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Racconti Erotici Etero

Servo Io ma anche Lei

By 8 Giugno 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

I maschi subiscono il fascino della bellezza femminile che se &egrave accompagnata alla giovinezza diventa quasi irresistibile. Per fortuna molte ragazze giovani sembrano troppo timide o sensibili per approfittarne spudoratamente ed immagino che questo abbia salvato molte famiglie!
Ma non tutte, alcune ragazze sono già sveglie a 16 anni e sanno far trottare i maschi intorno a loro senza tanti problemi. D’altra parte una ragazza carina e consapevole della propria bellezza deve pur gestire i vari pretendenti al suo fiore che si fanno avanti, o sotto, magari traendone piacere.
Francesca era una ragazza dal corpo da favola, un viso carino ma non bellissima. Capelli a caschetto castani con riflessi biondi, magra il giusto, ma con una carica erotica capace di stimolare i vari maschi che le giravano attorno.
La sua tecnica era questa, tu mi fai un favore e io te la faccio annusare e se sono in giornata te la faccio pure leccare!
Il classico tipo da lasciar perder se hai un po’ di dignità, ma quando mi telefonava per chiedermi di accompagnarla al mare non dimenticava mai di farmi sperare e siccome allora non avevo di meglio da fare, ce la portavo.
Lei si divertiva a vedermi eccitato e mi provocava continuamente senza però farmi raggiungere troppo presto la meta! E così mi raccontava le sue fantasie sessuali mentre eravamo sdraiati in spiaggia, ed io ero costretto a stare gran parte del tempo a pancia sotto rischiando di ustionarmi la schiena.
Ovviamente si faceva spalmare la crema ed era per me un momento di sollievo perché potevo finalmente toccare quel corpo che tanto agognavo. Lei non era pudica e prendeva il sole sempre in topless permettendomi di massaggiarle i seni mentre le spalmavo la crema abbronzante.
Io sempre eccitato e lei che non mi dava tregua. Parlando uscivano le cose più belle che potessi sognare. Mi raccontava ad esempio, dell’amica che con la scusa di fare dei test psicologici per l’università la faceva sdraiare sul letto della sua camera con solo le mutandine perché, sosteneva l’amica, solo in questo modo Francesca poteva essere in contatto con le proprie paure’ inutile dire che l’amica le stava accanto e mentre Francesca se ne stava a rispondere alle sue domande con gli occhi chiusi l’amica non rinunciava ad accarezzarla qui e là, quel tanto servisse per far eccitare Francesca e finire la seduta (dovrei dire la sdraiata) dandosi un po’ di piacere saffico reciproco.
Oppure mi raccontava della sua amica Giada con la quale divideva il ragazzo di lei perché a Giada piacevano le cose a tre e Francesca non disdegnava’ Solo che con l’ultimo ragazzo di Giada, Francesca non poteva scopare, ma solo agire oralmente con lui o con Giada. Questo l’aveva indispettita molto.
Tornando sulla spiaggia, le ore passavano veloci: quando si &egrave eccitati si vive solo per il momento della soddisfazione e non sempre si riesce a mantenere il sangue freddo che ti permette di gestire le situazioni.
Così, tornando in macchina verso casa sua, mentre calava il sole, per me era l’occasione di fare delle avances. Mentre guidavo con la destra, tra una marcia e l’altra, le accarezzavo la coscia e lei faceva finta di niente, come se non gliela stessi toccando! Salvo cambiare posizione e con la scusa allargare un po’ più le gambe per permettermi di raggiungere la parte più interna delle cosce nascosta dal pareo che usava spesso.
Così io dopo una giornata di erezioni senza mai soddisfare i bisogni del mio cazzo ero in uno stato di eccitazione fuori dal naturale.
Ma lei invece era calcolatrice, si eccitava sì anche lei, ma sapeva come far succedere solo quello che voleva lei senza dare spazio a nessuna delle miei idee. Quando ci si avvicinava a casa sua, cominciava ad allargare meglio le gambe permettendomi di toccarle la fica, prima da sopra il costume per poi poter scivolare sotto e sentire che era bella bagnata e pronta a godere. Ci fermavamo in una strada deserta dietro a casa sua e li quando fermavo la macchina lei mi diceva: ‘dai adesso voglio che me la lecchi’. Io non aspettavo altro da ore e mi tuffavo tra le sue gambe.
Mi faceva impazzire il modo che aveva per dischiudere le gambe facendo apparire quel fiore che avevo assoluto bisogno di mangiare. Sapevo perfettamente come farla godere e bastavano pochissimi minuti per farle provare il primo orgasmo, un po’ più per il secondo. Era bello sentirla godere e non ne avevo mai abbastanza di quella fica che mi riempiva la faccia di eccitazione.
Inutile dire che io dovevo soddisfarmi da solo, appena arrivavo a casa mi masturbavo più volte pensando alla giornata appena trascorsa, alle fantasie di Francesca, alla sua fica così profumata dei suoi umori e dei suoi orgasmi che me la facevano sentire vicino.
Ma’ (continua)
Quando &egrave troppo &egrave troppo e così un giorno decisi che non mi sarei prestato ancora a quel gioco che per me era una vera e propria tortura.
Senza dirle nulla andai a prenderla a casa per andare al mare e con la scusa di essermi dimenticato l’asciugamano le dissi che saremmo ripassati prima a casa mia, invogliandola con la prospettiva di un gelato che avevo comprato apposta per evitare che lei rimanesse ad aspettarmi in macchina!
Così salendo le scale con in faccia quel suo culetto stupendo che si agitava davanti al mio naso, coperto solo da un paio di short attillati e sotto i quali si vedeva solo il costume già mi pregustavo la mia rivincita.
Arrivati su presi l’asciugamano e con lei andai in cucina dove preparai due coppe con il gelato che cominciammo a mangiare in piedi. Feci cadere il mio cucchiaino mentre ero quasi di fronte a lei, che stava appoggiata con il sedere sul tavolo della cucina e mi chinai per raccoglierlo ma tornando su le appoggiai le mani sui fianchi e le misi il naso proprio sul pube. Lei continuò a mangiare il gelato, sicuramente conscia che mi avrebbe potuto fermare in qualsiasi momento’ ma non quella volta! Così insistetti un po’ per farla eccitare e non ci volle molto perché lei si mise più comoda allargando le gambe e permettendo al mio naso di passare sulle labbra della sua fichetta che già sentivo calde oltre gli short.
Continuai un po’ fino a quando feci per tirarle giù gli short e lì lei si rifiutò o, almeno, ci provò. Con decisione mi alzai e la girai dicendole nell’orecchio che quel giorno avremmo fatto come volevo io. Lei inizialmente si dimenava ma la abbracciai da dietro e le strusciai il mio cazzo già durissimo sotto i pantaloni sul suo culetto tenendola braccata con le mie braccia. Sentii che piano piano le sue resistenze scemavano e quindi mi si apriva finalmente un campo nuovo.
Le tirai giù gli short con il costume che era sotto in un solo movimento. Mi abbassai e le aprii bene le chiappe e comicniai a leccarla ovunque, davanti e dietro. Un trattamento al quale lei non poteva resistere e che agevolò tirando in fuori il suo fondoschiena. Quando fu cotta a puntino mi alzai la girai e la baciai vigorosamente sulla bocca e lei ormai eccitata rispose alla mia foga con altrettanta passione.
Le dissi deciso: ‘voglio che mi tiri fuori il cazzo’. Lei ubbidì e mentre io le toccavo i seni e i fianchi mi sbottonò i jeans e fece vibrare fuori dal mio costume il cazzo durissimo.
‘Ora leccalo per bene, oggi sei la mia troia’. Ebbi per un attimo il timore di stare esagerando ma il suo sguardo e il suo movimento a scendere verso la mia spada durissima mi rassicurarono definitivamente: le piaceva.
Poggia le mani sulla sua testa e le intimai di toccarsi mentre mi sbocchinava perché, le dissi, era opportuno che la sua fica fosse molto bagnata.
Avrei voluto venirle in bocca ma dovetti staccarla per evitare di perdermi il resto della festicciola’ La presi per mano e la tirai fino in salotto dove la spogliai completamente e la feci mettere alla pecorina, in piedi con le mani appoggiate sul divano.
Avvicinai il mio bel cazzo durissimo alla sua fichetta e feci entrare giusto uno o due centimetri prima di forzare e raggiungere il fondo della sua fica, ben lubrificata ormai.
Lei emise un gemito e io le diedi giusto qualche colpo giusto per far entrare tutto il cazzo dentro e poi la presi di peso con le braccia e mantenendo la penetrazione la feci mettere quasi dritta in piedi e la girai verso il muro dove lei si appoggio con le mani e potei così sbatterla un altro po’.
Lei se la stava godendo e tra un gemito e l’alto mi disse ‘come ce l’hai grosso’. Non volevo sentire altro, si stava eccitando ad essere sbattuta come una troia e così passai alla Fase 2. Approfittando della sua eccitazione la feci mettere a quattro zampe sul tappeto e subito mi ritrovai dietro di lei. Le reinfilai il cazzo e con un dito le stimolavo il buchetto dietro. Lei godeva e basta. Bagnai bene il mio dito e lo inserii nel suo culetto stretto mentre continuavo a sbatterla vigorosamente, con il dito sentivo il mio pistone lavorare dentro di lei. Non fece alcuna resistenza anche se si sentiva che il buchetto non era ‘abituato’ a dilatarsi. Continuai così per un pochino e quando mi sembrò che fosse arrivato il momento sfilai il cazzo dalla sua fica e lo appoggiai sul buchetto preparato dal dito. Ero talmente bagnato dagli umori della sua eccitazione che non serviva altro lubrificante. Lei ebbe un sussulto quando capì che cosa stavo facendo e prima che potesse dirmi qualsiasi cosa diedi una spinta decisa per far entrare la cappella. Rimase ferma un attivo, come interdetta, nel frattempo i muscoli dell’ano le si rilassavano e così potei continuare a stantuffarla nel culo fino ad arrivare ad avercelo tutto dentro e sentire le palle sbatterle sulla fica.
Dopo l’inizio gelido lei si scaldò di nuovo e cominciò ad incitarmi: ‘si sfondami, fammi sentire quel cazzone grosso che hai tutto nel mio culo’, e ben presto sentii le parole magiche ‘oddio’ porcone ribelle’ mi stai facendo godere, sto per venire, eccomiiii”
Non resistetti nemmeno io e le innaffiai il culetto dall’interno con mia massima soddisfazione.
L’orgasmo fu travolgente per entrambi che ci accasciammo sul tappeto e io ringraziai tra me e me il condizionatore di esistere perché nonostante fosse acceso stavo morendo di caldo.
Ci riprendemmo piano piano e smettendo l’attività fisica sentimmo il fresco del condizionatore sulla nostra pelle, lei si avvicino e mi disse: ‘te lo confesso, nessuno mi ha fatto mai avere un orgasmo se non leccandomi o toccandomi il clitoride. Tu oggi mi hai fatto godere come nessuno mai, facendomi provare un orgasmo sconosciuto’.
Mi bacio e si accoccolò vicino a me. Io avevo raggiunto il mio scopo, l’avevo trattata come una troia e ora si stringeva a me tutta felice. Lo rifacemmo e finalmente le venni in bocca: lei venne con la mia lingua, alla ‘vecchia maniera’, ma di nuovo e che questa volta era un bel 69!

Non mi chiamò più, solo qualche anno dopo seppi che mi stava cercando attraverso un amico comune. Non feci nulla per farmi trovare, se voleva doveva essere lei a trovare la convinzione di voler esser ancora mia.

Graditissimi commenti a ppaolap@gmail.com

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