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Racconti Erotici Etero

Sopra le righe, ci sei tu

By 11 Giugno 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Non parlava, non ce n’ era neanche bisogno, aveva promesso una serata calda e, era stata molto veritiera, in effetti la serata, era bollente.
Tre metri di distanza, due candele a fare una luce soffusa e lei, che inquietatamente aveva cominciato la sua danza personale per me.
Inutile dire come l’avevo conosciuta, inutile spiegare come l’avevo avuta, posseduta: a pensarci bene, questa era la mia speranza di maschio che spesso contrastava con la mia intelligenza nel capire chi aveva deciso.
Poco importava in quel momento.
La promessa di qualcosa d’insolito, era nata a tavola, dove, si era concretizzato un incontro di emozionati racconti erotici fantasiosi e non.
Promesse e impegni.
Eccitazione crescente nell’immaginare e nell’aspettare.
E infine noi, in quella stanza di cui non sapevo neanche della sua esistenza, eppure, una volta vista, mi sembrava di conoscerla da sempre.
Mentre cercavo di visualizzare meglio la stanza, mi rendevo conto che molto di quello che lei mi aveva raccontato, era meno fantasioso di quello che pensavo, riconoscevo oggetti da lei descritti e i particolari tornavano alla mente;
– Guardami!
Venni costretto alla realtà del momento, da quella decisa e semplice parola.
Le mani sui fianchi a giocare con una gonna grigia lunga al ginocchio, mimava uno possibile spogliarello, mi venne subito in mente” nove settimane e mezzo” anche la camicetta bianca mi aiutava in quel ricordo.
Sentivo chiaramente l’eccitazione salire e il sangue pulsare forte sul mio sesso, il fuoco cresceva e bruciava tutto del mio essere.
Solo tre metri di distanza e una promessa;
– Non potrai muoverti ne toccarti a meno che non te lo dica io!. Prendere o lasciare!
Lasciare? Non ero mica matto e dove mi ricapitava di trovare una proposta del genere.
Disinibita e stuzzicante, sicuramente decisa e invogliante.
– Prometto
Diavolo di una donna, mi stava fulminando con lo sguardo, non m’era mai capitato di sentirmi così nudo e inerme davanti a una ragazza, fu una delle pochissime volte che dovetti distogliere lo sguardo, avevo paura che potesse leggere dentro di me la voglia di trasgredire a quella promessa durante il gioco.
– Sei sicuro di riuscirci?
– E che sarà mai, risposi, – Non devo mica buttarmi nel fuoco.
col senno di poi, mi accorsi che sarebbe stato più facile buttarsi nel fuoco, ma, ancora non la conoscevo bene.
Ma torniamo alle sue mani sui fianchi.
Tre metri, solo tre metri, mentre cominciava ad alzare la gonna arrivando alla fine delle sue autoreggenti e all’inizio del mio infarto mentale con blocco del cuore legato a un affannamento respiratorio temporaneo.
l’unica nota stonata che non avevo previsto, era che mi aveva legato come un salame alla poltrona di pelle nera;
– Per evitare che ci ripensi e non ti venga voglia di cambiare le regole.
– Mah…avevo promesso……
– Niente mah, o così o pomì!
Che cazzo di frasi da camionista gli venivano fuori ogni tanto, completamente in contrasto con la sua bellezza eterea, pallida, da santa vergine de Pilar.
Ma, ancora una volta, torniamo a noi, eravamo all’inizio della sua pelle chiara in netto contrasto con la calza nera spiccatamente erotica con quel suo filo dietro, molto os&egrave, quasi troiesco nei miei pensieri.
Si era fermata sull’orlo, riuscivo a immaginare il ricamo, mentre lo stuzzicava infilandovi un dito sotto e, questo movimento, mi permetteva di vedere la trasparenza della stessa.
La mia erezione, era ben visibile sotto i pantaloni scuri di jeans firmati Armani, il mio modo di vestire, era il tipico tentativo di rincorrere la gioventù.
La gonna salì ancora mettendo in mostra il niente più assoluto. era nuda, niente intimo e spettacolarmente glabra sul sesso.
Cercai di muovermi nel tentativo di liberarmi o meglio, nel tentativo di capire quanto mi avesse legato bene: purtroppo per me, i nodi erano stati fatti meglio che da un marinaio esperto, niente cedeva, neanche la mia erezione, ben lungi dal sentirsi sconfitta per quella trappola erotica.
Cominciò a ballare seguendo un ritmo solo suo, la gonna sfiorava l’inguine scontrandosi con le cosce e toccando le labbra ben divaricate dall’eccitazione.
Fece due passi avanti, ora i metri,erano al massimo due, una visuale più chiara si prospettava ai miei occhi, riuscivo a intravvedere i particolari in modo diverso: lasciò scivolare la gonna slacciandola e portò le dita ai bottoni della camicia, sentivo un caldo esagerato e un sudore fastidioso mi stava attanagliando la tempia.
Aveva un sorriso tra il crudele e il soddisfatto e, a ogni bottone slacciato il cuore saltava un battito.
– Slacciami….
Non mi degnò di una risposta e si liberò della camicia lanciandomela addosso, ovviamente, niente reggiseno, solo due seni turgidi, come i loro capezzoli irti, pronti da baciare, stringere, palpare e punire.
Ah, se solo avessi potuto averli, le avrei fatto sentire chi comandava….
Prese le mani e le portò sui seni coprendoli a coppa e cominciò a muoverli e, facendo questo, si portò a un metro.
Adesso mi sembrava di sentire il vento spostarsi a ogni suo movimento, di sicuro sentivo l’odore del sesso;
– Liberami da questo cazzo di corde!
Provai a fare il duro.
Nessuna risposta
Si avvicinò ancora e arrivò a distanza di gamba o meglio di tacco, infatti, ebbi modo di vedere e poi sentire le stupende scarpe che aveva indossato, l’unico problema, era , che il tacco destro si era posizionato sui miei calzoni e spingeva sul mio membro torturandolo.
come la scena di un film, anzi, di molti film e di sogni mentali.
Mi sentivo inerme e imbecille per essere in quel gioco nella parte della vittima, avrei voluto essere il Matrix( famoso personaggio di un film di fantascienza, naturalmente bello e vincente) della situazione e confonderla con effetti magici piroettando libero, dovetti invece accontentarmi di seguire le sue performance sessuali.
Una sua mano, era scesa sul monte di Venere e piano accarezzava il clitoride o, vista la posizione delle dita, immaginavo lo facesse.
Non mi guardava più, aveva reclinato la testa lasciando cadere fluidi i capelli neri sulle spalle e sentivo chiaramente il suo respiro farsi più pesante.
Il tacco continuava a scivolare sul mio sesso, a volte cruentemente, facendomi gemere e imprecare per l’impossibilità di partecipare.
Improvvisamente aumentò il ritmo, tornò a guardarmi e si avvicinò definitivamente a me, nessun spazio tra noi, aveva tolto la gamba e si era messa a due centimetri con il pube, poi, più neanche quelli, mi ritrovai con il suo sesso in bocca a lesinare il suo piacere, mi era salita sopra e mi stava donando la sua intimità.
Non ebbi tempo di chiedere ancora una volta di essere slegato, mi ritrovai a succhiare tutto di lei e avidamente cercai di prendere tutto di quel momento.
– Bravo il mio torello…
“Torello un cazzo” pensai, mentre cercavo di non venire.
Restò in quella posizione per diversi minuti e infine cadde di schianto per terra divincolandosi come un serpente, era nel pieno del suo post-orgasmo e stava godendosi le mie fatiche, mi venne in mente ” le mie prigioni” di Silvio pellico, guardandola supina davanti a me.
passarono cinque minuti interminabili.
La guardai riprendersi e avvicinarsi di nuovo;
– Sei stato bravo, meriti un premio…
Si portò con le mani sulla cerniera e la fece scendere spostò i boxer neri e liberò il mio sesso ormai dolorante per la lunga erezione, lo guardò, mi guardò soddisfatta e scese a ripagare il mio piacere.
Avrei voluto picchiarla, strozzarla, scoparla, mentre guardavo i suoi capelli nascondere il suo viso.
Le labbra, unite alla lingua, stavano scavando la mia fossa sessuale, fu una cosa indicibile e emozionalmente unica, urlai alla luna i miei guaiti e tremai come un disperato.
Urlai “Liberami” nella mia testa, mentre le stelle esplodevano in cielo.
era stata un’emozione incredibile sentirsi inerme, quel nuovo ruolo, aveva aperto conoscenze a me sconosciute che ben presto avrei voluto ripetere……

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