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Racconti Erotici Etero

SCOPRIRE EVA

By 30 Marzo 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Dio quanto eri  bella.

Eri bella da togliere il fiato, eri sexy, ma la cosa più incredibile è che tu sembravi quasi non accorgerti di quanto lo fossi, eri pure simpatica, non te la tiravi affatto e io,  che mi sentivo sì  un ragazzo carino, ma non un figo da urlo, mi stupivo  di quanta confidenza tu mi dessi, di quanto ti fossi affezionata a me.

Ci eravamo conosciuti l’anno prima in quel campeggio, io, 19enne,  da  solo col migliore amico, tu 17enne in  vacanza coi tuoi.

Io avevo  un flirt con una ragazza del posto,  erano la compagnia di ragazzi “di città”che passavano le estati nelle loro case al mare, che si ritrovavano ogni giorno e ogni sera in spiaggia, a cui ci eravamo uniti per passare le vacanze in gruppo e scoprire le discoteche e i divertimenti che offriva  quella zona.

Ricordo che tuo padre non si fidava molto a mandarti in giro da sola, ma per tua fortuna mi aveva conosciuto, gli avevo fatto un’ottima impressione di bravo ragazzo e sapendoti in mia compagnia  ti permetteva di uscire la sera e frequentare con me quella compagnia di ragazzi del posto, perché sapeva che io  avevo già  la mia storia con una coetanea, vedeva che  ti trattavo come una sorellina e che vegliavo su di te come un fratello geloso.

Questo il primo anno che ci conoscemmo.

L’anno successivo  tornai nello stesso campeggio con lo stesso amico e  ritrovai anche te,  ma  nel frattempo avevi compiuto 18 anni e avevi preteso le vacanze da sola, stavolta eri venuta senza genitori, in compagnia di un’amica più grande, ognuna con la sua minuscola tendina a igloo.

Non so cosa era cambiato, ma fin dai primi giorni mi accorsi che non mi riusciva più trattarti come la “sorellina” dell’estate precedente, nemmeno tu mi trattavi allo stesso modo, ti vedevo più maliziosa, mi stuzzicavi, cavolo, come se ne avessi avuto bisogno, faticavo già a non saltarti addosso solo guardandoti, ma mi ero affezionato davvero l’anno prima e non volevo approfittare di te o rovinare un’amicizia.

Tu invece sembravi provocarmi apposta, ogni volta che potevi mi accarezzavi la nuca e passavi le tue dita tra i miei capelli  in un modo per me davvero erotico, nonostante i miei reclami: “Eva smettila, lo sai che effetto mi fa se mi accarezzi la nuca, poi divento pericoloso!!!” e tu ridevi, arricciando la forma a cuore delle tua labbra carnose, continuando fino a che non mi vedevo costretto ad allontanare la testa dalle tue mani.

Poi arrivò quella sera.

Andammo tutti e quattro in un locale vicino, praticamente una discoteca improvvisata sulla spiaggia, dove alcuni  ragazzi tedeschi restarono ammaliati da questa ragazza così  mediterranea, mora, gli occhi scuri e le curve giuste, dalle tue movenze morbide e sensuali,  iniziarono ad offrirti da bere, facevano a gara per starti vicino, ti riempivano di complimenti che non capivo, ma che tu, che già parlavi bene l’inglese, sembravi apprezzare,  per  poi correre però  a rifugiarti da me quando uno di loro si avvicinava troppo o esagerava con le avance.

Insomma tornammo al campeggio che tu non ti reggevi in piedi, credo fosse una delle tue prime sbronze, ti aggrappavi alla mia spalla per non cadere e io ti tenevo per la vita con un braccio. Ti accompagnai fino alla tua tenda, dove il mio metro e 85 faticava ad entrare anche tutto ripiegato su se stesso, ti feci distendere su quel materassino sottile e stavo per uscire quando tu mi tirasti per un braccio e sussurrasti piano: “no, Lele, non mi lasciare sola, resta qui per piacere!”.

Sospirai. Quella frase, detta da qualunque altra ragazza bella come te, in un altro momento, sarebbe stata musica per le mie orecchie; ma in quella tenda, sdraiata su un fianco, c’eri  tu, arrapante come non mai con tutta quella pelle liscia e abbronzata in bella mostra, le  gambe snelle e affusolate, che uscivano dalla minigonna bianca,  il top corto annodato dietro il collo che ti lasciava scoperto l’addome piatto e scolpito, su cui brillava il pearcing all’ombelico, nessun reggiseno a interrompere la linea sinuosa che la tua schiena nuda disegnava incurvandosi fino al bellissimo sedere … ti avrei mangiato in un boccone, ma eri tu, eri Eva, non sarei più riuscito a guardarmi allo specchio se avessi approfittato di te,  quindi la tua richiesta era  la peggiore tortura che tu mi potessi infliggere in quel momento.

Ma sospirai. Ed entrai.

Mi sdraiai di fianco a te, che mi davi la schiena,  ti incitai a dormire, rassicurandoti che il giorno dopo saresti stata meglio. Ma tu portasti indietro il tuo braccio sinistro, cercasti il mio e te lo avvolgesti intorno alle spalle come una coperta, costringendomi  a girarmi a mia volta sul fianco e ad incastrarmi “a cucchiaio” dietro di te. Avvolgendoti col mio braccio avevi portato la mia mano sul tuo seno, sotto il cotone del top potevo già sentire il rilievo del capezzolo, tu tirasti indietro il sedere incastrandoti perfettamente contro il mio corpo e tutte le mie premure e i miei buoni propositi crollarono.

Forse ti accorgesti dell’effetto istantaneo che avevano avuto i tuoi gesti su di me, la stoffa sottile dei miei pantaloni di lino non poteva mascherare l’erezione prepotente che eri riuscita a provocare con poche mosse:  ti girasti  sdraiandoti a pancia in su e cercasti con la tua bocca la mia.

Ci baciammo, un bacio dolce e bellissimo, la mia lingua lambiva lentamente la tua, le mie labbra succhiavano piano le tue, tu mi accarezzavi la  nuca, la premevi per spingere ancora di più le nostre bocche l’una contro l’altra. La mia mano sinistra, che era ancora poggiata sul tuo seno, iniziò ad accarezzarlo piano,  strofinandolo con tutto il palmo, lo strinse con tutte le dita,  poi stuzzicò il tuo capezzolo già ritto sotto la stoffa, salì dietro il  collo a sciogliere il primo nodo, scese lungo la schiena a sciogliere il secondo, tu ti sollevasti appena di lato per facilitarmi il compito e dopo pochi secondi quel  triangolo di cotone veniva sfilato via, i tuoi bellissimi seni così  ritti e rotondi, pieni e sodi, erano lì davanti ai miei occhi e non aspettavano altro che essere goduti.

Mi lasciasti fare, premetti  il viso tra  quelle coppe di champagne così  inebrianti per leccarle, baciarle, morderle, stringerle;  quando ogni tanto  sollevavo lo sguardo per osservarti,  le tue espressioni  mi facevano capire chiaramente quanto ti piacesse, quanto godimento ti stessi procurando.

Le tue mani sfilarono la mia maglietta e risalirono delicate lungo la mia pancia, si strusciarono contro i miei pettorali, salirono sulle spalle, accarezzarono la mia schiena, ridiscesero giù e una di esse iniziò a strofinarsi con vigore contro il mio cazzo duro, che premeva sotto ai vestiti.

Slegasti il cordino dei pantaloni,  io sollevai i fianchi per aiutarti a farli scendere giù insieme ai miei slip, me li sfilai e feci lo stesso con la tua minigonna, scoprendo un triangolino di pizzo bianco tenuto su da due fili sottili che accarezzavano i tuoi fianchi.  Affondai il viso in quel pezzetto di paradiso profumato, strofinai la mia bocca e tutta la mia faccia contro di esso, poi abbassai anche quei due laccetti, tu sollevasti appena il sedere facendomi capire che volevi finissi di spogliarti, obbedii subito alla tua richiesta implicita e feci scorrere il perizoma giù lungo le tue gambe, lo gettai da parte e con la lingua iniziai a risalire partendo dalla tua caviglia, baciando e leccando ogni centimetro di pelle sul mio cammino.

Quando arrivai a metà dell’interno coscia tu già gemevi, le mie mani allargarono un altro po’ le tue gambe e finalmente la mia bocca si posò sulle tue grandi labbra, succhiai il tuo clitoride, lo leccai, frugai con la lingua la tua fica bagnata, ma i tuoi gemiti si fecero più forti e insistenti, mi tirasti su per le braccia, lasciasti che tutto il mio peso ti schiacciasse sul materassino sottile, che certo non ti rendeva molto più morbido il duro terreno su cui era piantata la tenda, ma a te sembrava non importare affatto, mi facesti capire benissimo che in quel momento volevi solo che ti scopassi, volevi sentire il mio corpo premere contro il tuo, il mio cazzo affondare dentro di te,  fotterti con colpi potenti, farti godere fino a sciogliere completamente la bramosia che ti stava consumando in quel momento.

Cazzo se lo volevo anch’io, me l’ero preso in mano e stavo già strusciando la cappella tra le tua grandi labbra, quando mi fermo di botto, preoccupato di dover interrompere quella magia, ma era destino che quella fosse una serata perfetta, perché  in quel momento mi sussurrasti: “tranquillo, prendo la pillola…”.

Ti presi nel modo più classico, sdraiato sopra di te, i nostri corpi avvinghiati e stretti dentro quella minuscola tenda. Credevo di trovarti impacciata, inesperta, invece … nonostante la scomodità, la posizione e il mio peso che in parte ti schiaccia a terra…  ti muovi sotto di me con foga, le tue gambe annodate sul mio fondoschiena, il tuo bacino che ondeggia ritmicamente contro il mio, il mio cazzo che affonda dentro la tua fica stretta, calda, viene risucchiato dentro quel vortice di piacere  su e giù, su e giù, il mio inguine che strofina contro il tuo e le tue unghie che si aggrappano alle mie spalle… tu che ad occhi chiusi ti mordi il labbro inferiore,  forse cerchi di non urlare, i miei gemiti di piacere che  si confondono coi tuoi…

E godo, godo fino ad impazzire, nell’averti, nel penetrare il tuo corpo da favola su cui ho fantasticato tante volte, nel vedere che a mia volta riesco a far godere te, ed è bellissimo venirti dentro, sentire il getto caldo della mia sborra riempirti la fica mentre le tue gambe tremano stringendomi ancora di più i fianchi,  i sussulti della tua vagina sembrano voler intrappolare il mio cazzo dentro di te e non farlo più uscire.

Ti bacio ancora, poi esco da te e mi sdraio di nuovo al tuo fianco, tu mi dici “grazie, mi hai fatto impazzire” come se fossi stato io a concedere qualcosa a te, e non tu a farmi questo incredibile, bellissimo e inatteso regalo, stanotte.

Ci addormentammo così, abbracciati, come due bambini stremati dal gioco appena fatto.

La mattina dopo mi sveglio prima di te, esco  dalla tenda e preparo il caffè nella piazzola in mezzo al  nostro “accampamento”, dove abbiamo unito le nostre attrezzature per mangiare tutti e quattro insieme. Dopo poco si uniscono alla colazione anche  Claudio e Valeria, non chiedono nulla di cosa sia successo la notte prima, probabilmente non se lo immaginano nemmeno, ma  io sono un po’ imbarazzato e preoccupato, non so come reagirai a quel cambiamento di rotta della nostra amicizia.

Ma quando finalmente ti svegli , con un sorriso smagliante che ti illumina il volto ti siedi in mezzo a noi  e ci dai il buongiorno con naturalezza, sono sicuro che sei in imbarazzo anche tu, ma  sei decisamente più brava di me a nasconderlo. Immagino che farai finta che niente sia accaduto, che continuerai a trattarmi come un amico e niente più, ma ancora una volta mi stupirai, scoprirò di nuovo degli aspetti di te che non immagino.

Andiamo un po’ in spiaggia, un bagno, un po’ di sole, io e te non ci scambiamo una parola su quanto successo, sembriamo i soliti del giorno prima. Poi si torna in campeggio per il pranzo, ma mentre attraversiamo la pineta tu mi prendi sottobraccio, rallenti il passo e lasci che Claudio e Valeria ci superino di qualche metro, dopo di che, con lo sguardo a terra, forse troppo imbarazzata per parlarmi guardandomi negli occhi, mi sussurri: “stiamo un po’ insieme, dopo mangiato?”.

Io non riesco a crederci,  sorrido come un ebete alle tue parole senza nemmeno riuscire a risponderti, eccoti che mi spiazzi di nuovo: ti ho avuta solo poche ore fa,  è stato bellissimo e già mi era sembrata una fortuna  incredibile, adesso mi fai capire che tale fortuna mi potrà baciare per la seconda volta e dentro di me si scatena il carnevale di Rio, il cuore mi batte a mille, gli ormoni sono già impazziti, sento in testa campanelle che suonano:  “di-din!!! Di-din!!! Di-din!!! doppio jackpot di fila!!!!!”.

Mi riprendo, alzo la testa per risponderti e da lontano vedo avvicinarsi  Gianluca, l’animatore. D’improvviso vengo folgorato da un’idea favolosa: con lui ho fatto amicizia, siamo entrambi di Napoli e qualche sera fa mi ha invitato nel piccolissimo bungalow dove alloggia  per fumarci insieme un po’ d’erba.  Adesso che me lo vedo camminare incontro, non posso non pensare al  letto matrimoniale incastrato tra quelle due strette pareti di legno, che occupa quasi l’intera unica stanza del bungalow. Mi stacco da te, Eva, e corro verso di lui, mi bastano poche parole e sono di nuovo da te con un sorriso a 32 denti stampato in faccia: “sì, certo, dopo stiamo un po’ insieme. Adesso però andiamo a mangiare, che muoio di fame!!!”.

Prepariamo degli ottimi spaghetti al pomodoro, vorrei che Valeria non fosse così lenta a mangiare, non vedo l’ora di sparecchiare, vengo perfino ad aiutare voi pulzelle a lavare i piatti, perché ogni giorno, dopo pranzo, tutti ci facciamo la pennichella, per tornare poi in spiaggia solo verso le 5, quando è meno caldo.

Infatti appena finito, preso il caffè e fumato il cicchino, Claudio si avvia verso la nostra canadese militare, apostrofandomi : “Lele, io mi butto un po’ sul letto, quando vieni anche tu cerca di non fare il solito casino, che mi svegli sempre!”

Valeria si infila nel suo igloo con le cuffie del walkman nelle orecchie, come suo solito.  Restiamo io e te, seduti sulle sedie pieghevoli  intorno al tavolo, il silenzio del primo pomeriggio nel campeggio mi sembra assordante, rotto solo dalle cicale, che fremono insistenti nonostante l’afa.

Non so come dirtelo, cosa fare, quando tu mi sorridi maliziosa, ti avvicini dietro di me, che sono ancora seduto e poggi le tue mani sulle mie spalle,  ti pieghi fino a baciarmi il collo e mi sussurri nell’orecchio: “vale la pena massacrarmi la schiena sul mio materassino come ieri sera, per stare di nuovo un po’ con te”. Non ti faccio aggiungere altro, mi alzo e sorridendoti ti prendo per una mano, ti guido per il campeggio fino a che non arriviamo al bungalow di Gianluca.

“tranquilla, mi ha lasciato la chiave lui stesso, è fuori tutto il pomeriggio” e alle mie parole anche sul tuo viso si apre un sorriso magnifico, ti brillano gli occhi e capisco dal tuo sguardo che vuoi anche tu ciò che voglio io.

Apro. E’ caldo, c’è solo una piccola finestra, dalle persiane chiuse filtra  comunque un poco di luce, non potrei chiedere di meglio, oltre al tatto oggi potrò ammirarti anche con gli occhi, tu del resto non sembri affatto intimidita dalla mancanza di oscurità, anzi, scopro con piacere che non ti fai paranoie, che ti lasci ammirare volentieri: siamo appena entrati e tu, in piedi davanti al letto, sciogli il pareo e resti con un costumino  celeste chiaro, che risalta sulla tua pelle nocciola, il classico bikini fatto da pochi triangoli di stoffa che terminano in laccetti annodati sui fianchi, dietro il collo e, immagino, sulla schiena.

 Pochi secondi per far accarezzare ai miei occhi le tue bellissime curve e ti getti indietro sulle lenzuola. Non mi sembra vero. Mi metto carponi su di te, ti bacio e tu nel ricambiare mi stringi a te con le tue braccia, mi tiri giù costringendomi a distendermi su di te, ma lasciandomi così  libere le mani, che non resistono un secondo di più e iniziano a vagare sul tuo corpo. Ti slaccio il reggiseno del costume, io sono già a torso nudo e appena tiro via la stoffa sento i tuoi capezzoli ritti sfregare contro i miei, mentre la tua lingua gioca con una maestria che non mi aspettavo sul mio collo, nel mio orecchio, procurandomi brividi e un’erezione già quasi completa. Scendo giù fino a ritrovarmi le tue tette perfette davanti agli occhi, le prendo con entrambe le mani, vi affondo il viso nel mezzo, le bacio, lecco i tuoi capezzoli ancora salati per il bagno in mare di poco fa, cazzo quanto sei bella Eva, mi fa impazzire anche solo toccarti così. Scendo giù leccando la tua pancia, la mia lingua gioca un po’ con l’orecchino sul tuo ombelico, poi scende ancora, ma le tue mani mi bloccano, mi spingi sul letto e ti metti a cavalcioni su di me che sono adesso completamente spiazzato,  ma tu ridi con gli occhi e riprendi a baciarmi il collo, a succhiarlo e leccarlo con avidità, scendendo sempre più  giù.

Non sono abituato a ragazze che prendano l’iniziativa, che non facciano le scontrose o le false moraliste, ed è  bellissimo invece scoprire come tu riesca a vivere il sesso come un gioco, senza paranoie, senza freni, quasi come una cosa innocente in  cui non vedi niente di male, proprio come dovrebbe essere.

La tua lingua adesso gioca coi miei capezzoli, le tue labbra morbide li succhiano procurandomi un piacere bellissimo, sento già il cazzo duro premere contro gli slip del costume, la tua lingua percorre il mio addome, seguita dai tuoi lunghi e morbidi capelli mori, che sembrano voler asciugare con la loro carezza sensuale la mia pelle bagnata dalla tua saliva.

Arrivi fino all’incavo del mio inguine, sul bordo del costume, sollevi gli occhi per guardarmi e il tuo sguardo da birichina mi procura un fremito, lasciandomi sperare che il percorso della tua bocca non si fermerà lì…

La mia speranza non è vana: con le mani mi abbassi gli slip, me li sfili completamente e torni carponi su di me, inizi a strofinare la tua faccia sul mio uccello ormai completamente eretto, i tuoi capelli  vi strusciano contro, lo solleticano, muovi la testa, il collo e tutto il corpo come una gattina che si strofini contro la gamba del padrone per fare le fusa, fino a che sul mio cazzo vi si strofinano contro anche le tue tette sode, mi fai impazzire, vorrei infilartelo in bocca e farmelo succhiare ma non oso sperare tanto, ti lascio fare godendo e soffrendo allo stesso tempo di questa dolce tortura a cui mi sottoponi.

Finalmente vedo le tue labbra avvicinarsi al mio uccello, lo ricopri di innocenti baci, prima l’asta, poi la cappella, provi ad assaggiarlo, leccandolo come un gelato, i tuoi gesti sono lenti, sembrano primi tentativi, forse non hai mai fatto un pompino prima, ma quando poggi le tue labbra umide sulla mia cappella e ingoi il mio cazzo, ti giuro Eva che sembri nata per farlo, mi avvolgi l’uccello con la tua bocca calda e succhi come se fosse la cosa che più ti piace al mondo, mentre le tue labbra vanno su e giù sull’asta la tua lingua continua ad accarezzarmela, mi guardi forse per capire se stai andando bene e io, che mi sto mordendo le labbra per non gemere di piacere,  trovo la forza per sussurrarti: “sì Eva, sì, mi fai godere, continua così che sei bravissima” e non resisto nell’infilare le mie mani trai tuoi capelli e accompagnare le spinte della tua testolina sul mio cazzo.

Sto godendo davvero tanto, sei stupenda, ma non voglio venire così, ti voglio prendere ancora una volta e riesco a trovare la forza per staccarti dal mio uccello, interrompere quel gioco meraviglioso e prendere fiato, rallentare il ritmo per non far finire tutto troppo presto.

Ti tiro verso di me, che ho appoggiato la schiena alla parete dietro il letto, appena il tuo viso è di nuovo davanti al mio riprendo a baciarti, ad accarezzare dolcemente la tua bocca con la mia lingua, a far scorrere le mie mani sui tuoi seni, farle scendere fino alla vita stretta, sui tuoi fianchi rotondi.

Tu sembri completamente a tuo agio, mi lasci fare, ti lasci guardare e io non resisto molto, ho voglia di te, fanculo la prestazione, ti voglio scopare: mi alzo in ginocchio sul letto,  ti tiro per i fianchi e ti giro, facendoti mettere a pecorina. Ti slaccio il costume, benedicendo quei fiocchi tanto facili da sciogliere, e resto fermo un attimo  a godermi quella visione fantastica: il tuo bellissimo culo rotondo, ritto e sodo, che si mostra a me in tutto il suo splendore. Vi appoggio sopra le mani, stringo quelle chiappe favolose, poi le allargo e avvicino la mia lingua alla tua fica, te la lecco per bene mentre tu già mugoli per il piacere.

Allora finalmente mi prendo il cazzo ancora durissimo in mano e avvicino la cappella alle tue grandi labbra.

“non l’ho mai fatto così” mi sveli, ma il movimento che fai col bacino, portando più in fuori il sedere e premendo la tua fica contro il mio cazzo, mi fa capire che non aspetti altro, io affondo dentro di te e inizio a pomparti dentro il mio uccello con tutta la forza che ho, aggrappandomi ai tuoi fianchi con le mani.

 Cazzo quanto è bello, la tua fica stretta mi risucchia il cazzo ad ogni affondo e lo spettacolo di cui godono i miei occhi mentre ti scopo così è bellissimo, il tuo culo rotondo che sbatte contro di me, la forma sinuosa dei tuoi fianchi che si assottiglia in vita, la schiena incurvata, è tutto perfetto, davvero perfetto perché so che anche tu stai godendo come me, lo sento dai tuoi gemiti, da come ti muovi contro di me, dalle tue grida urlate a bassa voce. “sì, sì, così, che bello, cazzo come godo, sì, sììì!!!”.

Sento montare la sborrata, ma voglio farti venire, voglio farti godere davvero, ti spingo giù fino a schiacciarti contro il letto e adesso so che oltre al piacere che ti dà il mio cazzo che ti sfonda la fica, il tuo clitoride sta strusciando contro le lenzuola, amplificando il tuo piacere.

Infatti dopo poco tu gridi, stavolta per davvero, sento le scosse ti piacere che scuotono le pareti della tua fica, i tuoi muscoli che si contraggono sotto di me e allora  anche io vengo, ti sborro dentro in un godimento infinito, come se i nostri corpi si fossero fusi insieme.

Resto sopra di te, annusando il tuo buonissimo odore, accarezzando ancora la tua pelle di velluto, e di nuovo mi sembra incredibile che tanta fortuna sia capitata proprio a me. Cazzo Eva, se continui così finisce che mi innamoro, bisogna che mi calmi, perché tra pochi giorni torneremo ognuno a casa sua e i chilometri tra di noi a quel punto saranno troppi, specie per una fica come te, che ci metterà sicuramente poco a rimpiazzarmi.

Ritorno in me, mi giro su un fianco per non schiacciarti più col mio peso, tu ti volti verso di me e un’espressione bellissima e beata illumina il tuo viso, capisco senza bisogno di parole che ti è piaciuto davvero, che sono riuscito a farti godere come volevo e chissà, forse ti resterà davvero un bel ricordo, di me.

Ti sorrido e ti bacio sulla fronte.

Che bella scoperta sei stata, Eva.

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