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Racconti Erotici Etero

Primo approccio con il sesso (1°)

By 9 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Premetto che questa &egrave una storia vera, ed &egrave dedicata a le poche ragazze che frequentano il sito e che magari non sono tanto stuzzicate dall’idea di passare una vacanza con i genitori.

La scuola era finita da poco meno di un mese, e, come al solito, era andata benissimo per me: media dell’otto abbondante al Liceo Scientifico. Mesi addietro avevo concordato con i miei genitori il giusto premio per tanti mesi di fatica: una settimana al mare ad agosto con il mio ragazzo, Matteo, carinissimo coetaneo con il quale stavo da natale. Quando il papà, dopo mille storie acconsentì, disse che in cambio (e non avevo scelta comunque), avrei dovuto andare con loro venti giorni tra Scozia e Irlanda, mi sentii veramente svenire, al pensiero di sorbirmi tre settimane di pioggia, di solitudine, lontana dal mio Matteo. Siccome però ho una dose di fortuna innata, i malanni della nonna convinsero all’ultimo momento papà ad optare per restare in Italia, e scelse, senza dirmelo, un fantastico villaggio turistico in Sardegna. Non vedere Matteo, del quale ero innamoratissima, ora era meno pesante: avrei potuto prendere il sole, nuotare, divertirmi tra una partita a tennis e una scatenata alla discoteca.

Arrivata lì, mi sentii però quasi annoiata da tanta scelta, e passai i primi due giorni attaccata al mio fedele Nokia 33-10 appena acquistato: messaggi, brevi telefonate e ancora messaggi con tutte le mie amiche e soprattutto con lui, l’amore della mia vita. Stavo il più lontano dal bungalow dei miei e più lontana possibile dalla spiaggia , dove mamma e papà prendevano la tintarella, solo per poter fumare le mie adorate Marlboro Light: avevo cominciato a fumare un anno prima, per il mio quattordicesimo compleanno, e non mi avevano ancora beccata. Del resto, anche se loro erano fumatori, perché dirglielo? Proprio grazie alle sigarette, la mia vacanza cambiò quasi all’improvviso. Mi era caduto in piscina l’accendino e il solito animatore rompiballe mi si avvicinò, dicendomi che ero giovane per fumare e che era segno del destino che mi diceva di smettere. Ma, un collega, tolse lui la parola, regalandomi un bic giallo: lo guardai (all’animatore, mica all’accendino) e rimasi folgorata: era bellissimo, moro, alto, muscoloso, abbronzato e con uno squisito accento napoletano. Mi disse di andare in discoteca la sera e io, che per una sera lasciai in bungalow il cellulare, mi vestii nella migliore maniera possibile: sandali con tacco, gonna al ginocchio nera, top scollato bianco. Avevo preso il sole tutto il giorno, mi sentivo bellissima, tuccata, con la mia pelle olivastra e il mio brillantino sul naso pronti a fare colpo sull’animatore, che nel frattempo avevo scoperto si chiamava Gianluca ed aveva 22 anni. Ma andò diversamente a come io speravo: coinvolse tutti i ragazzi presenti in balli latino americani (che io sapevo ballare benissimo), ma non mi rivolse parola per quasi tutta la sera così io, in un angolo, mi misi a piangere, pensando a quanto stupida ero stata a sperare che un 22enne perdesse il suo tempo dietro ad una 15enne, e soprattutto a quanto amavo Matteo per solo pensare di tradirlo. In verità, volevo solo essere al centro dell’attenzione, ma questo &egrave un altro discorso. Mentre piangevo, e fumavo l’ennesima sigaretta, sentii una mano sulla spalla: chiusi gli occhi, mi girai cercando Gianluca, ma vidi un ragazzo altrettanto splendido, un ospite come me. Mi fa: ‘ Piacere, io sono Iacopo, perché piangi?’. Non mi ricordo cosa risposi, so solo che lo guardai a lungo, cercando di tirarmela il più possibile, espirando il fumo della mia sigaretta diretto sul suo volto, parlando apposta sottovoce per non farmi sentire visto il frastuono della disco. Lo presi per manina, e lo trascinai fuori, per parlarci un po’, scoprire qualcosa di lui, ma solo per piacergli. Del resto ero fedele, sapevo che non avrei mai tradito il mio Matt. Raccontandoci le nostre storie però, scoprii che non era poi così angelico come voleva far credere di essere: dopo venti minuti di chiaccherata, appoggiò la sua mano sulla mia, me la accarezzò e cominciò a farmi domande sulla mia vita sessuale. Rimase allibito quando le dissi che ero vergine e che non avevo nemmeno mai visto un membro. Mi chiese come mai, io gli dissi che non ero per niente attratta dal sesso e che ogni cosa aveva i suoi tempi. In spiaggia fino alle due, parlammo tantissimo, finché lui mi chiese se poteva baciarmi; io non sapevo cosa fare e cosa dire. Iacopo mi piaceva un sacco, avevo una gran voglia di sentire il suo respiro mentre le due bocche si univano, ma ero combattuta dal pensiero di Matteo, a casa. Così gli risposi di no ma gli dissi che avrei voluto averlo come amico per le tre settimane di vacanza.

Mi alzai tardi il giorno seguente, e andai in spiaggia per l’aquagym di mezzogiorno. Avevo passato una notte strana, piena di pensieri, preoccupazioni e fantasie sessuali, ma fui ben presto svegliata dalla realtà: quel figo di Iacopo aveva subito fatto nuove conoscenze e era in mezzo a tre belle ragazze, di cui una tedesca. Visto che nemmeno mi salutò, ci rimasi veramente malissimo. Così mi decisi che Matteo non avrebbe saputo niente, e mi sarei data da fare per riportare Iacopo da me: e fu la sera stessa del mio quarto giorno di soggiorno che, costrinsi Iacopo, che avevo visto limonare con due delle tre, a tornare in spiaggia con me. Era veramente stupendo: i suoi lunghi capelli biondi abbandonati alla leggera brezza sarda, i suoi favolosi occhi scuri soltanto per me, le sue labbra carnose che sapevo quella sera sarebbero state mie: dopo un paio di birrette (da parte sua) e una mezza dozzina di sigarette (da parte mia), gli letteralmente saltai addosso incollando le mie labbra alle sue. Lui incominciò ad accarezzare il mio sedere avvolto da un paio di aderentissimi pantaloni in lino, cercando di essere dolce, delicato, ma terribilmente sensuale. Dopo un paio di minuti che eravamo sdraiati sui ciotoli della spiaggia, cercò di inserire due delle sue dita nel mio candido tanga, ma io, resistendo, dissi che non era il caso, un po’ perché non volevo concederglielo dopo poche ore, un po’ perché effettivamente non mi andava; nel frattempo, sotto i suoi pantaloni, avevo notato una poderosa erezione, ma ero stata zitta. Prima di salutarci perché si stava facendo tardi, mi chiese di masturbarmi quella notte stessa pensando a lui: io, che lo facevo raramente più per bisogno fisico che per piacere, glielo promisi. Entrai in casa piena di sensi di colpa ma con la voglia di andare fino in fondo: dopo una breve lavata, lasciai cadere i pantaloni e precipitai sul letto della mia stanza: dapprima mi sfioravo il seno, poi, come attratta da un’incredibile voglia di soddisfarmi, inserii una mano nel tanga bianco e cominciai a farmi dei ditalini, strofinandomi poi i capezzoli con la mano ormai bagnata. Non mi sentivo affatto stupida, mi sentivo donna, mi immaginavo di essere una schiava in mezzo a tanti uomini di colore, che infilavano ovunque il loro gran membro: sognavo donne e uomini, mani e lingue, tutte concentrate sulla mia pelle liscia. Dopo qualche minuto, raggiunsi l’orgasmo, ma continuai, e, al secondo, sconvolta più che dal piacere dalla scoperta di dove potevo arrivare, mi addormentai e sognai Matteo che mi rimproverava. Ma ormai a me non importava più nulla, ed ero convinta, che, con il giusto tocco, non sarei più stata vergine nemmeno 24 ore dopo. Dipendeva da Iacopo, da come si comportava, da quanto romantico riusciva ad essere.

Appena lo vidi, saranno state le 11 del giorno dopo, gli corsi in contro e lo abbracciai, come fosse lui l’amore della mia vita: ci baciammo a lungo e io, dopo pranzo, sentii un irrefrenabile desiderio di conoscenza. Così, facendo l’ingenua, gli chiesi se gli andava di baciarsi un po’ al buio, nella camera del mio bungalow. Ricordo le parole esatte che gli dissi: ‘Non sperarci proprio, non ho nessuna voglia di sesso’. Ma fu ben diverso: dopo un po’ di tempo passato sul letto, mi lasciai andare e lo lasciai piano piano entrare nel mio costume di bagno con la mano. Mi bagnai immediatamente in una maniera che mai, nemmeno la sera prima, mi era capitato. Fui scossa da brividi di piacere prima ancora che entrasse, allora, per ricambiare, decisi che volevo vederlo. Lo toccavo da sopra i pantaloni, e lo sentivo pulsare: guardavo Iacopo negli occhi e aprii la lampo dei suoi shorts blu. Fuori dai boxer uscì enorme il suo pene: avevo visto solo quello dei film porno che ogni tanto mio cugino mi faceva vedere, ma mi fece una impressione diversa. Lo sentivo gonfiarsi, così, lui prese la mia mano e la mise sopra il suo grosso membro. Ero felicissima, e cominciai lentamente ad agitarlo, poi, stanca, gli chiesi di farmi avere un orgasmo mentre lui mi toccava: in meno di cinque minuti, avevo goduto più che in tutta la mia vita, così credetti che si meritava una bella sega anche lui. Accelerando il ritmo e baciandolo sulle labbra in continuazione, non mi accorsi che stava per venire: fui colpita in pieno su tutte le tette e sul braccio destro da un fiotto di seme, che, se devo dire il vero, all’inizio mi fece veramente schifo. Presi un fazzoletto e mi ripulii, poi, soddisfatti, uscimmo per passare un pomeriggio al mare con la compagnia che ci eravamo costruiti.

Tra baci e bacetti, ghiaccioli, pettegolezzi e sigarette giunse la serata e dopo cena, ci vedemmo per la solita romantica passeggiata sulla spiaggia e le solite chiacchiere e passionali baci sui lettini dello stabilimento vicino al villaggio: dopo un po’, il bel Iacopo, del quale ormai ero completamente persa, mi fece capire che avrebbe gradito una ripetizione del pomeriggio: accarezzandomi le gambe, e leccandomele tutte dalle caviglie all’orlo della minigonna bianca che avevo addosso, mi fece provare sensazioni a me sconosciute. Avere il ragazzo, nella fattispecie Matteo, era per me andare in giro per città mano nella mano, qualche bacio davanti alla scuola, essere sempre vicini al cinema. Ora avevo scoperto una cosa che mi piaceva molto di più, e Iacopo, dall’alto dei suoi quasi 20anni, la sapeva fare molto bene. Ci mise un attimo a tirarmi su la gonna, e mi disse di sedermi sul lettino blu, mentre lui, in ginocchio davanti a me, fece scendere le mie mutandine fino alla sabbia: io mi ero già bagnata al solo pensiero che mi stava per toccare, ma lui, sapientemente, mi leccò l’interno coscia. Capii cosa voleva e ovviamente lasciai fare, scossa da immensi brividi di piacere che nemmeno potevo sognare: completamente impazzita, lo feci alzare, tirai fuori dalla patta dei suoi jeans il suo membro turgido e, senza quasi accorgermene, lo misi in bocca. Aveva un sapore strano, un odore difficile da descrivere: siccome non l’avevo mai fatto prima, Iacopo mi guidò con la voce ansimante. Leccavo e succhiavo troppo veloce forse, così lui mi dette il ritmo, e a me piacque molto sperimentare cose che fino a due giorni prima non osavo nemmeno pensare. Facevo colare la mia saliva sul suo glande, e poi la riprendevo in bocca prima che cadesse, entravo con la punta della lingua nel suo buchino, gli massaggiavo lo scroto che era ruvido. Mi chiese di leccargli velocemente la base del pene e così feci; una volta ripreso a leccare il glande, mi venne in bocca. Così come mi aveva fatto schifo il pomeriggio, mi piacque da matti quella sera: il sapore del suo sperma mi piaceva tantissimo, era dolciastro ma buono, così, inghiottii tutto e ripulii con particolare cura il suo pene. Lui era in estasi, io anche. Ci scambiammo coccole per un’ulteriore mezz’ora, e giunti a mezzanotte, ci salutammo. Gli sussurrai nell’orecchio che il giorno dopo sarebbe stato il primo a violarmi, ma questa &egrave un’altra storia.

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