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Racconti Erotici Etero

Secondo tempo

By 8 Settembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

I loro occhi si incrociarono per caso, mentre procedevano in direzioni opposte percorrendo l’incantevole lungomare cittadino.
Nel fermarsi di colpo, entrambi vennero sfiorati o spintonati dagli altri numerosi passanti che non avevano avuto la prontezza o la voglia di deviare il loro cammino.
L’espressione sorpresa mutò rapidamente in entrambi, piegando le loro labbra prima in un sorriso appena accennato, poi in un altro ben più ampio, quasi radioso.
‘Seba”, sussurrò la ragazza, iniziando a muovere lentamente verso di lui.
Sebastiano restò imbambolato per un momento di troppo, quanto bastò a Laura per colmare i metri che li separavano.
I pochi ma, all’apparenza, interminabili secondi successivi, li passarono immobili a guardarsi negli occhi, quasi col timore che cercare un contatto avrebbe fatto svanire quel miraggio. Poi, il velo di irrealtà che li avvolgeva scomparve quando i due ruppero gli indugi, abbandonandosi ad un fortissimo e lunghissimo abbraccio.
Quando la stretta si sciolse, si guardarono con gli occhi lucidi. Come spesso accadeva quando ancora erano una coppia, fu il ragazzo a tentare di allentare la tensione. ‘Questa città è piena di brutti ceffi. Uscendo di casa non sai mai chi puoi incontrare!’. ‘Già, è proprio vero!’, replicò lei, sfoderando un altro dei suoi contagiosi sorrisi.
Come sempre avveniva in passato, l’imbarazzo fra loro si sgretolò in un momento. Qualche minuto più tardi, nonostante la loro rottura avvenuta oltre dieci anni prima, e nonostante non avessero più avuto contatti, già dialogavano di ogni cosa al pari di due vecchi amici.
Parlarono a lungo di qualsiasi argomento gli passasse per la mente. Conoscenze in comune, lavoro, progetti futuri. Il discorso cadde, inevitabilmente, anche sulla vita sentimentale, affare che liquidarono in poche battute e senza troppo trasporto. ‘Con lei non stavamo male, ma avevo l’impressione che mancasse qualcosa al nostro rapporto’, raccontò Sebastiano, ‘Qualcosa che, mentre la nostra storia andava in pezzi, lei ha trovato in un suo collega’. ‘Mi dispiace’, si limitò a ribattere Laura. ‘Doveva andare così. Ci son stato male per un po’, ma forse più per orgoglio che per altro. Tu, invece?’. ‘Ho avuto una storia importante. Finita quando anch’io ho cercato altrove ciò che mi mancava’. ‘Capisco. Quindi ora stai con quest’altro?’. ‘Ma figurati. Faccio fatica anche a ricordare il suo nome. Col senno di poi, è stata un’avventura senza troppa importanza’. ‘Ecco. Ora capisco meno’, incalzò il ragazzo. ‘Mettiamola così’, disse Laura in tono serafico, ‘Ci sono volte in cui non puoi sgattaiolare fuori da una prigione, ma il modo più efficace per evadere è far saltare tutta la gabbia’. ‘Cioè, l’hai fatto apposta?’. ‘Più che altro forse, inconsciamente, volevo farmi scoprire’. Restarono in silenzio per un po’ continuando a camminare, tanto vicini che le loro braccia si sfioravano ad ogni passo.
Qualche minuto più tardi, il cellulare di Laura iniziò a squillare. Lei lo afferrò, guardò per un momento il display, chiuse la chiamata e lo rimise in borsa. ‘Non ora, cara’, sussurrò. L’attenzione di Sebastiano, però, era tutta per il ciondolo legato allo smartphone. Ne acquistarono due identici durante la loro ultima vacanza. ‘Ce l’hai ancora”, le disse con un filo di voce. ‘Mi accompagna da allora. Come il tuo ricordo. Il ricordo dell’unica persona che mi abbia fatta sentire davvero felice, appagata, completa’, rispose lei, con un pizzico d’amarezza. ‘Sarà una cosa stupida forse, ma”, continuò, mentre Sebastiano tirava fuori dalla tasca dei jeans le chiavi dell’auto, all’estremità delle quali era legato il ciondolo gemello. Alzò il braccio per farlo dondolare a pochi centimetri dallo sguardo incredulo di Laura. ‘Anche tu”, disse lei. ‘Faccio cose stupide come te, si’, rispose sorridendo il ragazzo. ‘Sai, in tutti questi anni credo di non aver mai smesso di cercare ciò che avevo con te. E che ho sprecato’. Laura non rispose. Con un nodo alla gola e gli occhi gonfi, quasi si lanciò addosso a Sebastiano. Il bacio che ne seguì fu vorace, passionale, tanto intenso da risultare quasi osceno, al pari delle loro mani che, senza remore, presero a vagare sui loro corpi. Andarono avanti così per almeno un paio di minuti, finché le occhiatacce sempre più frequenti da parte dei numerosi passanti non li indussero a mettere un freno al loro trasporto. ‘Aspetta’, disse, in tono affannato Sebastiano, ‘O stavolta, in galera ci finiamo per davvero’. La ragazza rise di gusto prima di rispondere. ‘Andiamo in un posto più tranquillo’, replicò. ‘Ma sentila, sei sempre la solita”, scherzò lui, appena prima di proporre di rifugiarsi nel suo appartamento.
Si diressero rapidamente verso l’auto, abbracciandosi e baciandosi quasi senza soluzione di continuità. Una volta avviato il motore e percorso il primo tratto di strada, Sebastiano già iniziò ad avvertire le mani di Laura sfiorargli ora le spalle, ora il petto, ora le gambe. Quando la vettura incontrò il primo semaforo rosso e il ragazzo fu costretto a fermarsi, il tocco di lei si fece più deciso sulle sue cosce. Risalì lentamente, fino a lambire l’inguine proprio nel momento in cui scattò il verde. Sebastiano, rapito da quelle attenzioni, non riuscì ad eseguire al meglio il bilanciamento, e l’auto sottolineò l’errore singhiozzando fin quasi a spegnersi all’atto di ripartire. Laura sghignazzò, accennando un divertito ‘Certe cose non cambiano proprio mai’. Lui replicò guardandola con la coda dell’occhio, per non distogliere lo sguardo dalla strada davanti a sé: ‘E’ vero. Come il tuo essere una stronza, per esempio!’. Sorrise, lei fece lo stesso, e i restanti minuti di tragitto fluirono rapidi tra frecciate e piccole provocazioni.
Giunti ai piedi dello stabile, vi entrarono e attesero l’ascensore. Sebastiano, approfittando di avere la ragazza di spalle davanti a sé, l’attirò cingendola dalla vita, e non resistette dallo scostarle i capelli e sfiorarle il collo con le labbra. Laura reclinò immediatamente la testa all’indietro, per lasciagli un più ampio margine di manovra. Quando l’ascensore arrivò al pianterreno e le porte si spalancarono, lei si voltò verso il ragazzo, afferrandolo dal colletto e trascinandolo nell’abitacolo, fino ad adagiarsi contro una delle pareti. Sebastiano ebbe appena il tempo di premere il pulsante numero sette, che i due si avvinghiarono, iniziando a scambiarsi un bacio umido e appassionato che aumentò ulteriormente d’intensità col passare delle decine di secondi di durata della salita.
Quando il campanello dell’ascensore segnalò l’arrivo al piano, i due avevano già le mani a sfiorare la loro pelle, l’uno sotto la maglietta dell’altra. Quasi a fatica, il ragazzo cercò le chiavi in tasca, indovinò la toppa e aprì la porta d’ingresso, senza staccare le labbra da quelle di Laura e facendo in modo che le loro lingue non smettessero per un solo di istante di accarezzarsi ed intrecciarsi.
Una volta richiusa la porta d’ingresso, Sebastiano quasi vi sbatté contro la ragazza. Con una mano le bloccò i polsi sopra la testa, ponendo fine a quell’interminabile bacio e prendendo nuovamente possesso del suo collo. Con foga le sollevò la maglietta, sfilandola e lanciandola per terra poco distante. Seguendo le linee della clavicola, arrivò allo sterno, continuando a far scorrere le labbra e la punta della lingua sino all’incavo tra i seni. Ben presto, una Laura praticamente immobile, adagiata contro la porta, intenta esclusivamente a godersi quelle attenzioni e a far intuire il suo gradimento con un respiro sensibilmente accelerato e flebili gemiti di approvazione, vide le spalline del suo reggiseno scivolarle lungo le braccia, e l’indumento seguire la stessa sorte della maglietta indossata fino a poco prima.
Sebastiano prese immediatamente a baciare i contorni dell’invitante seno di Laura. Prima l’una e poi l’altra mammella finirono preda delle labbra del ragazzo, finché lui non decise di muoversi verso le areole. Con la lingua girò intorno al capezzolo sinistro, sfiorandolo finché non iniziò ad inturgidirsi. Solo allora, lo strinse tra le labbra, prima di iniziare a titillarlo con la lingua, fino a farne un chiodo duro e svettante in cima a quella calda collinetta di carne. Quando decise di dedicarsi all’altro, si accorse della mano di Laura che gli accarezzava la nuca e i capelli, in evidente segno di apprezzamento. Mentre saggiava la consistenza del capezzolo destro, non resistette a sbottonare i jeans della ragazza, spingendoli verso il basso e facendoli scivolare sul pavimento.
Senza staccare le labbra dal corpo di Laura, Sebastiano si chinò per baciarle l’addome, fino ad arrivare ad avere davanti agli occhi le sue mutandine, che non esitò ad abbassare, rivelando un monte di venere ricoperto di peli scuri, proprio come lo ricordava. D’istinto, la ragazza aprì leggermente le gambe, mentre avvertiva la bocca di lui scendere lungo l’inguine e tentare di insinuarsi tra le sue cosce, annusando l’inebriante aroma dei succhi che stava iniziando a produrre. Proprio appena prima di sentire l’agognato contatto fra le labbra di Sebastiano e quelle già umide del suo sesso, però, Laura vide il ragazzo rialzarsi, avvicinarsi al suo viso e sussurrarle ‘Andiamo di là, staremo più comodi’.
Le afferrò una mano per guidarla nella stanza da letto, ma lei non si mosse. Lui le rivolse uno sguardo interrogativo, al quale la ragazza rispose con il più malizioso dei suoi sorrisi. ‘Sei troppo vestito”, sibilò, sfilandogli la maglia.
Sebastiano si lasciò spogliare degli abiti e, complice ed eccitato, sorrise di rimando a Laura nel momento in cui la stessa si accucciò tra le sue gambe per leccare e imboccare il grosso glande di un pene già parzialmente eretto. Mentre lei con la lingua e le labbra assaporava e stimolava il membro del ragazzo, senza smettere neppure per un momento di fissarlo negli occhi, lui non riuscì a trattenersi dall’assecondare i suoi movimenti, portandole una mano sulla testa e accarezzandole con vigore i capelli e le guance, inducendola, in tal modo, ad aumentare il ritmo di quell’atto così gratificante.
Quando si accorse che il suo impegno aveva procurato gli effetti sperati, portando il ragazzo ad una piena erezione, quasi divertita e con un lampo di lussuria negli occhi, Laura si rialzò, impugnando quel maestoso scettro di carne e afferrando tra i denti il labbro inferiore di Sebastiano, prima di sussurrargli ‘Ora si che possiamo metterci comodi’.
Il breve tragitto lungo il corridoio durò più del dovuto. I due, ormai ottenebrati dalla passione, non riuscivano a procedere a passo spedito, fermandosi contro ogni muro per baciarsi e stimolare vicendevolmente i loro sessi frementi.
Arrivati nella stanza, Sebastiano fece sdraiare prona la ragazza, salendo, immediatamente dopo, sopra di lei. Risalì lentamente con le labbra baciandole le gambe, i glutei, la schiena. Poi ancora il collo, e i lobi delle orecchie. Nel farlo, premette il suo corpo su quello di Laura, facendole avvertire la sua poderosa erezione tra le natiche. Fece quasi scomparire il suo pene tra gli accoglienti glutei della ragazza, che gemette non poco nel godersi lo sfregamento di quel palo di carne contro il suo sedere nudo.
‘Ti piace ancora, vedo’, gli disse lui all’orecchio. ‘Si’ da morire”, replicò lei, tra un gemito e un sospiro.
La stimolò in quel modo ancora per un po’, poi si rialzò sulle ginocchia, sollevando al contempo il bacino della ragazza, per non interrompere il loro contatto. Lentamente, fece scivolare il pene tra le sue cosce, incontrando la sua vagina ormai gonfia e decisamente più bagnata di come l’aveva lasciata poco prima.
‘Vediamo se ti piace anche questo’, disse a Laura, facendo scorrere la sua asta lungo l’apertura, e premendo col glande per allargare le labbra sempre di più ad ogni passaggio. Nel mentre, faceva scorrere la mano libera lungo la schiena di lei, non mancando di giocare con i suoi seni penzolanti.
Dopo qualche minuto di quella tortura, si fermò tenendo il suo pene posizionato all’ingresso del sesso ormai fradicio della ragazza, che non si tratteneva dal far oscillare il bacino in preda ad un’eccitazione quasi incontenibile. Le tirò appena i capelli, per costringerla a voltarsi all’indietro e guardarlo in viso. Era paonazza, aveva lo sguardo assente. ‘Ti prego’ non ce la faccio più”, biascicò, ‘Ti voglio”. Fece a stento in tempo a pronunciare queste ultime parole, che Sebastiano, con un colpo di reni, la riempì completamente della sua virilità, lasciando che un urlo di piacere le si strozzasse in gola per la sorpresa e il sentirsi, tutto d’un tratto, completamente piena di lui. Per un istante, Laura chiuse gli occhi. Poi li sbarrò, fissando Sebastiano dritto nei suoi. In quel momento, il ragazzo iniziò a muoversi dentro e fuori di lei. Diede un paio di colpi, lenti e profondi, per farla abituare alle sue dimensioni, dopodiché lasciò liberi i capelli della ragazza, afferrandola saldamente dalla vita con entrambe le mani. Cominciò ad aumentare rapidamente il ritmo, che dopo poche altre spinte era divenuto forsennato.
Laura non mancava di sottolineare ogni affondo con gemiti e piccole urla, incitando il ragazzo a non smettere di darle piacere. E lui non sembrava avere alcuna intenzione di rallentare nello stantuffare con foga la sua vagina, bagnata al punto tale da spargere umori sulle cosce di entrambi.
I due esplosero in un potente orgasmo pressoché nello stesso momento, Laura accasciandosi a peso morto sul materasso, Sebastiano piantandole il suo membro quando più a fondo possibile, riempiendola completamente del suo seme caldo e denso.
Appena il suo pene perse un po’ di consistenza, quasi scivolò fuori dalla ragazza, che ne approfittò per mettersi supina. Un istante dopo, lui si sdraiò sopra di lei.
‘Ma quanto ne avevi”, disse Laura, sfatta ma sorridente, mentre avvertiva rivoli di sperma fuoriuscire dal suo sesso ancora aperto. ‘Direi abbastanza’, replicò Sebastiano. Dopodiché, provocandola volontariamente, aggiunse, dopo averle sfiorato le labbra con le sue: ‘Abbastanza da poterti riempire anche questa bella boccuccia’. ‘Puoi scordartelo’, riprese lei, sorridendo e non sottraendosi ai suoi baci. ‘Prima o poi”, continuò lui. ‘No no”, fece ancora la ragazza. ‘Oh, si invece’, concluse Sebastiano, un istante prima di prendere definitivamente possesso della sua bocca, per perdersi in un nuovo, bagnato e lunghissimo bacio.
Al momento di riprendere fiato, lui si sdraiò accanto a Laura. Lei portò la sua testa sul suo torace, permettendogli, così, di cingerle le spalle con un braccio. ‘Forse dovrei rivestirmi, è tardissimo’, annunciò, mentre gli accarezzava il petto e si godeva il contatto con le dita di Sebastiano che scorrevano lentamente tra i suoi capelli. ‘Tu non vai da nessuna parte’, sussurrò lui, guardandola negli occhi. ‘Non vuoi lasciarmi andare?’, incalzò lei, sottolineando con sguardo languido il palese doppio senso insito nelle sue parole. ‘L’ho già fatto una volta. Non sono così stupido’, tagliò corto il ragazzo, stringendola ancor di più a sé, mentre il silenzio della notte riempiva la stanza, interrotto solo dal loro respiro via via più lento e regolare.

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