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Prologo

By 28 Ottobre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Come dice il titolo, questo è il prologo delle avventure libertine vissute da mia moglie e me, di cui potrete seguire i racconti.

Ehhh, sì, il tempo vola, e non è una frase fatta. Questo caldo autunno assomiglia molto a quello di 15 anni fa, una sera in cui…

Mia moglie ed io, lei bella donna di 32 anni, io 38 enne abitavamo in una località del Basso Piemonte. Una sera, decidiamo di andare in un cinema di Genova a vedere un film allora reclamizzato in televisione: Carmen. Dopo una buona cenetta a base di pesce, annaffiata da una ottima bottiglia di Pigato, arriviamo al cinema, un multisala in pieno centro città, giusto in tempo prima dell’ inizio della proiezione. La maschera verifica i biglietti e ci indirizza verso una scala in discesa, al termine della quale due pesanti tendaggi rossi indicano l’ accesso alla sala. Scostiamo i tendaggi ed entriamo. Stranamente, la sala, enorme, è quasi vuota. Sparsi qua e là pochi spettatori singoli e, sul fondo, una coppia. Davanti a noi, una fila di poltroncine completamente vuota. Ci sediamo verso il centro della sala, dove un corridoio divide due serie di poltrone. Le nostre sono comode, morbide e gli alti schienali non impediscono la piena visione dello schermo. L’ unico neo, è che sono molto ravvicinate fra loro, per cui non riesco ad allungare le gambe come vorrei, visto che le ginocchia quasi toccano lo schienale della poltrona davanti. Appena preso posto, le luci in sala si spengono e inizia il film. Film? Ma quale film? Una musica assordante, cacofonica, che non è certo la “Carmen” di Bizet invade la sala, mentre sullo schermo appare il titolo del film: “FALLO!”, per la regia di Tinto Bras. Evidentemente la cassiera ha sbagliato a darci i biglietti. Ora capisco la sala praticamente vuota. Chiedo a mia moglie: “E ora, che facciamo? Torniamo su, cambiamo i biglietti e entriamo nella sala giusta, con il film già iniziato o, già che ci siamo, restiamo dove siamo finchè ci va, prima di tornarcene a casa?”
“Non lo so – risponde – tu cosa dici?”
“Ormai, direi di fermarci qui, se sei d’ accordo.”
Il film è sconclusionato, ma ogni tanto qualche scena di sesso è abbastanza interessante da tenermi sveglio. Dopo circa una decina di minuti, lei mi dice che deve andare alla toilette.
“Devi proprio? – chiedo – sai dov’è?”
“Sì, guarda, se non mi spazzolo i denti mi sento a disagio e credo di aver visto la toilette qui fuori, verso la fine del corridoio.”
“Ok…vuoi che venga con te?”
“Ma no, non è necessario. Stai qui, io torno subito.”
Si alza, mette a tracolla la pochette dove tiene, oltre allo spazzolino usa e getta, i fazzolettini e gli altri ammennicoli di cui le donne non sembrano poter fare a meno e si avvia lungo la fila di poltrone per raggiungere l’ uscita della sala.
La seguo con lo sguardo e vedo che, le ultime tre poltrone, vuote al nostro arrivo, sono ora occupate da tre ragazzi. Tre ragazzi giovani, molto. Certo, visto il divieto ai minori, 18 anni probabilmente li avevano, ma compiuti da poco. Anche mia moglie li ha visti; esita, prima di proseguire verso la fine della fila. Arrivata alla loro altezza, i tre restano seduti e lei li supera lentamente e con una certa difficoltà.
Non so perchè..ma non sono tranquillo. Tengo gli occhi fissi sulla tenda finchè la vedo aprirsi e mia moglie rientrare in sala. Ora i ragazzi nelle due prime poltroncine si alzano per farla passare mentre il terzo rimane seduto. Lei si ferma un un paio di secondi, prima di decidersi ad affrontare il passaggio, che richiede ancora più tempo di quanto impiegato all’ andata. Come detto, la serata era molto calda, considerata la stagione, e lei aveva indossato un vestitino ancora estivo, smanicato e corto, abbinato ad un giubbetto di jeans, che aveva però lasciato sulla poltroncina prima di andare in bagno. Quando arriva alla mia altezza, vedo che ha il vestito sollevato fin quasi a scoprire completamente il sedere.
Preoccupato, le chiedo se stia bene…cosa sia successo…
“Sì che sto bene, stai tranquillo. E’ successo che…mentre gli sono passata davanti la prima volta, mi era sembrato…anzi, ora ne sono sicura…che qualcuno di loro mi abbia…toccato il culo. Poi, al ritorno, quando i due ragazzi si sono alzati, ho intravisto, nella penombra dello spazio fra le poltrone che…che ce l’ avevano di fuori.”
“Ehhh? Vuoi dire che…”
“Sì, avevano l’ uccello fuori dai pantaloni.”
“E tu…?”
“Lì per lì stavo per passare dalla fila qui dietro, poi però…mi son fatta coraggio e…ho affrontato il passaggio. Così ho constatato che avevo visto giusto e, mentre il primo ragazzo si è limitato ad alzarmi il vestito e a strusciarlo sul sedere nudo, il secondo mi ha trattenuto con il suo corpo, mi ha preso la mano e me l’ ha messa sul…sul cazzo duro, mentre anche quello seduto mi toccava il culo.”
Sono senza parole: il comportamento di mia moglie è una vera sorpresa, per me, e non so se la sorpresa è piacevole, oppure no. Solo in seguito ho collegato quanto successo ad un episodio avvenuto in estate: eravamo in spiaggia alla Maddalena. Spirava un vento fortissimo che sollevava la sabbia e la scagliava, con un effetto spiacevolissimo, contro i corpi seminudi. Avevamo trovato riparo in una minuscola spiaggetta riparata da alti scogli di granito e, visto che eravamo soli ed isolati, avevamo tolto il costume. Non era la prima volta, e non era mai successo niente di insolito. Invece, quella volta da uno scoglio era apparso un ragazzo che, a causa della ristrettezza dello spazio, si era sdraiato a meno di un paio di metri da noi. Mentre ci stavamo chiedendo se fosse o meno il caso di rimetterci il costume, lui se lo tolse, con tutta tranquillità e, come potei vedere dall’ abbronzatura pressocchè integrale, non era la prima volta che si abbronzava nudo. Noi facemmo finta di niente, rimanendo sdraiati al sole. Quando però mia moglie si sollevò per prendere una sigaretta dal pacchetto che era nella pochette e la accese, il ragazzo, con un gran sorriso si avvicinò chiedendole, in francese, se poteva averne una. Accovacciandosi sui talloni per farsela accendere, cosa che richiese parecchi tentativi a causa delle raffiche di vento, il suo…pene che stava visibilmente gonfiandosi, era a pochi centimetri dalla pelle nuda di Ada, mia moglie.
Lei non ne sembrava infastidita, e io trovai il coraggio per tentare di realizzare una di quelle fantasie erotiche che alimentano spesso l’ immaginario di coppie sposate da qualche anno, rinfocolando il desiderio. Avevo notato che il ragazzo era tornato a stendersi, non più alla distanza precedente, ma direttamente dove si era accesa la sigaretta, e cioè molto vicino al corpo di mia moglie. Faceva l’ indifferente però il suo arnese mostrava un inequivocabile inizio di erezione, che lui non faceva niente per nascondere. Ada, fumando, lanciava occhiate furtive alla sua virilità di giovane ragazzo. Decisi di prendere ‘l’ iniziativa: baciai sul collo mia moglie e scesi a succhiarle i capezzoli. Lei tentò di fermarmi, chiedendomi cosa stessi facendo, ma non era molto convincente. Scesi ancora e, arrivato al pube, le allargai le gambe iniziando a baciare e leccare la fica, che trovai rorida dei suoi umori asprigni.
Con le gambe divaricate era praticamente a contatto con il corpo del ragazzo. Le presi la mano e provai a spostarla verso di lui, ma lei si irrigidì. Io alzai la testa, la guardai, le sorrisi e… “Dai, è un gioco. Siamo in vacanza, lui è straniero e non lo rivedremo più. Prova a lasciarti andare.” Poi tornai a tuffarmi fra le sue cosce sempre più spalancate. Ancora pochi secondo e lei venne, inarcando il bacino verso il cielo. Sollevai la testa e vidi che aveva afferrato il grosso membro del ragazzo e lo stava masturbando, mentre lui, allungata una mano, le accarezzava i seni. Pensavo che non si sarebbe accontentato, ma avrebbe tentato di…farselo succhiare, invece…invece venne quasi subito, schizzando getti su getti di nettare bianchissimo, qualcuno dei quali raggiunse il corpo nudo di mia moglie.
Già finito? Tutto lì? Ero un pò deluso e quando lui si tuffò in mare per darsi una rinfrescata, imitato da mia moglie che si lavò dagli schizzi di sperma, sperai che tornando a riva ricominciasse a…corteggiarla. Invece, si rimise il costume e, dopo averci, con un sorriso, salutato e…ringraziato mia moglie, si arrampicò sullo scoglio, sparendo alla nostra vista.
Quel che era successo mi aveva eccitato e non persi tempo a penetrare mia moglie. La trovai eccitata, pronta ad un altro orgasmo che arrivò quasi subito. Mentre eravamo abbracciati, e io continuavo a scopare lei mi sussurrò.
“Ecco, ora sei contento, finalmente?”
“Io con te sono sempre contento, ma a cosa ti riferisci?”
“Ma come..a cosa…a quello che ho fatto: non è quello che volevi? Ti è piaciuto?”
“Certo che mi è piaciuto ma…in fondo, hai solo fatto un piccolo, veloce, massaggio?”
“Massaggio?”
“Ma…sì, hai massaggiato un muscolo. Che poi fosse quello, o un bicipite è solo un dettaglio.”
“Ahhh, sì? E cosa avrei dovuto fare d’ altro, secondo te?”
Ero sempre più eccitato, stavo per godere e mentre acceleravo il ritmo…
“Beh, cara, se non fosse stato così veloce glielo potevi succhiare un pò, no? Lo avresti fatto?”
Mentre le parlavo venni scosso da un violentissimo orgasmo riversando dentro di lei tutto il frutto della mia eccitazione. Intanto, la sentii sussurrare.
“Chissà…penso di sì.”
Le vacanze finirono senza altre…avventure. Quella vissuta, però, agì positivamente sulla mia carica erotica, che sembrava tornata indietro di qualche anno.
Ogni volta che facevamo l’ amore, parlavo di quella mattina sulla spiaggia della Maddalena, arricchendo le mie fantasie di sempre nuovi particolari. Avevo iniziato chiedendole che cosa pensava di quella piccola avventura, se le era piaciuto masturbarlo e farlo schizzare, poi, preso coraggio dal fatto che anche lei sembrava trarre maggior eccitazione dalle mie parole, ero passato a chiederle di raccontarmi come glielo avrebbe succhiato, se le sarebbe piaciuto, se si sarebbe fatta schizzare i bocca , arrivando a dirle che la immaginavo mentre ingoiava tutto. Questo particolare incontrò qualche resistenza, dal momento che non l’ aveva mai fatto nemmeno con me, ma poi lei arrivò, su mia insistenza, a dirmi che sì, lo avrebbe ingoiato, descrivendomi consistenza e sapore.
Poi, una sera che ero particolarmente eccitato, buttai lì:
“E ti saresti anche fatta scopare, da quel grosso cazzo duro?”
La sentii irrigidirsi e, invece di rispondere, si tolse di sotto e…
“Scusa, ma ho un gran mal di testa…buonanotte.”
Si girò dandomi le spalle e spense la luce.
Passate due sere, e dopo averla fatta godere con la bocca, la penetro e lei…
“Però…vanno bene le fantasie, ma non parlarmi più di farmi scopare, ok?”
“Scusa, non volevo offenderti, ma che differenza c’è fra un pompino e una scopata, visto che si tratta di fantasie?”
“E’ una fantasia che non mi piace. Un conto è usare mani o bocca, ma un rapporto intimo è ben diverso, non trovi anche tu?”
Sì, forse lo pensavo ma…ma quanto mi eccitava pensare a quel cazzone che la penetrava e la scopava con tutta la forza e la passione di un ragazzo. Non so come avrai reagito se fosse successo veramente, ma, come fantasia era fra le mie preferite, anche se quella che mi eccitava di più l’ avevo sempre tenuta ben chiusa nella mente. Non dissi questo, ma…
“Non so, forse sì, forse hai ragione tu, ma..non so, se la cosa piacesse anche a te…perchè no? Perchè dovresti rinunciare?”
Lei sospirò e…
“Va bene, se è una fantasia che ti piace così tanto…vai avanti.”
E io, anzi, “noi”, visto che mi rivelò che immaginarsi in queste situazioni piaceva anche a lei…andammo avanti, immaginando posizioni e partner diversi, ma sempre con grossi cazzi.

E ora, mia moglie mi aveva appena confessato che era stata palpata da tre ragazzi e che…aveva toccato il cazzo di uno di loro. Non sapevo cosa fare, cosa dire. Cercavo di capire cosa lei si aspettasse che facessi. Restai sul vago e..
“Vuoi che ce ne andiamo?”
“No, perchè?”
“Ma…non so…cosa vuoi che faccia, allora?”
“Beh…non vorresti provare a realizzare qualche tua fantasia?”
Non potevo crederci: Ada…”mia moglie Ada” mi stava dicendo che avrebbe potuto fare sesso con quei ragazzi?

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La mia confusione aumenta. Un paio di volte, nelle fantasie che le sussurravo mentre facevamo l’ amore, mi ero spinto ad immaginarla in un rapporto con due uomini e lei non aveva molto gradito e ora, ora mi dice che è pronta addirittura a farlo con tre? Probabilmente non si rende conto dei possibili, dei quasi certi sviluppi della situazione.
“Beh – dice – ti sei ammutolito? Sei scandalizzato…o cosa?”
Devo reagire in fretta, prima che pensi di aver fatto qualcosa di sbagliato e torni sui suoi passi.
“Scandalizzato…io? Proprio per niente, anzi…sono rimasto senza parole per la bella, la bellissima sorpresa che mi hai fatto…ma…”
“Ma….?”
“Ma, cara, sei sicura di quello che vuoi fare?”
“Mah…penso di fare un pò di sesso soft. Sono ragazzi, credo che se li masturbo si accontenteranno.”
“Io non ne sono così sicuro, invece. E se vogliono che tu…che tu glielo succhi?”
“Dici? Beh…ci posso provare…se tu sei d’ accordo.”
Il cuore sembra volermi uscire dal petto, tanto batte forte. Mia moglie che spompina un altro, anzi, più di un cazzo? E’ un sogno che si avvera ma…
“Non sai quanto mi faresti felice se lo facessi…però…”
“Sentiamo…però?”
Mi schiarisco la voce, prima di proseguire.
“E se qualcuno volesse…scopare?”
“Qui? A questo non avevo proprio pensato. Pensi che potrebbe succedere veramente?”
“Beh, mettiti nei loro panni: dal loro punto di vista mi sembra normale almeno provarci.”
“Forse hai ragione. Ma io posso sempre rifiutare, no?”
“Sì ma…sono in tre, fanno branco, si spalleggiano a vicenda…può essere… (avrei voluto dire “rischioso”, invece dalla mia bocca uscì un più vago) sgradevole .”
“Non so che dire…tu come la prenderesti, se succedesse?”
Sto per morire, sono sicuro. Veramente mia moglie aveva pronunciato quelle parole? Senza dubbio significava che “lei” l’ avrebbe fatto (e forse era proprio quello che voleva che succedesse) ma temeva il mio giudizio. Ora il cuore non batte più nel petto, ma in basso, dove quel che aveva detto mi sta procurando una erezione quasi dolorosa.
Ho la bocca asciutta, la lingua impastata e la voce esce strozzata, quando le rispondo.
“Non stai scherzando , vero? Se succedesse sarei il felice ed orgoglioso marito di una moglie stupenda, la migliore che un uomo possa desiderare.”
“Sei sincero?'”
“Ma certo, amore mio, e questo te lo dimostra.”
Così dicendo afferro la sua mano sinistra e la poso sul rigido gonfiore che ho nei pantaloni.
Anche io, però, voglio essere rassicurato.
“E tu…e tu, amore, dimmi sinceramente se lo faresti perchè lo vuoi anche tu, e non fai qualcosa che non vorresti solo per accontentare me. Sincera, ti prego!”
Lei mi bacia, allarga le gambe, prende la mia mano destra e la infila nel ridotto perizoma. Quel che sento basta a rassicurarmi sul fatto che sia eccitata…molto eccitata.
“Hai idea su come possiamo fare?” Chiede.
“Fammi pensare. Di certo non possiamo farlo qui. La sala è quasi deserta, ma c’è sempre il rischio che la maschera venga a controllare e vi scopra. Piuttosto…potremmo andare nell’ ingresso più in alto. Fra i due tendoni c’è spazio sufficiente e si può controllare che non scenda nessuno.”
“Sì ma…come glielo diciamo?”
Penso un attimo…
“Prova a fingere di succhiarmelo, e vediamo cosa succede.”
Lei si china sul mio ventre, e io alzo del tutto il vestito, mettendo completamente a nudo il suo culo, mentre volto la testa verso i ragazzi, fissandoli con ostentazione.
Funziona. Il ragazzo più vicino a noi si alza, si siede sulla poltrona accanto a quella di mia moglie ed inizia a sfiorarla quasi casualmente mentre guarda con indifferenza lo schermo. Visto che da parte nostra non c’è nessuna reazione, si fa più audace e prende a palpeggiarla.
A quel punto, intervengo e gli spiego il piano.
Lui torna dai suoi amici e riferisce quel che gli ho detto. Come d’ accordo si alzano ed escono dalla sala.
Spiego a mia moglie di tenersi bassa e, coperta dall’ alto schienale delle poltrone, lasciare la sala e raggiungerli fra i tendoni dell’ altra uscita. Io aspetto non più di mezzo minuto e, lentamente, risalgo il corridoio centrale.
Scosto il tendone che dà sulla sala e, al lieve chiarore che penetra, osservo Ada, circondata dai tre, che alza le braccia mentre un ragazzo le sfila il vestito. Rilascio la tenda e il buio mi impedisce di vedere il seguito. Non ho nessuna voglia di perdermi lo spettacolo. Afferro il tendone che dà verso il corridoio e lo scosto leggermente. Ora un pò di luce penetra e posso osservare una situazione che mai avevo neppure immaginato: Ada, completamente nuda a parte il ridottissimo perizoma, stretta fra quei tre corpi nudi dalla vita in giù che la toccano, le succhiano le tette, mentre lei ha un cazzo in ogni mano e li masturba. Il terzo, con un grosso arnese vigorosamente eretto, le sfila il perizoma, poi la afferra dietro la nuca costringendola a piegarsi verso il cazzo e finalmente la vedo accostare le labbra al membro e, dopo un attimo di esitazione, aprire la bocca e rinchiuderla sul glande, o poco più, cominciando il movimento del va e vieni del pompino. Lui però non è soddisfatto: le tiene ferma la testa e spinge a fondo. E’ come mi ero immaginato nelle mie fantasie? No, e come scopro con un forte senso di vergogna, molto più eccitante. Nei racconti che accompagnavano i nostri amplessi era sempre Ada a prendere l’ iniziativa e a condurre il gioco; gli altri erano semplici pedine che lei manovrava a piacimento. La realtà era diversa: il ragazzo la stava trattando bruscamente, qui era lei la pedina manovrata dagli altri. Se una situazione del genere l’ avessi pensata, immaginata, nella finzione sarei intervenuto per difendere mia moglie, allontanando chi l’ avesse trattata senza rispetto. Invece, averla vista così “dominata” aveva a tal punto aumentato la mia eccitazione che dovetti calare pantaloni e boxer per liberare i genitali da quella fastidiosa costrizione.
Il ragazzo le dice che è brava a succhiare cazzi, che si vede che è esperta…e volgarità del genere. Poi si toglie e dice ad un altro di prendere il suo posto. Questo, magrolino, sembra il più giovane del gruppo. Non ha un membro nè grande nè lungo, e mia moglie non ha difficoltà ad accoglierlo quasi tutto in bocca, mentre lo spompina e continua a masturbare il terzo, che per quello che riesco ad intravvedere in quella luce incerta, le sta strizzando i seni.
Quello che si è tolto dalla bocca, ora le si mette dietro, e le tocca la fica.
“Senti come sei bagnata, sei eccitata ehh? Ora ci penso io a farti godere.”
Lo dice a voce alta, vuole farsi sentire da lei, dai suoi amici che ridacchiano e…anche da me.
Si mette in posizione. Ora sappiamo che sta per succedere veramente qualcosa di neppure immaginabile fino a che non siamo entrati in quella sala. Lei solleva la testa, mi guarda e io…io le sorrido e le faccio una carezza sulla testa, in segno di approvazione ed incoraggiamento.
Lui spinge e lei si sposta in avanti, come se volesse sfuggire al suo cazzo. Lui la afferra per i fianchi e continua a penetrarla. Malgrado l’ abbondante lubrificazione “naturale”, evidentemente prova dolore. Mi afferra la mano e la stringe forte, quasi a cercare conforto e forza da quel contatto familiare.
Finalmente il membro è entrato tutto e lui comincia un ruvido movimento di va e vieni. Dopo un pò, la presa sulla mia mano si allenta, poi la lascia e continua nel lavoro di bocca al ragazzo. Ora è rilassata, e mi sembra che metta più partecipazione in quello che fa. Io le sono sempre vicino e, da certi movimenti, certi sospiri che ben conosco, capisco che si sta eccitando, che presto avrà un orgasmo. Sono felice, sinceramente felice che questa esperienza possa rivelarsi, al di là della situazione, piacevole per lei, per mia moglie. Non provo nessun risentimento, nessun sentimento negativo per il fatto che stia provando piacere con un altro. Ora mi afferra il membro e gode. La accarezzo sulla schiena, lei mi guarda, io le sorrido felice e le mando un bacio.
Si volta verso il ragazzo, che si era tolto mentre lei aveva l’ orgasmo e gli dice:
“Dì, mi raccomando, non venire dentro, ehhh?”
Lui, con una risata soffocata…
“Tranquilla – le dice – nessun problema.”
Si rimette in posizione e riprende a spingere. Lei si sposta in avanti, si volta e, con una risatina…
“Guarda che stai sbagliando.”
“Sbagliando? No, per niente. Rilassati e vedrai che ti piace.”
Sono impietrito. Possibile che…che voglia sodomizzaela ? Ada non ha mai, mai voluto farlo nemmeno con me, che ho provato e riprovato con tutta la gentilezza possibile, finchè mi sono rassegnato. So che dovrei intervenire, ma qualcosa me lo impedisce. Vederla penetrata nel culo era proprio la fantasia che mi limitavo ad immaginare, di cui non le avevo mai fatto cenno, perchè sapevo quale sarebbe stata la sua reazione e ora…ero come impietrito, mentre stava per accadere veramente.
“No che non mi piace: smettila, non voglio.”
Lui sembra non ascoltarla nemmeno. Riprende a spingere e questa volta lei non può sottrarsi. Lui l’ ha afferrata saldamente per i fianchi, e il ragazzo che ha davanti la tiene ferma.
“Mi fai maleee, non voglioooo.”

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Solleva la testa, mi lancia uno sguardo disperato, mi afferra la mano stringendola con tutta la sua forza…
“Fermalo, non voglio, non voglioooo…aiutami…aiutami…”
Esito un paio di secondi, non di più, e quando sto per intervenire lei lancia un grido fortissimo e vedo che il pube del ragazzo spinge contro le natiche di mia moglie: è riuscito a penetrarla.
“Zitta, non gridare…vuoi farci scoprire?” E le assesta un paio di sculacciate.
Per fortuna, la musica fortissima e le spesse tende di velluto soffocano le urla di mia moglie, che ora vanno trasformandosi in un lamento continuo.
“E tu – dice il ragazzo che ora si sta muovendo dentro di lei a quello che ha davanti – cosa aspetti a darle il ciucciotto? Dai, che appena ho finito tocca a te.”
Io sono ormai in pieno delirio, ho perso ogni lucidità, non ragiono. Sono lì, con pantaloni e mutande calati fino ai piedi che osservo nella penombra due sconosciuti che abusano di mia moglie. E, come unica reazione apro il tendone che dà verso la sala. Voglio vedere più chiaramente e spero di avere un pò di luce in più, L’ ingresso che si è trasformato in antro di orgia affaccia proprio sull’ ultima fila, ed è all’ altezza della cabina di proiezione. La luce fortissima che ne esce illumina a sufficienza la scena.
Illumina anche due spettatori seduti nell’ ultima fila. E’ la coppia. E vedo che stanno guardando verso di noi.
La donna è seduta alla destra del suo uomo, che le sussurra qualcosa all’ orecchio. Lei si china verso il suo ventre e muove la testa su e giù. E’ vestita con una gonna e, pian piano, l’ uomo la solleva fino a scoprire il culo che sembra non indossare mutandine.
La mia attenzione si sposta verso il ragazzo che sta sodomizzando Ada. Dà alcuni colpi fortissimi e capisco che sta godendo, riversandole nelle viscere il frutto del piacere.
Si toglie e, mentre esce per andare alle toilette passa accanto al ragazzo che si sta facendo succhiare da mia moglie e, con una pacca sulla spalle..
“Vai, ora tocca a te.” E ridacchia soddisfatto.
Lei solleva lo sguardo e, con voce flebile gli dice:
“Però fai piano, per piacere.”
Lui le fa una carezza sui capelli e…
“Tranquilla, non ti faccio male.”
Non posso fare a meno di osservargli il cazzo: è più corto e più sottile di quello del primo ragazzo. Spero che lei non soffra per questa penetrazione.
Il terzo ragazzo non aspetta nemmeno un secondo a farsi davanti alla bocca di Ada con il cazzo tanto eretto che quasi tocca l’ ombelico. Docilmente, lei lo afferra e inizia a succhiarlo.
Il secondo ragazzo mantiene la parola: penetra lentamente, senza movimenti bruschi e ora Ada non si lamenta più e sembra accettare, più che subire, questo secondo rapporto.
Io sono talmente concentrato ad osservare quel che succede che mi accorgo di una nuova presenza accanto a me solo quando mi sento accarezzare il membro che, per la troppa eccitazione repressa, sta perdendo l’ erezione. E’ la donna della coppia che mi sorride mentre mi masturba. Senz’ altro è sulla cinquantina, ma in quel momento non me ne faccio un problema: la voglia, quasi la necessità di liberarmi dal peso che sento all’ altezza del pube è tanta, ma non voglio soddisfarla con mia moglie. Non voglio mischiarmi con quei ragazzi in quella situazione da lei non voluta.
Ricambio il sorriso e le faccio una carezza sulla spalla. Il compagno, che si sta masturbando anche se con poco successo, le dice di succhiarmelo e lei si china in avanti ed inizia. Lui le solleva la gonna fino alle spalle e ho la conferma che non indossa mutandine. Le tocco il culo, un pò grosso ma rotondo e sodo: tanto basta per scatenare finalmente un liberatorio orgasmo. Le vengo in bocca, ma poi lei sputa in terra la copiosa eiaculazione. L’ uomo prende il mio posto mentre io tampono con dei fazzolettini e mi rivesto. Non voglio andare in bagno e lasciare Ada da sola in questa situazione. Lei intanto è sempre impegnata con i due. Sento che quello che sta succhiando sembra impaziente di penetrarla e sollecita l’ amico a sbrigarsi a venire perchè non sa quanto resisterà.
Nel frattempo il primo è rientrato: ha di nuovo i pantaloni e le mutande abbassate e si sta lentamente masturbando il cazzo che sembra tornare in erezione. E’ interessato alla nuova arrivata: le tocca il culo e il pube piuttosto rudemente. L’ uomo si toglie dalla bocca della compagna e lo invita a prendere il suo posto, mentre lui continua a masturbarsi.
Ad un tratto si sente: “Merda…merda….merda.” quasi gridato dal ragazzo spompinato da mia moglie. Evidentemente non è riuscito a resistere e le sta venendo in bocca.
Pochi secondi, e anche quello che la sta penetrando accelera il ritmo e finalmente si scarica dentro di lei.
All’ improvviso, le luci in sala si accendono. Il film è finito. Mi precipito a chiudere la tenda e, in tutta fretta, tutti si rivestono. Trovo il vestito di mia moglie in terra e glielo porgo. Vorrei aiutarla ad indossarlo ma lei si scosta di scatto e sibila. “Lasciami stare…non mi toccare… non mi toccare, hai capito?”
Sono scioccato da questa sua reazione, che testimonia quanto ha sofferto e…che mi sta accusando di quello che è successo. Ogni tanto, mentre guido lancio qualche rapida occhiata verso di lei. Ha gli occhi gonfi, i capelli impiastricciati, tracce bluastre sulle guance lasciate dalle lacrime che le hanno solcate.
In mezz’ ora, e in assoluto silenzio, arriviamo a casa. Aziono il telecomando del garage e, mentre la serranda di alza, lei spalanca la portiera e scende precipitosamente. Raggiunge di corsa il portone e lo apre. Io non posso fare altro che parcheggiare la macchina e, altrettanto rapidamente, raggiungere l’ appartamento e aprire la porta. La cerco nella nostra stanza, ma di lei non c’ è traccia, così come nei saloni e in cucina. Resta solo la stanza degli ospiti, verso la quale mi dirigo col cuore in gola per l’ angoscia. Una lama di luce filtra da sotto la porta, ma quando cerco di aprire, la trovo chiusa a chiave. Busso disperato, temo il peggio…
“Ada, amore, ti prego, ti prego, fammi entrare.”
Per tutta risposta…
“Vattene, lasciami in pace…lasciami in pace, hai capito? Vatteneeeee!!!”
Capisco che è la cosa migliore da fare. Non insisto oltre e vado in camera. Spero che il sonno serva quantomeno a calmarla quel tanto da riuscire a parlarle, a cercare di spiegarmi.
Non riesco ad addormentarmi se non dopo ore passate a torturarmi, ad accusarmi, a temere che il nostro matrimonio sia finito, che Ada, la mia Ada mi avrebbe lasciato.
Mi sveglio dopo le nove. Non sento rumori e penso, o meglio spero che mia moglie si sia calmata e che stia dormendo. Per far passare il tempo vado in cucina a fare il caffè. Ne preparo una tazzina anche per lei. In silenzio mi accosto alla porta e abbasso la maniglia. La porta non è più chiusa a chiave e sospiro di sollievo…ma quando apro e vedo il letto disfatto e vuoto la tazzina mi cade di mano. Passo in bagno, accendo la luce e, sullo specchio vedo la scritta, fatta con il rossetto rosso ed in caratteri sempre più grandi: “NON CERCARMI…NON CERCARMI…NON CERCARMI”.
Mancano il vestito, le scarpe e la pochette. Cerco dappertutto il suo telefonino, ma non lo trovo.
Non la cercherò, se è questo che vuole, ma spero che almeno voglia rassicurarmi che stia bene e che sia…viva.
Prendo il telefonino e le scrivo un sms. “Amore, rispetto la tua decisione ma, ti prego, mandami almeno un messaggino al giorno, anche con scritto solo: OK. Spero tanto che vorrai farlo. Ti amo.”
Trascorro il sabato disteso sul letto, senza mangiare, se non qualcosa trovato in frigo bevendo caffettiere di caffè.
Aspetto fino alle due di notte un suo messaggino di risposta, che non arriva e, sfinito, cado in un sonno agitato.
Quando mi sveglio sono quasi le dieci. Afferro il telefonino sperando che il messaggino sia arrivato, ma non è così.
Affranto, inebetito dal poco sonno bevo direttamente dalla caffettiera quel poco di caffè rimasto sul fondo e vado in bagno. Entro sotto la doccia e, per la prima volta dalla sera del venerdì, come in un film rivedo tutto quello che è successo e, mio malgrado, provo una forte eccitazione. Non mi voglio masturbare, mi sembra irrispettoso nei suoi confronti, ma, quando rivedo mia moglie chiedere al secondo ragazzo di…fare piano…quando realizzo che ha accettato la penetrazione senza lamentarsi, mi basta dirigere il getto caldo della doccia sullo scroto e sul pene per schizzare getti violenti che colpiscono il vetro della doccia, prima di colare lentamente sul piatto.
Di colpo mi sento stanchissimo, svuotato di energia. Torno in camera e, così come sono mi butto sul letto.
Nelle nebbie del sonno mi sembra di sentire il suono del telefonino che annuncia l’ arrivo di un messaggio. Un messaggio? Di colpo sono sveglio, afferro il cellulare e leggo: “Ok” E’ lei e, finalmente, ha ristabilito un contatto anche se cosi essenziale. Guardo l’ ora: sono le 16 passate e, di colpo, ho una gran fame. Mi vesto, pensando dove posso andare…ma a quell’ ora tutti i ristoranti sono chiusi. Mi sposto nel capoluogo e trovo un bar aperto. Mangio due toast, bevo una birra, e così placo la fame.
Il mattino dopo, lunedì, vado al lavoro. Alle 17 circa mi arriva un altro OK da parte di Ada, e così capisco che lei non è ancora tornata a casa. Cerco di stare nel mio ufficio il più possibile. Non mi va di tornare in una casa vuota. Cerco di rimandare il più possibile. Non ho nemmeno voglia di cenare. Torno nel bar dove sono stato il giorno prima, e dove nessuno mi conosce, e scelgo di fare un apericena. Il primo cocktail finisce subito. Mi ingozzo di ogni genere di piattini e ne prendo un altro, e un altro ancora. Mi fermo fino all’ ora di chiusura poi, malvolentieri, mi dirigo verso casa. L’ alcool fa il suo effetto: mi addormento sul divano mentre fisso la televisione accesa.
Il mattino dopo, lancinante, mi tormenta la nitida visione di mia moglie, mia moglie NUDA nelle mani di quei tre ragazzi. Non posso andare a lavorare in quello stato. Mi dò pace sotto la doccia, e così il giorno successivo, e quello dopo ancora. I giorni seguenti, ad orari variabili, ricevo l’ OK che, se da un lato mi rassicura sul fatto che mia moglie è ancora in buona salute, dall’ altro rappresenta una delusione, perchè so che non è ancora arrivato il giorno in cui lei tornerà a casa. Tutte le sere mi stordisco con i cocktail e fino a mezzanotte non rientro in quella casa così vuota, così triste, così inutile ora che lei non è lì con me.
Al venerdì il locale rimane aperto più a lungo e arrivo a casa all’ una passata, sufficientemente sbronzo per sperare in una notte di sonno pesante. Appena apro la porta, vedo una flebile luce provenire dal salone. Sicuro di essermela dimenticata accesa, mi dirigo barcollando verso la porta aperta. Appena sono sulla soglia lei, Ada, mia moglie si alza dal divano e…
“A quest’ ora arrivi? E come hai lasciato la casa, che sembrava un porcile?”
Così, come se ci fossimo salutati solo al mattino.
Mi dirigo verso di lei per abbracciarla ma, quando sono ad un paio di metri da lei, mi ferma con il braccio teso.
“Dobbiamo parlare, ma a quest’ ora, e nelle condizioni in cui sei, non è il caso: rimandiamo a domani. Vai a dormire, e vedi di riposare bene. Ti voglio lucido, domani.”
E, senza aggiungere altro, va nella stanza degli ospiti e sento la chiave che gira nella toppa.
Io vado nella nostra stanza, che ora è perfettamente in ordine, così come il bagno, e, finalmente con un sorriso sul volto cado in un sonno profondo e senza incubi.

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Dormo bene, e quando mi sveglio sono le dieci passate. Vado in bagno. Sono felice che Ada sia tornata a casa, anche se non so di cosa vorrà parlare. Mi basta che sia a casa, per il momento. Sotto la doccia si ripresenta il “problema” dell’ eccitazione. Beh…se mia moglie mi vuole “lucido”, scaricare la tensione mi aiuterà ad ascoltarla senza farmi troppo condizionare dalla tempesta ormonale che si è scatenata.

Quando esco dal bagno, un asciugamano avvolto attorno ai fianchi, lei è seduta sul bordo del letto. Indossa una camicia da notte di cotone bianca con minuscoli disegnini azzurri lunga fino alle ginocchia La stanza profuma di caffè. Vedo la tazzina sul mio comodino. Non so cosa fare: non voglio rovinare tutto con un gesto, una parola sbagliati. Ci pensa lei a togliermi d’ impaccio.
“Cosa fai lì impalato? Siediti lì (sullo stesso bordo ma ad un metro da lei) bevi il caffè e…ascolta…ascolta senza intervenire, senza fare domande finchè non ho finito.”
Il tono della voce è neutro, non sorride ma nemmeno mostra tracce dell’ astio con cui mi ha parlato prima di lasciarmi.
Naturalmente, faccio come mi ha detto. Sto ancora bevendo il caffè tiepido quando lei comincia.
“Ti ho detestato. Mi sono sentita tradita da te…da mio marito. Non ho dormito nemmeno un minuto. Ero continuamente sotto la doccia. Volevo…pulirmi…purificarmi dopo quello che era successo. E pensavo…continuavo a pensare. Mi ero quasi convinta che i ragazzi, la loro sfrontata sicurezza nel toccarmi, nel mostrarmi i loro…cosi facessero parte di un piano che avevi architettato tu, che tu fossi d’ accordo con loro, che gli avessi detto come comportarsi. Però…però ero stata io a passargli davanti invece che scegliere una fila vuota. Sì ma…però se non l’ avessi fatto spontaneamente avresti potuto dirmi tu di farlo, come quella volta al mare. Però…però..quanti però. Ero confusa, ero disperata. Alle sei sono uscita e, così com’ ero sono andata a suonare al campanello della mia amica Stefania, la psicologa. Volevo che qualcuno mi aiutasse e chi, se non lei, poteva farlo? Mi apre, vede che sono sconvolta, mi dice di entrare. Io però voglio andare via da quella città, voglio andare via…lontano…da te. La prego di accompagnarmi. Troveremo un albergo dove passare il w.e., dove potrò parlare. Lei esita un pò, poi cancella i suoi impegni e viene con me. Troviamo un buon albergo proprio di fronte al mare. Ci chiudiamo in camera e lì le dico tutto…tutto, di te, di quello che avevamo fatto…insomma, tutto senza tralasciare nemmeno il più piccolo particolare.”
Lei mi ascolta in silenzio e, quando ho finito, mi dice innanzitutto che…che secondo lei hai fatto bene a non intervenire. I ragazzi avrebbero potuto essere ancora più violenti con me…e con te. Poi…
“Però, vedi, Ada…ognuno è libero di accettare o rifiutare quello che gradisce o non gradisce…però il tuo atteggiamento nei confronti del rapporto anale, la violenza, il disgusto con cui ne parli anche in relazione alle richieste di tuo marito mi fanno pensare che ci potrebbe essere una causa più…profonda per questo tuo malessere. Non abbiamo tempo per sedute di psicanalisi. Che ne dici se provo a capire qualcosa con l’ ipnosi?.”
Nello stato in cui mi trovo accetterei qualunque cosa. Lei mi dice di sdraiarmi sul letto e…ricordo solo che apro gli occhi e la vedo in posizione diversa da prima.
“Beh..- le dico – quando cominciamo?”
Lei sorride.
“E’ già cominciato, e finito, per ora.”
“E cos’ hai scoperto?”
“Niente di definitivo. Davi segnali di forte sofferenza e ho preferito interrompere la seduta. Ma domani riprendiamo e ora credo di aver capito dove indirizzare l’ indagine.”
“Non possiamo fare oggi?”
“No, ora andiamo a pranzo, poi una bella passeggiata sul lungomare. Poi cerchiamo un negozio dove puoi comprarti qualcosa per cambiare quel vestitino sgualcito e poi…vedremo ma…e questo è importantissimo, senza parlare, senza nemmeno accennare al tuo problema.”
Facciamo così. Al mattino seguente mi sveglio riposata. Stefania è in bagno e, quando ne esce avvolta in un grande asciugamano, le dico che voglio cominciare subito dopo il caffè. Mentre io sono sotto la doccia lei chiama il servizio in camera e quando esco la tazzina è sul mio comodino. Ho tanta fretta che non mi vesto nemmeno. Mi sdraio avvolta nel telo da bagno e le dico di incominciare.
Quando la seduta è finita lei mi guarda con aria seria, quasi preoccupata.
“Allora?” Le chiedo con impazienza.
“Allora…ascolta…la seduta è andata bene, nel senso che hai…parlato di tutto.”
“E cosa aspetti a dirmelo?”
” Capisco la tua voglia…di capire. Io, in termine di seduta ho attivato un comando post-ipnotico per cui, se vuoi sapere, ma ti assicuro che non sarà piacevole, dirò una frase e tu ricorderai, altrimenti…resterà chiuso nel profondo del tuo inconscio. Solo tu puoi decidere ma…pensaci bene perchè non potrai tornare indietro.”
Sono un pò spaventata. Non so perchè ma l’ unico avvenimento così grave che mi viene in mente è di..aver ucciso qualcuno e averlo dimenticato…anzi, in termini tecnici…rimosso. Però…malgrado tutto voglio sapere.
Glielo dico e lei pronuncia la frase chiave, che non ricordo assolutamente.
Quel che affiora, con la stessa nitidezza di qualcosa appena successo, è questo:
“Una domenica pomeriggio sono andata al cinema con un’ amica. Ero giovane, allora. Siamo entrate, non c’ era molta gente. La calda giornata di primavera inoltrata ed il film vecchiotto non invitavano a passare il pomeriggio al cinema. Ci siamo sistemate più o meno al centro della sala per avere una buona visuale. Siamo entrate a film già iniziato. Nella nostra fila eravamo solo noi due. Dopo una decina di minuti finisce il primo tempo e si accendono le luci. La mia amica vede, qualche fila più avanti un suo compagno di scuola con i suoi amici. Mi chiede scusa, e dice che vorrebbe andargli a chiedere non so cosa riguardo alle lezioni del giorno dopo. Mi assicura che sarebbe tornata…subito. Invece, comincia il secondo tempo e lei è sempre lì. Forse non è di compiti, che gli voleva parlare. Ad un tratto si avvicina qualcuno, un uomo, è alto ma in viso non riesco a vederlo e si siede vicino a me. Io sono intenta a guardare il film ma sento che quell’ uomo non sta fermo: si muove e accavalla le gambe prima l’ una e poi l’ altra, continuamente. Muovendosi, mi sfiora la gamba con la sua. Io continuo a tenere lo sguardo fisso sullo schermo, e a chiedermi quando sarebbe finalmente tornata la mia amica.
Ad un tratto allunga una mano e la posa sulla mia gamba sinistra. Io rimango impietrita, non so cosa fare, non voglio che la mia amica si volti e si accorga che c’è qualcosa che non va! Ho paura che lo dica a mia mamma e che lei non mi lasci più uscire. Lui prende a muovere la mano in su verso l’ inguine. Resto immobile ma… incomincia a piacermi. La sua mano è grande, morbida, calda. Continua a toccarmi e a palparmi fino alla fica appena coperta dalla leggera gonnellina. E’ questa l’ eccitazione di cui si parla tra ragazzi? Io non cerco più di sottrarmi ma anzi per facilitare la manovra allargo le gambe. Mi sussurra di togliere le mutandine e io…lo faccio. La mia voglia sta aumentando e sempre con le cosce aperte sento scorrere la mano sulla mia fica e sul bottoncino (allora fra ragazze lo chiamavamo così). Sono sempre più bagnata, il mio respiro si fa ansimante, lui continua a masturbarmi, mi piace, è una sensazione che non ho mai provato prima. Lui si ferma, mi guarda e mi dice che è meglio non continuare, lì. Qualcuno ci potrebbe vedere. Mi dice che va nelle toilette e, se voglio, devo aspettare qualche minuto e poi raggiungerlo. Appena se ne va, abbasso la gonna . Ora l’ eccitazione è diminuita. Non so cosa fare…se almeno arrivasse la mia amica…Invece lei è sempre là e allora…mi alzo e vado nei bagni. Lui si affaccia dalla porta di una toilette da donna e mi fa cenno di raggiungerlo. Entro e lo guardo: è di mezza età, capelli più sale che pepe. Senza nessun preavviso, senza dire una parola si abbassa e mi trovo la sua lingua in mezzo alla patata. Io mi siedo sul coperchio del wc con i piedi puntati ai lati del muro di piastrelle, lui mi lecca, sono in un’ altra dimensione, sono fradicia, sento che mi infila un dito…dietro mentre continua a leccarmi. Le mie cosce tremano di piacere e poi finalmente ho il mio primo orgasmo, un lungo orgasmo che mi lascia senza fiato. Lui si rialza e si apre i pantaloni. Si tira fuori il cazzo che a me sembra grosso. Non è ancora del tutto duro e me lo avvicina alla bocca. Io sono ancora in estasi,mentre me lo sbatte sulle labbra, due o tre volte sempre senza dire una parola finchè io capisco cosa vuole. Tiro fuori la lingua e inizio a leccarglielo, poi mi alzo in piedi e mi metto in ginocchio davanti a lui e ho così modo di vedere bene le dimensioni. Tozzo, e non molto lungo. Come se lo avessi sempre fatto, mentre invece è la prima volta, lo prendo in bocca, lo lecco tutto lungo la lunghezza, scendo ai coglioni senza preoccuparmi minimamente di niente, lecco la “borsa” e muovo la mano sul cazzo bagnato. Lui mi prende la testa; lo vuole in bocca e io allora mi muovo come vuole lui fino a che ha una eiaculazione che a me sembra non finire mai. Quando si toglie sputo tutto nel gabinetto. “Non ho mai conosciuto una ragazza così brava come te. Peccato che qui non sia prudente fare altre belle cose che danno tanto piacere. Però, se vuoi domenica prossima torna e ci vediamo e poi…andiamo in un posto tranquillo dove ci possiamo divertire molto di più.” Poi mi fa una carezza sui capelli e dice “Ciao, cara. Aspetta che io sia uscito, prima di farlo anche tu e, ricorda che io domenica prossima ci sarò e spero di rivederti” Faccio come mi ha detto e torno al mio posto. La mia amica è tornata a sedersi al suo e mi chiede scusa per avermi fatto aspettare. Poi, tranquillamente, vediamo finire il film e torniamo a casa.
Per fartela breve, alla domenica decido di andare al cinema…da sola. Ho un pò di paura, ma ho anche voglia di godere ancora e di scoprire quelle cose così divertenti di cui mi ha parlato.
Entro in sala e lo vedo subito: è seduto nell’ ultima poltroncina della fila davanti a me. Io sono incerta su come comportarmi. Non mi siedo accanto a lui, ma qualche poltroncina prima. Lui mi guarda, poi si alza. Penso che voglia sedersi vicino, invece mi passa davanti e, con una mossa velocissima, mi mette un foglietto in mano ed esce. Nel buio della sala non riesco a leggere, allora vado alla toilette. Nel biglietto c’ è scritto di uscire dal cinema, voltare l’ angolo a sinistra e camminare fino ad una Mercedes blu, salire dietro e coricarmi sul sedile. Appena entrata in macchina mette in moto e parte. Mi dice quanto è contento di rivedermi, mi raccomanda di stare bassa per non farmi vedere da fuori e mi assicura che in pochi minuti saremmo arrivati.
Infatti dopo poco la macchina si ferma, poi riprende a muoversi lentamente. Sento il rumore di una serranda che si chiude e lui mi dice che posso uscire. Siamo in un box. Da lì entriamo in casa, poi facciamo la doccia insieme, e fin lì tutto bene. Se i giochi sono quelli, mi piace. Mentre ci asciughiamo andiamo in un salone con le tapparelle abbassate. Lì mi fa sedere sul divano, si inginocchia e me la lecca. Mentre lo fa prende un tubetto dal tavolino e con il contenuto penetra dietro con un dito. Sono così eccitata che non mi dà fastidio e, dopo poco, ho un forte orgasmo.
Rimango semidistesa per prendere fiato e in quel momento sento suonare il campanello della porta. “Chissà chi è-dice lui-. Sta qui tranquilla,chiunque sia lo mando via.”
Però…va ad aprire così com’è…nudo. E dopo pochi secondi rientra con un altro uomo, più giovane che subito si spoglia. Ha il cazzo che mi sembra lungo il doppio dell’ altro…e…basta con i particolari. Mi hanno costretta a fare sesso con la bocca e…anale per più di due ore. Tutto questo l’ avevo completamente rimosso finchè ho fatto la seduta di ipnosi e, secondo la mia amica, è quella la causa della mia totale avversione per il sesso anale.”

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Tace e io vorrei farle mille domande.
“Ma…”
Lei mi blocca subito.
“No…niente domande, niente “ma” o “perch&egrave”…questi sono i fatti e, secondo la mia amica &egrave meglio non indagare oltre sul mio comportamento al cinema. Secondo lei, e io sono d’ accordo, a parte il divorzio che io non voglio, abbiamo due strade per vivere una convivenza serena e senza la conflittualità che renderebbe le nostre vite un inferno. Scegliere l’ una o l’ altra dipende da quanto &egrave grande il nostro sentimento, da quanto ci amiamo.Ora che so…e che sai, se vuoi possiamo scegliere quale delle due intendiamo percorrere.”
“Vuoi dire che…”
“Sì, se vuoi possiamo realizzare le tue…le nostre fantasie senza il blocco che mi impediva di avere quei rapporti…anche con te. Altrimenti non parliamone più e pian piano dimenticheremo quel che &egrave successo.”
“SE voglio? E me lo chiedi? Sai che ne sarei felice ma…solo se lo vuoi anche tu.”
Lei mi fissa, e, con un lampo nello sguardo..
“Sì, lo voglio, lo voglio davvero.”
Mi sollevo sul letto, l’ abbraccio, sollevo il camicione per carezzarla ma lei mi blocca la mano, poi mi respinge di nuovo giù.
“Aspetta, non ho ancora finito, non ti ho detto tutto.”
Chissà cosa c’&egrave, ancora.
“Dimmi, amore.”
E lei, con tutta tranquillità, come se parlasse della scoperta di un buon tea, che a lei piace molto…
“Sono stata con un uomo.”
Le sorprese non finiscono mai. Penso velocemente se sia meglio tacere ma decido di incoraggiarla.
“Bene…hai fatto bene. Spero che ti sia piaciuto. Ora però sono curioso di sapere come &egrave andata. Non me lo vuoi raccontare?”
“Ma certo: voglio che tu sappia. Dunque, l’ albergo era quasi vuoto, per il fine stagione. Qualche coppia con bambini piccoli, una coppia di anziani e un singolo, più vicino ai sessanta che ai cinquanta. Non molto alto, capelli completamente bianchi.
Al lunedì, quando la mia amica &egrave partita, sono andata sulla spiaggia. Non mi ero portata il costume, perciò indossavo una maglietta e pantaloncini. Era troppo caldo, e poi, non potevo fare il bagno, perciò me ne sono andata dopo un’ oretta circa. Risalendo lungo la spiaggia, sono passata accanto al lettino su cui era il singolo e lui mi ha salutato. Ho risposto al saluto e sono andata in camera a fare una doccia e a cambiarmi. Poi sono uscita e ho camminato finch&egrave ho trovato un negozio aperto dove ho comprato un paio di bikini. Quindi, sono tornata in albergo in tempo per un pranzo leggero. Al pomeriggio si annuvola, e io ne approfitto per una lunga passeggiata. Passo davanti ad un negozio di elettronica, entro e compro un PC. In albergo c’&egrave il wifi e penso di controllare le mie e-mail e, in generale, passare il tempo.
Quando entro nel salone per la cena, lui &egrave già seduto al suo tavolo e mi saluta mentre gli passo accanto. Contraccambio il saluto e vado al mio tavolo e ordino una cena veloce e leggera. Quando ho finito, lui &egrave ancora seduto e ci salutiamo nuovamente.
Torno in camera, e sto al PC finch&egrave non mi viene sonno. Dormo fino alle nove e mi sveglio ben riposata.
Dopo un cappuccino al bar torno in camera e indosso il costume sotto a pantaloncini e maglietta per andare in spiaggia. Quando li ho comprati non mi ero accorta che i costumi fossero così..mini. ma non me ne faccio un problema. Oggi mi sento serena, quasi allegra e non voglio che un piccolo dettaglio mi rovini l’ umore. Ne indosso uno e metto l’ altro nel borsone, per cambiarmi se fosse necessario. La spiaggia &egrave quasi deserta, ma lui c’&egrave, sdraiato sul lettino e, come al solito, sta leggendo un libro. I lettini, a causa del personale ridotto, sono stati raggruppati, per essere gestiti più facilmente. Il mio &egrave alla destra del suo, un paio di metri più avanti. Mi tolgo la maglietta e gli short e resto in bikini. Mi sdraio e chiudo gli occhi, tranquilla e rilassata. Dopo un pò, mi volto per prendere le sigarette dalla borsa e mi accorgo che lui mi sta fissando. Lo faccio anch’ io e lui, con un gran sorriso, mi saluta allegramente. Non ho appetito perciò non seguo gli altri clienti quando lasciano la spiaggia per andare a pranzo. Ne approfitto per fare un lungo, rinfrescante bagno. Tornata sul lettino, visto che sono sola tolgo il reggiseno bagnato e resto in topless. Poi, appena mi sono sommariamente asciugata al sole, mi vesto e vado in un bar lì vicino, dove mangio un toast e una pizzetta. Torno in camera e sto al PC fino all’ ora di cena. Ora ho fame, e sono la prima ad entrare nella sala da pranzo. Poi entra anche lui e, invece che sedersi al suo tavolo, si dirige verso il mio. Si presenta e mi chiede se, visto che siamo due single, si potrebbe mangiare ad uno stesso tavolo, per scambiare quattro chiacchiere. Accetto, e così lui mi dice di essere un docente universitario di filosofia, e che &egrave divorziato da una decina di anni. Non chiede notizie su di me, e io non gliene do. Finita la cena, dopo il caff&egrave lo saluto e torno in camera. Accendo il PC e navigo finch&egrave, stanza e rilassata, mi sdraio sul letto. Dormo profondamente e alle otto mi sveglio riposata e carica di energia. Anche oggi c’&egrave un bel sole caldo e io mi affretto a fare una buona colazione, prima di andare in spiaggia. Il costume del giorno prima che ho risciacquato in bagno per togliere il salino &egrave ancora umido e ho indossato l’ altro che &egrave, se possibile, ancora più ridotto, tanto che penso che la commessa abbia sbagliato taglia. Dopo essermi stesa sul lettino, chiudo gli occhi e mi accendo una sigaretta. Non sono nemmeno a metà quando sento la sua voce che mi saluta e mi chiede se sta disturbando. Ricambio e gli dico che no, non disturba. E lo dico perch&egrave lo penso. La sua conversazione &egrave interessante e mi piace ascoltarlo. Lui trascina il suo lettino accanto al mio e si siede sul bordo. Parliamo del più e del meno, ma anche di concetti filosofici – lui parla e io ascolto – che attirano la mia attenzione. Il sole si alza e io comincio a sentire caldo. Gli chiedo se vuole seguirmi in mare e, dopo il suo rifiuto, mi alzo e cammino verso la battigia. Sono consapevole che il pezzo sotto del costume &egrave poco più di un perizoma e che copre ben poco del mio sedere. Immagino che lui mi segua con lo sguardo. Dopo una breve nuotata rinfrescante torno al lettino. Lui &egrave ancora seduto sul suo e vedo che non sbagliavo. Tiene lo sguardo fisso su di me finch&egrave non mi sdraio sul lettino. Lui capisce che per il momento non ho voglia di fare conversazione, e si sdraia a sua volta.
Il pezzo sopra, oltre che bagnato, &egrave strettissimo e mi dà fastidio. Guardo verso di lui. Ha gli occhi chiusi e sembra sonnecchiare. Tolgo il reggiseno.
I due giorni seguenti ricalcano la stessa linea finch&egrave, la sera del giovedì, mentre stiamo cenando lo ringrazio della compagnia che mi ha fatto e gli dico che la mattina dopo sarei ripartita. Sembra sorpreso, quasi deluso ma ricambia saluto e ringraziamenti. Poi, di punto in bianco, a cena terminata mi dice che avrebbe voluto farmi vedere un libro che mi avrebbe interessato e, con malcelato imbarazzo, mi domanda se, per caso, volessi raggiungerlo in camera, dove me lo avrebbe mostrato. La proposta non mi sorprende, anche se penso che quella del libro sia solo una scusa. Potrei accettare subito, ma gli dico che devo finire un lavoro al PC e che prima di un paio d’ ore o più no n avrei potuto raggiungerlo, se anche avessi deciso di farlo.
Lui risponde che avrebbe aspettato anche tutta la notte…e che avrebbe lasciato la porta della stanza aperta.
Saliamo insieme un piano di scale e, arrivati nel corridoio mi mostra la sua camera, che &egrave sul lato opposto al mio, solo un paio di stanze oltre la mia. Beh…dopo un paio d’ ore al PC faccio una doccia, mi asciugo e profumo, indosso un comodo vestitino, tipo doposole e lo raggiungo in camera, dove…abbiamo fatto sesso.”
Tace.
“Come…tutto lì? Avete fatto sesso, ok, ma non mi dici altro? Non mi dici “cosa” avete fatto?”
“Se vuoi…ti dico tutto, ma potrebbe non piacerti.”
Preoccupazione inutile, da parte sua. Già quando mi aveva parlato del suo abbigliamento in spiaggia, e dell’ interesse del tizio, avevo sentito le classiche fitte all’ inguine. Certo che voglio sapere tutto, e glielo dico.
“Allora…come da programma, la porta &egrave aperta, entro e dalla porta del bagno posto nel piccolo disimpegno che dà sulla stanza da letto sento il rumore della doccia. Mi siedo sul bordo del letto e aspetto che esca. Quando lo fa, indossa un accappatoio. Mi vede e sembra sorpreso, felicemente sorpreso di vedermi. Mi viene incontro con un gran sorriso. Mi alzo dal letto. Ricambio il sorriso e…
“Bene, eccoci qui. Dov’&egrave il libro così interessante?”
Lui fa due passi verso di me, mi posa delicatamente le mani sulle spalle e…
“Cara, il libro più interessante che esista al mondo &egrave..il libro della vita.”
Così dicendo si china e mi bacia. Ricambio il bacio e, come se fosse la cosa più naturale al mondo, slaccio la cintura del’ accappatoio e gli prendo in mano il membro. Non &egrave n&egrave grosso n&egrave eretto, ma va bene così. Mentre continuiamo a baciarci lui trova la zip sulla parte posteriore del vestito, la apre e lo fa scivolare a terra. Ora, a parte un ridottissimo perizoma, sono nuda. Lui fa cadere a terra anche l’ accappatoio, poi mi spinge dolcemente sul letto, mi sfila il perizoma e si sdraia accanto a me. Ci baciamo ancora, io torno con la mano sui suoi genitali, che accarezzo. Noto un inizio di erezione e mi chino per prenderlo in bocca. Mi sussurra di sdraiarmi di fianco accanto a lui. Mentre io riprendo a succhiarlo lui arriva con la bocca sulla mia fica e la bacia, la lecca, la succhia. Poi, passiamo un bel pò di tempo a baciarci, a leccarci – una breve esitazione – dappertutto.”
“Dappertutto? – chiedo – cio&egrave?”.
“Cio&egrave…dappertutto…anche dietro.”
“Dietro?…vuoi dire.”
“Sì, voglio dire proprio quello…era così…naturale. Lui ,o faceva a me, e io a lui, quasi senza accorgermene. Sentico solo profumo di bagnoschiuma. Poi, dopo il mio secondo orgasmo, e lui aveva una buona erezione, mi sono inginocchiata sul letto, la schiena incurvata in basso e il culo in alto e gli ho detto:
“Sono pronta…prendimi…dietro.”
“Lui ha continuato a leccare, insalivando bene il…buchino e poi, lentamente, &egrave entrato. Ha cominciato a muoversi avanti e indietro e mi ha sussurrato di accarezzarmi, di toccarmi per godere ancora. L’ ho fatto e ho avuto un altro orgasmo, più forte, più completo, l’ ho avuto in ogni fibra del mio corpo. Quando anche lui &egrave stato pronto mi ha chiesto se volevo che si togliesse e io gli ho detto di no, che volevo sentire dentro di me i suoi caldi schizzi.”
Resto in silenzio, ma solo perch&egrave non sono sicuro che lei abbia finito. Mia moglie forse fraintende e…
“Beh, visto quanto &egrave troia tua moglie? No n hai niente da dire?”
No, non ho niente da dire, le parole non servono. Voglio solo AMARLA, non fare sesso, voglio amarla, consolarla di tutto il male che ha subito, risarcirla per le crudeltà della vita e, soprattutto, voglio che sappia che la amo quanto, se non più, di prima. La spingo dolcemente sul letto e, senza nemmeno toglierle il camicione penetro in lei lentamente, dolcemente, mentre la bacio con rinnovata passione.

QUI FINISCE IL PROLOGO. CHI VORRA’ POTRA’ SEGUIRE GLI SVILUPPI NEI RACCONTI CHE PUBBLICHERO’. FARLO SEGUENDO UN ORDINE CRONOLOGICO AVREBBE COMPORTATO UN GROSSO IMPEGNO, PERCIO’ VERRANNO PUBBLICATI PIU’ O MENO RANDOM. PERO’, OGNI EPISODIO RACCONTA UNA VICENDA CON UN INIZIO ED UNA FINE.

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