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Racconti Erotici Etero

Quanto ho aspettato la prima volta!

By 4 Novembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Una donna diversa ogni sera, con la quale fare le porcherie più indicibili.. Questo mi immaginavo una volta arrivato ai venti anni. E la sera in disco a rimorchiare grazie alla mia propensione per il ballo. In realtà sono passati due anni e sono ancora vergine. Sembra strano in questa società, dove ormai l’età dei rapporti sessuali &egrave scesa a 15 anni.
Si, vergine. Fino a mercoledì pomeriggio. Una calda 30enne soffocata dalla vita solitaria fatta solo di studio, sia a casa che in facoltà. Ma cominciamo dall’inizio.
Sono uno studente di psicologia, ma avendo fatto l’errore di arrivare da un percorso scientifico non sono molto portato per le materie umanistiche. Così, dopo 7 tentativi (e dico SETTE!!) con una materia di questo genere -si dà sempre la colpa ai professori, ma dopo sette volte qualche colpa dovrei averla anche io, no?- ho deciso di ascoltare i consigli di mia cugina e di andare a ripetizioni da una sua collega precaria alla scuola dove lavorava. Lei era alla specialistica di filosofia- per quante volte me lo abbia ripetuto, non riesco mai a ricordare quale specialistica- e senza alcun dubbio avrebbe potuto darmi una mano con Laplace & soci. Era arrivata a quell’età per ripetuti sbagli nella scelta della facoltà, ma sentendola parlare dava proprio la sensazione di averci azzeccato.
Così fisso un appuntamento per mercoledì pomeriggio. Arrivo al n.77. ‘Citofonare Cifrano’ mi ricordo aveva detto mia cugina. ‘Si, chi &egrave?’ mi risponde una voce un po’ da ochetta, ‘Cercavo Daniela, sono Giuseppe’, ‘Va bene sali al terzo piano, prima porta a destra’. Salendo le scale non riesco a non pensare a quella voce. C’era un non so che di preoccupante. Io andavo a prendere delle ripetizioni, no in una casa d’appuntamento. Ma proprio questo pensiero scatenava in me il testosterone e sentivo qualcosa che prendeva vita propria. Arrivo al pianerottolo e si apre la porta. Mi blocco. Una biondina dagli occhi verdi e una quarta straripante bloccata chiaramente da una camicetta bianca mi si para davanti. ‘Vai avanti, la prima porta a sinistra. Daniela ti sta aspettando’
‘Grazie’ rispondo con aria estremamente sollevata. In fondo ero venuto per delle ripetizioni, continuavo a ripetermi. Ma laggiù qualcuno non era d’accordo e avrebbe preferito accomodarsi il più vicino possibile alla bionda. Entro nella stanza e subito lo sento cambiare idea. Comincia a pulsare. Ciò che mi trovo di fronte &egrave uno spettacolo della natura. Capelli rosso-magenta, occhi castano chiarissimi, alta ad occhio 1 e 70. Ma ciò che mi colpisce &egrave l’impatto brusco ed inaspettato con la sua femminilità. Una terza rotodondissima con dei capezzoli enormi, SENZA NIENTE AD OCCULTARNE LA VISUALE!!! ‘Ah, tu dovresti essere Giuseppe, piacere sono Daniela, prego accomodati’. In quel momento mi ero accorto che avevo solo immaginato la sensazione che non avesse niente. Invece una tuta sull’azzurrino le copriva le forme da me immaginate. Cerco di non entrare in iperventilazione e rispondo con un affannoso ‘Piacere’, ma in quel momento vorrei presentarle qualcun altro, o meglio qualcos’altro. Dato che non possedeva il mio stesso testo, si accomoda vicino a me e cominciamo a vedere ciò che non và. In quel momento avrei voluto indossare un paio di pantaloncini perché le nostre gambe si toccavano frequentemente. Così cercavo di applicare il vecchio ed efficace trucco della mano morta e con il mignolo cercavo di sfiorarle le cosce, che sotto la tuta che portava parevano ben sode. E lo sguardo pareva perso nei meandri delle fantastiche tette e quei capezzoloni che puntavano. Giacché dopo soli 20 minuti di monologo e di mio annuire, ‘Vuoi un caff&egrave? Ti vedo stanco’. Io non bevo molto caff&egrave ma pur di uscire da quelle implicazioni filosofiche composte da varie tesi sull’entropia e probabilità di morte termica, accettai.
Solo in quel momento mi sono accorto del suo posteriore. Diciamo non male. Non che sia arrapate, ma ne avevo visti di peggio. Mentre contemplavo il suo di dietro la sua voce mi riportava alla realtà ‘mi aiuteresti ad aprire la moka? &egrave sempre così dura’ a quest’ultima parola un brivido per la schiena. Il tipetto in basso cercava di scalare le impervie montagne del mio intimo per cercare la tanta agoniata libertà. Mi alzo e a fatica cerco di occultare il mio gonfiore, ma al mio avvicinarmi a lei casualmente lo struscio contro le prima contemplate natiche. Forse il mio inconscio cercava di far emergere la tanto agoniata fantasia. ‘Speriamo che stia pensando al caff&egrave e non abbia sentit..’ neanche il tempo di finire di pensare che un ceffone colpisce il mio viso. Ma non mi lascia il tempo di sentire dolore che subito la sua bocca &egrave appoggiata alla mia e la sua lingua cerca di forzare le mie labbra, chiuse dalla sorpresa. Ma anche con le mani si dava da fare. Sembrava conoscermi a memoria, dato che le sua mani si dirigevano sulla mia patta a cercare di espugnare la zip dei miei jeans. Una voce unanime echeggiava nella mia mente ‘FINALMENTEEEEEEE!!!’ Ripresomi dal primo momento di sbigottimento la liberavo dalle catene della giacca della tuta e lì, compresi i miei poteri di premonitore: la visione avuta precedentemente delle tette era esattamente corrispondente alla realtà. Grazie ai ricordi della mia personale videoteca porno, sapevo già che fare. Come prima cosa, senza neanche sbottonarle il reggiseno, le palpavo e succhiavo le tettone così sognate fin dal primo momento e quelle rimasero l’oggetto del mio piacere fino a quando sento un nuovo brivido inarcarmi la schiena. Non avevo infatti notato che il mio pene era evaso dalle mie mutande. Lo aveva preso in mano e nelle sue mani cresceva sempre più. Non lo avevo mai visto così duro e dato che mi trovavo con le sue tette in mano.. L’illuminazione! In meno di un secondo il mio amico faceva un viaggio fra quelle fantastiche collinette, così calde ed accoglienti che io stringevo e gli facevo aderire e nel contempo con le dita giocavo fra i capezzoli. Sentivo l’eccitazione crescere esponenzialmente. Così per ritardare il mio piacere passavo a sfilare il sotto della tuta e mi ritrovai in mezzo alla foresta amazzonica. Tanta era la vegetazione e l’umidità nei suoi bassifondi. Sempre grazie alle mie rimembranze dai video porno, cominciavo ad allargarle le labbra e leccarle tutto attorno, senza tralasciare l’interno cosce. Ciò sembrava garbarle molto, date le sue mani appigliate ai miei capelli le quali non facevano che spingermi verso il suo sesso. Allora per agevolarmi, metto le sue gambe sopra le mie spalle e afferro quelle belle tottone che mi facevano impazzire e con la lingua cerco di solleticarle le labbra. In quei lunghissimi momenti non sentivo altro che i suoi mugugni di piacere, i quali mi facevano pensare che le ore spese davanti ai porno avevano portato a qualche risultato. Dunque staccando la mano destra dal suo seno (a malincuore però!) andavo alla ricerca del suo tesoro più nascosto e alla sua scoperta restai alquanto titubante. Il suo clitoride assomigliava ad un piccolo cazzetto, tanta era l’eccitazione e l’erezione. Data la sua somiglianza con il mio organo mi guardavo bene dall’avvicinarmi, così ci pensava lei a stimolarselo. Inarcava la schiena e i gridolini si facevano più insistenti e frequenti fino a quando &egrave venuta copiosamente sul mio viso. Al momento mi aveva portato alquanto ribrezzo, ma una goccia impercettibile era arrivata nella mia bocca. ‘Mmm niente male’ e asciugandomi la bocca con la mano, assaporavo il frutto dei suoi ormoni. Era giunto il momento. Le prime parole dopo il ceffone furono ‘Ora lo voglio’ così, menandomi il cazzo, lo portavo vicino l’antro della grotta a me ancora sconosciuta. Ma prima volevo vedere se ciò che accadeva nei porno era vero, cio&egrave se l’attesa provocava ancora più godimento alla donna. Così pian pianino strofinavo l’asta parallelamente alla sua figa, guardandomi bene dall’avvicinare il glande all’ingresso. Nel contempo carezzavo lentamente le sue cosce passando dall’interno all’esterno. E sentivo il suo fiato farsi più pesante. Le sue mani chiudersi a pugni e sbattere sul tavolo. Avevo colpito nel segno. L’avevo in pugno. Così all’improvviso, aiutandomi con la mano per non fare brutte figure- ero sempre vergine!-sono entrato di colpo. Stavolta l’urlo strozzato in gola era rimasto a me. Sentivo un calore mai neanche immaginato prima, e la sua vagina che mi calzava come un guanto. Ma la posizione stazionaria stava facendo perdere di vigore il mio amico, così una carezzina, qualche bacetto e un lento andi-rivieni del bacino e la mia prima scopata stava per avere inizio.
Porto così le sue gambe dietro la mia schiena e riprendo quelle magnifiche tette. All’inizio mi sento molto imbranato perché il mio amico non riusciva a stare dentro la sua nuova compagna di giochi. Ma con molta sicurezza e un rossore sulle guance di troppo continuavo a metterlo dentro. Ad un certo punto un lampo mi passa davanti. C’era una parte del suo corpo che non aveva ancora ricevuto le mie adeguate attenzioni! Detto fatto. Abbandono il petto di Daniela e le palpo abbondantemente i glutei. Mi scuso ufficialmente con lei per ciò che ho asserito sul suo di dietro. Era sodissimo e morbido al punto giusto. Mi piaceva veramente e trovavo quella palpata migliore di quella alle tette. Decisi così di coordinare l’ingresso del mio pene alle palpate a quel magnifico fondoschiena. Il guaio era che neanche il tempo di pensarlo ed ero già venuto! Mamma mia.. neanche un film di Sonya Smith mi aveva mai procurato un piacere tale. Ma pensavo fosse gia finita. Perché, conoscendomi, dopo una smanettata il mio cazzo resta molle per molto tempo. Invece &egrave bastata qualche palpatina e qualche bacetto al quel culo fantastico a rinvigorirlo. Daniela, rinnovo le mie scuse! A quel punto decido di mettere il sedere in primo piano, così la metto a 90. ‘Non avrai intenzione di sconfinarmi il deretano!’ mi intima lei ‘guarda che se ci provi puoi andartene’ ma le dico di non aver timore e lasciarmi fare.
Infatti non era nei miei desideri incularla, era già stato troppo doloroso la mia prima sverginazione e non volevo rischiare di fare le cose troppo in fretta.. per il momento!
Quindi l’ho fatta appoggiare al tavolo e aggrappandomi a quella rotondità perfetta la prendevo da dietro. Che sensazione sublime dopo un paio di colpi stavo già venendo e decido di uscirlo e appoggiarlo sulla schiena di Daniela. ‘Tranquilla che non ti prendo’ mi uscii una voce alla John Waine. Così strusciavo l’asta proprio sulla schiena della specializzando e un glande che non avevo mai visto di quelle dimensioni ricopriva il coccige di bava calda. Questo calore deve averla fatta eccitare di più visto come si dimenava (o si stava scottando? eh eh) così penso di ritardare il ritorno del mio amico dentro di lei e avvicino la mano alla sua figa ma la trovo già occupata. Ci aveva già pensato lei a sostituirmi. Non so cosa mi sia preso in quel momento ma cerco l’altra sua mano e la carezzo con un gesto molto dolce. Mi muovevo quasi in trance senza pensare a ciò che volevo, cio&egrave la sua figa. Quindi mi abbasso un po’ e do qualche slurpata all’antro del piacere mentre mi meno il membro e poi.. di nuovo dentro. Questa volta vengo quasi subito ma l’ondata &egrave più travolgente della prima dato che il mio sboro le esce dalla figa.
Ero al settimo cielo. La mia prima scopata, anche se un po’ in ritardo. E lei mi piaceva veramente. Sia in viso, in corpo, negli atteggiamenti. Non credo sia amore. Ma attrazione a livelli massimali.
Dopo abbiamo fatto la doccia assieme e ci baciavamo dentro la doccia, ma nulla di più. Mentre mi rivestivo entra la sua amichetta bionda. Cazzo mi ero scordato che c’era anche lei!
‘Che casino avete combinato. Non riuscivo a studiare. Ci davi dentro, eh! Da quanto tempo non ti facevi una scopata? Comunque piacere Eliana. Sai che mi sono masturbata proprio bene?’ in quel momento mi sono sentito come un bambino colto con le mani nel barattolo di marmellata. E la metafora cade bene. Sentivo un misto di vergogna e soddisfazione. L’ho lasciata dentro la stanza senza dire una parola. ‘Quando torni?’ mi fa. Ed io ‘Già, quando torno Daniela?’
Dall’altra stanza ‘Il giorno prima dell’esame’ ma il giorno prima dell’esame &egrave fra un mese!
Comunque dopo quello che mi ha fatto passare non posso contraddirla. Acconsento e sia il mio amico che Eliana hanno solo una parola da dire: Peccato.

Grazie di aver letto di queste mie confidenze che ho voluto rendere pubbliche qui perché assiduo frequentatore di questo sito.

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