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Racconti Erotici Etero

primo giorno di lavoro

By 9 Ottobre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Ciao a tutti, sono una ragazza di venti anni e vivo in una grande città dell’Italia set-tentrionale. Sono una ragazza abbastanza carina, mora, capelli molto lunghi lisci, un nasino un po’ all’insù’, labbra abbastanza carnose, una quarta di seno, con seni tondi e sodi con capezzoli belli grandi, impossibili da nascondere quando sono eccitata! Sono una taglia 36.
Quello che vado a raccontarvi &egrave successo circa un anno fa, avevo terminato il liceo e volevo iniziare a lavorare. Tramite un amico di mio padre fui chiamata per fare la commessa in un negozio di scarpe della città. Fui molto felice della chiamata e così il lunedì successivo arrivai al negozio.
Li mi accolsero l’amico di mio padre, titolare del negozio, una donna sulla quarantina che svolgeva il ruolo di amministratrice e un’altra ragazza, semplice commessa come me. Dopo le presentazioni di rito il titolare ci lascia perché gestiva più negozi e quindi doveva controllare anche gli altri. Il primo giorno va via tranquillo.
Alla chiusura viene anche il nostro titolare, molto contento dell’incasso della giornata. Le altre due donne si avviano e io mi dirigo dall’altra parte, proprio in quel momento l’amico di mio padre mi ferma e mi chiede se avessi bisogno di un passaggio. Io accetto volentieri. Parlavamo del più e del meno quando mi chiede se avessi fame e se volessi andare a mangiare un boccone con lui, io accetto e mi porta in un ristorantino fuori città. Lui non era un gran che, era pelato con un po’ di pancia e quindi non mi attirava per niente, mentre vedevo che lui mi guardava tutta, si fermava molto spesso nella mia scollatura. Io non mi sentivo a mio agio con quell’uomo che mi fissava ma comunque cercavo di fare finta di nulla. Finita la cena dice di volermi riportare a casa e io mi sento molto più sollevata, ma ovviamente non sarà così, perché percorrendo una strada isolata accosta in una stradina di campagna e spegne l’auto. Io gli chiedo che intenzioni avesse e lui mi risponde con un sorriso beffardo che io invece sapevo bene cosa doveva succedere, visto che per tutta la serata gli ho sbattuto le mie tette in faccia. Io ovviamente gli rispondo che era stato lui che per tutta la serata aveva sbirciato nelle mia scollatura, ma lui non dice nulla, anzi si sbottona i pantaloni e tira fuori un cazzo di dimensioni niente di che, io ancora più incazzata gli dico che se non si rimette tutto dentro e partiamo scendo e chiamo la polizia. Lui sempre con quel suo sorriso mi dice che posso fare tutto quello che voglio ma che lui andrà da mio padre a dirgli una cosa che nessuno sapeva…
Io rimasi in silenzio, non sapevo quello che conosceva. Riprese a parlare sempre sor-ridendo compiaciuto del fatto che adesso non parlavo più come prima. Mi disse che avrebbe voluto sapere come l’avesse presa mio padre se avesse saputo che sua figlia si fosse garantita un bel voto al diploma scopando con tre membri della commissione (di questa storia ne riparleremo se vi va).
Io rimasi di ghiaccio, non potevo immaginare che quella cosa potesse tornare a galla. A quel punto allungò la mano prese la mia tasta e la tirò verso il suo cazzo. Mi ritrovai il suo pisello a pochi cm dalla mia bocca, rassegnata inizia a prenderlo in bocca, non aveva per niente un buon odore così cercai di sottrarmi alla sua presa ma fu tutto inutile. Continuai a succhiare con i conati di vomito che mi salivano. Dopo un tempo che mi sembrò infinito mi permise di alzare la testa, rivoli di saliva correvano dal suo cazzo alla mia bocca, tutto il trucco era sbavato per il sudore.
Mi disse che ero molto più arrapante in quelle condizioni, io quasi mi mettevo a pian-gere. Mi disse di togliermi la maglietta, io ormai eseguivo senza più forza di volontà, mi liberò le tette dal reggiseno ed emise un fischio di approvazione iniziando a striz-zarle e a torturare i miei capezzoli, definendomi una vacca da latte. Mi disse di to-gliermi anche il resto, qui cercai di oppormi ma lui mise mi mise una mano in mezzo alle gambe e mi chiese se forse non era arrapante come i miei prof, io a quel punto sfilai i jeans e le mutandine rimanendo nuda di fronte a quel viscido uomo. Il sentile si ribaltò in un nano secondo, lui fini di spogliarsi e molto goffamente salì su di me, punto il suo cazzo alla mia fica e iniziò a spingere, ma ero asciutta quindi mi faceva un male cane, così lo sfilò ma non per me ma perché non era piacevole nemmeno per lui, così scivolò giù e mi fece salire più su in modo che lui avesse la mia fica a portata di bocca.
Fu molto felice di trovare una fica completamente depilata. Mi disse che io avevo fatto la schizzinosa prima col suo cazzo ma anche la mia fica non &egrave che profumasse di fiori di campo, mi giustificai dell’odore dicendogli che avevo sudato a lavoro, lui rise e iniziò prima a leccare le grandi labbra e poi passo sul clitoride, io inizia a bagnarmi, non potevo rimanere indifferente a quel trattamento. Mi succhiava il clitoride e io iniziavo a sospirare di piacere e a farmi sfuggire qualche gemito, poi mi infilò la lingua nella vulva leccando con la punta la parte superiore facendomi provare una sensazione unica. Lui se ne accorse e continuò per un po’. A me quel trattamento stava piacendo e mi stava portando all’orgasmo, ma proprio sul più bello lui si fermò e torno su perché mi voleva scopare. La mia fica adesso era un lago tra i miei umori e la saliva del vecchio porco. Questa volta il cazzo scivolò dentro molto più facilmente facendo godere me ma soprattutto piacque a lui. Iniziò a scoparmi piano, l’orgasmo interrotto stava tornando a montare su e io inizia a gemere. Lui iniziò a parlarmi dicendomi che alla fine la troia che era in me stava uscendo. Io non rispondevo ma gemevo sempre più rumorosamente. Più io gemevo e più mi offendeva, e più mi offendeva più mi eccitavo. L’orgasmo ormai era arrivato e lo invogliavo a spingere più a fondo e più veloce lui assecondò la mia volontà e poco dopo venni gemendo e piantandogli le mia unghia nelle spalle. Sentivo il suo cazzo che scivolava dentro con una facilità estrema, i miei umori avevano allagato la mia fica. La cosa che mi colpì fu la sua resistenza. Nonostante quando avevo finito di spopinarlo pensavo che era quasi pronto per venire visto quanto era duro, non dava segni di cedimento. Aveva rallentato il ritmo ma i suoi colpi avevano molta più energia tanto che mi colpiva fino in fondo. Io con la fica scossa dall’orgasmo apprezzavo quei movimenti lenti ma energici tanto che ad ogni suo affondo io gemevo, lasciandomi senza fiato.
Continuò a parlarmi chiedendomi se alla fine ero stata contenta che si fosse fermato per scoparmi, io non rispondevo e allora lui affondava più vigorosamente e a me pia-ceva era una sensazione al limite tra piacere e dolore. Lui mi incalzava chiedendomi se mi piaceva essere scopata da lui e io presa dal momento e dal piacere che si faceva nuovamente strada in me gli risposi che mi piaceva. Ma non era contento, voleva che gli dicessi che ero una troia e una vacca da latte, anche in questo caso non rispondevo mi vergognavo tantissimo e allora lui riprese a spingere sempre più forte, ma adesso non sentivo nessun dolore, quella scopata mi stava davvero piacendo così gli dissi quello che voleva sentirsi e cio&egrave che ero una troia, ma a lui non bastava perché mi disse di continuare. Allora io mi feci coraggio e gli dissi quello che voleva sentirsi dire e cio&egrave che ero una troia e una vacca da latte. Mi chiese di ripeterlo e io ormai senza freni lo feci, lui aumentò il ritmo senza diminuire l’energia, mi chiese di ripeterlo ancora e io lo feci e il suo ritmò aumento ancora, me lo chiese di nuovo e io ripetei che ero una troia e una vacca da latte e il ritmo della scopata aumentò ancora, io ormai lo ripetevo senza che lui me lo chiedesse, sembrava un toro, il suo sudore mi gocciolava in faccia, sui miei seni, fin quando non lo senti irrigidirsi e venirmi dentro, ma la cosa più assurda e che anche io raggiunsi il mio secondo orgasmo. Sentivo la fica piena dei nostri succhi, lui si accosciò su di me, affondando la faccia tra le mie tette. Io respiravo affannosamente. Lui alzò la testa e vide i miei capezzoli duri e iniziò a succhiarli. Provocandomi altro piacere, sentendo i miei gemiti volle continuare passando all’altro capezzolo e riservandogli lo stesso trattamento, nello stesso momento infilò due dita nella mia fica che era un lago, lui sfilò le dita portandole vicino alla mia bocca, io ormai nell’eccitazione massima la aprii gustando e succhiando le sue dita.
Mi sfilò le dita dalla bocca, lasciò i miei capezzoli e torno a sedersi al posto di guida, mi disse che voleva che gli ripulissi il suo cazzo, ormai senza che lui mi obbligasse mi piegai e inizia a succhiargli il cazzo fin quando non torno lucido. Lui mi mise una mano tra i capelli ma non serviva molto perché lo spampinavo proprio con un ritmo che a lui piaceva. Quando mi alzai il suo cazzo era davvero pulito, raccolsi con il dito un rivolo di saliva che mi usciva dalla bocca e lo succhiai avidamente. La scena non lo lasciò indifferente e mi disse che aveva capito da subito quanto fossi troia.
Ci rivestimmo e questa volta mi accompagnò a casa per davvero.
Gli chiesi se avrebbe mantenuto la promessa di non dire nulla dei miei esami di maturità e lui annuì, e sorridendomi mi disse che a lavorare con me si sarebbe sicuramente divertito.
Scesi dall’auto e entrai in casa, mia madre, rimasta sveglia ad aspettarmi, mi chiese il motivo di quel ritardo, le dissi che mi ero fermata a mangiare qualcosa con le mie nuove colleghe per fare un po’ di conoscenza. Mi chiese dell’amico di mio padre e io mentendo risposi che era proprio una brava persona.
Salii in camera mi feci una lunga doccia e mi misi a letto. Domani mi aspettava un’altra giornata!

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