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Racconti Erotici Etero

SABBIE

By 6 Febbraio 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Il pirata aveva le mani bianche, e lunghi capelli nascosti dietro il nero cappello piumato.

Ricordo con voluttà quel grazioso copricapo, decorato con piume di airone, tinte di rosso, così come la lunga sciabola che gli pendeva al fianco.

Portava una camicia bianca, decorata di pizzo e con bottoni d’oro, che ben poche spade erano riuscite a perforare e a macchiare di sangue.

Le belle mani dalle dita lunghe, di cui vi ho parlato, erano quasi sempre coperte da guanti di cuoio marroni, per evitare che fossero ferite, durante le numerose scorrerie e gli assalti all’arma bianca.

Gli occhi suoi avevano lo stesso colore del mare, ma nessuno mai li aveva mai visti brillare in tutto il loro splendore, poiché parte del suo volto era nascosta da una maschera di velluto nero.

Oh, chissà, chissà quale segreto brillava nella profondità delle pupille del pirata!

E’ quanto mi accingo a raccontarvi.

E vi narrerò di due labbra color di corallo, di due braccia forti, di due spalle e di fattezze nascoste da un lungo mantello nero, che s’addiceva al blu profondo delle brache a falde larghe, ricamate d’oro, e ai begli stivali di cuoio neri, con fibbia d’argento.

Una notte, c’era burrasca, e avevano ammirato il pirata ritto a poppa, aveva voluto guidare con le sue mani il Vascello Fantasma, minacciato dall’abisso.

Avevano visto scintillare forte i suoi occhi di topazio, avevano ammirato con timore il suo ampio mantello color della pece, volare nel vento. Il maestoso cappello calcato sul capo, pareva un’illusione.

Alle sue spalle, la luna e le stelle, e squarci di tempesta.

All’improvviso, un’onda gigantesca invase spumeggiando il castello di poppa, e la luce di un lampo, spettro della notte, illuminò il volto del pirata, mentre le sue labbra sussurravano qualcosa.

Era il suo nome, che soltanto i venti dovevano conoscere.

Il corsaro teneva la sciabola in mano, aveva prestato un giuramento, che le forze della natura avrebbero ripetuto all’infinito nei loro abissi.

E non avrei creduto mai che un giorno l’avrebbe infranto per i miei occhi.

La storia che vi narro era di un corsaro avvezzo a saccheggiare galeoni, e a seppellire in fondo all’oceano le navi nemiche, dopo averle bruciate e tempestate con il piombo dei cannoni.

Un eroe triste, che sapeva battersi come un uomo e a volte anche ferire, abituato a tuffare le belle mani nei bauli colmi di monete d’oro, e a bere il rhum.

Avrebbe saputo manovrare la sua nave anche da solo, senza l’ausilio dei duecento uomini di equipaggio. E il nome del suo legno, il Vascello Fantasma, incuteva spavento a chiunque lo udisse o lo pronunciasse.

L’avevano visto nei mari d’Indonesia, a nord dell’Australia, ed altresì al largo del Giappone.

Lo conoscevano i navigatori della Polinesia, i pescatori delle Figi, gli uomini dai corpi decorati che abitavano le isole della Passione.

Ma nessuno sapeva chi fosse.

Fui imbarcato sul suo veliero per caso, ero un naufrago e furono le sue braccia a salvarmi dalla morte.

Oh, sì, lo ricordo bene, come fosse ieri: furono quelle mani bianche, che sembravano d’argento, a salvarmi la vita e a strapparmi vigorosamente dai muggiti del Pacifico.

Disse di amarmi e avrei vissuto sempre sulla sua nave.

Mi portò nella sua cabina, ornata con seta di Persia, pietre preziose, ricchi soprammobili di Cina e di Birmania, statue del Budda, interamente in oro zecchino, specchiere che sembravano di cristallo.

Aprì uno scrigno con una chiave che teneva appesa al collo, e mi mostrò i diamanti, che brillavano come stelle tra le sue dita di perla.

Il pirata mi posò un dito sulle labbra. Non aveva mai mostrato il suo corpo a nessuno, prima di allora. Nessuno spadaccino era riuscito mai ad squarciare quella camicia con un colpo di spada.

E bottone dopo bottone la aperse, mostrandomi i suoi seni grandi e turgidi, dai capezzoli rosa, si tolse anche la maschera, che le copriva il volto, e il grande cappello piumato, lasciando che i lunghi capelli biondi le ricoprissero le spalle.

Il corsaro era donna, donna, donna’

E me lo confidò con un bacio.

Mi rivelò altresì il suo nome, che sapeva del mistero e del piacere del mare, quando infrange le sue onde spumeggianti contro gli scogli alti e bianchi.

Giungevano fino a noi le voci magiche dei gabbiani. Era il crepuscolo e gli uomini dell’equipaggio sognavano rapiti dal fuoco del vino.

La bella mi aveva rivelato anche il suo segreto, quel segreto che sapeva di nobili spagnoli, di odio sopito, di amori inestinguibili, di sciabole cadute in fondo al mare, di isole perdute nel Pacifico, come smeraldi dell’oceano.

La finestra era aperta e il vento sospingeva i lunghi capelli di lei, che avvolgevano le mie membra nude come un mantello.

– Vieni, nessuno potrà scoprire il nostro affetto misterioso ‘ mi disse, regalandomi uno dei suoi baci.
Mentre le sue membra d’avorio si intrecciavano alle mie, e non mi lesinava le carezze delle sue mani e delle sue labbra, guardavo la sua sciabola, dimenticata sopra il tavolo, sapevo che niente poteva toccarci.

Accadde sul suo letto ornato con pizzi e lenzuola di lino, sentii la sua lingua forte, sulla mia virilità nuda, sentii quelle gambe di statua, che forse, in una vita passata, erano state la coda d’argento di una sirena.

– Oh, tu credi nelle sirene? ‘ mi sussurrava il pirata, mentre un fuoco indicibile ci divorava. ‘ Tu credi nei bianchi esseri dell’abisso e delle sabbie?

Era quasi un incantesimo, che ci avvinceva entrambi.

Me la ricordo come in una visione.

Era mezzogiorno, soffiava forte il vento dei Tropici. Una folata improvvisa aveva rubato il suo cappello piumato, i capelli suoi volavano nell’etere, perduti e magici, come quelli di una dea.

Portava indosso la camicia di pizzo bianco, i calzoni blu, da corsaro, gli stivaloni neri. Stava ritta a babordo, un piede sulla balaustra, la sciabola in pugno. Le sue labbra rosse sussurravano.

Un lussuoso anello d’oro con rubino scintillava al suo anulare come il sole al crepuscolo. La ciurma attonita la ammirava come fosse una divinità.

Era lei, sempre lei, soltanto lei, che gridava il suo nome ai venti.

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