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Racconti Erotici Etero

Sincera amicizia

By 16 Giugno 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Quindi passi domani? A che ora ti aspetto?’ recitava l’sms sullo schermo del suo cellulare.
‘Faccio colazione con un’amica e poi passo, diciamo verso le 11’ rispose lui.
‘Ok, a domani’.
Erano ormai passati 4 mesi da quando Giuliana era nata e Riccardo non era ancora riuscito a trovare il tempo per andare a fare visita a casa sua, nonostante la neomamma fosse stata, o forse lo era ancora, la sua migliore amica da adolescente.
Marica aveva ormai 29 anni, uno in più di lui, e le loro vite, prima così vicine ai tempi delle medie e del liceo, avevano preso direzioni del tutto diverse: eterno studente single lui, sposata dopo un lungo fidanzamento lei. E da qualche mese era nata Giuliana. E lui aveva, per pigrizia e per reali impegni, rinviato quell’incontro.
L’indomani, finita la colazione, salutò la sua amica e, data la vicinanza di casa di Marica, si avviò a piedi per gli stretti vicoli del centro, ormai quasi del tutto restaurato. Durante i dieci minuti della passeggiata ripensò un po’ al loro passato.
Si erano conosciuti ormai 16 anni prima, a un tempo d’estate ai tempi delle medie. Non sarebbero potuti essere più diversi: estroversa, casinista, già formata lei, timido, introverso, ancora bimbo lui. Ma avevano legato presto e la loro era subito diventata una grande amicizia. Passato qualche anno anche lui crebbe e, come sovente accade nell’adolescenza, sebbene il rapporto di sincera amicizia impedisse la nascita di altro, i loro corpi, a volte casualmente, a volte con malizia, avevano cominciato a conoscersi un po’ meglio. Nulla di eclatante, si badi. Ma il fisico invidiabile di lei non poteva che essere una preda ambita per lui, ancora inesperto nonostante avesse ormai sedici, forse diciassette anni.
La naturale curiosità lo portava spesso a toccarle con imprudenza quel sedere, che tanto gli ricordava, con le dovute proporzioni, quello di Jennifer Lopez, ma poi finiva tutto in una risata e in un sorriso. Le toccatine sue si erano fatte sempre più frequenti, soprattutto al seno di lei, una terza piena, che però ai tempi, ai suoi occhi sembrava davvero enorme. Ma restava la forte amicizia che non avrebbe mai permesso altro. Gli anni passarono e il loro legame rimase solido e sincero.
Ripensò a quando, una torrida estate intorno ai 18 anni, nella settimana in cui tutti i suoi amici tranne Luca erano andati in campeggio e solo loro tre erano rimasti in città, lei gli confessò, una sera di ritorno dal mare, di averlo succhiato a Luca. Per lui fu comunque un duro colpo. Gli faceva piacere che lei avesse un ragazzo e fosse felice in una relazione, però il fatto che lei lo avesse preso in bocca a un loro amico comune, chissà per quale motivo, lo infastidiva molto e in fondo, lo faceva rodere di invidia. Marica gli spiegò che in quel periodo aveva gli ormoni fuori controllo, che aveva voglia di vivere un po’ il sesso in libertà, senza paure e senza tabù, e che con Luca avevano trovato un’intesa immediata.
Lei gli raccontava tutte le sue storie e avventure e qualche giorno dopo, mentre erano abbracciati innocentemente sul suo letto, trovando riparo dall’afa grazie al condizionatore, lei gli disse, senza malizia ma come quando si racconta naturalmente cosa si &egrave fatto il giorno prima:
‘Sai, ieri sera, mentre glielo facevo ‘ehm’ con la bocca, &egrave venuto senza avvisarmi. Era davvero tanto e ho dovuto ingoiare se no sarebbe stato poco carino. Poi però sono scappata a prendere un bicchiere d’acqua perché il sapore era fortissimo’.
Riccardo si sentì avvampare: Luca, che aveva un rapporto di certo meno stretto con Marica rispetto a lui, si divertiva quasi quotidianamente, di certo col beneplacito di lei, a svuotare le sue palle tra le labbra della sua amica. Arrabbiato e geloso.
Un mese dopo, dopo diversi incontri finalizzati solo ai pompini, il rapporto tra Marica e Luca era tornato ad essere di semplice conoscenza e lei, poco dopo, si era legata al ragazzo che oggi era suo marito.
Riccardo ra stato felice di quella scelta, Gaetano era davvero un bravo ragazzo e Marica era felice con lui. Passando gli anni le loro strade si erano, come detto, andate allontanando sempre più, ma comunque riuscivano ancora a vedersi un paio di volte l’anno. E lui non perdeva occasione, tra l’arrabbiato, il geloso e il curioso, di ricordarle come fosse stata disinvolta a giocare col pene di Luca. Ma la cosa era sempre finita lì, si vedevano raramente e avevano tante cose più importanti di cui volevano parlare in quelle occasioni.
Era ormai arrivato vicino la sua abitazione. Controllò il numero civico e una volta individuato il nome sul citofono, suonò.
Controllò il numero civico e una volta individuato il nome sul citofono, suonò.
‘Pronto’.
‘Sono Riccardo’.
‘Sali’.
Salì un paio di rampe di scale, a discreta andatura, suonò il campanello e Marica gli aprì, con la bimba in braccio. Era vestita semplicemente, come una persona che non ha in programma di uscire: pantaloni della tuta, maglioncino che sicuramente qualche anno prima era stato usato in occasioni migliori e ora, un po’ rovinato, fungeva solo da roba da indossare a casa. Si salutarono affettuosamente; lui festeggiò, sebbene non impazzisse per i bambini, la piccola.
‘E’ scura come te, non ha preso nulla dal papà’ , le disse con tono canzonatorio.
Marica aveva infatti chiare origini africane e la bimba ne riprendeva esattamente il colorito.
‘Dal papà ha preso gli occhi rispose lei’.
‘Gaetano non c’&egrave?’
‘No, &egrave al lavoro, non sa a che ora finisce, forse torna per pranzo oppure direttamente nel pomeriggio’.
Si sedettero sul divano e iniziarono a chiacchierare un po’. Non si vedevano da quasi un anno e sebbene fossero tante le cose da dirsi all’inizio sembrava essere necessario rompere un po’ il ghiaccio. Iniziarono a parlare di ciò che avevano fatto negli ultimi tempi e naturalmente della ‘sorte’ che avevano avuto gli amici comuni.
‘Matteo?’
‘Beh, ormai studia fuori da anni però l’ho visto il mese scorso per un aperitivo’.
‘Daniele?’
‘Beh, sai com’&egrave lui; cambia sempre idea e alla fine non combina mai nulla, infatti per adesso &egrave a spasso’.
‘Giorgio?’
‘Una botta di culo pazzesca, si &egrave laureato e dopo un mese lavorava già a due passi da casa’.
Alla fine si giunse a parlare di Luca:
‘Luca che fa adesso? E’ più di un anno che non lo sento e non lo becco mai su FB perché ci sto poco’.
Riccardo, che francamente durante la chiacchierata aveva rimosso quei ricordi passati, non poté non ripensare agli avvenimenti trascorsi e nel farlo guardò le labbra carnose di Marica, certamente uno dei suoi punti forti, senza che lei se ne avvedesse. Iniziò a raccontarle cosa facesse Luca in quel periodo, dato che si sentivano spesso, ma con la testa era ad altro.
Si ricordò a un certo punto che aveva portato una bambola in regalo alla bambina e non gliel’aveva ancora data: cercò il sacchetto che aveva con sé e lo porse a Marica che scartò il regalo e lo diede alla piccola Giuliana, che giocava sul tavolo vicino a loro. La bimba sorrise, ci giocò un poco, poi cadde addormentata, tanto che Marica la prese in braccio e la adagiò nel passeggino.
Tornò quindi a parlare con Riccardo che ormai aveva in testa altro. Iniziò a dirle scherzosamente che quel bastardo di Luca era stato fortunato a ricevere, senza fatica alcuna, pompini con ingoio per un’estate intera e sempre scherzando le disse che lui era sempre stato troppo ingenuo per poter approfittare di lei in quel periodo.
Risero entrambi, Marica si schermì, lui continuò a stuzzicarla:
‘Però dai, l’hai fatto a lui per cui non provavi nulla; potevi premiare un amico vero invece; sai che ero in piena crisi ormonale’, sorrise.
‘Ma dai, non fare lo scemo: eri e sei un grande amico, non avrei mai fatto certe cose con te!’
‘E’ ingiusto! Gli amici vengono sempre penalizzati, non vedo dove siano tutti questi vantaggi dell’amicizia’.
Lei non rispose.
‘Sai, sono anni che penso a come sarebbe stato se l’avessi fatto a me’, gli uscì dalla bocca, quasi senza rendersene conto.
Di improvviso l’atmosfera si fece seria e un po’ pesante.
‘Riccardo, ma che cavolo dici?’ disse lei sorpresa, più che arrabbiata.
‘Scusa Marica, dico stupidaggini’, cerco di metterci una toppa sopra lui.
‘Però ammetto che ora ci ho pensato! Abbiamo sempre parlato di tutto, sai bene che adoro i pompini e che nella mia vita ne ho ricevuti raramente, quindi capita di fantasticare a volte su ciò che mi hai raccontato. E poi anche Luca diceva che sei stata la migliore tra quelle che ha provato’, si lasciò scappare lui.
‘Come?’ disse lei tra l’irritato e lo stupito, ‘Cosa va a dire in giro quel tipo?’
‘Mah, non pensare male. Qualche anno fa tra ragazzi parlavamo di sesso orale e lui ha detto, così senza approfondire troppo, che venire in bocca a una donna &egrave la cosa più bella e rimpiangeva che la sua attuale ragazza non glielo permettesse. Ho fatto due più due e ho capito che si riferiva a te. Tutto qui, non pensare male’ si giustificò.
‘Uhm capisco’ fece lei corrucciando la fronte.
‘Ormai però &egrave tardi, sei sposata; avrei dovuto chiedertelo chiaramente anni fa di farmene uno’ disse lui, quasi per cambiare argomento. Ma non sembrava molto convinto.
‘Ma che scemo che sei, anche anni fa non sarebbe stato il caso’ rispose lei ritrovando per un attimo il sorriso.
Durante la conversazione Riccardo si era mantenuto più curioso e malizioso che eccitato, infatti sentiva che il pene era rimasto tranquillo nelle mutande. Però una volta che aveva ripreso dopo tanti anni l’argomento era curioso di vedere fin dove sarebbe riuscito a spingersi.
‘E’ sempre troppo tardi per me, non &egrave giusto’ ridacchiò lui, ‘a questo punto tanto vale chiedertelo anche adesso, dato che non ho speranze e tu sei convinta che io stia scherzando’ aggiunse malizioso, ma nemmeno tanto.
‘Vuoi ricevere un no anche adesso quindi? Non pensavo che con gli anni la tua timidezza fosse diminuita così tanto’ lo derise bonariamente lei.
‘Allora te lo chiedo, tanto so la risposta e ci faremo solo quattro risate’ disse.
‘Mi fai un pompino?’ si lanciò lui.
‘Uno solo e poi amici come prima’ aggiunse imprudente.
Marica ora era imbarazzata ma allo stesso tempo divertita dalla richiesta di Riccardo. Non che considerasse nemmeno lontanamente l’idea di cedere, però il modo canzonatorio, quasi senza coscienza, con cui lui l’aveva chiesto gli faceva quasi tenerezza.
‘Sai che non posso’ gli disse.
‘E’ già qualcosa, vuol dire che allora non puoi ma lo vorresti’ disse lui, che adesso stava scherzando meno e voleva capire fin dove quel gioco innocente sarebbe potuto arrivare.
‘Sempre a misurare le parole sei, Riccardo’ gli rispose piccata.
Poi lo guardò: era il Riccardo di sempre, non era cambiato molto negli anni; aveva solamente un po’ di barba che gli incorniciava il viso gradevole, la voce ormai adulta, la timidezza sempre un po’ malcelata che però quando erano assieme riusciva a mettere da parte.
‘Potevi dirmi che non volevi e non avrei potuto aggiungere altro’ ridacchiò lui, ‘Adesso mi tocca insistere’ e le fece un sorriso a trentadue denti.
‘Che palle, odio la gente insistente’ rispose Marica, che però sembrava anche lei più divertita che annoiata.
Questo diede il coraggio a Riccardo per riprovarci.
‘Dai, uno solo. Cinque minuti al massimo, perché chiaro che verrei subito’ si prese in giro lui. ‘Poi non ci pensiamo più e intanto io sarò per sempre contento di aver esaudito questo desiderio’ aggiunge con gli occhi dolci, cercando di intenerirla.
‘Tu sei scemo’, disse lei, con affetto.
‘Ascolta il mio ragionamento almeno’ rilanciò lui, sempre sorridendo. ‘Siamo grandi amici, c’&egrave sempre stata intesa tra di noi, quindi non puoi dire che non lo faresti con la testa; inoltre fisicamente non penso di dispiacerti troppo sebbene chiaramente nessuno di noi abbia mai pensato all’altro in modo diverso da un’amicizia’.
Un attimo di silenzio. Aveva appena deciso che, giunto a questo punto, si sarebbe giocato fino in fondo le sue, poche, carte.
‘Sono brutto, per caso?’ disse lui, sapendo già la risposta, con l’intento di metterla in difficoltà.
‘Lo sai benissimo, ne abbiamo parlato più volte’ rispose lei. ‘Sei un ragazzo carino, mi sono sempre aspettata che avessi buon successo con le ragazze. Ma sei timido per approfittarne’ aggiunse in tono canzonatorio.
‘Quindi potresti trovare piacevole il contatto fisico con me’ aggiunse lui per metterla in difficoltà.
‘Sai che non &egrave questo il punto’ tagliò corto Marica.
‘Lo so, ma sto provando in tutti modi ad esaudire questa mia fantasia, quindi mi gioco tutto’ decise di dirle lui, quasi rassegnato, giocando a carte scoperte.
‘Capisco ma non &egrave il caso’ disse lei, quasi dispiaciuta.
‘Si, non sono scemo, mi &egrave chiara la situazione. Però sono convinto che se succedesse sarebbe intrigante per entrambi e tra due ore avremmo già recuperato il vecchio rapporto. Ma conserveremmo per sempre nel cuore e nella mente il momento, e la nostra amicizia sarebbe per così dire definitivamente suggellata’. Lo disse senza crederci poi tanto, si stava arrampicando sugli specchi e Marica lo aveva capito.
‘Cosa non faresti per un pompino’ rispose lei, divertita ma al contempo seria.
‘Eh si’ scosse lui le spalle, sincero.
‘Io temo che rovinerebbe tutto! E poi amo Gaetano, lo sai, non so se ci riuscirei’.
Riccardo capì da queste parole che Marica aveva comunque cominciato a considerare l’idea.
‘Se non proviamo non lo sapremo mai’ E so che anche tu sei una ragazza curiosa’ la sfidò lui. ‘Non dirmi che non ti sei mai chiesta come sia il mio cazzo. Sii sincera, almeno adesso. Sono convinto che comunque nell’adolescenza devi averci pensato, anche senza malizia, almeno una volta. Magari mentre ero in costume’ rilanciò lui, senza pudore.
‘E’ vero, sarebbe una bugia se mi facessi passare per santa. Ma non attacca’ gli rispose mostrandogli la lingua.
Lo disse con un tono leggermente incrinato. Riccardo la conosceva abbastanza bene per capire che ormai non era più convinta nemmeno lei di quello che diceva e che era sinceramente dispiaciuta dell’impossibilità, almeno apparente, della situazione.
Era l’ultima occasione per osare.
‘Questa &egrave provocazione però!!! Ora &egrave chiaro che penso a cosa farebbe quella lingua su di me’, rispose fintamente arrabbiato. Poi smise di connettere.
E a questo punto si alzò.
Marica rimase spiazzata, dalla sedia su cui era seduta alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi e capire le sue intenzioni. Le sembrava serio, anche se continuava a sorridere. Riccardo si fermo davanti a lei, la sua testa a era a pochi centimetri dallo stomaco di lui.
‘Se non ce la togliamo ora la curiosità, dubito lo faremo mai più’ disse lui, aspettando una sua reazione.
‘E sia!’ disse lei. Il suo volto era serio, ma aveva una strana luce negli occhi.
Riccardo fu sorpreso, non credeva che ormai avesse più margine per convincerla. Rimase col dubbio che lei stesse scherzando.
Dubbio che gli si fugò completamente quando lei portò le mani dal tavolo ai suoi fianchi e, rimanendo seduta, gli sfiorò i pantaloni.
‘Che fai?’ le disse con voce sorpresa.
‘Hai rotto mezz’ora e ora sei tu a non essere convinto?’ gli disse Marica.
Riccardo non parlò e nemmeno si mosse. Rimase in piedi davanti a lei mentre Marica raggiunse i bottoni dei suoi pantaloni e cominciò, con studiata lentezza, a sbottonarli. Lui capì che era seria e cominciò ad armeggiare con la cintura.
‘Aspetta, faccio io, non credo che ci sia bisogno di rimanere nudi per fare quello che mi hai chiesto’.

Riccardo tolse le mani dalla propria cintura e se le mise dietro la schiena mentre Marica terminava di sbottonargli i pantaloni: aveva dei calzoni di stoffa abbastanza eleganti e per lei l’operazione era piuttosto agevole. Il bottone all’altezza della cintura non fu toccato dalla ragazza, poiché aveva deciso che non gli avrebbe abbassato i pantaloni. Poi lei mise le mani nella fessura tra i bottoni e, tirando ai lati, calò le mutande di Riccardo quel tanto che bastava per scoprirgli il sesso. Il ragazzo era un po’ teso ma soprattutto sorpreso e incuriosito, continuò a guardare Marica che, sempre da seduta, infilò la mano tra le sue gambe sotto i pantaloni fino a toccargli il pene, non ancora rigido; quindi lentamente estrasse il membro e lo scroto del ragazzo, facendoli venire allo scoperto. Il cazzo di Riccardo non era ancora teso, ma già il ragazzo lasciava intuire di non essere proprio sfornito di virtù. Marica cominciò lentamente a masturbarlo con la mano destra, mentre lo guardava negli occhi. Riccardo fu invaso dalle prime piacevoli sensazioni e, lentamente, il suo pene si erse.
Era completamente vestito, col pene che ormai faceva capolino prepotente dalla patta dei pantaloni e poco più giù il suo scroto era stato anch’esso scoperto.
Marica avvicinò le labbra alla punta del cazzo, ancora coperta, e la baciò. Un fremito percorse il ragazzo. Iniziò a dargli baci leggeri su tutta l’asta, quindi si concentrò sullo scroto, baciandolo e, per la prima volta, uscendo la lingua e tracciando sulla pelle del ragazzo piccoli semicerchi. Risalì lentamente dando leggeri colpetti con la lingua sull’asta di Riccardo, fino a giungere alla punta del cazzo ormai in piena erezione e scoprendola con un rapido movimento di dita.
Riccardo aveva gli occhi chiusi, non era sicuro che stesse succedendo davvero. Sentiva forti sensazioni al basso ventre e il suo cazzo desiderava disperatamente di essere avvolto dalla bocca calda di lei; quei colpetti di lingua lo stavano facendo impazzire. Il suo cazzo, ormai teso, rivelava una buona grandezza: non era lunghissimo, ma parecchio largo e le vene che lo percorrevano erano ormai visibili sotto la pelle.
‘Avevo sempre intuito vedendoti in costume che dovessi essere ben messo, ma lo scopro solo ora’ gli disse lei a bassa voce, sorridendo.
Lui rispose annuendo.
Marica cominciò a percorrere la base del glande con la lingua e per la prima volta sentì distintamente il suo sapore. Era pulito, probabilmente si era fatto la doccia quella mattina, non sentiva ancora distintamente il forte sapore di maschio. Improvvisamente accostò le labbra al glande e lo prese interamente in bocca.
Riccardo non riuscì a trattenere un gemito.
Le labbra di lei cinsero interamente la larga cappella di lui, quindi scesero prendendo una discreta porzione di cazzo in bocca, mentre la lingua giocava con la punta. Marica ripeté avanti e indietro l’operazione un paio di volte, poi dischiuse le labbra e lo guardò.
Riccardo non era in grado di dire nulla, aveva gli occhi sbarrati che fissavano il muro, come in trance.
Marica, che amava molto il sesso orale e l’aveva sempre praticato in tutte le sue storie, serie e di una sera, capì che il suo pene non era lubrificato a sufficienza quindi, con la bocca piena di saliva, avvolse il glande inumidendolo a fondo e con la lingua umida percorse con lunghe leccate tutta la sua asta, che adesso luccicava della sua saliva. Quindi lo riprese tutto tra le labbra; adesso scorreva bene e la sua bocca andava su e giù sul cazzo di lui, massaggiandogli l’asta con le labbra carnose mentre nel frattempo la sua lingua giocava col glande immerso nella sua bocca. Poi rallentava, lasciava, quasi a malincuore, il suo cazzo e cominciava a percorrere con la lingua l’asta, giungendo allo scroto moderatamente peloso di Riccardo che veniva omaggiato da lunghe leccate, mentre il suo pene oscenamente eretto poggiava sul viso di lei.
Marica continuò appassionatamente per un po’. Riccardo, che aveva messo le mani sui propri fianchi lasciando fare a lei, ora si era ripreso dallo shock iniziale e poteva concentrarsi sulle sensazioni che gli dava l’esperta bocca di Marica, mentre la osservava. Cominciava ad avere l’impressione che a lei piacesse e non fosse più qualcosa fatta per accontentarlo, ma comunque Marica non lasciava trasparire nulla mentre con impegno, passione e devozione, continuava ad alternare il cazzo tra le labbra a lunghe leccate all’asta. Riccardo ormai si sentiva più padrone della situazione, alternava lo sguardo su di lei allo sguardo perso sul muro bianco della cucina, si stava ormai abituando alla bocca della ragazza e sentiva di essere ancora abbastanza lontano dall’orgasmo. Lei era bravissima, se ne stava accorgendo: raramente aveva ricevuto un pompino così perfetto, però questa perfezione lo stava quasi assuefacendo e riusciva ormai a gestire le sensazioni che Marica gli procurava.
Decise allora di scombinare un po’ le carte in tavola e pose la sua mano dietro la nuca di lei, senza forzare: nel mentre iniziò a muovere il bacino. La situazione ora era capovolta rispetto a pochi istanti prima: Marica era ferma, la sua testa tenuta negli affondi di Riccardo dalla mano dietro la nuca, mentre Riccardo, senza eccessiva foga, andava avanti e indietro nella bocca di lei. Marica era più passiva ma la cosa non le dispiacque: Riccardo era deciso ma non estremo, le sue labbra scorrevano sul cazzo di lui che affondava per metà nella sua bocca fino a riuscire lasciando solo il glande tra le sue labbra, mentre la lingua di Marica lo percorreva incessantemente. Riccardo tornò a provare sensazioni nuove, non era più passivamente soggetto alla bocca di lei ma adesso dettava il ritmo del pompino, adeguandolo ai suoi desideri. Sentiva il suo pene riscaldato dalle labbra di Marica, mentre la lingua lo aveva abbondantemente ricoperto di saliva sulla punta.
Marica sollevava lo sguardo cercando i suoi occhi, senza fiatare. C’era silenzio, si sentiva solo un debole rumore dovuto allo scorrere di lui tra le labbra di lei.
Riccardo improvvisamente cambiò ritmo: adesso teneva bloccato con decisione il capo di Marica mentre affondava il cazzo più in profondità, cercando di raggiungere con lo scroto il mento. Marica non si scompose, in fondo c’era abituata, e cercò di gestire la nuova situazione senza andare in apnea. Il cazzo di Riccardo era però leggermente sopra la media e ciò le creava una leggera difficoltà.
Adesso il silenzio era rotto dal rumore ritmico del cazzo che, senza rispetto, affondava nella bocca devota della donna; il rumore osceno del suo scroto che le sbatteva a tempo sul mento riempiva la stanza.
Riccardo si stava divertendo e intuiva che anche Marica non dovesse essere dispiaciuta da quella situazione di sottomissione: le stava letteralmente scopando la bocca, servendosene come fosse una figa. La continuava a guardare mentre lo scroto le urtava ritmicamente il mento. Era eccitato ma stava gestendo perfettamente il pompino, poteva resistere ancora.
A un certo punto il ragazzo si rilassò e Marica riuscì a riprendere parzialmente il controllo della situazione. La mano sulla nuca le spingeva delicatamente il capo verso l’inguine, portandola a imboccargli completamente il cazzo. Lui continuò a portare a ritmo la bocca di lei ad affondare sul suo cazzo, quindi rimise le mani sui fianchi e le fece completamente riprendere il controllo. Non gli dispiaceva che lei tornasse a mostrargli quanto fosse brava.
Marica adesso poteva giocare in tutta calma col suo pene, che le si ergeva maestoso davanti al viso. Riprese a prenderlo tutto in bocca, alternando il tutto con sapienti leccate all’asta e allo scroto di Riccardo che, con le mani sui fianchi, si godeva il servizio.
Riccardo aveva ormai intenzione di lasciarsi portare all’orgasmo affidandosi alla sapienza di Marica, si lasciò quindi andare alle sensazioni che provava, senza più preoccuparsi di controllarle.
Marica intuì che non doveva mancare molto; Riccardo aveva già resistito parecchio, inoltre essendo single e non frequentando nessuna in quel periodo doveva essere anche abbastanza carico. Il pene del ragazzo iniziò ad avere alcuni spasmi nella sua bocca, era chiaro che poco dopo avrebbe eruttato.
Riccardo iniziò a sentire pulsare il suo cazzo e il suo scroto, non disse nulla a Marica dato che era deciso a venirle in bocca. I suoi gemiti aumentarono di intensità e di frequenza: stava per venire.
Marica capì che Riccardo stava per eiaculare e non si tolse: lo sperma non le aveva mai fatto schifo e comunque sporcarsi sarebbe stato molto più seccante. Continuò a omaggiarlo con la bocca e, quando sentì il pene di Riccardo cominciare a contrarsi ritmicamente rallentò e lasciò che le sue labbra lo avvolgessero, fino a metà della sua asta.
Riccardo gemette rumorosamente, il suo scroto si contrasse ed eiaculò.
Marica teneva le labbra serrate attorno al suo pene mentre lui cominciò a scaricarle in bocca abbondanti fiotti di seme denso e caldo. Sembrava non finire più: le stava riempiendo completamente la bocca, mentre con la lingua giocava col glande, che continuava a eruttare sborra senza tregua. Per un attimo perse il controllo della situazione e si sentì soffocare: riuscì tuttavia a gestire la difficile situazione ingoiando alcuni fiotti senza che le scolasse nulla fuori dalla bocca.
Riccardo era in paradiso: gli occhi semichiusi mentre si andava svuotando nella bocca di Marica: percepiva anche lui che il seme dovesse essere abbondante, ritmicamente sentiva il cazzo contrarsi e sputare.
Pian piano le contrazioni diminuirono e Marica poté con calma ingoiare il seme che aveva ancora in bocca, senza lasciare il cazzo di lui.
Riccardo si rilassò: le ultime contrazioni stavano riversando nella bocca della ragazza gli schizzi finali del suo orgasmo, si sentiva leggero, la testa confusa, il corpo appagato. Finì di eiaculare ma rimase in piedi davanti a lei, senza muoversi.
Marica era riuscita a ingoiare tutto il suo seme, sebbene raramente avesse avuto a che fare con tali quantità. Giocò ancora con la lingua sul suo glande, poi lo lasciò uscire dalla sua bocca. Riccardo però rimaneva ancora davanti a lei e il suo pene, ancora rigido, si ergeva davanti il suo viso.
Lei capì che non aveva ancora finito e, con devozione, si mise a leccarlo dal glande alla base, ripulendolo completamente dai residui di sperma.
Riccardo la guardava: gli occhi erano più adoranti che eccitati ormai, la stava ringraziando per quel regalo speciale. Cominciava però a sentire una strana sensazione montargli dentro, di disagio, di aver fatto qualcosa di sbagliato. Man mano che l’eccitazione lasciava il passo all’appagamento Riccardo sentiva sempre più forte il desiderio di lasciare quella casa, di dimenticare tutto.
Lei finì di ripulire il suo pene dalle ultime tracce di sperma; il ragazzo perdeva pian piano l’erezione, era ormai quasi rilassato; poi, come lo aveva liberato, rimise il pene nei pantaloni e sollevò le mutande. Lo guardò e gli sorrise.
‘Scusami ma devo andare’, disse Riccardo, scostando le mani di lei e riabbottonandosi i pantaloni. Era rimasto in piedi durante tutto il pompino e gli facevano male le gambe.
‘Ma che fai, scappi? Puoi rimanere ancora, stai tranquillo’, rispose la ragazza, che nel mentre si passò la lingua sulle labbra per assicurarsi che non vi fosse schizzato del seme sopra.
‘Davvero, devo andare. Salutami Gaetano’ e si infilò frettolosamente la giacca.
‘E’ grazie’, aggiunse con la voce rotta.
Lei lo guardava stupita, ma capiva il suo disagio. Gli sorrise e lo lasciò andare.

Qualche ora dopo Riccardo sentendosi ancora in colpa per quella fuga precipitosa, manco Marica fosse stata una puttana, trovò il coraggio di scriverle:
‘Scusami per oggi, sono scappato con poco stile’ le scrisse nell’sms.
Passò qualche minuto in cui lui non perse di vista il cellulare. Dopo un tempo che gli sembrò interminabile l’apparecchio vibrò:
‘Perché, che &egrave successo oggi?’ lesse sul display.
Un sorriso gli illuminò il volto mentre rispondeva:
‘Uhm, nulla, adesso che ci penso. Amici come prima?’, le riscrisse.
Quasi subito lesse la risposta di Marica:
‘Amici PIU’ di prima!’

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