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Racconti Erotici Etero

Serie A?

By 21 Giugno 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Faccio la fotografa per un giornale locale principalmente per passione, perché lo stipendio è veramente misero.
Potrei ottenere molto di più se solo scendessi a compromessi con il caporedattore.
La maggior parte delle giornaliste hanno fatto strada semplicemente per essersi concesse, la cosa assurda è che spesso sono migliori dei colleghi maschi, ma non vengono considerate se non dopo essere entrate in intimità con il ‘grande capo’.
Mi sta rendendo la vita impossibile, se c’è da chiamare qualcuno nel mezzo della notte quella sono io, se poi mi deve mandare a fotografare il gatto rimasto sopra all’albero credo ne goda pure. Tutti servizi inutili quelli che spesso non vanno nemmeno pubblicati.
La cosa piacevole di svegliarmi nel cuore della notte è che sul posto trovo sempre qualche nuovo giornalista, quelli carini e giovani che credo odi quanto odia me.
Questa mattina si è divertito per l’ultima volta mi ha chiamato alle 4.00 per dirmi che questa sera dovevo andare alla stadio per l’ultima partita di campionato, alle 20.00 !!!!
Quando ho riagganciato ero furibonda, ma perché cazzo mi chiama alle 4.00 del mattino!!!!

Ho avuto il tempo per calmarmi, ed eccomi qui fuori dallo stadio ad attendere il giornalista, sono curiosa di sapere chi avrà scelto tra Diego e Mattia.
Vedo arrivare Diego, è uno tra i giornalisti più bravi che abbia mai incontrato sono felice di poter lavorare con lui.
Mi spiega che se la squadra locale vincerà otterrà la promozione in serie A. Lui è un grande tifoso ed amico dell’allenatore, quindi è probabile che ci permetta di fare qualche scatto nello spogliatoio prima della partita.
Anche se il fatto che io sia una donna potrebbe essere un piccolo problema, la partita è importante e l’allenatore cerca di limitare al minimo le distrazioni per mantenere i giocatori concentrati.
Non vedo il problema, indosso un’ampia t-shirt, i jeans, le scarpe da ginnastica, i capelli raccolti e solo un filo di trucco, non credo di essere una distrazione.
Gli spiego che non sopporto il calcio è più forte di me, mi guarda e mi sorride, ‘Sono convinto che cambierai idea!’ mi dice. Manca poco più di mezz’ora all’inizio della partita.
Mi fa strada, ci dirigiamo verso gli spogliatoi, sento le voci nervose degli allenatori solo una delle due squadre passera in serie A, capisco il loro nervosismo.
Mi diverto a fotografare le persone che passano nei corridoi, tanto non ho nulla da fare, noto che sono tutti molto coinvolti.
L’allenatore della nostra squadra, esce dallo spogliatoio e si mette a parlare con Diego, poi si rivolge a me.
‘Ehi bambola se ti va puoi entrare a fare qualche foto, massimo 5 minuti.’
‘Grazie.’ Cerco di sorridere anche se vorrei prenderlo a sberle, per avermi chiamato bambola.
Lascio la borsa a Diego, entro nello spogliatoio, silenzio tombale, tutti immobili a squadrarmi da capo a piedi, il silenzio si trasforma in un mormorio generale, mi sento una gazzella tra i leoni.
‘Devo fare qualche foto’ dico, mostrando loro la mia Nikon ‘Fate come se io non ci fossi’.
‘Direi che è impossibile, non si vedono tante donne qui, ma faremo del nostro meglio.’ mi risponde uno di loro, noto la fascia sul braccio, il capitano quindi.
Gli sorrido e cerco di scattare qualche foto, devo ammettere che sono stupita, l’età media non supera i 30 anni e sono colpita da quanto sono definiti i loro muscoli, non ero mai stata così vicina ad un calciatore.
Mi soffermo a fotografare i quadricipiti perfetti, sono realmente meravigliata e mi lascio scappare un sorriso, sposto l’obbiettivo verso il capitato che mi sorride ‘Click’, istintivamente mi mordo le labbra, lui non toglie gli occhi dall’obiettivo, io non riesco a non fissarlo.
Per fortuna sento bussare alla porta, sposto la macchina fotografica ed esco.

Ci sistemiamo a bordo campo, poco dopo cominciano ad entrare le due squadre, scatto a raffica.
Il risultato non si sposta dallo 0-0 fino al 40esimo minuto del secondo tempo, uno dei nostri segna, seguo tutta l’azione con attenzione, il momento più bello ‘il goal’ la tifoseria avversaria demoralizzata mentre la nostra euforica, mi soffermo a fotografare l’allenatore, anche se non lo da a vedere è veramente soddisfatto dei suoi ragazzi.
Il fischio dell’arbitro poco dopo il 90esimo minuto, decreta la vittoria, la nostra vittoria.
Cerco di intrappolare nelle foto l’immensa felicità di tutta la squadra trionfante, e la profonda delusione della squadra sconfitta.
Quando entrambe le squadre ritornano negli spogliatoi, li seguo, con l’approvazione dell’allenatore entro, non si accorgono nemmeno della mia presenza tanta è la loro gioia, provo per quanto sia possibile ad immortalare ogni attimo, ogni giocatore.
Decido di andarmene quando mi accorgo che stanno per fare la doccia, ne hanno veramente bisogno.
Mi avvio verso la porta quando sento un colpo su sedere, ‘Ahi!’ mi volto e vedo il capitano, con l’asciugamano arrotolato in mano, credo che l’abbia visto fare anche lui nei film.
‘Dai resta qui un altro po’.’ mi dice con l’aria di chi vuole molto più di qualche foto.
‘Io faccio solo le foto.’ chiarisco.
‘Va bene.’risponde
Riprendo la Nikon in mano gli sorrido ‘Solo foto!’.
Me ne vado solo quando quasi tutti se ne sono andati, lascio il bigliettino da visita sopra il borsone del capitano che è ancora sotto la doccia.

Apro la porta di casa, mi butto sul divano.
E’ quasi mezzanotte, prendo il portatile e cerco il cavo per scaricare le foto, solo ora mi rendo conto di quante foto abbia scattato. Devo sceglierne venti da inviare al caporedattore, Diego gli avrà già dato l’articolo.
Mentre scarica le foto vedo le anteprime scorrere veloci sul monitor, non riesco a non aprire i jeans, scostare il perizoma e accarezzare il clitoride, quel tanto che basta per farmi sentire un po’ meglio, nella mia mente scorrono le immagini di quei ragazzi nudi nello spogliatoio e io inevitabilmente sempre più eccitata, ma devo lavorare, devo scegliere le foto.
Ne scelgo venticinque, quindici scattate durante la partita e dieci scattate a fine partita, sono sicura di non aver scelto le migliori, ma sono troppo eccitata per essere completamente obbiettiva.
Le invio al ‘grande capo’.

Mi stendo sul divano, mi spoglio lentamente, apro il cassetto e prendo il mio vibratore, scelgo una foto, una delle prime, quella dove il capitano della squadra mi sorride fissando l’obbiettivo.
Quella foto in bianco e nero è il colpo di grazia, prendo il vibratore e lo porto alla bocca, lo lecco mentre l’altra mano ritorna tra le mie cosce, mentre la mia mano accarezza il clitoride, lo infilo piano nella mia bagnatissima figa…..
Suona il campanello, ma porca puttana, chi cazzo è a mezzanotte passata???
Suona di nuovo, mi metto l’accappatoio e vado ad aprire.
Apro la porta e mi trovo di fronte un mazzo di rose bianche.
Mi porge il mazzo di fiori, così posso vederlo, è il capitano della squadra ‘Ciao, sono venuto a vedere le foto.’ Sorrido pensando a quello che stavo facendo prima a quanto vorrei sfilargli i pantaloni e prendere il suo cazzo in bocca .’Prego, entra. Stavo per andare a fare la doccia.’gli dico.
Mi volto e noto che ho lasciato il vibratore sul divano, mi sento morire, prendo la coperta e la butto sopra sperando che lui non si accorga.
Prendo le rose le appoggio sul tavolo.
‘Posso offrirti qualcosa?’ chiedo
‘Ma non dovevi farti la doccia.’
‘Si, ma ora sei qui, sarebbe maleducato abbandonarti subito.’
‘Tranquilla vai pure, posso vedere le foto nel frattempo.’
Gli indico il pc’Fai pure, ci metto cinque minuti.’
Una doccia fredda è quello che ci vuole, per calmarmi un po’, cerco di sbrigarmi.

Mi rimetto l’accappatoio e torno in soggiorno
Lui è seduto e ha qualcosa in mano…… sgrano gli occhi quando mi accorgo che sta annusando il mio vibratore. Si alza mi sorride e appoggia il vibratore sul tavolo.
‘Non ci siamo presentati piacere Leonardo’
‘Emma, piacere’. Rispondo imbarazzata.
‘Lo so c’era scritto sul biglietto da visita. Mi sembra che la partita ti abbia coinvolta.’ continua lui.
‘Non amo il calcio, ma sai l’atmosfera festosa dello spogliatoio mi ha contagiato.’ arrossisco e abbasso lo sguardo.
La sua mano mia accarezza la coscia risalendo lentamente, la mia va sul cavallo dei suoi pantaloni.
Lo guardo mi inumidisco le labbra e comincio a mordicchiarle, apro l’accappatoio.
‘Te ne sei andata senza salutarmi.’ mi dice.
‘Mi dispiace, era tardi, dovevo’ sento le sue morbide labbra sul mio collo ‘aaaancora….scegliere le… le…le…. foto’.
Le sue labbra si spostano sulle mie, mentre le sue mani fanno scivolare l’accappatoio sul divano.
Mi butto all’indietro, lui lecca e succhia i miei seni alternandoli, sento la sua eccitazione.
Il suo cazzo preme contro il tessuto dei pantaloni, con le mani cerco di liberarlo, anche se la posizione non lo rende un compito facile. Lui continua imperterrito a giocare con il mio seno, io sono un lago, la mia mano scivola sul mio ventre, lui la blocca.
‘Stai ferma!’ mi ordina.
Le sue labbra scendono a baciarmi l’addome,gemo, per poi ritornare sul mio seno lecca, succhia mordicchia il miei capezzoli ‘Ti diverti a torturarmi?’ gli chiedo, non risponde.
‘Scopami’ sussurro.
Sembra che aspettasse la mia richiesta, sento la punta del suo cazzo sul clitoride scendere piano fino a fermarsi prima di mettermelo dentro, mi sento sciogliere .’Ohhhh, siiii’ , chiudo gli occhi inarco la schiena, le spinte profonde e decise, in pochi attimi vengo travolta dalle sensazioni che mi regala.
Sento il calore espandersi dal mio addome, l’utero contrarsi, lo stingo tra le cosce, mi abbandono sul divano.
Sento le sue labbra sul mio collo, comincia a mordermi dolcemente, mi bacia, la sua lingua a contatto con la mia, mi fa eccitare nuovamente, mi diverte quando succhia e mordicchia il mio labbro come aveva fatto prima con il mio seno.
I suoi affondi si fanno sempre più rapidi, il respiro affannato, lo sento venire dentro di me, il mio secondo orgasmo.
Gli sorrido fissando i suoi occhi, riprendiamo fiato.
Non resisto, avvicino la bocca al suo cazzo, la voglia che avevo all’inizio non è stata ancora soddisfatta, mi accuccio tra le sue gambe, comincio a giocarci con la lingua sulla punta, scendo piano e risalgo leccando lentamente, per prenderlo completamente in bocca, ormai ha quasi ripreso vigore, faccio su e giù con la testa, piano, veloce, mi fermo un attimo per giocarci ancora con la lingua, lo sento gemere, sospirare, pulsare nella mia bocca ,il primo schizzo diretto in gola. Mi alzo solo quando ho mandato giù tutto.
‘L’aveva detto mio zio che dovevi essere una gran pompinara.’ mi dice.
‘Tuo zio, chi?’ gli chiedo.
‘Il tuo caporedattore, è mio zio.’

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