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Sguardo imbronciato

By 3 Gennaio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Simone era seduto nel suo ufficio come ogni giorno. Avrebbe dovuto lavorare ma non riusciva a smettere di pensare ad Elisa, la sua giovane segretaria. Quando la aveva assunta lo aveva fatto quasi per sfida verso il suo socio che gli aveva indicato la ragazza come troppo giovane, sostenendo che sarebbe scappata dopo poco tempo. I ritmi dell’ufficio erano infatti veramente molto intensi ed il lavoro straordinario era la regola, motivo per cui i Simone ed Elisa si trovavano spesso a condividere cene improvvisate in ufficio. Di lei, una ragazza minuta sul metro e sessanta, ammirava la dedizione e l’impegno con cui appena arrivata si era lanciata sul lavoro volendo dimostrare quanto valesse. Mora, con grandi occhi verdi ed una piccola bocca carnosa, nel suo aspetto c’era qualcosa di contradditorio, che lo attraeva irresistibilmente, una dolcezza che poteva mutare rapidamente in sensualità sconvolgente, come quando gli portava un contratto da revisionare e, scoprendosi in torto per qualche dimenticanza lo osservava con lo sguardo di una bambina indispettita, per poi rimettersi a lavoro con professionalità.
Tra loro in ogni caso non era mai accaduto nulla, Simone aveva una forte etica del lavoro e non avrebbe mai pensato di approfittare della sua collaboratrice. Quanto ad Elisa poi, appariva troppo educata e professionale per lanciarsi in un avventura sul lavoro.
Era Venerdì sera ed ancora una volta i due avevano fatto tardi in ufficio, Elisa entrando nello studio di Simone propose di chiamare una vicina rosticceria per ordinare del cibo da asporto per la terza sera di fila. Sinceramente stanco per la dura settimana Simone decise di farle una proposta diversa, e la invitò ad andare a cena insieme in un ristorante poco distante. Sulle prime Elisa sembrò dubbiosa ma poi accettò.
Arrivati al ristorante Simone si rese conto che non riusciva a smettere di pensare a lei come ad una sua dipendente, così – anche per farla uscire da un certo imbarazzo per la situazione – aveva ordinato anche per lei, avendo imparato ormai a conoscerne i gusti. Alla fine della cena al momento del conto per lui era stato naturale pagare per entrambi ma nel farlo aveva detto una frase ‘…la tua compagnia non ha prezzo…’ che, come una rivelazione, cambiò il corso della serata. Con quella frase fu come se avesse rotto una barriera invisibile che li aveva tenuti a freno fino a quel momento. Immediatamente tutto gli sembrò acquisire un diverso significato: il modo in cui lei era vestita, seduta a tavola, aver ordinato per lei gli fece percepire di avere un forte ascendente sulla ragazza anche al di fuori dell’ambiente lavorativo.
Gli occhi gli caddero sui polsini della camicetta di Elisa, sporchi di penna, e senza riuscire a fermarsi le disse: ‘Elisa, sono molto soddisfatto del modo in cui lavori per me, ma devo dirti che non posso dire altrettanto della tua immagine a lavoro, che &egrave decisamente trasandata, senza contare quanto sei disordinata’. Per Elisa fu un vero shock, sapeva di non aver dedicato particolare cura al modo in cui si era vestita quella mattina, anche se in genere i suoi tailleur erano impeccabili. Quel Venerdì a dire il vero aveva scelto vestiti meno appariscenti volutamente, era curiosa di sapere se Simone se ne sarebbe accorto ed ora si rendeva conto di non sapere bene per quale vero motivo lo avesse fatto e che, inoltre, lui se ne era davvero accorto, facendola sentire in imbarazzo; cosa che lui sembrava per altro aver già percepito. Ma al di là di questo non si sentiva affatto disordinata, o almeno non più di altri giorni.
Lei si difese: ‘ non mi sembra, sono sempre in ordine ed anche oggi il mio tailleur, anche se non &egrave immacolato…’ lui la interruppe bruscamente, dicendole che la cena era finita e di seguirlo.
Usciti fuori la condusse nuovamente in ufficio e quindi alla sua postazione. Mentre si avvicinavano Elisa mostrava di nuovo la sua faccia imbronciata, stava di nuovo sfidando la sua autorità e l’evidenza, lo stava seguendo per dimostrare che la postazione era in perfetto ordine, così come lo era lei.
Arrivati nello studio lei mostrò la sua postazione, certa che fosse tutto in ordine, ma improvvisamente si rese conto che non era proprio come ricordava: carte ovunque, il pc dimenticato acceso, documenti riservati lasciati alla portata di altri. Di fronte a quell’evidenza la sua scelta fu comunque quella di negare cosa che face infuriare Simone. Arrivò a dire a Simone di trovare solo un altra cosa fuori posto ed allora gli avrebbe dato ragione. Fu allora che superarono l’ultima barriera, quella del contatto fisico: Simone le prese un polso tra le mani, senza fare forza e lentamente le aprì il bottone del polsino della camicetta, sfiorandole la pelle. Prima ancora che lui avesse finito di slacciare il bottone per mostrare il polsino lei aveva ritratto la mano, come per provare a nascondere l’evidenza. Lui allora la girò di spalle e con un leggero movimento la portò con i gomiti sul tavolo della scrivania e le disse: ‘guarda la mia scrivania nello studio, so che la puoi vedere, qui sei nel mio edificio, nel mio studio e dovunque ti volgerai io potrò vederti. Smettila di fare la ragazzina e di stare imbronciata o dovrò comportarmi di conseguenza’.
Lei di contro, per un ultima volta gli si rivolse dicendo che la camicetta era pulita e che..poi sentì un forte calore sul sedere e capì che Simone le aveva appena sferrato una sonora sculacciata.. Si sentì avvampare e desiderò che lui la toccasse ma per tutta risposta venne investita da una seconda sculacciata, che le apparì più forte della prima, non fosse altro che per essere nuovamente percossa nello stesso punto. Fece per ruotare su stessa per vederlo in faccia, ma lui la fece bloccare facendole scivolando nei suoi pantaloni e catturandole nel palmo della grande mano tutto il suo piacere. Lei slacciò i suoi stessi pantaloni lasciandoli scivolare sulle gambe, mentre lui aveva già iniziata a penetrarla, volgarmente, con due dita della mano mentre con l’altra le aveva scoperto il collo dai capelli per accompagnarle gentilmente il corpo verso il tavolo, guidandone i movimenti, premendo e tirandola a s&egrave e lontano da s&egrave. In breve lei si lasciò completamente guidare da Simone, come un giunco dalla corrente, fino a distendersi con il busto sul freddo tavolo, sulle carte e penne in disordine, sulla tastiera del pc acceso.
Lui smise di penetrarla con le dita, lei sentì vicino il suono della pesante fibbia della cintura di Simone cadere sul pavimento e poco dopo lo sentì farsi spazio tra le sue gambe fino a penetrarla. Non avrebbe mai creduto che a letto Simone, che era così pacato sul lavoro, potesse essere così determinato, ma l’autorevolezza con cui l’aveva fatta distendere, quella la conosceva bene. Lo sentì scoparla con forza, poi il pensiero le andò al fatto che in quella posizione lui poteva vederla completamente, al suo culetto nudo: lui sembrò percepire i suoi pensieri e le disse ‘ ti ho un fatto il culetto tutto rosso’: un attimo dopo lei si sentì venire, non poteva credere a quello che avevano fatto.
Simone uscì dal suo caldo corpo e le venne sulla schiena della camicetta. Elisa si voltò guardandolo con il suo sguardo imbronciato. E continua a farlo ancora oggi.

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