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Racconti Erotici Etero

Quel giorno…

By 28 Gennaio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

La mia prima storia non &egrave sulla mia prima volta, che del resto non &egrave stata nulla di ché, ma sul giorno in cui mi sono accorto di quanto il sesso e l’appetito sessuale siano importanti anche nelle donne.
A 22 anni, ai tempi dell’università, in primavera andavo in una clinica dermatologica per far controllare i nei. Mentre aspettavo che mi chiamassero l’infermiera mi riferì che il medico che in genere mi seguiva era imbottigliato nel traffico e c’era da aspettare parecchio oppure era presente un’altra dottoressa che a suo dire anche se giovane era competente. Dato che non volevo aspettare tutta la mattinata per un controllo di routine decisi per la dottoressa.
Quando entrai nella stanza lei era seduta dietro la scrivania, un po’ ingessata nei movimenti e si atteggiava, probabilmente perché era giovane, sembrava appena uscita dall’università e non aveva ancora la disinvoltura nell’approcciarsi ai pazienti. Dopo le solite domande di rito mi disse
– Bene, si spogli, lasci solo gli slip e si stenda sul lettino.
Eseguii mentre lei sistemava delle carte sulla scrivania, dopo anni passati a nuotare non avevo nessun imbarazzo a stare seminudo davanti a persone vestite ma forse lei si doveva ancora abituare a certe cose. Si avvicinò solo quando mi stesi prono sul lettino ed iniziò la visita con quel gel ghiacciato e la lente d’ingrandimento. Solo dopo che mi aveva fatto girare su un lato e finalmente supino la guardai per bene da vicino: aveva una decina di anni più di me, capelli castano chiaro e viso normale, corpo abbastanza magro, il suo punto di forza erano le gambe che lei valorizzava indossando una gonna lunga quanto il camice. Avendo finito di ispezionarmi il corpo mi chiese:
– Ha dei nei nella zona inguinale?
In effetti ne ho uno piccolino e carino sull’asta del pene ma vedendolo già da me che non &egrave nulla di pericoloso fino a quel momento non lo avevo fatto controllare dall’altro medico, quella mattina però i miei freni inibitori probabilmente dormivano ancora e risposi:
– In effetti ne ho uno’
– Abbassi gli slip per favore.
Li abbassai e rivolsi la punta del pene verso la faccia dato che il neo &egrave sotto e glielo indicai, lei mise il gel e si avvicinò con il viso alla lente d’ingrandimento. L’unione di tutta la situazione, il suo respiro caldo che sentivo sulla pelle, il tocco delicato e gli ormoni impazziti cominciai ad eccitarmi. Sfiderei qualunque ventenne a rimanere impassibile ad una cosa del genere. Dopo qualche istante lei esclamò:
– Oh mamma’!
Ed indietreggiò. Non era successo nulla di straordinario, era solo il mio cazzo che strisciando lentamente sui miei addominali raggiungeva le sue vere dimensioni. Quelle sì che sono straordinarie: 25 cm lungo e quasi 15 cm di circonferenza. Io rimasi fermo a guardare lei che alternava il suo sguardo dal mio viso al mio cazzo, quando riuscì ad articolare qualche parola mi disse qualcosa tipo:
– E” &egrave che &egrave da un po’ di tempo che’
Ed ammutolì di nuovo tornando a guardarmi in faccia. Ormai era successo quello che era successo e non potevo nascondermi dietro ad un dito così, con la migliore faccia di bronzo, le risposi:
– Dica la verità, uno così grande non l’aveva mai visto.
– ‘ In effetti’
Fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre fissava inebetita il mio cazzo gonfio ma non ancora duro.
– Non morde mica. Si avvicini.
Si avvicinò e posò le mani sul lettino vicino la mia gamba. Era nervosa, non sapeva cosa fare.
– Toccalo pure se vuoi, almeno lo vedrai bello duro.
Le presi la mano e la poggiai alla base del pene che recettivo e reattivo diede un sussulto, lei colse l’occasione per iniziare ad accarezzarlo. Lo sfiorava appena con la punta delle dita e lo percorreva dalle palle alla punta, lo fece rizzare duro verso il soffitto in poco, a quel punto lo afferrò e quando si accorse che per quanto stringesse non riusciva a far toccare la punta del pollice con quella dell’indice mi guardò allibita e meravigliata.
– Ti piace?
Mugolò ed annuì poi tornò a guardarlo con occhi sognanti.
– Assaggialo e dimmi se ti piace anche il sapore’
Lei ruotò di colpo la testa e mi guardò come se avessi detto una cosa impossibile.
– ‘ veramente’
iniziò esitante lei
– Non lo verrà a sapere nessuno’
Lei continuava a guardarmi dubbiosa ma la sua mano nel frattempo si muoveva su e giù sul cazzo duro. Quando tornò a guardarlo lo vide scappellato e già umido e le sue resistenze cedettero. Come aveva fatto prima, avvicinò il viso al mio cazzo, respirò profondamente e ne prese la punta in bocca. Lo succhiò avidamente e lo ripulì per bene, faceva girare la lingua tutto intorno e poi risucchiava la saliva che colava. Le afferrai la nuca e le diedi il ritmo, non essendo abituata ad un cazzo così grosso sembrava si strozzasse ma continuava lo stesso a segarmi e massaggiarmi le palle. Afferrò il cazzo con entrambe le mani e la parte che ne rimaneva ancora fuori la prese in bocca, la lasciai fare e mi rilassai a guardarla spompinare avidamente.
Nell’annebbiamento dei pensieri riuscii solo a capire quanto fosse pazzesca la cosa: una donna più grande di me, una dottoressa, durante la visita che mi teneva il cazzo in bocca’ ed era anche brava!
Riprese fiato guardandomi con gli occhi vogliosi, non volevo perdere l’occasione, mi alzai e mi sfilai gli slip, lei mi si strusciò addosso, la feci girare e poggiare con il petto al lettino mentre le premevo il bacino sul culo. Teneva la testa rivolta verso di me e mi guardava. Le afferrai gonna e camice insieme e li alzai fino alla vita e le scoprii quel bel culetto sodo e stretto, glielo palpai per bene e con i pollici tentavo di divaricare le natiche. Gemeva, era vogliosa e si lasciava accarezzare tutta. Le tirai giù i collant neri e gli slip bianchi che indossava e le poggiai il cazzo tra le chiappe. Lei sentiva quanto era duro ed iniziò a muovere il culo per la voglia. Mi misi un po’ di saliva sulla mano per bagnarle la figa ma quando le aprii le grandi labbra lei era già un lago così le strofinai per bene la punta del cazzo su e giù facendola tremare tutta quando le sfioravo il clitoride, glielo poggiai all’entrata e piano piano glielo spinsi dentro. Trattenne a stento un urlo, voleva aprire di più le gambe ma gli slip fermi a metà coscia non glielo permettevano, inarcò la schiena ed io le divaricai il culo e continuai a spingere. Più entrava e più lei gemeva, era aggrappata con forza al lettino ed ansimava.
– Sei enorme’ lo sento dentro lo stomaco’
– Mi devo fermare?
Chiesi sapendo già la risposta
– No’ Mettilo tutto!
Un colpo secco e le infilai dentro anche gli ultimi centimetri. Si lasciò scappare un piccolo grido mentre stringeva l’imbottitura del lettino per evitare di urlare. Cominciai a muovermi dentro di lei, più passava il tempo e più si bagnava e più io potevo sbatterla con forza. I suoi mugolii diventarono sempre più forti finché non inarcò la schiena e tremò tutta. Non riuscivo più a controllarmi, i miei colpi diventavano sempre più veloci e forti mentre lei ansimava stremata per il palo che le entrava ed usciva dalla figa. Feci appena in tempo ad uscire da dentro di lei che le schizzai un fiotto di sperma sulla schiena coperta dal camice e forse anche sulla gonna.
Le servì un po’ di tempo prima di riuscire a mettersi in piedi. Era rossa in viso ed aveva i capelli tutti sconvolti. Io nel frattempo avevo cominciato a rivestirmi, ero solo a torso nudo. Ci guardammo e non sapevamo cosa dire, poi mi uscì:
– Scusa per il camice’
Non so se lei avesse capito davvero ma con l’aria di chi ha la testa tra le nuvole mi rispose:
– Non importa’
Si asciugò le gambe e la figa con un fazzoletto di carta, sì rivestì e si sfilò il camice prima di sprofondare nella poltrona dietro la scrivania. Non sapevo cosa fare, ormai ero rivestito. Dopo che era tutto finito non mi andava di rimanere, così’
– Vado adesso’
– Ok’
Mi rispose con una voce flebile e sguardo assente. Uscito dalla stanza mi venne in contro l’infermiera e mi si parò davanti dicendomi:
– La dottoressa ne aveva proprio bisogno ‘ mi poggiò una cartellina sul fianco come per farmi schermo dal resto del corridoio – ‘ ma copri quel coso enorme prima di spaventare qualcuno’
Con un gesto indicò la patta, io abbassai gli occhi e la trovai aperta, un po’ imbarazzato e con lo sguardo basso la chiusi. Però pensai che nonostante avessi la zip aperta non si vedeva nulla, non ero neanche duro, come faceva l’infermiera a sapere che lo avevo enorme? Quel pensiero mi attraversò la mente in un istante, alzando lentamente gli occhi vidi i suoi capezzoli duri sotto la casacca, alzai di più gli occhi e lei stava ferma lì davanti a me con un sorriso raggiante. Lei sapeva, doveva averci sentito mentre scopavamo, forse si era anche affacciata senza che ce ne accorgessimo’ in effetti non avevamo chiuso la porta a chiave!
In quell’attimo di ebbrezza post sesso e quell’infermiera così ammiccante, dissi:
– Ma vedo che tu non sei spaventata affatto’ anzi’
e con lo sguardo le indicai i capezzoli. Lei scoppiò in una risata, mi poggiò la mano con la cartellina sul petto e mi bloccò contro il muro
– Non ti muovere’
con l’altra mano bussò e senza neanche aspettare la risposta aprì la porta e chiese alla dottoressa:
– Dottoressa, posso prendere cinque minuti di pausa?
Io non potevo vedere nella stanza ma sapevo come l’avevo lasciata e sembrava che non si fosse ancora ripresa quando rispose con una voce flebile:
– Sì’ certo’ servono cinque minuti anche a me’
L’infermiera richiuse la porta, buttò la cartellina che aveva in mano sulla sua scrivania e mi disse:
– Vieni con me.
Sapevo cosa voleva ma non sapevo dove voleva portarmi, in quel momento non mi importava, avevo gli ormoni a mille e non capivo più niente. Mentre mi faceva strada per i corridoi di tanto in tanto si girava a guardarmi, prima in viso e poi il pacco e continuava a sorridere. Quando tornava a guardare avanti io ammiravo i suoi fianchi larghi e le natiche burrose che oscillavano da una parte all’altra.
Credo mi portò nello spogliatoio degli infermieri, chiuse la porta a chiave e mi si mise subito in ginocchio davanti, mentre armeggiava con la cinta disse:
– Ok’ ora fammi controllare se ho visto bene’
Non ero duro, ma solo barzotto. Lo prese in mano e mentre iniziava ad accarezzarlo si avvicinò con le labbra per sfiorarlo appena
– Promette bene’ dai’ fammelo crescere in mano’ fammi vedere quanto diventa duro questo bastone…
Più diventavo duro e più velocemente mi segava, se lo batteva sulle labbra e leccava i miei umori. Ero quasi arrivato al massimo dell’eccitazione quando se lo infilò in bocca, così a fondo da farmi sentire il morbido della gola. Chiusi gli occhi, le afferrai la testa e gliela tenni ferma per qualche secondo per godermela fino in fondo.
La lasciai e mentre riprendeva fiato le chiesi:
– Riesci a sentire anche il gusto della dottoressa?
Volevo fare lo spaccone ma la sua risposta mi spiazzò del tutto:
– Avrei preferito assaggiarlo dalla vera fonte
e mi rimase a guardare con quello sguardo edonista e lussurioso che ricordo vivamente. Ormai avevo raggiunto la completa erezione e mentre lo segava davanti agli occhi mi disse:
– Hm’ erano anni che non ne trovavo uno così’ – lo prese in bocca per asciugarlo – ‘ grosso’
Mi spompinava, mi segava, leccava e succhiava le palle, era golosa, avida e nel mentre si era infilata una mano nei pantaloni per toccarsi.
Io non ci credevo ancora, sapevo di avercelo grosso, le docce in piscina e a calcetto parlavano da sole, sapevo che alle mie ex piaceva, ma quella mattina, praticamente due sconosciute, senza neanche la solita uscita per conoscersi, pizza, cinema e quelle menate lì, quelle due sconosciute avevano così tanta voglia da farlo a lavoro, dove potevano essere scoperte e punite, alla dottoressa non importava che avessi una decina di anni di meno e quell’infermiera che lo prendeva fino in gola poteva avere vent’anni in più di me. Era tutto così eccitante che non me ne fregava nulla e continuavo a godere, poi l’infermiera si staccò ed andò verso un armadietto, prese qualcosa di piccolo e me lo tirò
– Dovrebbe andarti bene’ lo uso nei giochini con i cetrioli’
Sorrise ed ammiccò. Era un profilattico, mentre me lo mettevo lei si sfilava pantaloni e tanga, si mise a gambe aperte, piegata a novanta poggiata contro il muro. Quando mi avvicinai mi disse:
– Ho promesso a mio marito che la figa &egrave solo sua’ ma tanto io godo anche in culo’
Non lo avevo mai messo in culo a nessuna, avevano tutte paura delle mie dimensioni
– Sei sicura?
le chiesi mentre lei si lubrificava il buco con la saliva
– Te l’ho detto che mi piacciono i cetrioli’ no?!
Il culo era il suo e poi pensavo che nessuna mi avrebbe mai concesso quel buco quindi, con una mano la aiutavo a divaricare le grosse natiche e con l’altra guidai la punta del cazzo all’entrata. Cominciai a spingere piano, tra saliva e profilattico lubrificato feci scivolare facilmente la cappella dentro quel buco stretto. Lei già mugolava ed aveva il fiato corto ma quanto iniziai a far entrare la parte più dura forse cominciava a pentirsene
– Piano’ piano’ mi spacchi con quel coso’ piano’
Inarcò la schiena per farmi entrare meglio, continuavo a spingere, glielo volevo mettere tutto dentro, lei ansimava e continuava ad incitarmi ed eccitarmi. Feci colare più volte la saliva sull’asta per riuscire a metterlo dentro, ma alla fine arrivai con le palle contro la sua figa umida e la spinsi forte contro il muro, lei strinse le natiche e me lo strizzò poi iniziai a fotterla. Iniziai piano ma poi aumentai il ritmo, la tenevo ferma dai fianchi e le mie dita erano affondate in quella carne morbida e rosa, davo colpi sempre più secchi per sentire lo schiocco dei miei testicoli sulla figa.
Si teneva al muro per non andare a sbatterci quando lo affondavo tutto ed ansimava molto finché non strozzò un urlo in gola inarcando la schiena quasi a mettersi dritta in piedi e mi strinse con forza dentro di se. Con il cazzo bloccato in quel modo potevo solo aspettare che si riprendesse dall’orgasmo, riusciva a malapena a stare in piedi tanto le tremavano le gambe, la tenevo per le tette ed ormai in piedi la bloccai contro il muro, aveva la testa girata verso di me e mi sorrideva. Quando allentò la stretta ripresi a muovermi dentro di lei che ansimava come prima, anche più forte, ma non credo che riuscii a farla venire un’altra volta, in pochi istanti mi appoggiai completamente al suo corpo e la schiacciai contro il muro mentre venivo.
Stretti a quel modo contro il muro ansimavamo entrambi, eravamo fermi ad aspettare che l’eccitazione diminuisse, poi mi sfilai da lei ed andammo nel piccolo bagno della stanza a ripulirci prima di uscire dalla porta e prendere due strade diverse. Due giorni dopo ricevetti una chiamata da un numero che non conoscevo:
– Pronto’
– Salve’ sono Beatrice Lorenzi’
un po’ per il rumore in strada, un po’ perché non avevo ben afferrato la voce chiesi:
– Chi?
– Ehm’ la dermatologa’ un paio di giorni fa’
– Ah sì! Ciao, non ti avevo riconosciuta’
– ‘ Ho preso il tuo numero dalla tua cartella clinica’ spero non ti dispiaccia’
– Figurati’ qualcosa non va? Dopo la’ visita’ non abbiamo parlato, avevi trovato qualcosa di anomalo?
– No no, quello &egrave tutto apposto’ Ti ho chiamato per dirti che di solito’ di solito non faccio certe cose’ e’ e che se ti va magari potremmo andare a prendere un aperitivo’
– Cos’&egrave? Prima mi seduci, poi mi abbandoni ed ora vuoi rimediare solo con un aperitivo?!
– No, scusa’ non intendevo quello’
Tra me e me già mi stavo sbellicando dalle risate per il solo fatto di averla fatta sentire a disagio ma poi stemperai la situazione dicendo:
– Sì, mi farebbe piacere un aperitivo
– Sei libero stasera?
– Sì, si può fare’
Ci accordammo e ci incontrammo all’ora stabilita.
Si presentò tutta in tiro, il vestito con la gonna a pieghe che metteva in risalto le gambe nude. All’inizio era un po’ ingessata ma si sciolse man mano che chiacchieravamo e scherzavamo. Al momento di uscire mi chiese:
– Abito qui vicino, vuoi salire?
Finalmente aveva svelato cosa voleva davvero, come potevo io oppormi’
– Sì, certo. Fai strada.

Abitava due palazzi più in là, arrivammo subito. Entrati in casa accese la luce e mi fece entrare, mentre le passai vicino non seppi resistere e le misi una mano sul sedere e lo palpai per bene. Lei si tirò in dietro
– Ma che fai? Non &egrave che se qualcuna ti invita a casa tu puoi pensare solo a quello’
mi guardava come per rimproverarmi, io la guardavo non riuscendo a capire se scherzasse o cosa, poi decisi di rischiare scommettendo che avevo ragione, il tutto fatto con la più perfetta faccia di bronzo
– A me sembra il contrario’ Già dalla chiamata di questa mattina mi sembrava che tu puntassi ad invitarmi a casa tua’ altrimenti avresti scelto un altro bar’ poi quando ti ho vista vestita così ne ho avuto la certezza’
– Certezza di cosa? Mi vesto così anche per andare a lavoro’
– Non credo proprio’ oggi fa freddo quanto due giorni fa e adesso tu non porti le calze, &egrave un caso? Poi non credo proprio che per lavorare ti metti il push-up ‘ diventò rossa in viso – ‘ e sinceramente non mi ricordavo neanche il perizoma’ quello lo hai messo per me!
Sorrisi vittorioso, la parte del perizoma l’avevo capita solo pochi istanti prima quando le palpai il culo. Lei non sapeva che dire, pensava fossi uno sprovveduto che le avrebbe sbavato dietro ed ora si ritrovava nella situazione opposta
– Va bene’ e quindi?
Mi disse
– Non va bene’ tanto per cominciare fammi vedere che ho ragione’ Fammi vedere cosa indossi sotto il vestito’
– Cosa?
– Hai capito bene’ sei tu che mi hai invitato qui e ti sei vestita per l’occasione’ fammi vedere’
Mi fissò per qualche istante cercando di controbattere ma alla fine rimase in silenzio ed iniziò ad aprire i bottoncini del vestito. Il push-up nero le strizzava ed alzava le tette, aveva una seconda ma per la sua altezza sembravano più piccole, il ventre piatto portava direttamente al perizoma nero abbinato al reggiseno, si tolse il vestito e mi fissò in volto. Aveva lo sguardo sprezzante come se non volesse ancora ammettere che si era fatta bella per me. Le girai intorno per guardarla meglio, lei rimase di sasso aspettandosi un qualche mio commento ma non dissi nulla, semplicemente con un gesto veloce le aprii il push-up. Di istinto si tenne le coppe sul seno
– Che fai? O ti spogli o me ne vado’
Lei si irrigidì ma lasciò cadere il reggiseno a terra
– Brava’ ora togliti anche il perizoma’
Mi aspettavo che si opponesse ed invece eseguì senza protestare, quando si abbassò per sfilarselo lo fece senza piegare le gambe mostrandomi quanto fosse flessibile, sempre standole dietro mi godevo lo spettacolo di quel bel culo sodo e tondo con la fessura da dove si vedevano benissimo le labbra della sua figa ben rasata. Ero duro e volevo proprio scoparmela, quando si rimise in piedi senza troppi preamboli le misi la mano sul culo con le dita che andavano a cercarle la figa e le dissi
– Dov’&egrave la camera?
Lei affrettò il passo quando sentì le mia dite entrarle dentro, arrivati in camera, mentre mi toglievo la maglietta lei aprì i jeans e liberato il cazzo cominciò a succiarmelo con avidità, si vedeva che le era mancato e che lo desiderava tanto. Spompinava, succhiava, leccava, la fermai un attimo per guardarla in viso e chiederle:
– Ti piace, eh?
Lei mugolò un sì mentre aveva ancora la punta in bocca
– Dimmelo per bene’
si tolse l’uccello dalla bocca lasciando che la saliva le colasse sul mento
– Mi piace il tuo cazzo
– E perché ti piace?
– Perché &egrave grosso’ &egrave enorme.. perché mi fa godere solo a guardarlo’
– Sdraiati allora che te lo metto dentro
Non se lo fece ripete, si buttò sul letto a gambe aperte e con due dita si aprì la figa, mi misi il profilattico e cominciai ad entrarle dentro.
Dato che non eravamo più alla clinica non era più costretta a trattenersi e cominciò a gemere ed urlare dal piacere, solo in quel momento capii quanto era stato difficile per lei trattenersi la volta precedente, per tutto il tempo che la scopai non smise un attimo di urlare.
Venne due, tre volte e poi fu il mio turno e mi piace davvero tanto sentire il mio cazzo che si contrae nella figa mentre schizzo il mio seme.
Mi accasciai sopra di lei e mi ci volle un po’ per riprendermi, ma ne era valsa la pena, lasciata libera di godere Beatrice era proprio una furia a letto.

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