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Racconti Erotici Etero

Repira profondamente – Parte I

By 5 Luglio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Ecco ci mancava solo questa’ mi vien da pensare quando, in piena estate, seduta sul lettino del pronto soccorso il dottore, dopo una crisi respiratoria, mi diagnostica l’asma.
Mi raccomanda di consultare un pneumologo per tener sotto controllo le crisi e da brava paziente l’assicuro che è la prima cosa che farò l’indomani.
Essendo profana su questa patologia chiedo al medico curante di indirizzarmi da uno bravo, prontamente mi consiglia un suo vecchio amico di cui canta mille lodi e senza aspettar oltre mi pianifica un appuntamento entro due giorni.
-Puoi andar tranquilla Marta, Lucio è un mio grandissimo amico nonché bravissimo medico-
-Grazie dottore, è stato molto gentile.- cortesemente mi accomiato e vado a casa.

I due giorni passano veloci e la calura della stagione si fa sempre più opprimente, per l’occasione avevo deciso di vestirmi il più leggera possibile quindi avevo optato per una canotta rosa, un paio di pantaloncini bianchi e ai piedi semplici sandali non troppo alti. L’appuntamento era alle 16:30 ed io ovviamente ero in anticipo di dieci minuti, raggiunsi l’ambulatorio situato in un palazzo e impertinente come un gatto iniziai a curiosare un po’, sul citofono c’era l’intestazione del dottore ‘Lucio De Angelis ‘ Pneumologo’ e naturalmente premetti il pulsante ma come immaginavo non rispose nessuno.
– Oh sono la prima allora!!! – esclamai fra me e me.
Dato che mi toccava aspettare e non c’era nemmeno un po’ d’ombra fuori al portone e allora decisi di prendere il ventaglio dalla borsetta e trovar un poco di refrigerio.
L’orario d’apertura era passato da almeno dieci minuti ed iniziai a spazientirmi, borbottavo fra me e me sul ritardo del dottore, sbuffai per l’impazienza quando ad un tratto i miei occhi si fermarono su una figura di un uomo; pantaloni di lino bianchi e camicia, anch’essa di lino, azzurra.
Sul viso portava un paio di occhiali da sole, i capelli mossi e brizzolati gli ricadevano sulla fronte e le labbra carnose e maschili erano serenamente chiuse, più si avvicinava e più notavo i dettagli; sul viso qualche ruga d’espressione e così ad occhio gli davo almeno una quarantina d’anni.
Forse era anche lui un paziente; sembrava appena arrivato dal mare tanto che la sua pelle riluceva di abbronzatura.
Oramai era poco lontano da me, si fermo davanti il portone e inserì le chiavi nella serratura, stava per varcare la soglia quando inclinò il capo verso destra e mi guardò incuriosito.
Lo guardai a mia volta.
-Devi entrare?- chiese con voce profonda.
Non so il perchè ma il tono della sua voce mi fece venire i brividi, brividi di aspettativa e mi resi conto che la mia mente stava viaggiando su binari pericolosi, mi schiarii la gola e gentilmente risposi.
– Si grazie, nell’attesa che qualcuno arrivasse mi stavo sciogliendo- ironizzai sul caldo di quella giornata.
-Prego signorina- mantenne il portone aperto e si fece da parte per farmi entrare.
Sorrisi fra me e me, era la solita mossa che gli uomini usavano per guardare il fondoschiena alle donne, altro che gentilezza.
-Grazie- dissi sorridendogli.
Una volta all’interno mi mordicchiai le labbra e chiesi.
-Lei abita qui? Vorrei sapere su quale piano sita lo studio del dottore De Angelis.-
– E’ al terzo, vieni ti accompagno, devo andare anche io al terzo.-
Salimmo in ascensore e le luci lasciavano intravedere gli occhi dello sconosciuto che si soffermavano un po’ troppo sulla mia scollatura.
Mi leccai le labbra un tantino a disagio e lo vidi sorridere.
Iniziava a darmi su i nervi ma per fortuna eravamo arrivati, usciti sul pianerottolo non ebbi tempo di orientarmi quando qualcuno esclamò:
-Dottore ma è sempre in ritardo!? – a parlare fu una donna sulla cinquatina.
Mi voltai verso di lui come a dirgli ‘quando me lo dicevi che eri il dottore!?’
-Suvvia signora Floriana, sono appena dieci minuti di ritardo e poi lei abita qui non ha problemi- rispose con un sorriso affascinante e voce suadente.
La donna si sciolse come neve al sole e il suo sguardo percorse l’intera figura dell’uomo che ci precedeva.
-Cinque minuti e sono subito da voi- ci lasciò per prepararsi alle visite.
Aspettai il mio turno seduta e grata all’aria condizionata della stanza, dopo circa venti minuti lo vidi apparire sulla porta in camice e senza occhiali, aveva dei meravigliosi occhi verdi con lunghe ciglia scure, senza rendermene conto rimasi a fissarlo tutto il tempo che impiegò per salutare la signora Floriana.
-Prego- mi invitò ad entrare. -Tu dovresti essere la ragazza che mi ha raccomandato Giulio.-
Giulio era il mio medico curante.
-Si sono io, le ho portato tutti i fogli dell’ospedale- risposi passandogli la documentazione.
Mentre attendevo che leggesse non potei fare a meno di notare la camicia leggermente aperta che lasciava intravedere parzialmente le clavicole alla base del collo, senza rendermene conto mi leccai le labbra.
-Non essere a disagio, rilassati. – scherzò sorridendomi. -Poi se ti lecchi troppo le labbra mi distrai.-
‘Oddio’ pensai.
-Vediamo un po’ la respirazione- non mi lasciò il tempo di rispondere e mi accompagnò fino al lettino. – Alzati la maglietta e tieni le braccia piegate sotto il petto.-
Ubbidii cercando di restare tranquilla.
-Respira profondamente.-
Lo feci
-Di più, respira a bocca aperta. Bene vediamo il petto, sdraiati.-
Con l’animo in subbuglio esegui gli ordini, egli con mani leggere mi alzò la maglietta fino a scoprire il reggiseno viola, sentii le dita sfiorarmi l’addome prima di posare lo stetoscopio sotto le coppe del reggiseno.
-Respira profondamente signorina.-
Quei suoi gesti mi fecero arrossire, non è che ero mai stata toccata da un uomo ma la situazione mi faceva arrossire.
Il dottore e la paziente; sarebbe stato un bel gioco.
-Bene, scendi pure.-
Aspettò che mi ricomposi poi mi offrì la mano per scendere dal lettino.
-Credo sia il caso anche di fare un esame spirometrico- aggiunse avvicinandosi ad un tavolino con una sorta di computer sopra.
Si accorse del mio sguardo strano nel sentire quelle parole, non avevo la pallida idea di cosa fosse quell’esame.
-Tranquilla, dovrai solo soffiare qui dentro col naso chiuso ed io misuro la densità del tuo respiro.- e così dicendo mi diede in mano un tubo di cartone il quale doveva essere inserito in bocca.
Al solo pensiero avvampai, non ero così timida con gli uomini ma la consapevolezza di non essere padrona della situazione mi metteva a disagio.
Cercando di apparire più tranquilla possibile posai le labbra intorno al tubetto e ascoltai le sue direttive.
-Mettilo più dentro.- disse pacato osservando maliziosamente la mia bocca.
Deglutii e sistemai quell’affare di cartone, feci un forte respiro e finii l’esame.
-Che brava, quanti anni hai?- chiese guardandomi negli occhi.
Mi sentii ipnotizzata dal suo sguardo e sopratutto mi sentivo nuda e indifesa.
-Venticinque.- risposi con un filo di voce.
-Una bella età venticinque anni.- e così dicendo mi accarezzò il mento.
Rimasi interdetta, non mi aspettavo quelle attenzioni.
Il dottore confermò l’asma dovuta alla rinite allergica e mi prescrisse la cura da seguire per una quindicina di giorni.
-Questo è il mio numero privato, per qualsiasi problema chiamami. Segui la cura e ci rivediamo fra due settimane più o meno.-
– Va bene dottore.- presi il biglietto e lo misi in tasca.
-Fa una cosa lasciami anche il tuo numero così caso mai ci sono complicazioni posso avvisarti.-
Mi guardò fissa negli occhi e non riuscii a far altro che rispondere di si; gli lasciai il mio numero e mi avviai alla porta.
Prima di lasciarmi andare mi diede la mano e mi attirò a se per salutarmi con due baci sulle guance.
-Peccato…- mi sussurrò all’orecchio.
-Peccato cosa?- domandai prontamente.
-Chiamami te lo dirò per telefono.-
Io non riposi ma sorrisi e me ne andai.
Lungo tutto il tragitto per tornare a casa non smettevo di pensare a cosa era successo; le carezze, gli sguardi, le parole e sopratutto quel ‘peccato’. La tentazione di chiamarlo era forte ma una parte di me mi bloccava, sapevo già come sarebbe finita e non era il caso di perdersi dietro un altro uomo, già mi bastava smaltire la delusione della storia finita col mio ex.
Mi fermai in farmacia a prendere il necessario e tornai di corsa a casa, mi feci un lungo bagno, avevo bisogno di rilassarmi e mi insaponai senza fretta.
La spugna percorreva la pelle delle mia gambe per poi salire lungo l’addome, i seni delicati e nel preciso istante in cui mi venne in mente il dottore i capezzoli divennero più che mai sensibili.
Un languore si impadronì di me e senza pensarci un minuto in più lasciai correre la mano fra le cosce mentre l’altra stringeva il seno; aiutata dall’acqua non incontrai nessun attrito, le dita sapienti stimolavano la clitoride senza sosta; accarezzandolo, titillandolo e stringendolo delicatamente.
L’orgasmo fu veloce e pieno e solo quando mi rilassai mi resi conto di quello che avevp fatto, oramai ero in trappola.

Continua…

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