai le mani sul petto. Matteo spalancò gli occhi, sorpreso. Per un attimo temetti un rifiuto. ‘Oggi sono vogliosa’-, mormorai, avvicinandomi al suo collo ‘ e così ho pensato a te’. Lo strinsi e avvertii che il pene gli si stava già gonfiando, sotto i jeans. Nonostante ciò, mi allontanò da sé, prendendomi per le spalle. ‘A Verò’.ma che me stai a pijà per culo?’. Risi, e accarezzandogli il rigonfiamento sotto la cintura risposi, con voce roca: ‘No, però vorrei prenderti per il cazzo”
Matteo non se lo fece ripetere. Mi afferrò e mi spinse verso il muro, infilandomi le mani sotto il maglione, attraverso la giacca aperta. ‘Belle tettine’, sussurrò. Io risi di nuovo, eccitata. ‘Anche tu’, risposi, accarezzandogli i capezzoli.
Mi spogliò in un attimo: giacca per terra, maglione, reggiseno. Si piegò e mi prese in bocca i capezzoli, succhiandoli avidamente, mentre con mani convulse cercava di sfilarmi i pantaloni. Lo aiutai, mentre lui si liberava dai jeans, rimanendo con addosso solo i boxer, tesi a mostrare la sua virilità.
Gli infilai dentro una mano, prendendo il pene caldo e guizzante tra le dita. Lui mugolò, eccitato. Mi inginocchiai per terra e, scostando delicatamente l’elastico, gli presi il pene in bocca. Era bollente, rigido, con un vago sentore di urina sulla punta. Succhiai avidamente, per togliere quel sapore fastidioso: ci riuscii subito, facendogli venir fuori le prime goccioline di piacere. Poi gli accarezzai i testicoli, dolcemente, guardando il poderoso cazzo di Matteo gonfiarsi sotto le mie mani.
Lui si era appoggiato al muro, aveva gli occhi chiusi e mi massaggiava i seni. Mi prese per la vita e mi accompagnò verso il divano. Qui mi fece sedere e si inginocchiò davanti a me. mi fece aprire le gambe e disegnò con le dita la mia vulva attraverso la stoffa sottile degli slip. ‘Bellissima’, sussurrò, poi si avvicinò e ne aspirò l’odore. ‘Bellissima e profumata’, proseguì. Mi passò la lingua sul sesso, sempre senza togliermi le mutandine. Io ero immobile e ansante, sentivo il calore del piacere scaldarmi i lombi. La lingua di Matteo era abile e penetrante, ne sentivo il calore umido attraverso il nylon leggero. Mi bagnai, e lui proseguì la sua esplorazione orale. Stuzzicava il clitoride, già gonfio e rigido, ipersensibile per la strofinazione con il tessuto. Avevo voglia di sentire di più, di avere quella lingua giocherellona dentro. Ero smaniosa, cominciavo a non farcela più, a gemere. Lui proseguiva il suo massaggio delicato con la punta della lingua, interrompendosi ogni tanto per accarezzarmi con un dito, ancora fuori dallo slip. Era un tormento, volevo di più. Matteo se ne accorse. ‘Togliamole, dai, così finiamo questa tortura’. Mi sfilò le mutandine con una mano, mentre con l’altra mi accarezzava i peli pubici. ‘Sono appiccicosi’, osservò, divertito. Poi mi avvicinò il viso al sesso e vi infilò dentro la lingua. Sobbalzai. Era una meraviglia. Mi succhiò il clitoride con maestrìa, facendomi venire in un minuto, e poi, mentre ancora il sesso mi pulsava dolorosamente, si tolse il boxer rivelando una erezione enorme e mi chiese di fargli un pompino. Mi avvicinai e fui io, ora, a dargli piacere in pochissimo tempo, facendolo gemere e tremare. Mi venne in bocca, un fiotto caldo di sperma che sapeva di uomo sconosciuto, un odore e un sapore che non erano quelli di Mimmo.
Quando il suo orgasmo finì, Matteo si alzò e si diresse in bagno, lasciandomi sola sul divano, leggermente delusa per la velocità con cui si era consumato tutto.
Ma forse non era finita. Mi accomodai meglio sul divano, seduta in maniera da mostrargli la fica aperta, appena rientrava. Non mi sbagliavo. Tornò in salone e, appena mi vide, sollevò il pene a mo’ di saluto.
‘Sei contento di vedermi?’, gli chiesi, facendo la gatta e abbracciandolo mentre si chinava su di me. Lui mi strizzò un seno, e poi si sedette accanto a me sul divano. ‘Facciamoci le coccole, dai’, dissi, e mi misi a cavalcioni su di lui, sentendomi la fica già calda.
Gli accarezzai il collo e i capelli, gli leccai un orecchio, lo baciai sulla bocca. Sotto di me, il cazzo cominciava ad ingrossarsi, solleticandomi il perineo. Finsi di ignorarlo, continuando a sbaciucchiare il suo proprietario, fino a che sentii che se lo prendeva in mano e lo metteva dritto. ‘Fammi uno smorzacandela, dai’, ordinò. Alzai il bacino, mi sistemai con la fica aperta sulla cappella, poi scesi lentamente. Vidi Matteo che chiudeva gli occhi, estasiato, mentre io mi muovevo su e giù, lenta e avvolgente, come una geisha. Il suo cazzo dentro la mia fica era enorme, lungo e grosso, e io me lo menavo muovendo i fianchi e ondeggiando avanti e indietro, per sentirlo di più. Ero calda, bollente. Aperta e scivolosa. Dentro, i muscoli della mia vagina si contraevano, per stringere quel delizioso strumento di carne. Sentii il calore dell’orgasmo che arrivava e strinsi e spinsi di più, muovendomi a ritmo sempre più veloce. Alzavo e abbassavo il bacino, e poi l’orgasmo giunse, e io cominciai a gemere, mentre Matteo me lo spingeva dentro, da sotto, e io da sopra pompavo con tutte le mie forze. ‘Vengooooo’.oddio, vengo, vengo’.ooooohhhh. Matteo, vengo’sì bravo, spingi”oooohhhhh, ooooohhhhh’. Fu un orgasmo favoloso, e poi dovetti restituire il favore a Matteo, continuando a muovermi su di lui mentre già la vagina mi si asciugava, soddisfatta. Lui era in difficoltà: era troppo vicino il suo orgasmo precedente, per venire facilmente. Eppure proseguì: era eccitato, ormai. Non potevo lasciarlo così, e me lo disse.
Scesi da lui e glielo ripresi in bocca. Leccai la cappella arrossata e cominciai a fargli un pompino. Ogni tanto mi interrompevo, per stuzzicargli il frenulo con la punta del dito.
‘Sto quasi per venire’, mi disse ad un certo punto ‘ ma non ho il preservativo, come si fa?’. Lo rassicurai: ‘Prendo la pillola ‘ spiegai ‘ e come sai ho avuto un solo fidanzato, Mimmo, in vita mia. E’ sesso sicuro, con me’.
‘Allora continua con lo smorzacandela, Vera’, mi chiese, e io risalii su di lui e mi rimisi dentro il pene e me lo scopai, andando su e giù, su e giù, sempre più veloce, fino a che non vidi che il suo viso si alterava e poi sentii lo sperma caldo che mi inondava e placava il fastidio di esser stata sbattuta’a secco’, senza eccitazione, perché ormai avevo avuto due orgasmi e non ero più eccitata.
Gli umori di Matteo mi ammorbidirono il sesso asciutto e trovai sollievo. Appena finito, mi rivestii subito per andar via. Volevo allontanarmi da lì immediatamente, senza creare alcuna intimità con colui che mi aveva trombata pesantemente fino a pochi attimi prima. Mentre mi accompagnava alla porta, nudo, Matteo mi strinse da dietro e, poggiandomi la testa sull’incavo della spalla, mi chiese: ‘Quando ci rivediamo, Vera?’.
Mi girai e lo guardai curiosa. ‘Rivederci? Perché, Matteo? Era solo una scopata tra amici’.
Lo lasciai lì, nudo e basito davanti alla porta di casa. In un attimo ero fuori: la sveltina con Matteo era già storia. Ero pronta ad una nuova avventura.

Gioialuna

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