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Racconti Erotici Etero

Ricordi di bagnino

By 13 Dicembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Era una delle ultime stagioni che svolgevo l’attività di bagnino e giunto alla ‘tenera’ età di trent’anni cominciavo ad essere stanco di lavorare solo d’estate anche se d’inverno mi arrangiavo sempre a fare qualcosa.

Quella piccola spiaggia per me era stata come una seconda casa per 12 estati ininterrottamente, la conoscevo perfettamente palmo a palmo, dovendoci trascorrere circa 11 ore al giorno, dalle sette del mattino alle otto di sera, sabato e domeniche comprese, fatta eccezione della pausa pranzo.

Quante occasioni mi erano capitate in tutti quegli anni, le ricordavo tutte con piacere però ad una in particolare ero più affezionato, forse la più divertente.

‘A quel tempo’ (neanche fosse una parabola del vangelo), non ero proprio da buttar via, ero come si suol dire ‘un bel figurino’, essendo alto con un corpo atletico, capelli scuri moderatamente lunghi e soprattutto abbronzantissimo, non ero certo un Adone ma neanche un cesso, quello che però aiutava di più a farmi apprezzare da tutta la spiaggia era il mio carattere aperto e gioviale, scherzavo sempre con i clienti e tutti mi volevano bene.

Buona parte di loro frequentava i bagni da anni perciò con loro avevo molta più confidenza dedicando particolare attenzione al gentil sesso specialmente alle ‘gnocche’ pappabili (dovevo ben tenere alta la bandiera della categoria).

Tra queste pappabili c’era Elena, il mio chiodo fisso che tentavo inutilmente di trombare da un paio d’anni, bellissima poco più vecchia di me con un fisico mozzafiato, tette astronomiche perfettamente modellate che lei spesso metteva in mostra, fianchi in carne QB e bacino accogliente (non mi &egrave mai piaciuto il modello anoressico), aveva solo un difetto…. un cazzo di marito sempre attaccata al culo, a dir la verità molto simpatico anzi lo erano entrambi, anche loro vecchi clienti del ‘Lido blu’ e spesso volentieri ci scambiavamo battute ironiche.

Le poche volte che beccavo Elena da sola le dicevo scherzando; < non ti molla mai eh!!! >, e lei < sei proprio un birichino >.

Secondo me ci stava, ma come potevo fare con quella palla al piede sempre in mezzo ai coglioni.

Una mattina però la vedendola arrivare da sola iniziai a stuzzicarla: < oggi sei davvero stupenda, mi viene quasi voglia di declamarti i versi del sommo poeta Omero > , lei accortasi delle mie intenzioni ironiche mi rispose: < dai su dimmeli, non credevo fossi anche colto!!! > , così alzando un po’ la voce iniziai:

‘ < Elena un sol nome tu hai (piccola pausa) TROIA ..... &egrave la tua città e grazie a te questo luogo sarà ricordato da tutti per l'eternità (altra piccola pausa) TROIA... >‘.

Forse la prese a male e iniziò a corrermi dietro con uno zoccolo in mano provocando l’ilarità di tutta la spiaggia mentre io mi giustificavo: < non &egrave colpa mia se la città si chiamava così... > ridendo sempre più.

Alla fine si stancò e si sdraiò sul lettino guardandomi in ‘cagnesco’ < prima o poi ti becco > decretò infine.

Non vedendo arrivare il marito chiesi informazioni alla sua vicina di ombrellone che con mia grande gioia mi disse che era dovuto partire per problemi di lavoro e che non sarebbe tornato prima di due o tre giorni.

A quella splendida notizia i miei ormoni iniziarono a girarmi vorticosamente dentro cantando secondo me ‘l’inno alla gioia’, aspettai allora che sbollisse un po’ l’incazzatura poi mi avvicinai e le dissi: < va b&egrave dai per farmi perdonare mi invito stasera a casa tua così mi prepari una bella cenetta a patto però che non mi metti il guttalax nel mangiare >, poi: < giuro solennemente che non ti salto addosso..... subito, aspetto un quarto d'ora >.

Lei mi guardò, si mise a ridere e rispose: < ok alle otto e mezza a casa mia >.

‘E vai!!!! Era fatta’.

La sera chiusi ombrelloni e sdraio a tempo di record (sembravo Usain Bolt alle olimpiadi) e dopo una corsa a casa per una doccia veloce in men che non si dica ero sotto casa sua con una vaschetta di gelato fra le mani.

Suonai il campanello, salii e quando aprì la porta rimasi di stucco, indossava un vestito semitrasparente che oltre a far risaltare tutte le sue curve, faceva intravedere le tette belle sode senza reggiseno e nei ‘paesi bassi’ un perizoma ridotto veramente al minimo.

Avvampai improvvisamente dall’eccitazione e il mio uccello cominciò a ribellarsi nei pantaloni, lei si avvicinò e mi diede un bacino sulla guancia, prese il gelato dalle mie mani e lo parcheggiò in frigo, dopodich&egrave si avvicinò ai fornelli per controllare la cottura dei cibi.

Cibo!!! E chi pensava a mangiare, a vederla in quel modo di spalle con quelle chiappe tonde e invitanti non ci vidi più, la mia minchia aveva ormai raggiunto l’estensione massima gonfiando a dismisura i pantaloni, così mi avvicinai e dopo averle preso da dietro le tette fra le mani iniziai a baciarla sul collo.

Lei sentendo quel gonfiore a contatto con le sue natiche si strusciò ancora di più e girata la testa mi baciò appassionatamente sulla bocca, le ns lingue si attorcigliarono vorticosamente.

A quel punto spensi i fornelli, ‘ fanculo il mangiare’ e iniziai a spogliarla, aveva la pelle talmente liscia e vellutata che mi faceva godere solamente al tatto, le sfilai il vestito e la sdraiai di peso sulla parte di tavolo non apparecchiato mentre lei contemporaneamente divaricava le gambe tenendosele fra le braccia evidenziando così in tutto il suo splendore completamente la ‘zona operativa’, a quella vista celestiale scostato il perizoma, presi a leccarle dolcemente la fica abbondantemente bagnata.

La lingua si girava e rigirava nella vagina assaporando il nettare divino che emanava e raggiunto il clitoride prese a tormentarlo con colpetti rapidi e decisi sino a sentirlo talmente turgido da vederlo spuntare leggermente fra le grandi labbra, a quel punto infilai il pollice nella vulva e il medio nel buco del culo, bagnato fradicio anche lui dal liquido che usciva copioso dal piano superiore ravanando senza sosta nei due buchi.

Il seguito al prossimo capitolo…. Il cazzo, rimasto sino ad allora imprigionato nei vestiti, era talmente gonfio che si vedevano le vene pulsare dall’eccitazione e talmente bagnato che sarebbe entrato senza problemi anche nelle orecchie.

A quella vista Elena avvicinò la bocca alla cappella e dopo aver leccato ben bene tutto il lubrificante che ne usciva se lo fece scivolare tutto il membro in bocca iniziando a spompinarrmi a dovere.

Lo sentivo scivolare in tutta la sua lunghezza tra quelle labbra calde e sensuali , sembrava strano che la sua bocca riuscisse ad accoglierlo tutto, lo faceva letteralmente sparire ed ogni suo movimento procurando dentro di me un’esplosione ormonale, ad un certo punto gli spermatozoi decisero che era giunto il momento di espatriare e iniziarono il loro esodo verso l’esterno a velocità supersonica.

A quel punto eiaculai violentemente nella sua bocca una discreta quantità di sperma che ingoiò totalmente senza sprecarne neanche una goccia.

Poco dopo anche lei sentì il bisogno di liberarsi, si dimenava urlando sempre più al contatto con le mia dita che stimolavano delicatamente clitoride e zona vescicale sino a che non le provocai uno squirt violento dagli schizzi talmente abbondanti che inondò buona parte del pavimento.

La serata era proprio iniziata bene e dopo questo primo match finito in parità la fame iniziò a farsi sentire, non ricordo cosa mangiammo, ero talmente infoiato che qualsiasi cosa per me sarebbe stata una leccornia, una cosa le ricordo però… nel mangiare non c’era il guttalax.

Al termine del pranzo lei dopo aver fumato la sigaretta di rito (io per fortuna non ho mai avuto questo vizio), prese il gelato e me lo mise in tavola, era soffice…cremoso ….

Ora vi faccio un indovinello!!!

Secondo voi che fanno un uomo e una donna ‘nudi’ davanti ad una vaschetta di gelato soffice e cremoso?

Indovinato!!!!

Ovviamente così facemmo anche noi, una ditata qua una ditata là ce lo distribuimmo in tutti i punti cruciali del corpo cavità incluse e via con la lingua, pensai ‘così non sporchiamo neanche i cucchiaini’….

Probabilmente questa operazione lussuriosa risvegliò i suoi istinti animaleschi perch&egrave subito dopo mi disse:

< ora ti faccio una sorpresa > e spari in camera da letto per tornare con una specie di valigetta chiusa a chiave:

< il mio scrigno segreto > disse.

Lo aprì e notai che dentro c’era di tutto e di più: falli di tutti i tipi e dimensioni, catene, manette, gel lubrificante. cordini con palline annesse etc. etc. < ma cos'hai svaligiato un sexy shop > le dissi.

Si mise a ridere mi rispose che sarebbe stata una bella nottata….Povero me!!!!

A dir la verità a vedere tutta quella merce mi arrapai di nuovo e trasferitici, valigetta compresa, in camera da letto iniziammo i nostri giochini: < sei aperto a tutto? > mi chiese, dopo la mia risposta affermativa mi fece sdraiare supino, prese le mie mani le posizionò sulle mie natiche e me le fece aprire dopodich&egrave inizio slinguazzarmi il buco del culo.

Era la prima volta che me lo leccavano e provavo talmente piacere che inarcavo ripetutamente il bacino verso il suo viso per sentire meglio la sua lingua rilassare lo sfintere, lo sentivo cedere sempre più ad ogni pressione finch&egrave non fu pronto per essere impalato, non so che cosa mi introdusse ma mi piaceva da morire,una sensazione stupenda mai provata prima.

A quel punto,senza togliermi quel che era dal cluo, presi dallo ‘scrigno’ un bel fallo di silicone (il più grosso) e glielo infilai nella vagina, poi non ancora contento, ne tirai fuori uno più piccolo e dopo averlo lubrificato ben bene con il gel lo avvicinai al suo ano e piano piano lo feci scivolare dentro.

Eravamo tutti e due in estasi, ci smanettavamo vigorosamente quegli oggetti negli orifizi facendoci provare sensazioni indescrivibili.

Andammo avanti cosi per buona parte della notte raggiungendo l’orgasmo più volte e sperimentando quasi tutto il campionario della valigetta (poi ho scoperto a cosa servivano le palline con il cordino), finche stremati cedemmo al sonno.

La mattina dopo mi alzai presto per andare a lavorare, lei dormiva ancora profondamente, la stanza sembrava un campo di battaglia…oggetti dappertutto.

Mi rivestii e quatto quatto lasciai l’appartamento richiudendomi delicatamente la porta alle spalle e scendendo le scale pensai; ‘ Forse stamattina ho sbagliato a citare i versi di Omero, altro che città questa &egrave troia per davvero!!!’

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