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Racconti Erotici Etero

SEDOTTO. Lei, nel pieno splendore dei suoi trent’ anni. Io… molto giovane ed innamorato.

By 12 Luglio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Virginia e Pietro.

SEDOTTO. Lei, nel pieno splendore dei suoi trent’ anni. Io… molto giovane ed innamorato.

Caro Pietro,

se noti non mi rivolgo e non mi rivolgerò più a te con quel diminutivo, Pierino, che ti sminuiva e non mi piacque fin da quando siamo stati presentati.
Ho letto la lettera che mi hai consegnata durante quello che doveva essere il commiato.
Non sarebbe servito aprirla, leggerla. Da tempo i tuoi occhi, i rossori e le esitazioni tradivano quello che hai osato scrivere ad una donna che potrebbe, per età, quasi esserti madre.
Vorrei, dovrei risponderti con il tono e le parole di una sorella maggiore se non di una madre, ma, da tempo, provo un imbarazzante simpatia per il ragazzo che è venuto per tante settimane a sacrificare il poco tempo libero dallo studio con una malata.
Ora però sono perfettamente guarita e gli acquirenti del palazzo, giustamente ne hanno, come ben sai, reclamata la consegna.
Mi piaceva il modo con il quale riassumevi i fatti letti per me sui quotidiani. Mi piaceva ascoltare il tono della tua voce mentre mi leggevi le pagine di questo o quel romanzo, mi inteneriva ascoltare le tue vicissitudini, quello che vedevi succedere ogni giorno attorno a te, fuori, su quelle strade allora a me vietate. Sono certa che per buona parte fossero tue invenzioni per rincuorare e per scuotere questa signora non più giovane dalla sua noia mortale. Mi piaceva anche osservarti assorto mentre sceglievi i dischi che avremmo ascoltato in religioso silenzio per poi discuterne con passione.
Tuo padre va per lavoro lontano, nel sud delle Americhe per alcuni mesi. Ti lascia solo almeno per qualche mese, accudito dalla cameriera. Se ne fida ed a ragione, sei un bravo ragazzo ed uno studente modello. Non ho ancora il telefono che verrà istallato solo tra qualche tempo, vorrei rimanere in contatto con te e per evitare chiacchiere, la tua famiglia e la mia sono troppo note nella ‘piazzetta’, scriverò e farò consegnare a mano le mie missive alla mia vecchia ‘pipelè’ la portiera del numero tre. Altrettanto farai tu se lo vorrai. Niente francobolli, niente giorni di attesa. Guai a te però se ripeti le parole, sciocche anche se dolcemente piacevoli per qualsiasi donna, della prima lettera, l’unica lettera d’amore che mai abbia ricevuta. In ogni caso la terrò per sempre cara. Infinitamente cara…

Diario. (Pietro)
Ho pedalato furiosamente e seguendo le sue indicazioni trovo facilmente la strada che pur sperdendosi all’apparenza tra i campi, dopo cento metri raggiunge quello che dovrebbe essere il muro perimetrale della sua nuova casa. E’ domenica mattina e mi ha invitato a passare la giornata da lei, in campagna. In campagna per modo di dire, solo poco fuori le ultime case della città, appartata su una stradetta secondaria. La proprietà è piccola anche se ben tenuta, come il viale, costeggiato da alberi di cui non saprei proprio dire il nome, che dal cancello porta alla villetta.
E’ venuta lei, la signora R. ad aprire il cancelleto, inutile aprire la carraia per una bicicletta. Non è molto alta, ho pensato per la prima volta. Sono già ora, sia pur di poco, più alto di lei. Una gonna ampia, lunga, la camicetta con una gran fila di bottoni, attillata, il sorriso, i suoi occhi. Non ricordo altro di quel momento, i suoi occhi ed il sorriso timido, accattivante. Mi mette in soggezione, tremo anzi ed ho un groppo alla gola, non oso, non posso parlare. Mi chiedo come abbia potuto alzare il mio sguardo, le mie speranze sino a lei. E’ stato un attimo di pazzia che mi ha permesso di scrivere che la amo. Ed ora sto camminando al suo fianco verso la casa, piccola, un poco cocotte, pittata di fresco. Anche se ha dovuto vendere il palazzo sulla piazzetta, certo ha di che vivere. L’elettricista verrà a finire il suo lavoro domani, mi dice. Per questo ti ho raccomandato la puntualità, per poterti aprire. Neppure il campanello funziona. E’ bella, bella, bella. Mi ha fatto giurare di non parlarle almeno per oggi di amore. Per oggi, mi sono detto con un tuffo al cuore. Oggi per cominciare, precisa dopo una pausa. Non so però staccare gli occhi da lei. Mi ha detto a metà pomeriggio, nel servirmi il te con una fetta di torta deliziosa: la ho preparata e cotta con le mie mani per te. Nel dirlo arrossisce un poco chinando il capo. E’ stata la giornata più lunga della mia vita. E’ trascorsa però in un lampo. Nell’accompagnarmi al cancello mi prende per un attimo la mano, la stringe. Sei molto caro, mi dice. Il cancello si fa sempre più vicino ed entrambi rallentiamo il passo. Siamo immobili, uno davanti all’altro. Poi, quasi a malincuore si scosta e la magia finisce, di colpo. Il cielo si fa cupo, incombe su di me che sconsolato pedalo verso casa.

Cara amica,
abbiamo convenuto di chiamarci con nomi diversi da quelli veri, per prudenza. Non voglio certo mettere a rischio il vostro buon nome, ma a me ripugna, si, mi ripugna. Permettemi almeno questa volta di scriverlo il vostro nome: Virginia. Avete un nome bellissimo, che amo pronunciare e scrivere appunto, visto che mi è vietato dire altrettanto di voi. Daltronde non mi permettete di essere altro che un amico. Sostenete che data la differenza di età rappresentate per me solo un simulacro, un sostituto della mamma che ho perso da piccolo. Non penso a voi né come ad una sorella né come ad una madre. Eppure si può voler bene ad una madre e ad una sorella. Lo so, sono solo sciocchezze le mie. Sciocchezze di un ragazzino con la testa piena di sogni e di illusioni.
Di amore anche, un amore che vi garantisco è puro ed onesto, un amore che non verrà mai meno. Per Voi.
Devo ora lasciarvi se voglio che queste righe vi vengano consegnate oggi stesso.
Aspetto con ansia il trascorrere di questi giorni, lontano da Voi, sino a domenica.

Caro Pietro,
pure io attendo con qualche ansia la prossima domenica. Promettimi di non eccedere, di non lasciarti trasportare dalla tua infatuazione, di non farmi pentire di avere avuto fiducia nel tuo buon senso. Il destino e la guerra mi hanno tolto il marito ed i figli che ho partorito. Nel mio cuore non vi è più posto per l’amore ma solo per l’amicizia e voglio esserti amica. Mi sei infinitamente caro, ma solo come amico. Una signora non può e non deve permettersi altre idee. Non può e non deve immaginare nulla di altro. E’ stata una domenica dolcissima, piacevole, eccitante e distensiva al massimo…vieni, caro, ti aspetto con ansia…

Diario. (Pietro)

Si firma: con affetto, la tua amica Virginia. Con affetto. So esattamente cosa voglia dire in italiano. Con affetto! Certo vorrebbe dire di più e non osa, aspetta con ansia domenica, quando potremo di nuovo trascorrere la giornata insieme. Nel buio della notte insonne, la vedo aprire il cancello e porgergermi le labbra avvinghiandosi a me e, senza aspettare di raggiungere la casa, un letto…fantasie puerili, so benissimo di essere pazzo, sarà, penso volendo essere realisticamente con i piedi ben posati sulla terra, una giornata eccitante per quei nonnulla che ha voluto già concedermi. Nulla più. Io penso di esserne innamorato, certo la amo. Cos’altro potrebbe essere se non amore? Ma lei, prova qualcosa di diverso dalla sempatia che dice? E’ mai possibile? Virginia, la Signora Virginia, fredda, altera e bellissima. Potrebbe avere tutti gli uomini di questa terra. Perché mai scegliere un ragazzino, imberbe, inesperto, che a stento potrà donarle un fiore oltre che se stesso? Mi lascio prendere dallo sconforto, dalla paura di aver sbagliato tutto, di fraintendere qualche parola gentile ed innocente con frasi che poterbbero sottintendere…sottintendere cosa?

Diario. (Virginia)

E’ un normalissimo ragazzo. Intelligente, bello di certo, ed anche simpatico, talvolta arguto, sempre estremamente caro, dolce, ma è così giovane. Poco più che un bambino delle medie. Per un attimo è sembrato un galetto impettito. L’anno prossimo inizio il liceo…poi si è zittito conscio del ridicolo. Ho faticato a non ridere, Poteva offendersene a morte, poteva andarsene per non tornare più. No, questo no. Che sia innamorato di me è fin troppo evidente, tanto che mi vergogno a giocare in questo modo con lui. Ho quasi il doppio dei suoi anni. Farne il mio amante? Si, lo vorrei, son partita con questa idea folle non appena la malattia ha allentata la presa su di me. All’inizio era solo una fantasia per riempire le lunghe tediose ore da sola, ma non oso. Non ho osato quando sarebbe stato facile, ci vedavamo tutti i giorni. Non ho osato queste domeniche trascorse insieme. Non ho osato, trattenuta come anni fa quando già vedova avevo pretendenti a iosa. Non ho osato, ho atteso troppo quando…
Pietro però lo potrei modellare come creta morbida e certo non metterei a rischio nulla. Chi mai gli crederebbe se anche fosse tanto stolto…e lui mi ama. è sincero e certo non è un chiacchierone, con lui il segreto resterebbe tale.
Salutandolo al cancello l’ultima sera, ho avuto la impressione che stesse per abbracciarmi e forse baciarmi. Ha forse percepito la mia improvvisa ritrosia? Comunque non è successo nulla e ne sono rimasta un poco delusa. No molto delusa ma anche sollevata.

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Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richiede, quelle che possano essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole? Cosa può pensare nelle mille situazioni in cui una donna può venirsi a trovare? Per questo ho abbozzato questo spunto. Per far capire con un semplice esempio questa mia difficoltà.
Vorrei entrare in contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzoso
Chiodino.
VIRGINIA E PIETRO.

Diario. (Pietro)

Mi ha baciato. Anche ora non ci credo, non voglio crederci, non voglio illudermi. La bicicletta mi è sfuggita di mano, rovesciandosi a terra certo con clangore che però non ho avvertito o non ricordo di aver udito. Per forza. Solo lei contava. Solo il volto pallido che si faceva lentamente più vicino, gli occhi fissi sui miei, la frenesia dell’abbraccio. E’ la prima volta che bacio una donna, la stringo tanto da farle male, mi dice poi, ma anche lei, Virginia mi stringe con forza. Poi non è più il primo bacio e neppure il secondo od il terzo. Che sia lei ad avviarsi o sia stato io, diventa più tardi argomento della nostra seconda baruffa da innamorati. La prima concerne chi dei due abbia abbracciato e baciato l’altro. Comunque raggiungiamo casa abbracciati, perdendo il conto dei baci. Solo baci, non oso carezzarle che il volto ed il capo, timidamente.
Quando mi chiede di vedere il compito di francese credo scherzi. E’ serissima invece…Solo dopo aver corretto la traduzione ed avermi ascoltato ripetere la lezione, in premio mi bacia. Non ho mai baciato una ragazza, le mormoro all’orecchio di essere la mia insegnante anche in questo e lei ride…

Pietro, amor mio,
ho resistito con tutte le mie forze, non volevo cederti come una svergognata, ma l’amore, quando è vero amore travolge ogni barriera.
Più tardi, sola nella camera ho deciso di non vederti più. Non volevo più vederti. Non volevo neppure più scriverti se non per dirti che avendo rovinato la nostra splendida amicizia era appunto necessario non vederci più. Ho iniziato una lettera in tal senso almeno tre o quattro volte per poi stracciarle. Non posso vivere infatti senza di te, senza dirti che ti amo. Me ne vergogno ma è così. E’ quasi mattino e questa lettera dovrà essere pronta tra non molto. Vieni, te ne supplico, vieni quando vuoi. Ti attendo, vieni!

Diario.(Virginia)

Sono una donnaccia. Quando me lo son visto davanti stamani, ieri ormai, non ho più saputo resistere. Per un attimo è esistito solo il desiderio di stringerlo. Di sentire un corpo maschile contro di me. Scomparsa ogni remora, ogni timore. Lo ho abbracciato e le labbra si sono unite. Poi ho sostenuto sia stato lui ad abbracciarmi e baciarmi. Ho detto anche che è stato lui ad avviarsi, trascinandomi quasi, verso casa, camminando stretti uno all’altro e continuando a baciarci.
Non sa baciare, lo ho immediatamente capito. Non deve aver mai baciato nessuna, sono la sua prima…donna. Preme le labbra serrate contro le mie che inutilmente schiudo, mentre ci avviamo lentamente verso casa, verso la mia camera da letto. Mi tiene per il fianco con la sinistra ed ogni due passi si china ad unire le bocche in quel modo ridicolo. Mi carezza il viso ma non osa carezze più audaci che pure in quegli attimi desideravo, volevo, bramavo. Mi avesse stesa a terra sul prato non avrei saputo oppormi e mi sarei data a lui li, l’avrei anzi aiutato a spogliarmi forse. Forse lo ha pensato, certo senza osar arrivare a tanto. E’ sulla soglia, con l’ultimo ennesimo abbraccio che ho sentito premere contro di me la sua voglia mascolina ed ho avuto paura. Di nuovo presente a me stessa mi sono imposta. Soffrendo ho preteso di vedere i compiti che gli avevo assegnati, ho ascoltato il capitolo che aveva letto e riassunto in francese. Solo allora, in premio lo ho di nuovo baciato. Non sa proprio baciare, mi tratta come una bambola di delicata porcellana e teme di rompermi. Sapevo che nel pomeriggio doveva rincasare per l’appuntamento telefonico col padre e vederlo andar via mi ha fatto impazzire. Ho ceduto. Certo non è entrato nel mio letto e neppure siamo andati oltre qualche altro castissimo bacio. Mi ha chiesto di insegnargli a baciare. Voglio farlo ma non devo. Non dovrei. Poi gli comunico che dobbiamo smettere di vederci. Bisticciamo? No di certo, ma è terreo. Neppure accompagnandolo al cancello, la vista della sua bicicletta a terra ci fa ridere o solo sorridere. Ci salutiamo con una certa freddezza, da parte mia almeno. Ho deciso di mettere da parte questa follia. Poi decido di lasciare a lui ed alla sua intraprendenza ogni mossa. Ho deciso infine di volerlo, di farne un uomo, il mio amante.
Ormai la lettera con la quale letteralmente lo imploro è in viaggio. Tra qualche ora la leggerà. Fremo solo all’idea delle conseguenze. Non ho mai amato un uomo, neppure mio marito, anzi, lui men che meno. Amo questo ragazzino? Di certo lo voglio. Di certo aspettare domenica sarà una sofferenza, conterò i giorni, le ore, i minuti. Non dovevo essere così esplicita, non dovevo dirgli, fargli capire quanto lo desideri. Lui un ragazzino ed io una donna. Già una vedova trentenne che ha perso tutto e tutti: guerre, malattie, incidenti. Sono sola, forse per questo me ne sono innamorata.
Lo amo poi? Sono certa di amarlo? Io non ho mai amato nessuno, neppure mio marito al quale ho pur dato i gemelli e poi Marta e Giuliano. Prima di essere troppo vecchia, prima di morire voglio amare ed essere amata. Voglio un uomo che mi ami e che io possa amare. Comunque un uomo per me che ho conosciuto solo il dovere coniugale. E perchè non Pietro? Gli ho scritto di venire quando vuole e di certo verrà. Forse prima di domenica.
Ho insistito perchè mi allaccino il telefono ma le linee disponibili sono poche persino in duplex. Non hanno saputo darmi nessuna indicazione, eppure sarebbe così utile.

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Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare. Per questo ho abbozzato questo spunto. Per far capire con un semplice esempio questa mia difficoltà.
Vorrei entrare in contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzosamente vostro

Chiodino. Virginia e Pietro.

Virginia, dolce, dolcissima Virginia,
mormorare il tuo nome basta a farmi perdere la testa. Mi vergogno a dirlo ma ti ho persino odiata mentre in lacrime pedalavo verso casa. Ero certo, almeno in quei momenti, che tra noi fosse tutto finito, ed anzi neppure fosse cominciato qualcosa. Ma qualcosa c’era stato. Per qualche attimo soltanto però. Il resto? Pura illusione, fantasie di un ragazzino, ed anche fantasie, sogni e paure di una donna, timorosa di quello che poteva succedere, della opinione del mondo se, amandoci, fossi stato tanto infantile da mettere a rischio il nostro amore per l’inconcepibile ed inutile piacere, infantile appunto, di una parola avventata, di una meschina vanteria.
Non sono arrivato a maledirti, non ho pensato a vendicarmi ma ti ho giudicata per quello che non sei, malgiudicata cioè e di questo mi vergogno e ti chiedo scusa.
Avrei dovuto capire il tuo imbarazzo, il tuo ritegno, il tuo pudore. Lo so, sono giovane. Lo so, non ho molto denaro, non tanto da offrirti quello che vorrei mettere ai tuoi piedi e che meriti: il mondo intero. Anche queste parole non devono essere fraintese. Non hai chiesto mai nulla e penso, sono certo anzi, che non ti aspetti nulla se non il mio amore. Sento che questo corpo in tua presenza avverte desideri fino ad ieri sconosciuti. No, questi desideri non li rinnego, di questi desideri non provo vergogna. Sono giovane e tu sei bellissima ed infinitamente desiderabile. Assurdo e contro natura non desiderarti. Amandoti come ti amo però, sono disposto, certo con sacrificio, a rinunciare a quello che sai bene io voglia, ad amarti come un uomo ama la sua donna. Una decisione logica. Dolorosamente logica: potremo mai amarci in assoluta e pura castità? Perché sono certo che tu mi ami ed al tempo stesso ti amo tanto da sopportare qualsiasi sacrificio e rinuncia pur di non perderti. La tua lettera che ho inzuppato di lacrime rileggendola più volte ne è conferma. Verrò domani stesso se verrà confermato lo sciopero della scuola. Non oso neppure contarci più di tanto. Mi insegnerai, lo hai promesso, a non essere più maldestro nel baciarti? Questo almeno è possibile?
Ti amo, ti amo infinitamente, ti amo tanto da soffrirne e da provarne un doloroe che mi lacera ed annichilisce. Come sia possibile provare tanto dolore per amore non so.
Vorrei continuare a scriverti, è un modo per esserti vicino, il filo di inchiostro è un filo esile che pure in qualche modo ci unisce ma devo portare la busta alla portinaia se voglio ti pervenga questa sera stessa.
Di nuovo con amore e tuo per sempre.

Pietro.

Diario. (Virginia)

Dice di aver pianto sulla mia lettera di ieri. E’ certo abbia pianto anche sul foglio che ha vergato per me rispondendomi. E’ giovane di anni, ma è un uomo. Solo un uomo potrebbe esprimersi così. Un giovane uomo che mi ama immensamente come voglio essere amata. Ma cerco un giovane, un sedicenne? Voglio un uomo adulto ed al tempo stesso lo temerei, ne avrei paura. Lui, Pietro invece mi ama ed è così giovane da accettare i miei desideri anzichè impormi i suoi. E poi me ne sono forse innamorata. Forse, perchè cosa sia l’amore, quello che ti porta in paradiso non lo so, non ho mai amato un uomo. Non sono mai stata l’amante di un uomo, ho conosciuto solo la sottomissione, quello che chiamavano il dovere coniugale.
Non risponderò a questa lettera, sono certa che domani verrà, lo sento, deve essere così. Lui mi ama, ne farò il mio amante. Voglio un amante che sappia farmi conoscere la ebrezza dell’amore.
Dirò a Maria di preparare un pranzo degno della occasione e, no, non devo farlo mangiare troppo e tantomeno lo devo far bere. Gli piace il risotto con l’osso buco…no, non va bene, troppo pesante e lungo da digerire. Risotto giallo, gli piace altrettanto e poi pesce, è venerdì. Certo niente baccalà fritto, una trota al burro e salvia con le patatine e l’insalata, poi, di rigore il piatto dei formaggi. Pasticcini e frutta.
Nella sala bella o nella sala da pranzo piccola? E come faccio preparare la tavola?
Mille e mille piccole cose sulle quali devo decidere e poi sovraintendere. Maria non ha mai preparato un pranzo per un mio innamorato. Neppure uno. Elegante e civettuolo ma sernza esagerare. Deve permettere ed indurre ad una certa intimità senza…
Poi il problema più importante. Io come mi vesto? Devo sedurlo, lo voglio, ma con stile, certo, con stile e senza fargli percepire i miei dubbi.

Caro Amico,

non è assolutamente il caso di continuare ad usare sconsideratamente i nostri nomi. Anche a me piace poco ma faremo di necessità virtù. Ho spiato per ore il mio cuore, la mia anima, tutti quei sentimenti di onore, virtù e quant’altro mi sono stati inculcati a forza fin da bambina. Non mi sento disonorata, non sento pesi sull’anima, non mi sento sporca od impura per avervi ceduto, per aver ceduto al vostro ed al mio amore, per avervi dato col mio amore il mio corpo. Un uomo ed una donna possono amarsi in castità ma solo nella loro completa unione quell’amore è completo, e si sublima. Solo così possono raggiungere insieme il cielo. Non mi pento e mai mi pentirò in futuro di ciò che è stato e che sarà ancora e ancora, perchè vi amo.
Sono passata al ‘voi’ cui sono stata educata ed allevata. Nello scrivervi soltanto, certo, ma riesce a questa povera donna innamorata più facile e spontaneo. Sono da oggi la vostra amante. Da oggi ho un amante che amo sino alla follia. Mi batte il cuore, vorrei ridere e piango per poi ridere anziché piangere. Sono tornata bambina con voi e per voi. Sono finalmente donna, la vostra donna, la tua donna. Ti ho dato il mio corpo perchè già era tuo.
Che sarà di noi non so, non mi importa o meglio voglio vivere giorno per giorno questo nostro infinito amore. Amore, amor mio, sento il tuo respiro leggero, sento il tuo corpo stremato contro il mio, e ti vorrei ancora qui con me, nel mio letto, sul mio guanciale. Al solito devo chiudere e sperare di ricevere tue notizie, di sapere quando potremo rivederci, perchè ti amo. Vi amo, mio amore, signore e donno.
La vostra Amica innamorata e finalmente felice.

Diario. (Pietro)

Mi son meravigliato che ad aprire venisse una delle due cameriere, la più anziana. Era tardi, quasi mezzogiorno. Lo sciopero era stato sospeso ma per qualche ragione a metà della seconda ora ci hanno mandati tutti a casa. Tornare a casa, cambiarmi, arrivare fin da lei mi ha preso tempo. Inoltre era piovuto. Se pur erano state poche gocce il mio abito era un disastro.
La vedo arrivare in ingresso elegante come non mai, bella più che mai, sorridente. Con mia sorpresa mi porge la bocca da baciare mentre Maria è ancora presente. Arrossisce un poco ritraendosi dopo avermi appena sfiorato le labbra e guardandola. Mi è cara, spiega, è entrata in casa nostra quando era poco più che bambina, mi ha fatto da madre, non avremo segreti per lei. Credo sia stato il mio turno di arrossire ed il mezzo sorriso che volevo rivolgere a Maria deve essere apparso più che altro una smorfia. Virginia poi ha preso in pugno la situazione, da tempo tiene qui per ogni evenienza qualche mio capo, non certo adatto alla siatuazione, al pranzo elegante, meglio però del mio completo bagnato. Ricordo ben poco di quel pranzo se non la bellezza e la eleganza della padrona di casa. I suoi sorrisi, i silenzi dell’uno e dell’altra quando le due cameriere erano presenti, cioè troppo spesso e le parole magiche di Virginia: ci facciamo servire il caffè nel mio salottino.
Non lo abbiamo neppure bevuto tutto. Il mio almeno è rimasto per metà nella tazzina. Estasiato avevo guardato mentre lo versava, lo zuccherava mescolandolo prima di porgermelo con un sorriso timido, quasi vergognoso, speravo di donna innamorata. Temevo però che subito dopo il caffè avrebbe proposto una passeggiata, come sempre ed invece, dopo aver spiato il tempo dalla finestra aveva deciso di restare al riparo. Si era seduta accanto a me sul divanetto, mi ha baciato od io la ho baciata. Devo proprio insegnarti a baciare, amor mio. Di nuovo si è fatta vicina porgendomi le labbra schiuse. Giuro, è stato involontario, ma le ho sfiorato il seno. Non ha protestato ed anzi, ridendo, mi ha detto che ero un gran furfante. Si è stretta a me con tenerezza, mi ha spiegato come baciarla.
Più tardi, nella sua camera, nudi nel letto ho faticato a trattenere le lacrime.

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Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richiede, quelle che possano essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare nelle mille situazioni in cui una donna può venirsi a trovare. Per questo ho abbozzato questo spunto. Per far capire con un semplice esempio questa mia difficoltà.
Vorrei entrare in contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzoso
Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Padrone di schiave per forza?
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto. Diario. ( Virginia)

Ho un amante. Sono stata posseduta da un uomo che non è mio marito. Mai potrà esserlo. Alla sua età, diciotto anni o poco piùi, che meravigliosa età, il mondo è pieno di sogni e speranze. Anche io sognavo, come tutte le fanciulle, ero certa di una vita felice, serena. Amavo i miei genitori e li ammiravo. Quindici anni! Tra un anno avrei partecipato al mio primo ballo, forse anche prima. Avrei conosciuto un giovanotto seducente. Si bello e dolcemente innamorato che avrei amato con tutta me stessa anche se su cosa fosse l’amore coniugale avevo le idee un poco confuse. Il fidanzamento e poi il matrimonio. Un uomo da accudire ed amare, severo ma giusto e dolce, comprensivo. Poi dei figli…Dovevo amare mio marito, ho provato a lungo ad amarlo, scoprendolo grezzo sotto la patina di uomo raffinato. Egoista ed avaro su tutto quello che non portasse utilità all’unica persona che gli stesse a cuore. Lui. Ho ben capito perchè lo chiamino ‘ dovere coniugale’. Se non fosse un dovere, di bambini nel matrimonio ne nascerebbero ben pochi. Ho cercato di amarlo perchè lui mi amasse, inutilmente. Dei nostri beni è rimasto ben poco. Nulla dopo la vendita del palazzo sulla piazzetta, necessaria a coprire i debiti. Ho di che vivere, senza pompa, certo, ma a sufficienza per una vita con qualche decoro. Basta con queste tristezze. Pietro mi ama e saprà darmi quello di cui sono stata derubata fin dalla infanzia. Un affetto sincero. Sta in me coltivarlo questo affetto, fare in modo che mi scaldi senza bruciarmi. Mi sento vile ma lo voglio. Voglio tutto questo. Voglio amare ed essere amata. E’ stato dolcemente sprovveduto nel letto e poi ha pianto. Voglio diventi un amante orgoglioso, è già un piacevole conversatore quando la timidezza non lo blocca, coltiverò queste sue capacità ma non devo nascondermi la verità. Lo voglio anche come amico ed amante, vigoroso ed esperto nell’arte di dare piacere alla sua donna. A me. Ma come? Cosa posso fare? Aspetto una sua lettera, ho detto che mi vergognerei troppo a scrivergli per prima.

Mia dolce e cara amica,
Vi amo. Vi amo teneramente, Vi amo con tutto il fervore possibile. Un fervore a volte dolce e subito dopo tanto feroce da spingermi quasi a volare da Voi. Capisco le Vostre remore. Le remore di una Signora, di una donna delle vostre origini, della Vostra cultura ed educazione. Vi amo, farò qualsiasi cosa per Voi e per il nostro amore. Non avete ceduto ai sensi, avete ceduto all’amore che inutilmente avete voluto negare per troppo tempo e che, come marea montante, travolge i bastioni di sabbia che i bambini gli oppongono. Non potevate sperare di opporvi, la vostra resistenza è stata eroica e lunga, troppo lunga, ma inutile. Vi ho avuta e Voi avete avuto me. So di essere stato un amante indegno della fortuna che il caso benigno ha posto sulla mia strada. So che non posso osare chiedervi di essermi maestra, suppongo non siate molto più dotta di me in questa materia, ma forse ho una idea. Qualcuno, non so chi, mi ha parlato dei libri del guanciale. Certamente non ne avete mai sentito parlare. Letteratura del Giappone. Se potrò procurarmene una copia la sfoglieremo insieme e saliremo, sempre insieme lungo la via del sapere… Non oso dire altro. Vi amo, lo sapete, e sapete che ho pianto…
A presto mio dolce amore.

Diario. ( Pietro)

Senza volerlo le ho sfiorato la mammella e lei si è stretta a me. Ho pochi sprazzi di memoria di quello che è successo e neppure è giusto fissarli sulla carta. Ma Berta, la mia cameriera, è totalmente analfabeta e non ha le chiavi della vecchia cassaforte. Papà ne ride, servirebbe solo a dire ai ladri dove cercare. Prima che papà torni provvederò diversamente. Poi, spinto dalla disperazione, di nuovo, baciandola, le ho toccato il seno, vi ho lasciato la mano per qualche attimo. Stavo scostandomi, certo delle sue rampogne quando, staccando la bocca dalla mia, ha coperto la mano troppo audace con la sua. Lieve, una carezza, soltanto una carezza alla mano.
Ho dovuto toglierla, eravamo troppo accosti. Il palmo di lei è salito a premere sulla mia nuca. Un bacio feroce e languido. Io, io… Lo so, mi vuoi, e credimi, pure uno ti desidero, lo so da tempo, ma è impossibile, non devo, non dobbiamo…Non dovremmo, ha mormorato poco più tardi. Agivo però guidato da una forza non mia, da un coraggio non mio. I suoi no si fecero sempre più fiochi, scomparvero quasi mentre frugavo sotto gli abiti discinti. Con meraviglia mia sciolse la cravatta che ormai mi soffocava, slacciò i primi bottoni della camicia. La trassi in piedi per sospingerla verso la porta chiusa della sua camera, ma su questo fu irremovibile. La sollevai da terra e superai quell’ostacolo. Non protestava neppure più. Ed infine cadde l’ultimo baluardo del suo pudore. Fissandomi negli occhi lasciò cadere le mani che cercavano invano di celare le sue bellezze più nascoste. Con un grido, un pigolio di passero spaventato si gettò sul letto coprendosi fin quasi al viso sotto le coltri, non tanto in fretta da impedirmi di riempirmi gli occhi della sue bellezze di donna. Inerme, ormai arresa, seguendo non la ragione che non sapeva cosa dirmi, ma solo l’ istinto, la ho posseduta svuotandomi nella sua femminilità pressoché immediatamente ed ancora ansante sopra di lei ho pianto. Mi ha lavato e mi ha permesso di accudirla, poi, nel letto abbiamo parlato a lungo, alternando baci carezze e più tardi altre effusioni. Ma è questo l’amore, ho chiesto indignato, perchè deve finire in un attimo? Sono stati i suoi silenzi più che le parole a farmi capire che a fare l’amore bisogna imparare. Dove posso andare ad informarmi? Ma certo, alla Sormani.

Diario. ( Virginia)

Mi ha scritto ed è stato al solito molto dolce ma virile. Mi offre una scappatoia alla trappola in cui eravamo caduti. Mi sono proposta per quello che di fatto sono. Una giovane vedova e tutto il resto di disgrazie. Voglio amare ed essere amata. Voglio anche l’amore carnale, la passione dei sensi. Su una scala da uno a cento lui è a uno o due. Solo istinto, dolcissimo ma insoddisfacente. Persino mio marito era meno insoddisfacente. Certamente però sulla stessa scala mi fermo a cinque, dieci al massimo, e quel cinque o dieci che sia non posso e non voglio usarlo per svezzarlo. Certo, se avessimo tempo…ma so benissimo che il tempo è poco. Del libro del o sul guanciale ne so quanto lui ed arrossisco solo all’idea di leggerlo con un uomo, persino con Pietro, con il mio amante. Si ricorda che mi lesse il titolo di non so che articolo di una rivista in cui se ne parlava? Forse ha letto in tutto od in parte anche l’articolo. Forse se ne ricorda ma da perfetto gentiluomo finge di non ricordare. Che altro possiamo fare? Forse è una ottima idea.
Sempre che possa procurarlo. Diversamente, un poco per volta lo porterò a frenare la sua irruenza, gli spiegherò i mille luoghi su cui posare i polpastrelli, ma poco d’altro che io stessa poco altro so anche se ho partorito a mio marito in tre volte tre maschi ed una bella bimba. Qualcosa comunque devo fare. Mi ha montata, non abbiamo fatto l’amore. Vigoroso, certo, ma…non è quello che una donna si aspetta. Mi ha anche fatto male entrando in me con tanta furia, quando ero molto lontana dall’essere pronta. Ho goduto, sentendo sopra di me il peso di un corpo maschile, giovane e guizzante, nelle’essere presa sia pure con rudezza, ma solo con la mente. Deve imparare ed in fretta. Una sola cosa mi conforta. Ha trovato naturale che ogni volta, dopo l’amplesso, andassimo insieme nel bagno a lavarci a vicenda. Un mio vecchio sogno finalmente realizzato. Serve anche a conoscerci…un piccolo passo delizioso in avanti. E lo aspetto con ansia con o senza il libretto magico. Lo chiamerò, se lo avremo, libretto di istruzioni per l’uso.

Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare. Per questo ho abbozzato questo spunto. Per far capire con un semplice esempio questa mia difficoltà.
Vorrei entrare in contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzosamente vostro

Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Padrone di schiave per forza?
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto.
Le mie bambine ed io, rapite, addestrate per…

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