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Racconti Erotici Etero

Sara, la ragazza di mio cugino

By 24 Luglio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Sara &egrave la ragazza di mio cugino Cristiano. Ha 20 anni, &egrave molto alta, capelli lunghi castani lisci, occhi verdi e carnagione rosa chiaro.
Potrebbe tranquillamente essere una modella ma per ora studia all’università e la sua unica esperienza lavorativa &egrave stata come commessa in un fast food.
La domenica &egrave una tradizione per la nostra famiglia trovarsi con zii e cugini a pranzare a casa di quella che &egrave mia nonna e da ormai più di un anno anche Sara &egrave invitata essendo ormai parte della famiglia.
Per qualche tempo Sara mi apparve solo come la bellissima fidanzata di mio cugino; spesso provavo una forte invidia verso di lui, ma quando lasciavamo casa della nonna scordavo completamente Sara fino alla domenica successiva.
Col passare del tempo la mia attrazione verso di lei fu sempre più forte così che un pomeriggio mi misi a cercare il suo profilo su Facebook più per curiosità che per altro. A dire il vero speravo di trovarci delle foto interessanti che avrebbero agevolato la mia frequente attività masturbatoria ed effettivamente non c’era da rimanere delusi.
Nella sua foto profilo la si poteva ammirare in tutta la sua bellezza; era in piedi con un braccio appoggiato lungo un fianco, indossava un vestitino grigio, i capelli sciolti le ricadevano lungo le spalle, gli occhi erano ornati da un leggero tocco di matita nero mentre le labbra erano di colore rosso porpora così come lo smalto sulle unghie delle mani.
Notai subito quanti “mi piace” aveva sia nella foto profilo sia in quelle successive, dove persisteva nell’essere di una bellezza disarmante, tanto che pensai a quanto fosse improbabile che una ragazza così bella, estroversa e, a giudicare dal gran numero di foto che postava (molte delle quali in pose sensuali) esibizionista, potesse avere a che fare con un unico cazzo.
Sara, sempre a quanto notai scorrendo tra le sue foto e nei suoi post sul social network (che potevo vedere anche non avendola tra gli amici), era solita viaggiare molto. Ero consapevole che viaggiasse spesso in compagnia di mio cugino Cristiano, ma a quanto vidi faceva molti viaggi anche sola o in compagnia di amici.
Non so perché ma la mia mente associò subito quelli a dei viaggi nei quali, oltre a visitare le più belle città d’Europa e del mondo, si faceva anche delle gran belle scopate all’insaputa di quel cornuto di mio cugino.
Probabilmente le mie erano solo fantasie erotiche dettate dall’essere estremamente attratto sessualmente da lei, ma una delle prime cose che spiccava guardando il suo bellissimo e dolce viso era uno sguardo da ragazza furba, come se avesse sempre qualcosa da nascondere.
Ne ebbi conferma quando accadde ciò che mai avrei pensato potesse accadere.
Tutto cominciò con l’arrivo della calda stagione. Prima di allora, per un anno buono, non penso che Sara si sia mai accorta di nulla riguardo l’effetto che mi faceva, anche perché io non facevo molto per darlo a vedere.
Ma con lo scoppiare del caldo e il continuo innalzarsi delle temperature Sara si presentava la domenica sempre più scosciata, sempre più provocante, sempre più porca, almeno ai miei occhi.
Ogni volta che la vedevo così era un problema, il mio cazzo diventava sempre più duro al cospetto di una bellezza così angelica. Impazzivo letteralmente dentro vedendo quelle sue lunghe e bianche gambe e soprattutto i suoi piedini, con le unghie sempre curate e smaltate dello stesso colore di quelle delle mani; quelle mani che, sempre nei miei pensieri, dovevano aver impugnato con disinvoltura e provocato piacere ad un numero sconsiderato di cazzi.
Non indossò mai, almeno con quel caldo, scarpe da ginnastica, ma sempre qualcosa che le lasciava i piedini liberi di essere contemplati in tutta la loro bellezza.
Si accorse delle mie attenzioni verso di lei quando una domenica decisi di scattarle alcune foto riprendendola di nascosto da sotto il tavolo durante il pranzo.
A tavola ci trovavamo sempre seduti uno di fronte all’altra, con mio cugino a capotavola sulla mia destra.
Il giorno in cui decisi di fotografarla indossava un vestitino a righe orizzontali bianche e nere che le arrivava fino a sopra le ginocchia lasciandole scoperte le gambe; l’abbigliamento era completato da un paio di sandaletti neri con tacco.
I suoi piedi erano splendidi come al solito, le sue unghie color azzurro perla.
Il mio cazzo era duro come non mai.
Estrassi dalla tasca il cellulare e lo posizionai tra le mie gambe in verticale sulla sedia tenendolo fermo con una mano mentre con l’altra cominciai a premere il bottone dello scatto. Scattai una dozzina di foto alle sue gambe, volevo essere sicuro che almeno un paio venissero decentemente tra tutte quelle che sarebbero venute mosse.
Inizialmente Sara tenne sempre le gambe accavallate. Continuai a scattare sperando che da un momento all’altro le allargasse; “aprile, troia” &egrave quello che pensavo e speravo tra me e me.
Appena questo avvenne smisi per un momento di scattare e cercai di aumentare lo zoom per fare in modo di riuscire a inquadrarla per bene in mezzo alle gambe, quindi scattai altre foto, almeno un’altra ventina. Riuscii persino a fare un breve video in cui intercettai qualche piccolo movimento dei suoi piedi. “Per una sega tutto fa brodo”, pensai.
Cercai per ultima cosa di zoomare proprio sui piedi, scattai tre o quattro foto fino a che il cellulare non mi scivolò dalle mani e cadde a terra provocando un forte tonfo.
Le mie sfortune (o fortune, a giudicare da ciò che sarebbe poi avvenuto) furono due; la prima &egrave che Sara fu la prima a mettere la testa sotto al tavolo per vedere cosa fosse caduto. Non ci sarebbe stato niente di male nel fatto che mi fosse accidentalmente caduto il cellulare se non che, e qui &egrave la seconda sfortuna, cadde proprio in prossimità del piede di Sara mentre sul display campeggiava a tutto schermo la foto delle sue gambe.
Mi gettai frettolosamente sotto il tavolo per recuperare il tutto e riuscii ad afferrare il dispositivo prima che Sara, abbassandosi a sua volta per raccogliermelo, lo prendesse.
Ero imbarazzatissimo. Non avevo la certezza assoluta che lei avesse visto la foto delle sue gambe sul display del mio telefonino, ma era difficile pensare al contrario.
Avrei voluto sotterrarmi dalla vergogna. Provai a pensare che magari Sara potesse aver pensato che la foto si fosse scattata da sola mentre il telefono cadeva a terra proprio dal lato del tasto della fotocamera, ma mi resi subito conto di quanto la cosa fosse stupida.
Il pranzo andò comunque avanti tranquillamente, lei non disse nulla anche se la notai spesso lanciarmi delle occhiate di chi pareva aver intuito quello che era successo.
Tornato a casa mi chiusi in bagno e consultai il nuovo materiale da sega che mi ero procurato. Scelsi le foto migliori e cancellai quelle troppo mosse.
Purtroppo non riuscii a capire dalle foto se Sara indossasse o meno le mutandine in quanto non erano così nitide, quindi lasciai spazio alla fantasia e immaginai che la troia sotto quel vestitino non indossasse nulla. Optai per una foto dove si vedessero bene sia le gambe sia i piedi e le dedicai una gran sega.
Ma quello che successe la domenica appena narrata fu nulla se paragonato a quello che avvenne due settimane dopo.
Passò una settimana in cui Sara non fu presente al pranzo della domenica. La immaginai in un altro dei suoi viaggi da single a succhiare il cazzo del fortunato di turno, in quanto mio cugino Cristiano era invece regolarmente presente.
Fui sollevato dal fatto di non vederla. Sinceramente, dopo quello che era capitato, volevo che passasse giusto il tempo perché lei dimenticasse tutto.
Invece la domenica successiva la vidi di nuovo ed era bella tanto quanto l’ultima volta che l’avevo vista.
Faceva ancora molto caldo e lei era scosciata così come la volta precedente.
Aveva soltanto un vestitino di colore differente e un paio di sandali questa volta senza tacco ma con zeppa di sughero.
Inutile dire che per il mio cazzo vederla fu l’ennesima festa, tanto che appena finito il pranzo sentii immediatamente l’esigenza di andare in bagno e dedicarle una sega.
Mi recai in bagno ma preso dall’eccitazione dimenticai una cosa fondamentale; fu così che circa 5 minuti dopo, mentre ero al massimo dell’eccitazione e a pochi secondi dal venire, Sara aprì la porta che avevo accidentalmente dimenticato di chiudere a chiave.
Lo spettacolo che si trovò davanti fu per me umiliante. Ero seduto sulla tazza del cesso con la schiena appoggiata al muro e le gambe distese in avanti sulla vasca da bagno. Con una mano reggevo il cellulare che mostrava una sua foto che avevo scaricato dal suo profilo Facebook e con l’altra mi segavo senza pudore.
Sara rimase impalata per pochi secondi che a me sembrarono una eternità, quindi chiese confusamente scusa e uscì dal bagno.
Ero un uomo distrutto, avrei voluto restare in quel bagno per sempre.
Mi decisi a uscire dopo una ventina di minuti, speravo che lei se ne fosse già andata e invece era lì, seduta sul divano del salotto. Inizialmente fece finta di nulla, immaginavo quanto la situazione fosse imbarazzante anche per lei. Poi mi si avvicinò e mi chiese ancora dolcemente scusa appoggiandomi una mano sulla spalla.
Passai l’intero pomeriggio sul letto a pensare a quanto ero stato coglione. Per un attimo arrivai anche a pensare che Sara avesse intuito qualcosa la domenica delle foto e che, presupponendo quello che stavo facendo in bagno, fosse entrata per umiliarmi in modo definitivo, anche se mi sembrò del tutto improbabile. Saltai persino la cena e restai sdraiato a fissare il soffitto fino a che, precisamente alle 21.47, il mio cellulare notificò l’arrivo di un messaggio e mi destò dai miei pensieri.
L’anteprima del messaggio dava un numero non memorizzato in rubrica.
Pensai si trattasse delle solite offerte promozionali e invece no.
“porcellino’ora so a cosa ti servono le foto delle mie gambe :P…sara”.
Questo il testo del messaggio. Il numero lo aveva sicuramente recuperato dal telefono di mio cugino.
Non potevo credere ai miei occhi.
Non appena lo lessi la mia prima sensazione fu quella di una grande liberazione. Il fatto che l’avesse messa sul ridere, forse quella faccina finale nel messaggio, mi fece stare in qualche modo meglio.
Rimaneva la mia pessima figura, quella di un 24enne sorpreso a masturbarsi in una posizione indecente sopra un cesso e con in mano un cellulare, ma mi sentivo in qualche modo meglio.
Restai indeciso sul da farsi. Inizialmente decisi di non risponderle, per prima cosa perché si trattava pur sempre della ragazza di mio cugino e non mi sembrava carino massaggiare con lei con lui all’oscuro di tutto, seconda cosa perché avrei dovuto come minimo riflettere per delle ore sulla risposta, non avendo nemmeno tutta quella confidenza necessaria per risponderle come avrei voluto.
Lasciai passare più di un’ora durante la quale rilessi il messaggio ricevuto svariate volte.
Mi soffermai su quel “porcellino”…se ne era presa lei di confidenza…ma &egrave anche vero che aveva pur sempre il coltello dalla parte del manico.
Mi convinsi quindi di risponderle mantenendo un basso profilo. Questo fu il mio messaggio di risposta su cui ragionai per svariati minuti.
“Scusami Sara, &egrave stato veramente imbarazzante per me oggi. Ti chiedo ancora scusa e per favore, non parlare con Cristiano di quello che &egrave successo…sarebbe davvero umiliante per me, più di quanto lo sia già stato…”.
Pensai di inserire anche una parte dove avrei spudoratamente mentito dicendo di non avere foto delle sue gambe nel cellulare ma lasciai perdere.
Credetti quindi che tutto fosse finito ma un quarto d’ora dopo ricevetti un messaggio di risposta.
“Non ti preoccupare…posso almeno sapere se stavi veramente pensando a me??? :P :P”.
Ancora quelle faccine. Appena le vidi pensai a quanto le piacesse tirare fuori quella lingua, probabilmente lo faceva per abitudine. Dai messaggi che inviava non sembra avesse vent’anni ma sedici, massimo diciassette.
Avevo anche la sensazione, non so bene dire dettata da cosa, che da ogni sua frase trasparisse un’incredibile voglia di cazzo. A dire il vero ho sempre pensato che mio cugino non la soddisfi sessualmente a dovere e che lei cerchi continuamente avventure al di fuori della loro relazione.
“No…non stavo pensando a te…”. Risposi con queste semplici parole.
Appena diedi l’invio mi resi conto di quanto stupida fosse la mia risposta ma, d’altro canto, non potevo certo risponderle come avrei voluto “sì stupida troia, stavo pensando al tuo lurido visino da cagna, alle tue gambe e a come ti coprirei di sperma dalla mattina alla sera “. Non sarebbe stato carino da parte mia.
Passarono altri minuti e ricevetti la sua risposta.
” :( “. Una faccina triste.
Mi eccitai subito al pensiero che la puttana, questo &egrave quello che ormai ero sempre più convinto fosse, provava piacere nell’essere considerata oggetto da sega.
Seguì un suo nuovo messaggio a distanza di due minuti.
“se me ne dedichi una la prossima volta posso darti una mano’se vuoi”.
Rilessi tutti i messaggi e stentai a credere che quella conversazione potesse essere reale.
La fidanzata di mio cugino mi aveva dato del porcellino e si stava offrendo, con toni più o meno scherzosi, di rendersi partecipe di una mia prossima sega.
Andai in bagno e sedendomi sul cesso mi masturbai per l’ultima volta nel corso di quella giornata.
Stavolta non ci fu nemmeno bisogno delle foto sul cellulare, fantasticai sulla mano di Sara che teneva stretto in pugno il mio cazzo e delicatamente la muoveva dall’alto in basso e viceversa. Al momento di venire mi alzai quindi in piedi e appoggiai il braccio sinistro sul bordo della vasca da bagno. Con la mano destra continuavo a segarmi tenendo stretto il cazzo e cercando di far uscire quel poco di liquido seminale che ancora avevo in corpo. Diressi il getto verso il basso immaginando che inginocchiata di fronte a me Sara attendesse i caldi schizzi di sperma sul suo volto e venni nella vasca da bagno.
Ripresi fiato, quindi feci una rapida doccia prima di andare a dormire.
Inutile dire che impiegai diverso tempo prima di addormentarmi, rimuginando su tutto quello che era successo durante quell’incredibile giornata.
Riuscii quindi a chiudere gli occhi a mezzanotte inoltrata ma il mio sonno fu interrotto dopo breve tempo.
All’una di notte circa ricevetti un nuovo messaggio. Era Sara.
Stranamente avevo lasciato la suoneria attiva e il rumore della notifica del messaggio mi fece svegliare.
Il messaggio conteneva un’immagine. La aprii.
La troia era distesa su un letto e nella foto che mi aveva inviato, probabilmente scattata proprio in quel momento, si vedevano in tutto il loro splendore le sue meravigliose gambe e i suoi piedi come in quelle foto che si scattano spesso le ragazze sulla spiaggia con il mare sullo sfondo.
“Lurida puttana” – pensai tra me e me.
Non risposi e dopo un quarto d’ora ricevetti un altro messaggio.
“non esagerare con le seghe…scherzo dai tranquillo…buonanotte…porcellino… :)”.
Non sapevo più cosa pensare. Da un lato era la ragazza di mio cugino e il timore che lui venisse a sapere del nostro scambio di messaggi e tutto il resto mi spaventava, dall’altro pensai che una gran figa, probabilmente ninfomane, mi aveva appena inviato la foto delle sue gambe e dei suoi piedi sapendo che mi ci sarei segato e mi apostrofava come porcellino come se volesse a tutti i costi che le dimostrassi di esserlo.
Tornai a coricarmi dopo aver riguardato per diversi minuti sul display le sue gambe e zoomato sui suoi piedini perfetti. Ero troppo stanco per masturbarmi di nuovo, il mio cervello diceva di farlo ma il mio corpo voleva solo riposare.
Feci uno sforzo, posai il cellulare sul comodino e senza tenere conto di quanto fosse diventato nuovamente duro il mio cazzo cercai di riaddormentarmi.
Quando mi svegliai il giorno successivo la prima cosa che feci fu guardare il cellulare quasi come a volermi accertare che non fosse stato tutto un lunghissimo sogno.
Il display segnalava un nuovo messaggio. Il numero di telefono era quello di Sara.
Lo aprii.
Il contenuto era qualcosa di sconvolgente. Questa volta non si trattava di un sms.
Sara mi aveva inviato un messaggio tramite Whatsapp, poco dopo le ore due. Aprii la conversazione e scoprii che mi aveva mandato un video.
Avviai il download del filmato e nell’attesa mi recai in cucina a bere un bicchiere d’acqua quindi in bagno a sciacquarmi il viso.
Fantasticai nel frattempo su cosa potesse contenere quel video e provai a darmi delle risposte.
“Sarà uno di quei video divertenti che girano su internet”, pensai.
“Certo, potrebbe anche essere l’ennesima volta in cui prima mi mostra i suoi piedi e le sue gambe e poi mi chiede di non segarmici troppo”, pensai ancora.
Cercai di tardare il più possibile il ritorno in stanza a guardare il cellulare; da un lato quell’attesa mi piaceva, mi piaceva da morire.
Era tutto troppo strano, tutto quello che stava succedendo non sembrava avere senso.
Perché Sara continuava a scrivermi? Perché non si era indignata come avrebbe fatto la maggior parte delle ragazze sapendo che le avevo scattato delle foto di nascosto?
La risposta a queste domande mi venne istintiva.
Sara mi stava scrivendo perché voleva qualcosa da me, non si era arrabbiata per le fotografie per lo stesso motivo; molto probabilmente quello che voleva era soltanto un cazzo in più da poter succhiare, ma il fatto che il cazzo in questione fosse del cugino del suo ragazzo rendeva la cosa decisamente più eccitante. Questo &egrave quello che pensavo.
Tornai in camera e presi il cellulare, il download era completato.
Feci partire il video, durava poco più di un minuto durante i quali vidi quello che mai avrei immaginato di vedere.
Il video mostrava Sara intenta a praticare autoerotismo.
La troia posizionò il cellulare di fronte a lei, si sedette sul letto con la schiena appoggiata al muro e spalancò le gambe davanti all’obiettivo mostrando la sua splendida vagina depilata.
Cominciò quindi a toccarsi, le dita della mano destra entravano ed uscivano penetrandole la vagina con un’estrema naturalezza che mi fece pensare fosse per lei una pratica abbastanza comune mentre con la mano sinistra si accarezzava dolcemente il seno.
In sottofondo non si sentiva altro che il suo leggero ansimare.
Le riprese arrivavano ad inquadrarla soltanto fino al seno ma non c’era alcun dubbio che quella nel video fosse proprio Sara in quanto si riuscì a scorgere il suo viso nei primi e negli ultimi secondi del video quando si avvicinò al dispositivo per avviare e poi interrompere la registrazione.
Riguardai il filmato svariate volte prima di risponderle. Alzai il volume al massimo per godermi il rumore del suo respiro affannoso.
Inutile dire quanto la visione di quel video me lo avesse fatto diventare duro, ma decisi di risponderle prima di dedicarle la prima sega della giornata.
“A cosa devo questo onore?”, le chiesi semplicemente.
Ci mise un po’ prima di rispondere; del resto la puttanella meritava un po’ di riposo dopo aver fatto le ore piccole a infilarsi le dita nella figa.
“Ho immaginato come potessi sentirti dopo quello che &egrave successo…così ho pensato di fare lo stesso…io ho visto te e tu hai visto me…”, fu questa la sua risposta.
“Indovina a chi pensavo mentre lo facevo…porcellino…”, disse ancora.
Era veramente troppo.
Fu in quell’istante che decisi che le sue provocazioni non potevano restare impunite, anche se probabilmente dal suo punto di vista sarebbe stato più un premio che una punizione.
Volevo fotterla come una simile puttana meritava di essere fottuta; sfiancarmi di seghe sulle sue foto o video non mi bastava più, anche se &egrave quello che feci pochi minuti dopo in bagno.
Decisi quindi, per cercare di far prendere agli eventi la piega che desideravo più di quanto la stessero già prendendo, di continuare la nostra conversazione con questo messaggio: “tu mi hai visto dal vivo, io in un video…non &egrave stata esattamente la stessa cosa…per me &egrave stato molto più imbarazzante…”.
La sua risposta fu esattamente quella che speravo e che mi aspettavo da lei.
“Mi stai forse chiedendo di farlo davanti a te?”.
“Non ho detto questo…ho detto solo che non &egrave la stessa cosa…”, replicai io.
“Ammettilo che vuoi vedermi…porcellino…”, scrisse lei.
Come darle torto, avrei dato qualsiasi cosa per vederla masturbarsi davanti ai miei occhi.
“Ha parlato la santarellina…”, risposi ironicamente io.
“:D” fece una faccina divertita. Probabilmente le piaceva il fatto che stessi subdolamente dandole della troia.
“Cosa saresti disposto ad offrirmi per umiliarmi così davanti a te?”, chiese ancora lei.
Mi piaceva il termine che aveva utilizzato, umiliarmi, perché era esattamente quello che volevo. Volevo che si sentisse umiliata e che si vergognasse tanto quanto mi ero vergognato io quel giorno, volevo che perdesse la dignità davanti a me.
Sospirai e risposi.
“Non so cosa potrei offrirti, però…potrei fartene pagare le conseguenze…”, dissi io.
“Ah, sì?”, rispose Sara; “e quali sarebbero le conseguenze?? :P”.
“Potrebbero coincidere con quello che vorresti tu in cambio”, le dissi io.
“…”, rispose lei.
Quei tre puntini di sospensione mi furono più chiari di mille parole.
“Sono curiosa…”, scrisse ancora.
“Curiosa di cosa?”, le chiesi io.
“Di sapere…”, rispose lei.
“Di sapere cosa??” – scrissi io spazientito.
Dovevo tirarle fuori le parole di bocca ma accettai lo sforzo sperando che tutto questo potesse servire per poi poterle mettere in bocca qualcos’altro.
“Se &egrave più grosso il tuo o quello di Cris… :P”, rispose Sara.
“Dovresti saperlo già…il mio lo hai visto in bagno…o sbaglio?”, replicai io.
“Non molto bene”, rispose lei.
Decisi che era il momento di affondare il colpo.
“Mi stai forse chiedendo di fartelo vedere meglio?”, le chiesi.
“Ahahah…può darsi…”, rispose Sara.
“Porcellina…”, le dissi io concedendomi la confidenza che lei si era presa fin dai primi messaggi che mi aveva inviato.
Lei rispose con un’altra risata seguita da una emoticon con la faccia di un maialino.
“Non credo che Cristiano sarebbe molto d’accordo…”, dissi ancora io.
“Io amo Cristiano ma…non mi basta…”, rispose lei; “non sarebbe certo la prima cosa che gli tengo nascosta e credo non sarà nemmeno l’ultima…”, proseguì.
Rilessi i messaggi e pensai per l’ennesima volta che difficilmente mio cugino avrebbe potuto trovare una fidanzata più zoccola di quanto lo fosse Sara.
Sinceramente, di fronte alla possibilità sempre più concreta di andare a letto con lei, ben poco mi importava di mio cugino.
Se da un lato &egrave vero che siamo praticamente cresciuti insieme, dall’altro c’&egrave da dire che Cristiano ha sempre avuto un atteggiamento abbastanza altezzoso nei miei confronti, soprattutto quando eravamo più piccoli.
Pretendeva sempre di sapere tutto e di aver ragione su qualsiasi cosa, discutere con lui &egrave sempre stato impossibile e spesso lo &egrave tuttora.
Fottermi la sua ragazza sarebbe stata una bella rivincita per tutti quei momenti in cui mi aveva fatto sentire in qualche modo inferiore a lui.
Fu così che la domenica successiva io e Sara decidemmo di concordare un incontro all’insaputa di mio cugino Cristiano. La domenica successiva Sara era di nuovo più provocante che mai.
Indossava un vestitino nero con disegnate delle margheritine e le stesse scarpe con la zeppa alta che indossava il giorno in cui mi sorprese a masturbarmi in bagno.
Ci salutammo e ci sedemmo a tavola senza dirci nulla, come se quello scambio di messaggi di pochi giorni prima non fosse mai avvenuto.
Tutto procedeva quindi normalmente come una domenica qualunque finché, mentre ero seduto a tavola a mangiare, sentii qualcosa spingere tra le mie gambe.
Abbassai lo sguardo; Sara aveva appoggiato il suo piede sulla mia sedia e con la zeppa della scarpa premeva sulle mie parti basse.
Le lanciai un’occhiata di rimprovero; se a qualcuno fosse malauguratamente caduta una posata in quel momento e avesse messo la testa sotto al tavolo la situazione sarebbe stata decisamente difficile da spiegare.
Sara invece non sembrava per nulla preoccupata, continuava a tenere il piede sulla mia sedia e mi fissava con uno sguardo penetrante e il suo solito sorriso da furbetta.
Quando tolse il piede dalla sedia per riappoggiarlo a terra credetti ingenuamente che avesse finito di fare la stupida, ma mi sbagliai.
Pochi secondi dopo infatti sentii ancora qualcosa spingere sul cavallo dei miei pantaloni.
Sara si era sfilata la scarpa e aveva ricominciato a provocarmi con il suo piedino che tanto mi faceva arrapare.
Non seppi resistere alla tentazione e, mentre con la mano destra tenevo la forchetta, con la sinistra cominciai ad accarezzarle il piede, lo presi in mano ed iniziai a massaggiarlo dolcemente.
Avrei tanto voluto poter abbassare la testa e prenderlo in bocca, leccarle ogni singolo dito come fosse il piede di una Dea da venerare.
Il mio cazzo stava a fatica nelle mutande, l’eccitazione era ancora maggiore in me dal momento che alla mia destra era seduto mio cugino ignaro di tutto.
Massaggiai il piedino di Sara per un paio di minuti fino a quando ritirò la gamba e lo rinfilò nella scarpa.
Mi alzai da tavola prima che venisse servito il dolce e andai in camera da letto; Sara mi raggiunse pochi minuti dopo.
“Allora, ti &egrave piaciuto il mio video?”, mi chiese mentre chiudeva delicatamente la porta alle sue spalle.
“Direi di si'”, risposi io sorridendole.
Sara si avvicinò, mi diede un bacio a stampo sulla bocca e si sedette sul letto accanto a me.
“Non avevo dubbi”, disse lei sorridendomi a sua volta.
La rimproverai nuovamente dicendole di stare attenta, non volevo certo che qualcuno ci scoprisse; era già abbastanza strano il fatto che fossimo chiusi da soli in camera da letto.
Cristiano era ancora seduto al tavolo impegnato a terminare il dolce, sapevo che ci avrebbe raggiunto di lì a poco.
Io e Sara dovevamo metterci d’accordo in fretta se volevamo organizzare un incontro.
“Cosa vogliamo fare?”, dissi io aspettando una sua proposta.
“Io so cosa vorrei fare”, disse lei con aria maliziosa guardandomi negli occhi e appoggiandomi una mano sul ginocchio.
“Per l’incontro intendo…”, dissi io scostandole la mano.
“Domani torno a casa dai miei per qualche giorno, potresti venire a trovarmi là se vuoi”, rispose lei.
Sara era infatti originaria di un paese a circa 50 chilometri di distanza da quello di Cristiano, era da quando si era fidanzata che viveva insieme a lui a casa dei miei zii con l’ambizione di trovare una casa in cui andare a convivere di lì a breve.
‘La settimana dopo vado al mare con Cristiano e quando torno ho solo qualche giorno prima di partire per New York”, aggiunse.
“Vai a New York?”, le chiesi io.
“Sì, i miei genitori mi hanno regalato un viaggio per l’impegno che stò mettendo con l’università’starò via due settimane”, disse lei.
Quando le chiesi con chi andava mi rispose che partiva proprio insieme ad un amico di università; le chiesi anche se Cristiano non fosse geloso della cosa ma mi disse che era un loro amico in comune e che Cristiano lo conosceva bene e si fidava di lui.
Se era per questo, Cristiano si fidava anche di me; non mi fu quindi difficile immaginare che durante quella gita a New York Sara avrebbe probabilmente visto più cazzi che monumenti.
Mentre pensavo a Sara scopata dall’amico di università sentii la sua mano infilarsi delicatamente sotto ai miei pantaloni.
“Che cazzo stai facendo??”, dissi io ridestandomi dai miei pensieri.
Il mio cazzo già duro diventò marmoreo quando Sara fece scorrere la mano sotto i miei boxer e lo strinse nel suo pugno; cominciò a masturbarmi delicatamente guardandomi fisso negli occhi.
Io voltai lo sguardo verso la porta sperando che non entrasse nessuno.
‘Rilassati”, disse Sara sorridendomi.
Andò avanti a toccarmi per circa un minuto, poi tirò fuori la mano, se la strofinò sul naso e dopo averla portata vicino alla bocca tirò fuori la lingua e diede una leccata alle dita, quindi me la infilò nuovamente nei miei pantaloni e ricominciò a masturbarmi muovendo delicatamente la mano su e giù.
Sentire le dita della mano di Sara bagnate della sua saliva massaggiarmi il membro era una delle sensazioni più belle che avessi mai provato in vita mia.
‘Sono brava anche coi piedi, sai?’, sussurrò Sara.
“Sei una puttana”, le dissi io a bassa voce accarezzandole i capelli.
“Lo so…”, rispose lei sorridendo senza distogliere nemmeno per un secondo lo sguardo dai miei occhi.
Socchiusi gli occhi e cercai di godermi il momento lasciando che Sara continuasse a segarmi.
Se avessi potuto seguire il mio istinto l’avrei ribaltata sul letto in quello stesso istante, le avrei strappato violentemente di dosso vestitino e mutandine (ammesso che le indossasse) e avrei soddisfatto la sua immensa voglia di cazzo buttandoglielo nel primo buco che mi fosse capitato sotto tiro.
In quel momento a interrompere le mie più perverse fantasie fu il rumore della porta che si aprì e ci fece sobbalzare.
Fortunatamente Sara riuscì a far scivolare fuori la mano dai miei pantaloni prima che mio cugino entrasse nella stanza.
Cristiano si sedette su una poltrona accanto al letto e si mise a guardare il cellulare; non sembrò per nulla allarmato dalla situazione.
“Di cosa stavate parlando chiusi qua dentro?”, disse mantenendo lo sguardo sul telefonino.
“Lo vuoi proprio sapere?”, gli rispose Sara.
La guardai con aria impaurita, non mi fidavo di lei e avevo paura di quello che potesse dire; del resto, come potevo fidarmi di una ragazza che pochi secondi prima teneva stretto nella mano l’uccello del cugino del suo fidanzato?
Era talmente troia che non mi sarei stupito nemmeno se avesse proposto a Cristiano del sesso a tre in quello stesso momento.
“Del tuo regalo, scemo” disse invece, quindi si alzò dal letto, si sedette sulle gambe di Cristiano e lo baciò teneramente sulla bocca mentre si riordinò una ciocca di capelli dietro l’orecchio con la stessa mano che poco prima teneva stretto il mio cazzo, impregnata della sua saliva e del liquido preseminale che aveva cominciato a fuoriuscire dalla mia cappella.
Feci un sospiro di sollievo; Sara era stata brava, effettivamente pochi giorni dopo sarebbe stato il compleanno di Cristiano e lei aveva trovato una buona scusa perché fossimo rimasti soli a parlare.
“Vedrai che bel regalo ti fa la cagna” pensai tra me e me guardando mio cugino.
Restammo a parlare del più e del meno per una decina di minuti fino a che non fu ora di tornare a casa.
.Cristiano si alzò dalla poltrona e usci dalla stanza.
‘Due minuti e arriviamo…finiamo il discorso di prima’, gli disse Sara chiudendo la porta.
“Allora ci sentiamo in questi giorni per settimana prossima…mercoledì i miei genitori e mio fratello partono per qualche giorno di vacanza al mare e sarò a casa da sola…possiamo fare un giorno di fine settimana”, disse lei.
“E per il regalo?”, chiesi io.
“Quale regalo?”, rispose Sara.
“Quello per Cristiano…ormai pensa che siamo qui dentro per quello, qualcosa dovremo prendere”, dissi io.
“Non ti preoccupare per quello, ci penserò io a comprare una stupidata. La cosa importante &egrave che veniate la prossima settimana”.
“Veniate??” dissi io. Non capivo.
“Sì, veniate…tu e lui…”, rispose Sara mettendomi nuovamente le mani sul pacco; ‘soprattutto lui direi’, aggiunse ancora accennando una risata.
“Lui &egrave già a buon punto…”, dissi io con tono scherzoso ma non troppo.
“Me ne sono accorta’porcellino…”, sussurrò Sara avvicinando la bocca al mio orecchio, quindi mi baciò nuovamente sulla bocca questa volta con tanto di lingua.
Se sentirsi chiamare porcellino nei messaggi era eccitante, sentirlo dire dalla sua viva voce lo era cento volte di più.
Sara uscì dalla porta prima che potessi dire qualcosa; rimasi immobile a guardare le sue lunghe gambe e il suo bel culetto uscire dalla stanza.
Controllai allo specchio che la troia non avesse lasciato tracce di rossetto sul mio viso, quindi uscii dalla porta e mi diressi verso casa a terminare quello che la mano di Sara aveva cominciato. Sara mi inviò un messaggio martedì mattina in cui mi confermava che dal giorno successivo i suoi genitori e suo fratello sarebbero partiti per qualche giorno di vacanza al mare e lei sarebbe rimasta a casa tutta sola.
Ci accordammo quindi per vederci giovedì.
Giovedì mattina mi recai in stazione a prendere il treno; sarei andato da lei in macchina ma sfortunatamente in quei giorni aveva un problema all’accensione.
Dopo circa tre quarti d’ora di viaggio arrivai a destinazione.
Sara mi aspettava in stazione bellissima come al solito.
Indossava un paio di jeans aderenti, degli stivaletti neri e una magliettina blu che le lasciava interamente scoperte le braccia.
Appena mi vide mi saltò al collo e mi baciò sulla bocca come fosse una ragazza che attendeva il suo fidanzato da molto tempo.
“Come &egrave andato il viaggio?”, mi chiese.
“Bene, non &egrave stato poi un lungo viaggio…nemmeno un’ora”, le risposi sorridendo.
“Anche se sono dovuto stare praticamente tutto il tempo in piedi”, dissi ancora.
“Andiamo, ti porto a vedere casa mia e poi decidiamo cosa fare…sono una decina di minuti a piedi da qui”, disse tutta sorridente prendendomi per mano.
Durante il tragitto verso casa notai che molte persone si giravano a guardarla, giovani e anziani senza distinzione, specialmente per via dei pantaloni aderenti che mettevano volutamente in risalto le sue lunghe gambe e il suo culetto sodo.
Arrivammo a casa sua, una piccola villetta a schiera, esternamente molto carina.
Entrati in casa mi fece accomodare sul divano del salotto e mi chiese se volessi qualcosa da bere.
Dissi che avevi gradito un bicchiere d’acqua e lei, per tutta risposta, mi servì un bicchiere d’acqua e un bicchierino di quello che sembrava essere liquore alla liquirizia.
“Sei mio ospite, non aspettarti che ti offra solo dell’acqua”, disse sorridendo.
“Assaggia questo, &egrave fatto in casa…lo ha preparato mia mamma qualche giorno fa”, disse ancora.
Ringraziai e presi in mano il bicchierino nonostante non fosse nemmeno mezzogiorno e ovviamente non avessi ancora pranzato.
“Dì la verità, vuoi farmi ubriacare prima ancora di pranzo?”, dissi scherzando.
“Se non ti va o non ti piace lascialo pure lì”, replicò lei.
“Scherzavo, lo bevo volentieri…prendine un bicchiere anche tu”, le dissi.
Lei rispose che non le piaceva molto bere, lo faceva raramente in occasioni particolari.
Le dissi quindi che a me non piaceva il fatto di bere da solo e che quella era un’occasione abbastanza speciale così lei si convinse a rovesciarsi a sua volta un bicchierino di liquore. Dopo aver brindato prese posto sulla poltrona sedendosi di fronte a me e sorseggiammo il nostro liquore.
Per cercare di togliermi dall’imbarazzo nei minuti successivi dissi un paio di cose stupide su quanto fosse bella la casa.
“Appoggia pure i piedi sul tavolino se vuoi”, disse Sara interrompendo uno dei miei inutili discorsi facendo cenno ad un tavolino di vetro posto di fronte a me.
“Non mi permetterei mai” risposi io. “Non &egrave educazione”, dissi ancora.
“Mettiti comodo e non ti preoccupare…sei un ospite speciale e ti devo trattare come tale…come un re”, disse ancora lei sorridendo.
Appoggiai i piedi sul tavolino che separava me e Sara. Lo feci soltanto perché sembrava non aspettasse altro.
“Devi essere stanco dopo il viaggio in treno…tutto il tempo in piedi, povero”, disse Sara slacciandomi le stringhe delle scarpe e sfilandomele. “Lascia che ti faccia un massaggio”.
Mi sfilò quindi le calze e cominciò a massaggiarmi delicatamente un piede.
“Sei brava”, le dissi guardandola negli occhi. Lo era davvero.
“Già da piccolina mio papà mi chiedeva sempre di massaggiargli la schiena o i piedi…sono stata abituata bene a essere sottomessa” disse Sara.
“Cosa c’entra essere sottomessa? Stai semplicemente facendo un massaggio”, replicai io.
“Io l’ho sempre vista come una cosa un po’ umiliante”, rispose Sara continuando a premere sul mio piede.
“Anche se mi &egrave capitato di fare cose di gran lunga più umilianti…”, aggiunse cominciando a massaggiarmi l’altro piede.
Il mio cazzo diventava sempre più duro man mano che Sara proseguiva nel massaggio.
“E quale sarebbe la cosa più umiliate in assoluto che hai dovuto fare?”, le chiesi.
Rimase un attimo in silenzio prima di rispondere.
“Magari te lo dico dopo, non &egrave questo il momento”, disse accennando una risata.
“Se ritieni una cosa umiliante massaggiare i piedi allora perché lo stai facendo?”, le chiesi.
“Perché ogni tanto mi piace sentirmi così…”, disse a basso tono di voce.
Si alzò quindi dalla poltrona e si inginocchiò davanti a me.
Portò una mano all’altezza della cintura dei miei pantaloni, la slacciò e me li abbassò lentamente; lo stesso fece con i miei boxer finché il mio cazzo eretto non sbucò davanti ai suoi dolci occhi come per magia.
“Ciao…”, sussurrò Sara accarezzandone la cappella.
“Non mi avevi detto che oltre a saper fare i massaggi sai anche parlare con i cazzi…”, le dissi io.
“Non ci parlo solamente…” , disse ancora sorridendomi.
“E cos’altro fai?”, dissi mentre il mio uccello era al massimo dell’erezione.
Sara avvicinò il viso al mio membro e ci strofinò contro il naso.
Il suo respiro caldo sul mio cazzo sarebbe valso un viaggio di centinaia di chilometri, altro che di una sola ora.
Immaginavo che da lì a momenti se lo sarebbe infilato in bocca, invece poco dopo inaspettatamente mi risollevò i boxer facendo sparire il mio cazzo così come era comparso.
“Cosa ti andrebbe per pranzo?”, disse alzandosi in piedi.
“Quello che vuoi tu per me va bene”, le risposi mentre, sentendomi uno stupido, cercai di risollevarmi dal divano.
“Una pastasciutta ti va? Anche perché so fare solo quella e i dolci”, disse ridendo.
“Va benissimo”, risposi io risollevandomi i pantaloni e rimettendomi calze e scarpe.
“I dolci sono la cosa che mi viene meglio in assoluto…se vuoi dopo ti faccio assaggiare un pezzo di torta che ho preparato ieri”, disse ancora lei.
“Non credo ti vengano meglio dei pompini, puttana” &egrave quello che avrei voluto risponderle; dissi invece che mi avrebbe fatto veramente piacere assaggiare un pezzo della sua fantastica torta.
Sara sembrava contenta, chiunque ci avesse visto in quel momento avrebbe sicuramente pensato che fossimo una coppietta di innamorati.
Ci sedemmo a tavola e cominciammo a mangiare; la pastasciutta non era affatto male, pensai che doveva essere una buona cuoca oltre ad essere una gran troia. Anche la torta era buonissima.
Finito di pranzare uscimmo di casa: Sara mi accompagnò per le vie del centro città facendomi da guida turistica, ci fermammo a mangiare un gelato e sul tardo pomeriggio ci sedemmo su una panchina che dava sul lago.
Ebbi per l’ennesima volta la sensazione che tutto fosse strano. Quello che stava succedendo era davvero incredibile.
Ero seduto su una panchina in riva al lago in compagnia della fidanzata di mio cugino e della sua irrefrenabile voglia di sesso.
Sembrava che su quella panchina entrambi non aspettassimo altro che il tramontare del sole per vedere quello che sarebbe successo quella notte.
Ma cosa sarebbe successo dopo? Come sarebbe proseguito il mio rapporto con Sara? Dove avrei trovato il coraggio di guardare ancora negli occhi mio cugino?
Non avevo una risposta per nessuna di queste domande.
L’unica cosa che sapevo era che ci eravamo spinti troppo oltre per non andare fino in fondo.
Sara mi aveva inviato un video in cui si masturbava, lei stessa aveva preso tra le sue mani il mio membro e lo aveva delicatamente maneggiato, mi aveva fatto sentire il suo respiro sopra di esso…non mi sarei lasciato scappare per nulla al mondo l’opportunità di scoparla.
“Ti va di mangiare fuori stasera?”, le dissi mentre eravamo abbracciati sulla panchina.
Lei rispose che le andava bene ma che le sarebbe piaciuto prima andare a casa a cambiarsi.
Le sussurrai nell’orecchio che a mio avviso non ce n’era affatto bisogno in quanto era già fantastica così.
Ne seguì un lungo bacio, le nostre lingue si toccarono mentre la mano di Sara stringeva forte la mia. Per essere una troia devo ammettere che sembrava metterci molto sentimento in quello che stava facendo.
Ci guardammo quindi intensamente negli occhi, dal suo sguardo mi sembrava di riuscire a carpire tutta la voglia di sesso che aveva in corpo.
Sara strinse ancora più forte la sua mano alla mia e si alzò dalla panchina.
“Incamminiamoci verso casa così mi cambio e andiamo a mangiare”.
Facemmo la strada rimanendo mano nella mano.
Una volta arrivati a casa Sara mi disse di fare come se fossi a casa mia mentre lei andò a prepararsi.
Decisi di sedermi sul divano e passai il tempo guardando distrattamente la tv.
Distrattamente perché la mia mente era, ovviamente, altrove.
Sara era sotto la doccia, sentivo il rumore dell’acqua che scendeva.
La immaginai passarsi il sapone su tutto il corpo, sul suo bellissimo seno, lungo le gambe e su quella meravigliosa vagina depilata che avevo già visto in video e che tanto bramavo.
Fanculo la cena, avrei voluto spogliarmi e raggiungerla sotto la doccia; le avrei posato una mano sul capo, l’avrei fatta inginocchiare di fronte a me quindi le avrei messo il cazzo in bocca come meritava lasciando che il getto d’acqua continuasse dall’alto a colpirla sui capelli e le gocce d’acqua continuassero imperterrite a rigarle il viso.
Dopo circa quaranta minuti di attesa Sara finalmente si palesò di nuovo di fronte ai miei occhi facendomi ridestare dai miei più sconci pensieri.
Era più bella che mai, indossava un vestitino viola con una fascia nera stretta in vita che le arrivava ben sopra le ginocchia lasciandole quasi interamente scoperte le gambe e delle scarpe col tacco alto.
Fece un giro su se stessa per farsi vedere anche dietro; i lunghi capelli castani le arrivavano fino al sedere.
“Scusa se ci ho messo tanto”, disse.
“&egrave valsa la pena aspettare…sei uno splendore”, le dissi. Lo sapeva ma sembrò comunque contenta di sentirselo dire.
Per cena ci fermammo a mangiare su un ristorante lungolago dove cenammo a lume di candela come due fidanzatini.
Proprio sul finire della cena il telefono di Sara squillò.
“Stai zitto, mi raccomando”, mi disse lei. Capii subito che si trattava di mio cugino Cristiano.
Rimasero al telefono una decina di minuti, lei raccontò che era a cena con un’amica e disse più volte che gli mancava e che non vedeva l’ora di vederlo, di abbracciarlo, di baciarlo, praticamente le stesse cose che non vedeva l’ora di fare di lì a poco con il mio cazzo.
“&egrave un ragazzo d’oro”, disse Sara appena ebbe chiuso la conversazione.
“E tu cosa sei?”, le dissi io avvicinando il mio volto al suo e passandole un piede sulla gamba.
“Io sono un po’ monella” disse timidamente spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Un po’ monella? Solo?”, dissi per provocarla.
“Dai, finisci il vino e dimmi cos’altro sei”, dissi ancora.
Le avvicinai il bicchiere e le rovesciai quanto restava della bottiglia che avevamo ordinato per cercare di toglierle qualche freno inibitorio.
Sara bevve d’un fiato il vino che finì per andarle di traverso, un colpo di tosse le fece scendere alcune gocce lungo il collo.
“Ehi, piano!”, le dissi. Lei rideva, prese un tovagliolo per asciugarsi.
“Ingorda…non si manda giù così velocemente'”, dissi facendo un’allusione sessuale che lei sembrò non cogliere.
“Comunque…secondo me sei anche un po’ t…”, le dissi io.
“Timida”, disse lei fingendosi ingenua quando in realtà aveva capito benissimo quale fosse il corretto aggettivo a cui stavo pensando.
“Non intendevo quello…ti aiuto con un’altra parola…sei una p…”
“Quello sei tu…un porcellino!”, disse ancora lei ridendo.
“Il vino ti fa male”, dissi sorridendo a mia volta.
La guardai negli occhi.
“Prova ancora dai…te l’ho già detto una volta…sei una pu…”
“Una puledra!” – disse ridendo.
“No…ci rinuncio’ – dissi ridendo a mia volta.
“Dai andiamo…se non lo capisci così sarò costretto a fartelo capire in un’altra maniera…”, aggiunsi.
Mi alzai in piedi e le tesi la mano per aiutarla ad alzarsi; pagai il conto e ci avviammo verso casa.
Sara non aveva bevuto nemmeno due bicchieri di vino ma reggere l’alcol non sembrava essere il suo forte.
Non era ubriaca ma certo un po’ brilla, aveva gli occhi lucidi e rideva per qualsiasi cosa.
Mi sentivo bene con lei e per un attimo quasi dimenticai che ero lì solamente per fotterla.
A metà strada mi mise le braccia intorno al collo e mi baciò.
Mi passò la lingua sul collo, mi fece sentire nuovamente il suo respiro addosso, l’irrefrenabile voglia di sesso che la pervadeva.
Allungammo il passo fino a casa. Sara aprì la porta ed entrò.
Ne approfittai per posare lo sguardo sul suo meraviglioso culetto nascosto sotto quel vestitino viola. Mi chiesi se fosse stata così puttana da farmelo violare la sera stessa.
Ma il tempo delle domande era finito, adesso era il tempo delle scoperte.
Entrai e mi chiusi la porta alle spalle.
Mi sentivo pronto, il mio cazzo lo era più che mai.
Sara si era già avviata verso la camera; quando ci entrai la trovai già scalza seduta sul letto con le braccia appoggiate dietro la schiena.
Mi fermai per un momento ad osservare le sue lunghe e bianche gambe; non aveva poi tutti i torti nell’essersi definita una puledra.
Anche lei sembrava pronta.
Mi inginocchiai davanti a Sara e avvicinai la testa ai suoi piedini da principessa smaltati di rosso ancora delicatamente profumati dalla doccia di poche ore prima.
“Posso baciarli, mia regina?”, chiesi umilmente guardandola negli occhi.. Sara annuì con la testa così iniziai ad inebriarmi dell’odore dei suoi piedi.
Li presi tra le mani uno alla volta e li baciai ripetutamente prima sul dorso e poi sulla pianta.
Feci appena in tempo a dare una rapida leccata ad uno di essi che lei ritrasse subito il piede.
“Non mi sembra di averti dato il permesso di leccarli, schiavo”, disse con aria divertita ma severa allo stesso tempo.
Rimasi impassibile senza dire niente ma il fatto che mi avesse chiamato schiavo mi fece eccitare ancora di più.
“Adesso puoi leccarli”, disse avvicinando nuovamente un piede al mio viso passandosi una mano tra i lunghi capelli e guardandomi dall’alto con atteggiamento altezzoso da vera principessa.
Passai dunque la lingua sulla pianta del suo piede diverse volte, quindi presi in bocca una per una le sue meravigliose dita. Feci lo stesso con l’altro piede, li avvicinai entrambi alla bocca e cercai di leccarli contemporaneamente.
Salii poi con la lingua dal collo di un piede lungo una delle sue lunghe gambe, l’odore della sua pelle era qualcosa di sublime e indescrivibile.
Arrivai a leccarle il ginocchio e la coscia finché, quando arrivai al punto in cui mi sembrò di iniziare a sentire il profumo della sua vagina, Sara mi bloccò mettendomi tempestivamente una mano sulla testa.
“Non così in fretta”, mi disse. L’atteggiamento di superiorità che stava mostrando nei miei confronti mi eccitava sempre di più tanto che faticavo terribilmente a tenere il mio cazzo nei pantaloni.
Avrei accettato in quel momento qualsiasi tipo di ordine fosse uscito dalla sua bocca.
“Ti ho autorizzato soltanto a leccarmi i piedi”, disse, quindi mi appoggiò un piede in faccia e mi respinse indietro.
“Tutti uguali voi maschi”, disse alzandosi un poco il vestitino fino a lasciar trasparire un paio di mutandine di colore nero sotto di esso.
“Adesso spogliati”, mi ordinò con tono autoritario.
Senza fiatare cominciai a spogliarmi fino a rimanere completamente nudo di fronte a lei.
Mentre mi spogliavo Sara portò una mano sotto il vestitino e dopo aver scostato le mutandine cominciò a toccarsi proprio come nel video che mi aveva inviato qualche giorno prima sul cellulare.
“Ti piacciono i miei piedini, vero? Altro che porcellino…sei proprio un lurido maiale’, mi disse.
Smise per un momento di toccarsi per chinarsi a raccogliere da terra una delle sue scarpe, quindi la avvicinò al mio naso facendomene annusare l’odore.
“Sputa”, mi ordinò Sara portando la scarpa all’altezza della mia bocca.
Feci quanto ordinato e sputai nella scarpa; lei se la rimise dunque al piede e continuando a fissarmi avvicinò il tacco alla mia faccia.
‘Pulisci la scarpa della tua regina’, mi disse.
Passai più volte la lingua avanti e indietro per tutti i centimetri del tacco, leccai il fianco della scarpa e il dorso del piede di Sara.
‘Sei uno schiavo fortunato, sai? Non a tutti concedo l’onore di leccarmi i piedi’, disse.
Improvvisamente, mentre continuavo a divertirmi con i suoi piedi, suonò il citofono.
Continuai imperterrito a leccare, chiunque fosse in quel momento poteva tranquillamente andare a farsi fottere.
“Ti dispiace andare ad aprire alla porta?”, esclamò sorprendentemente Sara.
“Sei seria?”, replicai io.
“Sì…hanno suonato, non hai sentito?”, proseguì lei.
“&egrave così importante, in un momento come questo?”, dissi io con tono alterato.
“&egrave un amico…vai ad aprire, ti prego”.
In quel momento mi fu tutto chiaro; la troia aveva invitato un amichetto, evidentemente da solo non le bastavo.
“Perché non mi hai detto subito che avevi intenzione di fare una cosa a tre?”, dissi io mentre il citofono suonò una seconda volta.
“Avevo paura che non venissi”, rispose lei.
Mi alzai in piedi, andai al citofono e schiacciai rabbiosamente il bottone per aprire il cancello senza nemmeno guardare chi ci fosse nel display del videocitofono, quindi tornai in camera.
“Altro che regina…non ho mai conosciuto una puttana come te…da ora in poi ti tratterò come tale”, dissi rabbiosamente.
“Cosa ti aspettavi che fossi, scusa?”, rispose lei; “pensi che se non fossi troia tradirei così il mio ragazzo? Con suo cugino poi?”, proseguì. ‘E poi me l’hai detto più volte anche tu che sono una puttana..me lo hai detto stasera stessa, ricordi?’, concluse.
Effettivamente non aveva tutti i torti, il suo discorso non faceva una piega.
A quel punto il campanello della porta suonò, dal momento che mi ero completamente dimenticato di aprire anche la porta di casa oltre al cancello.
Questa volta Sara non mi disse nulla, si alzò dal letto e dopo aver indossato anche l’altra scarpa andò lei stessa ad aprire.
Io restai seduto sul letto.
Sentii la porta aprirsi e i due salutarsi affettuosamente; riuscii infatti a captare lo schiocco del bacio che si scambiarono.
“Sei sempre più figa”, le disse lui.
“Vieni, ti presento il mio ospite”, disse Sara accompagnandolo verso la camera da letto.
Mi alzai in piedi e gli andai incontro.
“Scusami…non credevo che Sara aspettasse ospiti, non mi aveva anticipato nulla”, dissi tendendogli la mano dopo essermi presentato, imbarazzato per essere nudo davanti a lui.
‘Mi chiamo Marco, piacere’, rispose; “mi dispiace che Sara ti abbia fatto questa sorpresa…la conosco bene, c’&egrave da aspettarsi di tutto da lei…diciamo che non sei il primo amico che mi presenta in questo modo”, disse ancora ridendo stringendomi la mano.
“Vado un attimo in bagno”, disse Sara; “così vi lascio anche qualche minuto per conoscervi…”, aggiunse sorridente.
‘Ho interrotto qualcosa? Immagino che stavate per iniziare una partita a scopa’, disse ironicamente Marco non appena Sara fu uscita dalla stanza.
Mi limitai a sorridere alla sua squallida battuta.
“Ehi, guarda qui”, disse Marco tirando fuori il suo cellulare; avviò quindi l’applicazione Telegram e cominciò a scorrere le sue conversazioni fino a trovare quello che cercava.
Si trattava di un gruppo nominato “Amici di Sara”. In fondo al nome del gruppo era presente una emoticon con quelli che sembravano essere degli spruzzi d’acqua ma che sapevo bene rappresentavano ben altri tipo di spruzzi, specialmente se associati al nome di Sara.
Marco mi spiegò che si trattava di un gruppo che contava una decina di persone, tutti accomunati da un’unica principale caratteristica; avevano avuto e continuavano ad avere abitualmente rapporti sessuali con Sara.
Il gruppo serviva a condividere foto e video delle loro esperienze con lei.
L’immagine del gruppo era già tutto dire; si trattava di un primo piano del volto di Sara coperto di sperma.
La quantità di liquido che colava dal viso della ragazza faceva presagire che si era resa protagonista di un invidiabile bukkake.
“Questa foto l’ho fatta io, &egrave di un paio di mesi fa…ce la siamo scopata in tre e questo &egrave stato il risultato finale”, disse fieramente.
“Che puttana”, dissi stringendomi il membro tra le mani; “non vedo l’ora di fotterla, ti giuro”, aggiunsi.
“A chi lo dici…e ancora non hai visto niente”, rispose Marco scorrendo la galleria con tutte le immagini che erano state inviate sul gruppo.
Ce n’erano veramente di tutti i colori; Sara alla prese con dildi di svariate dimensioni, vibratori, palline cinesi.
Diverse foto la ritraevano mentre praticava rapporti orali e anali.
Marco mi mostrò addirittura un video della durata di una trentina di secondi che vedeva Sara intenta a masturbare un fallo con i piedi fino a farlo venire schizzando sperma ovunque; da quello che vidi nel video Sara non mi aveva affatto mentito quella volta in cui mi disse di essere brava anche con i piedi.
“Sei un suo amico?”, mi chiese Marco.
“Sono il cugino del suo fidanzato”, risposi.
Marco si mise a ridere. Mi sentivo in colpa e cercai di discolparmi; “&egrave stata lei a provocarmi credimi, non sarei mai arrivato a tanto da solo…”, dissi.
“Stai tranquillo…te l’ho detto che la conosco…non ho mai incontrato una troia simile in tutta la mia vita, e credo che mai la incontrerò”, rispose lui.
“Tu come l’hai conosciuta?”, domandai io.
“Frequentavamo la stessa università prima che lei si laureasse, una decina di giorni fa…ti dico soltanto che il pomeriggio dello stesso giorno in cui l’ho conosciuta aveva già il mio cazzo in bocca…soltanto per avere in cambio un pezzo del mio Twix, la merendina, capisci?”, disse ridendo.
Sorrisi. Come poteva essere così troia?
“Sei tu che andrai a New York con lei?”, gli chiesi facendo riferimento al regalo di laurea di cui Sara mi aveva parlato e facendo cenno con il capo verso la corona di alloro con cui Sara aveva festeggiato la propria laurea e che stava appoggiata su una sedia nella stanza.
Marco fece cenno di si con la testa.
“Produrrò sicuramente nuovo materiale per il gruppo…ho già qualche idea…dopo stasera potrai farne parte anche tu, se ovviamente lo desideri”, disse ancora Marco.
“Penso mi farebbe piacere”, risposi soddisfatto.
In quel momento Sara si palesò nuovamente di fronte a noi vestita soltanto di un paio di mutandine nere, reggiseno anch’esso nero e le immancabili scarpe col tacco alto.
“Se non vi dispiace desidererei farmi un po’ i cazzi vostri…”, esclamò posizionandosi tra noi e stringendo in pugno il mio membro.
“E tu come mai sei ancora vestito?”, disse rimproverando Marco che prontamente si slacciò la cintura facendo calare a terra i pantaloni.
Sara infilò la mano nei boxer di Marco e dopo averne estratto il membro cominciò a masturbarci lentamente alternando il suo sguardo su di noi, quindi si mise in ginocchio e me lo prese in bocca; cominciò a succhiare avidamente i nostri falli spostandosi con destrezza da un cazzo all’altro con un rapidi movimenti della testa. Sara succhiò i nostri cazzi senza darsi tregua; mentre ne prendeva uno in bocca maneggiava l’altro segandolo dolcemente.
Tutto sommato non mi dispiaceva la piega che aveva preso la serata; Sara alla prese con due cazzi era più eccitante di qualsiasi filmato porno avessi mai visto in vita mia.
I suoi lunghi capelli castani strisciavano continuamente per terra mentre Sara sputava sui nostri membri e li sollevava per concederci e concedersi una rinfrescante leccata di palle.
‘Vai a prendere la scatola’, le disse Marco dopo che Sara si lasciò uscire di bocca il suo scroto; si alzò quindi in piedi sorridente e si recò nella stanza che fin da piccola condivideva con suo fratello.’
Tornò poco dopo con una scatola nera in mano che appoggiò sul letto sedendosi di fianco ad essa, della dimensione di una scatola da scarpe.
Quando Marco ne sollevò il coperchio scoprii che al suo interno però c’era ben altro che un paio di scarpe.
La scatola era infatti piena di giochi erotici; c’erano un grosso dildo di colore rosa, un plug anale, manette, palline anali e una boccetta di lubrificante.
Mi chiesi dove Sara tenesse quella scatola dal momento che in quella stessa stanza viveva anche suo fratello; probabilmente la teneva nascosta fingendo che al suo interno ci fossero appunto delle scarpe ma mi piacque pensare che la lasciasse semplicemente sotto il suo comodino alla portata di tutti, come se ormai anche i suoi familiari fossero rassegnati al fatto di avere a che fare con una ragazza spudoratamente troia anche di fronte agli affetti più cari.
Mi eccitai persino al pensiero che suo fratello avesse potuto usare quegli stessi oggetti per divertirsi con lei, scopandosela poi nel più classico degli incesti.
Certo era una ipotesi remota che Sara avesse scopato con suo fratello, ma nella mia mente non volevo certo porre limiti al suo essere troia; del resto aveva appena spompinato il cugino del suo ragazzo e si apprestava a farsi fottere dallo stesso, il tutto con la partecipazione di un amico.
‘Decidi tu da cosa cominciare, sei pur sempre la padrona di casa’, disse Marco a Sara che per tutta risposta prese in mano il grosso dildo rosa.
‘&egrave sempre stato il tuo preferito, non &egrave così?’, le disse ancora Marco sorridente guardandola con il dildo in mano.
‘Non lo so, a dire il vero…’, rispose Sara; ‘anche le palline mi piacciono’, aggiunse sorridendo a sua volta e portandosi il dito indice alle labbra in segno di indecisione.
‘Basta che si possa infilare in culo e a te piace tutto, non &egrave così?’, disse ancora Marco accarezzandole i capelli; ‘ma stai tranquilla, stasera non dovrai scegliere’, aggiunse scostando la mano dai capelli di Sara e passandola sugli oggetti presenti nella scatola.
‘Apri la bocca’, le disse poi prendendole il dildo dalle mani; Sara ubbidì e Marco, dopo averle appoggiato l’oggetto in bocca, cominciò a spingerglielo avanti e indietro.
‘C’&egrave qualcosa in questa casa che non hai provato a metterti nel culo?’, le disse continuando a spingerle il dildo in bocca; ‘secondo me no…sei talmente troia che hai provato a infilarti in culo anche il comodino’, aggiunse sogghignando.
Io restai impalato a guardare Sara spompinare il dildo come aveva fatto poco prima con i nostri cazzi, ipnotizzato dal rumore che proveniva dalla sua bocca e dalla vista dei filamenti di saliva che cominciavano a bagnarle le labbra.
Mi alzai impaziente e mi posizionai in piedi davanti a Sara; Marco le tolse il dildo di bocca permettendole di prendere nuovamente il mio cazzo e di ricominciare a succhiarlo.
Quando glielo facevo uscire di bocca Marco era pronto a riempirgliela con il dildo in modo che non fosse mai vuota.
Sara andò avanti per diversi minuti succhiando a intermittenza il mio cazzo ed il dildo rosa fino a che al dildo si sostituì di nuovo il membro di Marco.
Dopo averci spompinato a dovere e dopo averle schiaffeggiato più volte i nostri membri sulle guance, sul naso e sull’intero viso decidemmo che era finalmente arrivato il momento di fotterla.
Marco portò una mano dietro la schiena di Sara e le slacciò delicatamente il reggiseno che inevitabilmente le cadde sulle ginocchia scoprendo il suo meraviglioso seno.
Portammo entrambi istintivamente le mani sulle tette di Sara cominciando a palpargliele; Marco abbassò il viso e cominciò a leccarle intorno ai capezzoli, quindi riprese a palparle con irruenza dando ad esse anche qualche leggero schiaffo.
Il mio cazzo stava letteralmente esplodendo dall’eccitazione; chiesi a Sara di mettersi a pecorina sul letto mentre Marco mi passò la boccetta di lubrificante.
‘Ci pensi tu?’, mi domandò; feci cenno di sì con la testa.
Aprii la boccetta, scostai le mutandine di pizzo di Sara e le feci colare una notevole quantità di liquido direttamente tra le natiche.
Feci poi per sfilarle delicatamente di dosso le mutandine quando Marco intervenne; ‘non avere tutto questo riguardo verso di lei…&egrave soltanto una puttana’, disse portando lui stesso una mano sulle mutandine di Sara e strappandogliele con decisione di dosso.
Iniziai a spalmare il lubrificate intorno e dentro l’ano di Sara mentre quest’ultima, portando una mano sulla vagina, cominciò a toccarsi; Marco si sdraiò accanto a lei ed accarezzandole i capelli le disse quanto era stata fortunata a trovare due gentiluomini come noi in quanto, a suo modo di vedere, il culo di Sara non avrebbe certo meritato tutte le precauzioni che le stavamo concedendo ma avrebbe invece meritato di essere fottuto come fino a quel momento avevamo fatto con la sua bocca.
Feci scivolare sulla mia mano un altro po’ di liquido dalla boccetta e, dopo aver scostato la mano di Sara, la passai tra le sue gambe lubrificandole anche la vagina peraltro già abbondantemente bagnata.
Quando ebbi finito presi dal letto il dildo, lo strofinai prima tra le natiche di Sara e quindi glielo spinsi delicatamente nella vagina cominciando a muoverlo avanti e indietro facendola ansimare sempre di più.
Glielo tolsi quindi dalla vagina, lo avvicinai alle sue labbra e lasciai che Sara lo prendesse in bocca.
Marco raccolse dalla scatola le palline anali e cominciò a lubrificarle mentre Sara, prendendo il dildo dalle mie mani, se lo spinse nella vagina cominciando a fottersi lei stessa.r32;Marco avvicinò dunque le palline all’ano di Sara ed infilò dentro la prima.’
‘Ti piacciono nel culo eh, troia?’, le disse prima di spingerle dentro la seconda.
Sara rimase muta con gli occhi chiusi continuando a fottersi la fregna col dildo; dall’espressione del suo volto era abbastanza evidente che stesse godendo come la maiala che era.
Una ad una tutte e quattro le palline trovarono spazio nel suo ano da cui ora spuntava soltanto il cerchietto per estrarle.
‘A te l’onore’, mi disse Marco; mi avvicinai con piacere al culo di Sara, infilai l’indice nel cerchietto e cominciai a tirare piano piano guardando le palline sbucare fuori una per una dall’ano della ragazza.
Una volta tirate fuori le feci penzolare davanti a Sara che, appoggiato il dildo sul letto, aprì istintivamente la bocca permettendomi di fargliele scendere fino in gola; Sara riuscì a prenderne in bocca tre, poi iniziò a tossire e presa da un conato di vomito scostò rapidamente il volto.
Non mi diedi per vinto; attesi qualche secondo e riprovai di nuovo.r32;Questa volta mi divertii a farle scendere e risalire piano piano facendole uscire e rientrare di bocca continuamente in modo che si formassero dei filamenti di saliva che inevitabilmente le ricadevano sul viso.
Gliele spinsi per un’ultima volta in gola fino a che Sara scostò di nuovo la testa tossendo presa da un nuovo conato di vomito.
Posai le palline sul letto e appoggiata la mano sul viso di Sara le spalmai la sua stessa saliva su tutto il volto.
Mi avvicinai poi alle sue natiche, presi stretto in mano il dildo e glielo spinsi nel culo facendole cacciare un urlo di piacere.
Mentre le fottevo l’ano con il dildo Marco avvicinò il suo cazzo al viso di Sara e dopo averglielo schiaffeggiato più volte sulle guance glielo mise in bocca.
Tolsi poi il dildo dall’ano di Sara, lo appoggiai sul letto, presi in mano il membro e glielo infilai con decisione nel culo.
Questa volta il suo grido fu attutito dal cazzo di Marco che continuava senza sosta a spingere nella sua bocca.
Abusammo di ogni singolo buco di Sara invertendoci continuamente i ruoli e riempiendole le natiche di sonori schiaffi; Sara accoglieva con disinvoltura i nostri cazzi nella sua calda bocca da troia sebbene pochi secondi prima si trovassero nel suo buco del culo.
Ogni tanto, a seconda dell’orifizio che le restava libero, le spingevamo dentro il dildo in modo che potesse avere sempre riempito ogni buco.
La scopammo senza sosta per una mezz’ora abbondante; per non farle mancare nulla prendemmo dalla scatola anche le manette e le ammanettammo i polsi dietro la schiena continuando a fotterla a nostro piacimento.
Ad un certo punto Marco si alzò dal letto ed uscì dalla stanza tornando poco dopo con un pennarello rosso in mano; chiese a Sara di sdraiarsi a pancia in su, quindi togliendo il tappo al pennarello ne avvicinò la punta al ventre della ragazza e disegnò un grosso cerchio attorno all’ombelico.
Successivamente completò l’opera aggiungendo due lettere davanti e due dietro finché la parola T R O I A campeggiò a caratteri cubitali sulla pancia della ragazza.
Richiuse il pennarello con il tappo e dopo averle sollevato e spalancato le gambe la penetrò con lo stesso spingendoglielo avanti e indietro nella vagina prima di toglierlo e sostituirlo di nuovo con il suo membro.
Presi il pennarello dalle mani di Marco e lo strofinai sulle labbra di Sara, quindi glielo misi in bocca permettendole di leccarlo; a mia volta sostituii il pennarello con il mio cazzo, prima strofinandole la cappella sulla lingua e poi mettendoglielo in bocca.
Ci scambiammo per l’ennesima volta i ruoli. Sfilai le scarpe dai piedi di Sara e li appoggiai sulle mie spalle; glielo infilai quindi prima nella vagina e poi nel culo mentre Marco riprese a fotterla in bocca.
Passai la lingua sulla pianta dei suoi meravigliosi piedi dopo averli presi in mano uno alla volta senza smettere di spingerglielo dentro.
Leccai una per una tutte le dita per poi prendere a turno per intero in bocca entrambi gli alluci dei suoi piedi leccandoli come una caramella.
Avvicinai poi i piedini di Sara cercando per quanto possibile di infilarmeli contemporaneamente in bocca.
Smettemmo di fotterla soltanto quando il cellulare di Sara, appoggiato sul comodino, cominciò a suonare.
Marco lo prese in mano; il nome sul display era quello di Cristiano.
Fece per riappoggiare il telefono sul comodino quando gli venne un’idea illuminante.
‘Ti va di far sapere al tuo fidanzatino quanto sei cagna?’, le disse.
‘Non fare cazzate’, rispose Sara stizzita mentre cercava di riprendere fiato.
Marco sorrise beffardamente.
Non avrei mai pensato che lo facesse, eppure strisciò il dito per rispondere alla chiamata e avvicinò il dispositivo all’orecchio della ragazza.

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