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Racconti Erotici Etero

Risveglio piccante

By 5 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Stavo dormendo da qualche ora, ma ero talmente intontita e distrutta che mi sembrava di aver dormito un’infinità. Sentivo i miei capelli ancora umidi dalla doccia bagnarmi le spalle nude e solo aprendo gli occhi mi ero resa conto di non essere a letto da sola. Non ero sola no, per niente. Avevo accanto a me Giorgio, uno che non era esattamente il mio capo, ma che consideravo tale. Per la verità gli stavo dormendo addosso: girata su un fianco, la testa appoggiata al suo petto e tutto il corpo aderente al suo. Mi sarei volentieri spostata, ero tutta indolenzita, ma non lo volevo svegliare. Mi sono riaddormentata, non so per quanto. E risvegliata. Ma stavolta involontariamente mi ero anche spostata e sciolta dal suo abbraccio. Avevo voglia di lui, ma non lo volevo svegliare, anche se ormai era mattina inoltrata. Qualche leggero movimento, giusto per capire quanto era profondo il suo sonno e quegli stupendi occhi azzurri erano di nuovo su di me.

Mi aveva di nuovo abbracciata e rivoltata su di lui di peso e questo mi permetteva di sentire un’invitante erezione mattutina premere sulle mie cosce.

“buongiorno…”

“buongiorno piccola”

le uniche parole che ci eravamo scambiati prima di passare a carezze e coccole, che non potevano essere altro che il preambolo di una mattinata infuocata.

Sdraiata su di lui, stavo strusciando il visto nell’incavo del suo collo, alternando le carezze a qualche morsetto innocuo, con le gambe intrecciate alle sue mentre lui mi accarezzava delicatamente tutta la schiena, ancora calda del torpore della notte. Un risveglio magnifico. E sentivo le sue mani spingersi sempre più in giù, fino ad accarezzare il mio culetto, stringerlo. Un brivido nel sentir scendere la mano tra le natiche e scostare leggermente le mie gambe fino ad avere via libera. Mi stava dolcemente torturando passando con le dita in un continuo su e giù, facendomi eccitare sempre di più. E mi ero di nuovo trovata con la schiena sul materasso, mentre la sua mano percorreva il mio corpo, mi accarezzava il viso, il seno, il ventre, fino ad infilarsi tra le cosce. Aveva trovato un lago e subito iniziato a penetrarmi con un dito, facendomi sussultare e lasciarmi andare ad un mugolio, chiudendo gli occhi.

“elisa, guardami..”

tenevo a stento gli occhi aperti, mentre venivo invasa dal piacere del continuo scorrere delle sue dita dentro di me, fino ad un orgasmo soffocato sulle sue labbra.

Una telefonata a rovinare il momento.

Non so chi fosse, ma di certo pensavo che una notte a letto insieme non mi desse l’autorizzazione di stare ad ascoltare le sue telefonate, quindi mi ero alzata, indossando solo una sua maglietta, per andare a fare il caffè.

La telefonata andava per le lunghe, il caffè era pronto, glielo avevo portato, mentre io ero uscita a berlo sul balcone della sua stanza. La mattinata era fresca, ma c’era un bel sole. Mi ero appoggiata alla balaustra, ricoperta quasi del tutto da una siepe sempreverde piuttosto alta, ad eccezione del piccolo spazio in cui mi ero infilata io, quasi a voler proteggere una fantomatica privacy di un balcone al quinto piano, quando le case intorno erano tutte molto più basse. E mi sono completamente assorta, con la tazza del caffè fumante in mano, fino all’arrivo di un soffio di vento leggero, ma sufficiente per farmi venire la pelle d’oca su tutto il corpo e rendere ben evidenti i capezzoli turgidi sotto la stoffa leggera della t-shirt, ma comunque incapace di distogliermi dai miei pensieri.

Poi la sua presa forte sui miei fianchi mi aveva fatto sussultare, mi aveva davvero spaventata e poi abbracciata da dietro, ridendo e baciandomi il collo mentre la sua mano si insinuava già sotto la maglietta, accarezzando il mio sesso depilato, procurandomi brividi ben diversi rispetto a quelli del venticello. La mano davanti mi aveva spinta fino a farmi inarcare leggermente la schiena, lasciando così il mio culetto completamente esposto alle sue voglie. Mi sembrava che volesse portarmi allo stremo del piacere, accarezzandomi dolcemente con entrambe le mani, mentre le mie cercavano di non lasciar cadere la tazza, che non sapevo dove appoggiare.

“non ce la faccio più…ti prego…scopami”

“scopami…”

e non me l’ero fatta dire due volte.

L’avevo preso per mano e fatto sdraiare sul lettino di legno alle nostre spalle, non doveva essere comodo, la stagione non era ancora adatta per prendere il sole e quindi mancava ancora il cuscino. Mi ero sdraiata sopra di lui, baciandolo, accarezzandogli il torace. Baciavo e leccavo i suoi capezzoli, strusciando il mio bacino sul suo, la mia fighetta, aperta, bagnata degli umori provocati dalle sue carezze, strusciava sul suo cazzo, ormai vittima di un’erezione poderosa. Ero trepidante di soddisfare il suo desiderio, che era anche il mio. Alzandomi sulle ginocchia, avevo fatto scivolare la mia mano tra di noi, a prendere il suo sesso e l’avevo puntato dritto tra le mie cosce, e infilato, scendendo piano, con un mugolio lungo ogni centimetro del suo arnese. Dopo aver iniziato a muovermi su e giù, sopra di lui, le sue mani mi avevano afferrato le natiche, per dare un altro ritmo a quella deliziosa scopata mattutina, facendo raggiungere ben presto l’orgasmo a tutti e due.

 

 

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