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Racconti 69Racconti Erotici Etero

Simona 1 Storie di una giovane sposa

By 17 Marzo 2014Febbraio 9th, 2020No Comments

Simona””””””””””””””””””””””
””””””””””””””””””””””’ Storie dii una giovane sposa

Non avrei dovuto sposarmi.
Questa, &egrave la verità
Troppo libera mentalmente per restare segregata in casa con i miei.
Troppo libera per stare sola con un uomo da sposata.
Ci ho provato.
Mi chiamo Simona, ventinove anni, mora, capelli a caschetto, corpo normale,”
mentalità da libertina.
Non mi sento una puttana o una troia come direbbero i maschietti.
Mi sento la voglia di divorare la vita e a letto sono una passionaria che da’
tutto e pretende tutto.
A venti sei anni ho avuto un figlio di nome Mattia.
Lui, mio marito, &egrave una povera vittima dei miei ‘tiramenti di culo’.
Mi ama alla follia, &egrave questa, &egrave la sua condanna.
Troppo irruenta dentro per vivere pacificamente una vita coniugale.
Troppo emozionale per non attirare gli uomini, prima e dopo il matrimonio.
Mio marito, &egrave stato il mio fidanzato ufficiale, ma, non il primo uomo.
Partiamo dall’inizio,
Ero giovane
Facevo i bacini e l piccoli giochi erotici con il mio futuro marito dentro il’
portone di casa, era l’unico posto al coperto che conoscevamo dove potere stare’
un poco tranquilli.
Abitavo al secondo piano.
Sopra di noi, c’era un signore sui quaranta anni, scapolo.
Spesso e volentieri lo vedevo passare con ragazze diverse.
Immaginavo chissà quali storie nella sua camere e spesso, mi masturbavo’
pensando non tanto a lui, ma, al tipo di amplesso che immaginavo facesse in’
quel momento.
Un paio di volte, avevo anche sentito dei rumori chiari su quello che stava’
succedendo sopra!
Un giorno’ di pioggia ci incontrammo in ascensore,eravamo in quattro io, Piero
( fidanzato e poi marito) e Sonia ( la mia più cara amica)e ovviamente, lui!
L’ascensore, era uno di quelli stretti e lugubri dove quattro persone, erano’
già una esagerazione.
Ricordo ancora bene come ero vestita.
Una gonna scozzese e un maglioncino sopra, slip normalissimi e un paio di’
scarpe da ginnastica.
Entrammo insieme, appena chiusa la porta, una mano si appoggiò al mio sedere’
palpandolo e poi, veloce andò sotto la gonna a accarezzare le natiche.
Fu un azione veloce e terribilmente eccitante.
Dietro di me, c’era il signore del terzo piano, non fu difficile capire chi’
fosse stato.
Non mi mossi, lo lascia fare.
Lo sguardo che mi diede quando uscì, lo porto ancora dentro.
Credo che la mia prima scopata vera, fu in quell’attimo.
Rimasi per tutto il giorno con quella sensazione sensuale addosso.
La notte dovetti masturbarmi un paio di volte per lenire il mio desiderio’
sessuale inappagato.
Due giorni dopo’ ci ritrovammo, questa volta da soli.
Io, estremamente eccitata mentalmente per quella situazione nuova.
Lui, assolutamente tranquillo.
Spinsi il bottone del secondo piano, lui, spinse la mano sul mio pube da sopra’
i calzoni di jeans che portavo quel giorno.
Cominciò a muoverla deciso per tutti i due piani senza mai staccare lo sguardo’
dal mio.
Non disse una parola, agì e basta.
All’apertura della porta, feci fatica a camminare, ero un lago in piena.
Lui, staccò la mano e mi fece uscire accarezzandomi il sedere con passione.
Per una settimana non feci altro che pensare a quell’incontro e, per una’
settimana, venni di nascosto sotto le coperte del mio letto e nella doccia.
Quel momento di pochi secondi, mi tormentava.
Una settimana dopo, lo vidi che chiudeva la porta dell’ascensore.
Quando mi vide arrivare trafelata, bloccò la salita dell’ascensore, mi guardò’
ancora con quel suo sguardo famelico;
– Devo aspettare?
Sapevo cosa voleva dire la mia risposta.
– Si…
Mi fece entrare e spinse il tre.
Io, non feci altrettanto con il due.
Poggiò di nuovo la mano aperta sul mio inguine, mi eccitai subito, il fiato’
divenne corposo e instabile, si vedeva chiaramente dal mio seno che ballava’
troppo velocemente, il mio stato di agitazione.
Apri e si diresse verso la sua porta con le chiavi in mano.
Non mi chiese niente.
Girò la chiave e mi guardò.
Aprì la sua porta, mentre, io uscivo dalla mia entrando velocemente oltre la’
sua.
Ansimavo per l’emozione.
Quando la chiuse, io, mi aprii.
Mi accarezzò il viso, i capelli, poi scese, toccò per la prima volta i seni(‘
portavo una terza e andavo fiera delle mie tette) e non si fermò.
Scese piano sui fianchi e ancora più giù.
Avevo ancora la gonna scozzese, mi piaceva molto e andava di moda, quando le’
mani andarono sotto tirandola su, dovetti appoggiarmi a lui per non cadere, ero’
visibilmente scossa da quello che stava succedendo
Ero inebriata e curiosa.
La mano si pose sopra lo slip umido dai miei umori e accarezzò il pube, poi,’
un dito lo spostò lateralmente e qualcosa di duro e piccolo si intrufolò nel’
mio stretto fiore facendomi gemere per la paura dello sconosciuto.
Due tocchi veloci un gemito sospirato e lui che usciva e mi faceva leva sulle’
spalle facendomi inginocchiare davanti a lui.
Tremavo per l’emozione.
Non aveva mai visto un cazzo dal vero.
Mille racconti con le amiche, false storie di esperienze.
Aspettavo senza muovermi, ero completamente paralizzata dalla situazione.
Lui, si slacciò la cintura, aprì il bottone dei calzoni classici e tirò giù la’
cerniera.
Guardai i calzoni scivolare e adagiarsi al pavimento.
Subito dopo, le sue mani abbassavano un paio di mutande nere mettendo in’
mostra un sesso di dimensioni che oggi posso dire normali, mentre, in quel’
momento, mi sembrava la cosa più mostruosa e grossa che avessi mai visto!
Non sapevo che fare, ricordo che cominciai a sudare.
Lui, invece, aveva le idee chiare.
Avvicinò la carne rugosa, piena di vene, alle mie labbra, lo guardavo imbarazzata,’
notai il colore violaceo con sfumature rosee, vidi il piccolo foro bagnato e la’
pelle tirata indietro sul glande,
– Apri…
Mi sembrò la cosa più erotica del mondo aprire le labbra e riceverlo dentro la’
bocca.
Rimasi ferma, respiravo a fatica e inalavo il suo odore di maschio.
– Muoviti avanti e indietro, pensa a un lecca lecca o a un gelato, tira fuori’
lo stesso piacere…
Chiusi gli occhi e lo feci.
Mi piaceva!
Ero entusiasta di quello che stavo facendo!
E i suoi complimenti mi eccitarono ancora di più.
Quando poco dopo venne copiosamente in me, ebbi un attimo di smarrimento, lui,’
non disse niente, Io, lasciai che il mio istinto facesse quello che sentivo di’
fare.
Assaggiai il nettare bianco, ne provai la consistenza e il sapore acre.
Fu l’unica volta che non ingurgitai completamente lo sperma di un uomo.
Dopo quella volta, l’ho sempre voluto tutto dentro me per il mio piacere.
Fu una esperienza esplosiva per la mia sessualità, mi misi una mano tra le’
cosce e mi toccai.
Venni davanti a lui senza vergogna, rimanendo inginocchiata ai suoi piedi, con’
il cazzo che si rimpiccioliva velocemente nella bocca,
Le sue mani sulla testa ad accarezzarmi;
Mi parlò;
– Lo sapevo che avevi una bocca fatta apposta per fare pompini, hai quel tipo’
di labbra carnose che sono fatte apposte per il cazzo. Devi solo imparare a’
farli bene,ma, per questo, abbiamo tempo.
Poi, scese ad accarezzarmi la vagina fradicia di umori e subito dopo toccò’
lascivamente il sedere, infine uscì e torno sui seni, poi, salì ancora’
mettendomi due dita in bocca bagnate dai miei stessi piaceri;
-Abbiamo molto tempo’ e tu hai tanto da imparare…

Quel pompino fu il primo di una lunga serie.
Quasi tutti i giorni trovava il modo per farmelo fare e io, imparavo in’
fretta.
Amavo sentirlo tra le labbra, seguivo i suoi consigli e miglioravo le mie’
performance.
A lui piaceva un casino, diceva che ero troppo giovane per fare sesso’
completo, poi, venne il giorno che cambiò idea.
Era un giorno primaverile, mia madre, era andata fuori con amici, aveva detto’
che avrebbe mangiato con loro in una trattoria e quindi, avrebbe fatto tardi.
Mio padre tornava a casa solo a fine settimana..
Mio fratello Massimo, di sei anni anni più grande, stava preparando un esame’
fuori città con la sua nuova fidanzata.
Avevo molte ore libere.
Trovai una scusa con il mio fidanzato e mi tenni libera per lui.
Andai a suonare al suo campanello, venne ad aprirmi in vestaglia.
Quando gli dissi che avevo un sacco di tempo libero, lui, si slacciò la’
vestaglia mettendo in mostra il suo sesso già rigido e mi fece cenno di fare’
quello che sapevo fare…
Smisi di parlare, andai a prenderlo tra le mani, accarezzai le palle come mi’
aveva insegnato, allargai le labbra e lo portai in paradiso.
Era il giorno di San Giuseppe, il diciotto marzo.’
Era appena venuto nella mia bocca.
Si sdraiò sul divano.
Mi guardò languidamente, fece un respiro profondo, come di chi ha preso una’
decisione importante:
– Masturbati!
Un ordine secco perentorio, che non ammetteva repliche.
Feci per mettermi a sedere su una sedia;
– No, rimani in piedi, levati gli slip, alzati la gonna e fallo!
Non mi vergognavo di lui.’
Anzi, ogni sua richiesta, era eccitamento puro per i miei desideri.
Feci quello che mi aveva chiesto, divaricai in modo adeguato le gambe’ e piano’
cominciai a toccare le mie intimità facendo crescere il mio piacere.
Lui, prese una sigaretta e se l’accese: fumò con calma.
Guadavo quella sigaretta sempre più corta, la punta che ogni tanto diventava’
rossa e guardavo il suo cazzo che stava tornando in vita.
Tenevo gli occhi aperti con difficoltà, mi aveva chiesto di guardarlo per’
tutto il tempo della masturbazione.
Le spinte delle mie dita divennero più decise, stringevo le cosce per sentire’
il mio corpo partecipare, i sospiri aumentavano, ero molto vicina al mio’
orgasmo;
– Vieni qui…
Mi spostai verso di lui a fatica, ero molto avanti con il mio piacere e non’
volevo fermarmi proprio in quel momento
Arrivata a dieci centimetri da lui, strinse le cosce e mi fece salire sopra.
Ricordo che tremavo come una foglia al vento, ero conscia di quello che stava’
per succedere e io l’avevo desiderato per tanti giorni, sentivo la clitoride’
gonfia e una voglia pazzesca di quel cazzo.
Mi fece posizionare, lo appoggiò alla vagina, ero tutta un lago.
Ero pronta mentalmente quando mi sverginò.
Anche in quel momento non disse niente.
Mi mise le mani sulle spalle e spinse deciso a deflorarmi.
Un piccolo grido di dolore, un senso di pieno, una difficoltà iniziale nei’
movimenti, poi, libertà assoluta.
Mise le mani sul divano e spinse indietro la testa alzando il bacino a’
strofinarsi con il mio.
Mi guardò come piaceva a lui, per tutto il tempo scrutò i miei occhi.
Mi sentivo scopata due volte contemporaneamente, nella fica e nella testa.
Cominciai a trovare il ritmo.
Ebbi il mio primo orgasmo fisico con un cazzo piantato tra le mie grandi’
labbra.
Fu sconvolgente.
Quasi svenni per l’intensità.
Mi abbracciai a lui e lo coprii di parole dolcissime, ero follemente persa per’
quell’uomo.
Quel pomeriggio, venni tre volte.
La terza volta, dopo due ore di giochi e insegnamenti, mi fece mettere a’
carponi sul suo divano, era la prima volta che mi stava dietro, io, tenevo la’
testa girata per guardare ogni suo movimento, mi nutrivo dei suoi spostamenti e’
dei suoi insegnamenti.
Lui, mi stava accarezzando il sedere;
– Sei una spettacolo Simona, farai morire un sacco di ragazzi con questo’
corpo, ti piace fare sesso e lo dimostri ampiamente, troverai dei ragazzi che’
impazziranno per te…
Mi accarezzò il perineo e sfiorò le grandi labbra, scese a poggiare il glande’
e piano lo spinse dentro.
Era la prima volta che venivo presa in quel modo.
Al contrario di lui, che manteneva un ritmo tranquillo e pacato, io, scattavo’
e contraevo cercando di assimilare il meglio di quel sesso, lo portavo nelle’
parti più erogene apprezzando la consistenza.
Durai poco e venni urlando il mio piacere.
Lui, continuò a scoparmi per altri dieci minuti, ero tutta un fuoco e mi’
bruciava dentro.
Quando sentì che stava per venire, fece quello che gli piaceva di più, mi fece’
girare e me lo mise in bocca scaldandomi con il suo nettare bianco il palato,’
la gola, lo stomaco.
Fu stupendo stare con lui quel giorno.
Mi sentivo come a una scuola del sesso e lui, si comportava come un maestro’
perfetto.
Dopo quel giorno i rapporti si intercalarono. Lui, preferiva sempre venire’
nella mia bocca e lo faceva spesso, io amavo sentirlo dentro che mi scaldava e’
riempiva l’utero.
Chi traeva guadagno da questa situazione, era anche il mio fidanzato, che era’
un imbranato completo nel sesso.
Io, ogni tanto gli alzavo l’asticella facendogli prendere delle iniziative,’
lasciandogli credere che fosse tutto merito suo.
Tutto procedeva a meraviglia.
Poi, venne il giorno del mio diciottesimo compleanno!
Il mio maestro, mi chiese di tenermi libera per il pomeriggio che voleva darmi’
il suo regalo personale.
Lo feci con piacere.
Nel sesso, stavo crescendo bene, a sua detta, facevo dei pompini con l’ingoio’
che neanche donne mature con grossa esperienza riuscivano a fare.
La verità, era molto più semplice!
Mi piaceva farli!
Era un senso di potere incredibile.
Scoprii il mio regalo qualche ora dopo.
Quando scartocciai il pacco, ebbi un attimo d’incredulità, poi, scoppiai a’
ridere di gusto.
Mi aveva regalato un dildo.
Un cazzo di plastica identico a uno vero.
Solo di una dimensione leggermente più grossa del suo con una ventosa per’
attaccarlo al pavimento o a superfici rigide.
Lui, fino a quel momento, era l’unico che aveva avuto accesso al mio corpo.
Mi chiese di scoparmi’ con il dildo davanti a lui.
Ero eccitatissima.
Non lo feci attendere.
Lo posizionai per terra, mi misi in ginocchio guardando lui e lo presi in’
bocca come un cazzo vero.
Non staccavo gli occhi dai suoi e mettevo tutta l’esperienza accumulata in’
quei mesi.
A ogni succhiata lasciva, dimenavo i fianchi sinuosamente.
Andai avanti per diversi minuti.
Ero pronta a impalarmi sul cazzo di plastica per lui.
Ero fradicia dei miei umori, il suo sguardo diventava sempre più intenso
Si alzò e si portò dietro di me.
Alzò la gonna.
Spostò lo slip umido e mi prese violentemente facendomi gemere sul cazzo di’
plastica per l’intrusione violenta.
Erano gemiti di piacere;
– Continua a succhiare il cazzo! ‘Troia’
Era la prima volta che mi diceva qualcosa di osceno, lo trovai stimolante e’
arrapante.
Continuavo a dimenare i fianchi e a stringere con i muscoli il suo sesso’
facendolo sospirare di piacere.
Poi, accadde quello che in quel momento non mi aspettavo.
Lui, uscì veloce e cambiò pertugio.
Mi prese i fianchi, si posizionò e entrò deciso e secco.
Il mio urlo di dolore unito a quello di sorpresa, si spensero sul dildo.
– Questo, &egrave l’altro mio regalo per il tuo compleanno…
Mi fece gemere per interminabili istanti.
Continuai a provare dolore per tutto il periodo della sodomizzazione, ma, non’
lascia mai il cazzo finto e continuai a leccarlo e succhiarlo come mi aveva’
chiesta.
Quando i primi fiotti caldi arrivarono dentro di me scaldandomi l’intestino,’
sentii le sue parole sussurrate;
– Buon compleanno bambina…Benvenuta nel mondo degli adulti…
Le lacrime di dolore, erano cessate, mi sentivo completamente sua e ero felice’
che lui fosse stato il primo anche un quello stretto bocciolo.
Solo col tempo, crescendo, ho capito quanto il mio culo fosse desiderato e’
cercato dai miei uomini, ma, questa, &egrave un altra storia…

Diciotto anni, mi sentivo pronta per il mondo.
Mi sentivo come un bozzolo diventata farfalla.
Era ora di allargare i miei orizzonti sessuali, ne sentiva la necessità,’
quello che il mio maestro mi dava, era esperienza pura, io volevo il sesso che’
ti fa svenire dal piacere.
Con le amiche, crescendo, erano cresciute anche le esperienze e alcune mi’
avevano stuzzicato notevolmente.
Avevo voglia di novità, di andare oltre l’ostacolo e superare le barriere dei’
tabù.
La mia prima esperienza omosessuale, fu Daniela!
Al liceo, la scuola non andava bene, avevo troppe distrazioni fuori dai libri!
Daniela, era come me,una ribelle scapestrata con il mio stesso ardire sul’
sesso.
Le nostre discussioni, erano sempre molto accese e scurrili.
Ci trovavamo spesso in birreria la sera e io, spesso il pomeriggio, avevo’
fatto il mio bel pompino quotidiano!
Discussione sul mondo degli uomini.
Discussioni sul mondo delle donne.
Discussioni di noi!
Una sera, dopo qualche birra di troppo, ci trovammo a casa sua per continuare’
la guerra delle parole.
Normalmente, la trovavo carina e intelligente, quella sera, la trovai anche’
sexy con quella sua tuta aderente.
Le gambe aperte e il tessuto tirato, si vedeva chiaramente lo spacco e le’
grandi labbra gonfie.
Mi ero eccitata!
Stranamente pensai a lei in modo diverso.
Mi sentivo bagnata tra le cosce.
Lei, mi guardò con uno sguardo lussurioso, smise di bere la birra, l’appoggiò’
sul tavolo della sala.
Viveva da sola, la manteneva papà!
Mi penetrò con gli occhi;
– Ti sei eccitata?
Scese con lo sguardo tra le mie gambe.
Io, feci lo stesso, solo in quel momento mi accorsi della macchia che si era’
delineata sui miei leggings.
Non avevo messo le mutandine, lo facevo spesso quando andavo al bar con le’
amiche.
Ebbi solo un attimo di tentennamento;
– Che ti frega?
– Mi frega per che sono eccitata anche io…
Ci guardammo stranite.
Avevo sentito da alcune voci della scuola che lei andava anche con ragazze,’
ma, credevo fossero le solite puttanate.
Mi bruciò con lo sguardo.
Si avvicinò;
– Allora? Sei eccitata?
Mi scocciava ammetterlo, ma, si, tutti quei discorsi di sesso di un tipo o di’
un altro, avevano alzato la mia libido.
– Sì…
Si avvicinò a pochi centimetri da me;
– Quanto sei eccitata?
– Cazzo vuol dire! Sono eccitata e basta!
Mise una mano tra le mie cosce spingendo sul pube;
– Dimmi quanto sei eccitata, per che io lo sono molto…
Rimasi impietrita,ma, il mio corpo la pensava diversamente.
Non risposi.
Lei, aumentò la pressione spingendo immaginariamente tra le grandi labbra.
Io, misi una mano sopra la sua chiudendo gli occhi e, invece di toglierla,’
l’aiutai a spingere.
Improvvisamente le sue labbra sulle mie.
Il tempo di aprire gli occhi, guardarla, farla entrare, scambiarsi gli umori.
La sua mano sotto i leggings e poi, le dita a sfiorare, toccare, cercare,’
penetrar…
Le misi le mani sui seni e ricambiai.
Erano duri, tesi, i capezzoli enormi.
Mi tirò giù i leggings con un movimento passionale e violento, si mise in’
ginocchio e mise la sua bocca tra le mie cosce
Un caldo pazzesco e un attacco forsennato e dolce nello stesso tempo.
Toccava e leccava posti giusti.
Forte di essere donna’ e sapendo quali erano.
Teneva un ritmo e un tocco assolutamente diversi da tutto quello che avevo’
provato, inoltre, si aiutava con due dita che riempivano ancora di più.
Ero stordita e rapita da quello che stavo provando.
Fu lei a riportarmi alla realtà.
Mi prese una mano e se la mise sulla sua fica sussurrandomi;
– Ci sono anche io, datti da fare troietta…
L’ultima parola, fu’ come una scossa elettrica: passai ai fatti.
Le abbassai la tuta e entrai con le dita nel suo caldo fiore, era una’
sensazione strana e piacevole.
Mi girai e mi misi al contrario di lei e feci un sessantanove da brividi.
Era una esperienza unica.
Tutto, era una prima volta.
Era anche vero che era anche la prima persona che andava con la lingua tra le’
mie cosce a cercare la mia clitoride.
Negli ultimi mesi anche il mio ragazzo aveva avuto il privilegio di stare’
dentro di me, ma, ne lui, ne il mio ‘ maestro’ mi avevano mai fatto provare’
l’esperienza orale nella mia vagina.
Lei, Daniela, mi stava facendo conoscere un piacere nascosto e infinitamente’
sublime.
Ebbi un orgasmo pazzesco, fino ad allora solo immaginato.
E lei continuò incurante dei miei tormenti, dei miei brividi, dei miei’
sospiri, delle mie urla strozzate tra le sue gambe.
Cercai di ricambiare dando il massimo di me.
Attaccai la clitoride e gli feci un lavoretto con’ fiocchi e contro fiocchi.
Alla fine, eravamo tutto un sospiro.
Continuammo anche dopo a giocare con i nostri corpi.
Tutto, risultò più soft e l’atmosfera, era diversa, gli odori stessi, erano’
diversi.
Anche i baci e le carezze.
Insomma, un altro modo di fare sesso!
Restammo sfinite l’una unita all’altra.
Diversi secondi ad assaporare i momenti vissuti.
Poi, mezze nude con i vestiti stropicciati e bagnati dai nostri umori,’
prendemmo le nostre birre, ormai calde e sgasate e lei mi disse;
Dove eravamo rimaste con i nostri discorsi?…

Compromesso studentesco

Tutto procedeva con spensieratezza e faciloneria.
Avevo una vita abbastanza intensa, sessualmente parlando
Ormai, con il ‘ maestro i rapporti si erano diradati.
Solo qualche pompino in casi sporadici,
Piero, aveva preso il suo posto
Gli avevo fatto credere che tutte le mie esperienze fossero merito suo.
In questo, gli uomini sono veramente dei coglioni creduloni!
Con Daniela, ci si trovava e ci si esplorava.
Era un trombamico al femminile.
Lo studio ne pagava le conseguenze.
Fu così che a quasi diciannove anni dovetti fare i conti con i compromessi
della vita.
Il professore Ginnisi, chiamò casa mia lamentandosi dei miei profitti, dicendo
che se non mi impegnavo di più negli studi, sarei stata sicuramente bocciata a
fine anno
Passai una settimana d’inferno con la mia famiglia
Promisi a mio padre di migliorare nettamente la media scolastica, pena
allontanamento dal liceo e conseguenza ricerca di lavoro con salario limitato.
Un dramma alla mia età!
Studiai qualche settimana con pessimi risultati.
Dovevo trovare un altra soluzione.
Decisi di prendere la strada che molte avevano intrapreso prima di me.
Tra le tante voci che giravano per i corridoi del liceo, una, era quella che
il professore Ginnisi, fosse un porco.
Sembrava che fosse uno corrompibile, ma, solo a livello di sesso.
Per il resto incorruttibile!
Ci pensai bene prima di bussare alla sua porta.
Angelo Ginnisi, era un cinquantenne con pancetta, pizzetto, sguardo furbetto,
sposato, due figli, professore di italiano.
Se volevo passare una estate divertente dovevo bussare a quella porta!
Bussai…
Ricordo bene quel giorno.
Mi ero vestita abbastanza provocante, una gonna nera, camicetta gialla senza
reggiseno, tacchi a spillo.
Mi fece restare in piedi per diversi minuti squadrandomi per bene.
Tirò fuori un paio di volte la lingua umettandosi le labbra.
Un gesto volgare pieno di significati sessuali.
Sembrava avesse vinto qualcosa d’importante e io sapevo nella sua testa cosa
poteva essere…
– Si sieda.
Accavallai lentamente le gambe per fargli intravvedere quale sarebbe potuto
essere il suo premio.
Sicuramente apprezzò la visuale.
Fece fatica a tirare su lo sguardo, si fermo un attimo di troppo anche
all’altezza dei seni, poi, con uno sforzo notevole, salì a guardarmi negli
occhi;
– Mi dica Simona.
– Prof, ho bisogno del suo aiuto
– In che senso?
– Per migliorare i voti del secondo semestre.
– Deve solo studiare di più.
– Ci ho provato, ma, non riesco a stare concentrata con la testa…
– Allora non c’&egrave niente da fare.
Decisi che era il momento di controllare se le voci su di lui, erano
veritiere.
Aprii sfacciatamente le gambe mettendo in mostra la mia fica depilata, non
avevo messo apposta le mutandine;
– Siamo proprio sicuri che non ci sia nessun altro metodo per migliorare i
voti? Ne ho proprio bisogno…
Lui, si portò una mano sulla fronte, stava sudando;
– A pensarci bene, forse, qualche altro metodo per migliora i voti
effettivamente esiste…Ma, bisogna essere molto disponibili con il tempo e con
l’impegno.
Abbassò lo sguardo sulle cosce.
Io, allargai ancora di più le gambe mettendo n mostra completamente le mie
nudità.
La risposta di disponibilità, era chiara e immediata.
Lui, la raccolse subito;
Mi violentò con lo sguardo;
– Bella camicetta,ma, le stringe troppo…
E io slacciai piano i bottoni mettendo a nudo i seni, i capezzoli, erano in chiaro
stat di eccitazione, evidenziavano che quel gioco mi piaceva.
Lo vidi armeggiare dietro la scrivania, sentii distintamente la cerniera dei
calzoni che scendeva;
– Bisogna valutare la sua vera voglia di recuperare…
Mi fece un cenno di andare da lui.
Mi alzai e girai attorno alla scrivania, lo trovai con il cazzo eretto fuori
dai calzoni.
Grosso il giusto, lungo il normale, caldo come la febbre.
Gli misi una mano attorno, mentre, lui saliva sotto la gonna.
Lo stavo segando, sperando che bastasse.
Lui, fece una cosa che nessuno aveva mai fatto con me, salì alla mia vagina ci
infilò due dita, mi diede un paio di colpi assestati bene trovando un fiume in
piena, usò le dita a arpione e mi fece scendere con quelle.
Mi trovai in ginocchio tra le sue gambe, l’odore del cazzo ben forte e
presente.
Mi guardava, mentre mi sditalinava.
Piegai la testa e gli feci regalo di tutta l’esperienza acquisita con il
‘maestro’
Qualche minuto dopo, sentivo un nettare nuovo scendere dentro il mio corpo.
Lui, si gustò il suo attimo fuggente;
– Signorina simona, credo che lei abbia tutti i requisiti per ottenere degli
ottimi risultati nel secondo semestre. Due volte alla settimana, la voglio in
questo ufficio per valutare la sua crescita scolastica.
Con quel compromesso uscii da quella stanza.
Nel secondo semestre, i miei impegni sessuali furono divisi su tre fronti
distinti.
Dovetti ritagliarmi un ruolo specifico per superare gli studi e dovetti bere
parecchio dalla fonte del sapere.
Anche la mia Fica dovette partecipare attivamente ai miglioramenti scolastici.
Il culo, lo salvai dicendogli che ero vergine e che non l’avrei mai dato a
nessuno, piuttosto cambiavo scuola.
Accettò e i nostri patti furono rispettati da ambo le parti.
Alla fine fui promossa con ottimi voti e mio padre era entusiasta del
cambiamento d’impegno fatto.
Per lui contava il risultato, come l’avessi raggiunto, era un fatto
secondario:
Poteva vantarsi in giro della sua brava figlioletta e questo bastava!
Potere, &egrave volere
O volere, &egrave potere?
Sono sempre stata confusa sulla terminologia esatta.
Di sicuro, spompinare il prof Ginnisi, fu una scelta vincente per la mia
carriera di studentesca.

In quell’anno, successe un altra cosa che mai avrei immaginato.
Mio fratello Massimo compiva venti cinque anni e dette l’annuncio che si’
sarebbe trasferito in Inghilterra per migliorare la lingua e trovare un lavoro’
dignitoso.
Due mesi prima si era lasciato con la sua ragazza storica.
Decise di fare una festa per salutare tutti gli amici.
Era il primo di maggio, il giorno della festa dei lavoratori.
Erano settimane che non ci vedevamo.
Quando mi vide, mi strinse in modo affettuoso;
– Simona, stai diventando una fica notevole.
– Che scemo che sei…
Mi strizzò una natica facendomi uscire un urletto di protesta;
– No, dico davvero, se non fossi mia sorella…
E lasciò cadere quella frase sibillina.
Per tutto il giorno ci aiutammo a preparare la festa.
La sera, mi ero messa in tiro e fatta bella per quanto potevo.
Ovviamente alla festa c’erano sia Piero che Daniela.
La birra e il vino, insieme a diversi alcolici scorrevano a fiumi.
A mezzanotte, ero cotta e fatta, come tanti altri.
Piero, aveva bevuto molto e si era addormentato sul divano, mentre quella’
troia di Daniela, era tutta la sera che filava con una amica di mio fratello,’
la quale, ricambiava con piacere.
Massimo, era su un altro divano che si fumava una sigaretta.
Andai da lui e mi misi a sedere sulle sue ginocchia, presi la sigaretta e la’
spensi nel portacenere;
– Guarda che il fumo accorcia la vita.
Lui sorrise, mi fece una carezza sui capelli e ne prese un altra.
L’accese;
– Stasera mi va di fare cose che normalmente neanche penserei.
La frase mi incuriosì;
– Tipo?
– Fumare, bere molto e cercare una brava ragazza che me la da…
Io guardai la sala, ragazze disponibili non c’erano, quelle poche venute,’
erano tutte accoppiate e altre, erano già andate a casa.
– Qui ti va male.
Mi fece spostare per mettermi meglio sulle ginocchia, in quel modo, ebbi modo’
di sentire che era eccitato.
Un brivido involontario mi percosse tutto il corpo
Sentivo la consistenza del sesso e involontariamente cominciai a bagnarmi .
Guardai Piero, quello scemo, era proprio ubriaco fatto.
Daniela, era sparita, sicuramente si era imboscata con l’amica di mio fratello’
in qualche angolo nascosto.
Le’ sue mani si misero sui miei fianchi e mi fecero spostare ancora un poco.
Adesso, il suo cazzo, era chiaramente tra le mie natiche.
Sospirai;
– Massimo…
Ero avanti con la mia ubriacatura, ma, non così avanti.
Cosa c’&egrave sorellina, &egrave solo un gioco, non dirmi che non l’hai mai sentito…
– Che domanda scema,..
Risposi con la bocca impastata dall’alcol e dall’eccitazione che cresceva.
Lui, scivolò con le mani dai fianchi alla fine della gonna.
Mi sentivo confusa.
Aveva le mani sottili e calde.
Stava giocando con la calza che avevo messo apposta per Piero, era una’
autoreggente!
Quando lui arrivo alla fine e notò che portavo quel tipo di indumento intimo,’
fece un sospiro;
– Però la mia sorellina…
Salì ancora.
‘Oh Dio, ‘
Non portavo niente sotto, avevo deciso che quella sera Piero mi avrebbe’
scopato e mi ero preparata per eccitarlo.
– Massimo, fermati…
Lui, stava giocando all’altezza dell’eventuale slip, lo cercava’ e non lo’
trovava, poi, realizzò;
– Cazzo Simona! Non porti niente sotto!
Io non risposi, respiravo a fatica, la situazione stava sfuggendo di mano a’
tutti e due
nella sala, eravamo rimasti in cinque.
Le luci, erano soffuse e la musica continuava a riempire l’atmosfera.
Gli unici due svegli oltre noi, stavano limonando di gusto e se ne fregavano’
altamente di noi.
Massimo, fece una cosa che mi terrorizzò e mi fece partire di testa nello’
stesso tempo.
MI alzò con le mani a dieci centimetri da lui, fece scendere la cerniera e mi’
fece riabbassare dopo qualche secondo.
Il tempo di un sospiro, un urlo strozzato di sorpresa, nascosto a tutti e ero impalata a’
lui.
Mi prese per i fianchi e mi fece adattare al suo cazzo duro.
Era il più grosso che avessi mai sentito dentro e mi sentivo piena e tesa.
Cercai di lamentarmi con una voce languida;
– Massimo, ti prego, non possiamo…
Lui, rispose sussurrando;
– Dai sorellina, domani parto per l’Inghilterra e tutto questo sarà solo un’
ricordo, fa finta che sia il tuo regalo per me…
E cominciò un lento movimento circolatorio a stretto contatto delle grandi’
labbra.
La mia voce, era sempre più flebile, mentre il suo cazzo, era sempre più’
presente e possente;
Ero disperata, il piacere stava prendendo il sopravvento sulla ragione.
Cominciai a seguire il suo movimento, poi, quando mi accorsi che’ anche’
l’ultima coppia aveva lasciato la sala semi oscura, misi le mani sulle’
ginocchia di mio fratello e mi alzai per poi ricadere su di lui;
– Oh Massimo…
Lo sentivo pulsare contro la mia cervice, ero persa in quell’atto incestuoso.
Mi mise le mani sui seni e mi fece salire, poi, li strinse forte e mi fece’
scendere, mentre con il bacino si spingeva verso di me.
Lo scontro dei sessi fu violento e paradisiaco.
Un gemito comune.
– Massimo, oh Dio, Massimo…
Ripetemmo l’azione diverse volte.
Mi avvicinò all’orecchio;
– Sono vicino, prendi qualcosa?
– No…
– Cazzo.
Si fermò improvvisamente.
– No…Non fermarti adesso…
Ci guardammo, eravamo tutti e due oltre le righe della logica.
Mi diede una stoccata più secca e cominciai a godere.
Non so quanto tempo passò.
Mi ritrovai con la bocca piena del suo sesso che deglutivo il suo caldo’
nettare bianco e lui che sospirava piano;
– Brava sorellina…Sarà il nostro segreto inconfessabile.
Finì di abbeverarmi e mi rimise a sedere sopra le ginocchia ricomponendosi;
– Domani mattina parto presto, saluta tu tutti gli amici che non ho’
salutato…
Mi accarezzò per l’ultima volta la fica bollente e fradicia dei miei umori;
– Piero, &egrave proprio un ragazzo fortunato, sei una piccola puttana, ma, saprai’
renderlo felice, dovrà solo saperti condividere con gli altri.
Non lo rividi più per anni,ma, quella sera me lo ha fatto sempre avere’
accanto a me…

Festa di fine estate

Durante i miei diciannove anni, feci anche un altra esperienza sessuale.
Era il primo di settembre, a Rimini le spiagge cominciavano a svuotarsi di
ragazzi per lasciare il posto alle mitiche famiglie di fine stagione.
Si decise di organizzare una festa sulla spiaggia.
Erano passati mesi dalla partenza di Massimo, continuavamo a sentirci da bravi
fratelli.
Telefonate e mail, senza mai parlare di quella notte di ‘follia’.
Il resto, filava via liscio.
Piero, sempre innamorato perso.
Daniela, sempre più puttana pronta a sbandierarla al vento
Io poco meno di lei come pensieri, ma, nei fatti, abbastanza fedele.
Torniamo alla festa…
Chitarre e birre non mancavano di certo, anzi, in più, anche qualche spinello
e liquore.
C’era un ragazzo di nome Jean, era in vacanza e era stato portato da alcuni
amici, era un bel ragazzo tenebroso e aveva il fascino dello straniero.
Veniva da Parigi e già questo, era eccitante.
Chiacchierammo per tutta la sera con evidente malumore del mio ragazzo, il
quale, quando vide che non me lo filavo più di tanto, s’incazzò e si tolse dai
maroni andandosene a casa.
Era quello che volevo!
Questo strano rapporto con Piero, continuava in quella falsa riga, tra doveri,
lealtà e libertinismo.
Era passata la mezzanotte da un pezzo.
Cantavamo alla luna, stonati e con i piedi nudi sulla sabbia fine.
Jean, mi porse uno spinello chiedendomi se volevo fare un tiro.
Non avevo mai provato.
Mi scocciava fare la parte della ingenua e nello stesso tempo, provavo una
forte curiosità.
Era solo uno spinello…
Provai a dare qualche tiro.
Seguito da qualche altro tiro…
Poi, non ricordo bene, ma, credo che ci furono altri tiri.
Sta di fatto, che tutto cominciò a sembrarmi ovattato, tempi e distanze
diversi, tutto molto più ilare e tutto più divertente.
Equilibrio instabile…
Parola più, parola meno, mi trovai la lingua di Jean in bocca che esplorava
completamente ogni anfranto.
Le lingue si fecero guerra.
Mi girava la testa, ma, avevo percepito chiaramente il cambio di marcia da
parte del mio corpo.
Un brivido che partiva dai piedi e saliva sotto la gonna.
Una scossa elettrica che dalla fica saliva al cervello mandandomi immagini
erotiche.
Reazione inevitabile, umori sotto lo slip.
Jean, mi sembrava un polipo, aveva le mani dappertutto.
Mi prese per mano e mi portò distante dal gruppo, per quello che voleva da me,
era sconveniente stare in compagnia.
Camminammo per alcune decine di metri, poi, si sedette su uno sdraio, al buio
e distante da occhi indiscreti.
Avevo una piccola gonna estiva con sotto il costume, spesso, si faceva il
bagno di notte.
– Sei molto bella…
Mi accarezzò il viso, allargò le gambe, mi fece scendere in ginocchio, si
slacciò i calzoni tirando fuori il suo cazzo eretto e pronto.
Mi veniva da ridere, ero stranamente euforica per quel momento.
Evidentemente l’effetto dello spinello si faceva sentire.
Guardai il sesso con avidità, era bello e io avevo voglia di cazzo.
Lo presi in mano e ci giocai.
La mano prese vita e andai ad accarezzarlo per tutta la sua lunghezza tastando
i coglioni pieni.
Cominciò a gemere avanzando il bacino verso me.
Era una richiesta esplicita.
Sapevo cosa voleva, sapevo come farlo e sopratutto, volevo farlo!
Misi la lingua sul prepuzio, poi, le labbra a sancire un primo contatto,
piccoli baci sul glande uniti a piccoli succhiotti.
Girai con la lingua e lo feci tremare, infine, scesi a mangiare il mio
gelato…
Era delizioso.
Ancora una volta quella sensazione di potere completo su un uomo!
Misi le mani sulle sue gambe allargandole ancora di più e mi tirai su a
carponi per accoglierlo meglio.
Sentivo che il respiro, era più lento e i sospiri più intensi, era vicino.
In quel momento accadde una cosa che non mi aspettavo.
Qualcuno, approfittando della mia posizione e dell’eccitazione avanzata, mi
penetrò da dietro, facendomi gemere sul cazzo teso di Jean.
L’urlo, era più di stupore e di sorpresa che di altro.
Il cazzo che mi aveva penetrato, aveva trovato una strada fertile, il fiume,
era diventato un lago, era molto facile nuotarci dentro.
Per me, era una esperienza nuova, per la prima volta venivo presa da due
uomini insieme.
Jean, venne copiosamente nella mia bocca, mi teneva le braccia e mi diceva che
ero bellissima rassicurandomi.
Bevvi tutto del suo ardore scaldandomi lo stomaco.
Forse pensava che io fossi terrorizzata per quello che improvvisamente era
successo.
In realtà, io, mi stavo godendo il sapore acre del miele che mi era sceso in
gola e sopratutto, il ritmo che arrivava da dietro.
Sentivo la testa che mi seguiva piacevolmente soddisfatta nel mio pensiero
erotico e la fica bruciare per il piacere del possedimento.
Avevo ancora il cazzo di jean in bocca, cominciai a dondolare il sedere come
mi aveva insegnato il mio vecchio maestro, stringendo i muscoli vaginali
attorno al sesso.
Mi trovai a urlare il mio piacere oscenamente.
Jean mi baciava preoccupato dalle grida, cercando di fare da silenziatore con
la sua bocca.
Quello dietro, continuava imperterrito.
Era uno stallone di ottima qualità e mi stava montando a modo.
Venni scopata per altri cinque minuti buoni.
Quando sentii che parlava in francese con Jean, ebbi un altro meraviglioso
orgasmo.
Evidentemente i due si conoscevano, facile, avessero concordato il tutto a mia
insaputa
L’esplosione dentro di me del suo nettare, seguito da alcune stoccate più
profonde, fu l’apoteosi.
Urlai di nuovo il mio piacere assieme allo sconosciuto.
Rimasi in quella posizione oscena per molti secondi, tutti aspettavamo che i
cuori tornassero normali-
A quel tempo prendevo la pillola e non ero spaventata da fluidi estranei.
Per tutto quel tempo in cui fui posseduta a carponi sulla sabbia, non mi girai
mai.
Lo feci solo quando ebbi la netta sensazione che non ci fosse più nessuno
dietro di me.
Jean continuava ad accarezzarmi e a farmi complimenti sulla prestazione fatta
Cercava di tranquillizzarmi,
Non immaginava quanto io fossi tranquilla…
addirittura dispiaciuta di quel vuoto sotto la gonna.
Mi prese la mano, mi fece alzare e mi riportò nella compagnia.
Ricordo che Daniela mi guardò con gelosia per quella assenza senza il suo
consenso.
Sono passati tanti anni da quella prima volta con due uomini, eppure, io
ancora fantastico sul ragazzo che mi prese da dietro.
Ancora oggi, cerco di immaginare il viso del mio stallone di fine estate…

Daniela Un compleanno a sorpresa

A venti anni, mi sentivo una forza della natura.
Il mio ragazzo Piero, continuava ad adorarmi.
La storia con Daniela, era più che altro una storia di bisogno sessuale, ogni
tanto ci si vedeva e si andava a letto insieme.
Il suo tocco di mano e di lingua sulla mia pelle, era sempre estremamente
piacevole.
Il giorno del suo compleanno, mi invitò a casa sua preannunciandomi una serata
speciale.
‘Se c’&egrave una cosa a cui non riesco a rinunciare, sono le sorprese e le novità.’
Daniela, sapeva come coinvolgermi.
Mi mandò un grazioso biglietto tipo quelli matrimoniali con scritto;
-La signorina Simona, &egrave invitata a una serata speciale a casa di Daniela, &egrave
richiesto un vestito sexy.
Mi fece ridere e eccitare nello stesso tempo.
Daniela, sapeva diventare una troia incredibile a letto se stuzzicata o
eccitata: chissà cosa avrebbe inventato per il suo compleanno.
Era l’otto marzo, la festa delle donne.
Ricordo che trovai facile trovare una scusa per non uscire con Piero.
Alle nove di sera, ero da lei.
Rimasi sbalordita quando mi fece entrare.
Io, mi ero messa una mini con calze autoreggenti. Niente reggiseno, una
maglietta rossa che lasciava capire tutto.
Perizoma rosso. scarpe nere con tacchi a spillo.
Dentro la sua stanza decine di mimose sparse per terra, sul letto, sul tavolo
e a sedere una ragazza mai vista, anche lei sulla ventina, molto bella, vestita
da coniglietta di playboy, azzurro e rosa.
Daniele, seguì il mio sguardo curioso;
– Lei, &egrave il nostro regalo per stasera, &egrave a nostra completa disposizione e farà
tutto quello che le chiederemo, senza limiti…
Sorrise e ribadì con forza il concetto;
– Capito? Senza limiti!
Rimasi basita, feci per dire qualche cosa, ma, non ne ebbi la possibilità, mi
diede un bacio passionale e intenso mettendomi la mano sotto la mini
strusciando la fica.
Ebbi subito una vampata di calore che partiva dal basso e si diramava per
tutto il corpo.
Non riuscivo a togliere gli occhi da quella ragazza vestita in quel modo
provocante.
Inutile dire che Daniela, aveva messo solo una piccola mini senza niente
sottoe una camicetta già sbottonata’ forse stavano già preparandosi a
mangiarmi’ Mi venne da pensare, mentre le sue dita toccavano punti
pericolosamente eccitanti!
Daniela, aveva gli occhi languidi;
– La vuoi?
Io, ero confusa e arrapata.
– Si…
Fece un piccolo gesto.
Lei, venne a fianco a noi.
Nessuno disse più niente.
Sentivo le mani scorrere libere per il mio corpo e io ricambiavo come potevo,
toccando dove volevo.
Era Una esperienza nuova, ma, infinitamente struggente e dolce.
Non ci volle molto tempo a sentire i primi gemiti di piacere.
Daniela, era insaziabile, probabilmente, aveva preso qualche stimolante
erotico.
Si stese a bordo del letto, aprì ancora una volta le cosce e mi disse di farle
gli auguri scritti con la lingua dentro la sua calda fica.
E io a scrivere lettere…
Divertente e eccitante.
Tutto procedeva a meraviglia.
Io, in ginocchio a scrivere e la sconosciuta dietro a me a fare da traduttrice
tra le mie cosce con la sua esperienza.
Improvvisamente, al posto della lingua dietro di me, sentii qualcosa di duro
che si appoggiava e poi si spingeva dentro facendomi gemere forte.
Qualcosa di grosso, aveva cominciato a scoparmi di brutto, obbligandomi a
scrivere maldestramente dentro Daniela.
Smisi per un attimo e mi girai sconvolta da quel riempimento deciso che mi
faceva sbrodolare di piacere.
Vidi con stupore la sconosciuta che mi stava montando.
Aveva una cintura di pelle nera ai fianchi e davanti un dildo di discrete
dimensioni, mi guardò sorridendo, prese i miei fianchi e aumentò il ritmo
facendomi sospirare.
Restai a guardare il fallo che scivolava dentro il mio fiore bagnato dalla
rugiada e poi, tornai a scrivere le lettere su Daniela.
Daniela, era al settimo cielo;
– Dopo ci facciamo un giro anche noi con quel giocattolo…
L’idea, mi fece subito partire di testa.
Avevo la possibilità di scopare come un uomo.
Elettrizzante…
eccitante…
venni copiosamente…
Daniela seguì il mio urlo di piacere stringendo le cosce sul mio viso
riempendomi con i suoi umori in notevole quantità.
Fu eccitantissimo il cambio di ruoli.
Io che ero stesa, la sconosciuta che godeva lavorandomi di lingua, Daniela che
la scopava.
Poi, venne il mio turno.
Daniela, stesa, l’altra in ginocchio, io con il cazzo tra le gambe che
scopavo la playgirl ;
Guardai con gli occhi pieni di passione Daniela;
– Senza limiti?
– Senza limiti…
– Bene…
aspettai di sentire che i desideri si portassero al punto di non ritorno,
quando fui sicura che eravamo pronte, tolsi il dildo dalla vagina della
sconosciuta e lo spinsi nel suo stretto bocciolo facendola irrigidire e gemere.
La sconosciuta, rimase ferma per pochi attimi, solo il tempo di adattarsi alo
cambio improvviso di canale, poi, evidentemente abituata a quelle situazioni,
riprese a leccare.
Dopo una trentina di secondi, cominciò a muovere il culo oscenamente
eccitandomi ancora di più
Daniela strabuzzava gli occhi a destra e a sinistra, era ormai partita per la
tangente.
Io, guardavo le natiche della sconosciuta stringersi attorno al cazzo di
‘plastica e ondeggiare sotto i miei schiaffi sulle natiche.
Guardavo la mano di Daniela che sgrillettava la sconosciuta.
Tutto, era sospiri e gemiti.
Poi, non ricordo altro…
Solo grida confuse…
Mi ritrovai scopata a gambe aperte sul letto con Daniela sopra che mi
penetrava di brutto facendomi gemere forte..
Neanche mi ricordavo di quel cambio…
La sconosciuta la stava leccando con una calma e una dolcezza da brividi.
Fu una serata intensa.
Piena di continui cambiamenti di ruolo.
Una serata da ricordare e raccontare.
Dopo quella sera, non ne volli sapere di scopare con Piero per un paio di
settimane.
Mi sentivo bruciare tutta e venni veramente molto intensamente per diverse
volte durante la serata..
– Ah, per la cronaca, la sconosciuta, prima di finire la serata, ebbe modo di
farmi capire cosa volesse dire avere quel cazzo nel culo a ricordo delle mie
voglie perverse…

Simona Passioni libere.

Non ho mai tradito Piero per fargliela pagare e per vendicarmi di qualche
torto.
Ho sempre seguito il cuore e le passioni.
Lui, &egrave il mio faro di riferimento.
La tranquillità della mia anima.
Il problema, &egrave che lui non mi basta.
In certi momenti, per motivi inconsci a me stessa, esplode qualcosa nella mia
testa che mi porta a trasgredire sessualmente, poi, una volta fatto, torno
mansueta al mio ovile per diverso tempo!
Per il mio ventunesimo compleanno, decisi di andare a trovare una mia cara
amica d’infanzia, era tanto che non la vedevo e lei, mi aveva invitato a
trascorrere qualche giorno da lei al lago di Garda.
Non il massimo per una Riminese che vive al mare, avrei preferito la montagna,
ma, cambiare aria, ogni tanto fa bene.
Ebbi una furiosa discussione con il mio fidanzato che non voleva lasciarmi
sola per il mio compleanno.
Dovetti dargliela la sera prima per farlo acconsentire.
Aggiunsi un bel pompino prima di partire e lui, era l’uomo più felice del
mondo.
Il viaggio durò diverse ore con un cambio a Bologna.
Trovai posto in seconda.
Lo scompartimento, inizialmente, era vuoto, poi, durante il tragitto, si
accomodò un signore distinto di circa cinquanta anni.
Gentile, profumato, di bella presenza, con modi garbati e parole suadenti.
Mi ricordò il mio maestro e la fantasia cominciò a volare libera.
Ovviamente quella erotica!
Avevo messo una gonna nera e una camicetta rosa con tanto di giacchetto sopra.
Tutto regolare e tutto poco sexy.
Il mio ragazzo, mi aveva accompagnata al treno e non potevo certo vestirmi n
modo provocante!
Inoltre, sessualmente, ero appagata.
Eppure…
Dopo dieci minuti che si chiacchierava, cominciai a fare la gatta che faceva
le fusa.
Mi spostavo accavallando le cosce in modo provocatorio, alzando più del dovuto
per fargli immaginare o vedere…
Lui, rimaneva impassibile.
Parlava e sembrava disinteressato.
Non toglieva lo sguardo dal mio.
Sbottonai un bottone di troppo con la scusa del caldo afoso di quel giorno di
primavera avanzata.
Il reggiseno nero, spiccava risaltando i seni pieni.
Niente!
‘Cazzo,’ pensai’ Questo, &egrave frocio’.
Feci in modo che la sottana si alzasse leggermente mettendo in mostra più del
dovuto…
Niente!
Ero furiosa e depressa.
Per la prima volta, un uomo non reagiva alle mie provocazioni sessuali.
Mi ero anche eccitata in quel gioco di seduzione.
Non sapevo più che fare.
Poi, lui parlò di un suo hobby.
– Sa, io sono uno scrittore di racconti erotici, mi &egrave sempre piaciuto pensare
di trovare una ragazza in treno che mi compiacesse nei miei desideri come una
geisha con il suo padrone
Lo guardai basita.
Finita la frase, si tirò giù la cerniera, prese la mia mano destra e la mise
sopra la patta.
Era evidente un gonfiore notevole
‘ Ma guarda questo’ Pensai, mentre gli e lo tiravo fuori.
Mi ritrovai in mano un sesso bello duro, capiente più del normale, violaceo in
testa e lucido, le vene sproporzionate, la cappella bella tosta.
Spostai la mano alla base mettendomi in ginocchio e allargai le labbra per
accoglierlo.
Lui non si muoveva.
Dettava ordini!
Come scrivesse!
Ascoltavo le parole e eseguivo.
I ritmi…
Le succhiate…
le leccate…
Su e giù dolci, poi violenti…
profondi…
Poi, solo la cappella.
Giochi di lingua…
Tutto parlato da parte sua.
Mi ricordò una scopata telefonica che avevo fatto una volta con il mio
ragazzo.
La differenza, era che quello che stringevo tra le labbra, era molto vero.
Un gradevole sapore per una gradevole voglia.
Fu un pompino molto intellettuale, sicuramente il più intellettuale mai fatto
fino ad oggi.
Lui, continuò a non muoversi.
Parlava e mi guardava.
E io, eccitata che lo volevo sentire venire nella bocca per assaporare quel
nuovo sapore di maschio adulto…
Le mani sui fianchi, poi sulle cosce, poi libere dal corpo come chiedeva lui;
– Usa solo la bocca…Non toccarmi…Riempiti di me…
E io che eseguivo rapita dai suoi ordini dolci come una carezza a bagnare le
mie intimità
Cercavo di indurlo a toccarmi, ma, niente, rimase una scopata intellettuale.
A un certo punto, la mia mano scese a cercare la clitoride, avevo bisogno di
un tocco più forte, più intimo, che mi facesse accogliere il suo caldo liquido
per la gola, mentre, esplodevo anche io…
– Guardami…
e io a alzare gli occhi e il ritmo…
– Sei pronta?
Feci cenno di no, avevo ancora bisogno di toccarmi, ero indietro confronto al
suo desiderio.
– Allora fermati e fammi vedere come ti masturbi.
Quella richiesta, mi fece perdere la testa, era una di quelle cose che sognavo
sempre nei miei desideri erotici.
Un uomo che guardasse i miei tocchi di sciabola e fioretto tra le cosce…
Mi misi a sedere e aprii le gambe indecentemente, lo slip fradicio: spinsi
forte a penetrarmi mostrando la mia voglia in faccia allo sconosciuto.
Chiusi gli occhi.
Un ordine secco, per la prima volta violento, inaspettato;
– Guardami mentre lo fai troia!
Quella parola, accese la testa, improvvisamente, l’orgasmo era vicino.
Scesi veloce in ginocchio e presi il cazzo tra le labbra e cominciai a
succhiare come una disperata, con la sinistra andai a tastare e stringere i
coglioni pieni e con la destra mi tiranneggiai.
Venni gemendo nello stesso momento che lui mi scaldava il palato dei suoi
umori…
struggente e intenso.
Trenta secondi di illogica passione fuori dal tempo…
Poi, un minuto per ricomporsi e lui che senza salutare, usciva dalla cabina.
Il sesso fatto, gli aveva fatto dimenticare le buone educazioni…
Dieci minuti dopo abbracciavo la mia amica dandole un bacio, con ancora il
sapore acro nella mia bocca del liquido denso dell’intellettuale…
Il papà di Francesca

La settimana sul lago di Garda, fu inizialmente, veramente rilassante.
Tutto procedeva alla perfezione e Francesca mi portava a conoscere tutti i
luoghi più interessanti della zona.
L’unico vero problema di quella settimana, si chiamava Giulio, il padre di
Francesca.
Dal momento che avevo varcato la soglia di casa, cominciò una corte serrata su
di me.
Era imbarazzante!
Pur essendo un discreto uomo di quarantacinque anni non mi sentivo di creare
casini in quella casa.
La provocazione continua di parole o atti impliciti sul sesso, cominciava a
stimolarmi.
Qualche volta, era anche riuscito a farmi arrossire, il che non era facile!
Una sera, mentre passeggiavamo lungo il lago a Desenzano, ci offrì un gelato e
quando cominciai a mangiarlo e succhiarlo, non perse l’occasione di provocarmi.
Mi mise una mano attorno ai fianchi e venne vicino a sussurrarmi per non farsi
sentire da Francesca;
– Si vede che sei abituata a leccare i gelati…
Cercai di restare impassibile, anche quando togliendo la mano, palpò
velocemente il mio sedere.
Ero in chiara difficoltà!
Ci tenevo all’amicizia di Francesca e cercavo di essere una buona amica.
Il giorno dopo, a tavola, si fece ancora più ardito.
Per poco non mi strozzai quando sentii il tocco del suo piede tra le cosce.
Il porco, aveva tolto la scarpa e si appoggiava al mio interno coscia.
Era durissima non avere emozioni, anche per che lui salì col piede a
raggiungere l’inguine.
Strinsi forte le cosce per bloccarlo un attimo prima che ci arrivasse.
A quel punto, lui, iniziò a muoverlo massaggiando le cosce.
Non so come facesse ad essere così tranquillo con moglie e figlia al tavolo.
Immaginai che lo avesse fatto con tutte quelle che si fermavano da Francesca,
o era un trattamento fatto solo a me?
Possibile che avesse capito i miei desideri nascosti o le mie voglie con
uomini adulti?
Non mi sembrava di avere mandato messaggi erotici…
Mi stavo eccitando.
I pensieri erotici cominciavano a girare vorticosi nella testa.
Lo guardai con sguardo implorante, lui, mi bruciò penetrandomi dentro la mente
con quello sguardo passionale.
Avevo finito le difese mentali e fisiche.
Allargai le cosce…Le dita del piede arrivarono sullo slip e trovarono subito
le grandi labbra umide e dischiuse
Toccarono e crearono un supplizio.
Dovetti alzarmi veloce con la scusa del bagno per non tradire davanti a tutti
quello che stavo provando.
Aspettai cinque minuti che tutto si calmasse dentro di me.
Quando tornai, c’era solo Giulio, Francesca , era andata un attimo in camera e
la madre puliva in cucina.
Mi venne incontro e mi mise una mano decisa sulla fica, mi disse a voce bassa;
– Alle tre vado in barca, trova una scusa per venire con me!
– No Giulio, ti prego…Non possiamo fare questo a Federica.
Scese sotto la gonna e spostando lo slip infilò un dito masturbandomi, ero
fradicia;
– Hai la stessa voglia che ho io!
Provai a resistere;
– Non possiamo…
– Ti aspetto alle tre!
Uscì lasciandomi con un desiderio pazzesco.
Andai in camera emi masturbai pensando a lui che profanava indecentemente il
mio corpo.
Ormai, la testa, era partita con la sua logica sessuale.
Il pomeriggio alle tre, ero alla sua barca,ma, non da sola.
Non ero riuscita a staccare Francesca, non sapevo che scusa trovare. quindi,
lei, da buona amica volle venire con me.
Vidi lo sguardo scocciato di suo padre, ma, nessuno poteva farci niente.
L’unico momento che riuscì a mettermi le mani addosso, fu quando trovò la
scusa di farmi provare il timone della barca, mentre sua figlia prendeva il
sole a prua.
Si mise dietro di me e mettendo le mani sulle mie, diede lezioni…
Non dimenticò di spingere il suo cazzo duro sotto i calzoncini contro il mio
sedere facendomelo sentire chiaramente .
– Questo, lo devi provare…
Per tutto il giorno, rimasi con quella voglia repressa, ormai, lo dovevo
avere, era una necessità fisica.
Tutto successe alle due di notte.
Dalla mia camera, avevo sentito un rumore in cucina, immaginai e sperai fosse
lui.
Scesi veloce, lo trovai che cercava qualcosa, quando mi vide, mi venne
incontro e mi stampò un bacio mozza fiato palpandomi i seni, mi prese per una
mano e mi portò su un angolo del giardino oscurato da un albero gigantesco che
copriva la luna piena.
Si poggiò al tronco e senza mezze misure mi fece piegare in ginocchio.
Dieci secondi dopo, avevo il suo cazzo completamente in bocca.
Avevo la sua stessa voglia, quindi, gli feci un pompino delizioso.
Non mi venne in bocca, aveva altre idee e evidentemente le sue cartucce da
sparare, erano poche, ossia una!
Si spostò e mi appoggiò con le mani allo stesso tronco e mia abbassò lo slip,
mi divaricò le gambe mettendosi in mezzo e subito dopo mi penetrò
selvaggiamente, mettendomi una mano sulla bocca per non farmi urlare per la sua
irruenza..
Era sesso allo stato puro.
Solo uno scontro di fisici per godere.
Tutto, durò un paio di minuti.
Io, ebbi un orgasmo violento e lui mi venne sulla vestaglia.
A quel tempo non prendevo protezioni.
– Sei una piccola troia e hai una bocca da pompinara…Appena ti ho vista, ho
capito che sei una succhia cazzi…
Rimasi con le mani giunte contro l’albero aspettando di smettere di tremare
per il piacere provato.
Finalmente, avevo capito cosa l’aveva stimolato sin dall’inizio.
Si era messo in testa che due labbra piene e carnose come le mie, erano per
forza fatte per fare pompini.
Quel porco, aveva ragione, era proprio quello che provavo.
Il mattino dopo, trovai una scusa con Francesca e me ne tornai a casa, prima
che la situazione degenerasse definitivamente…
Simona Natale con i tuoi, pasqua con chi vuoi…

Certo che ventun anni non sono molti.
Avevo gìà fatto diverse esperienze e cominciavo ad avere un quadro piuttosto
chiaro sulla mia sessualità.
Piero, continuava ad essere il mio punto di riferimento, con lui, immaginavo
il mio futuro di madre.
Aveva trovato un buon lavoro e non aveva grilli per la testa al contrario di
me.
Riuscivo sempre a portarlo dove volevo e nel sesso, ero brava a plagiarlo.
Purtroppo per lui, ogni tanto mi veniva voglia di trasgredire.
I motivi, erano i più vari: poteva essere una discussione sul sesso con un
amica o una lettura spinta o una fotografia, ecc ecc.
Quel giorno dalla parrucchiera venne fuori un discorso che mi fece eccitare un
casino.
Una signora si vantava di avere provato un cazzo fuori da ogni logica, di
quelli da film porno, una misura sproporzionata.
Cominciò senza inibizioni a raccontare le sensazioni provate a averlo
dentro.
Quando ebbe finito di raccontare le sue peripezie con il giovane cigolò, io,
ero completamente fradicia tra le gambe, avevo letteralmente inzuppato le
mutandine!
La testa, era partita come spesso mi capitava e avevo immaginato quelle
sensazioni dentro di me.
Andai fuori dalla parrucchiera solo dopo avere avuto il numero del ragazzo:
‘ Sono pazza? Non posso pagare un uomo alla mia età, dovrei essere io che al
massimo mi devo fare dare dei soldi!’
Con quel dubbio atroce, restai indecisa sino a sera.
Una litigata con Piero di cui non ricordo nemmeno il motivo, mi spinse a fare
il numero del cellulare, avevo voglia di trasgredire…
– Pronto?
– Buonasera, sono un amica di Milena…
– Ah, Milena..Si, mi dica
– Mi ha detto che chiamandola si poteva organizzare un incontro…
– Dipende…
– Da cosa?
– Da tante cose…Mi sembra molto giovane dalla voce…
– Ho ventun anni
– Questo, &egrave interessante, sarebbe la mia cliente più giovane se decido di
incontrarla.
– E lei, sarebbe il mio primo uomo a pagamento…
Sorrise.
– Trecento euro.
‘Cazzo’
– Non posso permettermi una cifra del genere…
– Facciamo così, stasera mi sono liberato e sono solo, se viene entro le dieci
da me, le faccio un prezzo di prova, tipo ‘ soddisfatta o rimborsata’
centocinquanta, ma solo per questa volta!
Erano le nove.
– Diavolo, faccio giusto in tempo a cambiarmi.
– Non c’&egrave bisogno che si cambi, venga così com’&egrave, tanto non deve restare
vestita per molto.
Organizzai l’incontro.
Avevo troppa voglia di scoprire il mostro…
Alle dieci suonavo al campanello di una villa fuori di Rimini.
Un bel ragazzo sulla trentina mi aprì sorridente.
– Sei Simona?
– Si…
– Dai, entra che ti offro qualcosa da bere.
Mi diede la schiena andando verso la cucina, aveva un paio di jeans e una
camicia anch’essa di jeans e sopratutto, aveva un culo da favola, due natiche
bellissime che si muovevano sinuose .
Ebbi subito un brivido violento tra le gambe, e riconobbi il piacere delle
mutandine che si inumidivano..
Fu gentilissimo, mi offrì da bere, mi mise a mio agio e poi, quando misi i
soldi dentro un salvadanaio con la scritta bizzarra’ Strada per la felicità’ mi
mise a suo agio…
Non mi chiese cosa volevo. Bevve con calma il suo liquore e tirò giù la
cerniera dei calzoni, tirò fuori un sesso assurdo di dimensioni spropositate.
Rimasi attonita, ferma come un ebete a guardare il mostro semi rigido che
sbordava dai calzoni;
– Quando hai finito di bere, succhiamelo…
Alzai gli occhi, non sapevo cosa dire, ero andata per scopare più con la testa
che con la fica, era la curiosità estremizzata dal racconto della quarantenne.
Mi prese la mano e la mise sul cazzo.
Tremavo per l’emozione…
Provai a stringerlo.
Non riuscivo ad avvolgerlo.
– Succhialo…
scesi ipnotizzata da quel pezzo di carne, non riuscivo a togliergli gli occhi
di dosso!
Provai a giocare con il glande.
– Dai Simona, prova a prenderlo in bocca, vediamo quanto sei portata, hai
delle labbra molto carnose e una bocca molto sexy, dimostrami che ho avuto
ragione a farti entrare…
Spinse verso di me.
Mi aprii verso di lui.
Cercai di fare il possibile, ma riuscii solo a superare il glande’
‘Dio mio, se lo faccio entrare sotto, mi apre come una cozza’
Cominciava a reagire.
Era una cosa assurda, ma, non era quello che ero andata a cercare?
Tolsi la bocca dal suo sesso;
– Mi sa che &egrave meglio lasciare stare.
– Dai Simona, un poco di coraggio…
– No, &egrave veramente troppo per me, tieni pure i soldi…
– Forza simona, pensavo fossi una tosta…
– Non mi convinci, guarda, al massimo ti faccio venire con le mani.
Presi il cazzo con le due mani e cominciai a segarlo.
– I soldi sono tuoi, fai quello che vuoi, hai pagato per divertirti…
Era in piedi appoggiato ai bordi di un tavolo.
Io, con le mani sul sesso che lo guardavo ipnotizzata nel mio andare avanti e
indietro.
Giuro, avrei voluto prenderlo e mettermelo dentro per sentire quelle
sensazioni che mi aveva raccontato la signora dal parrucchiere, ma,
evidentemente, l’età contava.
Continuai a menarlo piano, l’unica variante che ebbi il coraggio di fare, fu
quella di appoggiare le labbra quando cominciò a eruttare il suo piacere.
Ne ricevetti una parte tra le labbra e ne assaporai il sapore.
Non ebbi neanche il coraggio di chiedergli di leccarmela.
Rimasi vestita per tutto il tempo.
Ebbi paura che una volta nuda e eccitata avrei chiesto di provare.
Quella, &egrave stata l’unica volta che ho pagato un uomo,,,

Simona 11 Cambio d’abito

Per i miei ventidue anni decisi di fare una festa a casa mia.
Chiamai tutti gli amici e li avvisai di portare la loro simpatia e qualcosa da
bere.
Era un periodo buono e anche con Piero tutto filava liscio.
Addirittura me la chiedeva quasi tutti i giorni!
Strano per le sue medie sessuali…
Continuava ad essere molto monotono sul sesso, diciamo monotematico e con
pochissima fantasia.
Ormai, mi ero rassegnata da questo punto di vista.
Quel giorno decisi di andare a fare shopping per trovare qualcosa di originale
da mettere alla festa.
Entrai in un negozio di intimo femminile, avevo visto alcune cose carine.
Rimasi sorpresa quando vidi un bel ragazzo venirmi incontro per chiedermi cosa
desideravo.
Passato l’attimo di smarrimento o imbarazzo, chiesi di provare alcuni pezzi
veramente provocanti.
La mia testa, era già partita e mi ero eccitata al pensiero che lui potesse
vedermi, mentre li indossavo..
In effetti, io non li provavo mai in negozio, sapevo benissimo cosa prendere.
Troppo intrigante il ragazzo e le sue occhiate!
Finì come doveva finire.
Gli feci un pompino nel camerino con la promessa di essere ripagata.
Lo invitai alla festa.
Aveva un cazzo di tutto rispetto e mi piaceva esteticamente.
Gli dissi che ero fidanzata, ma, che mi piaceva trasgredire;
– Mi trovi pienamente d’accordo…
Mi rispose, mentre rimetteva a posto la belva saziata.
– Allora sai come comportarti se vieni.
– Tranquilla, mi comporterò a dovere, però, tu metti il completo che hai
appena comperato. Ti sta veramente bene.
Mi diede una carezza e uscì andando a servire una nuova cliente.
Rimasi tutto il giorno con il suo sapore in bocca.
Mi stuzzicava e mi piaceva.
Tre giorni dopo, era il mio compleanno. Mi ero vestita con una gonna molto
corta e provocante, sotto un autoreggente e il completo comperato, sopra una
camicetta bianca, libera di svolazzare, sotto, il reggiseno nuovo del completo
comperato tre giorni prima.
Arrivarono gli amici alla chetichella, poi, arrivò lui, Stefano.
Lo ricordavo sexy e bello, a guardarlo bene, lo era di più!
Dovetti fare finta di niente, il mio ragazzo mi tampinava da vicino.
Ogni volta che incrociavamo gli sguardi, sentivo i brividi salirmi per tutto
il corpo, mi sentivo umida e pronta a farmi prendere appena possibile.
Per tutta la sera cercai di rimanere da sola con lui, ma, niente, era
impossibile baypassare Piero senza che se ne accorgesse.
Mi rassegnai.
Mi lascia andare e facemmo un bel casino.
Tra un divertimento e l’altro, dovetti anche fare un pompino a Piero, fu anche
piacevole, ma, non era quello il sesso che volevo quella sera!
Alle tre salutai tutti, ero quasi sbronza.
I miei genitori, erano a letto da un pezzo.
Andai in cucina a mettere a posto una parte del caos creato.
Mi trovai davanti Stefano, mi venne un mezzo infarto per lo spavento;
– Cazzo! E tu da dove sbuchi?
– Mi ero nascosto in cucina.
– Sei pazzo! Mi hai fatto morire dalla paura…
Mi prese e mi attirò a se mettendomi una mano sotto la gonna cominciando a
tastare le mie parti intime;
– Non era quello il modo in cui ti volevo fare morire…
Reagii subito bagnandomi.
Ero aderente a lui e sentivo il sesso duro sbattere contro i calzoni.
Ricordavo ancora la consistenza e il gradevole sapore che avevo tenuto in
bocca.
Quando un dito superò la scogliera trovando la strada del fiume, mi lasciai
andare.
Era quello che avevo cercato per tutta la sera!
Mi mise le mani sotto le natiche e mi tirò su a stringergli i fianchi, mi
portò attaccata al muro e cominciò a lavorarmi mentalmente la testa.
Baci, carezze, intrusioni con le dita e poi, intrusione col cazzo!
Non perse tempo, non volevo che ne perdesse.
Era tardi e avevo voglia di qualcosa di consistente che lenisse i miei
desideri.
Cominciò a sbattermi con una certa violenza contro la parete baciandomi
appassionatamente.
Incredibilmente per l’ora, mi chiamò al cellulare il mio ragazzo per farmi di
nuovo gli auguri e ricordarmi quanto mi voleva bene
Stefano, mi fece rispondere, lo trovava eccitante scoparmi , mentre
chiacchieravo con il mio ragazzo.
Devo dire, che quel senso di proibito, eccitò molto anche la mia fantasia.
A ogni pausa che facevo con Piero, Stefano mi dava una stoccata violenta
facendomi sobbalzare e gemere distante dal cellulare.
Un paio di volte il mio ragazzo mi chiese se stavo male.
Gli dissi che erano i fumi dell’alcol, se mi sentiva strana.
A quelle parole, Stefano, spinse crudelmente facendomi gemere più
intensamente, anticipai il mio ragazzo;
– Sentito? Ho anche mal di pancia…
Guardai male Stefano.
Lui sorrise e riprese a scoparmi con calma e tranquillità.
Tutto durò qualche minuto.
Mi sentivo una stronza, ma, ero veramente eccitata: niente cattiveria verso
nessuno, era solo un gioco erotico diverso che mi stimolava.
Appena chiusi la telefonata, venni.
Dovette baciarmi per non farmi urlare, anzi, urlai lo stesso, ma, nella sua
bocca.
Ebbi giusto il tempo di finire di tremare sotto le sue bordate e il mio
piacere, che lui uscì da me, mi fece mettere in ginocchio e senza tanti
fronzoli me lo mise in bocca;
– Se ricordo bene, L’altra volta, in camerino, mi avevi detto che non usi
niente …
Feci cenno di si con la testa, ero troppo impegnata per riuscire a parlare in
quel momento.
Poi, mi guardò con uno sguardo più malizioso e perverso;
– Ci sarebbe anche un altro modo di venirti dentro senza rischiare nulla…
Smisi un attimo di fare quello che stavo facendo e lo guardai parlando,
– Ci sono i miei di sopra, non &egrave proprio il caso!
Lui, mi prese la nuca e mi spinse di nuovo sul suo sesso facendomelo sentire
di nuovo fino in fondo alla gola;
– Per questa volta mi accontento, anche per che sei un ottima pompinara e hai
due labbra che sembrano ventose, ma, la prossima volta, voglio scaldarti in un
altro modo…
Avevo capito cosa voleva.
Un brivido intenso e un pensiero perverso…
Feci cenno di nuovo con la testa di avere capito.
La prossima volta gli avrei permesso di restare dentro di me in un modo, o in
un altro…
Eruttò proprio su quel mio pensiero e la mia mano tra le cosce si calmò
immediatamente, andai a prendere il suo cazzo in fibrillazione e presi di nuovo
il mio pasto serale di nettare bianco.
Mi fece alzare, mi baciò passionalmente;
– Mi piaci, sei calda e sexy,,,
Mi mise le mani sulle natiche e le strinse forte;
– Ricorda, la prossima volta voglio sentirti urlare libera di potere urlare…
Mi diede un ultimo bacio e se ne uscì da casa mia.
Ero appagata e incazzata con me stessa.
Non riuscivo ad essere fedele a Piero, ci provavo, ma, non ci riuscivo.
La verità, era sempre la solita, mi piaceva il cazzo e se trovavo uno che mi
faceva la corte, mi sentivo lusingata e con la voglia di provare…
‘ Bel casino’ Pensai Questo mi vuole vedere e scopare per bene e mi sa che non
mi vuole solo scopare…’.
Strinsi le gambe a quel pensiero, la testa stava già per partire di nuovo, era
meglio andare a letto, ci avrei pensato quando sarebbe arrivato il momento…
Simona 12 Una promessa, &egrave una promessa…

Passarono diversi giorni dal compleanno.
Stefano, ogni tanto mi mandava degli sms erotici.
Piero, ogni tanto mi scopava…
Non mi meraviglia quando una sera tornando da una pizzeria me lo trovai
davanti.
Mi aveva contattata e gli avevo detto che stavo tornando da una cena con le
amiche.
Mi fece i fari, mentre stavo per mettere la chiave nella serratura.
Sapevo che era lui.
Dovevo solo decidere cosa fare, anche per che, se fossi andato da lui in quel
momento, sapevo gìà quali sarebbero state le conseguenze.
Ovviamente, non prendevo ancora niente e le sue minacce le ricordavo bene.
Girai la chiave e entrai in casa chiudendo la porta.
Un clacson cominciò a suonare.
Uscii subito e corsi verso la sua macchina;
– Ma che cazzo fai? Sei pazzo?
Mi guardò torvo, con uno sguardo pieno di lussuria;
– Sali!
Lo feci.
Partì subito e mi portò sulle colline romagnole.
Non parlava.
Aveva messo la mano tra le mie cosce e giocava con il mio pube.
Diventava sempre più spregiudicato.
Mi arresi.
Le gambe lasciarono spazio alla mano e divaricai la testa all’indietro
sospirando chiaramente il mio piacere crescente.
Lui, spostò veloce con le dita l’orlo del piccolo perizoma nero e entrò con le
stesse a masturbarmi.
Quando fermò la macchina, ero gìà completamente fuori di testa.
Ero in uno stato avanzato di eccitazione.
Avevo smesso subito di ribellarmi alle sue prepotenze iniziali.
Aveva capito come prendermi e devo dire che mi prese veramente.
Appena fermi, si slacciò i calzoni senza mai smettere di giocare con la
clitoride.
Tirò fuori il sesso teso e mi guardò.
Non servì dire niente, scesi a fare quello che amavo fare.
Ricordo, che prese il bottoncino della clitoride e lo strinse facendomi urlare
tra piacere e dolore e lo fece diverse volte.
– Mi piace sentire che gemi col cazzo in bocca…
E spinse con il bacino verso di me mettendomi in evidente imbarazzo col
respiro..
Amavo quel momento.
Il piacere che provavo nel momento di cambio di ritmo, quando sentivo il
potere crescere…
Mi fermò.
– Vieni dalla mia parte!
Mi obbligò a smettere, mi fece scavalcare la cloche del cambio manuale, mi
fermò un attimo;
– Mettitelo dentro e scopati con quello…
Mi fece guardare la cloche, era similare al suo sesso, solo all’inizio, era
più grossa.
L’idea, mi elettrizzò subito.
A me le novità mi facevano uscire di testa…
Per chi non comprendesse quello che stavo per fare, vada a vedere una mercedes
con cambio automatico e capirà subito!
Scesi a impalarmi.
Lo guardavo ludicamente e spingevo su quel sesso inventato.
Lui, mi accarezzava i seni e stringeva i capezzoli facendomi gemere;
– Prendi qualcosa adesso?
Scossi la testa.
Vidi chiaramente il suo sguardo perverso, aveva avuto la sua risposta, avrei
avuto presto la mia…
Tutti quei pensieri, insieme a quello che stavo facendo sul cambio, mi provocò
un orgasmo sublime, fuori da ogni controllo, cominciai a sbattermi la fica
violentemente. contro il cambio
Urlavo, gemevo, sospiravo, tremavo e lui aspettava…
Lasciò che io finissi di godere.
Scese dalla macchina inclinando il suo sedile.
Mi fece passare dalla sua parte mettendomi riversa con la schiena verso il
vetro .
Salì, si mise dietro di me.
Mi allargò le cosce e spinse deciso a farmi fare un piccolo urletto per
l’introduzione violenta.
Il tempo di mettermi le mani sui seni e cominciò a danzare dentro di me
spingendomi contro il sedile.
Andò avanti per molti minuti.
Era un buon stallone.
Ogni tanto si fermava e lasciava scendere l’adrenalina, poi, decise che era
ora di non fermarsi più;
– Allora non prendi niente?…
Scossi la testa ancora una volta…
scese con un dito tra il suo cazzo e la mia vagina, lo bagnò e lo portò sul
mio piccolo bocciolo.
Continuava a scoparmi…
Spinse piano facendolo passare.
– No…
Ma, era un no di immagine.
Quel tipo di pratica sessuale, non mi aveva mai entusiasmata.
– Ti avevo avvisata…
feci cenno di si, senza parlare.
Ero tesa e preoccupata, era molto che nessuno passava da quella parte.
Quando usci e si posizionò tra le mie natiche, cercai di protestare ancora.
– Non voglio, non mi piace…
Poggiò il glande.
– A me piace invece se me lo chiedi…
– Tu sei pazzo…
– Dai, chiedimelo…
– Mai…
Mi mise una mano sui capelli e li tirò violentemente obbligandomi ad andare
con la testa e il bacino verso di lui;
– Dai, Simona…
– No…
Spinse un poco passando con il glande e facendomi urlare per la prima
dilatazione.
– Dimmelo…
– No…Non voglio…
– Lo sai che sarebbe successo, te l’avevo promesso…
Spinse ancora facendomi urlare di nuovo;
– Rilassati…
– Rilassati un cazzo! Mettiti tu al mio posto!
Mi tirò i capelli e io involontariamente gli andai contro.
Entrò completamente strappandomi un urlo di vero dolore;
– Dai Simona, muoviti…
Lo sentivo completamente in me e mi faceva molto male, eppure, quel modo di
chiedere, quella voce suadente…
Mi rilassai, avevo sentito lo scroto sbattere contro il mio inguine, avevo
capito che il dolore, era arrivato al massimo.
Pensai a quella situazione e la testa partì per la tangente, mi vennero in
mente filmati, lettere, poesie, racconti, ricordi…
Cominciai a dondolare piano le natiche attorno alla carne piantata
visceralmente in me.
– Brava Simona, lo sapevo che sei portata anche per questo, hai un culo che
sembra fatto apposta per accogliermi.
Cercai di ribattere;
– Non &egrave vero…Non mi piace…
Lui si poggiò alla mia schiena e scese con le dita ad accarezzare la vagina,
poi, cercò la clitoride ci giocò portandomi oltre alla barriera dell’imbarazzo.
Cominciavo a provare delle sensazioni miste e lui continuava;
– Brava Simona, dai, inculati da sola…
Sbuffavo…
Continuai piano, poi, a un certo punto, aumentai il ritmo, stavo provando
delle sensazioni forti, inaspettate.
Lui, aspettava quel momento;
– E adesso dimmelo!
Sapevo cosa voleva sentire;
– Sei un bastardo…
Cambiò voce e divenne dolce;
– Dillo…
Ero troppo vicina all’orgasmo per tirarmi indietro;
– Vieni…Vieni nel mio culo…
Poi, non ricordo bene niente altro.
Solo gemiti, urla confuse, caldo, sudore, liquido denso che mi riempiva e poi
colava piano.
Restammo fermi per diversi secondi, respirando forte e gemendo piano,
aspettando che il suo sesso uscisse spontaneamente.
Mi accarezzò con dolcezza, promettendomi altre serate infuocate.
Fu l’ultima volta che gli permisi di stare dentro di me!
Decisi che continuare sarebbe stato letale per il mio primo amore Piero.
Stranamente, fu una delle poche volte che mantenni una promessa!
Simona 13 Estate torrida

Dopo avere chiuso ogni rapporto con Stefano, passai alcuni mesi di
tranquillità e fedeltà.
Era un periodo strano, non sentivo il bisogno di cercare altrove.
Con Piero mi accontentavo e lui, era felice
Daniela, era partita per uno stage fuori dall’Italia.
Sarebbe tornata a fine estate.
Eravamo in piena estate.
Tutti i giorni liberi da impegni, andavo al mare ad abbronzarmi.
Ero amica di un ragazzo che lavorava come bagnino e mi pre4stava gratuitamente
sia ombrellone che sdraio.
Erano mesi che mi faceva il filo, ma, io l’avevo sempre lasciato a bocca
asciutta.
Non era il mio tipo e non aveva niente da offrire che valesse la pena di
prendere.
Era agosto inoltrato.
Vicino al mio ombrellone, c’era una coppia sui quaranta anni.
Una bella coppia: tutti e due con fisici da palestra.
Lui, ogni tanto mi guardava di nascosto e mi scopava mentalmente, o almeno,
questa, era la mia sensazione.
Cominciai a fare le mie evoluzioni con i pensieri.
Mi ritrovai bagnata .
Girai lo sdraio verso di lui con la scusa dello spostamento del sole.
Cominciai a sedurlo con i movimenti.
Ogni volta che mi guardava, mi muovevo oscenamente.
Spalancavo e chiudevo.
Accavallavo e aprivo.
Bagnavo le labbra con la lingua.
Andavo alla doccia a rinfrescarmi sculettando e tornavo ancheggiando.
Mi ero eccitata!
Alle tre del pomeriggio, faceva un caldo bestiale.
La sua compagna dormiva.
Mi alzai e presi la chiave della cabina, mi girai verso lui, mi stava
guardando, anzi, mi stava scopando con lo sguardo!
Feci tintinnare le chiavi e mi avviai alla numero 33, una piccola cabina per
cambio abiti.
Aprii e entrai senza chiudere la porta.
La chiuse lui…
Mi ritrovai avvinghiata alla parete.
Le mani sotto il piccolo slip, una coscia alzata;
– Hai voglia di cazzo eh..
Non disse altro.
Fece seguire quella frase a una penetrazione secca e precisa.
Ero completamente pronta al suo affondo, lo aspettavo da ore.
Mi mise una mano sulla bocca per non fare sentire gemiti o sospiri e continuò
a prendere e dare piacere.
Quando percepì che mi ero adattata alla situazione, tolse la mano e mi penetrò
la bocca con due dita;
– Succhiale…Fammi capire quanto sei brava a fare i pompini.
Disse quella frase dandomi una stoccata violenta nella fica.
Urlai il mio piacere sulle sue dita e cominciai a succhiare ogni millimetro di
pelle.
Sapevo di essere brava in quello…
Continuò a sbattermi contro la piccola parete della cabina, ogni tanto si
sentiva la voce di qualcuno che passava e allora, lui, rallentava, si fermava,
facendolo roteare, formando un immaginario cerchio e, appena le voci si
allontanavano, spingeva violento a farmi sobbalzare.
Evidentemente, in quelle ore passate sotto il sole, l’avevo caricato proprio
bene.
Era un caldo terribile dentro quel piccolo buco.
Dovetti ammettere che aveva una notevole resistenza.
Venni copiosamente e lui, continuò a scoparmi.
Mi aveva messo le mani sotto il sedere e mi teneva sollevata e spingeva
inesorabile.
Cominciava a bruciarmi dentro;
– Vieni, dai, vieni…
Lui mi guardò perplesso
Anticipai le sue parole,
– No, non prendo niente…
Mi alzò il reggiseno e strinse forte i seni, dovetti mordermi la lingua per
non farmi sentire fuori;
– Fai piano…
Non veniva mai…
Cominciavo a essere spossata da quella posizione.
Improvvisamente, si fermò.
Mi guardò negli occhi intensamente, si leggeva la cupidigia nel suo sguardo.
Uscì veloce da me.
Mi fece piegare velocemente;
– Prendilo in bocca, troia!
Il tempo di scendere e aprire le labbra, stringere la bocca e il suo caldo
nettare esplose in me.
Ne aveva tanto.
Lo bevvi tutto senza perdere niente.
Pensavo di avere finito, invece;
– A me piace venire due volte, di solito scopo la mia donna e la riempio col
mio sperma e poi mi faccio fare un bel pompino e decido come venire la seconda,
con te, farò un eccezione, ti vengo due volte in bocca. Devo ammettere che hai
una bocca da vera pompinara.
Mi prese la nuca e mi fece ricominciare a succhiare fino a portarlo di nuovo
in tiro.
Mi facevano male le mandibole e sentivo il sudore da tutte le parti.
Lui, continuava a darmi il ritmo.
Fu un pompino lunghissimo.
Il più lungo della mia vita.
Era troppo caldo, non ne potevo proprio più.
Pregai che venisse.
Cercai di aiutarlo accarezzando i coglioni e poi gli e li leccai, ma, niente
da fare.
Dopo altri cinque minuti, quando mi venne in bocca per la seconda volta,
ringraziai tutti i santi del paradiso.
Non sentivo più le labbra!
Si svuotò per bene, poi, mi accarezzò;
– Che ne dici di vederci stasera?
– Certo, ti do il mio cellulare.
Uscì prima lui dalla cabina, seguito dopo qualche minuto da me..
Ovviamente, gli avevo dato un numero sbagliato.
Cambiai zona e non mi feci più vedere dal mio amico fino alla festa di fine
estate…

Simona 14 Daniela la pazza

Daniela tornò dallo stage in Inghilterra ancora più troia di quando era
partita.
Gli ci volle una settimana per raccontarmi tutti i casini che aveva fatto a
Londra e ne aveva fatti tanti davvero.
Erano mesi che non stavamo insieme.
Mi guardò con quei suoi occhioni grandi;
– Ho molta voglia di te, piccola!
Era uno schianto di sensualità!
Molto più sexy e provocante di quando era partita.
Mi sembrava impossibile un cambiamento così repentino in pochi mesi.
Dovetti ammettere con me stessa che mi era mancata quella parte di
femminilità.
Mi ritrovai eccitata al solo pensiero di quello che era stato tra noi.
Risposi quasi balbettando;
– Anche tu mi sei mancata…In tutti i sensi.
Daniela, appoggiò la mano sotto il tavolo dove stavamo chiacchierando e la
spinse sotto la mia gonna cercando la fica.
Spostò il piccolo slip bagnato di umori, inserì furtiva e veloce un dito, ci
giocò un poco, poi, lo tirò fuori, lo guardò davanti a me, facendomelo vedere,
infine, lo prese in bocca succhiandolo;
– Hai sempre un buon sapore…
Mimò un pompino e io, quasi venni in quel momento per il desiderio che mi
aveva provocato quell’atteggiamento osceno e improvviso.
Strinsi forte le cosce pregustando il dopo…
Alle dieci di sera, ero a casa sua.
Anche stavolta, riuscì a sorprendermi.
Appena entrata, mi presentò il ragazzo che in estate aveva fatto il bagnino.
Mi parlò sorridendo;
– Lui, &egrave Cristian, lo conosci già, visto che gli hai scroccato per tutta
l’estate ombrellone e sdraio.
Mi ha detto che l’hai fatto impazzire per tutta l’estate. Ti ha fatto la corte
e tu non l’hai nemmeno cagato. Adesso, &egrave ora di ringraziare il mio amico…
Avevo capito benissimo cosa intendeva come ringraziamenti.
Mi prese e mi attirò a se stampandomi un bacio forsennato, assetata di
passione.
Cristian, si era messo a sedere sul divano e guardava allupato.
Lo guardai solo un attimo di sfuggita, mentre venivo assediata da quel polipo
di Daniela.
In mezzo alle gambe si era formato un bel pacco che spingeva sotto i calzoni.
Forse, tutto sommato quel ragazzo aveva qualcosa di interessante: ben presto
l’avrei scoperto…
Daniela, mi fece indietreggiare fino a arrivare a contatto con le gambe di
Cristian.
Mi fece sedere sulle sue ginocchia e si piego a carponi andando sotto la gonna
con la testa.
Lui, cominciò ad accarezzarmi, prima i capelli, poi, le spalle, le tette, i
fianchi, scese a sentire il caldo tra le gambe accarezzando la lingua di
Daniela e il resto.
Vibravo tutta.
Cominciai a reagire dandomi da fare anche io, misi una mano sulla cerniera di
lui e liberai il sesso duro e teso.
Era un bel obice di carne, una misura sostanziosa che avrebbe fatto
sicuramente la sua figura una volta dentro.
Daniela, mi aveva portato sulla strada del non ritorno, ormai, ero partita.
Presi in mano il cazzo di Cristian e lo appoggiai tra le grandi labbra, mi
alzai, mi impalai.
Uno sbuffo e un gemito a seguire, un sospiro affannoso, le mani sulle
ginocchia per rialzarmi e cominciare a ballare.
Daniela, non mi mollava, seguiva le mie evoluzioni, si alzava con me
succhiando dove poteva, facendosi strada nel poco spazio rimasto.
Fu assolutamente eccezionale.
In breve tempo, ebbi un orgasmo stupendo!
Cristian, aveva afferrato i seni e mi scopava bestialmente, Daniela, era
sparita in camera e era tornata con il suo dildo legato ai fianchi da una
stuola di pelle.
Questa volta, la misura, era più grossa, quasi indecente; evidentemente le
esperienze di Londra avevano aumentato le sue necessità fisiche.
Guardai esterrefatta il fallo di plastica;
– Tu sei pazza, &egrave enorme…
– Vedrai che sembrerà normale…
Mi fece alzare e girare verso Cristian, mi mise in ginocchio, fui obbligata a
trovarmi davanti il cazzo pulsante del ragazzo, lo ingurgitai senza problemi.
Quanto amavo tenere in bocca il sesso di un uomo!
Per forza, ero brava a fare i pompini, era una sensazione favolosa di piacere
e potere!
In quel momento, lei entrò…
Urlai sul sesso di Cristian.
Mi sentivo dilatare e riempire in modo anomalo.
Daniela, inizialmente, si mosse piano, mi fece abituare a quella cosa
esagerata, poi, quando vide che succhiavo di nuovo con la mia solita passione,
cominciò a spingere più decisa.
– Muovi il culo come piace a me
Presi fiato staccandomi dal sesso di Cristian;
– é troppo grosso…
– Ma vah…Devi solo ricordarti di quanto sei troia…
Non obbiettai.
Mossi il sedere in modo osceno stringendo le natiche attorno a quel dildo
pazzesco.
L’effetto fu dirompente per Cristian che venne subito abbondantemente nella
mia bocca guardando quello che facevo con il sedere.
Daniela continuava a dirmi parole oscene;
– Che puttana che sei, mi ricordavo bene…Sei la troia più troia che ho mai
scopato e hai anche un culo stupendo, peccato non essere un uomo, te lo farei
ogni volta.
Il sesso di Cristian, si era ammosciato e era uscito da me, potevo finalmente
parlare;
– Non ci pensare minimamente, se t’azzardi solo a avvicinarti, non mi vedi
più.
Non rispose, mi fece capire che aveva sentito dandomi due spinte esagerate che
mi fecero sobbalzare per l’esagerata intrusione.
Continuò altri cinque minuti.
A un certo punto, si tolse l’armatura, mi prese i capelli e mi fece girare
mettendomi il viso sulla sua fica , era bagnata fradicia;
– E adesso fammi un pompino alla clitoride come sai fare tu, sei diventata
famosa per la tua bocca.
Mi trovai a contatto con la sua vagina e feci quello che mi aveva chiesto.
Dopo alcuni minuti di quella posizione a carponi, Cristian si prese quello che
avevo rifiutato a Daniela.
Il tempo di gridare e adattarmi.
Persi la cognizione del tempo.
Venimmo tutti e tre insieme, quasi nello stesso momento.
Daniela, mi accarezzava nel dopo sesso e parlava tra se e se;
– Quanto mi piace essere bisex…
Io, mi accarezzavo il sedere, sentivo un notevole bruciore dietro, Cristian,
ci era andato deciso, senza tanti riguardi, probabilmente, aveva scaricato su
di me tutte le voglie represse dell’estate passata.
Io, ero beata e beota.
Accarezzavo con la destra il cazzo morto del ragazzo e con la sinistra la fica
di Daniela.
Nessuno parlava.
I venti tre anni erano alle porte…
Simona Uno sconosciuto dentro me

I venti tre anni , erano arrivati e stavano passando in fretta.
Uno dei miei sogni proibiti da bambina, era quello di fare ‘ l’amore ‘ con un
bel ragazzo sconosciuto e tenebroso, che mi amava follemente per una notte
lasciandomi ricordi indelebili.
Il sogno erotico di molte ragazze.
Qualche volta ci ero andata vicina, ma, poi, le paure delle malattie unite a
quelle di un imbarazzo del momento, mi avevano fatto sempre desistere.
Quel giorno fu diverso, passai il confine dei miei dubbi e lascia che la testa
portasse il corpo a fare quello che si sentiva.
Ero al bar del centro con un paio di amiche.
La primavera spruzzava benessere da tutti i pori e il sole scaldava i cuori e
l’anima.
Il tiepido caldo invitava a bere e a vestire leggeri.
Avevo messo un vestitino floreale che mi donava molto, metteva in mostra il
meglio di me.
Al tavolo vicino a noi due ragazzi chiacchieravano in inglese.
Quello di destra, stava bevendo una birra e mi lanciava continuamente occhiate
veloci.
Si capiva chiaramente che era interessato a me.
Era una settimana che non facevo sesso.
Quello stronzo di Piero, era andato in ritiro con la squadra di pallone.
Mi sentivo euforica e con tanta voglia di vivere e trasgredire.
Gli sguardi s’incrociavano sempre più spesso.
Gli atteggiamenti fisici cominciavano a lanciare segnali inequivocabili.
Cominciavo a sentire caldo e non solo sul viso…
Lui, era un bel fusto normanno con un viso scultoreo.
Quello che mi aveva colpito, era stato lo sguardo magnetico.
Alzò la bottiglia di birra verso di me facendomi un saluto immaginario.
Risposi ricambiando con la tazzina del caff&egrave.
Trenta secondi dopo, mi fece un segno che andava al bar e sempre a gesti, mi
chiese di seguirlo.
Questa volta, non ebbi nessun dubbio.
In quei pochi minuti prima che mi facesse quell’invito, ero partita di testa
con le mie fantasie erotiche, ormai, l’età della ragione, l’avevo passata, era
ora di cogliere l’attimo fuggente.
Mi alzai e lo seguii sapendo benissimo come sarebbe finita…
Il ragazzo andò verso la toilette.
Aspettai un attimo per capire come agire.
Ero indecisa su come agire.
Ci pensò lui a togliermi ogni dubbio.
Mi prese per un braccio e mi portò dentro i bagni degli uomini.
Vidi velocemente tre toilette, lui, mi spinse dentro la prima, mi appoggiò
irruento alla parete e cominciò a baciarmi, mentre le mani esploravano tutti
gli spazi liberi da indumenti.
Subito dopo, alzava la gonna e liberava i seni.
Io, facevo lo stesso con il sesso!
Ero inebriata, drogata dall’eccitazione!
Lo volevo sentire dentro di me!
Lui, si spostò e tirò giù la tazza del water, si mise a sedere, mi fece
accavallare sopra.
Io, spostai i miei slip fradici di desiderio e scesi guardandolo intensamente.
Non scostai gli occhi dai suoi fino a quando non lo ebbi completamente in me.
Mi mise le mani ai fianchi e cominciammo a danzare in quel fetido luogo.
Ogni tanto lui si fermava, quando, qualcuno cercava di entrare nel bagno.
Sentivo le imprecazioni degli uomini quando trovavano chiuso il bagno.
Lui, rispondeva sempre educatamente con quella sua voce gutturale
-Occupetied….

In effetti, era occupato con me…
Era un bel torello e ci sapeva fare.
Io lo aiutavo nei movimenti, spingevo con le gambe a rialzarmi e lui, con le
mani sui fianchi, mi abbassava riempendomi della sua passione.
Ero talmente coinvolta da quell’amplesso che mi dimenticai di dove eravamo e
cominciai a esagerare con i miei gemiti.
Fu lui che mi ricordò il posto inadeguato per sospirare.
– Sssshhhh You crazy…( tu sei pazza)
Mi mise una mano sulla bocca e io, ormai partita di senno, presi le dita e le
succhiai una a una.
Il ragazzo, aveva gli occhi fuori dalle orbite.
Immagino cosa pensasse a quelle leccate sensuali.
Aumentò il ritmo spingendomi con forza verso il suo cazzo duro.
Sospiravo languidamente…
Si fermò di nuovo quando qualcuno bussò alla porta.
Questa volta non rispose.
Era sudato in viso e la camicia, aveva macchie evidenti anch’essa.
Diceva frasi sconnesse, ma il significato globale, lo avevo capito.
– Got you, bitch ( ti ho preso, troia)
Quando tradussi troia, ebbi un orgasmo lunghissimo
Ormai, era chiaro che certe parole, legate a certi momenti, mi facevano un
effetto deleterio sessualmente parlando.
Lui, mi seguì nel mio orgasmo e mi venne dentro.
Appena ebbi la cognizione di quello che stava accadendo, cercai di fermarlo;
– No, aspetta, non venirmi dentro, non prendo niente!
Lui, ormai, era completamente assuefatto dall’orgasmo, ripeteva come una
cantilena;
– Troy…Troy…troy….
Cercai di uscire da lui, ma, mi tenne stretta finendo il suo piacere.
Aspettai terrorizzata che finisse il suo piacere.
Gli davo dei cazzotti leggeri sullo stomaco;
– Stupid…stupid….you stupid!
Ma a quello non gli e ne fregava proprio niente.
Fece il suo comodo fino alla fine.
Si rilassò, riprese fiato, si rivestì e uscì dal bagno lasciandomi sgomenta
con i miei pensieri.
Erano passati venti minuti, la mia amica se ne era andata e anche lo
sconosciuto, era sparito.
Io, corsi a casa a cercare di pulire il mio casino e aspettai le mestruazioni
come un regalo da parte di Dio.
Fortunatamente, tutto andò bene.
Il vichingo, aveva fatto terra di conquista, ma, non aveva coltivato il campo
arandolo irrimediabilmente.
Quella, fu la prima volta che pensai a me come mamma…
Simona Viva L’America

A ventiquattro anni decisi che era ora di andare a girare un poco il mondo.
Evitai di andare in Inghilterra, non mi sentivo pronta a incontrare mio
fratello Massimo dopo quello che era successo alla sua partenza dall’Italia.
Gli volevo un bene dell’anima, ma, i miei pensieri nei suoi confronti non
erano solo da fratello a sorella, era meglio lasciare una certa distanza tra
noi.
Organizzai un viaggio con Daniela!
Lei, rispose entusiasticamente alla proposta.
In giugno, partimmo per un tour Los Angeles San Francisco Las Vegas:
Il viaggio di trasferimento durò undici ore!
Impossibile stare ferme per così tanto tempo con Daniela di fianco.
Alle prime ore della notte, quando le luci furono abbassate, lei, ne
approfittò subito per mettermi una mano sotto la gonna.
Aveva preso le coperte e le aveva gettate sopra di noi a riparo del freddo e
dagli occhi indiscreti.
Cominciò a sfregarmi da sopra e finì con una masturbazione profonda attorno
alla clitoride.
Io, dopo vani tentativi di fermarla, mi lasciai andare sopraffatta dal piacere
che cresceva e cominciai a ricambiare andando a cercare la sua fica.
Ovviamente, la trovai bagnata e pronta ad essere assaltata!
La parte più difficile di quel gioco erotico, fu, non farsi capire dalle
persone attorno a noi.
In effetti, non ci riuscimmo completamente.
Appena il cuore tornò normale, un signore sui quaranta, venne verso di me, mi
guardò in un modo molto eloquente, si chinò a parlarmi piano all’orecchio;
– Mi segua…
Mentre gli davo la mano per seguirlo, mi venne in mente il film che avevo
visto tempo addietro in televisione ‘ Emanuelle’
Mi sentii subito l’interprete principale, ero già pronta da quello che avevo
fatto prima con Daniela.
Mi girai verso la mia amica, le strizzai l’occhio;
– Devo fare una cosa, ci vediamo più tardi….
Lo sconosciuto, mi portò alla toilette, mi fece entrare, chiuse e mi saltò
addosso come un lupo che ha annusato la preda facile.
Mi mise le mani sopra i seni palpandoli deciso.
Mise una mano sopra i jeans che avevo messo appositamente per essere più
comoda nei movimenti.
Spinse a farmi sentire il suo desiderio.
La mia mano si appoggiò al gonfiore che spingeva dai suoi calzoni.
‘Se tanto, mi da tanto…’ pensai..
Il tempo di scaldare i motori al massimo.
Mi tirò giù i jeans alle ginocchia, insieme allo slip ormai fradicio dalla
masturbazione subita da Daniela e dall’orgasmo seguito.
Mi fece girare e appoggiare le mani al vetro sopra il lavandino
Potevo guardare il mio viso in primo piano e, nello stesso tempo guardare lui
che mi prendeva da dietro.
Vidi il mio viso di sofferenza piacere alla prima entrata secca.
Aveva un cazzo notevole e mi riempì completamente toccando i punti più
sensibili.
Guardavo il mio viso cambiare le espressioni a seconda delle stoccate che
subivo.
Lo vedevo che si piegava con le ginocchia per poi spingere a salire con forza
penetrandomi dal basso verso l’alto.
Il mio corpo e il viso venivano spinti contro il vetro.
Avevo sporcato il vetro con il rossetto.
Le mani attaccate al muro a difesa del corpo.
Le cosce torturate contro il lavandino.

Era una piacevole violenza…
Per lui, doveva essere una situazione altamente erotica.
Chissà se aveva visto lo stesso film…
Venni scopata per bene e ebbi un altro orgasmo soddisfacente.
Ero appagata e soddisfatta.
La vacanza, iniziava all’insegna del massimo piacere ed eravamo solo
all’inizio.
Lui aprì la porta e uscì, io feci per seguirlo, ma, mi trovai davanti un altro
uomo.
Mi fece tornare dentro e chiuse di nuovo la porta’ Cazzo, ma qui si sono messi
d’accordo…’
Pensai, mentre si slacciava i calzoni mettendo in libertà un sesso duro e
pronto.
Non voleva scoparmi.
Voleva la mia bocca!
Fu un piacere accontentarlo.
Era diversi giorni che non sentivo il sapore acre di un uomo tra le mie
labbra.
Lo guardai negli occhi mentre mi piegavo ai suoi piedi.
Sapevo che dal momento iniziale di sottomessa, sarei ben presto diventata la
padrona assoluta del gioco.
La bocca si schiuse e lo fece passare avvolgendolo subito dopo in una stretta
ferrea.
Iniziai a usare tutte le mie qualità orali e ben presto, lui, cominciò a
muoversi scordinatamente.
Mi prese per i capelli e mi diede un suo ritmo.
Era chiaro che si stava avvicinando al momento di estrema passione.
Lo sentivo vibrare e affondare nel mio palato.;
– Cazzo, che pompinara fantastica sei…
Ancora una conferma della mia migliore qualità…
Lo lasciai sfogare e, come facevo sempre, lo accolsi completamente in me
nutrendomi a fondo del suo nettare.
Quando ci ricomponemmo, ebbi un brivido di paura nel vederlo aprire la porta
della cabina,
Sperai che nessun altro, avesse visto me e Daniela, o fosse amico dell’amico.
Eravamo appena partite e la vacanza, era molto lunga.
L’inizio del viaggio, era stato da vera’ troia’ pensai, ma, in realtà, era
solo voglia di vivere e provare.
Avrei avuto tempo di fare la brava ragazza quando mi sarei sposata…

Simona Gli indiani d’America

Il viaggio in America non fu poi così esaltante come mi aspettavo, dopo
l’nizio burrascoso vissuto in aereo.
Tutto, divenne più cheto e tranquillo.
A parte quella infoiata di Daniela con cui avevo rapporti regolari, il resto
del viaggio fu storia e cultura, tradizione e geografia.
L’unico colpo di coda che ebbi, fu al pueblo indiano di Orlando.
La visita di Disneworld, era un obbligo dovuto!
Durante la visita globale, mi fermai a fare alcune foto con un indiano vero
che gestiva la parte inerente alla loro storia.
Era veramente un bel meticcio con la pelle olivastra.
Ovviamente, era vestito da vero indiano con tanto di colori sul viso.
Notai subito il notevole pacco tra le striature del gonnellino.
Rimasi sconcertata, mi sembrava troppo generoso.
Lui, si accorse di questa mia perplessità, mi incrociò con gli occhi e mi
lanciò uno sguardo malizioso.
Diventai rossa.
Ero stata presa in flagrante durante un mio pensiero erotico e questo, mi
aveva imbarazzato.
Fu un attimo di tentennamento, tanto bastò all’indiano per azzardare.
Mi invitò a vedere il pueblo in tutte le sue sfumature.
Accettai volentieri.
Avere una guida personale che mi spiegava i misteri e le abitudini degli
indiani, era pur sempre una bella fortuna..
Cominciavano a calare le prime ombre della sera e le persone rimaste, si
contavano su un palmo di mano.
Daniela, si era fermata allo spaccio aziendale a prendere souvenir.
Mi trovai dentro una bicocca strana.
Eravamo soli.
Si mise a spiegarmi la storia degli oggetti e quando fu il momento di alcune
figure un poco erotiche,
Si appoggiò a me senza tante storie e mi disse che riguardavano le pratiche
sessuali degli indiani.
Rimasi dubbiosa sui suoi ragionamenti.
Mi fece girare verso una parete con la scusa di altre raffigurazioni, aderì il
suo corpo alla mia schiena facendomi sentire nettamente la sua erezione.
Cercai di resistere alle mie pulsioni, ma, come sempre, la testa cominciò ad
andare per la sua strada.
Cominciai a immaginare l’indiano che prendeva la sua preda con tutte le
conseguenze del caso.
Quando mi mise una mano sul pube, ero già oltre la soglia del mio desiderio.
Bagnata e pronta!
Lasciai la mano dove l’aveva messa e invece di respingere le avance, cominciai
a roteare il sedere su suo sesso.
Avevo deciso!
Lui, aveva deciso prima di me!
Le dita cominciarono a slacciare i miei jeans e subito dopo me fece piegare a
novanta gradi.
Avevo le mani strette attorno a un bastone che delimitava una zona coperta di
paglia, probabilmente una stalla o dove dormivano loro a quei tempi.
A pensarci adesso, non ho mai approfondito la conoscenza.
I calzoni scesero all’altezza delle ginocchia e subito dopo, qualcosa di duro
e caldo, entrava in me facendomi gemere per il piacere e la soddisfazione.
Quel pacco che avevo visto e immaginato, era un pacco vero!
Mi sentivo totalmente riempita.
I primi colpi, furono d’ambientamento alle sue misure.
Cercai di seguire le sue penetrazioni con un movimento d’alleggerimento delle
braccia che lasciavo piegare a ogni sua spinta.
Mi teneva una mano sulla bocca, probabilmente per paura che facessi troppo
casino.
Il mio primo pensiero di paura per quanto riguardava la pulizia del ragazzo o
del luogo, era completamente svanita sotto gli effetti delle sue bordate
fisiche contro di me.
Adesso reagivo e gli andavo incontro, sentivo le palle sbattere contro il
perineo e mi piaceva sentirlo parlare in un dialetto indiano che, anche se non
capivo, immaginavo…
La voce e la cadenza, mi facevano capire e tradurre le sue parole, o così
volevo pensare…
E la mente vagava per i suoi piaceri.
Sotto le spinte cruente dell’indiano, immaginavo chissà quale storia atavica.
Mi scopò in quella posizione per cinque interminabili minuti.
Ogni tanto guardavo la porta d’ingresso con la paura di vederla aprire.
Invece, tutto fu fatto alla perfezione.
Io venni indecentemente in quella posizione supina.
Lui, decise che voleva venire in altro modo.
Aspettò che finissi il mio piacere, poi, mi fece alzare.
Si mise con il sedere sul bastone che divideva la stanza, allargò le gambe,
prese in mano il sesso e mi fece cenno di scendere su di lui.
Non ci voleva molta fantasia per capire.
A me non sembrava vero, come sapete, amo fare i pompini e quello, era un cazzo
che meritava un trattamento di favore.
Era uno dei più possenti e maestosi che avessi mai visto.
Lo guardai un attimo incuriosita e affascinata, era il primo che non fosse
completamente bianco.
A parte il colore più scuro, tutto il resto combaciava!
Dovevo lasciare assolutamente un buon ricordo all’indiano, con tutti i torti
che avevano subito…
Furono tre minuti di passione estenuante.
Dovetti applicarmi molto e aprirmi molto per riuscire a dare il meglio di me
stessa.
Il risultato fu identico a quello europeo e anche il sapore, era lo stesso.
Uscii dal pueblo con una sensazione di trionfo nella testa.
Avevo combattuto contro l’indiano e lo scontro, era finito in parità.
Ognuno di noi, aveva avuto qualcosa dell’altro: sarebbe stato un bel ricordo.
Daniela mi aspettava impaziente fuori dalla porta.
Seppi poi che mi aveva vista da una finestra, mentre, ero piegata a novanta a
farmi scopare.
Si era goduta il suo film privato e si era anche masturbata a guardarmi
cavalcata da quello stallone indiano.
Mi fece morire dal ridere, quando mi disse;
– Tanto in giro non c’era nessuno…
Nessuno, era stato sconfitto, sia bianchi che indiani, avevano avuto la loro
piccola vittoria….

Simona venticinque e non sentirli

Gli anni passano, ormai, &egrave una vita che sono con Piero.
Il mio animo ribelle e la mia voglia di provare nuove esperienze comincia a
calare, evidentemente la maturità comincia a colpire.
Mi cresce anche la voglia di sentirmi mamma!
Questo sentimento emergente, contrasta con tutti i miei giochi di sesso fuori
dal mio fidanzato.
Piero, mi intenerisce sempre di più, ha un modo di amare e rispettare che
qualsiasi ‘ragazza per bene’ vorrebbe.
Sotto le lenzuola, rimane poca cosa in confronto a alcune mie esperienze, ma,
riesce a ottimizzare con quel suo carattere da cagnolone giocondo.
A natale, dopo tanti anni che non ci vediamo, &egrave tornato Massimo.
Mio fratello, ha trentadue anni, &egrave nel massimo del suo splendore.
Un bacio, una stretta forte e si spera nessuno ricordi il passato.
Certo che in quella stretta affettuosa, ho percepito ben oltre l’affetto.
é stato tutto il periodo da noi, nella sua vecchia stanza mai occupata da
altri.
Le sue cose, erano tutte al loro posto.
Anche i miei ricordi…
Ho fatto il possibile per non cadere in tentazione e, penso che anche lui ci
abbia provato, ma, ai sentimenti, &egrave difficile dargli contro.
Alla fine, &egrave successo…
Ventisette del mese.
Pieni nello stomaco, ebbri di feste.
Una sera normale.
Troppo soli in casa.
I genitori al cinema.
Piero con i suoi.
La sua lei in Inghilterra.
Io con i miei casini mentali.
Lui sul divano che guarda un film.
Io, distante da lui, sulla poltrona, in pigiama.
Lui che guarda distrattamente la televisione e sempre più frequentemente me.
Io, che mi accorgo dei suoi sguardi e mentalmente torno a quel giorno di tanto
tempo fa e mi bagno indecentemente.
Lui che si alza e viene verso di me.
Io, che abbasso gli occhi sul suo rigonfiamento e mi sposto sul divano
lasciandogli spazio.
Nessuno parla.
Uno sguardo intenso e passionale.
‘ Dio, non so che fare, ho le gambe che mi tremano, sono paralizzata
dall’emozione’
Mi accarezza la testa;
– Simona, la mia piccola simona, &egrave diventata grande…
La mono che scende sulle labbra e ci gioca.
Apro la bocca e gli do un morso veloce.
– Ahi…
Mi guarda ancora con più passionalità…
Rimette il dito a sfiorare le labbra…
sempre silenzio, ma, &egrave un silenzio che urla!
Non ce la faccio più…
Apro la bocca e questa volta lo lascio entrare…
Non abbiamo mai staccato gli occhi tra noi-.
Succhio il dito spostando la testa avanti e indietro e lo faccio senza
ritegno.
Ho voglia di Massimo, ho voglia di mio fratello…
– Simona…
Mi guarda, mentre comincio a sbottonargli i calzoni.
Mi guarda mentre libero il suo sesso e lo accarezzo.
Trasmetto tutta la mia passione su quel dito che anticipa la felicità.
Mi leva il dito dalla bocca e scende piano sul collo, poi, accarezza i seni
con una dolcezza infinita; scende ai fianchi, ripete continuamente il mio nome,
mi fa sentire un oggetto prezioso.
Mi accarezza con una delicatezza spasmodica.
Sono persa…Ero già persa quando l’ho visto dopo tanto tempo…
Abbassa piano il pigiama e me lo sfila lasciandomi con gli slip fradici per
lui.
Continuo a guardarlo e non parlo.
Troppo imbarazzo per cercare frasi inutili, troppo desiderio per fermare
Massimo…
Lo slip segue il pigiama e sparisce dalla mia vista.
– Simona…
Si piega verso me e mi scioglie con quel suo sguardo…
– Simona…
Accarezza le cosce e sale con la mano ad accarezzare le grandi labbra
dischiuse per lui.
‘ Se scende con la lingua, muoio…’
Fortuna che non lo fa, ma, forse, &egrave una sfortuna…
Sale verso i bottoni del pigiama che ancora copre i seni, comincia a
slacciarli.
Sento chiaramente il glande sfiorare la fica.
I bottoni saltano, si alza ancora di più: il glande &egrave tra le grandi labbra,
sto impazzendo di piacere…
Alza il reggiseno e sale ancora verso le labbra.
Siamo a cinque centimetri.
Il cazzo sta fermo appena oltre la barriera e freme, lo sento pulsare,
impazzisco, lo voglio sentire mio, ma, mi vergogno a dirglielo…
– Massimo…
Per la prima volta pronuncio il suo nome, ho tremato nel farlo.
Lui, appoggia la lingua sul mio capezzolo destro, sono tesissima e
prontissima…
Non ce la faccio più!
– Massimo, ti prego…
Spingo il bacino per scontrarmi con il suo sesso duro.
Lui, smette di giocare spinge verso di me.
Giuro! Ho visto le stelle, i fuochi d’artificio, il paradiso terrestre nei
suoi movimenti lenti, mi sono lasciata andare al mio piacere dimenticando tutti
gli errori della mia vita…
Ho pianto di desiderio…
ho pianto di piacere…
Ho pianto per me e per lui…
Siamo venuti insieme mormorando i nostri nomi.
‘Giuro, lo giuro! Non deve più succedere’
Stringo le cosce e tengo dentro di me il suo caldo nettare.
Non l’ho fermato, era troppo bello sentire il mio nome uscire dalla sua
bocca…
Troppo bello…
Una dolcezza infinita, mentre mi accarezza.
Mi parla;
– Domani parto…
So per che ha detto quelle parole, so per che anticipa la partenza.
Non so che dire, non posso amare mio fratello, devo lasciarlo andare.
– Si…capisco…
Non dico altro, piango, cerco i miei vestiti, e corro in camera.
Non l’ho più rivisto.
Sono quattro anni che non torna a casa… Simona Sono incinta.

Ecco, quello che desideravo, &egrave successo!
Ho lasciato che Piero irrigasse il mio desiderio quasi tutti i giorni.
Dopo Massimo, solo lui!
Sono incinta e non voglio sapere altro!
Niente visite indagatrici.
Va bene così!
Sono pazza?
Non lo so, so solo che sono felice!
Quello che conta, &egrave questo, no?.
Mi accarezzo la pancia a ogni pensiero indecente che mi sale.
Comincia a vedersi e alcuni ne apprezzano il momento.
Mi sto gonfiando e il culo sta diventando esagerato
Sto cercando di trattenermi, ma, tutto cresce.
I seni stanno diventando due meloni.
Speravo che con la gravidanza, calasse il desiderio sessuale, invece…
E quel coglione di Piero, mi rispetta troppo!
Non mi tocca quasi più, sessualmente parlando, ovvio.
Rimane il mio bamboccione, ma, non ha mai capito il bisogno di troiaggine che
mi accompagna.
L’ha capito bene il suo più caro amico, Marcello!
Lavorano inseme da molti anni e nel tempo hanno condiviso un sacco di cose.
Piero, non immagina certo che ultimamente hanno condividendo anche la stessa
donna!
Lo so, non si dovrebbe, non dovrei, non dovrebbe neanche lui, a dire il vero!
Niente di voluto da parte mia.
I casi della vita, i famosi attimi fuggenti.
Solita depravazione degli uomini.
Io, la solita mente che naviga e si scontra con la puttana nascosta dentro di
me.
Lunedì sera.
Marcello viene a casa nostra a trovarci prima di cena, lo fa spesso.
Sono alla fine del quinto mese.
Già bella cicciottella.
Seni maturi, culo ingrossato.
Non mi sento bella, ne desiderata.
Mi scoccia non sedurre…
Piero,&egrave in ritardo.
Marcello segue un ritmo latino che stanno trasmettendo alla radio.
Mi prende e mi fa ballare.
Giochiamo, scherziamo, ci sfioriamo…
Vedo la sua eccitazione, poi, la sento contro di me in un giro lento di un
ballo strano.
Mi abbraccia forte e si dondola sul mio sedere facendomi sentire chiaramente
il suo desiderio.
Possibile che l’abbia eccitato io?
In queste condizioni pietose…
Così grassa e anti sexy…?
Fingo di non accorgermi della sua eccitazione.
Lui stringe sempre e sale sui seni, li accarezza e io esplodo.
Ho fatto sesso più di un mese fa e per Piero sono diventata una madonna da
rispettare.
Ho voglia di cazzo!
Lo voglio sentire dentro che mi scalda!
Lo voglio sentire in bocca che mi riempie di desiderio!
Voglio sentire il nettare bianco scendere per la gola.
Voglio sentire il culo in fiamme per la dura tortura che porta al piacere…
Non lo dico, ma lo penso.
Non lo fermo quando mi fa appoggiare le mani sul tavolo e mi piega
leggermente.
Non lo fermo quando mi tira giù i calzoni della tuta insieme a gli slip.
Non lo fermo quando sento la cerniera aprirsi…
Non lo fermo quando si appoggia alla mia fica e cerca spazio.
Non lo fermo quando spinge piano, ma deciso a farmi sentire femmina…
Rispondo…
Nessuno parla, &egrave solo sesso, solo voglia di sentirsi donna anche in questi
momenti così delicati.
Non gli chiedo neanche di fare piano, non ho paura, ho solo voglia di essere
scopata!
E lui mi accontenta!
Me lo spinge deciso fino in fondo, &egrave talmente tanto che non sento il sesso di
un uomo, che mi sento quasi stretta.
Mi fa gemere, poi, sospirare.
Vengo velocemente, ero troppo piena di desiderio.
Piero, &egrave per strada, chissà se mi vedesse in quel momento.
Ho ancora voglia, ma, sto molto meglio, mi sento in parte appagata.
Marcello, no!
Mi fa piegare ancora leggermente di più, esce da me e cerca l’altro canale.
Mi guarda indecente;
– Hai un culo pieno che merita la sua parte…
Non dico niente, non posso dire niente.
Lo accolgo cercando di facilitare l’entrata.
Mi fa sbuffare e gemere ai primi assalti.
Sento le sue mani che palpano vogliose le mie natiche;
– Sei sempre una bella fica, anche incinta, me lo fai tirare di brutto, era
un casino di tempo che volevo mettertelo dentro… E hai delle labbra che
incitano alla violenza orale, quando parlo con qualche mio amico di te, tutti
mi dicono che hai le labbra fatte apposta per ricevere cazzi…Poi, vediamo se
hanno ragione…
Quelle parole lo istigano.
Quelle parole, mi eccitano…
Mi viene dietro dandomi alcuni colpi forti che mi fanno ballare le tette in
modo ridicolo…
Sento il suo calore nel mio corpo;
– Esci Marcello, sta per arrivare Piero…
Si rende conto del fatto e si riveste velocemente.
Si mette sul divano accavalla le gambe;
– Sei proprio una bella fica calda e passionale, Piero, ha avuto un bel culo a
sposarti.
– Già…
Gli rispondo in modo schifato.
Adesso sono lucida e mi fa incazzare quello che ho fatto
– E sono fortunato a essere suo amico…
E ride di gusto
‘ Brutto stronzo’ Ti scopi la moglie del tuo amico, per giunta in cinta…Gli
vieni nel culo e lo prendi anche in giro?’
– Vattene da questa casa e non ti fare più vedere!
Mi guarda attonito;
– Dai scherzavo.
– Vai fuori dai coglioni! Giuro, se non te ne vai adesso, dico tutto a Piero,
a costo di rovinare tutto!
Capisce che non scherzo.
Si alza piano;
– Ma…
– Niente ma, fuori da questa casa, STRONZO!
Esce mesto.
Sbatto la porta infuriata!
Mi sento leggermente meglio.
Sono la solita bastarda piene di voglie, ma, Piero non se lo meritava e lui
non doveva approfittare del mio momento di debolezza sessuale.
Già pregustava pompini e scopate a non finire.
Alla faccia dell’amicizia…
alla faccia della troia che &egrave in me!
A culo il mondo e i problemi che si porta dietro!
A fanculo me che non sono capace di fermare le mie pulsioni…

Simona Sono mamma

Il parto, &egrave andato bene, ho avuto un bel bambino e per diversi mesi, sono
stata una brava mamma.
Nessun pensiero fuori dalla routine.
Solo casa e chiesa.
Piero, rimane sempre la cosa più pulita che mi sia capitata.
Poi, arriva lo stress…
Troppi pensieri, troppi 9obblighi, troppi impegni.
Sesso poco, più per colpa mia in quel periodo.
Il bambino, ha sei mesi.
Vado a fare una visita di controllo generale, &egrave qualche giorno che sento un
gran male di pancia e mi gira la testa.
Dieci del mattino.
Mi sono appena spogliata e rilassata su un lettino.
Guardo il dottore, avrà una trentina d’anni.
Uomo interessante.
Si muove, e veloce e tocca le parti indiziate.
Io mi stacco dal mondo reale e mi trovo nel mio mondo erotico.
Comincio a vedere situazioni piccanti con dottori e infermiere.
Storie trite e lette tante volte.
Sono in slip e reggiseno.
Mi sono eccitata.
Sono anche imbarazzata, lui, sta guardando lo slip, può vedere i miei umori
che trasudano?
Cerco di stringere le gambe per nascondere questo mio stato d’eccitazione.
Lui, appoggia una mano su ognuna e gentilmente le riapre:
– Devo fare una visita accurata…
Mi guarda gentile, &egrave molto professionale, anche se il suo modo di toccare, &egrave
estremamente sensuale.
Evidentemente, sono io che non sono a posto con la testa.
Lo lascio fare.
Comincia dal collo, lo preme all’altezza delle vene, poi, scende a seguire una
linea immaginaria, palpa i seni cercando qualcosa.
Lo guardo, vedo i capezzoli duri, lui, ci passa sopra veloce.
Un brivido sale per tutto il corpo.
Un incrocio di sguardi;
– Per ora, tutto bene.
Scende sullo stomaco, segue la linea ideale per sentire il fegato, il
pancreas…
‘ Che bel massaggio’
Mi abbandono al languore del corpo.
Chiudo gli occhi, si, &egrave più un massaggio che una visita.
Le mani scivolano veloci sui piedi evitando la parte erogena e controllano
sfiorando e stuzzicando.
Un primo sospiro di piacere esce leggero.
Le ginocchia e l’interno coscia vengono minuziosamente controllate.
Adesso, sono molto eccitata!
Le dita salgono all’incavo e toccano i muscoli laterali dell’inguine.
La pressione si fa costante.
Il bordo dello slip viene leggermente spostato verso l’interno:
Questo non lo capisco’Penso.
Poi, capisco tutto…
Subito dopo, sento un dito che entra dolcemente e naviga per il mio sesso
Meglio controllare tutto…
Apro gli occhi, lo guardo, ha quella luce perversa…
Scendo con lo sguardo sui suoi calzoni, vedo attraverso il camice aperto, che
&egrave eccitato.
Chiudo gli occhi e aspetto…
Il dito viene raggiunto da un altro e il controllo si amplifica.
Il movimento roteatorio, mi fa sbarellare di testa.
Respiro più pesantemente.
Mi agito schiudendo le cosce indecentemente.
Gemo…
Sospiro…
Improvvisamente, un rumore di cerniera, poi, un odore di maschio che ben
conosco.
Da quanto tempo non lo faccio con un altro uomo?
Mesi e mesi di brava mamma.
Apro gli occhi, guardo affascinata il cazzo che vibra a pochi centimetri dal
viso.
Lo voglio!
Voglio sentirlo in gola!
Voglio vedere gli occhi del dottore strabuzzare sotto il piacere.
Voglio riprovare la sensazione di potere che assimilo ogni volta in quei
momenti.
Lui, non aspetta altro.
Alzo la testa e con le mani vado ad afferrare il sesso fremente, lo accarezzo
passionalmente, avvicino le labbra e guardo il ragazzo in modo eloquente.
Lui, si sposta verso di me.
Io, mi sposto e mi apro per lui.
Il primo contatto, &egrave pura libidine.
Lo bacio piano, mentre la lingua gira vorticosa.
Le mani accarezzano le palle e ci giocano dolcemente.
Le labbra lo attirano e lo nascondono stringendolo.
Tocco le vene e vado oltre.
Arrivo alla fine e torno indietro.
Non ho mai smesso do guardare il suo viso, la sua reazione…
Ha chiuso gli occhi e mi ha messo le mani nei capelli.
Molti uomini amano credere di essere loro che dominano in quel momento.
Stringo le palle facendolo gemere, quando mi tira i capelli.
Rallenta, torna ad accarezzarli e basta.
Io, torno a fare il mio dovere di brava pompinara…
Succhio, gemo, sospiro, respiro col naso,mentre salgo e affondo.
Lui, &egrave molto avanti.
Ha smesso da un pezzo di masturbarmi.
Pensa solo a lui.
Questo pompino, &egrave nato per caso, &egrave un fiore sbocciato a primavera.
Lo sento spingere di più.
So cosa vuole dire.
Stringo al massimo le labbra in modo che non venga perso niente.
Mi abbandono al suo piacere accogliendo il suo nettare caldo.
Sento di nuovo quel calore scaldarmi dentro.
Quel sapore dimenticato…
Ha riaperto gli occhi;
– Mi sembra che sia andato tutto alla perfezione, lei, &egrave in ottima forma,
pronta per il mondo.
Mi accarezza lascivo sopra la fica;
– Se vuole tornare stasera o domani;
Lo guardo seria;
– No, grazie dottore, se non ho niente, &egrave inutile tornare.
Mi vesto e lo saluto, ha lo sguardo sconsolato, lo sguardo di chi aveva già
fatto progetti ambiziosi sul mio corpo.
– Come vuole lei, signora, Sappia che per qualsiasi cosa, io sono qui…
Lo guardo divertita, gli sorrido;
– Non ne dubito dottore, non ne dubito…

Ieri, ho letto dell’uccisione di Paolo Perego, proprietario del Byblos.
Si parla di una esecuzione da parte di più persone.
Le indagini sono in corso.
Conoscevo quel ragazzo!
L’avevo conosciuto l’anno scorso, all’età di 28 anni.
Ero diventata amica di una ragazza che si chiamava Gianna, la quale, parlava
spesso di questo locale con delle sue amiche.
Ricordo, che sorrisi quando mi parlò di un loro club, mi sembra si chiamasse ‘
Il club delle mamme perdute’.
Per che racconto questo?
Semplice, &egrave stato l’ultimo uomo che ho avuto da sposata!
Successe un sabato d’inverno.
Ero stressata dal bambino che piangeva continuamente, incazzata con Piero per
che non interveniva ad aiutarmi.
Guardavo Piero furiosa;
– Ho bisogno di uscire e prendere un poco di aria.
Non aspettai risposta, non l’aspettavo mai.
Presi la macchina e andai in giro a cazzeggiare.
Era circa l’una di notte.
Passai davanti all’insegna del Byblòs.
Era pieno di gente che aspettava in fila.
Mi diedi un occhiata veloce, ero abbastanza decente e sicuramente ancora una
bella ragazza, potevo tranquillamente fare la mia figura a confronto di tanti
altri.
‘ Chissà se trovo la mia amica’
Andai all’entra e parlai con un certo Graziano.
Mi disse di aspettare.
Dopo qualche minuto, venne alla porta un bellissimo ragazzo sui trenta, seppi
poi che era Paolo, il proprietario.
Aveva degli occhi incredibili, ti entravano dentro e facevano sobbalzare il
cuore.
Rimasi affascinata.
Giuro! Entrai solo per cercare Gianna.
Non avevo altre intenzioni.
Mi offrì galantemente da bere.
Mi fece guardare il locale e mi accompagnò a cercare la mia amica Gianna.
Non la trovai.
Bevvi un altro coctail con quel ragazzo e dieci minuti dopo,, mi trovavo a
gambe aperte con la sua lingua che mi faceva impazzire.
Tralascio i passaggi intermedi.
Ricordo che gemevo e scattavo sotto quella lingua diabolica.
Mi sentivo tutta un fuoco e da quando mi ero sposata, nessuno più, era stato
in quel modo tra le mie gambe.
Daniela, con la nascita del bambino, aveva cercato altri sfoghi e io, me ne
ero fatta una ragione.
Piero, non amava fare coito orale.
Questo invece, mi stava bruciando!
Ero stranamente euforica ed eccitata.
Sicuramente più del mio solito e dire, che quando sentivo prurito tra le
cosce, ero una che dava molto.
Non ci misi molto a venire, ne ci misi molto a trovare il suo splendido cazzo
e assaporarlo con la lingua, farlo entrare e saggiarlo per intero.
Era un sesso notevole, direi grosso, particolarmente grosso.
Lui, mi guardava in modo diverso dagli altri miei amanti, sembrava che mi
valutasse.
‘Bene’ Pensai. ‘ Se deve darmi un voto, allora, dovrà darmelo alto’
Fu un piacere enorme fare un pompino a quel cazzo esagerato.
Misi un impegno incredibile.
Volevo sentirlo morire di piacere sotto i miei attacchi di lingua e labbra e,
così fu!
Venne copiosamente tenendomi la testa, usandomi come una fica da scopare!
Era la prima volta che un uomo mi trattava a quel modo, eppure…
Mi piacque un casino!
Ingurgitai il suo piacere, soddisfatta di me stessa.
– Sei proprio una gran bocchinara…Molto brava…Era un pezzo che una donna
non mi faceva godere con questa intensità!
Ricordo che il suo sguardo, mi faceva quasi paura, tanto era penetrante,
intenso, aveva un qualcosa di sinistro…
Io, ero venuta e mi era piaciuto fare venire lui, eppure, non mi sentivo
appagata.
Avevo ancora voglia di cazzo!
Di andare oltre ogni limite se avessi potuto.
Lui, esaudì i miei desideri più reconditi, facendomi urlare per lui, come mai
nessuno.
Era appena venuto, mi chiese di continuare senza mai toglierlo dalle mie
labbra, fece un cenno al tipo che mi si era presentato come Graziano.
Dopo qualche secondo,,,,,,, Graziano, mi stava masturbando, dopo qualche
minuto, era seduta sulle sue ginocchia dandogli la schiena che mi stavo facendo
scopare, mentre continuavo a succhiare il sesso di Paolo che ora, era tornato
duro.
Paolo, mi guardò;
– Girati!
Non chiese, ordinò.
Io, mi alzai da Graziano e mi misi con la pancia verso Graziano e mi impalai
di nuovo.
Avevo una voglia pazzesca, mi sentivo in calore.
Graziano si stese e io lo seguii.
Paolo, cominciò a giocare con il mio piccolo bocciolo.
Era parecchio che non venivo presa in quel modo, sapevo di potere sopportare
una inculata normale, ma, in quel caso, tutto, era diverso.
Prima cosa, Paolo, l’aveva veramente grosso, ma, sopratutto, c’era Graziano
che mi stava scopando davanti e stringeva lo spazio d’entrata notevolmente.
Era una esperienza nuova,non avevo mai fatto, ne pensato a quel tipo di
rapporto.
Paolo, mi alzò le natiche e si posizionò.
Usò qualcosa di olioso per aiutarsi e aiutarmi, poi, mi fece urlare come mai
nessuno.
E urlai di brutto…
Piansi e chiesi pietà…
Lui, non ebbe nessuna remora.
Mi spaccò nel vero senso della parola!
Fu un dolore estremo.
Talmente forte e doloroso che mi rimane ancora oggi bene in mente.
Si alternarono per diversi minuti.
Ero distrutta quando tutto finì.
Mi ripromisi di non cercare ne trovare più fuori dalla mia famiglia.
Adesso, mentre leggo di Paolo morto ammazzato, di quello che faceva, di come
drogava molte donne nel suo locale e di come le portava alla prostituzione,
ringrazio Dio per essermi fermata in tempo.
Probabilmente, ero stata drogata anche io!
Adesso capisco tante cose e intuisco certi miei comportamenti di quella sera.
Dopo quella esperienza terribile, sono andata ad abitare in una altra città
con il mio Piero.
Ho ventinove anni e sono diventata una brava ragazza.
Brava madre di famiglia.
Certo, che l’inquilino del piano di sopra mi guarda in un modo che mi eccita
terribilmente, spero proprio di non partire con la testa per la tangenziale che
porta al mio erotismo più nascosto.
Ufff…
Basta pensare, mi sto già eccitando di nuovo, meglio che vado a vedere per
che piange il bambino, magari, poi, passo in bagno a scaricare la tensione
erotica che sento crescere…

Anche questa serie, &egrave finita, grazie a tutti i miei lettori.
Come sempre, se volete dire i vostri pensieri, potete scrivere a
fantasypervoi@libero.it

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