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Rosso passione

By 3 Aprile 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ sera ed il sole ormai basso colora tutto di rosso. Rosso come il tuo abito che indossi. Ti osservo riflessa nella porta del ristorante dove stiamo per entrare. Il disegno del tuo viso &egrave bellissimo, enfatizzato dal trucco non esagerato, ma sexy. Indossi un abito a tubino rosso, molto aderente. La scollatura, ampia, trattiene a malapena i tuoi seni, che sembrano voler uscire ad ogni movimento. Le tue gambe sono nude e quasi del tutto scoperte visto che l’abito termina preciso sotto il tuo sedere, ritto e sodo. Ai piedi indossi dei sandali con tacchi altissimi. Come da me richiesto, non indossi biancheria intima.

Durante il tragitto gli uomini, ma anche le donne, non staccavano gli occhi da te.

Mi guardi e confessi di essere eccitata. Ti bacio sulla bocca e con una mano ti accarezzo il ventre. Tu fremi. Scendo con la mano. Ti accarezzo la fica. Sei bagnatissima. Ansimi. Il bellissimo viso &egrave rosso per l’eccitazione. I tuoi seni sembrano esplodere per i respiri che fai. Gli umori iniziano a colare tra le bellissime cosce nude.

Ti faccio notare che probabilmente da l’interno del ristorante ci stanno vedendo. Tu mi guardi imbarazzata dicendo che forse ti avranno scambiato per una troia, ‘ma questo mi eccita tantissimo.’ concludi.

Ti infilo le dita nella fica. Lasci andare un gemito e rilasci una gran quantità di umori. Ti masturbo per un po’ in questo modo. Sei caldissima ed in preda a spasmi. Quando estraggo le dita grondano dei tuoi umori. Ti infilo tre dita in bocca che tu lecchi avidamente. Mi asciugo la mano per poi cingerti la vita.

Apro la porta del ristorante ed entriamo…

L’ ambiente non &egrave grande, ma elegante. Le pareti sono adornate da dipinti di paesaggi. I tavoli, bianchi e ben apparecchiati. Una musica jazz si diffonde nell’aria armonizzandosi con l’odore delle pietanze.

Ma tutto questo sembra annientarsi alla comparsa della tua figura all’interno della sala. I commensali lanciano occhiate vogliose al tuo corpo semi nudo, coperto solo da un micro abito rosso. Ci nota un cameriere, ma, forse, per non sciupare la vista ai clienti ci fa attendere un po’. Tu, imbarazzata cerchi il contatto con il mio corpo e mi sussurri in un orecchio che ti senti mangiata dagli sguardi di tutti ‘Grazie per questa serata’. Abbasso la mano che ti cinge la vita e ti accarezzo il culo.

Finalmente arriva il cameriere per portarci al tavolo. Nel breve tragitto la gente ti osserva sfilare. Un cliente, con fare casuale, ti tocca una coscia con una mano. Arrivati al tavolo il cameriere ti fa sedere. Si mette dietro la sedia scostandola dal tavolo per poi farti accomodare. Quando lascia la sedia, ormai posizionata sotto il tuo sedere, ti sfiora le braccia nude. Tu lasci andare un sospiro, ma non protesti. Il cameriere si sposta un po’ di lato. E’ molto vicino a te. Con il pacco ogni tanto ti sfiora una spalla mentre non riesce a staccare gli occhi da le tue belle tette.

Dopo gli ultimi movimenti i tuoi seni sono quasi usciti da l’abito tanto che si vede l’ aureola dei capezzoli. Guardi il cameriere con malizia, quindi, con fare sensuale ti sistemi il vestito. Nell’ operazione allenti la scollatura permettendo al cameriere di vedere in tutta la sua pienezza i tuoi bei seni.

A questo punto si avvicina ancora di più a te ed appoggiando senza ritegno il pacco alla tua spalla inizia l’ordinazione: ‘Cosa desidera la signorina?’

Nelle attese delle portate ti bacio il collo e ti parlo all’orecchio. Ogni tanto ti accarezzo le gambe nude, nascoste da la lunga tovaglia del tavolo, e lascio scivolare la mano tra di esse giocando con il clitoride, gonfio e pulsante di voglia. La tua fica &egrave un lago.

‘Ma guardati. Quanto sei bella. Ti fai addirittura masturbare in mezzo ad un ristorante.’

‘Oddio. Ti prego smetti di stimolarmi. Ho paura di avere un orgasmo. Sai che figura.’

A queste parole ti stringo tra le dita il clitoride. ‘E se adesso chiamo il cameriere e ti facessi ordinare un dolce mentre ti masturbo?’

‘Oddio’ si.’ E’ l’unica cosa che riesci a dire. Il tuo viso &egrave rosso per l’eccitazione. I tuoi occhi, bellissimi, brillano di luce. I tuoi seni, bianchi e gonfi, rischiano di uscirti ogni volta che gonfi il petto per respirare.

Molti uomini ti guardano vogliosi. Non staccano un attimo gli occhi da la tua indecente scollatura. Dal tuo viso bellissimo. Da le tue labbra vogliose. Probabilmente non immaginano cosa ti stai facendo fare sotto il tavolo.

L’ uomo di fronte a noi incrocia il tuo sguardo e fissandoti negli occhi ti dice sottovoce ‘Che tettone da vacca. Troia.’ Tu non rispondi, ma abbassi lo sguardo.

‘Cosa fai? Ti vergogni?’ ti dico ‘In fondo &egrave vero che sei una troia vogliosa di cazzi. Chi sà quanti ne hai presi fino ad oggi. Su. Chiama il cameriere.’

Ti stringo ancora di più il clitoride senza lasciare la presa. Tu fai un urlettino e balbettando chiami il cameriere’

Ormai &egrave tardi. Nella sala del ristorante sono rimaste solo una decina di uomini. Sicuramente sono lì per te. Per godere della vista della tua sensuale bellezza, sperando di poter godere del tuo sensuale essere.

Il cameriere che hai chiamato si avvicina al nostro tavolo chiedendoti, molto ambiguamente, ‘Di cosa ha voglia, ‘signorina”?

I tuoi occhi, bellissimi, sono languidi. Il viso rosso dall’eccitazione. I tuoi bei seni sono quasi del tutto usciti dalla scollatura. Il tuo corpo &egrave scosso da fremiti.

Balbetti: ‘Vorremmo un dessert.’

La tua fica &egrave caldissima. ontinuo a masturbarti. Ormai non smetti più di bagnarti. Lascio il tuo bottoncino, gonfio e pulsante e con due dita ti allargo le labbra della tua vogliosa fica. Sei fradicia di umori. L’ ingresso della vagina &egrave dilatato.

Scivoli con il bacino leggermente in avanti sulla sedia per agevolarmi l’operazione. Inizi a perdere il controllo del tuo corpo.

Il cameriere, ormai disinibito, ti guarda senza ritegno i seni seminudi. La tua quarta sembra esplodere. L’abito, spudoratamente scollato, ti lascia praticamente nuda. ‘Per una ‘signorina’ come lei potrei portargli una banana coperta di cioccolato del pasticcere. Oppure desidera qualche altra cosa?’

Mentre con due dita ti tengo dilatate le labbra della vagina ti penetro con un dito. Tu, non sò come, riesci a controllarti e rispondi ‘Si va benissimo.’ e sospiri.

Il mio dito sembra essere risucchiato dalla tua voglia umida. Sento le pareti della vagina che si contraggono cercando qualcosa di più grosso, di più lungo. Qualcosa che, caldo, riempia e stimoli il tuo corpo. A lungo, con vigore, per poi esplodere caldo dentro di te.

Ti guardo negli occhi senza dire niente e tu mi chiedi ‘Desideri un dolce?’

‘No, cara. Prenderò il dolce più tardi.’

Il cameriere osserva ancora un attimo i tuoi seni, i tuoi capelli che cadono sul tuo sinuoso collo. I tuoi occhi ammaliatrici. Le tue labbra. La linea del tuo bel viso. Poi si allontana.

‘Sei bellissima.’ ti sussurro baciandoti sul collo.

‘Dannato. Mi fai eccitare.’ Sospiri vogliosa.

‘Ho voglia di masturbarti il culo.’

Senza dire niente posizioni il bacino per agevolarmi l’operazione. ‘Ti prego. Fai piano. Ho paura di venire. Qui. In mezzo al ristorante.

‘Magari prima ti infilo un dito. Bagnato dei tuoi umori.’

Lascio la tua fica, ormai pronta per essere penetrata, e con un dito inizio a massaggiarti il buco del culo. Il tuo sfintere oppone resistenza, ma pian piano sento che ti rilassi ed il mio dito, umido dei tuoi umori inizia a violare il tuo orifizio.

Mi guardi vogliosa mentre gli uomini dei tavoli intorno osservano, rapiti dal tuo corpo provocante, lo svilupparsi della situazione.

Inizi a rilassarti e lentamente mi faccio avanti con un secondo dito. Questa volta scivola benissimo per tutta la sua lunghezza.

Sei calda. Sento sul mio collo il tuo dolce respiro.

Inizio a muovere dentro di te le due dita.

Inizi ad ansimare più forte. Ti sfugge un gemito. ‘Ti prego. Smettila di masturbarmi il culo. Non ce la faccio più a controllarmi. ‘

‘Come vuoi.’ Ed assecondando la tua richiesta smetto il giuoco di piacere.

Il cameriere torna e posa davanti a te un piatto. Al suo interno c’&egrave una grossa banana coperta di cioccolato.

Il cameriere rimane lì senza muoversi. Il signore che prima ti aveva apostrofato come troia Ti guarda ed esclama senza ritegno: ‘Adesso te la ciucci tutta e quando hai finito passi a noi.’

Mi guardi. Nel tuo sguardo non c’&egrave più libidine, ma disagio.

Ti prendo la mano rassicurandoti, impedendoti così di prendere la forchetta.

‘Ci porti il conto!’ dico osservando il cameriere.

‘Grazie.’ mi dici con voce affannata. Poi mi baci sulla bocca.

Il contatto con le tue labbra &egrave sublime.

Resto ad accarezzarti e guardare il tuo viso stupendo fino a che il cameriere non lascia il conto sul tavolo.
Pagato il conto usciamo dal locale. L’aria &egrave fresca. La luna esce da dietro i monti. Ti abbraccio e ci incamminiamo verso la camera del relais.

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