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Racconti Erotici Etero

Quando l’amicizia non basta più

By 28 Marzo 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Giulia è sempre stata quel tipo di ragazza che se la conosci a fondo, ti prende. Io l’avevo conosciuta
al liceo, lei aveva un anno meno di me e stava nella mia stessa sezione, logicamente in una classe prima.
L’avevo conosciuta insieme a un grupetto di amiche della sua classe, come capita spesso al liceo, e da subito andammo molto daccordo. Lei è una ragazza piuttosto timida con chi non conosce, ma dentro ha davvero un mondo da scoprire. Legge, dipinge, ama la musica, ama la cultura, esattamente l’opposto di molte ragazze di oggi tutto fumo e niente arrosto.
Devo anche ammettere che da subito avevo avuto un debole per lei, prima dettato principalmente dall’aspetto fisico, ma poi trascinato da quanto mi piaceva come persona. Fisicamente non sarà tutta curve, ma per me è fantastica: alta circa 1,70 , capelli rossi fantastici, di quel rosso che vedi solo tinto, ma in lei naturale, fiammante quasi, pelle bianchissima, due begli occhi color nocciola, un fisico asciutto ma comunque delle belle lunghe gambe, un sedere magro ma comunque piacente, e due piccoli seni. Non sarà perfetta ma a me faceva impazzire.
Così dal liceo stringemmo una fortissima amicizia, che in me era spesso però rinvigorita dalla mia infatuazione nei suoi confronti. Si alternavano periodi in cui la vedevo come amica e mi accontentavo, a periodi in cui non potevo fare a meno di volerla mia. Ogni volta che aveva un nuovo ragazzo per me era sempre un triste avvenimento, sia per i motivi detti prima, sia perchè avevo paura che potesse essere meno disponibile nei miei confronti. Con lei ci trovavamo davvero su ogni aspetto, non a caso ci volevamo un bene assurdo.
Gli anni passarono ma io e lei rimanemmo sempre in contatto, anche all’università. Ci vedevamo e ci aggiornavamo sulle nostre novità, su come andava la vita. Certe volte mi mancava da morire e glielo dicevo, e sembrava mancassi anche io a lei. Tra noi però non c’è mai stato niente, se non dopo poco che ci siamo conosciuti ho cercato di farle capire che volevo qualcosa in più dell’amicizia ma non ho mai capito se lei non se ne fosse resa conto o se aveva preferito non affrontare l’argomento per evitare di ferirmi con un rifiuto.
Fatto sta che le cose erano rimaste come vi ho raccontato. Venendo al giorno d’oggi, era da parecchio tempo che non ci vedevamo, quasi un paio di mesi, e avevamo entrambi molto voglia di vederci. Va anche detto che sia io che lei eravamo in un periodo di secca in quanto a relazioni intime e/o sentimentali che andava avanti da qualche mese, e di questo ci lamentavamo spesso l’uno con l’altra. Perciò siccome non ci vedevamo da molto tempo io le proposi di vederci da me, visto che avevo da poco preso un nuovo appartamento dove lei era stata solo una volta. Le proposi di venire a cena da me, e poi ci saremmo visti un paio di film accompagnati da una buona dose di birra e vino. Così un sabato fu scelto come il giorno buono.
Io andai a fare la spesa per la cena, e iniziai a preparare qualcosa di non troppo elaborato visto che lei non era un’amante del mangiare. La scelta cadde su una carbonara veloce con un insalata mista prima di una crostata comprata in pasticceria.
Lei si presentò in orario, erano le 20 e suonò al campanello. Era Maggio e il caldo primaverile stava per diventare estivo, le temperature erano piuttosto alte, e da me si stava bene con le finestre aperte.
Giulia suonò alla mia porta e me la ritrovai davanti bellissima come al solito:
G “Ciaoooo!!!” mi disse abbracciandomi con un sorriso a 32 denti
Io “Heyyy eccola!” risposi dandole un lungo bacio sulla guancia
Portava un gilet rosso molto leggero con sotto una maglietta senza maniche color verde mare che si intonava col suo trucco leggero, e sotto aveva una gonna di jeans e un paio di calze leggere sempre sul blu. Ai piedi invece portava un semplice paio di ballerine. Ci raccontammo dell’università che andava abbastanza bene a entrambi, degli amici e dei (non) amori, ridendoci su, bevendo qualche bicchiere di vino. Finita la cena le dissi
“Divano, vino e film?”
“Ovvio!” mi rispose saltando sul divando con la bottiglia in mano, non prima di essersi levata le scarpe per potersi mettere comoda.
E così ci mettemmo a vedere un film di Woody Allen che avevo tra i miei dvd, ridendo e bevendo.
Mi sentivo davvero bene con lei, pensai. Inizialmente stavamo seduti ognuno per conto suo, poi però lei si volle sdraiare e appoggiò la testa sulle mie gambe, con i suoi capelli rossi, prima raccolti in una coda, ma ora lunghi e liberi che scenedevano dalla sua testa. Io le appoggiai una mano sul fianco con lei stesa supina, e iniziai molto lentamente ad accarezzarla. Dopo poco lei ridendo mi disse:
“Dai mi fai il solletico!”
e io “Scusa hai ragione”
“Fammelo sul braccio che è meglio” mi rispose spostando la mia mano sul suo avambraccio, dove ripresi il mio movimento. Mi sentivo quasi in paradiso. Aria fresca, vino, un bel film, e Giulia stesa su di me mentre l’accarezzavo dolcemente. Sarà per il vino o per il caldo, in ogni caso mi levai il maglioncino che avevo sopra, rimanendo in maglietta e shorts, rigorosamente a piedi nudi. Lei mi vide e mi imitò lamentandosi del caldo, e levandosi il suo gilet.
Subito dopo però disse “Uff che caldo, stesa così ho troppo caldo”
io le risposi “Mettiti con la testa dall’altro lato e i piedi verso di me” visto che stavo dal lato della finestra.
“Buona idea..non ti da fastidio se ti appoggio i piedi?”
“Macchè ti pare” le risposi io. Così si mise con la testa appoggiata sull’altro bracciolo del divano, stendendo le gambe verso di me e appoggiando i suoi piedi sul mio grembo.
“Meglio così?” le chiesi sorridendole
“Molto grazie!” rispose col suo sorriso fantastico
“Ti va un massaggio?” le chiesi quindi, appoggiando una mano sul suo piede
“Ma si perchè no, sono così stressata questi giorni!” rispose lei.
Così iniziai lentamente ad accarezzarle i pedi con le mani, spingendo con i pollici sulla pianta e accarezzando dolcemente il sopra con le altre dita. Mi stavo godendo al massimo il momento, e sentii l’inizio di una grossa erezione in arrivo vista la fantastica senzazione. In imbarazzo cercai di guardare verso di lei se ne fosse accorta visto che poggiava i piedi proprio lì, ma sembrava concentrata sul film. Girandomi però mi accorsi di come, vista la posizione aveva le gambe leggermente aperte e si poteva vedere sotto la sua gonna. Accorgendomene quasi sobbalzai, intravedendo tra le sue calze blu semitrasparenti, il tessuto di una mutandina nera, di quelle molto semplici, ma che su una bella ragazza sono fantastiche lo stesso. Questo non fece altro che aumentare la mia erezione che ora era visibile anche da fuori, con un notevole bozzo.
Mentre continuavo a massaggiarla, salii lentamente verso le caviglie, e notai che ogni tanto emetteva un piccolo sospiro, evidentemente apprezzando il mio lavoro.
Finendo con un sorso l’ultimo rimasuglio di vino mi disse:
“Ci sai fare vedo…mi ci voleva proprio un bel massaggio!” e si alzò sedendosi accanto a me, e dandomi un veloce bacio sulla guancia per ringraziarmi, e appoggiandosi alla mia spalla.
Io sorrisi, e così fece lei che disse “Certo anche un’altra cosa mi ci vorrebbe ahahahah” rise alludendo ovviamente al sesso. “Eh non sai quanto pure a me” le risposi io. Mentre ridevamo però a Giulia cadde l’occhio sul mio pacco che era ancora gonfio dalla goduria del massaggio, al che smise di ridere e mi disse “Eh lo vedo che ti manca!” improvvisamente seria. Io la guardai imbarazzato e dissi subito “Oddio scusami, sai che non lo faccio apposta…”
e lei “Tranquillo, è una cosa naturale, mi fa piacere che ti faccia così piacere la mia presenza”
rispose guardandomi fisso negli occhi. Preso dalla situazione e dal vino, me ne uscii dicendo
“Che ne pensi del sesso tra amici?”
“Eh non è facile, spesso capita che uno ci rimane invischiato e diventa qualcosa di più…”
“Si questo è vero…”
“…però se si è capaci di gestirlo potrebbe essere interessante” aggiunse lei, mentre lentamente appoggiava una sua mano sulla mia coscia, pericolosamente vicino al mio cazzo semiduro.
Mi guardò dritto negli occhi, come a chiedermi qualcosa, e io non resistetti più.
La presi per il collo e l baciai con passione, passandole le mani nei capelli. Lei inizialmente sembrò quasi sorpresa, ma poi fu la prima ad aprire la bocca e a far avanzare la lingua verso la mia.
Il danno era fatto. Avevamo passato la linea della’amicizia, ma non mi importava minimamente, anzi non potevo sperare di meglio….
To be continued Immediatamente cercai la sua lingua, come fosse una fonte da cui dissetarsi, e la trovai, carezzandola con la mia, giocando nella sua bocca, sentendo le nostre salive mischiarsi. Le nostre labbra combaciavano, mentre noi fremevamo cercandoci a vicenda. Le mie mani accarezzavano il suo collo immacolato, scendevano sui fianchi, la tiravano ulteriormente verso di me. Le sue piccole mani invece erano rimaste una sulla mia gamba e l’altra mi tirava per la maglietta.
Inutile dire che la mia erezione da mediamente sviluppata, esplose del tutto, avevo il cazzo che stava per bucarmi i pantaloncini in pratica.
I suoi gemiti di piacere durante quel bacio non facevano altro che farmi eccitare ulteriormente, finchè non mi staccai dalla sua bocca e scesi sul suo collo, leccandolo, baciandolo e mordendolo, mentre lei mi accarezzava i capelli ansimando. Non potevo davvero crederci, finalmente stava succedendo…dopo anni e anni di speranze e attese, di inutili seghe e penseri su di lei, ora era tutto vero, era mia. La sua pelle aveva un sapore fantastico, non avrei mai smesso.
In tutto ciò sentivo le sue piccole dita che iniziavano a massaggarmi il pacco, mentre lei si mosse mettendosi seduta sulle sue gambe, come fanno i giapponesi, per meglio porgermi il suo corpo.
Io continuai il mio lavoro, scendendo sulla spalla scoperta, spingendo giù la spallina della sua maglietta e baciando la sua perfetta belle bianchissima. Giulia ansimava, godeva, quello era il mio carburante.
La sua manina iniziò il classico movimento di sega sulla sporgenza creata dalla mia erezione al che io le dissi “Fai prima a levarli no?” al che mi alzai da lei, e mi appoggiai allo schienale del divano, lasciandola libera di sbottonare i miei pantaloncini, abbassare il mio intimo e tirarmi fuori il cazzo dritto in maniera assurda. Nei suoi movimenti sentivo la foga, la voglia, e mentre tirava fuori il mio membro il suo sguardo si illuminò, mentre lo impugnava e iniziava a segarmi con voluttà.
Io allargai il più possibile le gambe per facilitarle il compito, mentre lei si piegava su di me porgendomi le sue labbra e la sua lingua che io prontamente mi misi a succhiare avidamente, tirando la sua lingua nella mia bocca. I suoi movimenti sul mio cazzo si fecero più veloci e io portai la mano sulle sue cosce permettendole di allargare le gambe, e introdussi la mia mano all’intero trovando in fondo il caldo umido della sua fighetta protetta però da calze e mutandine. Lì iniziai a strofinarla, sentendola morbidissima sotto le mie dita.
Improvvisamente però lei si staccò dalla mia bocca, e scese giù, iniziando un pompino stratosferico. Si vedeva che ne aveva davvero voglia, infatti sapevo che non era tra le cose che preferiva fare. Io stavo in orbita, sentivo la sua boccuccia stringermi la cappella, il calore e il bagnato della sua saliva che colavano lungo l’asta. Io portai la mano libera sui suoi capelli, ora accarezzandoli, ora stringendoli e spingendola verso il mio cazzo.
La sua lingua si alternava tra la mia cappella e il corpo del mio arnese, leccandolo per bene in lunghezza, fino alle palle, con la sua manina che a stento cingeva la sua circonferenza.
Il calore in mezzo alle sue gambe si faceva sempre maggiore, e il mio movimento accelerava in base a quanto piacere mi trasmetteva il suo lavoro di bocca. Questa situazione andò avanti per qualche minuto, finchè non la feci alzare e stendere sul divano, nel mentre che lei mi dava un ulteriore bacio.
Così la allungai sul divano e le feci spalancare le gambe. Tirai giù la sua gonna e portai immediatamente la mia testa in mezzo alle sue cosce solo per odorare quel profumo fantastico che emanava il suo sesso: inebriante, caldo e acre. Inspirai il più profondamente possibile, l’odore di figa era una droga per me.
Allora portai le mie mani sui suoi fianchi, agganciando le sue calze e lentamente srotolandole verso le caviglie, accarezzando tutte le sue splendide gambe lisce. Quindi le sfilai dai suoi piedi, lasciandola con un paio di mutandine nere come avevo visto prima, di quelle satinate, simili alla seta. Presi con calma a baciarle ogni parte delle gambe e le cosce morbide, osservandola mentre si contraeva mordendosi il labbro ma mantenendo lo sguardo fisso su di me. Scendendo dall’interno coscia, passai per le ginocchia, i polpacci e le sottili caviglie, arrivando a suoi piedini affusolati, adornati da uno smalto blu scuro. Avevo sempre avuto un debole per i bei piedi femminili, ma non tutti, solo di alcune ragazze, e i suoi rientravano tra quelli. Presi così a baciargli dolcemente prima un piede, poi l’altro, tenendoli da sotto, con la pianta appoggiata sulla mia mano, come su un piedistallo. Leccai leggermente dalle piccole dita fino alla caviglia, sentendo con piacere che non emettevano un odore sgradevole, anzi sembrava quasi un leggero profumo. Mi soffermai ulteriormente sotto le dita, tralasciando la pianta che non mi ispirava particolarmente visto che è la parte che poggia direttamente per terra.
Il mio regalo le piaceva, il suo respiro era forte e lo sentivo. Così posai i suoi piedini nuovamente sul divano, e mi distesi in avanti puntando al suo fiore, poggiando la lingua sul suo intimo. Leccai da fuori, sentendo già il suo sapore attraverso la stoffa, che poi spostai. Quello che mi si presentò davanti era uno spettacolo: due soffici ma proporzionate grandi labbra rinchiudevano due sottili piccole labbra, evidentemente gonfie e appiccicate le une alle altre dagli umori, sormontate da un piccolo clitoride comunque visibile. Appena sopra una rada macchia di peli crespi e incredibilmente rossi, semplicemente splendidi. Era un invito a cena per me.
Mi ci fiondai percependo subito quel familiare ma allo stesso tempo unico sapore di donna, quel nettare fantastico che adoravo assaggiare. La mia lingua correva sulla sua fessura, e lei lanciava degl ulri di piacere cercando di contenersi, stringendo una mano tra i miei capelli. Mi stavo letteralmente abbeverando. Avvicinai un dito e penetrai così dentro di lei, provocandole un sobbalzo di piacere e sorpresa, aggiungendo subito un secondo dito.
Andai avanti così, penentrandola sempre più velocemente, e succhiando il suo piccolo clitoride rosa, facendola sempre più avvicinare all’orgasmo. Sentivo sul mio naso i suoi peli pubici rossi, profumavano proprio di donna, di sesso.
Di tanto dentro di me mi chiedevo se tutto ciò era reale, non me ne capacitavo. Innumerevoli seghe si erano sprecate immaginando questi momenti, era quasi un’ossessione per me.
Come quella volta a casa sua, quando andando in bagno, vidi la cesta della biancheria aperta, dopo che lei uscì dalla doccia, trovando le sue mutandine appoggiatevi, insieme al suo reggiseno e a un paio di piccoli calzini rosa. Non resistetti, e presi tutto in mano, passando ogni cosa sotto il mio naso, sentendo il suo odore sopra ogni indumento, passando più volte sul posto dove la sua fighetta aveva poggiato sul suo intimo. Quel giorno non resistetti e mi masturbai lì a casa sua, chiuso in bagno cercando di fare meno rumore possibile, avendo ben cura di avvolgere il mio cazzo nelle sue mutandine, e uscendo come se niente fosse.
Questi ricordi mi diedero un’ulteriore spinta a provocarle piacere. Accelerai le leccate e la penetrazione, vedendola arrossare sempre più, percependo il bollore della sua figa nella mia bocca.
Un attimo prima di venire mi urlò
“Basta basta fermatiiii aahhhh mi faiii venireeee”
“E’ proprio quello che volevo” le risposi prontamente, continuando a lapparla, iniziando a sentire la sua figa contrarsi sulla mia lingua, e il suo corpo irrigidirsi per l’orgasmo che si stava sprigionando. Tolsi così le mie dita infilando più in fondo possibile la mia lingua, come per bere qualcosa che stava per sprigionarsi dai lei mentre veniva.
“Aaaaaah siiiiiiii oddioooo” urlo venendò così, sulla mia lingua, contorcendosi.
“Tu sei pazzo!” mi disse appena si riprese, sedendosi sul divano, passandosi le mani tra i capelli scompigliati.
“Vieni dillà” le dissi, prendendola per mano e andandoci a sdraiare sul mio letto.
Ci stendemmo e lei si mise subito a cavalcioni su di me, puntando il mio cazzo sulla sua fighetta ormai ampiamente aperta.
“Prendo il preservativo” le dissi, girandomi verso il comodino
“No dai facciamo senza, è mille volte meglio!” mi rispose lei, aggiungendo “Basta che non mi vieni dentro però ok?
“Certo” risposi prontamente.
Portandomi un attimo avanti mi alzai e tolsi la maglietta e i pantaloncini, e stessa cosa fece lei con la sua maglietta, togliendo anche il reggiseno, mettendo in mostra i suoi piccoli seni bianchi come la luna, con due piccoli capezzoli rosa scuro turgidi e svettanti.
Di riflesso porta subito le mani su suoi seni, cingendoli, e baciandoli e sentendo un fantastico odore misto tra il suo profumo, sudore e il sapore di miele della sua pelle.
Lei mi spinse rapidamente giù di nuovo, prendendo con una mano il mio cazzo, facendolo scivolare lentamente sul suo rosso monte di venere, arrivando fino all’apertura della sua figa, e lentamente impalandocisi sopra.
Quella penetrazione durò un secolo per me, potevi percepire ogni singolo centimetro dalla sua parte vaginale scivolare sulla pelle del mio cazzo, portandola giù assieme al corpo di Giulia, fino a quando il suo bacino non si posò sul mio.

A breve l’ultima parte! La sensazione che provai fu fantastica, come se fosse la prima volta. La sentivo sopra di me, bollente, umida, morbida, che avvolgeva la mia asta alla perfezione. Giulia posò le sue piccole mani sul mio petto, e io le mie sui suoi fianchi, e iniziammo entrambi a spingere, sincronizzandoci.
“Non sai da quant’è che aspettavo questo momento” le dissi guardandola negli occhi, e lei mi rispose “Ho sempre avuto paura di rovinare la nostra amicizia, ma ogni cosa ha un limite, ed è giusto che le cose vadano avanti in maniera naturale tra noi due” fermandosi un attimo, per poi scendere e darmi un bacio appassionato.
Questo non fece altro che darmi un’ulteriore spinta, per cui ripresi a scoparla con una foga assurda, facendola quasi saltare, stringendo il suo piccolo culetto tra le mie grandi mani, e facendola gridare di piacere.
Stavamo iniziando entrambi a sudare ma non ci importava minimamente.
Così dopo qualche minuto, la feci scendere, per farla stendere di fianco a me, e iniziai a penetrarla da dietro, accarezzando il suo bel corpo, mentre lei, appoggiata a me, godeva e ansimava, spingendomi per i lombi come a penetrarla ancora e ancora.
Alternavamo un ritmo lento e profondo, con uno veloce e forsennato, mischiando le nostre salive, umori e sudori, mentre i nostri due corpi appiccicati si univano, così come le nostre lingue.
Sentivo l’orgasmo avvicinarsi, così rallentai, e lentamente passai un dito sul suo clitoride duro, inumidendolo bene dei suoi umori, per poi scendere lentamente verso il suo secondo buchino.
Lei lo percepì ed ebbe un brivido ma non mi fermò, nemmeno quando accarezzavo la sua rosellina.
Piano piano affondavo sempre più il dito nel suo sedere, fino a farne entrare una buona metà. Lei non batté colpo, anzi se la godeva alla grande
“Che porco che sei! Pure il culo eh?
“Ovvio lo sai che sono un depravato” le risposi ridendo.
Così lentamente la penetrai dietro, con lei che spingeva il bacino avanti e indietro. Improvvisamente però mi fece “Che dici me lo metti dentro o facciamo notte?”.
Non me lo feci ripetere due volte e la penetrai analmente di botto, facendola sobbalzare, e iniziai subito a trapanarla per bene. Sentivo il sangue bollire mentre le strette pareti del suo ano mi avvolgevano il cazzo. Era fantastico. Allora la presi di forza tirandola verso di me, senza sfilare la penetrazione, mi misi schiena in giù, e la potrai sopra di me, totalmente distesa su di me di schiena e aprendole le gambe al massimo.
Capii subito che questa posizione le piaceva perchè dopo pochi colpi mi urlò
“Rimettilo in figa corri che sto venendo! Aaaahhhh!”
Eseguii immediatamente, per sentirla contrarsi sulla mia asta, e percependo un piccolo rivolo di umori scendere fino alle mie palle, mentre lei si strofinava il clitoride come un’ossessa.
“Cazzo ma quanto mi fai godere eh? A saperlo prima…!”
“Stai zitta e godi!” le risposi quasi con violenza, buttandola di nuovo giù sul letto, a gambe spalancate, e penetrandola di nuovo nella sua fighetta ormai grondante di umori e sudore.
Non resistevo più, sentivo lo sperma che stava per salire, accellerai il ritmo al massimo, guardandola negli occhi con ardore e violenza, mentre lei ricambiava ansimando a bocca aperta, il viso madido di sudore come il mio.
Spinsi sei, sette, otto volte, e poi mi tirai, con l’orgasmo alle porte, fuori da lei, appoggiando il mio cazzo sulla sua dolce peluria rossa, e sborrando mentre lei mi segava velocemente, schizzando il suo pancino, il suo monte di venere, quasi fino ai suoi seni, urlando
“Cazzo vengoooo ahhh!!”
Inutile dire che dopo quella sborrata fantastica ci fu un lungo e intenso bacio, ampiamente condito con lingua, mentre mi accasciavo su di lei.
Ci stendemmo così a letto, dopo esserci asciugati, abbracciati e soddisfatti, completamente nudi e scoperti mentre lei mi disse
“Ora capisco quanto l’amicizia davvero non bastava più tra di noi”

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