Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Scopata in costume

By 19 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Era caldo, davvero caldo, piena estate in uno di quei paesini un po’ fuori mano, ma con un sindaco iperattivo che tira fuori una sagra o una manifestazione dopo l’altra. Una sfilata storica, in questo caso, con bancarelle medievali, giochi in piazza ed ovviamente anche la possibilità di mangiare piatti “a tema”.

 

Cosa c’entro io in tutto questo?

 

La mia contrada era stata “ingaggiata” per fornire i figuranti alla suddetta sfilata, assieme ad esibizioni di sbandieratori e mangiafuoco. Vengo da una cittadina con una storia di Palio davvero vecchia, i cui retaggi ancora tengono impegnati al giorno d’oggi tante famiglie, ma anche tante ragazzi e ragazzi della mia età.

 

Ma questo è un sito per racconti erotici, quindi per non annoiarvi è opportuno almeno che io mi descriva un minimo!

Il mio nome è meglio non ve lo dica, ne da dove vengo. Posso dirvi che ho 22 anni, sono alta un metro e sessantacinque, decisamente magra, per quanto anni di sport abbiano lasciato almeno un po’ del loro benefico influsso su di me. Gli occhi sono di un verde un po’ spento ed ho capelli castani lunghi poco oltre le spalle e piuttosto mossi, tanto che richiedono di perdere parecchio tempo ad inveire con la piastra, se voglio provare a renderli lisci per un po’. Dettagli del mio corpo che sono certa vi interessino più di questi probabilmente potrete scoprirli da soli andando avanti  a leggerli.

 

Fatto sta che quel giorno, nel primo pomeriggio, indossavo un abito rinascimentale in velluto, pesante ed ovviamente poco adatto alla stagione, ma per essere in epoca, quello ci toccava indossare. E dopotutto, il vestito in se era decisamente bello, e caldo a parte, anche comodo; verde e nero, con un’ampia scollatura quadrata, abbastanza stretto da fasciarmi il busto prima di aprirsi in una lunga gonna. Le spalle a palloncino erano decorate da un intreccio di perle li ricamate, le stesse perle che erano state intrecciate ai miei capelli, raccolti in una treccia ed adornati da una coroncina di stoffa abbinata al vestito.

Non che io possa lamentarmi, ma vi assicuro che anche una ragazza “sotto media” vestita ed acconciata così potrebbe farvelo drizzare in un attimo. O per lo meno, per me gli abiti rinascimentali, sia maschili che femminili hanno sempre avuto un fascino irresistibile, e sono stati forse la ragione scatenante che ha fatto si, a suo tempo, io decidessi di entrare in una contrada del Palio.

 

Eravamo ordinati in un lungo corteo, che procedeva accompagnato dai tamburi del gruppo musici per le vie del paesino, in fila per due, un’altra ragazza ad un passo di distanza accanto a me, altri figuranti davanti e dietro. Di tanto in tanto il corteo si fermava  davanti ad uno spiazzo del paese, dove due o quattro sbandieratori davano una piccola esibizione della loro bravura, scambiandosi al volo le grandi bandiere dalla tela colorata, prima di rimettersi in posizione e ripartire, salutati dagli applausi dei presenti. Fortunatamente la via era per lo più alberata, quindi non ci costringeva a camminare sotto al sole come già era capitato in passato.

Il mio sguardo si muoveva distratto alla gente per la strada, cadendo di tanto in tanto sulle bancarelle o i piccoli chioschi, mentre meccanicamente tenevo il passo lento imposto dai tamburi, ormai abituata a seguirlo senza perderlo. Passammo per un’ampia curva dove era stato ricostruito un accampamento di mercenari, con tende improvvisate, alcune rastrelliere di armi e persino un piccolo cannone. Alcuni figuranti in costume ed armatura animavano la scena, accendendo un fuoco o spostando alcuni bauli; conoscevo bene uno di loro, non del nostro gruppo ma di un’organizzazione affiliata, lo salutai con un cenno del capo ed un sorriso passando davanti a loro. Mi aveva detto che anche loro sarebbero rimasti li anche per il giorno successivo, e che fortunatamente era stata data loro una palestra vicino alla nostra in cui dormire, giacché le previsioni non prevedevano nulla di buono per la notte.

 

Poteva esserci un po’ più fresco oggi, se tanto poi deve piovere

 

era stata la prima cosa a cui avevo pensato.

 

 

Continuammo a camminare per tutto il pomeriggio, fino a quando non iniziò a farsi sera e finalmente ci fu permesso di sciogliere il corteo, dicendoci di camminare liberamente per il borgo per animare maggiormente la fiera, sapendo di doverci ritrovare un’ora più tardi ai tavoli che avevamo convenzionati per la cena. Non feci nulla di che nel frattempo, solo passeggiare con le mie amiche, chiacchierando del più e del meno, passando davanti alle bancarelle di pergamene o oggetti in cuoio, ormai visti e rivisti ad ogni simile occasione. Anche la cena non fu particolarmente degna di nota, mangiammo quello che ci portarono, nulla di che. Eravamo ancora in costume, giacché aspettavamo di spostarci poi verso la piazza principale per lo spettacolo dei mangiafuoco. Quando fu l’ora lasciammo i tavoli per raggiungere il gruppetto che già era andato a preparare tutto.

Uno dei nostri responsabili si ricordò di dover riconsegnare il plico dei buoni pasto alla referente del festival, ed uno degli sbandieratori si offrì volontario per fare un salto a portarglielo al palazzo del comune.

Anche di  lui non posso dire il nome, un ragazzo carino comunque, piuttosto bravo ed in contrada solo da un paio d’anni. Abbastanza riservato, ma simpatico quando si scioglieva un minimo.

 

Mi offrii di accompagnarlo, sollevando un poco il vestito da terra, per non pestarlo, ed incamminandomi con lui. Ripercorremmo parte della strada fatta in corteo, parlando del più e del meno, fino alla nostra meta, facendo appena capolino nello stanzone del palazzo e richiamando l’attenzione dell’organizzatrice, che ci raggiunse e prese il plico, ringraziandoci. Ci incamminammo per tornare dagli altri, alla piazza principale, poca gente per strada, nonostante fossero non più delle dieci di sera, dato che quasi tutti erano già tornati a casa o si erano diretti allo spettacolo di mangiafuoco.

 

E fu proprio sulla via del ritorno che un’idea mi balenò per la mente, una di quelle idee improvvise, che ti fanno sorridere da sola compiaciuta, magari lo specchio di un desiderio sopito che hai da tanto, e che l’occasione sembra invitarti a soddisfare facendo una “pazzia”.

 

“Aspetta, vieni ho un’idea!” gli dissi semplicemente, prendendogli la mano e guardandomi attorno, senza apparentemente nessuno in giro, a parte qualche disinteressato passante, tirandomi dietro il ragazzo che non protestò, manifestandomi però il suo stupore.

L’accampamento dei mercenari era subito dietro la curva sulla via del ritorno, e lo raggiungemmo passando da dietro, sgusciando oltre alcune casse ed infilandoci in una delle tende di stoffa pesante. L’aria era un po’ afosa all’interno, per cui scostai un poco la stoffa che dava verso la zona nascosta dalla quale eravamo entrati, permettendo ad un po’ di luce ed aria serale di filtrare all’interno.

 

“Ma cosa…” iniziò a chiedere lui, interrottò da una mia occhiata e da un sorriso che fugarono in lui ogni dubbio. Mi inginocchiai, raccogliendo il vestito per non finirci sopra con le ginocchia, il terreno sotto alla tenda protetto da un telo della stessa juta della tenda. Le mie mani sciolsero in un attimo la stretta cintura che portava, facendola cadere a terra, le dita che veloci ed agili abbassavano la calzamaglia e le mutande, liberando il suo membro, che in pochi istanti vidi gonfiarsi davanti ai miei occhi. Lo afferrai con la mano, iniziando a muoverla con colpi decisi e controllati.

Era di buone dimensioni, non di certo un superdotato, ma nulla di cui lamentarsi. Guardandolo con fare lascivo lo presi in bocca, sentendone subito l’impatto salato, per il sudore che lo permeava. Ne titillai la punta con la lingua mentre mi aiutavo con le mani a scoprirne il glande, succhiandolo con decisione. Non avevamo tempo di andare tanto per il sottile. Una perla di sudore scivolò dal mio collo fino a sparire nel solco tra i miei seni, una seconda misura ben piena, sollevata ed esaltata dal vestito. Lo sentii sospirare e mugugnare di piacere mentre lo succhiavo con tanta dedizione, mi mise una mano sulla testa, attento a non rovinarmi la complessa acconciatura e senza forzarmi, lasciandomi libera di imporre il mio ritmo, di dargli piacere come ben sapevo fare di mio, mentre il suo grosso glande mi riempiva la bocca e la mia lingua infuriava sul suo frenulo.

 

Glielo succhiai un altro po’, facendogli godere ogni secondo delle mie “attenzioni”, sotto al vestito potevo sentire le mie mutandine fradice dei miei umore, il mio sesso che chiedeva spasmodico di essere chetato. Con una mano frugai sotto al mio vestito, fino ad un piccolo sacchetto di cuoio che portavo sempre in quelle uscite, per tenervi il portafoglio, il cellulare e cose simili. In un attimo ne trassi un preservativo, ben chiuso, che gli feci vedere, perché gli fosse ben chiaro cosa sarebbe successo di li a poco, con un sorriso malizioso ed invitante.

 

Di solito odio farlo con il preservativo, proprio non mi piace e prendo la pillola proprio per non averne bisogno. Ma in quella situazione non potevo farne a meno, non era il caso di rischiare di andare a rovinare un vestito in velluto da mille e più euro perché mi ero voluta godere la sensazione di sentire sborra appena schizzata colarmi fuori mista ai miei umori.

 

Aprii il preservativo, ed un attimo dopo il suo membro ritto era ben avvolto dal quella gabbia di lattice, ma per questo non certo meno invitante. Mi voltai a carponi, sollevando il vestito sopra la schiena e divaricando un po’ le gambe.

“Forza, non abbiamo tanto tempo!” lo invitai, voltandomi a guardarlo “Sosta le mutandine senza togliermele”.

Non ebbe bisogno di farselo ripetere, guidò con la mano la punta del suo membro fin sulle labbra del mio sesso, divaricandole un po’ con le dita, li appoggiandolo e prendendomi poi per i fianchi. Non riuscii a trattenere un gemito, quando iniziò a spingere, facendolo scivolare lentamente ma con decisione dentro di me, una spinta costante, aiutata dal quanto già fossi fradicia di umori. Infine arrivò in fondo, fermandosi un attimo, sentii la stretta delle sue mani sui miei fianchi farsi più forte, poi riprese, questa volta una spinta dopo l’altra

Mi scopò, per almeno cinque minuti, in quella piccola tenda, con vigore, senza mai rallentare. Potevo sentire il piacere crescere dentro di me, benché non potessi gemere o manifestarlo a dovere, troppo il rischio di essere scoperti.

E al piacere che come una fiamma saliva dal mio basso ventre si aggiungeva l’eccitazione per la situazione, nata così, all’improvviso, a soddisfare un mio desiderio e fantasia, a ritrovarmi in un accampamento tardo medievale, scopata come una dama tutt’altro che rispettabile.

E a quanto mi parve, la cosa piaceva parecchio anche a lui, perché potevo udire i suoi forti sospiri, che accompagnavano il ritmo della penetrazione, ed il suono del suo scroto che toccava il mio clitoride ogni volta che la sua rigida asta di carne scivolava nelle profondità del mio sesso.

Le braccia mi cedettero, facendomi ricadere in avanti, la guancia appoggiata alla juta per terra, il suo odore che mi riempiva le narici, spinta dopo spinta, ormai incapace di trattenermi.

Un piccolo grido mi sfuggì, tradendo l’orgasmo che esplosivo mi scosse il corpo, le pareti del mio sesso che si contraevano spasmodiche attorno alla sua asta di carne. Vista la situazione, probabilmente decise di non continuare oltre, lasciandosi andare anche lui di li a poco, assestandomi le ultime, secche spinte, stringendomi i fianchi fin quasi a farmi male.

Lo sentii fremere dentro di me, la sua sborra calda riempire il preservativo senza che io potessi goderne come avrei voluto. Un piccolo prezzo da pagare, per quell’eccitante esperienza.

Rallentò, uscendo infine, lasciando che io mi abbandonassi esausta sulla juta a terra, le labbra del mio sesso che ancora si contraevano sensibili, le mutandine fradice di umori, entrambi ansimando profondamente.

“Sarà meglio tornare ora” gli dissi con un sorriso “Forse i mangiafuoco non hanno ancora finito! E sarà il caso questo resti il nostro piccolo segreto…”

 

In attesa dei prossimi racconti, per commenti, critiche, idee, richieste o altro, mandatemi pure una mail a:

 

bi_rit@hotmail.it

 

sarò felice di rispondervi ^^

 

Leave a Reply