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Racconti Erotici Etero

Serata non programmata

By 1 Luglio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

La sala era affollata: il film era ormai in programmazione da qualche settimana ma solo pochi seggiolini erano rimasti vuoti. La proiezione riscuoteva ancora parecchio interesse nel pubblico e un discreto gruppo di persone era lì quella sera. Era fine gennaio e il tepore all’interno del cinema contrastava decisamente col freddo pungente che invadeva in quei giorni le strade della metropoli.
Raffaele si era lasciato convincere dopo un po’ dai suoi colleghi universitari ad andare a vedere il film: era freddo e dopo le lezioni, lo studio e la cena aveva solo voglia di mettersi in pigiama e cazzeggiare un po’ a casa: sul divano o sul letto, al PC o davanti a un film, magari con un bel libro, perché no, ma a patto di rimanere sotto una pesante coperta.
Le luci si erano spente da un po’ e lui stava seguendo con attenzione la trama. Il pesante giubbotto era rimasto sulle sue gambe e cominciava a sentire un po’ di caldo. Si distrasse un attimo guardando alla sua sinistra: scorse il profilo minuto di Aurora che sedeva accanto a lui. Lei ci aveva provato disperatamente qualche anno addietro ma lui non aveva voluto saperne. Ai tempi era poco più che ventenne e gli ormoni erano ancora in circolo, ma non era mai stato uno stronzo: lei era seriamente innamorata e lui, sebbene ci avesse combinato qualcosa in discoteca, non si sentiva di approfittarsene per portarsela a letto. I rapporti si erano naturalmente deteriorati ma ormai, dopo diversi anni, erano tornati di cordiale amicizia. Raffaele l’aveva sempre ritenuta molto intelligente e arguta al di là della spessa coltre di timidezza che le impediva a volte di esprimersi; sapeva ascoltare e spesso interveniva nelle discussioni con poche parole ma perfettamente centrate sull’argomento. Figlia di due affermati professionisti viveva nell’agio se non proprio nel lusso, ma rimaneva spontanea e sincera anche con gli amici che di certo non frequentavano i migliori salotti della città. Anche esteticamente non aveva affatto un’opinione negativa di Aurora, tuttavia la scintilla non era mai scattata. Ai loro lati sedevano una manciata di altri colleghi, proprio coloro che con la loro tenacia erano riusciti a farlo uscire quella sera.
Aveva gli occhi fissi sullo schermo quando la mano di Aurora lo sfiorò sulla coscia: era stato un tocco leggero e pensò che fosse stato accidentale quando notò che la ragazza si stava sistemando meglio sulle sue gambe il pesante cappotto. Purtroppo non c’erano poltroncine libere davanti a loro e non c’erano altri posti dove lasciarlo.
Poco dopo si senti toccare di nuovo, poco sopra il ginocchio. Era un tocco più deciso e non gli sembrò affatto casuale. Si girò lentamente a guardarla e lei gli sorrise leggermente. Il rumore di uno sparo proveniente dalle casse lo convinse a prestare nuovamente attenzione al film.
La mano di Aurora, muovendosi sotto le giacche, si era fatta più decisa, gli stava carezzando leggermente la coscia, tuttavia i suoi jeans gli impedivano di percepire bene quel tocco. Si accorse con stupore che la ragazza, sempre con lo sguardo rivolto allo schermo, non accennava a fermarsi, anzi la sua mano, confortata dall’essere celata agli sguardi altrui, risaliva velocemente verso la sua cintura e si arrivò a fermare proprio tra le sue gambe. Si voltò incuriosito verso di lei, che però non lo guardò, continuando come niente fosse il movimento con la mano.
Ebbe un fremito: stupore e piacere, curiosità e malizia, un mix di sensazioni lo pervasero. Sebbene non fosse la donna dei suoi sogni la situazione era troppo intrigante per poter solo accennare una debole opposizione.
Aurora lentamente cominciò a sbottonargli i jeans o almeno si impegnò nel farlo; l’operazione era di difficile realizzazione con una sola mano e Raffaele si convinse presto ad aiutarla. Le loro dita si sfiorarono mentre armeggiavano con i bottoni e lei per un attimo si fermò: le loro dita prima e le loro mani poi si intrecciarono per pochi secondi.
Raffaele si muoveva con circospezione: le loro mani non erano sicuramente visibili ai colleghi e agli altri spettatori, tuttavia temeva che movimenti troppo bruschi si sarebbero potuti notare. Fece finta di cercare qualcosa nelle tasche e portò entrambe le mani ai bottoni dei jeans, liberandoli tutti e quattro in rapida successione. La mano di Aurora era ormai impegnata a slacciargli lentamente la cintura.
Lei adesso era arrivata a sfiorargli con le dita le mutande, infilandogli la mano sotto i pantaloni ormai aperti; certamente poteva sentire l’erezione del ragazzo, sebbene la costrizione delle mutande e la posizione del pene gli impedissero di esprimerla al meglio.
Raffaele volle accelerare quella piacevole tortura e si sollevò leggermente dalla sedia, poi, fingendo di sistemare meglio il proprio giubbotto, riuscì a far scivolare le mutande leggermente verso il basso, liberando la prepotente erezione.
Un istante dopo sentì la mano della ragazza avvolgergli l’asta e dovette fare un grandissimo sforzo di volontà a mutuare il suo gemito in un accenno di tosse. Fabrizio, il collega seduto al suo fianco, si voltò un istante richiamato da quel colpo di tosse, poi tornò a guardare lo schermo.
Sentiva una sensazione di calore provenire dal palmo di Aurora che si muoveva a ritmo costante sul suo pene, giocando su e giù con la pelle che gli copriva il glande. Era certamente una mano esperta, non aveva fretta, Raffaele capì che non sarebbe stata una sega veloce. La mano cedette presto il passo ai soli pollice e indice della ragazza che, tenuti a forma di U, gli massaggiavano lateralmente l’asta con studiata lentezza, scattando poi improvvisamente verso il basso a scoprire il glande. I sospiri di lui si confondevano con i suoni del film. Il pizzicare del polsino del maglione di lei gli solleticava le palle mentre la mano gli percorreva l’asta.
La mano di Aurora si staccò, forse malvolentieri, dall’asta del ragazzo e andò a posarsi sul suo scroto, iniziando un lento massaggio. Lui poteva sentire le delicate dita della ragazza impigliarsi nella sua folta peluria, ne poteva percepire le unghia affilate sfiorargli la pelle ruvida dello scroto. La mano gli palpava le palle, giocandoci un po’, a volte sfiorandole solamente. Poi impugnò nuovamente l’asta con esasperata lentezza e cominciò a muoversi con calma ma decisione sul pene di Raffaele.
La mano rallentò il ritmo e lui sentì con piacere le unghia di Aurora percorrergli lentamente l’asta, probabilmente in corrispondenza delle venature che, essendo ormai eccitato, dovevano essere facilmente percepibili al tatto della ragazza.
Ogni tanto la mano delicata di Aurora si soffermava nel carezzargli i coglioni, poi riprendeva a lavorare l’asta, dalla base fino al glande ormai scoperto. Il movimento apparve al ragazzo sempre più fluido, probabilmente il suo abbondante liquido preseminale doveva aver lubrificato bene la mano dell’amica, pensò.
Raffaele era confuso: la sua attenzione si era spostata dal film alle sensazioni che Aurora gli stava dando: lo stupore aveva presto lasciato il passo all’appagamento, solo la presenza degli amici attorno gli impediva di esprimerlo chiaramente. Cercò di analizzare lucidamente la situazione: un’amica, in passato e forse tutt’ora innamorata di lui, lo stava masturbando. Non che lui fosse un dongiovanni ma certamente una sega la riteneva ormai roba da quindicenni, un qualcosa quasi puerile, ben lontana dal suo immaginario erotico. Però stava ricevendo quella sega in mezzo ad almeno duecento persone e a pochi centimetri dai colleghi che tuttavia non potevano accorgersi di nulla: tutto ciò rendeva ai suoi occhi, e ai suoi sensi, unico ed eccitante quell’atto apparentemente banale.
A un certo punto sentì la mano di Aurora fermarsi e con delusione la vide ricomporsi. Delusione che durò pochi secondi, quando vide una scritta bianca sullo sfondo nero dello schermo:
‘Fine primo tempo’.
Le luci si accesero e le persone attorno iniziarono a parlare e ad agitarsi: chi si alzava per una sigaretta, chi correva a comprare i popcorn, chi si recava nei bagni.
‘Ci dividiamo una porzione di popcorn? Quella più grossa ovviamente’ gli disse Fabrizio, con un ampio sorriso da affamato.
Lui, ancora in trance da quanto avvenuto, non rispose.
‘Raffa&egrave, ma stai bene? Hai tutta la faccia arrossata.’
‘Tranquillo, sto bene. Sarà il caldo. Uhm va bene dai, però non me la sento di alzarmi. Vai tu?’ rispose, ricordandosi improvvisamente con orrore di essere seminudo, protetto solo dalla giacca sulle gambe.
‘Ok, sempre comodista sei tu!’ si sentì dire con disapprovazione.
Si guardò intorno e si sentì un po’ fuori luogo nella baraonda dell’intervallo: davanti a lui due ragazzi, ragionevolmente fidanzati, si stavano baciando appassionatamente, dal corridoio poco distante sentiva urlare qualche ragazzino, probabilmente alla sua prima uscita serale. Intorno a lui i suoi colleghi rimasti si stavano scambiando opinioni sul film.
Con disappunto osservò che un suo collega aveva scambiato il posto con Aurora per permetterle di chiacchierare con un’amica: sebbene fossero alcuni minuti che non veniva stimolato aveva accumulato troppa eccitazione e stava mestamente considerando l’idea di recarsi nei bagni per svuotare i suoi coglioni ormai gonfi.
Stava per alzarsi quando Fabrizio giunse tenendo a fatica un’enorme cesta piena di popcorn. Si sedette alla sua destra mettendo in comune il cibo e iniziarono a mangiare.
‘Mi devi 2 euro’.
‘Ti hanno mai chiamato Ebenezer Scrooge?’ gli ripose Raffaele ridendo.
Le luci si spensero e notò con piacere come, con una scusa che non aveva avuto modo di ascoltare, Aurora si fosse seduta nuovamente accanto a lui. Pochi istanti dopo la mano della ragazza aveva ripreso con estrema naturalezza a carezzargli l’asta, che rapidamente raggiunse di nuovo la massima erezione.
Dall’altro lato intanto il ragazzo proseguiva un’attività meno appagante ma che certamente non disprezzava: la sua mano affondava pienamente nel cesto di popcorn, come se non mangiasse da mesi. Mentre alla sua destra anche Fabrizio affondava la mano tra i popcorn, alla sua sinistra la mano di Aurora si muoveva abilmente tra le sue gambe: la prima gli toglieva il piacere di gustarsi in tranquillità l’ampia porzione, la seconda lo portava a un passo dal piacere fisico.
Se nel primo tempo Raffaele era riuscito a concentrarsi nei dettagli dei movimenti della mano di Aurora, cercando di percepirne con precisione la differenza tra un tocco e un altro, adesso invece stava sprofondando in uno stato onirico che gli alterava le percezioni. I suoni provenienti dallo schermo gli apparivano lontani e distorti, la testa gli girava veloce. Trovava solamente la lucidità per stringere l’avambraccio della ragazza quando sentiva l’avvicinarsi dell’orgasmo: lei ormai aveva interpretato quel gesto sempre più ricorrente e rallentava il ritmo della sega, spesso interrompendola del tutto. Quando sentiva allentarsi la mano di Raffaele allora riprendeva a masturbarlo con calma e dedizione.
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Le strinse il braccio, ma lei questa volta si mostrò decisa nel continuare la sega: la mano continuava a impugnargli appieno il grosso scettro e si muoveva a ritmo sostenuto. Raffaele capì che Aurora aveva deciso di farlo venire, ma probabilmente non aveva riflettuto sul fatto che lui non potesse svuotarsi tra i pantaloni sul giubbotto. Con fatica estrasse l’iPhone dalla tasca e digitò un sms. Nel silenzio della sala sentì il gracchiare della vibrazione di uno smartphone provenire dalla borsa dell’amica. La ragazza si voltò leggermente nella sua direzione e il ragazzo le fece capire con un’occhiata chi fosse il mittente. Ella, con l’unica mano libera, lo prese e lesse l’sms, rallentando nel mentre il ritmo della sega.
‘Hai fazzoletti? Ne servono almeno due o tre perché non vengo da molto’, lesse sullo schermo.
Vide Aurora rovistare malamente nella borsa e poi la sua mano sinistra digitare freneticamente la risposta:
‘No, li ho lasciati in macchina. Mannaggia. Come facciamo? Non ho il coraggio di chiederli a Fabrizio’.
Raffaele si guardò perplesso in giro, mentre con la mano le cercò il polso, per farle capire di rallentare il ritmo finché non avesse trovato una soluzione.
A un certo punto il suo sguardo si posò su l’elegante foulard di seta che avvolgeva il collo dell’amica. Doveva più che altro essere un vezzo estetico, dato che col freddo che faceva fuori era necessaria una sciarpa di lana per trovare benessere.
‘Sarà costato un sacco di soldi, mi dispiace ma &egrave l’unica soluzione. Beh, in effetti non credo mi dispiaccia poi così tanto. Sborrare in un foulard di lusso &egrave qualcosa che non ho mai fatto, sarà ancora più eccitante’ pensò con malizia e un po’ di cattiveria.
Digitò volgarmente, vicino alla massima eccitazione.
‘Togliti il foulard, ci sborro dentro’.
Vide la ragazza inizialmente dubbiosa, esitante, apparentemente riluttante. Dopo istanti che gli parvero interminabili la osservò sfilarsi il foulard e avvicinarlo, con la mano libera, tra le sue gambe. Aurora prese l’indumento nella sua mano destra e glielo avvolse attorno al cazzo, facendo cura che sulla punta lo strato di tessuto fosse almeno doppio. Poi riprese a ritmo deciso a masturbarlo.
Il pene teso e ormai sfiancato dalla lunghissima sega iniziò a contrarsi. La sensazione del tessuto di pregio sul glande non fece che accelerare l’ineluttabile. Raffaele smorzò un rantolo e iniziò a venire: sentì il pene contrarsi ed eruttare parecchie volte mentre la mano rallentava il ritmo e stringeva alla base il tessuto, preoccupandosi che non lasciasse schizzare via alcun fiotto. Lui buttò la testa all’indietro, godendo appieno gli ultimi istanti dell’orgasmo; sentiva il foulard ormai sporco del suo seme avvolgergli il cazzo, poi l’amica sollevarlo e alcuni lembi di stoffa ancora pulita accarezzargli l’asta rimasta eretta, al fine di ripulirlo meglio dalla copiosa sborrata. La mano della ragazza si allontanò dalla sua erezione e Raffaele, ancora scosso, riuscì a risistemarsi alla meno peggio in uno sprazzo di lucidità.
Aurora ripose il foulard nella borsa, arrotolandolo grossolanamente in modo che l’abbondante sborrata di Raffaele non scolasse sul costoso portafogli, sullo smartphone e sugli altri oggetti che vi erano riposti. Si sentiva scossa, non sapeva se per l’eccitazione che non aveva trovato culmine nell’orgasmo o per l’odore forte del ragazzo che le impregnava la mano destra.
Le luci si accesero. Si alzò e si indossò il pesante cappotto, scambiando un’occhiata con Raffaele. Era la prima volta che si guardavano davvero negli occhi quella sera. Non riuscì a interpretare il suo sguardo: malizia e gratificazione vi si mescolavano, probabilmente vi regnava anche stupore.
La voce di una collega la sorprese:
‘Sai, poco fa avevi davvero un bel foulard al collo. Dove l’hai comprato? Lo posso vedere un attimo?’
Il sangue le si gelò nelle vene per un istante, poi cercò di apparire più naturale possibile e fece in modo di apparire di fretta, liberandosi dell’amica senza troppi complimenti:
‘Non ricordo adesso, me lo hanno regalato. Scusami ma devo scappare, scrivimi su WhatsApp che ne riparliamo, ok?’
Si avviò a passo veloce verso l’uscita e salutò velocemente gli amici, che certamente si sarebbero ancora trattenuti per le ultime chiacchiere. Infilò una mano nella borsa e ne estrasse le chiavi della sua elegante BMW serie 1 nera, fresco regalo di suo papà. Nel farlo naturalmente rinnovò nella sua mano l’aspro odore del ragazzo. Un fremito la scosse. Si mise al posto guida e posò la borsa sul sedile passeggero. Il calore dell’abitacolo l’avvolse. L’odore di nuovo che ancora impregnava la macchina, che di solito le dava la nausea, ora si mischiava con quello di maschio, che continuava a uscire dalla borsa. Guidò nervosamente verso casa, aveva voglia di arrivare prima possibile e sfruttò a fondo i tanti cavalli della sua auto fino a raggiungere il cancello della sua lussuosa villa in periferia. Parcheggiò la berlina nel vialetto, proprio a fianco della bella piscina, afferrò la borsa e si rifugiò nella sua stanza al piano superiore. Era in trance. Gettò la borsetta sul letto e ne estrasse il foulard: nonostante il freddo il seme del ragazzo si stava iniziando ad asciugare e in alcuni punti i lembi di stoffa risultavano attaccati; Aurora aprì completamente il foulard e notò come lo sperma l’avesse ormai irrimediabilmente impregnato. L’odore del ragazzo riempì completamente la camera da letto, provocandole una sensazione di mancamento.
Le girava la testa ma trovò la lucidità per liberarsi del cappotto; si sfilò anche le scarpe e i jeans e le sue mani frenetiche raggiunsero le eleganti mutandine di pizzo bianco. Con la mano sinistra afferrò il foulard e se lo portò vicino al viso: l’odore forte del seme la stordiva, la eccitava e le fece perdere ogni controllo; con la mano destra si solleticò un seno, poi corse sotto la stoffa delle mutandine fino a sfiorare la sua intimità.
Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle emozioni, dal piacere che si stava regalando. La mano indugiò sul sesso serico, umido e due dita scivolarono facilmente dentro. Trattenne il respiro ed iniziò un movimento antico e frenetico, per poi uscire e torturare il clitoride, ormai bagnato dagli umori. Era vicina, lo sentiva e non aveva intenzione di smettere. Con la mano sinistra avvicinò ancora il foulard al viso, inspirò forte ed infine si lasciò travolgere da un orgasmo dolce ma urgente.
Pochi minuti dopo Aurora giaceva addormentata nel suo letto: le gote arrossate donavano colore al suo viso un po’ pallido, i begli occhi azzurri erano celati dalle palpebre ormai chiuse, le labbra disegnavano una smorfia tendente al sorriso, il corpo appagato giaceva scomposto sopra le coperte, una mano era rimasta tra le gambe, l’altra stringeva ancora la stoffa impregnata dell’essenza di Raffaele.

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