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Racconti Erotici Etero

Sesso in ospedale

By 8 Maggio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Sesso in ospedale

Il mondo degli ospedali, con le fantasticherie del sesso facile tra infermiere, dottori, pazienti, non mi aveva mai interessato,.
Eroticamente parlando, mi sembrava tutto esagerato, poi, ho dovuto ricredermi.
Per motivi familiari, ho passato quattro notti in un ospedale del nord.
Come tutti, pensavo di trascorrere ore interminabili aspettando le luci del mattino, per poi andare a ristorarmi nel mio caldo letto.
Il tempo la notte non passa mai: mi guardo attorno.
In poche ore, conosco quel corridoio come le mie tasche.
Tipico corridoio lungo: luci soffuse, otto stanze, un bagno.
A destra, in fondo, le solite macchinette per caff&egrave e acqua.
In questa notte tormentata, ogni segnale di vita, &egrave ben accetto
Il dolore che si respira tra queste pareti, mi entra dentro e mi deprime.
Ho portato un libro per distrarmi, cerco di entrare dentro la lettura, spero di non sentire i lamenti grevi dei pazienti.
Un rumore inaspettato in questa tarda notte, mi fa alzare lo sguardo
Una bella ragazza sui venticinque anni, percorre veloce il corridoio e s’infila nell’ultima camera, quella più distante dal mio udito.
‘Niente di strano”non conosco cosa vi sia dentro.
Mi immergo di nuovo nella scrittura di Ken follet.
Passano trenta secondi.
Altri passi, altra distrazione.
Questa volta passa un dottore sui quaranta anni.
Un saluto tenue, come il sorriso di circostanza.
Lo guardo mentre si allontana.
La distrazione di un attimo, diventa curiosità, quando, la stessa porta dove &egrave entrata prima l’infermiera, viene aperta velocemente e altrettanto velocemente chiusa.
‘ niente di strano,’ penso: probabilmente c’&egrave una persona che sta molto male e ha bisogno di assistenza.
Provo a tornare sul racconto, ma il tarlo del dubbio s’ insinua piano in me’
‘Non ho percepito rumori di sofferenza provenire da quella stanza nei minuti precedenti all’entrata delle due persone’ vuoi vedere che quelli stanno scopando?’
Mi vengono in mente tutte le dicerie, i racconti, le storie.
La mia curiosità cresce.
Smetto di leggere e acuisco il mio udito.
Niente di strano, di anomalo’silenzio, solo silenzio interrotto da qualche lamento di sofferenza.
‘Troppo silenzio”
Il mio istinto di scrittore semi serio, comincia a serpeggiae, un ticchettio al cuore, i battiti accelerano al pensiero del sesso’
Sono le due del mattino’quella camera in fondo al corridoio, sta velocizzando il mio tempo.
Dieci minuti dopo, vedo uscire il dottore, lo sguardo soddisfatto, capelli spettinati e passo felpato.
Un minuto dopo l’infermiera esce e prende la parte opposta: vedo il suo sedere ancheggiare e sparire dietro l’angolo del dcorridoio.
Sorrido ironico e invidio i due ragazzi.
Sono quasi addormentato.
La stanchezza ha sopraffatto la mia voglia di lettura e la notte &egrave ancora lunga.
Verso le quattro, con mio piacevole stupore, si ripete la situazione.
Cambiano i personaggi, ma gli atteggiamenti sono gli stessi.
Combatto con la mia dignità di rimanere indifferente’ ne esco sconfitto.
Aspetto cinque minuti, poi, con passi felini, mi avvicino alla porta del piacere.
Avvicino l’orecchio, l’appoggio al freddo legno e ascolto.
Il mio respiro sembra un tamburo nella notte.
I gemiti che sento provenire dall’altra parte della porta, sono un colpo improvviso per il mio sesso.
Una reazione spontanea, cresce sotto i miei calzoni, quando sento la voce dell’uomo dire;
– Si’brava’sei una grande pompinara’
Rimango incollato come una mosca in una ragnatela: quella porta diventa il lasciapassare per il piacere.
Il cuore mi batte forte per la paura di essere beccato in quella posizione spionistica, ma il mio desiderio di sentire, carpire, s’ impone.
– Mi fai impazzire’fermati un attimo, voglio scoparti’
Altre frasi rubate, altre sofferenze per il mio cazzo.
Rumori confusi si trasmettono nel mio cervello: la realtà si confonde con i miei desideri.
La logica si allontana e &egrave la mia fantasia entra in quella stanza’
Come un ectoplasma, partecipo all’amplesso: mi vedo nudo , che allargo quelle cosce oscenamente invitanti, il camice bianco slacciato, cade inerte ai suoi fianchi.
Le tipiche calze bianche, sono autoreggenti, piene di libido.
Il suo piccolo slip, bagnato dai suoi umori, e di lato: lascia intravedere le sue labbra piene, lucide e lascive.
Le guardo ipnotizzato, mentre estraggo il mio sesso e lo dirigo verso quel fiore pieno.
Completamente depilata: il monte di venere leggermente alto, &egrave l’ultimo ricordo che mi rimane impresso, poi, appoggio il mio desiderio sulla calda carne e, facilmente entro a cercare il mio piacere’
Immagino le sue mani afferrarsi ai miei capelli, mi sembra di percepire i suoi gemiti di piacere, di soddisfazione, quando le mie palle si scontrano con il suo inguine.
I suoi occhi lucidi, pieni di passione, le sue cosce attorcigliate al mio corpo’ le mie spinte sempre più intense’
Le mani che le afferrano il sedere, il sudore che si mischia, baci intensi sul collo, labbra vogliose che si cercano, le lingue che scambiano i sapori, i capezzoli che sfregano duri contro il mio petto’
I sospiri aumentano’
– Scusi’ha bisogno di qualcosa?
Una vecchia infermiera,mi riporta alla reale tristezza di quel posto, ultimo albergo di molti disperati.
L’eccitamento si attenua e ben presto sparisce.
– In realtà cerco qualcosa’ma non credo che lei possa darmelo’
Mesto torno sulla mia sedia a fare il mio turno di notte.
Apro il libro e a occhi chiusi, torno dentro quella stanza segreta, a finire il mio amplesso’

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