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Racconti Erotici Etero

Scambio di favori

By 28 Novembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Giovanna è una collega d’ufficio, ed anche un’amica.
Forse siamo amici anche perché mi piace, o forse no.
Non è bellissima, però mi ha sempre ‘tirato’, d’altra parte se agli uomini piacessero solo le donne belle, gran parte di loro rimarrebbero a bocca asciutta, ma lo stesso accadrebbe anche a noi maschietti.
Dunque, dicevo che Giovanna non è bellissima, però, per me, ha sempre avuto un discreto fascino: alta, snella, con quei capelli lunghi, scuri e mossi, che le davano un po’ l’aria da ragazzina.
Volendo essere precisi, la sua faccia non è il massimo ed ha poche tette, ma io con lei non
sono mai riuscito ad essere troppo pignolo.
Ultimamente si è un po’ sciupata, sta passando un momento difficile, con problemi in famiglia e poi comincia ad avere anche lei una certa età.
Ora porta i capelli un po’ più corti e sul suo musetto magro sono comparse parecchie rughe.
Il fatto che sto per raccontare risale ad un po’ di tempo fa.
Eravamo in ufficio, nella sua stanza, ed era parecchio tardi.
Le stavo dando una mano a sistemare il nuovo computer, perché lei è sempre stata una discreta pippa con l’informatica.
Ne aveva approfittato per sfogarsi un po’ con me, raccontandomi tutti i guai che stava passando, tra problemi di salute suoi e dei familiari.
No, Giovanna, a differenza di me, non è sposata, quindi per familiari si devono intendere genitori e parenti.
Ero riuscito a distrarla, persino a farla ridere un po’, poi, ad un certo punto mi dice: ‘ visto che sei qui, mi dai una mano a sistemare i faldoni che sono in cima all’armadio?’
Si trattava da fascicoli voluminosi e discretamente pesanti, che voleva spostare dal ripiano alto dell’armadio, ad un mobile basso, a lato della scrivania, per averli più a portata di mano.
I fascicoli decide di prenderli lei. Giovanna è alta, quasi quanto me, quindi ci arriva abbastanza facilmente, senza arrampicarsi.
La vedo in punta di piedi, prendere il primo pacco e non posso fare a meno di osservare che, nonostante il passare degli anni, ha conservato un discreto culetto, bel evidenziato dai jeans attillati ed un po’ elasticizzati, che fasciano la parte inferiore del suo corpo.
Alzo le braccia, prendo il faldone e lo poggio sulla scrivania, mentre lei ne prende un altro, e poi un altro ancora.
In due ci mettiamo un attimo.
Quando si gira verso di me, con i capelli in disordine e la faccia rossa per lo sforzo, lo sguardo mi cade in basso.
Nell’allungarsi verso l’alto, la camicetta le è uscita dai jeans, lasciando scoperta pancia ed ombelico.
è a questo punto che faccio una cosa assurda: mi chino in avanti e le bacio la pancia.
Giovanna rimane immobile, sorpresa, ma non reagisce minimamente, non protesta, non si tira indietro per sottrarsi alla mia azione.
Le mie labbra si spostano, continuando a baciarla, mentre le mie mani allargano i lembi aperti della camicetta.
Il mio è gesto folle, surreale, ma Giovanna resta immobile ed ho l’impressione che le sue labbra si siano increspate in un leggero sorriso, così continuo, senza pensare alle conseguenze.
Le mie dita slacciano la fibbia della cintura dei jeans, poi aprono il bottone di metallo.
A questo punto lei reagisce, la sento dire a bassa voce, quasi in un sussurro: ‘dai, ma che fai?’
Solo questo, mentre la lampo si abbassa a metà, con un rumore leggero, scoprendo un piccolo slip nero.
Le mie labbra si abbassano e cominciano a scorrere lentamente sul suo ventre.
Mi passa per la mente, rapido, il pensiero che, con il passare degli anni, Giovanna ha messo su un filo di pancia, poi la mia lingua inizia a carezzare la sua pelle, avvicinandosi sempre più al bordo dello slip.
Mi aspetto di sentire da lei qualche nuova frase di protesta, invece dalla sua bocca esce solo un breve sospiro, poi chiudo gli occhi e la mia lingua solleva l’elastico delle mutandine.
Mi arriva al naso l’odore del suo sesso, mentre con le mani le abbasso un po’ lo slip.
La sento ansimare leggermente, ma decido di non aprire gli occhi, come se questo potesse causare la fine dell’incantesimo.
Peli. La mia lingua incontra un bel ciuffo di peli. Ho sempre pensato che, data la capigliatura e la carnagione scura, Giovanna fosse parecchio pelosa da quelle parti. Ho pensato spesso alla sua fica? Sì, l’ho fatto diverse volte, magari dandomi dello stupido, per queste fantasie cretine da ragazzino.
La mia lingua gioca a lungo con i suoi peli, arrotolandoli, come se fosse una forchetta dentro ad un piatto di spaghetti.
Ora la sente muoversi, il suo ventre non riesce a star fermo ed ha delle piccole oscillazioni, mentre ha preso a respirare rumorosamente.
Le scappa un grido solo quando le finisco di abbassare le mutandine e scendo ancora verso il basso, poggiando le ginocchia per terra.
Apro un attimo gli occhi. è davanti a me, umida, con le labbra scure in rilievo. Intravedo il colore più vivo, quasi rosso dell’interno ed ho quasi l’impressione che Giovanna spinga il bacino in fuori, come per invitarmi a continuare.
La prima toccata è come una scossa elettrica per entrambi.
Le ho passato la lingua rapidamente, dall’alto in basso, ho assaporato il gusto forte del suo sesso mentre pensavo ‘da quanto tempo è che non lecchi per bene una fica?’.
Mi sono fermato, un po’ interdetto, poi mi rendo conto che lei si è spostata, scostandosi dal bordo della scrivania, a cui è rimasta appoggiata finora.
Praticamente me la sta strofinando davanti alla faccia.
Parla di nuovo per dirmi, questa volta a voce più alta: ‘dai, ancora, continua.’
Ed io posso solo ubbidire, la mia bocca si apre di nuovo e la mia lingua riprende a toccarla, mentre lei mi carezza la nuca con le sue dita lunghe ed affusolate.
Ora ho la faccia bagnata dai suoi umori, mentre esploro il suo sesso sempre più in profondità.
Giovanna quasi grida mentre mi pianta le unghie nel collo, ed io penso alla figura di merda che faremmo entrambi, se per caso entrasse la donna delle pulizie, con il suo carrellino con detersivi, scope e secchio della spazzatura.
Decido di velocizzare la faccenda e lo cerco.
Più o meno so dove trovare il punto giusto.
La mia lingua esegue una breve esplorazione, eccolo, lei sussulta mentre la punta della mia lingua le tocca il clitoride.
Ce l’ha molto piccolo, ma al tatto è già bello duro duro.
Ora non riesce a stare ferma, le sue gambe si muovono, i suoi fianchi sussultano, mentre mi grida nelle orecchie ‘Siiiì!’
La mia lingua si sposta, per non farla venire troppo presto e lei protesta, mentre il suo ventre si muove, cercando di far tornare il suo clitoride a contatto con la mia lingua, finché non l’accontento, e riprendo a toccarla lì.
Andiamo avanti per qualche minuto, mi diverto un po’ a giocare e quando sento che lei sta per partire, sposto la lingua, finché Giovanna non mi prende forte la testa e non mi costringe e non cambiare più posizione.
è venuta in un attimo, bagnandomi la faccia. Quando finalmente mi rialzo in piedi e riapro gli occhi, mi abbraccia forte e mi mi bacia, poi si riprende, si rimette a posto i jeans e mi dice: ‘scusami, abbiamo fatto una sciocchezza, vero?’
Il suo sguardo mi fa capire che la sua testa non è per niente in sintonia con quello che ha appena detto, poi osserva il bozzo che ho in mezzo ai pantaloni, perché in tutto ciò, io l’ho un po’ trascurato, ma il ragazzo è andato avanti per conto suo.
‘Aspetta’, mi fa, si allontana, si affaccia alla porta della stanza, poi rientra e la chiude nuovamente.
Armeggia a lungo con i miei pantaloni, sembra un po’ emozionata, ma alla fine riesce ad aprirli.
Lui ringrazia per essere stato liberato e Giovanna ne approfitta per prenderlo in mano.
Devo dire che mi aspettavo un bel pompino, ma lei non se l’è sentita, gli ha dato un paio di bacetti in cima alla cappella, poi ha iniziato a masturbarmi.
All’inizio l’ho dovuta un po’ guidare, per farle trovare il ritmo migliore, poi è stata molto brava.
Mi è venuto da pensare a quando tanti anni fa, facevo cose del genere con mia cugina al mare, avevamo 13 anni io e 14 lei, furono per entrambi le prime esperienze.
Alla fine sono venuto nelle sue mani e Giovanna non ha fatto una piega, si è ripulita con un fazzolettino, gli ha dato un ultimo bacetto e lo ha rimesso a nanna dentro le mutande.
Ci siamo salutati ed ognuno è andato a casa sua.
Questo è successo, lo ripeto, un po’ di mesi fa, ma da quella volta, quando uno di noi due ha bisogno di un po’ di conforto, sa dove trovarlo.

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