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Ragazzina impertinente

By 17 Aprile 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero riuscito finalmente a scappare dalle grinfie del mio asfissiante lavoro e della mia mogliettina tanto esigente. Con la scusa di un viaggio di lavoro per lei e con la scusa di un anniversario da celebrare per il mio capo, mi ero preso 10 giorni di ferie tutti per me con l’unico scopo di rilassarmi e di ricaricare le mie energie.
Nel villaggio lusso dei caraibi che avevo scelto, in quel periodo dell’anno non c’era quasi nessuno.
Ero appena arrivato e, causa anche il fuso, ero sceso presto in spiaggia. La giornata era splendida e il sole già caldo filtrava tra le palme. Io ero steso sul mio lettino e mi godevo ad occhi chiusi la brezza mattutina e il rumore della risacca facendo scorrere la sabbia bianca e finissima tra le mie mani.

Ad un certo punto il mio dormiveglia sognante venne interrotto da una voce femminile che parlava in Italiano. “Che palle! perseguitato ovunque!!” dissi dentro di me.
Aprii lentamente gli occhi e sbirciai. Una ragazzina tra i 20 e i 25 anni, che però aveva il fisico prorompente di una donna, si stava avvicinando parlando al telefono.
La squadrai bene. Veramente una gran fighetta: alta poco meno di me, gambe lunghe, seni sodi e della giusta misura, un bel sedere all’insù, fianchi stretti, magra al punto giusto. Ma era veramente piccola per i miei standard.
Normalmente le ragazzine di quell’età nemmeno le guardo. Di solito voglio donne esperte che sappiano come trattarmi.

Mi girai dall’altro lato cercando di riprendere la concentrazione che avevo perso.

Ma questa era veramente odiosa. Di tutta la spiaggia si era venuta a stendere ad un lettino di distanza dal mio.

Non era proprio la mia giornata, pensai.
Continuava ad armeggiare con il telefono. Suoneria a palla. Messaggi, telefonate. Un gran traffico.
Io già non la sopportavo più, anche se il suo sederino tondo e le sue tette sode e all’insù mi stavano stuzzicando già qualche fantasia piccante.

La stavo sbirciando con gli occhi semi chiusi (e lei lo sapeva) quando decise di darmi uno spettacolino.
Sempre con il telefono all’orecchio, all’impiedi davanti al lettino e rivolta verso di me, cominciò a slacciarsi il pezzo di sopra del costume.

Io aprii un pò di più gli occhi e accennai un sorriso sornione. Lei, per niente intimidita, continuò lo spettacolo mettendoci ovviamente molto tempo perch&egrave doveva armeggiare con una mano sola, visto che l’altra era impegnata a tenere il telefono.

Io, che ero a pancia in giù sul lettino, mi stavo godendo lo spettacolo che mi procurava un’erezione niente male.

Veramente due belle tette. Grandi, sode, all’insù come mi piacciono e con due capezzoli lunghi e irti che gridavano “succhiatemi succhiatemi”.

Se non fosse stata così spocchiosa e così piccola la avrei già rimorchiata.
Con questo pensiero mi girai dall’altra parte ricordandomi lo scopo per cui ero li.
Ricaricare le mie energie mentali dopo un anno molto complicato lavorativamente e sentimentalmente. Storie clandestine molto importanti finite, altre che cominciavano. Avevo necessità di fare chiarezza e non avere distrazioni.

Dopo un pò sento un rumore molto strano provenire dal lato della ragazzina.
Mi giro. Aveva fatto cadere il vassoio con la colazione appositamente per attirare la mia attenzione! Si stava spalmando la crema abbronzante sulle tette. La scena era degna di un film porno.
Io mi godetti un pò lo spettacolo e poi mi girai di nuovo dall’altra parte!
“E troppo piccola” continuavo a ripetermi.

Dopo un pò lei ricominciò a trafficare con il telefono. Parlava a voce alta, metteva musica, riceveva continuamente messaggi, whatsapp e altre diavolerie!

Mi stavo veramente irritando.

Ad un certo punto ebbi un’idea.
Mi misi a parlare del più e del meno, chiedendole da quanto tempo fosse li e come si era trovata.
Poi le feci una battuta su quanti soldi stesse spendendo in tutte quelle telefonate.
E lei mi disse che era un pò preoccupata perch&egrave se il papi se ne accorgeva l’avrebbe punita per tutto il mese successivo.
Allora io le dissi che potevo prestarle il mio telefono perch&egrave tanto me lo pagava l’azienda.
Lei fu molto felice e cominciò a telefonare più di prima.
A quel punto io cominciai ad annotarmi i nomi di tutti quelli che chiamava in modo da poter ricostruire la rubrica, anche perch&egrave lei non sapeva che avevo attivato la funzione di registrazione sul mio smartphone super tecnologico. Qualunque cosa lei e il suo interlocutore dicessero sarebbe finita registrata nella memoria del telefono.

Io ridevo dentro di me. E intanto le telefonate scorrevano.
Il fidanzato, l’amante, le amiche di università, l’amichetta troppo amica… Telefonate senza limiti.
Forse lo stava facendo apposta per farsi bella ma mi feci un sacco di risate quando raccontò per filo e per segno come si era fatta scopare qualche sera prima da un negrone ben dotato.

Insomma stavo scoprendo un sacco di cosette interessanti.
Fino a che non arrivò anche la telefonata al papi. Io mi ero annotato l’ordine cronologico di tutte le telefonate, ma quella comunque sarei riuscito tranquillamente a riconoscerla. Il suo tono era diverso da tutte le altre. Sottomesso e riverente. Doveva essere un padre ben duro!

A fine giornata mi restituì il telefono e se ne andò in camera. Salutandomi e ringraziandomi.

Io ricostruii tutta l’agenda dei numeri che aveva chiamato e mi preparai per la cena.

Infatti la incontrai e ovviamente mi sedetti al tavolo con lei.
Chiacchierammo un pò, poi cambiai bruscamente tono ed espressione del volto e le dissi.
“Sai che oggi mi hai proprio disturbato in spiaggia con tutte quelle telefonate?”
“E sai che adesso meriti proprio una bella lezione”???

“AHAHAH” mi fa lei in tono sprezzante guardandomi con
“E che lezione mi vuoi dare?”

“Verrai in camera mia e io ti sculaccerò a dovere”

“E perch&egrave dovrei farlo?”

Tirai fuori l’agenda e il telefono.
Lanciai la registrazione della telefonata con il papi. Lei sbianco’.

“Ma.. Ma..” balbetto.

“Credo non sia necessario aggiungere altro, vero?” le dissi.

“Ma … le hai registrate tutte? … e … e hai anche i numeri?”

Feci un cenno affermativo con la testa.

Le porsi la mano senza parlare e aspettai che lei la prendesse.

Ci mise un pò. Ma capì che non aveva alternative.

Con lo sguardo basso alzò lentamente il braccio e posò la sua mano sulla mia.
Era fredda.

Io mi alzai e, sempre tenendola per mano, mi avviai verso la mia stanza.
Lei mi seguì in silenzio un passo dietro me, trascinando un pò i piedi e con lo sguardo basso.

Arrivammo in camera e io mi sedetti su una sedia.
“Tirati giù i pantaloni e mettiti sulle mie ginocchia”

Lei docilmente eseguì. Aveva un paio di pantaloni corti. Li tolse senza grosso entusiasmo ma il suo culetto dovette muoversi un bel pò a destra e a sinistra prima di riuscire a liberarsi di quell’indumento. E io mi ero già eccitato.

Stranamente non portava perizoma ma una culotte. Il che un pò mi spiazzava. Ma credo che avrei potuto risolvere lo stesso il problema.

Si avvicinò sculettando al mobile che era di fronte a me. Vi poggiò sopra il pantaloncino che si era tolto, poi si appoggiò con le mani e mi ondeggiò con il culetto di fronte per un pò.

Poi sempre sculettando sui suoi tacchi 10 (bella misura per un villaggio vacanze…) tornò verso di me. Si inginocchiò al mio lato destro. Mi guardò con aria di sfida e poi si chinò appoggiando gli avambracci alle mie gambe.
Io gentilmente ma fermamente le presi le braccia e le portai avanti, facendo si che si appoggiasse con la pancia e con il seno sulle mie gambe.
Poteva sicuramente sentire il mio membro eccitato premerle sugli addominali, mentre io mi godevo la consistenza marmorea delle sue tette.

Cominciai a darle uno schiaffetto.
“Questo &egrave perch&egrave ti sei messa in topless con quel seno troppo invitante”.

Poi ne diedi un altro.
“Questo &egrave perch&egrave ti sei messa il costume brasiliano con questo culetto così tondo”
poi cominciai a menare più forte
“E questi sono perch&egrave disturbavi in spiaggia”
I colpi cadevano più forti e ad ognuno c’era una giustificazione per una telefonata a questo o a quell’altro.
Ad un certo punto decisi di tirare giù la mutandina e di scoprire quel culetto fantastico
lo spettacolo mi stupì. Aveva inarcato la schiena aprendo completamente le natiche. Aveva messo in bella mostra la sua fighetta completamente depilata e il suo buchino con la rosetta stretta stretta.
Ma soprattutto goccioline di umore scendevano dalle sue grandi labbra semi aperte.
Era completamente eccitata e fradicia.
La mia eccitazione salì ancora di più come la violenza dei miei colpi.

Ad ogni schiaffo il suo sesso vibrava e goccioline di umore si staccavano cadendo a terra dove si stava accumulando una piccola pozza.
Ad ogni schiaffo lei emetteva un gemito soffocato che sicuramente era generato mordendosi il labbro.
Ad ogni schiaffo cominciai a chiederle. “Chi sei tu?”. E i colpi furono sempre più duri finch&egrave non mi rispose “La tua troia”.
Allora ad ogni colpo dopo la domanda e la sua risposta, cominciai a scendere giù con la mano e a risalire sfiorandole la gamba con un dito partendo dall’interno del ginocchio. Arrivato al gluteo staccavo la mano, le davo un colpo con due dita sul clitoride poi lentamente risalivo passando appena all’interno delle sue grandi labbra.
E poi alzavo in alto il braccio e lo lasciavo ricadere giù con tutto il suo peso facendo un rumore sonoro che sicuramente sentivano in tutto il blocco di stanze. Ogni volta alternavo gamba per sfiorarla.
Quando cominciai a capire che quando il mio dito le apriva le grandi labbra lei cercava di spingere in dietro il bacino nella sperana che io affondassi di più, cominciai anche a soffermarmi sul buchino. Raccoglievo gli umori dalla sua fighetta, li portavo su e con le dita così umide le massaggiavo la rosetta, guardandomi bene dall’entrare.
Lei si contorceva, ma non di dolore bensì di piacere.
Ma io non mi feci intenerire. Continuai a sculacciarla con forza, facendole solo assaporare il piacere che avrei potuto darle.
Lei era carica al punto giusto. E ad ogni schiaffo il suo sesso vibrava più a lungo. E quando le davo lo schiaffetto sul clitoride emetteva un urletto acuto che era premonitore di un piacere che stava arrivando.
Avrei potuto farla venire con un altro paio di colpi. Ma non lo meritava.
Mi fermai e le dissi di rivestirsi. Lei voleva quasi protestare. Poi si rese conto che non poteva, quindi si rialzò e si rivestì.
La accompagnai in stanza e la chiusi dentro dicendole che nei prossimi giorni avrebbe avuto il resto.
Tornai in stanza. Ero eccitatissimo.
Aprii il computer dove avevo fatto il backup di tutte le telefonate della ragazzina. Volevo collegarmi per dare sfogo alla mia voglia, quando sentii il telefono della camera squillare.
Rispondo. Era lei.
“Carino il tuo telefonino” mi fa.
Gelo. Mi infilo la mano nella tasca.
Il mio telefono non c’era. 30 secondi di silenzio in cui mi si era gelato il sangue. Pensavo alle foto della mia precedente amante che custodivo nel telefono, al numero di mia moglie registrato sotto l’inconfondibile “Amore”, alla registrazione della scappatella con la segretaria del capo che &egrave anche la sua amante.
Ma passata la prima ondata di freddo riacquistai un pò di controllo.
“Liz” questo era il suo nome, “ti stai comportando molto male” le dissi.
“Ah dimenticavo… siccome sono una che impara presto” mi rispose “sappi che ho anche filmato la scena delle sculacciate con il mio telefono. Adesso sei in mio potere e posso farti tutto quello che voglio AHAHAH!”
“Liz adesso vengo da te e ne parliamo. Ma sappi che ti stai mettendo in una posizione molto complicata”
Presi una corda e il mio fedele compagno di viaggio (un vibratore di discrete dimensioni) che portavo sempre con me per risolvere gli imprevisti.
Entrai nella sua camera senza ovviamente bussare e la trovai stesa sul letto in posizione da gran signora con un’espressione molto soddisfatta.
“Liz, quello che hai fatto non mi &egrave piaciuto per niente. Hai provato ad accendere il telefono?”
“No” mi dice lei.
“Beh fallo!”
Vedo la sua espressione cambiare e diventare meno sicura.
Tira fuoi il telefono dalla tasca e lo accende.
Lo guarda e poi sbianca.
“Ti &egrave per caso comparsa la dicitura ‘Inserire Password’?”
“Si…” mi dice con voce flebile.
“Bene, ora che sai che con il mio telefono non puoi farci niente devo dirti che se anche lo rompessi ho una copia di tutte le registrazioni sul mio pc in camera. Liz la tua permanenza in questo resort da adesso in poi sarà indimenticabile”
Presi dei sassolini che avevo raccolto mentre andavo nella sua stanza e li buttai a terra davanti ai miei piedi.
“Vieni qui e inginocchiati”
Era titubante. Stava pensando se trovava una via d’uscita.
“Te lo rompo così resti senza telefono”
“Ne ho un altro identico. Non aggravare la tua posizione”
Era in mio completo potere. Ne avrei fatto la mia schiava totale.
Si alzò e si avvicinò a me.
Mi guardava con aria di sfida. Gli occhi lanciavano fiamme.
Le misi le mani sulle spalle e la spinsi in basso.
Si inginocchiò sui sassolini. Sul suo volto espressioni di dolore. Si mordeva il labbro per non gemere.
“La bocca la devi aprire lo sai?”
Mi portai dietro di lei e le legai le mani dietro la schiena.
Tornai avanti e tirai fuori il mio grosso cazzo che, nemmeno a dirlo, era già in un erezione da manuale.
Prima le schiaffeggiai tre o quattro volte il viso con il mio arnese e poi glielo infilai in bocca afferrandole la testa dai capelli.
Lei accennò un morsetto e allora il le diedi uno scapaccione e lo tirai fuori.
“Liz se vuoi aggravare la tua posizione sei libera di farlo”
Quindi lo infilai nuovamente dentro e trovai una situazione molto collaborativa. Aveva cominciato a spompinarmi con maestria.
La ragazzina ci sapeva evidentemente fare. Nonostante il dolore che le provocavano i sassolini sotto le ginocchia si stava impegnando con ardore.
Mi roteava con la lingua intorno alla cappella, poi lo infilava tutto in gola facendo un bel gioco con le labbra che scorrevano lungo tutta l’asta. Poi lo faceva uscire e lo accarezzava dal di sotto arrivando alla base e lavorandosi anche un pò lo scroto.
Secondo me ci stava prendendo gusto. E la cosa non andava bene.
Quindi appena lo ebbe ripreso tutto in gola la afferrai con entrambe le mani e cominciai a scoparle la bocca.
Lo facevo con un certo impeto andando fino in fondo. Il mio grosso cazzo le arrivava fino alle tonsille rendendole difficile la respirazione e provocandole anche dei conati di vomito.
Era veramente una soddisfazione vedere quella ragazzina impertinente essere trattata in quel modo.
Continuai ancora un pò a godermi la sua boccuccia fresca ed elastica. Ma non durai a lungo. La scena delle sculacciate e il suo tentativo di ricattarmi mi avevano particolarmente eccitato. Le venni copiosamente in bocca con numerosi fiotti abbondanti.
“Inghiotti tutto ovviamente” fu il mio unico commento.

Ero venuto con grossa soddisfazione ma la mia eccitazione non dava segni di diminuire.
Quindi la afferrai di peso prendendola con una mano in mezzo alle gambe (si proprio sulla sua patatina, un pò come si fa con i bambini) e la sbattei sul letto.
Visto che aveva ancora le mani legate, le tirai via i pantaloni e la culotte. Con mia grande sorpresa trovai un lago. La culotte era fradicia e la sua fighetta grondava umori.
“Bene sei proprio una gran troietta. Stavi godendo niente male. Ma adesso voglio proprio vedere cosa farai”
La misi in ginocchio e la feci abbassare. I talloni erano appoggiati ai suoi glutei e il tronco era sulle sue gambe con le spalle più o meno all’altezza delle ginocchia. Quindi con due pezzi di corda le legai le ginocchia alle spalle in modo che non poteva muoversi assolutamente.
In quella posizione il suo sesso era completamente aperto così come il suo buchino.
E quello era il mio obiettivo.
Ma dovevo distrarla.
Cominciai a toccarle il clitoride e a esplorarle un pò la fighetta con una mano, mentre con l’altra mettevo del lubrificante sulla punta del mio pisello.
Quando capii che stava prendendo gusto al mio massaggio mi avvicinai, tolsi la mano e le appoggiai la punta del mio cazzo sul buchino. Senza darle il tempo di capire diedi una bella spinta facendolo entrare a viva forza fino in fondo.
Lei emise un urlo di dolore seguito da alcuni singhiozzi. Poi con voce rotta mi disse
“Cazzo li ero vergine. Perch&egrave mi fai questo e con questa violenza?”
“Vedrai che ti piacerà” Le risposi.
Aspettai, sneza muovermi, che le contrazioni del suo sfintere rallentassero e si placassero. Quando capii che si era rilassata cominciai a muovermi molto lentamente.
Lei continuava a lamentarsi e allora io cominciai a dargli dei grossi schiaffi sul sedere.
Servivano da un lato a distrarre la sua attenzione dal buchino e quindi a permettergli di rilassarlo e dall’altra parte a convincerla a smettere di piagnucolare a invece a fare la donna.
Con una mano le tenevo il fianco e con l’altra la sculacciavo e poi cambiavo.
Intanto mi muovevo lentamente coon il mio cazzo nel suo sederino.
Cominciava a filare abbastanza liscio. Sentivo che cominciava a seguire i miei movimenti, chiaro segno che stava cominciando ad apprezzare.
Dopo un pò che la schiaffeggiavo ed il suo sederino cominciava a dare segni di cedimento, visto che era la seconda sculacciata nella stessa sera, mi decisi ad afferrarle i fianchi con entrambe le mani e a cominciare a pomparla.
Venivo fuori quasi completamente con la mia cappella e poi rientravo fino in fondo facendo scorrere tutta l’asta senza fretta.
Il movimento fatto in questo modo massaggiava il mio pisello in maniera celestiale e lo faceva diventare sempre più duro.
Dopo un pò la mia voglia stava salendo in maniera incontenibile e quindi cominciai a pomparla con ritmo sempre crescente.
Aveva ricominciato ad emettere gridolini. Ma stavolta erano di piacere, come dimostrava anche la sua fighetta che grondava come una fontanella.
Afferrai il vibratore, lo accesi e lo infilai in quella fighettina stretta stretta che al momento non potevo ancora avere.
Le vibrazioni si propagavano fino al mio pisello aumentandomi a dismisura l’eccitazione.
La afferrai più saldamente ai fianchi (tanto il vibratore si teneva da solo) e cominciai a pomparla forsennatamente.
Lei uralava di piacere e io godevo come un pazzo.
La scopai così per alcuni minuti ancora fino a che non venne con una contrazione meravigliosa.
Io la sfruttai tutta spingendo il mio pisello fino in fondo e inondandole il buchino del mio sperma caldo.
Era pronta per essere la mia schiava.
“Bene” le dissi mentre mi rivestivo “adesso che abbiamo chiarito i ruoli ti risulterà evidente che sarai la mia schiava fino a che io non me ne andrò da questo villaggio e forse anche dopo”
“Ma io devo ripartire dopodomani” mi risponde
“Allora chiami subito in agenzia e dici che devi trattenerti ancora una settimana”
“Ma papi si arrabbierà”
“Sicuramente di più se gli mando le registrazioni”
“Ok come tu vuoi”
“Ecco brava. Domani mattina devi portarmi la colazione a letto. E ti prego di venire digiuna. Voglio che mi porti un vassoio con tante cose salate e tante cose dolci. A digiuno mi raccomando”
Me ne andai mentre lei armeggiava con le corde nel tentativo di liberarsi visto che le avevo sciolto solo i nodi che le tenevano le mani.
Chiusi la porta mentre sentivo che imprecava.
La mattina successiva alle 9 in punto sentii bussare alla porta. Era lei con un bel vassoio pieno di frutta, dolci, uova, pancetta, pane, succhi tropicali. Doveva pesare veramente un’enormità ma lei non dava segno di cedimento.
Era vestita con un copricostume completamente trasparente che lasciava intravedere un costumino striminzito che a mala pena conteneva le sue tette sode e floride. Più le guardavo e più dovevo riconoscere che erano davvero ben fatte e arrapanti. Il giorno prima, forse perch&egrave ero occupato in altre faccende, non avevo avuto modo di apprezzarle a dovere.
Mi rimisi a letto. La mia normale erezione mattutina si era trasformata in una potente erezione che necessitava di uno sfogo.
“portami il caff&egrave e un dolcino e se sarai brava ti farò fare colazione” Le dissi.
Lei si avvicinò con lo sguardo basso ma non pot&egrave fare a meno di osservare il mio membro che gonfiava in modo troppo evidente il mio boxer.
“Adesso mettiti in ginocchio vicino al letto” le dissi mentre sorseggiavo il caffe ed intingevo il dolcetto.
“Beh?? non ti viene in mente niente da fare?” continuai mentre indicavo con lo sguardo il mio pacco sempre più gonfio.
Lei non se lo fece ripetere due volte e sempre da inginocchiata me lo tirò lentamente fuori. Poi con devozione cominciò a segarmelo un pò facendo esplodere ancora di più il gonfiore della cappella. Poi lentamente cominciò ad avvicinare la sua lingua alla mia asta e cominciò a leccarmelo dalla base alla punta. Dopo un pò con la mia mano la presi per i capelli e la invitaii a prenderlo tutto in bocca.
Con mia sorpresa lei comincò a farmi un lavoro egregio. Non so come facesse ma sentivo delle sensazioni veramente forti.
Tanto che mi stava facendo montare l’eccitazione quasi in maniera incontenibile.
La feci andare ancora un pò poi decisi che mi volevo godere le sue tette.
La sfilai dal mio cazzo sempre tirandola per i capelli e le dissi di andare in bagno e portarmi dell’olio.
Quando tornò la feci salire sul letto e la feci sedere sulle mie gambe subito dietro al mio cazzo che rimaneva dritto come un palo della luce.
Le feci sfilare il copricostume e poi le feci slacciare il top del costume.
Le sue tette non fecero una piega. Con o senza erano rimaste esattamente allo stesso punto. Io cominciai a cospargerle d’olio e a massaggiarle.
Inutile dire che i capezzoli già duri diventarono due veri e proprio chiodi in men che non si dica.
Avevo una voglia matta di leccarli ma non volevo darle la soddisfazione.
Quindi dopo averla abbondantemente lubrificata feci scendere una copiosa quantità d’olio anche sul mio cazzo e le feci segno di darsi da fare.
Lei scese giù senza farselo ripetere, lo prese tra le sue grosse tette e cominciò a massaggiarmelo. Lo faceva scorrere avanti e indietro e quando usciva fuori non disdegnava di prendere la punta in bocca.
Io ogni tanto aggiungevo olio e lei sembrava proprio divertirsi.
Si stringeva le tette e si tirava anche i capezzoli mentre le muoveva per rendermi il massaggio più piacevole.
Andò avanti così per un bel pò di tempo e io godevo come un pazzo.
Ad un certo punto però mi era venuta voglia di venire e quindi le dissi.
“adesso basta con il massaggio. Puoi fare colazione” e le presi la testa e la accompagnai verso la mia asta.
Lei prese a succhiare e a spompinare come una forsennata.
In meno di due minuti le scaricai ripetutamente copiosi fiotti di sperma in gola.
Lei sembrava molto soddisfatta perch&egrave continuava a succhiare e a ingoiare avidamente.
Evidentemente era molto affamata.
Quando ebbe finito di ripulire fino all’ultima goccia le chiesi la colazione.
Lei servizievolmente si alzò, lasciandomi intravedere il costume fradicio di umori, e mi portò il vassoio a letto.
Io la feci mettere in ginocchio vicino a me.
Cominciai a mangiare avidamente, perch&egrave la venuta mi aveva messo fame.
Ogni tanto prendevo un pò di cibo con le mani e glielo davo come si da ad un cagnolino.
Lei era contenta quando la degnavo di un pò di attenzione ed io mi stavo divertendo un casino a vederla così umiliata.
Ogni tanto le davo anche qualche sorso da bere versandole il liquido dall’alto che lei doveva prendere al volo senza farne cadere nemmeno una goccia. E se qualcosa cadeva le davo un ceffone.
Mi stavo divertendo da morire e nel frattempo mi stavo di nuovo eccitando per quella situazione.
Finita la colazione, che era durata più di un ora, il mio cazzo era di nuovo duro.
Quindi le dissi di salire di nuovo sul letto.
La feci mettere di nuovo a cavalcioni e le slacciai il costume.
La sua fighetta perfettamente depilata era davvero uno spettacolo.
La feci calare lentamente sul mio cazzo e le spalancai la fighetta.
Meravigliosamente stretta ed elastica.
Le dissi che non doveva assolutamente alzarsi e abbassarsi ma solo inarcare la schiena in avanti e indietro.
Lei cominciò con molto impegno a massaggiarsi il clitoride sopra il mio pube e contemporanemente a massaggiare iil mio cazzo con la sua fighetta.
Io la tenevo per i capezzoli e ogni tanto le assestavo delle sonore pacche sul sedere, specialmente quando il suo movimento non era perfetto.
Io stavo veramente godendo in maniera esaltante, ma lei sicuramente più di me. Ogni tanto sentivo delle contrazioni e dei mugolii soffocati. Evidentemente c’era scappato un orgasmo che lei si affaticava a nascondermi per paura di qualche punizione.
Quando mi fui stufato di quel massaggio la alzai come un fuscello e la rigirai sul letto mettendola a quattro zampe.
Quindi cominciai a pomparla da dietro con foga.
Con le mie mani saldamente afferrate al suo bacino le davo dei possenti colpi che se non l’avessi tenuta le avrebbero fatto sbattere la testa alla testata del letto.
Lei aveva perso il controllo e ad ogni mio colpo emetteva un forte urlo misto di piacere, dolore e paura.
La stavo scopando veramente con foga. Del resto la visione di quel culetto perfetto, di quella vita stretta e di quelle belle spalle da nuotatrice erano veramente eccitanti.
Dopo una mezz’oretta di quel trattamento le venni copiosamente nella fighetta riempiendola del mio sperma caldo.
Crollai esausto sul letto.
“adesso massaggiami tutto il corpo, le dissi” mentre già pensavo alla ragazza delle pulizie di colore che avevo visto il giorno prima.
Liz avrebbe dovuto portarmela. Questo sarebbe stato il suo prossimo compito.
Ma prima volevo andare in spiaggia.

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