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Racconti Erotici Etero

Santa e Puttana

By 24 Marzo 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Sabato di supermercato…ok datemi una daga e mandatemi ad affrontare da solo la campagna dei Parti per l’Impero Romano o difendere il Vallo di Adriano, ho maggiori possibilità di uscirne fuori vivo…

Devo prendere solo poche cose…ma il senso non cambia qui &egrave una guerra atroce, dolci vecchiette addestrate da anni di pensione minima possono diventare spietate fiere se per sbaglio le sopravanzassi in una coda alle casse…

Mentre accedo all’entrata prospiciente le casse il cell squilla…passo un secolo ad armeggiare tra il cestino della spesa e frugare in quale dello 8 tasche dei pantaloni ho il cell che squilla.

Rispondo e lo incastro tra l’orecchio e la spalla mentre mi risistemo le chiavi che stavano cadendo fuori quando ho estratto il cellulare e passo il cestino da un braccio all’altro mentre mi avvio al reparto ortofrutta.

‘ciao …sento un sacco di rumore dove sei?’

la tua voce mi fa sorridere e un po’ mi spiazza…inattesa

‘ supermercato dovrò pur mangiare di quando in quando!’

‘ecco Bravo così non mi deperisci…. sai perché ti ho chiamato?’

‘No, ma so che me lo dirai’ parlo normalmente udibile anche da terze persone, mentre

dappertutto intorno a me le persone d’ogni età sesso e colore si muovono come api impazzite in questo alveare del consumismo.

‘Ti ho chiamato perché avevo voglia di te’

Come una scarica elettrica dalla testa alla schiena mi scende giù fino agli alluci dei piedi ‘

sorrido tra l’imbarazzo e il piacevolmente sorpreso…

‘a ecco…’ non aggiungo altro ‘ la tua voce da sola già basta a mandarmi in cortocircuito se a questo sommo le parole….

‘son qui sola soletta in casa solo il costume da bagno ed il pareo prima stavo prendendo il sole in giardino…’

mi schiarisco la voce ‘ ecco…lo vedi sei la solita!’ la mia voce si &egrave abbassata un po’ mentre ti rispondo , mentre parlo la mia immaginazione corre a ricordarti e collocarti in giardino con il tuo costume minuscolo ed a volte inesistente…’accidenti Stella lo sai cosa provochi quando inizi così’

sono quel che sono, lo so, qualcosa si muove dentro le mie bermuda al solo pensiero

‘ti sto mettendo in imbarazzo? Se vuoi continuo mentre sei li in mezzo alla gente e così sei costretto a rispondermi dandoti un contegno…ahahahah dai faccio la brava’

‘magari sarebbe il caso’ riesco a dire ridacchiando imbarazzato e guardandomi attorno come se d’un tratto tutte le orecchie ed occhi nel supermercato fossero solo per me. Al tempo stesso però mi rode dartela vinta su due piedi e il pensiero di te nella penombra della stanza che ti accarezzi con la mano come sei solita fare in altre occasioni continua ad agitarmi.

‘no no continua pure ‘ figurati’

una pausa da parte tua, lunga abbastanza da credere che sia caduta la linea ‘come sei messo’?’

Cerco di risponderti parlando discorsivamente…come se nulla fosse ‘in mezzo alla gente al supermercato’

‘cosa i faresti ora se fossi qui?’

‘non credo che mi possa esprimere in modo da rendere l’idea’

ridi ‘ ‘passa al banco della verdura e scegli una bella zucchina per me, per quando mi lasci da sola…a proposito tutto bene dentro i pantaloni?’

‘una situazione che diviene ogni momento più insostenibile’

‘mi sembra di vederti li con il cestino della spesa ce cerchi di rispondermi in modo garbato mentre avresti voglia di dirmi quanto sono porca e quello che vorresti farmi ‘ ridi…ma la tua voce si &egrave abbassata…calda invitante…vogliosa

sorrido come se parlassi amabilmente con un chiunque qualsiasi ‘stronza….non posso dirtelo che ti farei adesso mi fai montare su una…certa voglia’ mi guardo intorno con nonchalance come se avessi la sensazione che tutto il supermercato mi osservasse e mi origliasse.

‘dai prendimi una zucchina al banco verdure… lunga insomma di buona circonferenza…non esagerare però…immaginami mentre la bacio e la preparo…prima di …’

‘si lo immagino…’

ridi divertita ma la tua voce dopo &egrave più carica di intensità…’sai mi sembra di vederti ad immaginarmi mentre ti parlo e pensi a me come sono ora sulla poltrona rilassata a gambe aperte…il costume scostato….ti vorrei avere qui adesso’

Ecco sei proprio bastarda…i miei pantaloni ormai sono diventati uno strumento di tortura, te lo dico.

Continui spietata la tua voce &egrave una tonalità più bassa e qualche tuo respiro tradisce il fatto che ti stai accarezzando toccando …e vuoi che io lo sappia…fortunatamente siamo alla fine ho tutto e mi incolonno alla cassa rapida…ho meno di 10 pezzi nel cestino.

Tu però, non desisti ormai ti stai quasi masturbando mentre sono in fila compreso tra un distratto studente con le cuffie nelle orecchie (grazie a Dio) e dinanzi a me due donne troppo vicine…

‘si…sono alla cassa in fila ora’ ti dico nella vana speranza che tu desista…o forse no?…

ma tu non desisti ed in fondo &egrave per questo che ti adoro…il collo della donna dinanzi a me fa uno scatto come per girarsi indietro …poi poco dopo si gira come se cercasse qualcosa…ti ha sentito forse… poi lo rifà ancora…cancella il ‘forse’.

Mi guarda in faccia e poi mi guarda più in basso…tu, continui anche mentre la donna davanti a me sta pagando anche mentre carico la spesa sul nastro e parlo con la cassiera e pago…non smetti.

Riuscire fuori dal supermercato e subire lo shock termico del passaggio dall’aria condizionata all’afoso umido del pomeriggio &egrave quasi una liberazione.

Ti dico della donna che ci ha sentito, tu fai una sola maliziosa domanda ‘ti &egrave dispiaciuto?’, penso un istante solo

‘No!’ Mi incammino risoluto verso l’auto, parcheggiata vicino all’androne di un palazzo, la tua voce non smette di parlarmi, di sedurre stuzzicare, scopare il mio cervello…sei spietata nell’esasperare la mia eccitazione.

Quando… una mano mi afferra per un braccio e girandomi ti vedo …non a casa tua in costume su una poltrona ma qui vicino a me in pantaloncini e t.shirt e occhiali da sole sulla testa a mo di fermacapelli, quasi mi cade la borsa della spesa…

‘Ma cos..’ ti afferro io con la mano libera e ti trascino dentro l’androne del palazzo. Individuo la tromba del vano cantine e ti porto di sotto…stai dicendo qualcosa…forse una debole protesta…

e poi una volta raggiunto il corridoio delle cantine, ti spingo contro il muro ..le bocche si incollano e le mani si rincorrono l’una sulla pelle dell’altro sollevando magliette, infilandosi nei pantaloncini, scostando slip…

Limoniamo come due adolescenti infoiati, sino a che le parti non si invertono e mi ritrovo io spalle al muro e con te che scendi giù, a calarmi con un solo gesto le bermuda e gli slip. Il sedere nudo contro il freddo grezzo del muro.

Giochi con le guance con il mio uccello per un attimo, prima di iniziare la tua piacevole tortura di carne, di quando in quando sopra di noi, un rumore di passi voci che poi si allontanano, il rumore del rel&egrave delle luci che scatta nella semioscurità mentre ormai la tua bocca mi sta inghiottendo.

Non resisto più ti sollevo, la mano si insinua ancora dentro i tuoi pantaloncini, te li spingo giù a terra e poi infilo le dita negli slip …che scopro essere invece un perizoma &egrave un colpo secco che ti strappa un urletto e sono in mano irrimediabilmente rotti e bagnati…

‘voglio…devo scoparti’ ti dico guardando in faccia, riesco appena a sentire il tuo ‘riempimi ‘ prima di avere di nuovo le tue braccia intorno al colo e la tua lingua ancora in bocca.

Ti sollevo una gamba mentre con la mano libera cerco di puntare dentro di te sino a riuscirvi..

la tua tshirt alzata fin sul collo permette ai tuoi seni liberi di scrivere nuovi invisibili disegni con i capezzoli sul mio petto.

Ora &egrave il tuo culo e la tua schiena contro il ruvido cemento grezzo…spingo senza troppe cerimonie mentre la tua pelle viene in parte abrasa da quella ruvida ed umidiccia superficie.

Le spinte sono all’inizio lente e cadenzate, ma man mano che sale l’eccitazione sono più veloci, energiche entrambi non tratteniamo più nulla a volte mi fermo all’improvviso sentendo un altro rumore più vicino, ma riprendo quasi subito, a volte sei tu rabbiosa stringendoti a me a protestare del mio arresto.

Mi scosto appena, per permettere di infilare due dita nella tua bocca, prima di uscirne e ricominciare la nostra furiosa limonata.

Riesco ad infilartene un dito in culo, ormai la scopata in piedi ci sta sconvolgendo entrambi tu hai un guizzo come una contrazione improvvisa intorno alla mia cappella ed attorno al mio dito…continuo a con maggior foga disperata, animale…

Le spinte ti inchiodano a quel muro..ogni tanto sento appena la tua gamba cedere ma non ti do tregua ne requie, stacco la la mia bocca dalla tua solo per morderti i seni.

Sento il tuo liquido colare attraverso il mio cazzo giù per il mio scroto e le mie gambe.

SE ora entrasse qualcuno ci vedrebbe così avvinghiati come due dervisci senza posa, sei mia solo mia nell’umida oscurità polverosa di questo scantinato ‘ clandestini nella nostra passione consumata così voracemente.

Incredibilmente mi precedi e vieni …ti tengo stretta a me contro il muro, mentre sei scossa dai tremiti….poi le bocche si riuniscono ancora….

Ancora una volta ribalti la situazione e mi costringi ad uscire da te…ma solo per poco…di nuovo in ginocchio sono nella tua bocca, ora spietata, viziosa sotto il tuo sguardo malizioso quasi crudele…

Non posso trattenermi te lo dico, ma tu non molli la presa ed allora le mie mani sulla tua testa ti tengono ferma a me, mi spingo fino in fondo alla tua gola per tre…quattro volte, le tue nani sul mio culo nudo e poi… prima di esplodere con una specie di urlo strozzato…il tuo dito rapido quasi traditore nel mio culo si fa strada, facendomi perdere ogni controllo vengo riempiendoti la bocca…

Ti sento golosa, attenta a non lasciare scappare nulla, non per compiacermi ma semplicemente perché quella &egrave la tua natura del momento nel quali indulgi per interminabili istanti…fino a risollevarti dinanzi a me ‘.ti bacio turgida nelle labbra, dividendo il mio sapore nelle nostre bocche.

Lunghi istanti prima di ricomporci e rivestirci uscendo mano nella mano come due fidanzatini ‘

‘ Guardo il tuo sorriso bello ed innocente…la tua dualità di santa e puttana e te lo devo dire prima di baciarti ancora: ‘ti adoro’.

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