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Racconti Erotici Etero

Quel desiderio… ancora

By 26 Agosto 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Ehi!’, gioì Marco, stringendo a sé e sollevando appena da terra l’esile corpicino di Sara, all’apparenza ancor più minuto fra le sue braccia. Per tutta risposta, la ragazza gli cinse il collo, schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia.
Restarono avvinti per qualche secondo prima di staccarsi tenendo gli occhi fissi l’uno in quelli dell’altra.
‘Non sei cambiata di una virgola’, le disse lui, osservando la sua deliziosa montagna di ricci neri e le labbra perlacee aperte in un ampio sorriso.
La lasciò entrare in casa e, per i lunghi minuti successivi, non fecero che occupare l’ampio divano del salone per parlare di quanto stesse accadendo nelle loro vite. Da quando Sara si era trasferita in Giappone, diversi anni prima, le loro chiacchierate non poterono che fare affidamento sulle nuove tecnologie; qualche commento scambiato su Facebook, qualche messaggio su WhatsApp, surrogati di un vero rapporto che gli aveva consentito di non allontanarsi troppo, ma che, al contempo, non era neppure lontanamente paragonabile al calore di un sano incontro a tu per tu.
La tanto attesa occasione fu propiziata da uno degli sporadici e sempre fin troppo brevi rientri della ragazza nella sua città natale. Quel pomeriggio, finalmente, riuscirono a ritagliarsi un po’ di tempo per loro.
‘Stavolta ci avevo creduto davvero’, gli confessò Sara con una punta di rammarico, parlando della sua travagliata vita sentimentale.
‘Ci credo, eravate andati addirittura a vivere insieme’.
‘Già. Non che fossero state tutte rose e fiori in questi due anni, anzi. Ma, più o meno, eravamo sempre riusciti a superare tutto. Pensavo fosse la volta buona, e invece… è finita male lo stesso’.
‘Purtroppo può capitare’.
‘Comincio a pensare che il caso c’entri davvero poco’.
‘Che vuoi dire?’.
‘Qui le mie storie non hanno mai portato nulla di buono. Mi trasferisco dall’altra parte del mondo e tutto va da schifo lo stesso. Forse non è la città o la gente ad essere sbagliata, forse sono io’.
‘Oddio, vi siete mollati da quanto… tre mesi? Nel frattempo hai cambiato lavoro, casa e persino città. Mi sembra un po’ tardi per farsi seghe mentali, dovresti averla superata da un po’ quella fase’, scherzò Marco.
Sara sorrise. ‘Ne ho attraversate di peggiori in tua assenza, fidati’.
‘Comunque non puoi fartene una colpa se incontri solo idioti’.
‘Ma non sembrano così prima di mettersi con me, forse li rovino io!’.
‘In tal caso avresti un superpotere, abbattere il quoziente intellettivo dei gentiluomini che ti capitano a tiro’.
‘Utile’.
‘Infatti. Potresti partecipare a un gioco a quiz e sperare che gli altri concorrenti siano tutti uomini, diventeresti milionaria!’.
‘Ecco, questa è una buona idea!’.
‘Comunque, dai, non ti abbattere. Il destino avrà in serbo qualcosa di meglio per te’.
‘Per esempio?’.
‘Be’, tanto per cominciare, non un indigeno’.
Sara guardò incuriosita il suo amico, cercando di capire dove volesse andare a parare col suo proverbiale sarcasmo.
‘Se proprio devi invecchiare con qualcuno, tanto vale che abbia tutti i requisiti a posto per trascorrere momenti lieti anche in giovinezza, no?’.
La ragazza ci mise un po’ per comprendere quelle parole, poi scoppiò in una risata. ‘Ma guarda che non tutti gli asiatici ce l’hanno piccolo, eh. Ci sono delle grosse eccezioni’, ammiccò.
‘Però! hai capito Katsuro… un nome, una garanzia!’.
‘Cretino!’, lo apostrofò Sara, pizzicandogli un braccio. ‘A dire il vero, però, anche in quel campo non è che le cose andassero benissimo ultimamente’.
‘Credo sia inevitabile che, se ci son problemi di coppia di altro genere, la cosa si ripercuota anche sull’intesa sessuale’.
‘Sicuramente, ma non è che sia troppo gratificante sentirsi trasparente. Di giorno ci scorniamo, ma almeno la notte fammi sentire che mi vuoi, cazzo’.
Marco restò in silenzio a guardare Sara e ad ascoltare le sue parole.
‘Cosa c’è?’, gli chiese lei quando se ne rese conto.
Il ragazzo scosse appena il capo. ‘Niente d’importante’.
‘Certo, come se non ti conoscessi. Parla, che hai?’.
‘Mi ha lasciato basito la tua idea di sentirti trasparente, tutto qui’.
‘Se anche provocandolo apertamente non sortisci effetti nell’uomo che ti sta accanto, un po’ il dubbio ti viene. Per forza una poi cede alla paranoia’.
Marco sospirò a fondo. Dopo una breve riflessione, cercò gli occhi di Sara.
‘Posso confessarti una cosa?’.
‘Certo, dimmi. Sarebbe anche ora, sto parlando soltanto io oggi!’.
‘Come già sai, la scrittura è uno dei miei hobby principali’.
‘Si. Tra l’altro, molto belli i pezzi su Facebook. Mi ero ripromessa di scrivertelo, ma poi mi è passato di mente’.
‘Grazie. Tuttavia… ho iniziato solo da poco tempo a pubblicare racconti con il mio nome reale. Per circa tre anni ho utilizzato uno pseudonimo di cui pochi sono a conoscenza’.
‘Dai! Leggerò anche quelli allora!’.
‘Non è questa la confessione’, continuò Marco, abbassando gli occhi. ‘Vedi, questi brani segreti… sono quasi tutti erotici’.
Un sorriso malizioso si dipinse sul volto di Sara. ‘E allora? Non sono mica una bigotta’.
‘Non ho finito… che fatica però! – riprese il ragazzo – Il primo racconto, quello che mi spinse ad iniziare a scrivere e rendere pubblici i miei lavori… era dedicato a te’.
Sara sembrava stupita. ‘Cosa? Davvero?’.
‘Già. Prendeva spunto da un episodio di… credo quindici anni fa ormai. Però, come ti dicevo, l’ho scritto da molto meno tempo’.
‘Come mai hai aspettato più di dieci anni?’, chiese incuriosita Sara.
‘Non lo so neanch’io. Ma gli avvenimenti di quel giorno hanno continuato a girarmi in testa a lungo e, quando mi sono imbattuto in un sito di racconti amatoriali, ho pensato di buttarli fuori’.
‘Perché me lo dici solo ora?’.
‘Non avrei voluto parlartene affatto, in realtà. Ma, di fronte al tuo sentirti poco attraente, o trasparente come hai detto prima… volevo farti capire che non è così. Non hai idea di quanto ti desideri. E, già il fatto che abbia scritto di te dopo anni nei quali neppure ci siam visti, dovrebbe farti comprendere quanto il tuo fascino sia prorompente’.
Sara guardò il suo amico a bocca aperta. ‘Posso leggerlo?’, chiese, riscuotendosi.
‘C-cosa? Ora?’, replicò Marco, arrossendo appena.
‘Perché no’.
Il ragazzo annuì, e passò qualche secondo a smanettare sullo smartphone. Sara gli si avvicinò fino a stargli quasi attaccata.
‘Eccolo, è questo – disse Marco con un filo di voce, porgendole il dispositivo – non è molto lungo, puoi leggerlo anche al cellulare’.
D’istinto, sentendo il corpo di Sara premere contro il suo braccio, appena l’attenzione della ragazza si spostò sullo schermo, l’abbracciò con dolcezza. Gli occhi della sua amica saettavano rapidi sullo schermo e non passò molto prima che Marco notasse le gambe di lei muoversi quasi impercettibilmente, chiudendosi e strofinando appena l’una contro l’altra. Passò i minuti seguenti ad accarezzare con la punta delle dita il braccio di Sara, ammirando le gambe e le spalle che il suo vestitino lasciava scoperte, e turbato dal percepire il suo respiro accelerare appena.
‘Wow – commentò la ragazza, terminata la lettura – e tutto questo l’ho davvero ispirato io?’.
‘Ci ho ricamato un po’ su, ma… si. Ogni singola parola’.
‘Ci hai ricamato ben più di un po”, ribatté Sara sorridendo.
‘Ero un totale imbranato a quei tempi, almeno con la fantasia ho provato a rimediare a un errore’, le disse, fissandola.
‘Quale errore?’, chiese lei con un filo di voce.
‘Quello di non aver seguito il mio istinto’, rispose Marco, col suo viso a pochi centimetri da quello della ragazza.
‘Hai usato il presente prima’.
Il ragazzo la guardò interdetto.
‘Hai detto che non ho idea di quanto mi desideri. Non di quanto mi desiderassi’.
‘Quello non era un errore’, le disse, accarezzandole una guancia e protendendosi verso di lei.
‘Non dovresti…’.
‘No. Non dovrei’, ribatté, un attimo prima di posare le sue labbra su quelle della ragazza. Si scontrarono, si aprirono, e si arresero ad un bacio umido e vorace, giocando con le loro lingue, mordendosi a vicenda. Minuti interi nei quali continuarono a divorarsi senza accennare il benché minimo distacco.
Fu Sara a interrompere quell’idillio. Sfilò la maglia di Marco, e lo accompagnò a distendersi sul divano. Con le labbra scivolò sul suo corpo fino ad incontrare l’elastico dei pantaloncini, che provvide subito ad abbassare assieme all’intimo. Prima di chinarsi su di un membro già in piena erezione, sfilò anche il suo vestito, restando con un completino bianco che evidenziava la sua intensa abbronzatura.
‘Riprendiamo da dove si era interrotto il racconto’, sussurrò maliziosa, lasciando poi correre la lingua lungo l’asta turgida che si ergeva davanti al suo viso. Marco guardava estasiato i suoi movimenti lenti e sensuali, e si beava del calore della bocca di Sara quando la ragazza lasciava che il membro le scivolasse fino in gola.
Una volta che lo ebbe ricoperto di saliva, si sfilò le mutandine e, sinuosa, salì a cavalcioni del ragazzo. S’impalò su di lui, lasciandosi riempire completamente dalla sua prepotente virilità. Marco non perse tempo e, accarezzandola, la privò anche del reggiseno, prendendo da subito a massaggiare le due piccole colline di carne e giocare con i capezzoli duri e prominenti. Sara, nel frattempo, gettò all’indietro la testa, muovendo lentamente il bacino avanti e indietro, per lasciarsi allargare il più possibile dal membro di Marco e sentire i suoi peli pubici solleticarle il clitoride, amplificando il suo piacere.
Per alcuni minuti, il ritmo del loro amplesso fu dolce e lento. Quando Sara ne impresse uno più rapido, il ragazzo capovolse la situazione. Scivolò con le mani fino ad afferrarle i fianchi, e si rialzò ponendola supina sui cuscini. La sua mano destra si spostò dai fianchi risalendo lungo l’addome fino al seno, lo strinse ancora, poi continuò a salire fino ad afferrarle il collo. Si chinò su di lei e tornò a baciarla con passione. Mentre le loro bocche fameliche continuavano ad assaporarsi, Marco penetrò nuovamente Sara in un colpo solo, violento e profondo. Ne seguì un secondo, poi un terzo, e altri ancora, in una successione sempre più rapida. Rialzandosi senza uscire da lei, poté guardarla in viso mentre gemeva e ansimava sotto i suoi colpi. Quando avvertì che la ragazza stava per raggiungere l’apice, accelerò ulteriormente riversando in lei il suo seme mentre Sara s’irrigidiva emettendo un ultimo, lungo gemito prima di chiudere gli occhi e riprendere fiato.
Marco si sdraiò accanto a lei, continuando ad accarezzare il suo viso e il suo corpo, e a stimolare delicatamente il suo sesso grondante dei loro umori. Sara fece lo stesso, impugnando e massaggiando il membro caldo e scivoloso del ragazzo. Lui la baciò ancora, stavolta sfiorandole teneramente le labbra.
‘Quando dovresti ripartire?’.
‘Ho l’aereo domani pomeriggio’.
‘Allora almeno stanotte puoi restare qui’, le disse, sorridendo.
Sara ricambiò, stampandogli nuovamente le labbra sulle sue.

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