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Racconti Erotici Etero

Sposa di tutti

By 12 Settembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

SPOSA DI TUTTI

Graditi commenti su mail e msn: lucinelvento@live.it

Fu una mattina di maggio;
mi lasciasti sola, sola come sempre per il tuo lavoro.
Mi svegliai sola e l’unica cosa che mi destò non fu un tuo bacio.
Ma i rumori degli operai venuti a ristrutturare la casa.
Passai la mattina con loro, senza capire una sola parola della lingua delle terre lontane da cui venivano.

Per casa tutto il mondo girava: Romania, Marocco, Tunisia, Nigeria e Algeria’.
Nemmeno un italiano con cui scambiare due parole;
ancora più sola mi sentii, ancora più abbandonata. Nessuno che spegnesse il fuoco che ardeva dentro di me.

Non so ancora perché ritornasti alle sei anziché alle otto di sera.
Ricordo solo il tuo viso e la tua espressione incredula quando entrasti nella nostra camera da letto.
Quella camera che credevi avesse visto solo noi due nei momenti più intimi’
Ma che ora vedeva me e tutti gli operai che avevano lavorato per casa in pose che nemmeno con te avrei mai sperimentato.
Posizioni che vedevi in quei filmini che guardavi di nascosto e non avresti mai intuito che tua moglie potesse anche solo immaginare.
Portavo il completino intimo sexy e le autoreggenti che mi avevi regalato per il nostro anniversario,
i tacchi a spillo che tanto ti piacevano, i gioielli che mi avevi regalato con tanto amore.
E intorno a me sconosciuti che non parlavano una parola di italiano. Ma non c’era bisogno di parlare per quello che stavamo facendo.
Sconosciuti che violavano la tua dolce sposa in posti che nemmeno tu avevi mai assaporato. Glielo dovevo: erano stati gentili con me a seguirmi in camera dopo che ero scesa vestita in quel modo e io volevo essere carina con loro per ricambiare il favore delle loro attenzioni.
La tua dolce sposa che maneggiava i loro bastoni d’amore con una disinvoltura e una confidenza che ti lasciò senza fiato:
e che ti fece capire che aveva accolto nel suo letto sin dal mattino i suoi ospiti e che da tempo non eri l’unico con cui avesse condiviso il talamo dopo il matrimonio.
I segni del nostro amore erano ovunque ed evidenti: le lenzuola intrise del succo della passione dei miei amanti parlavano chiaro.
Solo un incontro amoroso protrattosi per tutta la giornata avrebbe potuto produrre tutta quella abbondanza di nettare bianco, e tu lo sapevi.
Non conoscevo i loro nomi, ma conoscevo i loro membri. Al punto che potevo intuire chi fosse a violarmi anche alle mie spalle soltanto avvertendo le dimensioni e la forma del suo bastone.
Vidi i tuoi occhi increduli davanti alle mie strilla di piacere: strilla che mi venivano strappate da membri così grandi che il più piccolo era almeno il doppio del tuo. Grida che non avevi mai sentito a letto con me la sera, grida che erano di gran lunga più intense persino di quelle che fingevo per farti felice quando mi procuravi quel poco di piacere a cui mi avevi abituata da tempo, da troppo tempo.
Vidi come due nigeriani raggiunsero il culmine del piacere tra le mie gambe, mentre altri facevano altrettanto sulla mia bocca, quella stessa bocca che avevi baciato così tanto volte pensandola il posto più dolce del mondo.
Fu solo alla fine che ti notasti che non c’era nemmeno l’ombra di un preservativo, nemmeno uno.
La foto del nostro giorno di nozze ballava sul vicino comodino a ogni spinta dei miei amanti nel posto del mio corpo che in quel momento si stavano assaporando.
Non negai nulla. Offrii qualsiasi cosa.

I lavori continuarono una settimana. E ogni giorno fui la giostra di quegli immigrati.
Una giostra che iniziavano a montare la mattina presto e da cui si allontanavano solo al tuo ritorno, la sera tardi, perché potessi tornare dal mio sposo a fare la donna di casa.
Alla fine se ne andarono. Non li vidi più. Non seppi nemmeno il nome di uno solo di loro. Ma lasciarono un dono.
Il figlio che tanto desideravamo e non eri riuscito a darmi per lungo tempo.

Graditi commenti su mail e msn: lucinelvento@live.it

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