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Racconti Erotici Etero

Profumo di donna

By 1 Ottobre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Roma, stazione Tiburtina, alle 22,30 anche lì il bar è pieno di gente, forse perché è l’unico in zona ancora aperto la domenica sera. Riesci immediatamente a suddividere le persone, chi accompagna, chi sta per partire, extracomunitari che invadono il luogo per l’ultima birra, barboni che cercano di riscaldarsi prima di affrontare l’ennesima notte al freddo. Sarà la ventesima volta che prendo questo treno e lo scenario non cambia mai, l’unica svolta la può dare solamente il clima che stasera sembra voglia darci un assaggio di inverno. Mi dirigo alla cassa per l’ultimo caffè decente, so già che fino a Venezia, se escludiamo quello che ti rifilano in treno, non sarà possibile berne un altro. è in quel momento che lo sento, arriva lento e si insinua nelle mie narici, lo conosco, è inconfondibile, profumo all’Irish, profumo di donna, ma non di una donna qualsiasi ma di una che vuol rimanere discretamente da parte aspettando che chi la merita la noti. Mi giro immediatamente a cercarla con lo sguardo ma ci sono troppe persone attorno a me, non è facile, mi rimane solamente il sentore di quel profumo che inesorabile mi riempie il cervello di tratti di donna dati dalla mia immaginazione, la mente di un uomo che vorrebbe capire solamente dal profumo il suo vero aspetto. 22,50 salgo sul treno, intercity Reggio Calabria ‘ Venezia, stranamente in orario, vagone di prima classe, ho provato a viaggiare in seconda, ma anche prenotando il posto era impossibile riposare, le persone stavano accalcate una sopra all’altra, in un groviglio umano che di umano non aveva nulla, meglio la prima classe, posto prenotato, un solo vicino e tanta tranquillità che mi consentiva di dormire. Eccolo, posto numero 5, il mio numero fortunato penso, il sedile di fianco è ancora vuoto, sistemo la borsa nel suo alloggiamento dopo aver tirato fuori un libro di Ken Follett, ed inizio la mia lettura nello stesso istante in cui mi siedo. Ancora quel profumo, invade il mio spazio in un istante, impetuoso come un’onda improvvisa, e poi lei, lunghi capelli rossi, occhi verdi come il più puro degli smeraldi, un tailleur panna con una camicia dello stesso colore degli occhi, la venere del Botticelli che emerge dalle acque e si siede accanto a me. Le parole del libro diventano immagini senza senso, troppo preso dall’apparizione che si era appena materializzata davanti ai miei occhi. Ci presentiamo, si chiama Emanuela, Emy per gli amici, ‘e per i nemici?’, le chiedo, pentendomi immediatamente della più stupida delle battute che mi potesse uscire dalla bocca in quel momento. Non mi risponde, ma accenna ad un sorriso di pura cortesia, sa che in quel momento mi sento come il più stupido dei ragazzini quando si trova di fronte alla prima reale possibilità di provare il sesso. Continuiamo la nostra conversazione parlando di noi, ha 30 anni e lavora come addetta al marketing in una grande azienda che produce cucine, era stata a Roma per piacere, ospite di un’amica che le aveva fatto fare una full-immersion in tutti i locali dove si poteva ballare e divertirsi, 7 giorni di fuoco che l’avevano lasciata più stanca di un anno di lavoro, ‘stanca ma felice’, mi disse sorridendo. Solo in quel momento mi resi conto che non avevo mai battuto ciglio, immerso nella beatitudine ero rimasto a guardarla parlare gustando appieno ogni suo particolare, la bocca che sembrava disegnata apposta sotto ad un nasino alla francese, il suono della sua voce che sembrava accarezzarmi, il respiro lento che impercettibilmente muoveva la camicia che rinchiudeva un seno, di una terza misura forse, che sembrava essere cresciuto negli anni apposta per mantenere l’armonia nel suo corpo. ‘Ci sei?’, mi chiese, ridestandomi dai miei pensieri. ‘Scusami, ma ero rimasto rapito dalla tua bellezza’, le risposi guardandola negli occhi. ‘Sincero e diretto, senza tanti giri di parole,proprio il tipo d’uomo che preferisco’, mi disse. ‘Non amo nascondermi dietro ad un dito’, le dissi, ‘se devo scegliere tra uno schiaffo per essere stato troppo sincero e una bugia preferiscono schiaffo’. ‘Anche io’, disse sorridendo. Passammo un tempo incalcolabile a parlare di noi e, non so come, finimmo di gusti sessuali, e di cosa ci piacesse fisicamente nelle persone, dei nostri desideri più nascosti e di quelli che invece eravamo riusciti ad appagare nella nostra vita. ‘Sogno spesso di fare l’amore con una donna bella come te’, non so come mi potesse uscire una frase di questo tipo dalla bocca ma la sua risata mi fece comprendere come lei la avesse percepita come un complimento dei più audaci. Rimanemmo in silenzio per un po’, al che pensai che probabilmente, malgrado il complimento la cosa sarebbe rimasta comunque un sogno. Fu lei ad interrompere quel silenzio, ‘seguimi’, disse con un tono dolce ma che non ammetteva repliche. Si alzo, ed io dietro di lei, e si diresse verso il bagno, aprì la porta e mi fece spazio per farmi entrare, mi seguì dentro e richiuse la porta. Non ebbi il tempo di dire nulla, le sue labbra si posarono sulle mie, un bacio travolgente che immediatamente mi trascinò in una realtà fatta di pura passione, le mie mani iniziarono immediatamente, in sincronia con le sue, ad esplorare quel magnifico corpo. I suoi seni uscirono dal reggiseno, in raso bianco, come l’eruzione di un vulcano, le mie labbra che cercano i suoi capezzoli, dritti come chiodi per l’eccitazione, una mano che le solleva la gonna mentre con l’altra cerco il bordo del perizoma che racchiude la sua, e mia, fonte di piacere. Lei mi aiuta a sfilarlo, poi la metto a sedere sopra al lavabo e scendo ad abbeverarmi a quella fonte, prima piccoli baci, poi la lingua che si infila dentro con delicatezza e poi con forza, il suo clitoride che si ingrossa per il piacere, lo prendo tra le labbra e lo succhio, lo mordo e poi lo risucchio trascinandola ad un orgasmo liberatorio che mi riempie la bocca del suo piacere. Ora è lei a cercare me, il mio pene rinchiuso nei jeans, lo fa uscire, lo guarda trionfante prima di imboccarlo lentamente, sa come far impazzire un uomo, ed è quello che rischio io in quel momento di puro piacere folle. Sento che non potrei resistere molto a quel tipo di attenzione decido quindi di staccarla, voglio possederla ed anche lei lo vuole, me lo dice esplicitamente, vuole sentirsi riempire, ed è quello che faccio, lento ma inesorabile la penetro fino alla radice, fino a quando i miei testicoli non sbattono su i suoi glutei. Avanti e indietro, avanti e indietro, per almeno un quarto d’ora le faccio sentire tutta la lunghezza del mio pene che scorre dentro di lei, a volte lento ed altre più veloce, seguendo il ritmo del suo respiro. Secondo orgasmo, un grido soffocato tra le labbra ed il suo piacere che esplode un’altra volta, ma non demorde, vuole di più, vuole tutto. Si toglie e si gira, sempre guardandomi negli occhi mi dice: ‘adesso lo voglio dietro’, ‘ok, ma come voglio io’, le dico rigirandola verso di me. La faccio risedere sul bordo del lavabo, non è la posizione più comoda ma voglio guardarla negli occhi mentre entro nel suo buchino, la bagno con i suoi umori, ma decido di non prepararla, voglio farle sentire tutta la penetrazione, appoggio il pene e spingo lentamente. ‘Fai piano, non l’ho mai fatto così’, mi sussurra. Il suo sguardo è un misto di paura e piacere mentre con una spinta più decisa entro con almeno metà del mio pene, si morde il labbro ma non mi chiede di fermarmi, allora spingo di più ed entro tutto. Il mio corpo attaccato al suo, il mio pube che le struscia sul clitoride mentre la scopo con calma, le piace, oltre alla penetrazione il continuo solleticare sulla sua fica le da un insieme di nuove sensazioni, e gode, per la terza volta il suo piacere si trasforma in un orgasmo. Le contrazioni del suo sfintere mungono il mio cazzo. ‘Sto per venire’, le dico. ‘Vienimi dentro’, mi risponde, ed io esplodo.
Il fischio dei freni del treno mi riporta alla realtà, mi sveglio con ancora il libro sulle ginocchia, e quel profumo ancora tra le narici. Lei non c’è, non c’è mai stata, era solo un sogno anche se sento ancora il profumo si avvicina. Poi compare, esattamente come nel mio sogno. ‘avevo sbagliato vagone’, mi dice sedendosi vicino a me. è strano, ma tutto inizia nuovamente come un deja-vu, solo che io mi scuso per un momento, ‘devo andare in bagno’, le dico, ma non le dico che ho bisogno di ripulirmi a causa sua e di quello che era successo nel mio sogno. ‘Firenze, stazione di Santa Maria Novella’, annuncia l’altoparlante. è una notte lunga, prima di arrivare a Venezia.

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