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Racconti Erotici Etero

Should i stay or should i go?

By 10 Novembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Storia divertente, tenera , ed istruttiva per i giovani.
Storia di sesso e d’amore, come sempre.

Lei non mi aspetta. Lei vive in un’altra città.
‘Non vengo non posso venire stanotte.’
‘e daiii’
Sono un po’ incazzato, sono un po’ geloso. Lei ha un altro.
Quindi, non vado.
Ho deciso.
Eh, quando &egrave troppo &egrave troppo!.
Cio&egrave, cazzo , anche io ho una mia dignità. E’ una questione di amor proprio.
O no?
Eh.
Cazzo.
Prendo la macchina. Faccio 50 km e la chiamo. Sto arrivando.
‘sono a cena con i miei amici’
‘Arrivo tra un’ora, dove ti raggiungo?’
‘vieni a casa, finiamo di mangiare, e torno’
Viaggio. Guardo il panorama intorno, supero le macchine. Attacco la radio.
Immagini di sesso nella mia testa.
Il cazzo diventa duro.
‘calmo bello..aspetta..gli dico’.
Colpo di culo. La radio manda ‘Should I Stay Or Should I Go?’.
Ed io attacco:
‘DARLING YOU GOTTA LET ME KNOW
Turu turu turu tu!
SHOULD I STAY OR SHOULD I GO?
Turu turu turu tu!’
(fondamentale in questi casi fare pure turu turu turu tu, con voce un po’ roca)
Should I stay or should I go now?
Should I stay or should I go now?
Che rincoglionito!

La macchina vola sulla strada, scorre liscia.
Arrivo, cerco la casa. Parcheggio
Lei mi apre, bella come sempre.
‘sei venuto.’
‘si’
‘hai fatto 200 km per vedermi’
‘si’
Senso di dolcezza, senso di tenerezza si spande.
Lei &egrave mora, ha degli occhi lunghi, a mandorla, mediorientali.
Non &egrave alta, ma &egrave perfettamente proporzionata, Salvo il seno, grande e sodo (ed &egrave un bene che non sia proporzionato). La bocca &egrave carnosa, sembra sempre un po’ umida, eccitante.

Stappiamo un vino rosso (avrei preferito una birra, però).
Inizio a scherzare:
‘Ti immagini, sarebbe molto divertente ora, se tu non me la dessi’
‘non ci penso proprio’,risponde lei.
‘Si, ma tu pensa che divertimento. Io parto arrivo qui, e tu mi dici, non mi va, stasera non ho voglia’
‘ma io ho voglia’
‘lo so, lo so’pensa che ridere però’
‘Oh’..se vuoi non te la do’
‘no’ no scherzavo!’
(questa parte rileggendola mostra che coglione io sia, quindi volevo cancellarla, ma mi sono detto: verità)
C’&egrave tenerezza.
Ci abbracciamo, abbiamo sempre fatto l’amore in modo forte, duro.
Quella sera abbiamo voglia di una congiunzione più profonda e tenera.
Ci baciamo.
‘andiamo a letto’
‘si’
Entro dentro di lei.
Mi muovo lentamente.
Io sopra, lei sotto. La guardo, lei mi guarda. Eccitazione mista a tenerezza.
‘ciao’
‘sei qui’
‘sono qui’
Bacio morbido. Liquido.
Cazzo dentro fisso ad arpionarla.
Figa sciolta.
E’ totalmente depilata (non che la cosa mi faccia vibrare, ma &egrave lei)
Affondo con ritmo costante.

Adesso il momento divertente.
Qualcosa da lontano ci chiama (no.. non &egrave il cellulare)
La nostra voglia di sesso duro.
Ma come, abbiamo scelto un registro morbido’no non si può’stavolta &egrave sesso morbido.
Eppure la voce ci chiama. Non chiama solo me..chiama soprattutto lei.
‘SCOPA’dice la voce.
Siamo in imbarazzo. Non &egrave bello, non &egrave facile mentre ti muovi morbido, lento e sereno, cambiare tono.
E’ fuori luogo.
Ma lei lo vuole.
E poi’ così non riesce a venire.
Io lo so.. lo capisco(e il tempo che passa me ne dà la conferma)
Vuole la botta al cervello.
‘senti’ le dico
‘si’
‘ti va di scopare sul serio?’
‘SIIIIHHIIIGGHHH’
Un urlo roco.
Ridiamo.
Ridiamo veramente, non scherzo.
‘ALLORA ADESSO TI SCOPO ?’
‘SI! SCOPAMI ‘ SCOPAMI – SCOPAMI’
Poi fa una cosa che sveglia l’Ombra:
prende due dita ed inizia a succhiarsele.
Quelle due dita ..in quella bocca ‘ e quelle labbra.
Mi parte la testa. Ho voglia, urgente, di ficcarglielo in bocca.
Esco.
Salto in ginocchio, con la sua testa tra le mie cosce. Glielo ficco in bocca , di forza.
La testa sul lenzuolo, il mio cazzo in bocca, sulle guance, sulla fronte premuto.
Poi scendo, le metto due dita in figa, e con uno cerco il punto G.
Lo sento, rugosetto. So che lei ce l’ha sensibile.
E lei manda liquido, che scorre fuori.
Le acchiappo con la bocca il clitoride e lo succhio forte.
‘ah’ mi dice ‘no ‘così ..no’
Errore. Capita.
Sono di nuovo dentro.
L’ho rivoltata e la prendo da dietro.
Ci siamo scossi. Un’energia erotica potente si &egrave svegliata.
Nulla più ci argina.
Lei ‘mi piace sentire le tue palle che mi colpiscono il culo, mi piace sentire i peli sulle chiappe’
Ed io ‘mi piace sentire le tue chiappe burrose e lo schiocco che fanno quando ti colpisco’
‘colpiscimi’
‘che vuoi?’
‘colpiscimi’
‘che vuoi?’
‘voglio il tuo cahhh’
Voce dura.
‘Voglio il tuo?’
‘il tuo CAZZO’
‘che vuoi da me?’
‘scopami’
‘Più forte, facciamolo sentire ai vicini, svegliamoli dal loro torpore, insegnamogli qualcosa, stasera’
‘lo voglio!’
‘ho detto più forte, voglio che lo urli!’
‘SCOPAMI!’
‘Più FORTE!’
‘SCOPAMI, SCOPAMI!’
Ed altre parole, ed altri urli ed altre dolci richieste.
Mi tiro fuori.
Lei &egrave davanti a me, la sua schiena &egrave davanti a me.
‘Dove lo vuoi?’
‘dove vuoi tu.’
‘lo vuoi nel culo?’
‘se vuoi’ fammi quello che vuoi’
Voce dolce e tremante.
Mi basta. Nel culo non mi va. E a lei, in realtà, non va.
E’ ora di partire per la sfuriata finale.
E arriviamo dove vogliamo. In alto.

E’ stato bello. Molto.
Ma non &egrave il punto d’arrivo.
Le parole forti, non sono sempre un lasciarsi andare completo.
Possono essere un mezzo per cercarlo, ma il percorso &egrave lungo, e richiede tempo, e più volte.
Restiamo a chiacchierare per ore, abbracciati. Ed io teorizzo, e sparo cazzate, e lei mi ascolta, e mi guarda.
Lo sguardo limpido e assorto.
Glielo rimetto dentro per qualche minuto, così , in amicizia, per risentire quelle pareti morbide intorno a me. Lei sopra, io sotto. Flessuosa si muove.
E poi dormiamo.

Drinnnn

La mattina ve la devo raccontare.
Esco, compro i cornetti, faccio il caff&egrave. Devo andare a lavorare.
Ma , paraculo, ho messo la sveglia alle 7.
Devo uscire alle otto e mezzo.
Eh si’., già dalla sera pianificavo un bis.
Colazione fatta, mi siedo sul divano, con fare un po’ strafottente, a gambe larghe.
‘Ho voglia di sentire la tua bocca’
‘dove?’
‘secondo te?’
E’ raro che io abbia questo approccio, ma in allegria tutto &egrave concesso.
Ma non sono allegro, sono proprio eccitato. Voglio, ebbene si, voglio proprio che lei me lo succhi.
Mi &egrave rimasta dalla notte. Da quelle dita in bocca.
Lei , con il sapore del caff&egrave, e il rincoglionimento mattutino, in realtà, secondo me, non ne ha voglia.
Ma lo fa. Sono piccoli segni d’amore , che restano.
Lo fa molto, peraltro, molto bene.
Sa tutto. Sa quello che mi piace, ne avevamo parlato, ed avevamo parlato anche della storia delle facce da pompino (vedi, dello stesso autore-che sarei io- ‘scopare &egrave facile 2′).
Non vi racconto altro, anche se molto ci sarebbe da dire su quegli splendidi occhi a mandorla piantati nei miei, mentre mi lecca con la punta della lingua il filetto che vive dietro la cappella.
Ma voglio sbrigarmi, per arrivare ad un momento magico che c’&egrave stato dopo.
Dopo un po’, la tiro su. Sale a cavalcioni su di me. Facciamo l’amore, viene, mentre le tocco il clitoride.
A questo punto la sposto.
La faccio scendere, tiro via un cuscino dal divano e lo metto per terra.
La faccio inginocchiare su quel cuscino, petto e tette appoggiati sul divano, nel punto dove prima c’era il cuscino (quanti dettagli: stringi).
La stanza &egrave inondata di luce mattutina, dalle grandi finestre (insisti?).
Vedo ogni dettaglio, della sua schiena, della sua figa, delle sue grandi labbra.
Qualche peletto, riluceva.
Sono in uno stato di recettività assoluta. Quando senti il mondo intorno a te. La realtà non &egrave più distante, &egrave tua. E percepisci i singoli oggetti, distintamente.
Sono eccitato.
Stavi scopando, grazie, direte.
Ma &egrave un eccitazione totale, assoluta, che mi riempie ogni fibra (che parole!..eh ‘il classico..)
Un’eccitazione calma.
E le dico ‘ora faccio come voglio io, tu stai ferma. Mi muovo io, al mio ritmo’
Il mio ritmo &egrave LENTO.
Mi godo ogni più piccolo movimento.
Mi soffermo a guardare il cazzo che entra ed esce.
La cappella, ben illuminata dalla luce del sole, si fa strada tra le labbra della fica. La vedo fuori, poi poco dentro, poi sparisce in fondo. Lo pianto in fondo, e ce lo tengo.
Ma faccio solo quello che mi va. Do qualche colpo forte, poi ricomincio lentamente (le donne odiano soprattutto i cambio di ritmo).
Piano piano sento che sale. Una tensione mi afferra l’inguine.
Il seme corre verso l’uscita. Come un rumore interiore di eruzione.
E vengo, vengo, vengo.
Vengo, appoggiato il cazzo tra le sue chiappe, la cappella infilata tra di loro, a formare un laghetto di seme. Bianco nella luce del giorno.

DARLING YOU GOTTA LET ME KNOW
Turu turu turu tu!
SHOULD I STAY OR SHOULD I GO?
Turu turu turu tu!

Mentre vado al lavoro, mi arriva un sms. Mi scrive che &egrave venuta, potentemente, mentre io venivo. Una seconda volte, molto più forte di tutte le altre prima. Un fiume in piena , lo definisce. Ed &egrave venuta, QUANDO IO SONO USCITO.
Chissà perché non me lo ha detto subito, durante le coccole che sono seguite.
Le donne sono strane. Quasi come noi.

Ombra-rossa@hotmail.it

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