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Racconti Erotici Etero

SAMARIA

By 28 Settembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

SAMARIA
CAP 1 ‘ le luci della notte’

‘Le luci della notte mi fanno compagnia, sto in macchina da solo…’
Canta così Fabrizio Moro dalla radio della mia auto e in effetti le luci mi fanno compagnia in questa notte strana…
Adoro guidare di notte: trovo che tutte le città di notte siano più belle, anche quelle che di giorno sono votate unicamente al lavoro, alla produzione, al denaro.
Certo sono più pericolose, forse, ma quale bellezza non lo è?
Chi non ha mai provato la vertigine di guardare in fondo ad un canyon selvaggio non sa quanto pericolo ci sia dietro ogni bellezza che ci toglie il fiato.
Adoro guidare di notte.
Risale a quando ero ragazzo: ricordo che vidi il video di ‘I’m on fire’ del Bruce e rimasi folgorato sulla via di Damasco -shuft a ‘n nuur ala’ tariq yla Dimashq- .
Ricordo ogni dettaglio di quel video, Springsteen meccanico, le gambe lunghissime della cliente, la Caddi lenta, guidata con una sola mano nella notte del New Jersey.
Ogni tanto mi piace guidare così, lentamente, la musica un po’ più alta, lenta anch’essa…
‘eppure sei vicina…’
Questo ragazzo ha una gran voce, ogni tanto mi sorprendo a scoprire che ho il doppio dei suoi anni.
Come se mi avesse letto nel pensiero, suona il telefono:
– Se’or Angelo, hay una llamada para usted-
– Que me la pongas, Monique-
Monique è l’assistente telefonico della mia auto: il nome è francese, ma io ho scelto una voce spagnola dall’accento fortemente criollo, del resto passo più tempo in auto che a casa mia…
-Ciao, dove sei?-
La mia Signora che mi chiama nel cuore della notte, dovrebbe dormire ma forse era agitata quanto me.
– In autostrada amore, sono partito un dieci minuti fa-
La immagino al telefono, il cuore che batte.
-Tutto… tutto bene?-
– Si… tutto bene… è andata bene-
Sento il silenzio di là della cornetta, le luci di questa pianura di città disegnano di mille colori i vetri dell’auto.
-E’ stata contenta? Cioè…-
Sorrido un po’.
– Si cara, la tua amica è stata contenta, le è piaciuto tutto, vai a dormire che domani la giornata è lunga-
La sento ancora in silenzio, immagino il suo cuore che batte veloce, combattuta fra il riattaccare la cornetta o chiedermi di raccontarle ogni particolare.

Tutto è cominciato due settimane prima…
Giulia è una cara amica di mia moglie, ha 46 anni, sei più di noi, ancora una bella donna.
In più è intelligente, colta, raffinata.
E’ una pittrice e come tutti gli artisti ha vissuto una vita complicata.
Parte di questa complicazione è rappresentata dal fatto che il marito l’ha piantata su due piedi, un anno e mezzo fa, senza apparenti ragioni.
Ci siamo stati male tutti noi che la conosciamo: sicuramente non è donna da meritarsi questo.
Eravamo ad una festa di compleanno e la mia metà aveva passato tutta la sera a chiacchierare con la sua amica.
– Vedo che avevate molto da dirvi, avete passato tutta la sera a confabulare…-
Anche allora stavo guidando verso casa.
Le luci della notte.
-non siete state molto di compagnia, almeno ci sono novità?-
Vedo che la mia adorata mogliettina abbassa lo sguardo, aspetto e intanto lascio scorrere la macchina sull’asfalto nero.
-Quindi?-
-Quindi cosa?-
-non so, dimmelo tu: che novità ci sono? Uomini?-
-nessuno-
Noto un certo imbarazzo.
Lascio stare, arriviamo lentamente a casa, apro il cancello e posteggio l’auto sotto al portico.
-veramente qualcosa ci sarebbe e… beh, non so se devo dirtelo-
Mi volto stupito: la luce della Luna la fa pallida e bellissima, i suoi occhi castani, resi neri dal buio, scintillano.
Dopo quasi vent’anni mi toglie il fiato ancora…
-dirmi cosa, di grazia?-
– Beh, vedi… Giulia… mi ha detto… mi ha detto che… no, no, non posso-
Adoro questa donna, ma la mia pazienza non è infinita nè illimitata.
-Allora?-
Comincio a spazientirmi visibilmente.
-Mi ha detto che è un anno e mezzo che non va a letto con un uomo, ecco l’ho detto.-
Lancio uno sguardo alla Luna .
– Beh, a parte il fatto che la cosa non è che proprio mi sorprenda, visto che non è che una passa metà della sua vita con un uomo e poi ne trova un altro al volo, non capisco tutta sta reticenza, perchè non potevi dirmelo?-
Stavolta è lei che guarda la Luna, mi aspetto che alzi un dito…
– Beh, perchè… perchè tu c’entri-
-Io cosa? A che punto entro in scena di sta cosa qui?-
Abbassa lo sguardo, seguendolo giungo ai suoi piedi, alle unghie laccate di carminio intenso.
– Mi avrebbe chiesto se…-
– Se?-
Comincio a pensare male.
Alza lo sguardo di colpo, come uno che decide di affrontare i leoni subito, senza aspettare più.
-mi ha chiesto se potresti prestarti a…-
– Che cosa?! Ma che vi siete fumate voi due? Io cosa? Ma stai scherzando, vero?-
Mi fissa…
– Ma dai, ma tu non dici niente? Ma ti sembra una cosa da fare, non ti sei incazzata nemmeno?!-
– Beh, vedi… sulle prime sono stata un po’ choccata, poi stavo anche per mandarla al diavolo, ma poi… Sai, siamo amiche da tanto e mi fa sinceramente pena..-
Chiudo l’auto e mi avvio verso la porta di casa; infilo le chiavi …
– Ma non ti secca l’idea che tuo marito si scopi un’altra? Cioè… a me mica mi verrebbe in mente di prestarti a qualche amico-
‘ e credimi che gli acquirenti non mancherebbero’ aggiunge la mia vocina dentro di me.
-beh, ma qui si tratta di fare una cosa a fin di bene, mica te la devi sposare, solo una volta…-
-tu sei una pazza furiosa…-
Dio quanto è bella…
La sfioro con un bacio, poi un altro e un altro ancora…

La sento venire con un lunghissimo gemito, riesce ad essere bellissima e affascinante anche quando sconvolta dal piacere…
Ora è il mio turno: lo spingo dentro ancora un po’ di volte, poi lo sfilo, lo riaffondo un’ultima volta e sento che si riempie mentre mi perdo nel piacere.
So che poi gradisce sempre bere qualcosa: mi alzo e torno con un brick di succo d’arancia e due bicchieri.
-Vuoi amore?-
Accenna un si; riempio i bicchieri.
-potresti farlo, in fondo che ti costa?-
Resto lì come uno scemo col bicchiere in mano.
-Ancora con questa storia?, no dai Miki non me la sento… Poi, insomma, non è che Giulia sia proprio da buttare, anzi, potrebbe ben trovarsi qualcuno, magari anche meglio di me, no? Perchè proprio io?-
– Perchè si fida, perchè ci conosce tutti e due e sa che non ci saranno complicazioni, E dai che ti costa… mi fa pena sta ragazza!-
– Ma sai che sei un bel tipo? Uno passa la vita a resistere alle tentazioni e poi è la moglie che gli rompe le palle perchè vada a letto con un’altra! Io non vi capirò mai-
Mi si avvicina lenta, mi fissa negli occhi con quell’espressione da pantera in caccia…
-che ti costa?-
Sento le sue dita sulla pelle, una mano sul collo, l’altra che scende fin sotto le palle, sento che mi accarezza dolcemente.
Mi bacia, un bacio lunghissimo,appassionato.
Poi scende; sento dopo qualche istante il calore del piacere entrarmi nelle vene.
Alcuni minuti di velluto…
Beve tutto, come sempre.

L’autostrada sta scivolando sotto di me, la radio ha ripreso a inondarmi di note, colorate dal riflesso delle luci intorno a me.

Ho finito per accettare…
Qualche giorno dopo abbiamo invitato a cena Giulia, branzino alla griglia e vino bianco di Sicilia, Colomba Platino del 2003.
Eravamo sul terrazzo fra gli aromi di salvia e rosmarino, una coppa di vino di Malaga dolce, un flamenco di paco de Lucia.
Le due donne che mi guardavano come se si aspettassero qualcosa.
A quel punto non potevo restare in silenzio:
-Giulia, Miki mi ha detto cosa vorresti e… francamente mi ha stupito, non mi aspettavo una cosa del genere, nè da lei nè da te… però…-
-Però?-
Giulia mi fissa con quegli occhi neri dove intuisco l’interrogativo.
-però ho deciso di accettare: in fondo credo che siamo grandi abbastanza, niente amore solo sesso e solo questa volta, niente complicazioni. Io e Miki stiamo insieme da vent’anni e non credo che questa diversione farà qualche differenza. Vero, ya habibaty ?-
La mia bellissima mogliettina mi guarda con uno sguardo innamorato…
-No, non cambierà niente, amore-.
-OK Giulia?-
Gli occhi neri mi fissano ancora, sono più lucidi ora; vedo la coppa di Malaga vuotarsi di colpo, faccio però in tempo a notare il luccichio delle candele sul liquido colore del caramello.
-OK, faremo come vuoi tu-

Cap 2: La testuggine e la formica

Avevo avuto una decina di giorni proprio pieni di lavoro così Giulia dovette aspettare la sua notte di sesso…
Finalmente era giunto il momento: le telefonai un paio di giorni prima perchè si preparasse all’incontro… anch’io dovevo prepararmi.
Miki era in uno stato di eccitazione permanente: scopavamo come due fidanzati alla prima vacanza insieme; ogni tanto si angosciava un po’… gelosia?, preoccupazione? Paura?
Forse tutte e tre le cose, ma non osava dirmi nulla apertamente poiché, in fondo, l’idea era stata sua.

Le sette di sera.
Sono sotto casa sua, eccitato e agitato come un quindicenne al primo appuntamento.
La sera comincia a cadere, siamo a metà ottobre e il buio arriva presto…
Prendo dall’auto il mazzo di rose bianche; mi avvicino al portone; suono.
-Vieni su-
Ho sentito la voce un poco strozzata dall’emozione.
Arrivo al piano che già la trovo sulla porta aperta: indossa un tubino nero appena sopra al ginocchio generosamente scollato, sotto s’intravvede un reggiseno di pizzo nero trasparente, noto i capezzoli in rilievo: è eccitata la signora, oltre che molto emozionata.
Indossa delle peep toe di vernice nera, tacco direi 70, non altissime, le unghie laccate antracite, nonostante la temperatura serale non sia più estiva, niente calze… sicuramente la mia Signora le ha dato qualche dritta…
E’ bella, truccata con cura, rossetto acceso senza essere però volgare.
-Cia-o-
Resto a guardarla un lunghissimo istante…
– Qualcosa non va?-
Vedo un ombra di preoccupazione spaventata sul suo viso.
-No, solo… solo che non ero preparato a tanta luce… Sei un splendore di luce nera…-
Sorride, con gli occhi prima ancora che con le labbra, dietro la piccola montatura rossa.
-Grazie… sei carino a dire così…-
Senza dubbio sembriamo due deficienti, due ragazzini alle prime armi…
-Ti ho portato questi- Le porgo le rose.
– grazie, non dovevi, ma vieni, entra…-
Entro; sistema le rose in un vaso di cristallo.
– Sono molto belle, ti piacciono bianche, le rose?-
Sono ancora in piedi nel soggiorno, le luci soffuse creano un’ atmosfera accogliente.
Fuori è già buio; giù in strada vedo due gatti che s’inseguono.
Mi volto verso di lei.
– A dire il vero le preferisco rosse, ma sai… rosse non te le potevo portare… c’è chi ha l’esclusiva.-
Abbassa gli occhi un istante, mi pare di vederla arrossire un poco.
-Già… hai ragione…-
-Senti, ti porto a cena, ci rilassiamo un po’ parliamo un po’ e poi… e poi…-
E poi cosa? Non so come dire quello che va detto, non so chiamare le cose col loro nome.
-Si, mi pare una buona idea-
Mi soccorre.
– Dove mi porti?-
– Eh, questa è una sorpresa tesoro, vedrai che ti piacerà-
Si mette uno spolverino, prende la borsetta; scendiamo le scale.
Le apro lo sportello dell’auto,lo richiudo e passando da dietro mi metto al volante; do a Monique l’indirizzo.
Mike Oldfield ci avvolge con i suoni di una Terra distante.
Apro la porta, ho scelto un ristorante argentino di cui mi hanno parlato bene, lascio che Giulia entri, una cameriera ci accoglie bella come un’attrice…
Mi ero scordato delle donne di Buenos Aires…
– Buona sera signori-
– -Buenas tardes-
Compare un sorriso acceso sulle labbra di quella semidivinità india che abbiamo di fronte.
-ah, habla castellano, que bien! Tiene reseva?-
-Si, a las veinte-
Le do il nome; ci guida ad un tavolo d’angolo, un po’ appartato, come avevo chiesto io.
-Os gusta la mesa?-
-si, està perfecta-
-vale-
Ci lascia due menù e sparisce con una falcata da walkyria…

Quando guardo l’orologio scopro che sono passate due ore e mezza: l’asado era spettacolare, innaffiato di rosso di Mendoza…
In quelle due ore, Giulia mi ha raccontato della sua vita, dei suoi quadri, delle vacanze… del suo uomo scappato come un ladro.
Ha parlato molto più di me, si vede che da tanto non parlava con un uomo così liberamente…
– E’ scappato senza un motivo, dopo sette anni insieme, ti pare possibile?-
Non so che dire, ogni tanto studio la tovaglia a quadri rossi e bianchi.
– A volte la realtà supera la nostra fantasia, Giulia. Non è stata colpa tua, forse nemmeno lui sa perchè se n’è andato… se mi dici che non ha un’altra donna…-
E’ ancora bella, mi scopro a pensare, e mi trovo a seguire la melodia soffusa del tango in filodiffusione.
Ancora quell’ombra di tristezza le attraversa il bel viso.
Sento che mi osserva.
– A cosa stai pensando?-
– All’Argentina. Alla mia Argentina, e al tango e a Gardel-
– Gardel?-
– Si. Diceva che il tango è un pensiero triste che si balla: in fondo adesso sei così-
Mi guarda un po’ perplessa:
-Tu sei un pensiero triste che si ascolta… E si guarda.-
Chiamo la cameriera, indico la mia compagna:
– Disculpe se’orita, esta mina quiere pruebar el mate-
Giulia mi guarda come se fossi venuto dalla Luna.
– Oh, que bien! Lo quieren dulce o amargo?-
– Dolce o amaro cosa?-
-Fidati di me, ti piacerà… Se’orita, puede hacerme una gauchada? Me llevaria la yerba, un poco de az’car y agua erviendo? ‘
Mi sorride come una che ha capito:
-Claro que si, hombre se lo traigo de inmediato, caballero.-
Comincio a riempire la bombilla di foglie di mate trinciato, ci metto due cucchiaini da caffè di zucchero,verso l’acqua bollente dal thermos che mi hanno portato.
Aspiro un lungo sorso dalla cannuccia d’argento: il liquido forte mi scotta un poco la lingua, chiudo gli occhi un istante e come per il tè di Proust, la memoria irrompe potente.
Ricordo quando preparai il mate per la prima volta: era una sera d’agosto, in pieno inverno australe, nella Patagonia argentina, stavamo preparandoci per una missione al di là del Rio Deseado.
Avevo già la tuta antifiamma addosso, al briefing, e stavo preparando il mate per tutti…
Tre giorni dopo, pieno di polvere di cemento, nero di petrolio, avrei visto il tramonto più bello della mia vita.
Le passo la bombilla: aspira un po’ di mate:
-buono… un gusto molto particolare…-
-già-
Rivedo il cielo spezzato a metà: da una parte le sierras sovrastate di viola e di porpora, e la pianura infinita incendiata d’arancio.
-erano anni che non lo bevevo… mi ha ricordato l’Argentina, tanti anni fa…-
Facciamo un altro paio di giri di mate, consumiamo tutta l’acqua poi, finalmente, troviamo il coraggio di andare.
-todo bien?-
La walkyria ci guarda sorridente.
-si, todo perfecto… y gracias para el mate.-
-de nada caballero, le esperamos a la proxima vez-
Mi metto in tasca un biglietto da visita, ora so dove andare quando mi piglia la nostalgia del deserto.
Il tango è un pensiero triste, che si balla…

Saliamo, entriamo in casa sua, lei accende di nuovo le luci che davano quell’atmosfera accogliente:
-be-vi qualcosa?-
E’ visibilmente imbarazzata, e io non è che mi senta un capitano coraggioso.
-grazie Giulia, che hai?-
-un po’ di tutto… volendo ho anche dello champagne-
Lo champagne è perfetto per la paura di volare: chissà che funzioni anche per quella di scopare?
-vada di champagne, festeggiamo-
Torna con due coppe di champagne freddissimo, e pone la bottiglia sul tavolino vicino al divano.
Ne scoliamo tre di coppe, una via l’altra senza nemmeno accorgercene.
Mi sento più leggero, e lei comincia a sentire caldo, si agita, si slaccia un po’
Non voglio dirle:’ andiamo di là’, che farebbe tanto gigolò da quattro soldi, così decido che è ora di aprire le danze.
L’abbraccio, l’avvicino a me e comincio a baciarle il collo, intanto una mano corre sul seno, entra dalla scollatura, scorre sul reggiseno di pizzo…
La sento sospirare, vedo le sue labbra socchiuse ancora un po’ umide di champagne: la bacio.
Si apre dolcemente, le infilo la lingua in bocca e la stringo ancora di più a me.
Mi alzo, faccio alzare anche lei, le abbasso la cerniera del tubino, la aiuto a sfilarlo.
E’ uno splendore: con indosso il completo di pizzo nero trasparente e le scarpe di vernice.
Lei comincia a spogliarmi fissandomi negli occhi: vedo la sua voglia crescere, ed anch’io comincio ad avere più voglia.
I due quindicenni sono andati via, ora è una faccenda diversa.
Le slaccio il reggiseno, comincio a succhiarle i capezzoli, le lecco le tette accuratamente… sono ancora abbastanza sode, e sono profumate d’un aroma sensuale.
Sento la sua mano sul mio uccello, sento che comincia ad accarezzarlo…
La faccio sedere sul divano, le allargo le gambe, le sfilo anche il perizomino nero ch’è bagnato fradicio: da quanto aspettava che un uomo la stuzzicasse così.
Voglio che se la goda questa notte: mi inginocchio davanti a lei, comincio a baciarle le caviglie.
Lei è stupita, si vede che il suo uomo non lo faceva.
Risalgo lentamente leccando e baciando le gambe, le infilo un dito: trovo una figa bagnata come l’acqua del mare.
Finalmente ci infilo anche la lingua.
-ohhhhh, che bello…, si, si…. che bello….-
La lecco con gusto, adoro leccare la figa, è sempre bello sentire una donna contorcersi per il piacere che le dà una bella leccata.
Si contorce sempre di più, sento le sue mani sulla mia testa, lei che spinge sempre di più contro la mia bocca per cercare sempre più piacere, sempre di più.
– Ho voglia… dai…. mettilo dentro….. ohhh…dai…. ‘
Ignoro le sue richieste, vado avanti a leccarla ancora, e ancora…
La sento gemere di più, sento che si contorce tutta.
Alla fine viene scossa da un orgasmo fortissimo.
Mi bevo tutto quel bagnato con estremo gusto.
-Girati Giulia-
Faccio per mettermi il preservativo.
-non serve, ho la spirale-
La prendo alla pecorina…
-ahhh. Uhmmm, sii…-
La stantuffo forte, ora che ha già goduto una volta è bella rilassata, bagnatissima e la scopo con violenza, la sbatto.
-uhhh..uhhhh siiii, cosìììì….. siiii sbattimi….-
Vado avanti alcuni minuti sbattendola forte, intanto le afferro le tette: quando le stringo un po’ troppo sento che geme un po’ di dolore, ma solo un attimo per poi perdersi di nuovo nel piacere.
Quasi senza che possa rendermene conto, ha un altro orgasmo, meno intenso del primo, ma sento i suoi muscoli stringermi dentro.
Ormai sto arrivando anch’io: la stantuffo ancora un po’, poi mi pianto dentro più che posso e senti i getti uscire e riempirla.
Lo sfilo, è ancora abbastanza turgido: Giulia, che si è voltata, se ne accorge con stupore…
-come sei messa dietro?-
-sono messa che non l’ho mai fatto con lui, non gli piaceva, diceva che era troppo ‘rozzo’: l’ultima volta avevo vent’anni-
Frugo nella borsetta, ci trovo una crema per le labbra: la prendo e gliela spalmo sul buchetto, mi infilo il preservativo poi glielo appoggio.
-pronta?-
Fa cenno di si: infilo un dito, poi due, vedo una smorfia sul suo volto ma devo fare presto, so che non mi resta molto tempo prima che mi si smolli.
Lentamente faccio per sfilare le dita e contemporaneamente, appena sfilate, spingo la cappella sul buco.
-ahi, fai piano-
Entro… è stretto…
-ohhhh. Si… non mi ricordavo più com’è…-
Spingo ancora, entro un altro po’ ma non riesco a farlo entrare tutto, sento che lei fa fatica a dilatarsi a sufficienza.
Affondo e arretro, affondo e arretro, ma più di un terzo non glielo riesco ad infilare
-Stringi Giulia, stringi!-
Lei mi stringe il cazzo dentro ed io vengo ancora,intensamente,urlando, dentro al preservativo…
Mi sfilo, tolgo il preservativo e mi siedo sul divano esausto.
Lei mi guarda, guarda l’uccello bagnato e bianco di sperma; si abbassa, apre la bocca…
Non è brava come mia moglie, ma ci sa fare ugualmente: il cazzo è quasi moscio e deve faticare non poco per rinvigorirlo, deve faticare diversi minuti, ma alla fine sento che sta montando quel poco di sborra che ancora mi resta nelle palle…
-sto… sto venendo… Giu-lia…-
Volevo darle il tempo di toglierlo, invece resta lì a ciucciare fino a che, con un orgasmo quasi doloroso le vengo in bocca.
Ingoia tutto, diligentemente.
Mi fanno male le palle da tanto che me le ha spremute, ma lei sembra veramente felice…
-Grazie, sei stato bravo, avevo veramente una voglia del diavolo, non sai quanto…-
Vedo i suoi occhi inumidirsi…
L’abbraccio…
-Lascia stare: è stato un piacere. Sei una bella donna, non devi deprimerti così: sono certo che troverai qualcuno che saprà farti felice…
Mi sorride…
Ci finiamo lo champagne, poi mi rivesto: la lascio avvolta in una vestaglia di raso che mi saluta sulla porta.
In un attimo la notte mi porta via. Le luci della notte.

Finalmente sono a casa, posteggio sotto al portico, spengo la radio che mi ha tenuto compagnia.
Salgo le scale, faccio per infilare la chiave nella toppa che la porta si apre.
E’ bellissima, con un babydoll blue, niente sotto, i bellissimi occhi castani spalancati di curiosità.
-Ma che ci fai ancora in piedi? Ti ho detto di andare a dormire già mezzora fa.
– non riuscivo a dormire, ti stavo aspettando…-
L’abbraccio… la guardo negli occhi…
Sento un certo prurito: se non fosse che la sua amica mi ha spremuto la scoperei lì sulla porta.
-ti è… ti è…-
Sospiro e poi sorrido, guardandola dritto negli occhi.
-si, amore, certo che mi è piaciuto. Cosa ti aspettavi? Non è stato facile, ma nemmeno una sofferenza: Giulia è bella e brava… Però i pompini li fai meglio tu!-
Corruccia la fronte.
-scemo!-
-Sei gelosa?In fondo l’ho fatto perchè lo volevi tu, non è stata una mia idea…-
-si, ma poi… ho pensato… e se gli piace? E se lei è più brava di me?…-
-Basta minchiate-
La stringo tantissimo a me:
-a parte che non è più brava di te, non avrebbe fatto comunque differenza. Non ha cambiato niente questo.-
La bacio dolcemente.
-non posso cambiare donna, ricordi? ‘fino a che la testuggine avrà fatto il periplo del mondo e la formica bevute tutte l’acque dell’oceano’-
Mi sorride, vedo i suoi occhi innamorati, mi annego nel profumo dei suoi capelli.

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