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Quel maledetto affitto…

By 24 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

La vita non è sempre facile per una studentessa, anzi, non lo è quasi mai, specialmente quando decidi che è arrivato il momento di mantenerti da sola e finirla di vedere i tuoi genitori fare sacrifici per te. Fatto sta che Lara non era proprio un angioletto e che il destino quando ci si mette gioca strani scherzi.

Va bene risparmiare sul cibo, sui divertimenti, sui vestiti ma quando arrivavano le bollette da pagare, condividendo un appatamento con altri due studentesse, non avevo molta scelta. E così i pochi soldi guadagnati durante il lavoro di cameriera, la sera, finivano molto presto. Erano ormai 3 anni che abitavo in quella grande città ed i miei erano stati molto chiari, i risparmi di un vita sarebbero bastati solo per quell’arco di tempo, entro il quale dovevo laurearmi, altrimenti poi avrei dovuto arrangiarmi.
Sono una ragazza normale, si magari simpatica, ma un po’ pienotta, il che mi aveva creato sempre complessi. ma bella infondo nel mio metro e settantacinque d’altezza, e i miei 25 anni mi avevano ormai portata a smaliziarmi con qualche ragazzo le cui storie non erano mai durate più di quache mese però. Mancava sempre qualcosa nei ragazzi della mia età, così ormai da tempo le mie fantasie erano ricadute su uomini adulti, che ancora inspiegabilmente mi attraevano.

Tra un risparmio e l’altro però arrivò presto fine mese e il tempo di pagare l’affitto. Una delle mie coinquiline si era sempre occupata di portare l’affitto al proprietario che non abitava molto lontano da casa nostra, ma quel mese la situazione era diversa. Aprii il portafoglio e di sicuro quelle poche banconote che c’erano non sarebbero bastate. L’unica cosa da fare era chiedere più tempo al proprietario, così inventando una scusa alle mie coinquiline presi in consegna la loro quota e andai io a trovarlo. Sapevo poco di lui, solo che viveva da solo qui vicino, e non ci aveva mai creato molti problemi, così le mie speranze di convincerlo a darmi 15-20 giorni di tempo erano molte. Quando, suonai il campanello, mi aprì la porta un uomo di 45 anni portati bene, con un bel sorriso di chi passa troppo tempo da solo e non disdegna qualche visita.
‘oh buonasera si accomodi, non l’aspettavo, di solito viene Marta a portare l’affitto”
mi disse facendomi accomodare dentro l’appartamento, ben curato e arredato con mobili d’epoca. Il signor Massimo aveva sicuramente buon gusto.
“salve, si di solito ci pensa Marta ma oggi aveva da fare con l’università…” non stetti troppo a dilungarmi. Il mio essere lì mi metteva ansia, per quello che stavo per chiedere e non vedevo l’ora di finire, superare la brutta figura e tornarmene a casa. Massimo era gentile e non si perdeva nei convenevoli, mi fece accomodare sul divano del salotto e subito tirai fuori la busta con l’affitto.
“questi sono di Marta e Ilaria…” avevo aperto la busta e l’avevo posata sul tavolo, poi mi si era seccata la gola e non sapendo dove guardare stavo cercado di trovare le parole giuste
“e i suoi…?”
“ecco i miei arriveranno presto. Vede sto cercando di mantenermi da sola ma i soldi del lavoro non bastano mai. Sono sicura che in 15 massimo 20 giorni potrò pagarle l’affitto per intero. Lei…sarebbe così gentile da aspettare, vero?” gli avevo deto tutto d’un fiato guardandolo negli occhi. La faccia non era quella di un cane bastonato, non volevo fargli pena, ma anzi apparire sicura della promessa che stavo facendo. Avrebbe avuto il suo affitto, era solo questione di tempo. Da quel momento il viso del signor Massimo si rabbuiò, come se gli avessi comunicato qualcosa di fastidioso, ed evidentemente lo era.
“Vede signorina io sono sempre stato molto corretto con voi, vi ho sempre trattato bene e voi vi siete sempre comportate bene, anche dentro casa. Di questo non posso lamentarmi. Ma io vivo da solo e con un solo stipendio riesco a far quadrare i conti, ma non basta. So come funziona, per ora sono 15 giorni, poi diventeranno 30, poi mi chiederà un mese di tempo, e io non posso permettermelo.”
quel discorso mi aveva gelato, non me lo sarei aspettato e non mi ero preparata una contro mossa. Restai a bocca aperta senza niente da dire… “non le ho chiesto un mese, solo 15 giorni…”
“lo so, ma mi creda, so come vanno queste cose… ci sono tante piccole spese in questo periodo, per esempio la donna delle pulizie sarà qui a momenti e lei non aspetterà 15 gioni per essere pagata.” un misto di vergogna e rabbia mi montò dentro…non credevo che un uomo all’apparenza benestante non potesse attendere qualche giorno per 300’. ma che potevo inventarmi? Non avevo certo quei soldi con me. E per cercare un altro lavoretto ci sarebbe comunque voluto del tempo.
“e se l’aiutassi io con le pulizie? Ehm cioè non aiutare… si voglio dire, potrei ripagala di questo mese d’affitto lavorando per lei. Fino al raggiungimento dell’importo.”
la mia proposta lo stupì, evidentemente non se l’aspettava e io avevo dato voce ai miei pensieri senza pensarci troppo, cavolo!
“la sua proposta non è male, devo ammettere. Anche se me ne viene in mente una migliore…”
lo vedevo indugiare sul discorso ma era comunque sicuro di se… che gli stava passando per la mente??
“la mia donna delle pulizie è una signora molto esperta e lei invece ha solo 25 anni e non penso sarà molto pratica nello stirare camicie. Inoltre la cosa le occuperebbe pomeriggi interi, levando ore allo studio. Potremmo trovare un compromesso molto comodo per lei. Non è una cameriera quella che sto cercando, è qualcosa di più, qualcosa ch mi diverta e mi intrattenga. Ha mai sentito parlare di schiave?”
ero scioccata! Avevo letto qualcosa sull’argomento, sulle donne a cui piace esaudire ogni desiderio del proprio uomo anche se questo provoca dolore e la fantasia di essere soggiogata devo ammetere mi aveva sfiorato più volte ma non me lo sarei cero aspettata dal mio padrone di casa in cambio dell’affitto!
“io…veramente.” ero ammutolita “qualche volta…si, forse”
“bene, si presenti qui domani alla stessa ora. Faremo una prova, se non sarà d’accordo con quello che le proporrò allora dovrà versarmi subito l’affitto, altrimenti come da contratto avrà pochi giorni per lasciare la sua stanza”
come aveva potuto quell’uomo cordiale trasformarsi in un duro dittatore in così poco tempo? E poi cosa significava schiava di preciso? Voleva solo una puttana a domicilio allora! Incapace di pensare ancora con il suo sguardo addosso che mi studiava come fossi un mobile da acquistare, infuriata mi alzai dal divano e mi diressi verso la porta…
“tenga conto, signorina, che il nostro accordo potrebbe presentare innumerevoli vantaggi per lei, mi creda. Potrebbe ricredersi dopo il primo giorno di prova!”
mi girai solo per educazione, lo saluti e me ne tornai a casa. Era una pazzia, ma con 24 ore di tempo non vedevo grandi alternative davanti a me… Mi tocca, mi sta toccando si… ah, che mani grandi che ha! Fermalo, fermalo! No! Aspett.. non posso muovermi, sono legata, su quello che dev’essere un letto. Ah, mi piace…si. No! Ma sono nuda, che sto facendo? Perchè sono qui? Non posso muovermi e lui, lui mi tocca…no lì sotto no! ma…ma… oddio! Ah se è bravo! Mi sta sfiorando il clito e…. no, me lo sta proprio masturbando. Fermo!! No cazzo continua ti prego! E invece smette. E sono al buio, e una voce mi dice ‘stupida, credevi che ti avrebbe davvero voluta? Nessuno ti vuole!Tutti vanno via da te! Tutti vanno via! Tutti vanno…’

Mi svegliai in un lago di sudore e di voglia insoddisfatta, ma anche tremendamente triste. Certo, era l’incubo perfetto a conclusione di una notte insonne passata a pensare alla proposta del signor Massimo.
Non avevo preso una vera e propria decisione, sarei tornata in quell’appartamento e avrei deciso lì, in base a quello che succedeva. Se le cose si mettevano male me ne sarei andata e avrei cambiato casa. Ma l’angoscia che quell’incubo mi aveva lasciato addosso era molta. Tutto avrei voluto tranne passare il pomeriggio in quella casa. Ma ero sola, come aveva detto quella voce…

Le quattro del pomeriggio arrivarono in fretta e dopo una doccia veloce mi vestii come al solito, jeans e magliata, per quel tiepido pomeriggio di inizio primavera, e uscii di casa.
Il signor Massimo mi aprì quasi subito, e davanti a me non trovai il viso sorridente del pomeriggio prima, bensì un’espressione severa ed esaminatrice. Feci qualche passo dentro casa e prima che lui mi facesse accomodare sul divano riuscii finalmente a guardarlo negli occhi.
‘Ho capito quale sono le sue intenzioni ed è meglio evitare giri di parole’ feci cadere a terra la giacca, che lasciava scoperta una canottiera di pizzo bianca pseudo virginale ma che poco lasciava all’immaginazione.
‘due ore basteranno a coprire un mese d’affitto!’ quasi non mi riconoscevo, ma volevo farla finita ed in fretta. La cosa che più mi stupì fu però il sorriso che comparve sul volto del signor Massimo, non era compiaciuto, era divertito come se gli avessi raccontato una barzelletta e a stento tratteneva una vera e propria risata.
‘tu non hai capito proprio niente!’ mi disse in tono sornione ‘nello sgabuzzino c’è la tua divisa, il pavimento del salone ha bisogno di una pulita’
restai sconvolta, e tirai un sospiro di sollievo.
‘quindi accetta la mia…’ Il signor massimo mi zitti posandomi un dito sulle labbra, in modo del tutto inaspettato, come a dire di chudere il becco e con un cenno della testa mi indicò il corridoio. mi diressi verso il camerino lentamente, guardandomi intorno e pensando che doveva aver accettato la mia offerta. Ma non mi sentivo affatto sicura.
Dopo 5 minuti ero in ginocchio sul pavimento con addosso un prendisole giallo che mi arrivava a metà coscia ed in mano uno straccio, per lucidare il pavimento del salone, come se non ci fosse altro modo per pulire. Stare lì, piegata con lui che mi ossevava era umiliante e irritante. Il signor Massimo non disse una parola per un buon quarto d’ora e poi inizio una serie di domande che nemmeno i commissari di polizia
‘dove abitano i tuoi?’ …’che rapporto hai con loro?’…’sei fidanzata?’…’quanti ragazzi hai avuto?’… e davanti alle mie risposte monosillabiche lo sentivo sempre più innervosirsi.
‘sono venuta qui per pulire. Non per fare amicizia o per farmi fare un interrogatorio!!’ risposi scocciata continuando a guardare il pavimento. Quando ad un tratto sentii arrivare una sonora sculacciata sulla natica sinistra. ‘ahi!!’ gridai voltandomi e cercando il muro con le spalle.
‘sei qui per fare ciò che dico io, altrimenti stasera ti ritrovi a dormire sotto un ponte! E se io voglio farmi i cazzi tuoi a te tocca rispondere! non accetterò quel tono scocciato! Sono stato chiaro?’
mi ritrovai immobile e incapace di rispondere
‘sei impertinente e meriti di certo delle sonore sculacciate, e ben altro! Io sono qui a farti un favore e tu ti permetti il lusso di arrabbiarti?’ il suo tono iniziava a farmi paura, non era arrabbiato, era furioso.
‘ma arriverà il momento in cui mi pregherai in ginocchio, stanne certa. Per adesso sei solo una puledra selvaggia che ha bisogno di essere addestrata!’ che voleva da me? Chiusi gli occhi per non vederlo e pregai che la finisse di gridare. Mi faceva sempre lo stesso effetto la gente che gridava, troppe ne avevo sentite durante la mia infanzia.
‘Adesso in camera da letto, svelta! C’è un letto da rifare!’
non me lo feci ripetere due volte, pur di fuggire da quella stanza, mi catapultai nel corridoio cercando la camera da letto e appena la trovai fui grata di non sentirlo dietro di me. Non mi aveva seguito per controllarmi. Non avrei immaginato che quel pomeriggio sarebbe stato ben peggio del previsto.
Iniziai a rifare il letto, piegando le lenzuola e stirandole bene, pur di non sentirlo lamertarsi avrei fatto qualsiasi cosa. Quando stavo alzando il copriletto verso la testiera del letto mi sentii bloccare i polsi da qualcosa di metallico.
‘ma che cazzo fai?’ mi ero ritrovata le mani legate al letto con delle manette.
‘lasciami stronzo!!’ era così che voleva scopare? Non voleva una donna disponibile…non ci capivo più niente e adesso mi faceva davvero paura.
‘Vediamo di insegnarti un po’ d’educazione, altrimenti puoi scordarti di rimettere piede in questa casa! Da ora in avanti io sarò il Signore, ed è l’unico modo in cui voglio sentirmi chiamare! Chiaro?’
‘Lasciami!! liberami e poi ne parliamo, promesso! Ma levami ste cose…!’
ma non feci in tempo a finire la frase che una sculacciata colpì la natica che fino ad ora si era salvata.
‘non ci siamo capiti! E non mi piace ripetermi’
‘capiti un cazzo!!io ti denuncio…!’
‘E’ la mia parola contro la tua…cara! Adesso visto che sei stata maleducata l’unico modo per farti perdonare è stare buona e contare ogni colpo!’
la sua voce era calma e mi spaventava più forse di quando gridava. Contare?
Di colpo mi sentii alzare il prendisole e mi ritrovai col sedere a portata delle sue mani. Anche divincolarsi non era facile, ci provai a lungo ma per lui era molto più facile tenermi ferma con una pazienza sovrumana.
‘avevo pensato a 20 sculacciate ma visto che non mi stai a sentire è meglio aumentare a 30!’
spalancai gli occhi pensando subito che non avrei resistito…
‘gridare è inutile, la camera da letto è insonorizzata e se ci provi potrei continuare a sculacciarti all’infinito, credimi!’
il quarto d’ora che ne seguì fu il più lungo della mia vita. Ogni colpo bruciava come fosse impresso col fuoco e qualsiasi cosa dicessi non faceva altro che prolungare le sculacciate fin quando non ricominciavo a contare.
‘tre-trenta…’ dissi con la voce che tremava e mi accorsi di ansimare.
‘lo sapevo!’ disse il signor Massimo con voce soddisfatta subito prima di sollevare il lembo delle mutande che aveva spostato per non essere d’intralcio con i colpi. Sentii le mutandine scivolare fino alle ginocchia e incapace di reagire mi accorsi solo di quanto calore sentivo in mezzo alle gambe. La cosa mi sconvolse, ma fatto sta che quando le dita del signor Massimo iniziarono a sfiorare la mia figa, che tenevo spesso ben depilata, non avrei voluto per niente al mondo che smettesse. La sfiorava leggermente, partendo dal buchino per finire sul clito. Quei movimenti mi fecero sussultare e il mio respiro si fece affannoso. Come potevo essere così eccitata dopo quello che mi era successo?
‘lo senti? Lo senti come sei bagnata piccola?’
‘io… oh… no…’ non potevo, non riuscivo a formulare un pensiero di senso compiuto, completamente annebbiata da quello che stava succedendo.
Poi d’un colpo: baaang! Un altro colpo sulle natiche ormai consumate.
‘non ho sentito bene!!’
‘oh si, Si-signore’
‘ecco, brava!’
ad un tratto suoi movimenti si concentrarono intorno al clito, le sue dita lo stringevano, ci giocavano e lo torturavano facendomi colare di voglia. Quando si fecero più insistenti non riuscii più a trattenermi e qualche gemito mi sfuggi di bocca.
‘lo sapevo che ti sarebbe piaciuto!adesso vorresti godere, vero piccola?’
‘co-cosa? io… no… oh… Signore’
la mano si fermò di colpo lasciando il mio clito.
‘No!! no la prego! Signore…io…’
‘Tu cosa?? cosa vuoi?dimmelo!’
non ce la facevo più, non potevo sopportare di restare con quella voglia ma non riuscivo nemmeno ad ammettere a me stessa quello che stavo desiderando
‘io… oh… ancora!Signore…’
le sue dita mi strinsero il clito così forte che emisi un grido che dubito non venne sentito dai vicini, con tutte le pareti insonorizzate.
‘Parla cagna!!che cosa vuoi??!!’
‘scopamiii!!fammi godere! Ti prego! Voglio godere Signor…’
le sue dita sporche della mia voglia mi zittirono. Me le trovai ficcate in bocca d’un colpo per essere succhiate. Quell’odore di donna, di sesso, mi fece impazzire! Le lappai, le succhiai come fosse l’ultima cosa che facevo. Mi ritrovai a succhiarle come a simulare un pompino. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di placare quella voglia che quasi fastidiosa mi infuocava la figa.
‘brava cagnetta, ora ci penso io tranquilla…’
quando me le levò di bocca, di continuo ricominciò a masturbarmi, strofinando quei polpastrelli sul mio clito con grande maestria. Ancora, ancora…e ancora mi ritrovai alla soglia dell’orgasmo, sorpresa che non ne avesse ancora approfittato. Che non me l’avesse messo dentro, come in molte mie fantasie a questo punto immaginavo. Eppure ero lì, davanti a lui, mezza nuda, col culo per aria, indifesa, anzi, disponibile. Eccitata allo spasimo.iniziai a gemere sempre più veloce, come più veloce si facevano i suoi movimenti….non resistevo più. Volevo solo godere godere e godere! E venni! Un orgasmo potente si impadronì del mio corpo, scuotendomi come appena colpita da un fulmine! E gridai, e implorai come una cagna in calore, vergognandomene ma senza riuscire a trattenermi. L’intensità di quell’orgasmo mi aveva scongolta, perchè prima d’ora non avevo mai provato qualcosa di simile…

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