Skip to main content
Racconti Erotici EteroTrio

Sara… Souvenir de la France

By 3 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Che non si vive di ricordi &egrave una gran bella verità.

Ma ci sono particolari momenti, che coincidono con eventi occasionali in cui questi riaffiorano vivi quando meno te l’aspetti, come un fuoco che si accende spontaneamente covato per anni sotto la cenere.

Siamo a metà luglio 2012, mi trovo su un pulmino con un gruppo di 15 amici diretto a Carcassonne, Francia meridionale, per incontrare amici locali conosciuti anni prima e per visitare la cittadella fortificata Patrimonio dell’umanità dal 1997.
Tra le mani una guida turistica illustrata che sfoglio con grande interesse e che mi apre improvvisamente una porta sul passato.

Nell’estate di parecchi anni fa si giocava nel cortile della nostra casa in campagna, costruendo rudimentali armi medioevali: archi con rami di nocciolo e spago, frecce, spade e scudi con cui combattere epiche battaglie nei boschi vicini.
Ogni volta qualcuno tornava a casa con ginocchia sbucciate ed ammaccature varie, per la gioia dei genitori. Momenti indimenticabili trascorsi nei lunghi pomeriggi estivi con gli amici di sempre, alcuni dei quali sono oggi presenti sul Daily preso a noleggio. Tra loro spiccava un’amica speciale, Sara che all’epoca aveva l’onore (e l’onere) di interpretare il ruolo della principessa guerriera in quel fantasioso mondo di castelli, di draghi e di indomiti cavalieri.

Sara era una ragazzina atipica, vestiva a dir poco in modo casual, generalmente in jeans e t-shirt e non amava truccarsi/atteggiarsi come la maggioranza delle sue coetanee; preferiva piuttosto unirsi al nostro gruppo e, da bravo maschiaccio, ci forniva sempre qualche dritta su come realizzare frecce più veloci e spade di legno più realistiche, utilizzando i colori metallizzati che suo padre gentilmente ci offriva.Una tipa in gamba insomma…
Sembrava mostrare indifferenza verso i ragazzi…. in pratica lei ERA uno di noi…

I pomeriggi di quell’estate volarono via felici come pure quelli delle estati che seguiranno, con la cerchia inseparabile…. e con Sara.
Non posso nascondere che lei fu il mio primo ‘platonicissimo” amore, ma la mia naturale ritrosia a manifestare questo sentimento, unita ad una buona dose di timidezza hanno fatto sì che tutto rimanesse confinato nel mio immaginario adolescenziale… un’amicizia molto speciale e niente di più…

Oggi intorno a me si avverte un’allegria incontenibile…. c’&egrave un clima rilassato… voci, risate, battute, canzoni stonate e qualche suoneria di cellulare sono la colonna sonora della nostra trasferta francese.
Sono assorto nei miei pensieri e, con la testa appoggiata sul finestrino, non riesco fare a meno di ricordare buona parte degli episodi che in passato ci hanno fatto divertire ed anche un po’ rifllettere.

Penso anche alle esperienze affettive del passato… il confronto con l’altro sesso… si poteva passare dall’euforia dei “passi avanti”, ai momenti bui, amplificati dalla ipersensibilità emotiva che la giovinezza impone.

Ognuno di noi avrebbe mille storie da raccontare, mille esperienze da condividere ed in questo istante di riflessione osservo nei volti, nelle posture e nei gesti dei presenti l’espressione del sovrapporsi di tali esperienze…

Penso in questo momento, mentre percorriamo la E80 alla ex principessa guerriera, oggi una splendida donna felicemente sposata che osservo leggere appassionatamente un thriller di Dan Brown.

Il tempo non l’ha cambiata in fondo… sempre taglio di capelli sbarazzino, sempre un po’ maschiaccia, con le sue battute un po’ rudi ma di grande efficacia, con la sua ostinazione a non truccarsi ed il suo taglio unghie minimalista!
E’ in realtà il tipo di donna che prediligo, semplice, diretta, sincera, per nulla banale, spiritosamente spigliata e… terribilmente attraente, un “essere speciale” come la definirebbe Battiato.

Accanto a lei siede Giorgio, il suo compagno, che osserva il paesaggio circostante dal finestrino in silenzio mentre armeggia con il suo iPad.

E’ proprio vero che gli estremi si toccano: Esuberanza Sara & Riservatezza Giorgio sono una coppia perfetta…. sono complementari e di conseguenza si incastrano piuttosto bene.

Sara prova a risvegliarmi da questo mio torpore meditativo: “Hey… Luca…ci sei?’…. arrossisco… spero che non se ne sia accorta… in effetti provo curiosamente una strana soggezione nei suoi confronti, mi sento ancora un ragazzino vulnerabile…. nonostante ne sia passata di acqua sotto i ponti!

Il viaggio sta per terminare…. con l’emozionante visione dell’ inconfondibile profilo di Carcassonne, sottolineata da un “Ooooh” generale. E’ come se avessimo compiuto un viaggio nel tempo, oltre che nello spazio.

Scendiamo rapidamente nel parcheggio degli autobus e ne approfittiamo per stiracchiarci e per fare qualche scatto… notiamo che i nostri amici francesi sono già lì ad attenderci: Marcel, Colette, Antoine, Sophie e Brigitte, oltre ad altri che non riconosco a prima vista; sono felici almeno quanto noi ma decisamente più freschi!

Frequentiamo la maggior parte di loro assiduamente da una decina d’anni in giro per l’Europa attraverso una comune esperienza da camperisti e questa volta siamo a casa loro!

Hanno voglia di scherzare e ci prendono in giro senza tanti giri di parole sull’assoluta mancanza di progressi nel nostro francese, improvvisato e striminzito… ma non osiamo replicare…. siamo ospiti e conviene stare al gioco!

E poi sono così gentili… ci accompagnano immediatamente alle loro auto per un breve tragitto fino alle loro abitazioni nel villaggio vicino.
Sono con Marcel quando squilla il suo cellulare…la moglie lo informa che dovremo fare qualche sacrificio, perché una coppia che doveva ospitarmi per motivi che non comprendo non ha la casa disponibile.
Ci fermiamo quindi da Brigitte per rinfrescarci con un po’ di te freddo. Sento i ragazzi discutere su soluzioni alternative per alloggiare… parlano un francese colloquiale molto stretto, per cui percepisco si e no il 30 per cento del contenuto, ma una cosa appare chiara… saremo ospiti di Marcel e Colette: Sara, Giogio ed il sottoscritto.

Saliamo tutti e quattro sulla Clio di Marcel e ci avviamo verso la loro dimora.
Mentre attendiamo l’apertura del cancello elettrico osservo il giardino sobrio e curato. La villetta veramente graziosa ci viene mostrata appena entrati. Al piano terra la zona giorno &egrave ben strutturata e noto una luminosissima apertura che dà sul giardino posteriore.
Al piano superiore la zona notte &egrave composta da tre camere ed un bagno enorme: una matrimoniale per la coppia residente, un altra matrimoniale per gli ospiti e la terza usata come stanza tuttofare, ‘un po’ in disordine a dire la verità.

Colette appare in quel momento leggermente imbarazzata… questo imprevisto non ci voleva… le chiedo se non ha per caso un sacco a pelo… per una notte sarebbe più che sufficiente per me. Giorgio mi interrompe bruscamente offrendomi la possibilità di pernottare con loro, se la cosa non mi infastidiva…
Rimango stupito, anche un po’ commosso, vorrei rifiutare l’offerta per non approfittare troppo della loro generosità e pensando anche alla privacy di cui hanno diritto, ma accetto, siamo tutti stanchi e così anche Colette potrà rilassarsi un po’.

Decisamente rinfrancata dalla rapida soluzione la signora ‘Dupont ci accompagna nella camera che si trova proprio di fronte alle scale. E’ una grande stanza di circa 25 metri quadrati con la moquette ed un letto rettangolare al centro piuttosto grande rispetto agli standard locali. Sulle pareti tappezzate in stile un po’ vintage vi sono stampe che riproducono le opere dei grandi pittori impressionisti francesi … riconosco solo “Le bal au moulin de la Galette” vista la mia ignoranza in materia. Essi danno un tocco di gradevolezza a quella camera da letto spartana e poco utilizzata. Un ampia portafinestra conduce al balcone verso la strada comunale.
Fa piuttosto caldo ed un po’ di refrigerio &egrave garantito dall’apertura dell’anta che lascia entrare nella stanza anche la luce delle luminarie esterne. Questa sera si celebra infatti l’annuale festa patronale…. e c’&egrave un padiglione in piazza che ci attende con tutte le specialità gastronomiche locali… che intendiamo onorare….

Lasciamo i bagagli a terra, doccia ultrarapida e a piedi ci incamminiamo con la coppia francese verso il centro dove c’&egrave il rendez vous con tutta la comitiva.
Non resteremo delusi… cibo delizioso accompagnato da un ottimo vino rosso… ed un allegria che non può che essere contagiosa… nella nostra tavolata non ci sono barriere linguistiche… tutti parlano con tutti… si balla fino a tardi…
Ma dobbiamo pensare anche che il programma della visita a Carcassonne prevista per domani richiederà un minimo di freschezza: per essere apprezzata al meglio e qualche ora di sonno &egrave sicuramente necessaria. Così ci avviamo verso l’abitazione. L’atmosfera &egrave gradevolissima, il clima e le luci sulle strade mi ricordano le sagre di paese in cui passavamo le serate estive anni fa facendo il tuor dei comuni intorno a noi.

Arrivati a casa facciamo ancora due chiacchiere in salotto tutti insieme mentre ci viene offerto un amaro decisamente alcoolico prodotto in casa e poi tutti a nanna.
Marcel e Colette ci augurano la buona notte con un “Fate i bravi” in italiano inaspettato che ci sorprende e ci diverte… si riferiva forse a questa inedita sistemazione a tre? Non mi sembra di essere così “pericoloso”…
Devo ammettere però che la cosa non mi dispiace completamente… sembrerà di tornare ai tempi delle gite scolastiche del liceo con quei “cambi” notturni dopo che gli insegnanti si erano addormentati…

“Siete sicuri che non disturbo? Posso dormire anche su questa morbidissima moquette se volete…”.
Rispondono all’unisono: “Ma piantala! Vieni a dormire piuttosto che domani sarà una lunga giornata!”.
Sara aggiunge: “E comunque siamo tutti maggiorenni”… una delle sue solite battute, per sdrammatizzare.

La sistemazione era confortevole anche per tre, visto che nessuno di noi &egrave di taglia eccessiva. Giorgio a sinistra Sara al centro ed io verso la porta del balcone sul lato destro del matrimoniale.
Si chiacchiera ancora per una ventina di minuti su argomenti leggeri e sul programma dell’indomani, piuttosto intenso.

Poi li vedo confabulare e sorridere… chissà cosa si dicono… non sono affari miei, meglio dormire sul serio adesso e mi giro sul lato opposto.
Faccio fatica a prendere sonno… la luce che proviene dall’esterno non aiuta, il letto non &egrave quello abituale e la presenza di Sara… mi da una certa euforia, che tra l’altro non confesserei nemmeno sotto tortura, tanto per rimanere in tema medioevale.

Giorgio si alza e si allontana: “Vado a cercare qualcosa da bere” e lo sentiamo scendere le scale di legno… avevo l’impressione che fosse una scusa… ma non vedo a quale scopo…
Sono un po’ confuso e la mia fantasia sta galoppando un po’ troppo… se ha detto che va in cucina avrà i suoi motivi no? Magari semplicemente non sta bene, potrebbe aver esagerato un pochino durante la serata.

Poi succede quello che non ti aspetti, sento una mano che mi accarezza dolcemente la spalla da dietro… poi l’indice compie dei cerchietti immaginari… poi delle righe sul collo con movimenti lievi.
Decido di fingere di dormire… la sensazione &egrave decisamente gradevole e voglio godermela in tranquillità… se parlo temo di rompere quell’incantesimo di rara dolcezza.

Sara ora si fa più audace: sento le sue mani sulla mia schiena infilate sotto la maglietta; sono carezze cadenzate dall’alto verso il basso, con un alternanza di dolcezza e di ruvidezza… per fortuna le sue unghie non sono troppo acuminate…. provo, oltre ad un leggero dolore, un senso di appagamento ed anche di eccitazione, che aumenta quando i baci leniscono l’irritazione della pelle.

Difficile rimanere passivi ancora per molto e simulare di dormire non &egrave più molto credibile… ma continuo a rimanere immobile girato su un fianco a controllare il ritmo del respiro e a “subire” le attenzioni (più che gradite).

Improvvisamente i pigiami estivi sono disordinatamente sparsi sulla moquette, ma non non mi volto… resisto.
Noi due rannicchiati in posizione fetale’ con il contatto della pelle che parte dai piedi e si prolungava per tutto il corpo fino alla percezione delle sue labbra che lambiscono il mio collo e le mani sul mio petto.
Sento il calore dei seni appoggiati dolcemente sulla mia schiena ed i capezzoli tesi. E del pube che sfiora le mie natiche.

Solitamente in queste situazioni amo esercitare l’iniziativa, ma questa notte sono come paralizzato lascio a Sara le redini del gioco.
Le sue mani mi accarezzano su tutto il corpo e provo un senso di benessere totale.

La tentazione ora &egrave troppo forte, mi giro sul fianco opposto e posso finalmente vederla: la luce che proviene dalla balconata &egrave sufficiente per mostrarmi un incantevole corpo femminile, reso ancora più sensuale dal sottile gioco di luci ed ombre che ne esaltano le forme e lascia tra l’altro intravvedere i segni del costume sulla pelle. Così diverso da come ero abituato a considerarlo, ma al tempo stesso così familiare. Né io né lei proviamo imbarazzo per questa situazione, che tecnicamente potrebbe essere classificata come un incauto adulterio. Al contrario pare essere invece l’esperienza più naturale, spontanea, inevitabile che ci possa accadere.

La sua espressione innocente e maliziosa al tempo stesso, ha l’effetto che potrebbe avere la visione dell’acqua da parte di’ un pellegrino che ha attraversato il deserto e desidererebbe unicamente dissetarsi: un’attrazione inestinguibile verso quella bocca che inizio a baciare appassionatamente (verrebbe da dire “alla francese”…), verso quelle labbra da mordere e lingua con cui giocare spensieratamente.
La sete si estende a ‘tutto il corpo: il collo, le spalle, i seni, più in basso il ventre… ed un po’ più in basso.
Il profumo del sesso ed il suo sapore hanno un effetto curioso: in quel momento la stanza non esiste più, siamo su una nuvola in chissà quale remota parte del mondo, non abbiamo peso né pensieri e facciamo l’amore in modo etereo, sublime.

Il suo respiro diventa via via più affannoso fino a quando il suo corpo si inarca con grande tensione, le braccia &egrave le gambe si irrigidiscono e le mani stringono le lenzuola con un movimento incontrollato… &egrave il primo orgasmo in una serata in cui si perderà il conto… difficile soffocare un urlo che si teme possa essere udito dalla stanza accanto. Cosa penserebbero i coniugi Dupont?

Riprendiamo a baciarci prima dolcemente e poi con sempre maggiore energia ed i nostri corpi inevitabilmente si uniscono.
La penetrazione avviene dolcemente, mentre ci guardiamo increduli e divertiti… senza una parola.
I nostri movimenti si assecondano con variazioni perfette di ritmo e di intensità, per far sì che questo momento si prolunghi il più possibile fino a quando stringendo con forza le sue natiche affondo i miei colpi in modo sempre più intenso…..l’epilogo non &egrave difficile da immaginare…

Rimaniamo abbracciati per alcuni minuti e quando riprendo il controllo razionale realizzo che Giorgio &egrave presente… l’imbarazzo non dura molto poiché Sara, perfetta nel gestire una situazione delicatissima, lo invita ad avvicinarsi e dopo avergli abbassato i boxer inizia ad accarezzare dolcemente il suo membro e a baciarlo.
Sdraiato a fianco osservo con ammirazione la sua tecnica orale sopraffina… &egrave Giorgio ora’a godere, &egrave proprio il caso di dirlo, il suo momento di gloria…
Lei mi richiama ancora una volta con il classico: “Hey… Luca…ci sei?” ed il suo sguardo mi indica palesemente che c’&egrave un ‘lavoro’ da terminare a cui non intendo certamente sottrarmi.

“Sicuro” le rispondo schiarendomi la voce… e mentre Iniziativa Sara si posiziona con le ginocchia ed i palmi delle mani affondati nel centro del materasso, mi sposto dietro di lei e inizio una nuova…. sessione.
Vorrei controllare i tempi ed i modi secondo i miei gusti: comincio ad accarezzarla tra le gambe con diverse variazioni, utilizzando tutto il tempo necessario, ascoltando il suo respiro ed osservando le sue reazioni.. Sara si avvicina cinque o sei volte al culmine dell’eccitazione ed ogni volta rallento, per poi riprendere subito con maggiore intensità. Curiosamente anche lei utilizza la stessa tecnica con il suo compagno.

Questo sottile gioco di desiderio e sofferenza… e poi ancora più desiderio…. non fa che aumentare la pressione erotica, che inevitabilmente condurrà al più delizioso orgasmo femminile che si possa immaginare… fantastico….

“Adesso tocca a voi però….” esclama appena ripreso il fiato.
Era il segnale che attendevo: mi posiziono in ginocchio dietro a lei e in pochi secondi mi “ritrovo” nel suo corpo. Sara nel frattempo porta a termine il suo “magistrale lavoretto” su Giorgio.

Anche qui alterniamo movimenti decisamente forti da togliere il fiato ad altri in cui ci concentriamo sulle sensazioni più delicate.
Grazie alla particolare posizione ho la possibilità di accarezzarla su gran parte del corpo, di giocare con i suoi seni e con il clitoride…

L’atmosfera &egrave incandescente e l’essere al centro dei desideri di due uomini contemporaneamente trasmette in lei un energia potentissima che si dissipa con l’ennesimo intensissimo orgasmo… ultimo della serie…
Ed il nostro.

Crolliamo distrutti ma felici e ridiamo pensando a come abbiamo ridotto il letto… il coprimaterasso sarebbe da buttare…. sembra una tela di Kandinsky dipinta con i nostri fluidi organici: ‘Potremmo esporla al MoMa… o al Musée de l’Erotisme!’… ci scherziamo sopra, immaginando anche l’espressione che farà Colette tra poche ore entrando per rassettare la stanza… chissà se ci hanno sentiti… per fortuna che dovevamo “fare i bravi”….

E’ quasi l’alba e ci addormentiamo svestiti “aggrappandoci” al corpo di Sara che si gode il suo meritatissimo riposo… decisamente questa &egrave stata la SUA notte, condotta superlativamente e con una meravigliosa naturalezza nell’affrontare questo sottile e rischioso gioco erotico… una notte che non dimenticheremo’ facilmente… tutto così perfetto… ma &egrave giunto il momento di riposarci, la bacio innocentemente su una guancia mentre dorme rilassata e mi addormento.

Sono le 7 e 35 e mi risveglio solo e dubbioso….. e se fosse stato semplicemente un sogno?

Credo proprio di si…

Nemmeno il tempo per ordinare i pensieri che ricevo il primo sms che mi ricorda che bisogna prepararsi per una nuova intensa giornata… Il messaggio proviene guarda a caso dal cellulare di Sara… ‘Hey Luca…. ci sei?’…
Rileggo il messaggio come un automa ed immediatamente lo ricollego al sogno appena concluso: per ben due volte quella frase era stata formulata, sia pure in circostanze ben diverse!

Noi le chiamiamo telepatie ed in effetti tra noi esiste un invisibile cavo in fibra ottica che ci connette costantemente… capita spesso ad esempio in chat o dal vivo di giocare ad anticiparsi le battute… non ci stupiamo più nemmeno…normale….

Le rispondo in francese, con numero criptato, fingo che abbia per errore messaggiato ad un residente… ‘Je pense que vous avez raté le numerò’ senza nemmeno curarmi dell’esattezza grammaticale. Risposta fulminante: ‘Guarda Luca che ti vedo…. sei ancora in pigiama?’.
Questa &egrave Sara.

Immagino che da Marcel e Colette in questo momento stiano ridendo per lo sketch sms.

Beh non c’&egrave un minuto da perdere devo farmi doccia, barba e vestizione in 12 minuti.
Poi scendo le scale ed in cucina trovo Sophie che prepara la colazione e Antoine che legge il giornale locale, tutto come previsto…. ulteriore conferma che si &egrave trattato di un sogno (peccato).

Ci salutiamo calorosamente mi chiedono se ho dormito bene…. ‘Ma ceeerto! Certaiment!’.
Si chiacchiera 10 minuti assaggiando tra l’altro le gustose marmellate della famiglia Millaret con pane e burro inzuppati nel latte. Il caff&egrave ovviamente non &egrave il massimo della soddisfazione per un italiano medio, ma non importa.

L’appuntamento nel piazzale dove abbiamo parcheggiato il pulmino per le 9,00 &egrave rispettato, Antoine si rivela un guidatore attento ed efficiente e Sophie metterebbe di buon umore anche un moribondo con il suo umorismo esplosivo!

A dire la verità non sono vigile come vorrei… da molto tempo volevo fare questo viaggio, questa esperienza, ma questa mattina mi sento svogliato e distratto… ho il sospetto che questo strano sogno mi abbia lasciato un segno: cerco di comprenderne le cause scatenanti ed il significato… ma più ci penso e più mi sento confuso.
OK… Sara per me ha sempre rappresentato molto, soprattutto quando eravamo giovanissimi, poi crescendo abbiamo intrapreso strade diverse e ci siamo inevitabilmente allontanati, lei biologa ricercatrice ed io consulente finanziario.

Ma &egrave sufficiente questa amicizia giovanile, sia pure con un sentimento più profondo da parte mia (peraltro mai dichiarato) a indurre un’esperienza onirica così potente?
La cosa sorprendente &egrave la ricchezza di dettagli che ricordo, dovuta probabilmente alla forte componente emotiva… si può dire che ho scannerizzato ogni centimetro quadrato del suo corpo, ogni espressione, ogni movimento e li ho fissati nella mia mente come se l’esperienza avuta con lei fosse avvenuta realmente decine di volte.

Ecco, come al solito mi sono perso nei miei pensieri… Sophie se ne accorge e mi dà un pizzicotto: “Ahii!”

Siamo in piazza ma non ci sono tracce del gruppo, a saperlo potevamo correre meno… magari c’era spazio per un altro piccolo ‘sognetto’…

Finalmente arrivano anche gli altri, si erano persi alla vana ricerca di un bar che servisse un caff&egrave espresso di qualità accettabile.
Ci contiamo e ci incamminiamo verso il nostro obiettivo: non vogliamo farci mancare nemmeno una delle 52 torri e per questo abbiamo incaricato Philippe che &egrave praticamente nato qui di guidarci.

Sara &egrave splendida, come sempre, e sorprendentemente indossa una gonna di jeans che le dà un tocco di femminilità niente male… “Dovrebbe farlo più spesso” mormoro tra me, evidentemente ancora un po’ eccitato dall’esperienza notturna.

Mi avvicino e la saluto:
“Bonjour Madame Sar'”
“Bonjour à toi, monsieur Luc'”…
‘Tu as bien dormi?’
‘Ti prego Luca. Non tocchiamo questo tasto’ e tu?’
‘Bene, anzi benissimo…anzi se hai cinque minuti… Ti vorrei raccontare una cosa curiosa a riguardo..,’
Si avvicina Giorgio che fino a quel momento era impegnato a filmare con la videocamera le doppie mura: ‘Parlate piano… La guida vi sta guardando di traverso…’
‘Scusa… Hai ragione…’
In effetti non era la situazione ideale per confidenze “strane”.
‘Tranquillo Luca… Ne parliamo…’

La nostra escursione prosegue senza intoppi nella Città Alta: Castello Comitale, Basilica di St Nazaire, la magnifica piazzetta con il Pozzo Grande, le torri, alle 13 siamo a corto di energie e decidiamo di fare un break al Saint Jean Restaurant, fa decisamente caldo e non volendoci appesantire né perdere troppo tempo optiamo per il menù economico che prevede ‘melon et jambon de pays avec de la salade ‘ Cassoulette maison e dessert’… sotto gli ombrelloni in questa splendida cornice non &egrave affatto male.

Il gruppo si diverte e parecchio… si vede che sono arrivati les italiens’ si sente un po’ di vita tra queste vecchie mura… anche troppa…qualcuno tra gli olandesi dietro di noi scuote il capo, non posso dar loro torto. E’ il primo momento di relax nelle ultime ore ed ho tempo per riflettere su alcuni aspetti di queste due giornate e su Sara. Se ieri &egrave stata una rivelazione oggi rischia di trasformarsi in un tormento, di monopolizzare i miei pensieri: più cerco di non pensarci e più ci penso.

Noto che anche lei oggi &egrave un po’ pensierosa, più distratta del solito (stava dimenticando di ritirare il resto all’Epicerie La Ferme e lascia cadere la compatta digitale, per fortuna senza danni…), non &egrave da lei! Rido sotto i baffi e penso… ‘dopo una notte come questa… &egrave quasi normale… ‘.

Già… l’esperienza a cui faccio ancora fatica a dare una spiegazione: prima o poi dovrò trovare il coraggio di confidarle questo sogno… speriamo non mi prenda in giro per il resto della vita o peggio non mi percepisca come un maniaco sessuale…..

Intanto la osservo e trovo che la gonna e la camicetta che indossa le stiano benissimo per la prima volta mostra il suo lato veramente femminile che di solito tende a minimizzare… devo confessare che l’ho quasi spogliata con gli occhi per confrontarla con la versione… onirica.

Meglio ritornare sulla Terra adesso perché stiamo ripartendo. Il programma prevede la visita alla Città Bassa con la Cattedrale di Saint Michel ed il Ponte Vecchio sul fiume Aude… attraversandolo si ha la percezione di trovarsi in un altra epoca, immersi tra il verde circostante e con la splendida visione della Cité a destra.

Ormai sono le 17,30, &egrave ora di congedarci dagli amici che generosamente ci hanno ospitato, ci commuoviamo persino nel momento dei saluti quando il Daily si mette in moto per il rientro e ci diamo appuntamento in Spagna per il 2013… dove non si sa… ma abbiamo un anno di tempo per pensarci.

Siamo ormai lontani e vediamo dalla E80 passare a fianco a noi Narbonne, Montpellier e N’mes… c’&egrave un filo di verità nell’espressione ‘partire &egrave un po’ morire’… sento di aver lasciato qualcosa a Carcassonne e non &egrave solo il ricordo della cittadella…

Mi distraggo con il mio smartphone ascoltando musica anni ’80 e ’90 e guardando alcune foto scattate i questi due giorni… non so perché ma cerco sempre Sara… E mi dico: ‘Luca ci sei? Sveglia!’. E invece cosa faccio… mi addormento.

Dormo un sonno profondissimo, dopo una notte ‘agitata’ ed una giornata molto intensa.
‘Luca, sveglia… come farai a dormire questa notte?’. La sua voce mi risveglia… che bel risveglio… per una volta non &egrave ‘spietata’ come al suo solito ma appare dolce, materna. Siamo già in territorio italiano, c’&egrave buio e tutti dormono. Il rumore di questi due giorni pare essersi improvvisamente dissolto.

‘Questa mattina mi volevi parlare… cosa volevi dirmi?’
‘Ti volevo solo raccontare una esperienza vissuta… anzi che dico… solo sognata questa notte… ho fatto un sogno stranissimo e c’eri anche tu…’
‘Certo Luca che sei strano… ‘

In realtà osservo che Sara &egrave estremamente curiosa, sembra voler dire: ‘Avanti racconta, sono qui per ascoltarti!’.

Non appare assolutamente turbata dalla narrazione, anzi sembra manifestare un interesse profondo per me del tutto inaspettato.

‘Sai cosa dovresti fare Luca… dovresti metterti al pc con calma e trascriverlo, così se tra vent’anni ti andrà potrai sempre rileggerlo…. e… se mi puoi far avere una copia… te ne sarei veramente grata!’.
‘Se ti accontenti dello stile narrativo di un promotore finanziario…. va bene! L’unica cosa ‘ mi servirebbe il tuo indirizzo email o Skype… credo di averli persi quando ho sostituito il computer l’anno scorso’.
‘Certo che li avrai!’.

Beh, comunque vada il bilancio della trasferta transalpina &egrave ampiamente positivo.

‘………………………………………………………..
Sono trascorse due settimane dal rientro. Il lavoro mi prende completamente. Sono da un cliente quando vibra lo smartphone; non ci faccio caso ma mentre entro in auto controllo: proviene fa un numero che non conosco, “CIAO. TI SCRIVO CON UN CELLULARE CHE USO SOLO AL LAVORO.
IL MIO ACCOUNT PRIVATO SKYPE é *********** , l’email *********@*******.com. HAI GIà PRONTO IL FILE? LO ASPETTO. SARA”

In effetti le avevo promesso la narrazione del sogno, l’avevo abbozzata e poi &egrave rimasta sospesa… rispondo: “CIAO… AVRAI PRESTO IL TUO RACCONTO… CONTACI!”.

Una parte di me era felice: si &egrave ricordata! L’altra preoccupata… &egrave un periodo di lavoro intenso e trovare il tempo sarà dura… dovrò sacrificare qualche ora di sonno.

La sera stessa mi metto al lavoro; &egrave già passata mezzanotte ma se non faccio così non si procede. All’1.15 ricevo una notifica skype… avevo il volume delle casse al massimo e quasi mi viene in infarto.

SARA: CIAO LUCA COME STAI? SEI AL LAVORO? PROCEDI? :-)

LUCA: CIAO SARA. STO BENE GRAZIE. PROCEDO… PROCEDO…
…COME MAI SEI ANCORA SVEGLIA?

SARA: HAI UNA DOMANDA DI RISERVA? NON RIUSCIVO A PRENDERE SONNO E HO PENSATO CHE SICURAMENTE ERI Lì. COSì HO PROVATO A CERCARTI E… ZAC!

LUCA: SONO AL LAVORO… STO FINENDO LA PARTE INTRODUTTIVA E PENSO CHE DOMANI SERA AVRAI IL TUO RACCONTO

SARA: FAI PURE CON COMODO, NON CORRERE. SAI CHE ANCH’IO TI HO SOGNATO?

LUCA: VERAMENTE? SPERO UN SOGNO UN PO’ PIU…. LINDO DEL MIO ;-)

SARA: BEH… A DIRE IL VERO… UN PO’ SI… MA MICA TANTO…

LUCA: AH… WOW… ALLORA POTRESTI FARE ANCHE TU IL RACCONTINO…

SARA: SICURAMENTE RICEVERAI UNA EMAIL A PROPOSITO :-) ADESSO PERO’ TI LASCIO LAVORARE… DEVI CONSEGNARMELO ENTRO FINE SETTIMANA… MI RACCOMANDO!

Questo contatto inaspettato mi dà un’ulteriore energia per continuare a scrivere e consegnare il file il più presto possibile:

04/08/12 14:40
Oggetto: Sara… Souvenir de la France

CIAO. HO PENSATO DI FARTI COSA GRADITA INVIANDOTI IL RACCONTO DELLA NOSTRA NOTTE DI FOLLIA (SOGNATA). HO CERCATO DI NON ESSERE TROPPO BRUTALE NELLE DESCRIZIONI E SPERO CHE TU NON VENGA ‘TURBATA’…
A PRESTO. LUCA.
Allegato: Sara.doc

04/08/12 14:45
Oggetto: R: Sara… souvenir de la France
GRAZIE. SEI STATO DI PAROLA. TRANQUILLO NON NE FARO’ UN ‘CATTIVO USO’ :-)
CI SENTIAMO.
PS: CHE FINE HA FATTO IL LUCA TIMIDO E IMPACCIATO CHE CONOSCEVO?

A dire la verità l’idea che possa farne un ‘cattivo uso’ in realtà mi conquista… pensando a Sara che si sfiora, in un momento di intimità autoerotica, leggendo il racconto che le ho dedicato….

Passeranno ancora un paio di mesi di chat ed email molto confidenziali, in cui si creerà un’empatia enorme tra noi, ma ognuno rispettando i propri ruoli senza ‘sforare’, sia pure con giochi di seduzione a distanza a volte decisamente accattivanti.
Come a voler colmare quel vuoto che si era creato quando i nostri destini si sono inevitabilmente separati dopo l’adolescenza a causa della mia timidezza.

Tutto regolare fino a….

10/10/12 20:40
Oggetto: Sono sola
SONO SOLA

E’ un venerdì sera e sono appena rientrato a casa dopo un corso di aggiornamento a Milano. Leggo queste due righe una decina di volte cercando mettere bene a fuoco quelle otto lettere S-O-N-O-S-O-L-A’rispondo di getto!

10/10/12 20:43
Oggetto: R. Sono sola
SONO DA TE

Sono quindici chilometri di pensieri che si accavallano, emozioni, fantasia e pedale a tavoletta.
Prendo le chiavi della macchina e scendo in ascensore nel piano interrato.
Incontro un vecchio amico che mi abbraccia, un ex compagno di scuola dei tempi del liceo che ha pensato di venirmi a salutare proprio questa sera, a sorpresa.

‘Scusa Claudio, ma hai scelto la sera sbagliata….’ e gli strizzo l’occhio, lui sorride e comprende, ci mancherebbe altro…

‘Vai Luca non ti preoccupare, sono felice di vederti così pimpante e… buona serata!”

Bene… il primo ostacolo &egrave superato brillantemente, anche se devo dire che un po’ mi spiace per il buon Claudio.

Adesso provvedo a procurarmi una bottiglia di buon vino rosso per “celebrare la riunificazione’.

Per fortuna che l’enoteca vicina &egrave ancora aperta.
Il titolare, mio carissimo amico e confidente, mi consiglia una bottiglia di Barolo del 1988.

I miei pensieri girano vorticosamente, una vera e propria tempesta cerebrale: realizzo che devo passare in soffitta a cercare un “ricordo” che a Sara farà certamente piacere rivedere.
Inversione a U, recupero rapido e ripartenza!

Pensavo a questi due elementi.
L’88 &egrave che &egrave l’anno in cui abbiamo perso i contatti ed il puzzle appena recuperato.

Rappresenta una vista mozzafiato al tramonto della baia di Sidney con l’Opera House in primo piano ed il celebre ponte sullo sfondo. Ci ha impegnati a fondo in quell’ultima estate di amicizia nei caldi pomeriggi afoso sotto la pergola della casa in campagna. Mancavano soltanto un centinaio di pezzi, lasciati per ultimi e mai sistemati; un po’ di pazienza e sarà completo.

E’ una tipica serata di inizio autunno, un pochino uggiosa, ma le luci ed i colori intorno a me sembrano più vivi del solito e la musica ovattata nell’abitacolo della mia auto più coinvolgente: sto sviluppando una maggiore sensibilità ed ogni percezione &egrave più viva che mai.

Arrivo a destinazione.
E’ una zona residenziale tranquilla.
La sua villetta &egrave la prima di una serie di quattro.
Non devo suonare il campanello, al mio arrivo il cancello si apre istantaneamente come pure la porta sezionale del garage… ottima organizzazione!

Il benvenuto avviene via sms… non cambia mai! BUONASERA LUCA… PUOI SALIRE TU? SONO QUASI PRONTA…

Il garage &egrave collegato al vano scale: apro il portoncino di metallo e mi sorge il primo dubbio… prendo il puzzle con me o vedo prima che aria tira?
Opto per la seconda soluzione, quindi afferro la bottiglia del pregiatissimo rosso e mi avvio al piano superiore.

Provo la stessa strana sensazione che ebbi quando da bambino si giocava a calcio nel cortile di mia zia: un giorno calciai con troppa foga il pallone che finì nel cortile dei vicini. Dovetti scavalcare il muro di cinta e la siepe adiacente per andare a recuperarlo… sapevo che non era consentito entrare nella proprietà privata altrui e provai un certo imbarazzo.

Ora mi sento un po’ così con questa strana sensazione… ecco lo so, sto già tornando a giocare con la mia mente (ed i suoi tarli).

A ben vedere non sto facendo nulla di male, anche se nel mio intimo… vorrei fare “qualcosa di male”, eccome se lo vorrei!

Mi avvicino alla porta della cucina ed abbozzo a mezza voce un “ciao”.
Ma Sara non c’&egrave, sento per contro la sua voce provenire dalla stanza accanto: ‘Siediti pure, accendi la TV se vuoi, mi do una sistematina veloce” seguita dal rumore dell’asciugacapelli.

Do un’occhiata alle riviste sul tavolino di cristallo di fronte all’imponente divano e mi alzo e risiedo nervosamente più volte.

In realtà fingo di leggere, i miei pensieri sono decisamente altrove… ripenso a questi mesi di contatti virtuali, noi due così lontani eppure così vicini, siamo stati l’uno l’angelo custode dell’altra, teneramente e a volte maliziosamente, anche durante i piccoli impegni quotidiani, dei perfetti “complici da chat”:
L:DOVE SEI?
S: INVOVINA?
L: MMMMHH SECONDO ME… IN BAGNO….
S: INDOVINATO…. COME HAI FATTO?
L: EEHH CONOSCO LE TUE ABITUDINI E POI… SAI COM’E’…. TELEPATIA….
S: NON TI POSSO PIU’ NASCONDERE NULLA :-)
L: NON MI CHIEDI SE TI VEDO?
S: MI VEDI?
L: SI…. SEI NUDA…. NO QUASI NUDA…
S: INDOVINATO… PERò GIRATI DALL’ALTRA PARTE…
L: … PER NON CADERE IN TENTAZIONE :-P
S: OK FATTO…
L: ADESSO HO UN IMPEGNO CI SENTIAMO DI NUOVO IN CHAT TRA 10 MINUTI…. E’ TROPPO?
S: POSSIAMO FARCELA… SEMMAI SCRIVO IO…

Chattiamo molte volte persino in inglese o in francese per unire l’utile al dilettevole.
A volte può anche essere trasgressivo farlo in una lingua straniera: se si &egrave troppo spinti si può dare la colpa ad un difetto di padronanza linguistica!

Sento vibrare il telefono do un’occhiata e trovo la sua immancabile email:
‘Questa sera ti vizio… ti ho preparato prosciutto cotto e mozzarella, petto di pollo in insalata con sedano e mele, prosciutto crudo con kiwi, lasagne, insalata con prosciutto cotto e quiche lorraine (torta salata con panna, uova e pancetta) ed il dessert &egrave una sorpresa…’.

Rispondo ‘Beh… non c’&egrave che dire… ti sei impegnata al meglio, mi sa che torno anche domani sera per gli avanzi ;-) “.

Rullo di tamburi… finalmente Sara!
La sua vista mi toglie il fiato, valeva la pena attendere: entra con uno stupendo tubino rosso estremamente semplice ma sexy al tempo stesso, impreziosito da una spallina nera satinata.

Per lei deve essere stata dura rinunciare al suo marchio di fabbrica: il jeans… ma l’effetto &egrave stupendo, quasi ipnotico.

Naturalmente non un filo di trucco, ma questo si sapeva…

‘Scusa se ti ho fatto fare un po di anticamera’.
‘Figurati le tue riviste erano interessantissime, davvero!’.
‘Mavaaaah a chi la racconti Luca, non ti conoscessi…’.

Beccato, come al solito.

Ci salutiamo con un bacio sulla guancia.
‘Immagino che a quest’ora avrai una fame da lupo!’.
‘Mi mangerei anche il lupo! Ah ah’.
‘Allora sediamoci!’.

Il tavolo &egrave stato preparato con cura e piatti e posate sono quelli delle grandi occasioni.
Evidentemente anche lei ‘sente’ la serata.

‘Ti ho portato un pensierino… la apriamo?’.
‘Anno 1988… sarà un caso?’.
‘Sarà… Sara’.

Gioco di parole praticamente inevitabile.
In realtà i discorsi fanno un po’ fatica a decollare…pause quasi imbarazzante, frasi incomplete, slegate fra loro.
Sembriamo nuovamente due adolescenti insicuri, così lontani dalla meravigliosa sfrontatezza dei nostri contatti ‘in remoto’.

Persino Esuberanza Sara appare fragilmente umana, questo aspetto di lei, per me inedito, la rende ancora più interessante, più vicina.

Poi durante la cena, complici il piacere della buona tavola ed un paio di bicchieri del Barolo ottantottino, ci sentiamo finalmente a nostro agio.

‘Facciamo una pausa, sono ultrapiena!’.
‘Sono d’accordo con te… volevo chiederti… hai ancora i cd che ascoltavamo in macchina e dai miei?’.
‘Certemaint’.

Non avevamo perso l’abitudine di scambiarci battute in francese dopo il rientro da Carcassonne.

Ci alziamo e ci avviciniamo allo stereo… c’era ancora tutto, Brian Adams, Elton John, Sting, Suzanne Vega, David Bowie…. i Toto!

Un fiume incontrollato di ricordi… mi sento come il signor Bretodeau quando ritrova la scatola arrugginita dei suoi ricordi d’infanzia ne ‘Il favoloso mondo di Amélie”.
Sara ne &egrave consapevole e mi accarezza dolcemente una guancia.

‘Scegliamone uno a caso… chiudi gli occhi!’

Sono i suoi tipici giochini psicologici.

‘E’ uscito Brian Adams – (Everything I Do) I Do It For You’.

Beh, scelta fortunata, con quel testo: ‘Si tu sai che &egrave vero, che ogni cosa che faccio, la faccio per te”.

‘Ascolta Sara… c’&egrave una cosa che dovremmo prima o poi concludere…’.
‘Lo so… lo so…’.

Mi interrompe rapidamente.

‘Il puzzle dell’Australia, conoscendoti sono sicura che l’hai portato con te!’.

Non aggiungo altro…. la solita telepatia…vado a recuperarlo in auto.

‘Beh… sono da sistemare solo cento pezzi su tremila… ce la faremo questa volta’.

Per me (e forse anche per lei) quel puzzle &egrave la metafora di ciò che abbiamo lasciato incompiuto oltre che il ricordo della fine di un’epoca.

Spostiamo le riviste dal tavolino di cristallo ed appoggiamo il compensato con il Ravensburger da 3000 pezzi delicatamente per evitare clamorosi incidenti all’ultimo metro.
Partiamo di slancio ed i primi 50-60 pezzi sono collocati agevolmente.
Poi si comincia un po’a dormire sugli allori.
Ogni pezzo diventa il pretesto per aumentare l’intimità.
Le mani si intersecano, si cercano.
Le tessere si sa pesano… e se usiamo due mani per sorreggerle…

Il contatto con la sua pelle mi trasmette energia, ma non sono cariche elettrostatiche…

Si… tutto quello che fa Sara &egrave magico, cucina magicamente, gioca magicamente e seduce magicamente!

Secondo me non se ne rende neanche conto pienamente e per farglielo notare metto su un vecchio album dei Police con quel brano… “Every Little Thing She Does Is Magic”… la voglio omaggiare!

“Meno dieci!”
“Wow Luca… ma ci pensi?!?”
“Guarda se ci voleva tanto per finirlo”

Ci fissiamo negli occhi, finalmente.
Solo pochi secondi.

“Luca… se hai voglia di un caff&egrave puoi accendere tu la macchina? Io voglio avere l’onore di piazzare le ultime tessere…”
“Si… a lei l’onore!”

Ritorno in cucina e svolgo il mio incarico, diligentemente.

Poi mi soffermò ad ammirarla dalla porta mentre si avvia a concludere il panorama australe: Sara questa sera &egrave bellissima.

Più bella della ragazza che mi faceva girare la testa anni fa.

Più bella di quella sensuale ed intrigante del sogno erotico francese.

Bella e possibile.

Di sottecchi sgattoiolo dietro di lei, &egrave talmente concentrata che, complice la musica di sottofondo non mi sente.
Le appoggio le mani davanti agli occhi: “Indovina chi &egrave?”

“Sei… tu…”

La sua voce appare diversa ha una tonalità più bassa, soffocata dall’emozione.

Si volta verso di me, mi stringe e mi trascina verso di lei… verso la sua bocca che bacio dolcemente.

Ma ci fermiamo subito e ridiamo: sappiamo che stiamo per fare una marachella e devo dire che la cosa non ci dispiace affatto… anche se…

“Non possiamo farlo Luca e sai perché…”

Sara appare improvvisamente seria.

Io mi sento come un paracadutista che appena lanciato si accorge di non avere indossato il paracadute (non so se rendo l’idea).

Poi la sua espressione cambia: non possiamo perché ci sono ancora due tessere da sistemare!

Me l’ha fatta di nuovo.

“Dai Luca… una a testa…”

Detto-fatto.

“Finito!”

“Si finito!”

Mi appoggio dietro di lei che rimane immobile e stringendole la vita le bacio il collo con passione, inizia una notte per non dormire.

Improvvisamente il clima cambia.

Non scherziamo più, siamo consapevoli della “missione” che vogliamo compiere: completare il percorso intrapreso insieme e sperimentare “in vivo” (come direbbe la Biologa Sara) ciò che &egrave finora rimasto confinato nei sogni e nei pensieri.

La sua camera &egrave a quindici passi, che percorriamo in apnea, con il cuore in gola, tenendoci per mano.

Certe volte dovrei lasciarmi andare, vivere le emozioni che in modo “primitivo”, istintivo, senza troppe elaborazioni mentali.

Se così fosse probabilmente non mi chiamerei Luca…

Mi piace pensare ai momenti che hanno veramente contato nella mia vita, isolarli, analizzarli e classificarli in una ideale top twenty degli eventi più significativi.

Tralasciando la nascita ed i primissimi anni di vita, questi quindici passi nella corridoio della casa di Sara, in questo sabato sera autunnale, si collocano a pieno titolo sull’ipotetico podio, con la seguente motivazione: per avermi aiutato a capire perché nasciamo, cresciamo, soffriamo ed amiamo così intensamente.

Il sogno francese era vivissimo e dettagliatissimo, perfettamente ingannevole al punto da farlo apparire come un’esperienza veramente vissuta.

Paradossalmente ora la realtà appare un sogno, nel momento in cui Sara dopo aver acceso la luce sul comodino sul lato destro del suo letto, si sveste e si mostra per la prima volta completamente nuda di fronte a me.

Sono felicemente frastornato, lei lo sa e mi corre in soccorso slacciandomi i bottoni e della camicia e somministrandomi una discreta dose di bacetti sul petto, per mettermi a mio agio.

Poi si stacca leggermente.

La guardo con l’ammirazione che solitamente si riserva ad un opera d’arte.

Un corpo stupendo certamente, ma soprattutto uno sguardo che mi cattura: so che in questa situazione può sembrare strano ma esprime una dolcezza… materna.

Sembra voler dire “sono qui per curarmi di te”… e lo fa straordinariamente.

La sua mano corre sulla cintura che slaccia con abilità.

Pochi secondi e siamo a abbracciati in piedi completamente nudi di fronte al suo letto.

Sento il suo corpo caldo come il pane a contatto con il mio.

Sento il suo respiro ed il suo battito che tradiscono emozioni, il profumo della pelle ed il suo sapore quando la bacio quasi freneticamente sul collo, sulle spalle, sui seni…

‘Abbiamo tutto il tempo Luca, non corriamo…’

‘Si’

Non riesco quasi a formulare frasi degne di tale definizione.

Sara apre la porta del bagno adiacente e mi mostra la grande vasca idromassaggio semicircolare.

‘Visto che abbiamo una notte tutta per noi ho pensato che …’

Non so come, ma aveva già preparato tutto, forse mentre ero in cucina pochi minuti fa, forse prima.

Sono i suoi soliti giochi di prestigio.

Persino le candele profumate, certo non ha trascurato nessun dettaglio.

Ci immergiamo e giochiamo come due bambini, abbracci, coccole schizzi d’acqua, giochi spensierati, come da ragazzi al lago quando facevamo le gare di apnea e lei mi faceva prendere dei grossi spaventi fingendosi morta costringendomi ad andare dove l’acqua era troppo alta per un nuotatore inesperto come me.

Dalle bolle emerge la sua gamba che torna a scomparire e a riemergere, e sorridendo: “Sono il mostro di Lochnness!”

“Che paura! Devo scappare? ”

“Noo! Resta… “.

Mi sciolgo letteralmente: quel tono di voce, quella tenerezza di una richiesta semplice e potente al tempo stesso.

Mi sento ‘discioto’ nel liquido in cui siamo immersi e come esso circondo Sara di tante attenzioni quante sono le bollicine, senza trascurare nessun centimetro del suo corpo con baci e carezze che spezzano il fiato, che fanno ansimare che fanno sognare.

Lei fa altrettanto con me ed &egrave inutile dire che lo fa…. magicamente.

Poi ci appoggiamo ‘a bordo vasca’ , accarezzo la sua ‘patatina’ dolcemente, percependo le sue reazioni sotto l’effetto delle mie dita che la sfiorano adattandosi ad essa.

Piano piano che cresce l’effetto dell’eccitazione il clitoride si erige in cerca di attenzioni che non intendo certo fargli mancare… mi piace questo gioco, mi &egrave sempre piaciuto.

Alternare massaggi lievi ed altri intensi, movimenti lineari e circolari, vicini e lontani … poi fermarsi e riprendere con dolcezza e poi con decisione fino al culmine!

Ora inizio a penetrarla con un dito e, via via che si adatta, con due fino a quando il suo bacino non riesce a fare a meno di accompagnare il movimento della mia mano in perfetto sincronismo.

Anch’io sono ovviamente elettrizzato sentendomi afferrato a mia volta dalla sua mano: in quel frangente non fa che far aumentare il mio desiderio (e si nota…).

E’ molto gratificante ‘sentirla’, ma lo &egrave ancor di più osservare le sue reazioni la tensione crescente, i suoi movimenti… ascoltare i suo respiro, i suoi gemiti…

Il corpo femminile &egrave meraviglioso in tutti i suoi aspetti ed ha un linguaggio non verbale che bisogna assecondare ed interpretare. E modestamente cerco di farlo nel migliore dei modi.

Il suo orgasmo &egrave delizioso e non tarda ad arrivare, un urlo liberatorio che riempie la stanza e mi meraviglia come se fosse il primo a cui assisto.

E poi un tremito che fa fatica ad acquietarsi.

I nostri pensieri corrono veloci come atomi impazziti nel bel mezzo di una reazione nucleare.

Ormai più nulla sembra poterci fermare ed infatti torniamo in acqua ed inizio a penetrarla energicamente.

Siamo eccitati all’ennesima potenza… trovo strana la sensazione che si ha facendolo sott’acqua, così diversa… non mi era mai successo prima. Non so dire se migliore o peggiore.

E diversa!

Non riusciamo a controllarci, le nostre spinte sono tumultuose, quando si ha una fame pazzesca può succedere che il galateo venga tranquillamente trascurato!

Ebbene la nostra fame era proprio tanta, quanto il desiderio di unirci e le aspettative tra di noi.

Godiamo insieme in pochissimi minuti… era veramente un emergenza… andava affrontata ‘con decisione’!

Rimaniamo abbracciati per una tempo indefinito, la bacio dolcemente accarezzando i suoi capelli.

Siamo consapevolmente felici, rilassati.

Non una parola per minuti interminabili ma sorrisi e coccole, carezze ed attenzioni.

Ci asciughiamo vicendevolmente e dopo pochi istanti siamo sotto le lenzuola.

Siamo entrambi in posizione fetale ed io dietro di lei ho la mano appoggiata sul suo seno e la bacio sul collo… tutte queste emozioni ci hanno stremato e ci addormentiamo in brevissimo tempo.

Un sonno profondissimo mi sento sprofondare come se pesassi una tonnellata. Ma sereno, soddisfatto.

‘Luca… hey Luca… ci sei?…. sveglia…’

Mi sento strano, confuso e soprattutto… come mai mi trovo sul divano del salotto di Sara?

‘Luca… credevo reggessi meglio l’alcool… tre bicchieri di rosso ti hanno steso!’

Il tono severo nascondeva in realtà anche un certo senso di divertimento… lei ama sottolineare i miei punti deboli e lo fa in ogni occasione…. figurarsi quando mi addormento in quella che doveva essere una serata romantica e trasgressiva tra noi!

Solo adesso realizzo che si &egrave trattato purtroppo solo di un sogno, un altro sogno, l’ennesimo sogno.

Sembra che questo sia il mio destino… desiderare Sara e… semplicemente sognarla, un miraggio insomma.

‘Scusa’.

Mi sento non a terra, sotto terra… di qualche centinaio di metri. Non riesco a dire altro.

‘Ti sei addormentato subito dopo cena, mentre sono andata in solaio per cercare una cornice per il puzzle… che naturalmente ho dovuto terminare da sola mentre tu…. russavi’.

Umiliazione totale… totalissima.

Questa volta il sogno me lo dovrò tenere per me… se le raccontassi anche questo farei la figura del visionario inconcludente… quello che forse sono veramente.

Che figura.

‘Dai Luca vieni a vedere! Mi alzo e mi avvicino al tavolino… l’immagine completata di Sidney &egrave bellissima ci emoziona, ma non posso non provare un briciolo di amarezza.

Soprattutto dopo che Sara l’ha incorniciata mentre il sottoscritto si trovava beatamente in braccio a Morfeo…

Mi sa che questo particolare me lo farà pesare vita natural durante (ahi ahi..).

Poi uno squarcio di sereno tra le fosche nubi dei rimpianti.

‘Senti Luca, non sentirti giù… eri carino mentre dormivi sai? Mi sono divertita ad osservarti, sembravi felice! E… non mi ha pesato affatto finire il lavoro da sola, in fondo tu eri con me, nei miei pensieri’

‘Grazie, le tua parole mi rincuorano, sentivo di averti delusa’.

Poi ci teniamo per mano come facevamo quando passeggiavamo in montagna durante il periodo trascorso negli scout.

‘Questa sera non vorrei rimanere sola, mi tieni compagnia?’

E aggiunge: ‘e’ tardi e non sarei tranquilla se tu ti mettessi in strada con questa stanchezza…. e poi fuori c’&egrave una nebbia!’.

Il fiume di emozioni &egrave sempre in piena….

Sono felicissimo. Felicissimo… e aggiungerei confuso… ma non solo.

Sto elaborando una personale strategia per affrontare queste “montagne russe emozionali”.

Devo pensare che tutto quello che sta succedendo &egrave favoloso, un regalo inaspettato: la definirei ‘condizione del bicchiere mezzo pieno’, il voler sottolineare gli aspetti positivi di questo succedersi continuo di colpi di scena.

Sono a casa di Sara, lei &egrave… lei &egrave così ironica, spiritosa, pungente, interessante, magnetica…

Ed &egrave bellissima, specie questa sera!

‘Luca, hai fatto bene a portare il ‘nostro’ puzzle. Sai che mentre lo completavo pensavo a quante esperienze abbiamo vissuto insieme… quanti ricordi legati alla nostra fantastica amicizia ‘

‘Infatti…..’

Questa era probabilmente l’ultima occasione per finirlo, ne sentivo quasi il bisogno.

‘Certo che ne abbiamo fatta di strada insieme.. ma tu ricordi l’ultima volta che ci siamo incontrati prima del ‘distacco’? ‘

Mi si apre l’immagine di quel giorno d’estate dell’88, il pranzo consumato insieme sul lago, in un ristorante turistico di cui non ricordo più il nome.

Ma ricordo perfettamente il contesto.

‘Ci eravamo diplomati da qualche mese e stavo partendo per le vacanze in Grecia. Tu preparavi invece le valigie Spagna. Mi invitasti tu ricordi Sara?’

‘Si Luca. Qualcosa era cambiato tra noi, all’improvviso ci vedevamo diversi. Eravamo costantemente attratti l’uno dall’altro, ma timorosi: ci sentivamo come due studenti al cospetto della commissione d’esame alla maturità, un esame che sembrava invalicabile’

‘Ognuno timoroso di deludere le aspettative dell’altro, di dare una cattiva impressione… discorsi iniziati ed interrotti… piccole amnesie…se penso a quante cose avrei voluto dirti in quelle due ore! “.

E dovuto…
In effetti, a distanza di anni posso dire di aver provato in quella giornata estiva della fine degli anni ottanta una strana esperienza: il distaccamento nel mio cervello tra la zona deputata al pensiero e quella che controlla la comunicazione.

Con risvolti tragicomici… mi donò un libro, che lessi con grande interesse, di cui avevamo parlato in precedenza… e cosa le risposi? Adesso mi toccherà ‘anche’ leggere…

Anche il centro del cervello che controlla il movimento ne risentì…. trovavo difficilissimo appoggiare la tazzina del caff&egrave al centro del piattino, dove c’&egrave una specie di incastro.

E naturalmente non azzeccavo mai la porta di ingresso giusta costringendomi a delle imbarazzanti circumnavigazioni del dehor.

Il peggior Luca di sempre!

“Luca sei sempre distratto! Pasticcione! A cosa stai pensando?’

‘Facevo alcune considerazioni su quell’esperienza, tutto qui….’

‘Anch’io ho preparato una sorpresa ‘amarcord’ per te… cosa credi?’

‘Veramente?’

Ecco… Sorprendente Sara… mi stupisce ancora una volta, mentre la vedo estrarre dalla sua borsetta una chiavetta USB con una certa eccitazione…

‘Ta-daaaaaaa, il meglio ed il peggio di Luca e Sara dal 1977 al 1988, le foto ed i filmati che credevi fossero andati persi e che ho recuperato con pazienza in queste settimane… ci sarà da ridere!’

Forse non era esattamente il tipo di serata che mi aspettavo, ma non nascondo che ho una curiosità incredibile di vedere quei ‘reperti’, non so se ci sarà più da ridere o più da vergognarsi… ah ah.

Per fortuna non eravamo dei patiti del look anni ottanta… altrimenti l’imbarazzo sarebbe doppio!

Il montaggio &egrave accattivante, ordinato cronologicamente.
Siamo seduti sul divano letteralmente rapiti da quei quindici minuti per cinquanta pollici di ricordi emozionanti.
La colonna sonora &egrave spettacolare: Brian Adams, Zucchero, Elton John, Police e Suzanne Vega.

Le immagini ci riportano a quei meravigliosi dodici anni vissuti insieme: come era tutto diverso, come siamo diversi.
I ricordi che conservavo in forma immateriale, eterea, si solidificano e cristallizzano, riaffiorando prepotentemente nella mia mente.

La piccola Sara, il Maschiaccio Sara &egrave così tenera con le sue lunghe trecce bionde, con la dolcevita ed i jeans e l’immancabile linguaccia esposta in bella vista!
Nonostante le sue imperdonabili marachelle…. (tipo rischiare di incendiare la casa con i suoi giochi pirotecnici) Sara conquista tutti con la sua simpatia, l’incontenibile vitalità e mi trascinava nelle avventure più incredibili. Una perfetta compagna di gioco.

Poi la Adolescente Sara, sempre originale e fuori dagli schemi… restavo incantato ad osservarla all’uscita di scuola sperando che il suo sguardo non incrociasse il mio… non ero attrezzato per interagire in quella eventuale delicata situazione. Anche se una parte di me desiderava appassionatamente il contrario.

Si l’amicizia anche in questa fase era più salda che mai, ma in cuor mio speravo che evolvesse in qualcosa di diverso, anche se a dire il vero non facevo molto per attirare la sua attenzione fino in fondo.

E così le stagioni sono passate rapidamente e gli anni del liceo sono volati come allodole…

Fino all’incontro al lago dell’estate dell’88 per salutarci.
Era evidente che una stagione irripetibile si era chiusa e quel pomeriggio sono rientrato a casa con una sgradevole sensazione, un pessimo presentimento.

Stavo per partire per Myconos ma francamente ne avrei fatto a meno… erano passate poche ore da quel tenero abbraccio e già mi mancava terribilmente.

Non c’&egrave meravigliosa località turistica che possa lenire la ferita di un rimpianto vissuto in tempo reale…. IL rimpianto.

Mi chiedevo quel giorno a quali fossero i suoi pensieri.
Apparentemente sembrava serena.
Ma di certo era perfettamente consapevole che una stagione bellissima si stava concludendo e nulla sarebbe stato più lo stesso, a partire da quel giorno.

Ora la osservo accanto a me e colgo la sua soddisfazione per il lavoro certosino svolto ed una lieve commozione, tra l’altro dissimulata quasi alla perfezione.
Ma quando mostrerà una sia pur minima debolezza? Probabilmente mai!

I quindici minuti che condensano la storia di un’amicizia incredibile terminano… non riesco a trattenere un applauso di ammirazione per lei, che ora ha gli occhi lucidi (ma solo per una frazione di secondo).

Sara che non tradisce emozioni.
Spietata Sara.

Mi guarda e si illumina: ‘Sai cosa faremo ora? La notte &egrave appena iniziata e guarda che cielo! Portami a vedere la luna, dai!’

Ma dove la trova tutta questa energia?
E’ l’una… ma questa sera lei &egrave un fiume in piena!

In effetti la nebbia &egrave scomparsa ed il cielo &egrave incredibile…
‘Perché no? Partiamo! Ho fatto il pieno prima di arrivare qui…. possiamo anche girare tutta la notte…volendo…’.

Sembro un automa asservito al potere mentale che Sara esercita su di me… ma quando vivrò un’altra notte come questa?

Siamo seduti nei comodi sedili della mia Touran e mentre si apre la porta sezionale del garage osserviamo i raggi lunari che illuminano d’argento l’autorimessa , un effetto speciale romantico ed inaspettato… sorridiamo felici…. si parte!

‘Portami via con te!’

Il suo sorriso &egrave innocente, disarmante!

Non capisco mai il confine tra ciò che afferma scherzosamente, a volte ‘provocatoriamente’ ed i suoi reali pensieri (fluttuanti), &egrave un dolce star sulla graticola.

E così viaggiamo tre ore senza sosta, con la luna che ci osserva divertita, una radio che suona brani classici degli anni 70, 80 e 90 ed una gioia incontrollabile, mai sperimentata prima probabilmente.

Dai finestrini panoramici si alternano centri abitati illuminati, campagna, colline, laghi.

La strada &egrave nostra e Sara &egrave in forma spettacolare!
Siamo euforici non riusciamo ed essere seri per più di trenta secondi… che dolore… ho i muscoli addominali indolenziti…

‘Hey Sara.. che ne dici se andiamo a fare colazione a Riva del Garda? Non ci sono mai stato!’
‘Il navigatore prevede che saremmo li in un’ora… perch&egrave no?’

Stranamente non sento la stanchezza, sarà l’adrenalina, sarà che ho dormito sul divano a casa sua…

La ‘teoria del bicchiere pieno’ si conferma… siamo felici in questo viaggio disordinato e senza meta… non pensiamo a nulla, ci godiamo queste ore fantastiche!

Non siamo ancora arrivati a destinazione, mancano circa venti chilometri quando Sara all’improvviso cambia espressione e rimane silente per alcuni lunghissimi minuti.
Continuo a guidare ma questo improvviso cambiamento mi intristisce, non capisco cosa sia successo, ma non ho il coraggio di porre domande.

‘Luca, ti prego fermati’

Vedo che che a duecento metri c’&egrave una piazzola panoramica vuota, solitamente usata in alta stagione per le brevi soste dei camper, accosto e mi fermo in una zona sicura.

Sara tiene gli occhi abbassati. Non riesco a decifrare questo atteggiamento.
Mi chiedo se posso aver detto qualcosa che in qualche modo la potesse aver ferita, scruto nella mia memoria a breve termine ma non trovo nulla che possa aver sortito un simile effetto.

Poi la osservo con aria interrogativa mentre apre la sua borsetta ed estrae una piccola busta contenente una lettera e me la porge senza guardarmi negli occhi.

Non l’avevo mai vista così passiva, sono preoccupato.
Accendo la luce di lettura a fianco dell’aletta parasole ed appoggio il foglio A4 scritto a mano sul volante.

Riconosco immediatamente quella grafia familiare e leggo trattenendo il fiato.


7 agosto 1988

Carissimo Luca,
oggi ci incontriamo e sono contenta di trascorrere qualche ora con te al lago.
Voglio ringraziarti per le irripetibili, felicissime stagioni trascorse con te, grazie a te.

Strano il nostro rapporto, così uniti eppure mai fino in fondo.

Tante volte in questi anni avrei voluto fare un passo avanti con te, ma qualcosa mi ha sempre frenata.

Spero che tu abbia provato le stesse emozioni, lo stesso sentimento.

Ora ti trasferirai e probabilmente vivrai nuove esperienze, conoscerai nuove persone.

Sono molto triste.

Ti prego… non perdiamoci di vista.

Ti amo.
Sara


Sono impietrito. Sento un peso enorme sullo stomaco, la gola secca, le mie mani tremano ed i miei occhi si gonfiano di lacrime.

Mi volto alla mia destra.

Sara piange.

Non l’avevo mai vista piangere.

‘Non avevo avuto il coraggio di dartela quel giorno. Potrai mai scusarmi?’

Ci abbracciamo. Un abbraccio infinito, caldo, tenero.
Un abbraccio che ha mille significati.

E poi ci guardiamo negli occhi con una voglia di ridere e di piangere, e ci baciamo.

Sono baci appassionati, dolci e amari.
Baci che sanno di lacrima.

Non vogliamo più frenarci. Ore 13 e 30 di un torrido sabato di Luglio 2013.

Sto correndo sull’Autostrada dei Fiori in direzione Ventimiglia.

Ho la netta sensazione che sto per combinare una marachella niente male.

Giacca sul sedile passeggero sistemata alla meglio e cravatta’ probabilmente sul tappetino passeggero.

Anzi no, osservando meglio &egrave rimasta impigliata nella maniglia che serve ad inclinare la regolazione del sedile.

La mia Touran viaggia d’incanto tra viadotti e claustrofobiche gallerie illuminate a giorno.
Una sottile striscia di asfalto di 229 chilometri mi separa dall’obiettivo.

Prevedibile.

Ma facciamo un salto indietro.

La giornata pur essendo finesettimanale &egrave iniziata insolitamente presto, alle 7 e 30 sono già sulla tangenziale di Milano per recarmi a Genova.

In programma il Congresso di finanza e analisi tecnica, una giornata intera full immersion organizzata dalla società presso la quale lavoro da alcuni anni.
Alle 9.30 puntualissimo varco l’ingresso del Maestrale, il centro congressi sede dei lavori.

Sono decisamente elegante, come se mi recassi da un cliente di riguardo, British Style, completo grigio con cravatta ton sur ton e camicia bianca.

Fuori l’aria comincia ad arroventarsi ma all’interno il clima &egrave confortevole.

Osservo l’enorme sala congressi’ bellissimo esempio di architettura post industriale, moquette rossa, poltrone rosse su vari livelli, disposte come petali di una rosa al cui centro &egrave collocato il palco e distribuiti intorno grandi schermi multimediali.

La platea &egrave già gremita e così opto per una postazione nella galleria in una posizione piuttosto defilata.

Non ho molta voglia di interagire socialmente con i presenti: vedere il mare in questa stagione non mi dispone particolarmente verso i doveri professionali, mi sento fuori posto, anche se devo ammettere che in condizioni normali gli argomenti trattati mi hanno sempre appassionato.

Ma non oggi e non in questo luogo (e non con Sara così lontana).

L’atmosfera &egrave ovattata, luci ovattate, audio ovattato mentre i relatori iniziano i loro interventi.

Io stesso mi sento ovattato.

Non credo che ciò sia positivo, non produttivamente parlando.

Fatico a stare concentrato, come nelle giornate-no ai tempi del liceo, la mia mente si perde.

Ogni parola si presta a diventare oggetto di doppi sensi, di interpretazioni fantasiose.

E così quando nei grafici vedo ‘aree di resistenza’ penso che non riesco a resistere senza una sua telefonata, un suo messaggio.

E le candlestick, le candele giapponesi, disposte al suo interno mi ricordano le candele azzurre che in sogno apparivano intorno alla vasca idromassaggio a casa sua.

Ed il target price’. chi sarà il target dei miei pensieri?

Si’ con ogni probabilità sono da psicanalizzare.

Altra ipotesi, che non scarterei: Sara mi sta monopolizzando la mente.

Tutta questa ‘ovatta’ mi induce uno stato di sonnolenza profonda, senz’altro favorita anche dal fatto che ieri sera ho lavorato fino a tardi.

Superbusy Luca.

A dire la verità nella posizione in cui sono seduto in fondo un pisolino potrei anche farlo, sono stanchissimo ed infatti, mentre il relatore espone con chiarezza l’importanza del metodo nell’analisi tecnica delle tendenze dei mercati in un periodo di grande volatilità, mi addormento clamorosamente.

Non so quanto tempo &egrave passato, ma mi risveglio di soprassalto quando sento vibrare lo smartphone nel taschino della giacca.

Non avevo pensato di settarlo in modalità offline, accidenti.

Alfredo mi manda una scherzosa email di protesta per sollecitarmi ad essere presente alla prossima riunione dell’associazione di cui facciamo parte.

Perfetto.

Non ci posso credere’ noto di aver dormito per circa un’ora e ricordo di aver fatto un sogno, uno stranissimo sogno in cui Sara si trova a Boston per una conferenza scientifica internazionale e durante una pausa pranzo mi telefona.

E’ un po’ tesa, da qualche giorno si trova lontana da casa ed prova stanchezza, un po’ di ansia, un desiderio di attenzioni, di coccole.

Poi chiacchierando ci rilassiamo ed iniziamo a parlare degli argomenti più disparati.

Ad un certo punto i discorsi cominciano a diventare piuttosto piccanti, parliamo ovviamente di sesso e di fantasie erotiche.

Mi accorgo che la sua voce cambia di tono, ci sono pause, qualche incertezza, poi la sua esposizione sembra regolarizzarsi scorrevole come prima.

Quindi ritorna ad essere insicura ed avverto che qualcosa sta succedendo’ mi piace pensare che sia eccitata e si stia sfiorando, mentre &egrave al telefono con me.
Non ho il coraggio di chiedere conferma.

I motivi potrebbero essere molteplici, magari nella fretta sta mangiando e parlando contemporaneamente.
Ed io sono semplicemente un po’ ‘fissato’.

Ci salutiamo perché deve allontanarsi, dandoci appuntamento per la sera alle 23 ora della costa orientale.

Levataccia alle cinque, rispondo e Sara mi chiede se possiamo terminare il discorso iniziato.

Naturalmente acconsento.

‘Sara, posso chiederti una cosa? Ho una piccola curiosità’.’

‘Dimmi’

‘Ci siamo sentiti qualche ora fa e’ niente”

‘Luca non capisco”

‘Niente’ volevo dirti’ ma fucilami se mi sbaglio’. ho avuto come la sensazione’ mi &egrave sembrato che tu”

‘Che io?’

‘Beh’ che tu’ stessi facendo ‘qualcosa’ mentre mi parlavi’

‘Eeh’ mi sa che avresti voluto farlo con me… ‘

Il dubbio &egrave dipanato.

Questa battuta inaspettata, con quel tono sfrontatamente sbarazzino, mi toglie il fiato.

‘Si’

Deglutisco.

‘Se vuoi’ possiamo farlo insieme”

Wow. Un regalo inaspettato.

I seimila chilometri di oceano sono evaporati.
La conversazione diventa rovente, non abbiamo alcun pudore, compiamo lo stesso gesto, ci raccontiamo le sensazioni che proviamo e condividiamo l’emozione che ci unisce.

Ovviamente in vivavoce, ma questo &egrave solo un dettaglio tecnico.

Esperienza onirica decisamente eccitante che purtroppo viene interrotta dal risveglio improvviso.

Da quel messaggio inopportuno di quell’amico troppo invadente, troppo zelante.

Altro sogno che dovrò per forza di cose confessarle, visto il patto che abbiamo stabilito.

Bene credo che questa giornata non sia proficua dal punto di vista professionale.

Sono indeciso sul da farsi.

Ma non per molto: la pausa pranzo rappresenta un ottimo motivo per abbandonare la sessione.

Sembra l’ultimo giorno di scuola, provo un senso di leggerezza, di liberazione.

Destinazione Cannes.
Obiettivo Sara.

E’ in corso il Meeting Mondiale di Biologia marina e Sara &egrave presente per illustrare personalmente gli studi svolti dall’istituto in cui opera.
L’occasione della vita.

Vorrei esserle vicino in questo momento anche se non so esattamente in che modo potrei esserle utile.

Mentre vedo scorrere Genova Voltri alla mia sinistra osservo la mia giacca appoggiata sul sedile passeggero e non posso fare a meno di pensare a quella sera autunnale in cui lei si trovava seduta lì al mio fianco.

Quella sera fu una delle più strane mai vissute, aspettative enormi, continue sorprese fino a quella rivelazione.

Ho pensato nelle settimane successive agli effetti che pochi minuti possono avere nella nostra esistenza, un piccolo gesto non fatto, una parola non detta’ le conseguenze sono enormi, ci possono pesare come macigni per il resto della vita.

Non ci fu il lieto fine, ma l’emozione che provammo fu identica, per certi versi anche superiore.

Passo il confine, si torna in Francia. Il mare mi sembra più azzurro del solito, come pure il cielo.

Alle 17 passeggio per Boulevard de la Croisette e osservo il Palais du Festival.

All’esterno un tappeto azzurro, a rappresentare il colore del mare, sostituisce il classico ‘red carpet’.

All’interno Sara (ed il Meeting, ma questo &egrave solo un dettaglio’).

Ovviamente non posso entrare’ l’accesso &egrave riservato agli addetti ai lavori e alla stampa.

Per ingannare l’attesa faccio una passeggiata sul lungomare, il tempo sta cambiando rapidamente e dalle montagne cominciano a diffondersi nubi nere che presto si addensano fino al mare.

Aumento il passo per raggiungere un posto coperto, questione di pochi minuti ed un temporale allagherà la cittadina capitale del cinema europeo.

Infatti.
Appena in tempo mi riparo da Mocca, il celebre ristorante brasserie a poche decine di metri dal Palais.
Mi siedo e ordino una Carlsberg ed un tramezzino.

Che mi va quasi di traverso non appena vedo Sara passare di corsa davanti a me ‘scortata’ da una persona che la tiene a braccetto mentre con la mano destra sorregge un grosso ombrello nero.

L’uomo di bell’aspetto, sulla quarantina ha l’aria di essere straniero.

Mi alzo di scatto incurante del tavolino davanti a me e la bionda danese si riversa sul tavolino di vimini diffondendo la sua famosa schiuma fine e persistente ovunque.

‘Sara! Sara!… Saraa!! ‘

Si volta indietro incredula, sorpresa e leggermente imbarazzata.

‘Luca’ come mai qui’ non dovresti essere a Genova?….. Ah’ ehm’ ti presento Timothy Woodmann, direttore della rivista scientifica australiana Life’

‘Nice to meet you, sir’

Rispondo con un gesto meccanico del capo.

Mille pensieri mi ronzano nella testa e questo silenzio improvviso sembra non far presagire nulla di buono.

‘Senti Luca, non avresti dovuto venire fino a qui’ non dovresti trascurare il tuo lavoro! ‘

‘Ma io credevo”

‘Adesso non posso parlare, ti chiamo dopo, dobbiamo rientrare immediatamente’

L’affascinante Tim avvicina il braccio a quello di Sara, ma adesso appare più distaccata e distante da lui.

In pochi secondi scompaiono tra la gente che ritorna ad affollare la Croisette al ritorno del sole dopo questo breve acquazzone.

Sto pensando a mille cose’ forse ha ragione lei, non avrei mai dovuto venire qui.

Adesso soffro, sono assalito da tanti dubbi.

Non riesco più a star seduto, pago il conto, mi scuso per il piccolo disastro combinato e comincio a camminare nervosamente su e giù per il celebre viale.

Comincio a pensare di rientrare in Italia prima che scenda la sera.

Alle 19.00 ricevo un sms.
LUCA SIAMO QUI ALLA CENA OFFERTA AGLI OSPITI. SEI ANCORA IN ZONA?

Rispondo.
SI MA ANCORA PER POCO. STO RECANDOMI AL PARCHEGGIO.

Cosa fare? Non lo so, non lo so.

Ero così gasato dopo pranzo, ma ora mi sento decisamente depresso.

Oltretutto passano i minuti e lei non risponde.

Ogni minuto mi sembra un’ora. Ogni ora una giornata.

Sono in macchina, mi avvio.
Le luci si affievoliscono man mano che mi allontano dal centro.

“Clocks” dei Coldplay &egrave la colonna sonora di questo mesto rientro in Italia.

‘Le luci se ne vanno e non posso essere salvato
Le maree contro cui provo a nuotare mi hanno portato giù in ginocchio
Oh supplico, supplico e prego
Vieni fuori dalle cose non dette.
Spara via una mela dalla mia testa e un
problema che non può essere nominato
Una tigre sta aspettando di essere addomesticata tu sei
confusione che non si ferma mai
i muri che si chiudono e gli orologi che ticchettano,
son dovuto tornare indietro e ti ho portato a casa
non ho potuto fermarmi dal dirti quel che tu adesso sai
Vieni fuori sui miei mari
Maledette opportunità perse, sono io
Una parte della cura
o sono parte della malattia
Tu sei
niente di comparabile
Tu sei
casa, la casa in cui io voglio andare’

‘Bene’ c’ho provato, dovevo farlo.

E’ andata male, può succedere.

Ma questa volta almeno ci ho provato.

Cerco di convincermi di aver fatto la cosa giusta.

In fondo cosa avevo da perdere?’

Arriva all’improvviso l’SMS che ormai non attendevo più.
VORREI VEDERTI. DIMMI DOVE TI TROVI. TI RAGGIUNGO.

Rispondo SONO QUASI AL CONFINE. CI VEDREMO PIU’ AVANTI. NOTTE SARA

Dopo venti secondi
NO LUCA. SONO SEDUTA SUI GRADINI DEL PALAIS. POSSO ASPETTARTI TUTTA LA NOTTE.

Ore 22.10 abbraccio Sara.

E’ bellissima, indossa un abito da sera azzurro, il suo colore preferito, senza spalline, mostra la schiena ed esalta la sua femminilità che troppo spesso ha inspiegabilmente trascurato.

Si, &egrave bellissima.

Mi sorrideraggiante.
‘Tra poco inizia il Festival dell’Arte pirotecnica”

‘Sara non muoverti da qui”

‘Fossi pazza!’

Corro al parcheggio a recuperare la mia vettura e in dieci minuti ci allontaniamo dal centro.

‘Sai che oggi ti ho sognata?’

‘Come oggi? Forse intendi dire la scorsa notte’.’

‘No’ oggi’al Maestrale durante il convegno’ ‘

‘Sei incorreggibile’ Pasticcione!’

Il rimprovero &egrave solo apparente. Sara adora i sogni che faccio con lei protagonista. E infatti…

‘Raccontamelo!’

Mantengo il patto e mentre termino la narrazione iniziano i primi fuochi.

Usciamo dall’auto. Intorno a noi solo alberi ed una vista mozzafiato dalla collina del Suquet con lo skyline meraviglioso di luci e luccichii.

Non l’avevo mai vista così felice, così drammaticamente felice.

Il suo volto splende, non solo per il riflesso dei fuochi che provengono dal mare.

Poi mi accarezza con una mano sul viso dolcemente.

Avverto un profumo’ il “suo” profumo.

Noo l’ha fatto’ ha realizzato ciò che ho sognato!

E me lo dimostra con naturalezza, senza pudore… Wow!

Il vertiginoso spacco ha allora un duplice funzione…

Distratto dallo spettacolare evento non mi sono accorto di nulla…

‘Luca’ Quando vuoi scendiamo. Abbiamo la Junior Suite al Majestic Barri&egravere prenotata”.

E questa volta non sto sognando.
Majestic Barri&egravere, Majestic Barri&egravere, Majestic Barri&egravere… encroyable!

Nonostante ciò il mio primo pensiero &egrave stranamente di imbarazzo… sono fatto cosi!

Penso alla mia Touran blu notte metallizzata del 2004 nel parcheggio del Majestic Barri&egravere! Con le sue ammaccature, i troppi chilometri percorsi ed i suoi tappetini sgualciti… quasi arrossisco.

Oltretutto non sono abituato a questo tipo di ambiente un po’ modaiolo e credo neanche lei…

Ma sono problemi trascurabili… in fondo se mi trovo qui… non &egrave certamente per caso… eehh… devo affrontare questo piccolo ostacolo virilmente ah ah ah…

‘Cosa dici Luca? Ci avviamo?’

‘Si’

Le schiocco un bacio rapido a fior di labbra.

Avvertiamo una piccola scossa.

Non sappiamo se siano cariche elettrostatiche o altro, magari una specie di magia… di sicuro ci sono tutte le premesse affinché la Junior Suite diventi una centrale elettrica!

Entriamo in auto e la avvio….innesto la marcia, controllo lo specchietto faccio per avviarmi quando:

‘Senti Luca….’

‘Dimmi…’

‘Sai che ho un dolorino sul collo?’

‘Ah… Fammi vedere dove, magari con un piccolo massaggio… di solito funziona’

‘Qui… proprio qui….’

Mi indica un punto quasi centrale in prossimità della seconda vertebra cervicale.

Ok… Spengo il motore.

Non sono certo un esperto in materia ma ci provo… non credo che si possano fare danni gravi.

‘Va bene qui?’

‘No… non ancora…’

‘Mostrami meglio dove lo avverti’

‘Qui…’

Il punto dolente &egrave un po’ più in alto, quindi con la mano sinistra sollevo i suoi capelli e con la destra le pratico una lieve frizione ascendente e discendente, facendo pressione con i polpastrelli attorno alla zona del collo indolenzita (che scherzosamente definiamo Punto C).

‘Lo sai che va meglio! Molto meglio!’

Sorride soddisfatta.

Ha un collo stupendo.

Lo bacio lievemente e ripetutamente… sembra sia stato disegnato per essere baciato, coccolato, viziato.

Sara trattiene il respiro, forse non si aspettava questo trattamento aggiuntivo.

Forse si, difficile dire.

Sale l’indice di dolcezza nell’abitacolo della monovolume tedesca.

Sara per ringraziarmi a modo suo mi da un pizzicotto sul sedere a sorpresa.

Ripartiamo discendendo la collina del Suquet alla volta di Boulevard de la Croisette, l’hotel ci attende.

La cittadina francese &egrave affollatissima, oltre che per la stagione estiva, per l’evento pirotecnico che attira turisti da ogni angolo del mondo e facciamo fatica a rientrare in hotel. Il traffico &egrave veramente caotico in questo orario.

Per fortuna il parcheggio riservato dell’hotel &egrave a disposizione e non dobbiamo impazzire per trovare un angolo libero in qualche stradina remota.

Consegniamo l’auto all’addetto e ci rechiamo nella hall.

In pochi minuti siamo nella Junior… siamo un po’ imbarazzati ed altrettanto eccitati, come si può facilmente comprendere.

Inutile dire che non avevamo mai soggiornato in una suite di un hotel 5 stelle.

Pareti chiare, zona giorno e zona notte separate da un’ampia doppia porta scorrevole, moquette di altissima qualità su tutta la superficie calpestabile, poltrone mobili, letto ed ogni ben di dio… di gran classe!

‘Sara, fai tu la doccia per prima’

‘No Luca, sai che noi donne siamo ‘lunghe’… tu ti vanti di riuscire a farla in pochi secondi… vediamo cosa riesci a combinare….’

‘Bene….’

In effetti quando sono motivato sono piuttosto veloce ed in questo caso… sono motivatissimo.

Tra di noi c’&egrave un certo pudore, lei rimane nella sala in paziente attesa, non osa entrare in bagno con me.

Dopo pochissimi minuti esco indossando l’accappatoio griffato con le iniziali dell’hotel.

Sara armeggia con il suo iPhone abbastanza nervosamente… sono perplesso.

La tv accesa non le permette di accorgersi della mia presenza ed ha uno scatto improvviso, un sussulto di sorpresa, nel momento in cui mi scorge tardivamente.

‘Sara… qualcosa non va?’

La sua risposta, di solito fulminea in questa occasione tarda ad arrivare.

‘Ascolta … faccio la doccia e ne parliamo’

‘Va bene…’

Inutile dire che questo cambiamento di clima improvviso mi sorprende e mi rattrista un po’.

Non capisco cosa sta succedendo, ho l’impressione che stia cercando di prendere tempo, di trovare le parole giuste per dirmi qualche cosa di negativo.

Non credo molto nella casualità: se fino ad un quarto d’ora fa stavamo vivendo una incredibile favola moderna e adesso improvvisamente c’&egrave freddezza deve senz’altro esserci una spiegazione.

Un ripensamento?

Mi sembra improbabile anche se… un indizio mi fa pensare: le notifiche che arrivavano con regolarità sul suo telefono mentre rientravamo.

Avrebbe potuto spegnerlo ed invece era piuttosto attiva nelle risposte.

Vista l’ora sicuramente non erano comunicazioni di lavoro o provenienti da amici generici, dovevano coinvolgere persone legate molto strettamente a lei.

Ma ciò che mi ha impressionato &egrave stato osservare la sua reazione improvvisa di poco fa.

Può darsi che mi stia facendo degli inutili problemi, delle ‘seghe mentali’, ma di solito il mio intuito non mi inganna, specie in queste specialissime occasioni.

Temo che tra poco mi dirà qualcosa che non vorrei sentire, che mi ferirà.

In pochi minuti, contrariamente a quanto ventilato, Sara &egrave pronta.

&egrave vestita con una camicetta leggera senza maniche con un motivo stampato, dei pantaloni blu scuri in tessuto semilucido ed un paio di scarpe aperte eleganti tacco 5.

Ed una borsetta coordinata.

“Sara… ma… stai uscendo? ”

Devo avere lo sguardo attonito di uno che &egrave appena stato sfiorato da un fulmine.

O che ha appena visto la fidanzata in un bordello.

“Mi dispiace… non posso trattenermi… non adesso..”

“Scusa ma non capisco…. ”

I miei timori sono confermati…. mancano solo l’assassino ed il movente di quella che doveva essere LA nostra serata.

” Il professor Woodman… Timothy Woodman… mi ha contattata poco fa. Deve avere un problema con i voli per l’Australia… “.

” Ah… si ricordo… il direttore della rivista…. ”

” Si, lui… vedi…. tra un anno a Sydney si terrà il forum mondiale sulle biodiversità.. e Tim vorrebbe coinvolgermi nell’organizzazione… mi stima molto… ”

” Beh… stai per realizzare il tuo sogno, mi fa piacere… ma… ”

” Ecco… il problema &egrave che… vorrebbe parlarmi… adesso… ”

” Ma… Sara… &egrave l’una… non potete farlo domani? ”

“Tim &egrave un iperattivo per natura… e poi c’&egrave un altro problema: se aspettiamo domani perderà il volo di rientro, mi ha accennato ad uno sciopero imminente e… sai… &egrave molto esigente con se stesso e con gli altri… non posso negare la collaborazione con lui… non in questo momento… mi spiace tanto… cerca di capirmi, &egrave in gioco la mia carriera”

Non riesco a replicare, abbasso gli occhi sconsolato.

Ci abbracciamo per 15 lunghissimi secondi.

Vorrei che non finissero mai.

E dopo alti 15 secondi sento la porta richiudersi con un suono sordo.

Ulteriori 15 secondi sono necessari per sintetizzare la situazione: sono tristissimo, la donna dei miei sogni si trova sola con un personaggio ambizioso, affascinante ed ambiguo all’una di notte in un albergo di lusso (a proposito non no nemmeno quale) di Cannes…

Sono geloso, inquieto… eh beh… ricordo molto bene come l’australiano se la mangiava con occhi oggi pomeriggio e come lei contraccambiava.

Sicuramente Sara non disdegnava affatto le sue intenzioni, mi sembrava su di giri a braccetto con lui.

La mia presenza non prevista pareva infastidirla.

Non sono per niente tranquillo…. che peso sullo stomaco… mmmh forse non avrei dovuto venire in Costa Azzurra… adesso soffro da morire.

Tra parentesi: lo chiama pure Tim… quanta confidenza!

Devo essere preparato al peggio, all’ipotesi che lei non rientri. E’ stata così vaga.

Questa incertezza mi sta logorando.

Se rimango qui mi stresso inutilmente… esco.

Passeggio per l’Avenue, con passo spedito, non certo turistico.

Come per far passare il tempo più in fretta possibile.

Tutto intorno a me &egrave in movimento, migliaia di persone, altrettante storie, di felicità, di malinconia, di vera e propria tristezza.

La tristezza che ti toglie la forza, la voglia di crederci ancora.

Anche se…. tutto sommato…. sono in una delle città più belle ed interessanti del Mediterraneo, amo la cultura e lo stile di vita locale.

Tanto vale cercare di integrarmi… sento le note di ‘Piano Man’ di Billy Joel provenire da un pianoforte suonato in un locale a pochi metri.

Incuriosito entro, facendomi spazio tra gli avventori che fumano fuori dall’ingresso.

C’&egrave un’atmosfera particolare qui dentro, qualcosa che mi sembra di aver già vissuto, o forse visto in qualche vecchio film in gran parte dimenticato.

A mia volta spero di dimenticare Sara per qualche istante, di non pensare a lei, di non soffrire.

Il locale &egrave molto grande, in stile inizio novecento.

Le sue pareti hanno visto transitare centinaia di migliaia di uomini e donne con i loro sogni, le loro ambizioni, i loro progetti, gli amori di una vacanza o quelli della vita.

O gli amori dei minuti rubati.

Al centro un bancone imponente, massiccio, in legno pregiato con inserti in radica e accessori in ottone.

Una parte di esso &egrave riservata alla preparazione dei cocktails e noto che nella parte antistante sono posizionate delle sedie alte senza bracciolo.

Mentre mi siedo in un tavolino rotondo in metallo scuro a pochi metri dallo Steinway a coda; osservo le persone che occupano quelle sedie e tra loro non posso fare a meno di notare una donna seduta in una di quelle postazioni vertiginose che consulta la carta dei cocktails.

A dire il vero anche lei per certi aspetti provoca vertigini, alta, capelli castani lunghissimi, potrebbe avere 38 anni, forse meno.

Una bellezza ed una classe che non possono lasciarmi indifferente.

Indossa un abito… da cocktail, chiaro con motivi floreali senza maniche che arriva appena sopra le ginocchia e scarpe con tacco decisamente alto.

Sembra sola.

Per un istante mentre scruta la sala i nostri sguardi si incrociano.

Anzi più di un istante… diversi secondi.

Sembra non essere più felice di me, forse sta soffrendo per ragioni simili alle mie.

Le porgo un saluto con la mano, abbastanza infantile e le sorrido.

Ricambia prontamente, nasce l’empatia istantanea che si genera tra due persone che hanno qualcosa in comune, che desiderano confrontare le esperienze.

Si avvicina e mi alzo prontamente per farle spazio; ci presentiamo con una stretta di mano informale.

“Je suis Luc… ehm Luca… j’esp&egravere que vous voulez boire quelques choses avec moi”
Monique, ma se ti fa piacere… parlo italiano sans problemi”

“Beh.. proprio senza problemi… ”

Scuoto la testa e le sorrido divertito.

‘Sono fuori allenamento, inutile negarlo…. vivo a Parigi ma i miei nonni sono originari delle Marche. Andavo in vacanza tutte le estati al mare lì, fino ad otto anni fa”

Ordiniamo due Tequila Sunrise, freschissimi e… provvidenziali per rompere il ghiaccio.

E così la tormento con la mia “Sareide”.

Lei ascolta con molto interesse, con compassione (in senso letterale).

“Luca, tu non immagini quanto ti comprenda, la tua storia assomiglia in maniera impressionante alla mia, con Richard. Dovevamo passare un fine di settimana da sogno ensemble… insieme e invece non si &egrave presentato, con argomentazioni strane, che non comprendo’.

E aggiunge ‘se mi vedi un po’ strana…adesso conosci il motivo’.

Monique &egrave un fiume in piena, piacevole da ascoltare con il suo italiano ‘francesizzato’ e la R arrotata, si vede che ha sofferto per una giornata emotivamente pesante , anche se sembra celarlo piuttosto bene, comportandosi disinvoltamente.

Ed &egrave piacevole lei… sotto ogni profilo.

Al secondo Sunrise ci teniamo per mano, al terzo siamo abbracciati appassionatamente, mentre ci raccontiamo le nostre vite, condividiamo le esperienze e le disavventure.

In un’ora siamo in grande confidenza e direi anche oltre… intravvedo la sliding door di fronte a me… ma temporeggio.

Monique &egrave la prima persona che &egrave riuscita a interrompere quel pensiero monopolistico di nome Sara dopo tanto tempo, forse coadiuvata dalla non trascurabile dose di alcool assunta.

Tutte le tensioni di questa spasmodica giornata appaiono più sopportabili, persino gradevolmente revisionabili, con Monique che ad un certo punto solletica il mio ego maschile.

“Sai Luc, non avevo mai bevuto come questa sera, io in genere sono una brava ragazza, questa sera per una volta non mi importa di esserlo… succeda quel che succeda… non si dice così in Italia? ”

Beh… sembra musica per le mie orecchie, tutto ad in tratto mi sento eccitatissimo.

La fisso nei suoi occhi verdi e dolcissimi.

” Succederà… “.

La bacio brevemente sulla bocca mentre le accarezzo i suoi capelli sciolti.

Il suo profumo &egrave conturbante.

Se Monique fosse una dea racchiuderebbe la bellezza di Afrodite unita alla cultura e alla raffinatezza di Atena…. ed anche un po’ di Artemide, considerando che &egrave un’abile cacciatrice!

‘Luc… se vuoi possiamo andare in un locale molto esclusivo qui vicino, si balla fino all’alba ed io ho una gran voglia di ballare….’

Lo dice accarezzandomi la gamba, arrivando a sfiorare il pube.

Non so se l’abbia fatto innocentemente o di proposito.

So soltanto che non può non aver notato la mia erezione inevitabile.

Difficile mentire con il corpo…

La Sliding door si avvicina inesorabile, devo decidere in tempi rapidi.

‘Ok, ci sto! Andiamo! Allons!’

Entro nella ‘Porta Monique’.

Siamo fuori e camminiamo tenendoci per mano.

Ed in coro diciamo: ‘ E se andassimo in spiaggia?’

Ed io: ‘Si… c’&egrave una luna stupenda… andiamo’

Non ho molta voglia di ballare. A dire il vero non so nemmeno ballare.

Ho voglia invece di scoprire Monique.

Camminiamo per almeno due chilometri, coccolandoci, confortandoci. C’&egrave un’empatia istantanea molto forte, un’attrazione potente. Ci baciamo con passione e le carezze sono sempre più audaci.

Siamo in una zona poco frequentata e stiamo letteralmente perdendo la testa, nulla sembra più fermarci visto il livello di eccitazione molto forte.

All’improvviso un sms mi blocca istantaneamente.

Intuisco che potrebbe essere Sara.

Ed invece &egrave una comunicazione della compagnia telefonica…

Monique mi osserva con uno sguardo strano, imprevedibilmente non irritato.

Sono sorpreso.

‘Devi amarla tantissimo”

Improvvisamente ha un atteggiamento diverso, di dolcezza e comprensione.

E altruismo.

‘Si… si ‘

‘Allora devi correre da lei!’

Ci scambiamo un bacio prolungato, probabilmente di addio.

Un bacio salato che sa di mare, di empatia, di tenerezza.

Ed anche i numeri di telefono, così possiamo tenere aggiornati.

‘Chissà, forse un giorno….’

‘Dai Luca, corri!’

Mi allontano e voltandomi indietro la vedo osservare la luna che si riflette sul mare calmissimo, appoggiata con le spalle ad una imbarcazione di soccorso sulla battigia.

Piano piano mi ritrovo sul Boulevard affollato di gente.

Monique &egrave ormai invisibile, l’ennesimo ricordo.

Mi spiace averla lasciarla in questo modo.

Mi sento in colpa sia nei suoi confronti che nei confronti di Sara.

Inizio a correre, sono impaziente di ritornare al più presto in Hotel, forse Sara &egrave rientrata e non mi ha trovato… che pasticcio….

Corro all’impazzata, vedo la imponente sagoma del Barri&egravere avvicinarsi ma mai abbastanza rapidamente.

Entro nella hall come se fossi inseguito da un branco di lupi affamati davanti agli occhi esterrefatti degli addetti della reception.

Il servizio d’ordine sta per intervenire per bloccarmi: in quel momento realizzo che devo darmi una calmata e mi fermo.

Mi avvicino al bancone ed espongo documenti e chiave magnetica.

Tutti si tranquillizzano, allarme rientrato.

Sono in ascensore e mi osservo nel grande specchio frontale. Sono in uno stato pietoso, sudatissimo e stremato.

Pochi metri di ovattato corridoio in sprofondevole moquette e sono davanti alla porta.

Faccio un respiro profondo ed inserisco la chiave. Una luce led verde mi indica che posso aprire.

La suite &egrave completamente al buio ed inserendo la card nello slot si illumina quasi a giorno.

Ciò significa che Sara non &egrave presente in questo momento.

Probabilmente non &egrave mai ritornata.

Penso alla possibilità che sia rientrata e trovando vuoto se ne sia andata, magari da Timothy.. . magari tra le sue braccia esuberanti…

Non ci voglio pensare… non voglio più pensare a nulla… ho già pensato fin troppo…

Una doccia doverosa poi accendo la TV, uno splendido schermo al plasma da sessanta pollici e faccio un po’ di zapping, cercando di distrarmi, coricato su un letto da mille e una notte.

Senza un filo di energia residua opto per un documentario sulla fauna africana di National Geografic Channel.

‘… e così il leone dominante si accoppia con la femmina anche venti volte al giorno dopo avere scacciato il vecchio esemplare che ha perso lo status di leader del branco. Quest’ultimo d’ora in avanti condurrà una vita solitaria e dimessa durante gli ultimi anni della sua esistenza….’

Non molto incoraggiante direi… naturalmente ero il leone sconfitto…

Per fortuna mi addormento, sono sfinito.

Un sonno non tranquillo.

Nella mia testa frullano mille e più pensieri, troppi scossoni in un solo giorno.

Un misto di paura, gelosia frustrazione ed anche eccitazione.

Di Sara e Monique.

La mia mente &egrave come un’isola tropicale investita da un uragano forza 12.

Non vorrei mai essere testimone di un simile evento naturale, ma al tempo stesso ne rimango ipnoticamente attratto.

Mi trovo in una situazione strana, turbolenta. Ma non posso fare a meno di viverla con grande intensità, con partecipazione totale.

Tutte queste sensazioni mi investono radicalmente, faccio fatica a ricomporle, a rielaborarle, a sedarmi sia pur minimamente.

Ed il mio corpo, sia pur in stato di sonno profondo, reagisce di conseguenza, un sonno profondo ma al tempo stesso agitato da questo vento impetuoso che soffia ad oltre 100 miglia orarie.

Coricato in posizione supina, indosso un paio di boxer bianchi ed una t-shirt molto comoda, di una misura superiore al necessario, come in genere prediligo.

Dietro di me alcuni cuscini multicolore variamente disposti su un lenzuolo altrettanto vivace.

Avverto improvvisamente una presenza femminile davanti a me e nel sonno immagino istintivamente che potrebbe trattarsi della bella e misteriosa Monique.

La sento di fronte a me che mi accarezza leggermente per non svegliarmi, con la delicatezza con cui una giovane madre fa accomodare un neonato nella culla.

Anche se il contesto qui &egrave decisamente diverso.

Sono semicosciente, avverto le carezze premurose sul mio ventre, sul mio petto.

Mani affusolate e leggere si insinuano mirabilmente sotto la maglietta e provocandomi piccole sospensioni nel respiro, piccole apnee di piacere alternate a rapide espirazioni.

Ma ancora non riesco a risvegliarmi completamente… una strana sensazione di piacevole intorpidimento che forse mai avevo provato in questo modo fino ad ora.

Poi la sorpresa.

Sara.

Indossa solamente un completino intimo coordinato bianco.

La felicità va a sommarsi all’eccitazione.

Mi sorride: ‘Regalino…’

Nel nostro gergo ciò significa più o meno ‘Voglio sorprenderti per l’ennesima volta!’

In effetti…

Le rispondo con un sorriso raggiante (con sospiro incorporato).

Non una parola. Non serve a questo punto.

Sara vuole giocare spensieratamente, sa che sono completamente assoggettato a lei ed allo stesso tempo che può (e vuole) partecipare a questa esperienza fino in fondo.

Si posiziona camminando ‘a quattro zampe’ a cavallo della mia gamba sinistra e solleva lentamente l’elastico del mio boxer.

Immediatamente emerge il mio fallo quasi completamente eretto che viene massaggiato con delicatezza e quasi forzato in posizione verticale.

Decide di essere lenta e dolcissima (ottima scelta) mentre passa la punta della lingua intorno alla circonferenza del mio glande, per poi concentrarsi con tocchi leggeri e lineari sulla parte più sensibile.

Quindi cattura completamente l’asta con la bocca fino quasi alla base per alcuni secondi e ripete l’operazione alcune volte aiutandosi con una mano, ascoltando il mio respiro che si spezza ogni volta, riprendendo poi a lavorare sulla parte più sensibile con la lingua.

Impeccabilmente, con cura certosina.

Una sequenza ripetuta con maestria da far quasi perdere i sensi, sempre con piccole variazioni, sempre con dedizione assoluta.

Osservo il suo sorriso ed i suoi occhi che mi ammirano con complice soddisfazione. Ovviamente ricambiata.

Poi ci solleviamo, le nostre bocche si cercano, le lingue giocano abbracciandosi e aggrovigliandosi.

Avverto il mio sapore, leggermente sapido, ma piacevole.

Un bacio salato che sa di Luca.

Poi ridiscende… per continuare il lavoretto di prima, con variazioni sempre diverse, sempre più intriganti.
Talmente brava che devo usare tutto il mio autocontrollo per evitare di finire con largo anticipo…

Ritorniamo a baciarci… le bocche non riescono a fare a meno di ricongiungersi ogni tanto, con tale impeto che ci mordiamo le labbra… che affanno… respiriamo a malapena, mentre lei riprende a masturbarmi energicamente.

Baci profondi e passionali, puro desiderio. Così diversi da quelli al gusto di lacrima di quella sera autunnale in riva al lago.

Ho una voglia irrefrenabile di dedicarmi a lei, la spingo energicamente in avanti.

Ora &egrave lei a trovarsi in posizione supina ed io vado a baciarla con tenerezza mentre le accarezzo il pube dal basso verso l’alto.

Le mutandine sono ormai fradice: non sono certo state realizzate per sopportare questa ondata di eccitazione!

Piano piano abbandono la bocca per concentrarmi sui suoi seni… il reggiseno bianco, contrastando con l’abbronzatura estiva crea una effetto notevole ed esalta le forme morbide ed invitanti.

Poi scendendo le bacio il ventre e sollevando la sua gamba mi precipito verso il basso.

Sposto di lato la sottile fettuccina bianca degli slip, trattenendola con la mano sinistra ed inizio ad assaggiare il suo sesso, esercitando delle lievi pressioni con la lingua mentre lei si distende completamente allungando le braccia verso il fondo del letto.

Adoro sentirla eccitare progressivamente e sospirare ansimando mentre cerca istintivamente di mordersi un braccio… sono sensazioni straordinarie per entrambi, impagabili.

Non insisto eccessivamente, sento che siamo ancora terribilmente vestiti e quelle povere mutandine stanno per diventare un prezioso complemento d’arredo sull’elegantissimo comò della Junior Suite, mentre i miei boxer e la mia t-shirt molto più umilmente vengono lanciati a terra… ovviamente girati al contrario, non certo ripiegati…

Non voglio correre troppo, voglio godere (e far godere) il momento magico senza pressione, senza affanno.

Sara ha le gambe completamente divaricate, in posizione di attesa ed io con il pene le accarezzo la vulva ed il clitoride con movimenti lenti, controllati.

Sono spudoratamente calcolatore.

Voglio prolungare l’attesa, un sottile gioco psicologico.

Ci guardiamo: vorrei che mi implorasse di farlo senza attendere un solo secondo.

Ma lei non dice nulla, sorride con un filo di malizia, sa che non posso resistere più a lungo.

Non mi vuole dare la soddisfazione di un “ti prego, scopami subito”…. e quel sorriso, quel sorriso furbetto mi fa svanire ogni possibilità di controllo.

La penetro con forza fino a farlo scomparire completamente nella sua vagina, mentre tratteniamo il respiro per poi lasciarci andare completamente.

In quel momento riprendono forma i ricordi del sogno, l’alternarsi di momenti dolcissimi ed altri ad alta energia, la sua sensualità, i desideri appagati.

Tutto ciò che fu una finzione onirica ora si replica nella realtà con una sorprendente similitudine, come se vivessimo questa esperienza regolarmente, assiduamente.

Respiri profondissimi, almeno alla pari delle spinte con cui mi insinuo nel suo corpo.

Spinte talmente forti da spostarla pericolosamente indietro, al confine dell’enorme letto, ci scappa da ridere e dobbiamo fermarci per riposizionarci.

Ne approfittiamo per cambiare posizione e per slacciare finalmente quel reggiseno che inspiegabilmente ancora indossa…. e per baciare i suoi capezzoli che reagiscono immediatamente irrigidendosi per la fortissima eccitazione.

Ormai Sara reagisce ad ogni stimolo sensoriale con una reattività straordinaria, &egrave decisamente in stato di grazia… giocare con lei in questo modo &egrave un piacere terrificante.

Adesso lei &egrave sopra di me ed esercita dei movimenti con il bacino con il rimo a lei più congeniale, la sento stringersi sul mio pene con intensità crescente… si può dire che senza alcun dubbio… mi sta scopando!

Ha preso l’iniziativa e, conoscendola, la cosa non mi sorprende affatto… e nemmeno mi dispiace…

Che spettacolo la sua disinvoltura nel muovere il bacino. Con le mani le stringo le natiche ed avverto con la punta delle dita la presenza di due fossette veramente invitanti…

Ricordo che mi aveva parlato di questa peculiarità del suo grazioso (e sodissimo) culetto.

Il vantaggio di poter regolare ritmo e stimolazione la conduce rapidamente in un orgasmo molto forte .

Nemmeno il tempo di rifiatare che mi ritrovo dentro di lei nella più classica delle penetrazioni da tergo… Sara &egrave appoggiata con i gomiti sul mucchio dei cuscini e mi porge la micina in modo invitante, da una prospettiva diversa.

Riprendo la nuova sessione lentamente e profondamente.

Approfitto della possibilità offerta da questa posizione per accarezzarle contemporaneamente il clitoride, per poterle offrire con questa doppia stimolazione un’esperienza di godimento completa…. e infatti…la conduco in poco tempo ad un secondo orgasmo ancora più forte…

Wow… sono orgoglioso di me!

E naturalmente vengo anch’io, dentro di lei, impetuosamente.

Siamo appagati… impossibile chiedere ancora qualcosa in una giornata come questa.

Ci addormentiamo senza una parola, solo coccole, coccole ed ancora coccole.

Abbracciati al centro del letto.

Tra poco sarà giorno.

Quell’esperienza non si &egrave ripetuta, troppo straordinaria, troppo unica.

E forse &egrave giusto che sia così.

‘…….

E’ un sabato mattina di novembre.

Suona il campanello.

Dallo schermo del videocitofono del mio appartamento noto che c’&egrave un furgone rosso di un corriere espresso. Non mi pare di avere ordinato niente di recente…

Corro per le scale firmo e ricevo una busta gialla formato A3, di quelle con la protezione interna fatta di bollicine di plastica, che da bambino adoravo far scoppiare ad una ad una.

Al suo interno un’altra busta bianca completamente anonima; la apro e sento che dentro c’&egrave del materiale cartaceo.

Non comprendo… ma ho un sospetto… meglio non aprire qui nell’atrio.

Il cuore batte all’impazzata e non appena lontano da occhi indiscreti estraggo il contenuto.

Una brochure.

WORLD CONFERENCE OF MARINE BIODIVERSITY
Lisboa, 12 ‘ 14 december 2013
OCEAN LIFE OUR LIFE

Lo sfoglio.

Poi noto che nella busta c’&egrave ancora qualcosa…

Diavoletto Sara…. le sue mutandine di Cannes con dedica !

Con un pennarello rosso indelebile ha scritto ‘Smack!!!’

Con l’aggiunta: ‘Hey Luca… ci sarai???’

“Sara”

Luca: Hey Sara…. scegli un numero tra UNO e DUE…


Sara: Mmmmmhhh i soliti giochi eh?? mmmmmh…….dico UNO


Luca: Bene…. la soluzione UNO mi intriga….. adesso però scegli tra A e B…..


Sara: Dico B


Luca: Buona scelta, credimi. Però ti chiedo ancora un ultimo sforzo: ALFA o BETA?


Sara: mmmmmhh ‘.. ALFA…


Luca: Ecco…. va bene…. dai…


Sara: ovviamente non posso sapere cosa….


Luca: Ovviamente no…. ma ti devi fidare di me…


Sara: Mi fido di te


Sono a fare il pieno a poche centinaia di metri da casa mia e mentre sono sotto i rulli dell’autolavaggio dialogo con lei.


Questione di pochi minuti e mi metterò in viaggio alla conquista di Sara, seguendo le indicazioni fornite con il gioco delle opzioni.


Il viaggio verso Lisbona sarà lungo ed emozionante con una costante: la Touran color canna di fucile al mio fianco.


Ovviamente voglio stupirla e non ho nessuna intenzione di avvisare preventivamente.


Tutto procede per il meglio, fino a quando….


‘…………………………………………………………………………………………………………………………………………


Sono trascorse nove ore e sono fermo all’area di servizio a pochi chilometri da Narbonne, ridente località della Linguadoca, Francia meridionale, lungo il percorso della A61.


Curiosamente a soli quaranta minuti da Carcassonne.


Ho percorso parecchi chilometri e sono fermo mio malgrado.


Se chiedessi agli affrettati avventori di questo fast food dell’area di servizio che cosa rappresenta per loro la propria autovettura, potrei sentire le più disparate versioni.


Per qualcuno l’auto &egrave uno strumento di lavoro, un ausilio tecnico.


Per altri un’estensione del proprio corpo; penso ai giovani davanti a me con look truzzo e Renault Clio deturpata in modo, se possibile, ancora più truzzo!


Per mia zia la sua Panda &egrave un’amica di famiglia.


La Golf di mio cugino rappresenta per lui una distrazione rispetto a carenze di altro tipo ed un oggetto di culto profano.


La mia Touran invece incarna lo spirito di libertà, l’inseguire un sogno, in avventure che ti fanno sentire vivo, che ti fanno battere forte il cuore anche a rischio di spezzarlo qualche volta.


Purtroppo non posso dilungarmi in questi liberi pensieri a quattro ruote come vorrei… sono troppo impegnato a trattenere le lacrime.


Il lampeggiante arancione del carro attrezzi, che sta manovrando davanti a me, mi ricorda che qualcosa di grave &egrave successo poco più di un’ora fa.


La gloriosa monovolume, la Touran, ha appena esalato l’ultimo respiro.


E dire che Andrea, il mio amico Andrea, il mio meccanico di fiducia, mi aveva chiesto giusto ieri se volevamo dare una controllatina ai livelli dei liquidi motore…


Ed io spavaldamente (e stupidamente): ‘Ma nooo… &egrave tutto a posto!’.


Mio nonno aveva ragione: la fretta &egrave una pessima consigliera!


E così quel fumino bianco che fuoriesce dal vano motore mi ricorda che &egrave andata in fumo anche la visita a sorpresa (ma mi chiedo fino a che punto, vista la capacità di Sara di scrutare la mia mente) nella capitale portoghese.


Sara si allontana, il sogno va in fumo.


Oasi illusoria di desiderio nel deserto della quotidianità estenuante.


Di conseguenza la mia complice alla conferenza di Lisbona non avrà l’extrabonus di Cannes che modestamente ho rappresentato…. ed io non potrò ripetere l’esperienza incredibile di quel week end sulla Costa Azzurra.


Dommage.


Non so se sia meglio avvisarla… in teoria lei non sa nulla a riguardo del mio progetto temerario per raggiungerla…


Credo che la contatterò questa sera, ai margini del simposio sulla biologia marina sperando che possa dedicare qualche istante del suo prezioso tempo all’uomo fantastico, come amo pomposamente autodefinirmi nei rari sprazzi di autoesaltazione, a dispetto dei momenti di sconforto come questo.


Mica si vive di spettrofotometri e colture cellulari eh!


Raccontando questa disavventura mi esporrò nei suoi confronti… meglio prepararsi alle inevitabili battute… mi sembra già di sentirla… ah ah.


‘…………………………………………………………………………………………………………………………………………


Per la cronaca..


L’opzione UNO significava scegliere di andare a Lisbona, di affrontare questo viaggio avventuroso e incerto alla conquista di Sara.


Quasi una crociata idealista insomma.


In auto ovviamente (opzione B).


ALFA era l’opzione Touran (BETA sarebbe stata la Passat nuova, rimasta in garage).


Questa volta la cabala ha giocato contro…


Posso sempre dirle che in fondo aveva scelto lei per me, sia pure in maniera assolutamente inconsapevole.


Poteva essere una nuova Cannes, ma evidentemente non &egrave andata così, ci può stare.


Devo al più presto ‘rielaborare il lutto’, come si dice in gergo psicanalitico.


La perdita della possibilità di vederla si somma alla perdita di questi quindici quintali di acciaio, plastica, cristallo, gomma e ricordi struggenti.


Il carro attrezzi si allontana con il suo prezioso carico di simboli.


Destinazione ignota.


Non voglio nemmeno sapere dove verrà sezionata, disassemblata, pressata ed infine fusa insieme a centinaia di altre auto testimoni di migliaia di altre storie.


Il tempo per togliere gli effetti personali, i documenti, accarezzare i sedili posteriori su cui noto una piccola macchia che credevo di aver debellato…. e qualche capello di provenienza certa sullo schienale, sfuggito ai rigorosi controlli.


Quella macchia e quei capelli non possono non ricondurmi ad un episodio di qualche tempo fa.



‘…………………………………………………………………………………………………………………………………………



Una serata benefica organizzata per raccogliere fondi per ristrutturare una scuola si traduce in una ghiotta occasione.


Sara &egrave sola, partecipa perché sollecitata da un’amica che all’ultimo momento non ha potuto partecipare.


In teoria avrei dovuto incontrare un cliente abbastanza importante quella sera, ma per fortuna ho avuto la possibilità di svicolarmi.


E così, senza preavviso mi presento alla presentazione (inevitabile il gioco di parole) di un sistema rete-materasso di notevole interesse.


Più che altro per la sua presenza nelle prime file, ovviamente.


Sono in fondo alla saletta e non può vedermi.


Secondo me le parole del sia pure abile venditore non suscitano in lei il benché minimo interesse.


Sta smanettando con il suo smartphone con fare ossessivo compulsivo e infatti non tarda ad arrivare il suo messaggio inevitabile ed irrinunciabile.


Sara: Hey Luca, sei ancora al lavoro? Stai bene?


Luca: Non sono al lavoro e… sto benissimo!


Sara: No? E quell’incontro con il tuo cliente preferito?


Luca: Rinviato… per ragioni di… opportunità… ;-)


Sara: Non &egrave che per caso


Vedo che si gira indietro istintivamente, scrutando la sala, ma non può vedermi, vista la scarsa illuminazione, tutta concentrata sull’istrionico “sleep tutor” e sulle mercanzie esposte come macchine meravigliose per il sonno e non solo…


Luca: Non puoi vedermi… ti consiglio di uscire… anzi ti ESORTO!!


Sara: Sei sempre il solito esagerato… sessanta chilometri per raggiungermi… mi ami troppo!!


La connessione &egrave ottimale qui dentro, ciò nonostante Sara riesce ad essere alla porta di uscita quasi prima ancora dell’arrivo del post….


Sono costretto a correre per inseguirla.


Nessuna parola e ci troviamo sulla Touran in trenta secondi dopo una corsa frenetica in apnea tenendoci per mano.


E appena dentro il nostro microcosmo a sette posti scatta inevitabile un abbraccio fortissimo, come un gesto liberatorio per sopire la tensione accumulata in settimane di vicinanza pur nella lontananza.


Ed un bacio extrastrong che sa di “felice di rivederti, felice di toccarti …”


“Non molto lontano da qui affitto un garage che uso come deposito e guarda a caso…”.


Sul vano porta oggetti spicca luccicante il telecomando cromato di un portoncino sezionale motorizzato, che faccio notare con un cenno.


Sara sorride, accenna a dire qualcosa ma si trattiene.


Credo di essere l’unica persona che riesce ogni tanto a farle mancare la parola.


Ha lo sguardo fisso oltre il parabrezza ed un’espressione serena, riappacificata.


Ed una mano appoggiata sulla mia gamba.


La porta si solleva davanti a noi accompagnata dal fascio luminoso del lampeggiante giallo, la sua luce acuta penetra nell’abitacolo ed illumina il suo viso, ne scannerizza l’espressione composita.


Traspare tutto ed il contrario di tutto.


Eccitazione ed apprensione, desidero e ritrosia, sensualità e inibizione.


Emergono cristalline le sue mille sfaccettature, le sue mille contraddizioni, che non fanno altro che enfatizzare il suo fascino magnetico, arricchendolo, se possibile.


La porta si richiude appena varcata la soglia emettendo un suono sordo al completamento della sua corsa.


Siamo soli ed il mondo esterno &egrave isolato.


Una situazione come questa, la mia specialissima amica ed amante perfetta sola con me, &egrave indiscutibilmente al primo posto nella speciale e personalissima wish list dei sogni ragionevolmente realizzabili.


Uno sguardo complice &egrave più che sufficiente a determinare la prossima mossa: lei ha tolto le scarpe da alcuni minuti e si sposta agevolmente sul divano posteriore passando sul bauletto centrale ed io faccio la stessa operazione attraverso le portiere, più convenzionalmente.


Mi osserva con la sua espressione caratteristica inclinando leggermente il capo ed inarcando le sopracciglia ed accennando una espressione buffa con la bocca: nulla di grave, &egrave un segnale convenzionale tra di noi, una delle mille convenzioni.


Il cosiddetto “muso ingrugnito”.


Che, al contrario di quanto si potrebbe pensare, rappresenta un segnale di apertura.


“Non sai che voglia avevo di vederti ” le sussurro in un orecchio spostando una ciocca di capelli.


Può sembrare una frase banale, ma dopo sogni notturni e pensieri diurni di giorni e settimane le parole escono da sole.


Sara si avvicina al mio collo ed inizia a baciarlo partendo dal lobo dell’orecchio e scendendo via via.


Indosso una camicia di jeans con il bottoni a strappo, il che la agevola nell’operazione di discesa.


Bottone dopo bottone la sua bocca scende inesorabilmente verso il basso attraverso spalle, petto ed attraversa quella fascia che &egrave un invito a scendere ulteriormente, seguendo l’invisibile segnaletica orizzontale a senso unico.


Ogni bottone &egrave una tappa dell’escalation delle sensazioni… il battito aumenta al primo click, con il secondo il respiro si fa irregolare.


Al terzo mi accorgo che la mia eccitazione &egrave notevole, sento una certa attività all’interno dei miei Levi’s mentre il suo fiato riscalda il centro del mio petto.


Che non posso più controllare la inevitabile e decisa erezione all’apertura dei bottoni rimanenti.


Sara solleva la t-shirt e sfiora con il mento la zona addominale somministrando bacetti qua e là in modo solo apparentemente casuale.


Il suo mento scollina tra i rilievi.


Sembra conosca a memoria la cartografia delle zone più sensibili, ben presto mi sembra di perdere i sensi dal piacere.


Quando si dice: mi fai girare la testa.


Ormai il mio respiro &egrave quasi occasionale, tremulo, sono alla deriva, sono sotto il suo dominio, come un veliero che, sorpreso da una tempesta subtropicale con l’equipaggio ebbro e impreparato, non può sottrarsi alla forza degli elementi e al suo inevitabile destino.


Non provo nemmeno imbarazzo quando lei si avvicina alla zona pubica avvertendo l’odore del mio sesso, tenuto conto che per diverse ore non ho avuto la possibilità di detergermi come d’abitudine.


Solleva gli occhi verso di me, quasi come a chiedere il permesso per poter proseguire.


Ovviamente accordato, ci mancherebbe!


Solo i cinque miseri bottoni in alluminio stampato dei miei jeans separano il mio sesso turgido (e smanioso) dalla sua bocca graditissima (e smaniosa).


Ed &egrave un gioco da ragazzi liberarlo da questa camicia di forza in blue-denim che pare soffocarlo.


Ma prima di afferrarlo ed praticare l’ambita fellatio mi sorprende con uno di suoi giochi pirotecnici.


“Aspetta un attimo che ti faccio il wet test… “.


Con sorriso sornione.


Mi fa impazzire quando fa così, sorrido compiaciuto mordendomi il labbro inferiore.


Com’&egrave facilmente comprensibile trattasi di misurazione igrometrica del mio stato di eccitazione.


Piuttosto semplice affondare l’indice in quell’area intrisa d’umori che &egrave la parte frontale dei miei boxer…


Test superato brillantemente, umidità a carattere monsonico.


Mostra i polpastrelli imbevuti e come un’artista primitiva traccia dei segni simmetrici sul mio viso.


Tipo guerriero Mahori, per intendersi.


Ovviamente subito ripulito con rapidi colpetti di lingua.


Beh… inutile descrivere l’effetto che può scaturire da un simile trattamento.


La sua bocca ora succhia i miei capezzoli per ridiscendere verso “l’invito”.


Ed una volta afferrato l’elastico dei boxer…


Sono in trance, non posso fare altro che ” subire”.


Pazienza… ;-)


C’&egrave una certa asimmetria tra noi: sono nudo sul divanetto posteriore della Touran con Sara completamente vestita. Piuttosto atipico.


Ma il trattamento che mi sta riservando &egrave notevole.


La sua lingua scorre lungo l’asta e si concentra sotto il frenulo, con movimenti velocissimi, producendo scosse continue che si diramano prepotentemente fino al mio cervello.


Poi scende di nuovo alla base e lentamente, con estenuante lentezza, al glande con un impulso circolare e continuo, senza mai perdere il contatto ed agendo a colpetti rapidi fino a farlo ingrossare al massimo delle sue potenzialità e ridiscende nuovamente.


Poi con una mano afferra il pene masturbandolo alla perfezione mentre le labbra non perdono mai il contatto sensuale con la sommità.


Poi scompare quasi completamente inghiottito dalla bocca con avidità.


La sua saliva e il mio liquido si fondono in un cocktail biologico di alta qualità, in qualità di biologa… &egrave il suo campo di applicazione…


L’operazione si ripete più volte, non riesco a reagire, sento girare la testa, gemo dal piacere.


“Hey mica vuoi farmi venire così per caso?”


Riesco solo a proferire questo con un filo di voce.


“Ti spiacerebbe?”.


Sa benissimo che potrebbe riuscirci in pochi secondi e che devo usare tutto l’autocontrollo di cui dispongo per resistere a questo bombardamento sensorial-emozionale.


“Dimmi cosa vorresti che io to facessi ed io lo farò mia cara… “.


Cerco di riprendere la situazione in pugno.


“Qualche idea ce l’avrei…vuoi lasciarmi ancora vestita per molto? “.


Occhiolino.


” Ma certo che no…. “.


Mi attivo ed un pochi secondi tutti i nostri indumenti sono mischiati sul sedile conducente formando una curiosa composizione che potrebbe anch’essa essere esposta al MoMa, ovviamente insieme al sedile!


Su cui svettano il reggiseno imbottito bianco e gli slip in tono, inzuppati non meno dei miei boxerini.


Ora la osservo: la luce della luna che entra dalle grandi finestre laterali addolcisce ancora di più i suoi lineamenti.


Sara &egrave seduta a gambe aperte sulle mie ed io sono a contatto perfetto con i suoi seni che bacio dolcemente accarezzandoli su tutta la superficie.


Due masse ben proporzionate dalla consistenza perfetta, il giusto equilibrio di sodezza e morbidezza, con una superficie gradevolissima al tatto.


I suoi capezzoli sono turgidi e ben marcati, come inevitabile che sia in circostanze come questa, appoggiati su aureole appena delineate.


Reagiscono molto bene ai colpetti che esercito con la lingua, gonfiandosi ancora maggiormente e evidenziando una leggera spigolosità sui bordi, che stuzzico per massimizzare questo effetto.


Credo che questo sia il pulsante magico che fa perdere qualsiasi inibizione, qualsiasi controllo razionale.


Ed infatti bastano pochi istanti che i nostri corpi si cercano per fondersi con la massima urgenza, improcrastinabilmente.


Sara afferra il mio sesso e lo accompagna verso la fessura fradicia della sua patatina.


E la penetrazione avviene con grande dolcezza, piano piano, favorita dall’eccitazione che ha avuto un effetto ultrabagnante.


Credo che questo sia il momento che preferisco, il sondare le labbra vogliose prima di entrare.


E sentire il suo respiro che si spezza in quel preciso istante, il percepire quella leggera smorfia di piacere, in quel passaggio, nel momento in cui entro in lei.


Poi sentirla da dentro, ogni millimetro quadrato, il calore, l’eccitazione che si manifesta con l’abbondante lubrificazione fin dal primo momento in cui interagiamo.


La sento contrarre intorno alla mia asta, &egrave una sensazione molto forte, molto coinvolgente ed il ritmo adesso cresce.


Ognuno di noi stringe le natiche all’altro guidando il movimento perfettamente sincronizzato.


I movimenti ondulatori sono sempre più accentuati e con la mano accarezzo la sua clitoride.


E succhio i capezzoli fantastici.


Ora con l’altra accarezzo la zona perianale, sentendo il calore di quel tratto che contrasta con la pelle più fresca tutto intorno.


Sara apprezza, trattandosi di una parte piuttosto sensibile se trattata con la giusta attenzione.


Ora spingo con una forza tale da farla sobbalzare energicamente, la sollevo come se non avesse massa né resistenza.


Ormai &egrave sulla soglia di un orgasmo molto intenso, lo percepisco dal respiro, da come distende le gambe, dalle sue contrazioni interne sempre più forti.


Veniamo insieme gridando senza remore, tutta l’energia si dissipa in questo istante…. tanto qui non ci conosce nessuno.


Una serie di fiotti che sembrano non terminare mai la inondano di sperma che in parte fuoriesce e va a macchiare il tessuto grigio antracite del sedile.


Rimaniamo abbracciati per un tempo indefinito, senza una parola, perdendo completamente la cognizione dello spazio e del tempo.


Beatitudine allo stato puro.



‘…………………………………………………………………………………………………………………………………………



Come può una macchia sul sedile suscitare tanta emozione e tanti ricordi?


Ritorno alla vita reale e all’amarezza contingente.


Chiudo la portiera e consegno le chiavi all’addetto dell’autosoccorso.


Firmo qualche documento e regolo in contanti il costo della rimozione.


Ciò che per me rappresenta un tesoro di ricordi ed emozioni per la società civile non &egrave altro che un rifiuto molto ingombrante.


Non vivessi in una metropoli la terrei in una saletta riservata alle cose più care, la touranteca.


Ma purtroppo mi devo limitare ad un paio di scatti da condividere su Facebook.


E da inviare a Sara.


Clicco INVIA con la didascalia ‘Questa volta non ce l’ho fatta, mi spiace….’


Con la foto della vettura saldamente ancorata sul veicolo di soccorso autostradale.


In secondo piano la moderna struttura dell’area di servizio in legno lamellare e cristallo e sullo sfondo le colline dell’Aude dove si produce un vino rosso di qualità discreta ma non eccelsa.


Ed appare anche un agente della gendarmerie nationale a destra che fa segno di accelerare le procedure visto che stiamo rallentando il flusso del traffico nell’area circostante.


Sono a terra in tutti i sensi.


Con un trolley contenente il minimo indispensabile ed un borsone pieno di oggetti recuperati frettolosamente e imprevedibilmente.


Piuttosto pesante oltretutto… quasi quasi regalo le catene antineve al ragazzo della stazione Total qui di fronte.


Entro nel fast food e mi siedo per cercare di mangiare qualcosa.


Anche se ho lo stomaco chiuso e lascio nel piatto buona parte del pollo impanato che avevo ordinato.


Ora devo riorganizzarmi mentalmente, rientrare senza arrecare disturbo a nessuno e chiudere questo sfortunato capitolo al più presto.


Il telefono vibra ogni tanto per indicarmi che la batteria &egrave ormai agli sgoccioli.


In gergo ‘sta morendo’.


Tutto gioca contro.


‘Dai Sara, rispondi!’ mormoro tra me.


Credo di non aver mai avuto bisogno di lei come in questo istante.


Niente da fare: anche lo smartphone mi abbandona, &egrave morto.


Nelle mie orecchie riecheggiano i brani più malinconici del nostro repertorio comune, quelli del distacco, della lontananza.


Dovrei essere a Milano domani mattina, come apprendo dall’SMS più recente.


Cerco di spostare la mia attenzione sulla soluzione del problema del rientro, di enfatizzare questo aspetto che di attraente ha ben poco.


Come &egrave duro il ritorno sulla Terra.


Chissà quando potrò rivederla… ci sarà un’occasione? Ci sarà?


Sì dai Luca… conserva un po’ di ottimismo!


Raccolgo tutto sul vassoio e mi dirigo verso la raccolta differenziata: dunque la plastica…. il vetro…. l’indifferenziato….


Le mie residue risorse mentali devono essere canalizzate per salvare il pianeta da un’imminente catastrofe ecologica, penso tra me.


Una tecnica, non so fino a che punto inconsapevole, per distogliere la mia mente dai pensieri foschi che la stanno attraversando come corvi che oscurano il sole, impedendo ai suoi raggi di scaldarmi.


I soliti pensieri di Luca, il solito perdersi sommessamente tra i meandri della fantasia e dell’immaginazione!


Sollevo gli occhi dalla postazione ecologica e osservo incuriosito una ragazza che indossa l’abbigliamento di servizio con il logo della catena americana.


E’ piuttosto agitata e dialoga con un signore distinto, brizzolato, con caratteri somatici magrebini, probabilmente un dipendente, in un francese piuttosto incomprensibile viste la velocità e la concitazione.


Ma distinguo due parole nettamente ‘Lucà’ e ‘italien’…


Istintivamente mi avvicino e mi presento.


Mi fanno sapere che da Lisbona qualcuno aveva cercato di contattarmi telefonicamente.


Sara aveva individuato con precisione dove mi trovavo, non so come..


Saranno credo le sue tecniche da KGB, un misto di celle wifi, rete dati, gps e intuizione femminile.


Ma gli addetti per regolamento ‘non possono passare telefonate agli avventori’, questa &egrave la laconica dichiarazione dell’antipatico funzionario transalpino che raggiungo nell’ufficio qui di fronte.


Non mi resta che cercare un alimentatore per il telefono nel negozio qui vicino ed un bagno con la presa per il rasoio elettrico.


Fatto!


Il mondo non &egrave più isolato, Luca &egrave tornato.


Roaming effettuato.


Arrivano puntuali le notifiche, come i botti allo scoccare della mezzanotte a Capodanno nei vicoli circumvesuviani.


Il Plin Plin che proviene dal dispositivo mobile &egrave lieve, ma potenzialmente esplosivo.


Proprio come i fuochi d’artificio.


Siamo combustibile e comburente, manca solamente l’innesco di una scintilla.


Che Sara sembra fornire con un fiammante…


S: Devo presenziare qualche ora al Pasteur domani pomeriggio… e a margine di ciò…


S: Ma come farai a venire senza la ‘nostra’ Touran?


S: Ps Soggiorno al numero 35 di Rue de Berri, a Parigi… inseriscila nel navigatore ;-)


L: Dimmi un numero tra UNO e DUE…..


S: DUE


L: On peut le faire…



Milano può aspettare.


Leave a Reply