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Racconti Erotici Etero

Ragazza immagine

By 20 Maggio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

“Potresti guadagnare bene e risolvere i tuoi problemi divertendoti”. Mi aveva detto così Jacopo. Ci eravamo ritrovati su facebook dopo anni in cui non ci sentivamo, da quando frequentavo la quinta ginnasio. Ci eravamo entrambi trasferiti a Milano da Treviso per studiare: io allo Iulm, lui alla Bocconi. Lui però lavorava per organizzare eventi e feste in discoteca, io cercavo lavoro perché nel frattempo erano cambiate molte cose: mio padre, soffocato dai debiti della crisi, non riusciva più a mantenermi con il tenore di vita che avevo precedentemente quando era uno degli imprenditori più importanti della città. Avevo una bella casa, avevo il necessario per vivere, ma non riuscivo più a comprare tutto il superfluo di cui io avevo bisogno, dalle creme alle scarpe, dalle borse griffate agli abiti costosi, per non parlare dei vizi più malsani, come il pacchetto di sigarette al giorno, i drink non offerti. “Dovresti soltanto far compagnia ai tavoli e ogni tanto andare a ballare in pista, come già fai quando esci con gli amici: due volte a settimana, cento-duecento euro a sera, più eventuali extra”. “Ci sto”, gli avevo detto. Le prime sere erano andate bene, tanto che in due settimane avevo portato a casa quasi mille euro, che, cogliona come sono, avevo “investito” in una nuova pochette e due abitini firmati. Un pomeriggio, mentre ero all’università, Jacopo mi scrive un messaggio: “Aperitivo all’Arco? Devo parlarti di una serata: hai impegni?”. Ovviamente ci vado. “Giulia, oggi ci facciamo i soldi io e te”. Era in programma una serata in una delle discoteche più in di Corso Como, e lui era stato chiamato per organizzare i tavoli: tre calciatori di serie A di quelli veramente ricchi e diversi rampolli. “Se tutto va bene te ne dò almeno 1.000. Devo chiederti però una cosa: può darsi che qualcuno allunghi le mani un po’ più del solito. Ti prego non farmi fare brutte figure perché questi sono clienti speciali”. “Cioè devo scoparci?” rispondo piuttosto dubbiosa. “Assolutamente no. Non sei una puttana, ma sei una ragazza sorridente, scherzosa e disponibile, che fa seriamente il suo lavoro. Ma non fare scenate, ecco. Con te nel privé ci saranno almeno altre quattro ragazze, non preoccuparti”. Tiro un sospiro di sollievo. “Ah, ultima cosa. Mi piace come sei venuta vestita le altre volte, ma stasera esagera: in fin dei conti sono anche bei ragazzi. Ti trovi a cena con Alina e Daria all’Ibiza alle 11, se vuoi porta pure un’amica, magari trovo qualcosa anche per lei”. Arrivata a casa mi scolo un prosecco a stomaco vuoto per sentirmi un po’ euforica, mi faccio una doccia e aspetto Martina, una mia compagna di corso di Roma a cui ho chiesto di farmi compagnia nella serata. Ci proviamo un po’ di vestiti: lei si è portata un trolley intero, è fissata con i vip e non le dispiacerebbe far colpo. Io meno, ma so che voglio essere perfetta. Decido per un abitino di Liu Jo, il più corto e svolazzante che ho, tacco 12 di Jimmy Choo e la pochette nuova. Marti mi imita un po’ lo stile. Poi apre la borsetta di LV e tira fuori un sacchettino con un po’ di coca. “Giulia, ne vuoi?”. Non tiravo da un paio di mesi, ma accetto. Ci facciamo due strisce giusto per essere sicure di essere “giuste”. All’Ibiza ci aspettano Daria e Alina: la prima, di Brindisi, piccolina ma con un fisico strepitoso, è vestita con un abito un po’ più lungo di quello mio e di Marti. Alina, bellissima stangona ucraina di almeno un metro e ottanta, non ha molto gusto e esagera con scollatura e “lunghezza” della gonna. COn un cenno di intesa ci facciamo tutte e quattro un’altra riga nel bagno del ristorante. Dopo aver mangiato (e non aver pagato, come al solito tutto offerto), andiamo in disco. E’ tutto bellissimo, la musica spinge e mi sto divertendo molto, quando arrivano i “ragazzi”. Porca troia, due giocano in nazionale e il terzo è una star straniera. Belli, fighi, e carichi al punto giusto. E anche i ragazzi che fanno loro compagnia non sono male. Alina e Daria ci avvicinano e ci trascinano nella toilette con una scusa: altra riga (la quarta, ma le reggo benino e dissimulo abbastanza bene) e pipì. Daria con orrore ci fa notare che io e Marti abbiamo addosso l’intimo. “In una serata del genere non serve” mi dice. “Ricordati che loro pagano bene, e ci vogliono più troie possibili, almeno dal punto di vista estetico. Toglietevelo, su”. Obbediamo, e mettiamo in borsetta i nostri perizomi. L’avevamo fatto per gioco qualche volta, ma mai in disco e tantomeno con dei clienti chiaramente arrapati. Comunque riesco a non farlo mostrare, fin quando ballando, uno dei calciatori, un italiano, se ne accorge.Mi viene vicino: “Posso offrirti da bere?”. Certo, ridacchio io come un’oca. Due bicchieri di Crystal, e non oppongo più nessuna resistenza nemmeno a me stessa. “Sei una bella ragazza – mi dice -. E devi essere parecchio divertente, dal momento che ti sei dimenticata le mutandine”. Inizia a mettermi le mani sulle cosce. Lascio fare. Sale un po’. Mi irrigidisco e con una scusa vado in bagno. Cerco Jacopo e gli faccio: “Mi ha scambiata per una puttana”. “Beh, guardati – mi dice sorridendo -. Dai che è carino, sciogliti. Del resto sei single, fammi fare bella figura”. Nel frattempo ho perso Martina di vista. Non riesco a vedere il suo corpo perfetto ballare con agilità sul tacco 12. Vabbè, la cercherò dopo. Torno dal mio bel calciatore, che è visibilmente fatto, come me. “Dove eravamo rimasti ragazza senza mutandine?”. Sorrido. E sta volta lascio fare. Gioca un po’ con l’orlo del mio abitino, e ci baciamo. Ci baciamo a lungo, nascosti da una colonna. Ma la sua mano sale ancora. Vabbè. Tanto sono già un laghetto, la sua mano e il suo indice non incontrano resistenza. Entra. Ho un sussulto, è la prima volta che mi faccio fare una cosa del genere in pubblico. Mi chiede se voglio “tirare” in bagno con lui. Dico ovviamente di sì. La porta della toilette è chiusa, così nel frattempo continua a masturbarmi senza vergogna appoggiata al muro. Dopo un po’ dalla toilette esce Martina con un ragazzo sui 25 anni. Si passa un dito sotto il naso e poi uno sulle labbra. Mi si avvicina e mi sussurra nell’orecchio: “Grazie per avermi portato qui, era dolcissimo”. “Cosa?”. “Il suo succo”. Io e il calciatore entriamo in bagno, e lì dopo aver steso due righe, una a testa, mi bacia con veemenza e quindi mi fa scendere. Si tira su la maglietta. Sono dubbiosa, ma quando tasto i suoi addominali non capisco più nulla. Lo tasto da sopra i boxer e glielo tiro fuori. Salgo, e nell’orecchio gli sussurro “E’ la mia specialità, campione”. “Non ne dubito, troietta”. Invece di incazzarmi, quella parola mi fa eccitare ancora di più. Inizio a succhiare e leccare, sono bagnatissima. Mentre lo fisso negli occhi e vado su e giù con la mia bocca, lo imploro: “Scopami”. “No, ora non mi va. Solo pompa, finisci il tuo capolavoro”. Un po’ delusa continuo. Nel giro di dieci secondi mi inonda la bocca di caldo seme. Proprio tanto. Buono. Butto giù tutto fino all’ultima goccia, passandomi la lingua sulle labbra. “Sei splendida, troietta mia” mi fa. Usciamo che sono ancora tutta eccitata, e mi allunga duecento euro. Non sono ancora le due e mezza e la serata continua. Non ci penso a quello che è successo. Ma sono proprio una troia e ho per la prima volta son stata pagata per una pompa. 

 

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